mercoledì 16 settembre 2015

Paul Chefurka: come i principi della termodinamica determinano la situazione energetica

DaProsperouswaydown”. Traduzione di MR (via Bodhi Paul Chefurka)

I principi termodinamici spiegano come una base energetica, per l'uomo e per la natura, governa sia l'auto organizzazione gerarchica sia la devoluzione di complessità nei sistemi attraverso le leggi fisiche.

Il principio della selezione naturale si rivela come capace di cedere informazioni che la prima e la seconda legge della termodinamica non sono competenti a fornire. Le due leggi fondamentali della termodinamica sono, naturalmente, insufficienti a determinare il corso degli eventi in un sistema fisico. Ci dicono che certe cose non possono accadere, ma non ci dicono cosa succede (Lotka, 1922).

Arriviamo così alla conclusione che ogni tipo di moto perpetuo è impossibile. Un flusso continuo di energia fresca è necessario per il funzionamento costante di ogni sistema in opera, sia animato sia inanimato. La vita è ciclica per quanto riguarda le sostanze materiali consumate e gli stessi materiali vengono usati in continuazione nel metabolismo. Ma per quanto riguarda l'energia, è unidirezionale e nessun uso ciclico continuo dell'energia è nemmeno concepibile. Se abbiamo energia disponibile, potremmo mantenere la vita e produrre ogni requisito materiale necessario. E' per questo che il flusso di energia dovrebbe essere la prima preoccupazione dell'economia (Soddy, 1926, p. 56).

I processi geologici, i sistemi atmosferici, gli ecosistemi e le società sono interconnessi attraverso una serie di trasformazioni energetiche... ognuna di esse riceve energia e materie dall'altro, ridandola indietro e agendo attraverso meccanismi di retroazione per auto-organizzare il tutto in una grande interazione di spazio, tempo, energia ed informazione. I processi di trasformazione dell'energia in tutta la biosfera costruiscono ordine, degradano energia nel processo e mettono in ciclo materiali ed informazioni in reti di sistemi organizzati gerarchicamente di scala spaziale e temporale sempre maggiore (Odum, 2001, p. 4).

Le prime tre leggi spiegano cosa succede nei singoli processi, mentre i quattro principi aggiuntivi mettono in relazione processi di potenza fra le scale, nel tempo.

1. La Prima Legge di Conservazione dell'Energia dice che l'energia non può essere creata o distrutta, piuttosto, la quantità di energia persa in un processo di stato stazionario non può essere maggiore della quantità di energia guadagnata. Vale a dire, non si può avere niente in cambio di niente, perché materia ed energia vengono conservate. Così, l'energia che fluisce in un sistema (e nello schema di un sistema) deve o essere conteggiata in flussi in uscita dai confini del sistema o in stoccaggio all'interno del sistema. Come riformulato da CP Snow: non puoi vincere.


2. La Seconda Legge, l'Entropia, dice che l'entropia in un sistema isolato in equilibrio tenderà ad aumentare nel tempo, avvicinandosi ad un valore massimo nel punto di equilibrio; i sistemi hanno una tendenza ad aumentare la propria entropia nel tempo. L'energia viene trasformata dal lavoro. Così, l'energia dispersa non può fare più lavoro e lascia degradata il sistema definito, raffigurato nei diagrammi come pozzo di calore. Non si può tornare allo stesso stato energetico durante il lavoro, perché c'è sempre un aumento del disordine, parte del calore va sprecato in tutti i processi in quanto la disponibilità di energia potenziale viene perduto. Come riformulato da Snow: non puoi pareggiare.


3. Man mano che la temperatura si avvicina allo zero assoluto, il cambiamento di entropia di un sistema a sua volta si avvicina allo zero, quindi è impossibile ridurre l'entropia di un sistema al suo valore di zero assoluto. L'entropia dipende dalla temperatura e porta alla formulazione dell'idea di zero assoluto, che è irraggiungibile. In altre parole, non si può cambiare il sistema o, come riformula Snow: non puoi ritirarti dal gioco.

Leggi o principi proposti

4. Non si può giocare a lungo a meno che non rubi pedine all'avversario


Una quarta legge energetica proposta è il Principio di Potenza Massima: “Nella competizione fra i processi auto-organizzati, i progetti di rete che massimizzano il potenziamento prevarranno” (Odum, 1996). “Siccome i progetti con migliori prestazioni prevalgono, l'auto-organizzazione seleziona le connessioni di rete che ridanno indietro energia trasformata per aumentare l'afflusso di risorse o per usarle in modo più efficiente” (Odum, 2000). Denominata Principio di Massima Potenza e un corollario, Potenziamento Massimo, questa idea, adattata da Lotka (1922), spiega perché i sistemi come le civiltà possono auto-organizzarsi al di fuori della tendenza universale verso l'entropia. L'energia alimenta la complessità con la trasformazione tramite lavoro in gerarchie sempre più alte di complessità ed ordine, rinforzando la produzione tramite l'acquisizione di energia disponibile massimizzata. La riformulazione, Potenziamento Massimo, descrive il tasso massimo di acquisizione di emergia. “Col tempo, tramite il processo di prova ed errore, i modelli complessi di strutture e processi si sono evoluti... quelli di successo sopravvivono perché usano bene materiali ed energie per la propria manutenzione e competono bene con altri modelli che il caso interpone”  (Odum). I fattori di qualità dell'energia (transformities, sotto) offrono più precisione nel comprendere come si auto-organizzano i sistemi. Quest'idea è importante anche per spiegare l'equilibrio reciproco fra potenza ed efficienza e come viene usata l'energia dai sistemi. Quando le forniture di energia sostengono la crescita accelerata, la massima potenza favorisce la competizione. Quando l'energia è limitata dal flusso, i livelli di crescita si livellano e vengono favorite unità diverse e cooperative (Odum, 2007). Questa idea di successione diventa importante per spiegare come smettono di crescere i sistemi, una volta maturi, e a persino devolvere, tramite impulsi. La prima priorità dei sistemi è quella di massimizzare l'afflusso di energia; la loro seconda priorità è massimizzare l'efficienza nell'elaborazione dell'energia.



5. Più rubi, più accorci la lunghezza totale del gioco

“Un quinto principio proposto delle gerarchia energetica o Transformity, afferma che il fattore qualitativo dell'energia aumenta gerarchicamente. Detto semplicemente, energie di diversi tipi formano una gerarchia di qualità. Perché? Perché questo progetto massimizza il potenziamento. Da studi di isotopi nelle catene alimentari ecologiche, Odum ha proposto che le trasformazioni dell'energia formano una serie gerarchica misurata dall'aumento di Transformity. I flussi di energia sviluppano reti gerarchiche nelle quali le energie che affluiscono interagiscono e vengono trasformate da processi di lavoro in forme di energia di maggiore qualità che rispondono ad azioni di amplificazione, aiutando a massimizzare la potenza del sistema” - (Odum 1994, p. 251). Questa trasformazione può essere misurata come la quantità di energia di un tipo necessaria per fare un'unità di energia di un altro tipo. Amplificatori di retroazione, o autocatalisi, creano flussi amplificatori di energia in aumento creando piramidi di complessità come le catene alimentari.


6. Lo scopo del gioco è quello di farlo durare il più possibile

Una sesta legge energetica proposta afferma che i cicli materiali hanno modelli gerarchici misurati dal rapporto emergia/massa che determina la loro zona, ampiezza e frequenza di pulsazione nella gerarchia energetica. I materiali sono accoppiati alla gerarchia di trasformazione dell'energia e circolano verso i centri della concentrazione gerarchica, re-circolando verso le concentrazioni di fondo disperse. 



In aggiunta, la legge di conservazione della materia afferma che ingressi di materie grezze inorganiche devono essere contate o per gli stoccaggi o per i deflussi tramite circolazione quando descritti nei sistemi, similmente all'energia, come raffigurato sotto dai flussi di materiali. 




7. I soldi del gioco sono contraffatti

Odum ha proposto anche la Gerarchia dei Soldi come settima legge (Odum, 2000, p. 12). I soldi sono accoppiati alle serie di trasformazioni dell'energia (gerarchia energetica) e sono limitati dalle proprietà della gerarchia. Le loro proprietà cambiano passando a centri più alti di concentrazione, le città. Ai livelli bassi sulla sinistra ci sono le trasformazioni ambientali libere senza soldi. Ad ogni passo più alto c'è un valore aggiunto, quindi la concentrazione di soldi aumenta come il rapporto energia/soldi. L'energia per unità di soldi diminuisce e, viceversa, i soldi per unità di energia (prezzo) aumentano. Nei centri, la circolazione di soldi è più concentrata ma il potere d'acquisto dei soldi è minore (Odum, 2000, p. 11).







martedì 15 settembre 2015

Siccità e alluvioni: la nuova normalità

di Jacopo Simonetta


Il giorno dodici Agosto ero a Rossano Calabro.   In poche ore sono caduti 15 cm di pioggia, tanti quanti avrebbero dovuto caderne in 5 mesi, solo che non erano caduti.

Alluvioni e nubifragi sono spettacolari e drammatici.   Nel giro di poche ore ci sono grossi danni, spesso morti, feriti e dispersi.   Accorrono elicotteri e mezzi anfibi, mentre video e foto diventano virali su internet, amici e conoscenti telefonano angosciati ed i sindaci rilasciano proclami roboanti.


Le siccità sono infide e neglette.  Si sviluppano silenziosamente per anni, spesso per decenni, senza che apparentemente succeda niente di straordinario.   Solo climatologi, naturalisti ed i contadini ci fanno caso, ma non ci sono foto o video spettacolari da postare.   Le autorità semplicemente ignorano la cosa finché non si prosciugano i rubinetti di qualche città o quando collassa un intero settore economico.    Allora scatta l’emergenza e come tale viene trattata:  laddove ce lo si può ancora permettere, si tenta di sostituire con un fiume di soldi i fiumi di acqua che sono scomparsi.   Ma non funziona mai, spesso anzi contribuisce a peggiorare le cose perché non si capiscono, o non si vogliono capire, due punti fondamentali:

1 – Siccità ed alluvioni sono in buona misura due facce della stessa medaglia.

2 – Tanto l’una che l’altra non sono un’emergenza, ma la nuova normalità che ci accompagnerà nel corso del secolo a venire e probabilmente molto oltre.

Come tutti i fenomeni complessi, anche questi derivano da intricati sistemi di concause e di retroazioni, ma tre punti fondamentali dovrebbero essere abbastanza chiari anche per degli amministratori.

A – Cambiamento climatico.   Oramai dovrebbero saperlo davvero tutti.   Vi è in corso un rapido aumento della temperatura media terrestre, ma l’incremento è diverso da un posto e da un periodo all'altro e ci sono anche zone e periodi in cui la temperatura è più bassa del solito.   Questo altera la circolazione delle masse d’aria e, dunque, la distribuzione delle piogge.   Cioè ci sono posti o periodi in cui piove di più ed altri in cui piove di meno.   In molte zone della Terra, e fra queste l’Italia, la pioggia è diminuita considerevolmente (in Versilia dove abito, circa il  30% meno in 30 anni).   Ma soprattutto si sta consolidando una situazione in cui per molti mesi non  piove o quasi, per poi “rimettersi in pari” nel giro di poche ore.    C’è una ragione precisa per questo:  le tempeste sono il modo con cui l’atmosfera dissipa l’energia in eccesso che ha accumulato, perlopiù durante i mesi di siccità. E quando la pioggia cade sul terreno inaridito e denudato, I danni sono inevitabili.

Dunque lo stesso fenomeno, il Riscaldamento Climatico, provoca sia un aumento nella frequenza e durata delle siccità, sia un aumento della frequenza e dell’intensità dei nubifragi.    Dunque, considerando gli scenari prevedibili, entrambi i fenomeni costituiscono oramai il clima attuale e prossimo futuro del nostro Paese, oltre che di molti altri.    Anzi, un peggioramento è sicuro, anche se non quantificabile adesso.   Continuare a fingere che si tratti di fenomeni eccezionali non servirà ad altro che a dilapidare le poche risorse ancora disponibili per adattarci.

2 – Urbanizzazione.   Abbiamo passato 50 anni a costruire case, strade e capannoni dovunque ci facesse comodo.   A varie riprese il governo ha cercato di metterci una pezza imponendo controlli e cautele.   Tutto puntualmente disatteso dagli enti locali che hanno gestito queste cose come mere trafile burocratiche, anziché usarle per dire dove non si doveva costruire e basta.   Il risultato è che una miriade di corsi d’acqua sono diventati canali o tubi che bastano quando piove poco.   Ma quando piove tanto l’acqua torna a passare dove passava prima; cioè lungo le strade ed attraverso le case che sono state costruite dentro o a ridosso degli antichi alvei.
Anche in questo caso, la risposta emergenziale consiste nel ricostruire quello che c’era dov'era.   Oltre ad alzare gli argini, cementare le sponde ad atre misure del genere che, è vero, riducono la frequenza delle esondazioni, ma al prezzo di renderle ancora più rovinose.

Non solo.   La superfici urbanizzate scaricano l’acqua piovana il più rapidamente possibile in un reticolo di fiumi e fossi sempre più stretti per fare spazio a qualcosa di redditizio.   Ma le conurbazioni hanno anche bisogno di enormi quantità di acqua (fra  100 ed i 200 litri al giorno a cranio) e di cibo, per produrre il quale non c’è altro modo che irrigare.   Di qui lo sfruttamento sempre più ossessivo di ogni risorsa idrica residua, fino al completo prosciugamento del territorio.   In Italia, il 90% delle aree umide è stato spazzato via fra la metà dell’ XIX e la metà del XX secolo.   I fiumi sono invece stati prosciugati o quasi in anni più recenti mediante la sistematica captazione delle sorgenti.   Miriadi di pozzi legali e non pompano ininterrottamente acqua da falde acquifere sempre più profonde, con consumi energetici sempre maggiori.   Il risultato è che la quantità di acqua che circola in superficie e nel suolo è diminuita drammaticamente.  E con essa la piovosità, specialmente estiva.   Si perché, contrariamente a quanto ancora si impara a scuola, la maggior parte dell’acqua che piove sulla terra non evapora dal mare, bensì dalle paludi, dai fiumi, dal suolo e dalle foreste.

3 – La guerra contro la vegetazione.   Uno dei mantra che si odono a seguito di ogni alluvione e frana è quello delle “montagne abbandonate”, presunta causa di ogni disastro.   Ebbene, l’agricoltura di sussistenza in aree marginali è interessante sotto molti aspetti, ma, salvo casi particolari, non sotto quello del presidio idrogeologico.   Tanto è vero che la situazione idrogeologica dello Stivale è considerevolmente migliorata nei decenni compresi tra il 1950 ed il 1980 proprio a seguito dell’abbandono di colture e pascoli.   Del resto, sulle colline intorno a Rossano Calabro gli oliveti sono tuttora alacremente coltivati ed è proprio grazie a questi zelanti agricoltori che è difficile trovarvi un filo d’erba.   Il risultato è che il 12 agosto centinaia, probabilmente migliaia, di tonnellate di terra sono confluiti ad intasare il poco che restava dei fiumi.

E’ verissimo che gran parte del nostro attuale patrimonio forestale avrebbe bisogno di oculati interventi di disetaneamento ed incremento della biodiversità, ma ciò non toglie che, nel complesso, il tasso di erosione sia diminuito considerevolmente.  Tanto da contribuire a porre in pericolo l’esistenza di molte spiagge.   Per una volta, non ci sarebbe quindi da lamentarsi,  ma desta preoccupazione il ritorno alla ribalta del legname come materiale da costruzione e, soprattutto, da ardere.  Al di là dell’etichettatura “sostenibile” che oramai accompagna qualunque nefandezza, nessuno, infatti, sembra intenzionato a verificare gli attuali tassi di accrescimento dei boschi.   Tassi che, però, sappiamo essere molto più bassi di quanto non sia riportato sui manuali in conseguenza del differente regime pluviometrico di cui si diceva all'inizio.  Il problema non è dunque se si possono o meno tagliare i boschi, perché ovviamente si.   Il problema è quanto si possono tagliare: un argomento su cui né gli industriali, né le amministrazioni hanno alcuna voglia di vederci chiaro.

Comunque, anche se il crollo del prezzo del petrolio potrà fermare temporaneamente l’assalto ai boschi, la siccità aumenta il rischio e la gravità degli incendi i quali, a loro volta, favoriscono la siccità.   E’ vero che i servizio anti-incendio si è dotato di mezzi potenti, ma ciò non ha potuto impedire un aumento degli incendi.   “Il numero annuo di incendi in Italia è passato da 6.000 negli anni '60, a 12.000 negli anni'80 e a 15.000 oggi corrispondenti a 42 incendi al giorno, quasi 2 all'ora


La morale di queste poche note è semplice e complessa ad un tempo: danni climatici consistenti e crescenti sono inevitabili e, se volessimo mitigarli, dovremmo  fare sostanzialmente il contrario di quello che stiamo facendo.  
Ad esempio, demolire strade e palazzi per ripristinare gli alvei fluviali, con la loro vegetazione caratteristica.   Dovremmo anche ridurre i consumi idrici, liberare sorgenti e ripristinare paludi per mitigare contemporaneamente sia le siccità che le tempeste.   Contemporaneamente, dovremmo ridurre i consumi energetici per contribuire il meno possibile all'effetto serra.

Ma non ho mai letto un piano d’intervento che comprenda questi tre punti.

lunedì 14 settembre 2015

Mazzucco e gli allunaggi: nuovo insulto all'intelligenza umana




Il solo fatto che questo video di Mazzucco esista è prova indiscutibile del declino generalizzato delle capacità ragionative umane che vediamo in questo periodo storico. Veramente, credo che solo la legge universale che dice "non c'è limite al peggio" possa spiegare una cosa del genere.

Allora esaminiamo questo video. Per prima cosa, secondo Mazzucco dovremmo credere che gli astronauti non erano mai andati sulla luna perché avevano una "faccia triste" alla conferenza stampa; il che è di per se una fesseria lunare. Poi, viene fuori nel film che gli astronauti hanno detto che non avevano visto le stelle quando erano erano sulla Luna e questo prova che non ci erano stati. Anche questa è una fesseria planetaria, ma merita un attimo di discussione.

Vi ricordate, forse, che nei vecchi romanzi di fantascienza si raccontava che gli astronauti vedevano le stelle a occhio nudo nello spazio. Era una convenzione letteraria, un po' come i phasers e la warp speed di "Star Trek". Ma gli autori di quei romanzi sulla Luna non c'erano mai stati e non si erano resi conto che sulla Luna, durante il giorno lunare, le stelle non si vedono a occhio nudo. Non le si vedono semplicemente perchè gli occhi umani (nudi) si adattano alla luminosità dell'ambiente e durante il giorno lunare, la Luna è illuminata dal sole esattamente come la Terra. Altri astronauti hanno raccontato di aver visto le stelle dallo spazio, ma solo quando la navicella era nel cono d'ombra della Terra e loro stessi avevano abbassato le luci interne.

Questa è la parte "scientifica" della bufala, ma la vera nequizia del film è come Marzucco stesso non si renda conto della contraddizione in cui cade. Facciamo un'analisi logica di una cosa illogica: o le stelle non si vedono dalla Luna di giorno (caso 1), oppure le si vedono (caso 2), tertium non datur.  Ora, ci sono due possibilità:

1. E' vero il caso 1 (le stelle non si vedono). Quindi gli astronauti hanno semplicemente detto la verità. Se per caso sulla Luna non c'erano andati avrebbero potuto pensare e raccontare che le stelle si potevano vedere e allora si che sarebbe stata prova di un imbroglio. Invece, le loro dichiarazioni non sono evidenza di un complotto; anzi, il contrario. 

2. E' vero il caso 2 (le stelle si vedono). Questo è contro la fisica, ma ammettiamolo per la discussione. Allora, se sulla Luna gli astronauti non ci sono mai stati, i complottatori che hanno ordito l'inganno avrebbero dovuto e potuto addestrarli a raccontare che cosa si vedeva (o pensavano avrebbero dovuto vedere) dalla superficie della Luna; ovvero le stelle. E invece gli astronauti hanno raccontato esattamente il contrario. Quindi, anche qui, nessuna evidenza di complotto.

In sostanza, il fatto che gli astronauti abbiano detto senza esitazioni che le stelle dalla Luna non le hanno viste, non solo non prova il complotto ma è, semmai, una forte indicazione che gli astronauti sulla Luna ci sono stati per davvero (posto che ci  fosse bisogno di un'indicazione del genere). Insomma, Mazzucco costruisce tutto il suo argomento su degli elementi che indicano l'esatto contrario di quello che lui vorrebbe provare. 

Epperò a Mazzucco non glie la fai: lui li guarda in faccia gli astronauti e basta quello per capire che è tutto un comblotto. Sicuro. Guardateli in faccia, non basta quello? E poi, arriva un imbecille con una bibbia in mano...... e uno si dovrebbe stupire che gli astronauti reagiscono come quando ti arriva un messaggio che ti dice che hai vinto un milione di dollari alla lotteria del Madagascar? Come dicevo, un insulto per l'intelligenza umana.



h/t Argento Fisico




Deez Nuts: ma come si fa a credere che il riscaldamento globale sia tutta colpa del CO2?


Ragazzi, questa ve la devo raccontare perché è decisamente troppo bella (per così dire. Diciamo che è di una bellezza un po' mostruosa).

Allora, l'altro giorno esce un post di Dana Nuccitelli sul blog "Effetto Risorse" dove si fa vedere che l'effetto del sole sul cambiamento climatico terrestre è molto debole rispetto a quello dei gas serra, tipo il CO2. Come prevedibile, questo ha generato diversi commenti indispettiti da parte di quelli che continuano a credere che i gas serra non possono essere gas serra perché l'idea che lo siano gli da fastidio. Di questi ameni commenti, quasi tutti anonimi, uno è particolarmente ameno (sempre per così dire). Eccolo qua:

Perfetto, siamo a posto...il sole non è il motore delle temperature del pianeta bensi sono 400 parti di CO2 per milione di parti di aria a scatenare la catastrofe....ma, volevo sapere, durante la stagione fredda (si può dire fredda? non vorrei offendere nessuno!) dove va a svernare l'anidride? Deve essere un posto bellissimo perchè per tutto l'inverno non la si trova ed infatti da noi fa tanto freddo solo per questo motivo...non potrebbe magari rendersi utile attraverso un po di telelavoro?

Ci vuole un attimo per assaporare la bestialità quasi sublime di questo commento. Non ci credereste, ma questo qui veramente sostiene che l'arrivo della "stagione fredda" implica la domanda "dove va a svernare l'anidride?" (intesa, immagino, come carbonica).

Non so quale perversa involuzione cefalica abbia portato l'anonimo commentatore a questa affermazione, ma si potrebbe pensare che non si rende conto che, se nell'emisfero Nord fa più freddo, allo stesso tempo nell'emisfero sud fa più caldo, per cui la temperatura media rimane più o meno la stessa e non c'è nessun bisogno di immaginarsi che la concentrazione di CO2 nell'atmosfera dovrebbe cambiare. (Sono possibili altre interpretazioni di questo commento, alcune anche implicanti una bestialità ancora maggiore).

Era tale la fesseriaggine del commento che mi sono limitato a rispondere che era "da incorniciare." Al che l'anonimo mi ha risposto tutto inviperito con un commento offensivo (non passato, in accordo con le regole di questo blog). In questo secondo commento mi accusa "di non possedere nozioni di dinamica atmosferica, fisica solare e di base, astronomia." No, dico.... giuro.....  Ha scritto proprio così! Ovvero, si prende veramente sul serio!

Insomma, credo che un esempio migliore di effetto Dunning Kruger sia difficile da trovare. Per quelli di voi che non sanno che cos'è, si spiega in due parole dicendo che gli incompetenti non si rendono conto di esserlo. C'è un corollario che dice che più sono incompetenti, meno se ne rendono conto e anche questo direi che è ben spiegato da questo commento.

 Ma forse non vale la pena scomodare Dunning e Kruger per qualcosa che si descrive meglio con questo filmatino che è andato molto di moda ultimamente negli USA, "Deez Nuts" ("so' fesserie")





domenica 13 settembre 2015

La crisi del picco del petrolio: un buco da 4 trilioni di dollari

Da “Post Carbon Institute”. Traduzione di MR (via (Maurizio Tron)


La scorsa settimana i giornalisti del Wall Street Journal si sono messi giù ed hanno fatto un po' di conti. Hanno guardato a quando veniva venduto il petrolio nella primavera del 2014 (oltre 100 dollari al barile), a quanto viene venduto oggi (sotto i 50 dollari) ed hanno concluso che se i prezzi rimangono bassi nei prossimi tre anni, all'industria globale del petrolio e i paesi che finanzia mancheranno 4,4 trilioni di dollari in introiti. Man mano che queste società petrolifere, nazionalizzate e scambiate pubblicamente, produrranno circa la stessa quantità di petrolio nei prossimi anni, i 4 trilioni di dollari dovranno provenire principalmente da profitti e spese di capitale. Ed è qui che viene il problema per il futuro dell'offerta di petrolio. Le grandi società petrolifere, specialmente quelle che esportano gran parte della loro produzione, se la sono passata piuttosto bene negli anni scorsi. Le società petrolifere nazionali hanno realizzato grandi profitti per i loro padroni politici. Quelle scambiate pubblicamente hanno sviluppato una tradizione di pagare i buoni dividendi che detestano tagliare. Ciò fa si che siano principalmente le spese di capitale sull'esplorazione per la produzione di più petrolio nei prossimi anni a fare un tuffo come parte del colpo dei 4 trilioni introiti. Anche se i prezzi del petrolio di 50 dollari al barile o meno non continuassero per i prossimi tre anni, ciò comporta comunque um crollo degli introiti di 1,5 trilioni di dollari all'anno o circa tre volte le spese di capitale previste di circa 500 società petrolifere recentemente esaminate.

sabato 12 settembre 2015

Dodici modi per comunicare il cambiamento climatico in modo più efficace

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (via Cristiano Bottone)

Sii coerente, parla dei rischi piuttosto che delle incertezze, usa delle immagini, racconta storie di esseri umani e dai il messaggio principale prima degli avvertimenti



Un nuovo manuale suggerisce che coloro che comunicano il cambiamento climatico usino storie ed immagini per rendere più accattivanti i rapporti scientifici complessi. Foto: Ryan McGinnis/Alamy

Di Adam Corner

L'incertezza è una caratteristica inevitabile del dibattito sul cambiamento climatico – proprio come di ogni altro problema complesso scientifico o sociale. Ma gli scettici hanno usato (ed in alcuni casi abusato) della presenza di incertezza nelle proiezioni climatiche per sostenere che la scienza non è sufficientemente definita da giustificare politiche di taglio del carbonio. In risposta, gli scienziati – che tendono per natura alle sfumature, alla cautela e all'andare per tentativi nel loro stile di comunicazione – si sono spesso sentiti spesso costretti a mettere in primo piano le incertezze e gli avvertimenti nel proprio lavoro al posto di concentrarsi sui molti aspetti della scienza del clima sui quali c'è un forte consenso. Purtroppo, le norme che governano il dialogo fra scienziati sono spesso in conflitto diretto coi canoni della comunicazione efficace. Messaggi semplici e concisi sono difficili da estrapolare da dati complessi e caotici.

venerdì 11 settembre 2015

Una recensione di Extracted di Ugo Bardi

Da “OneManTalk.com”. Traduzione di MR (via Club of Rome)

Di Stephen Northey



Mio voto: 7 /10

Titolo: Extracted, come la ricerca della ricchezza minerale ha saccheggiato il pianeta (Link amazon)

Autore: Ugo Bardi



Extracted potrebbe essere descritto come la storia delle risorse della società. Da dove sono venute e dove vanno. Le risorse hanno permesso alla società di sviluppare le moderne tecnologie che stanno alla base del nostro attuale stile di vita. Insieme a questo viene però un livello di dipendenza dalle risorse minerali. Un livello che sarà difficile da sostituire se le risorse dovessero finire.

giovedì 10 settembre 2015

No, il sole non ci salverà dal riscaldamento globale

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (via Dante Lucco)

Un minimo solare compenserebbe non più di un decennio di riscaldamento globale antropogenico


Anche il più grande minimo solare avrebbe un impatto minore sulle temperature globali in confronto al rapido riscaldamento derivante dall'inquinamento di carbonio umano. Foto: Solar Dynamics Observatory/Nasa

Di Dana Nuccitelli

Alcuni miti-zombie non vogliono proprio morire. Infatti, questo l'ho smentito due anni fa proprio qui sul Guardian. Per riassumere, diversi studi scientifici si sono posti questa domanda, “se il Sole dovesse entrare in un'altra fase quieta prolungata (un grande minimo solare), questo in che modo impatterebbe sulla temperatura globale di superficie”? Tutti gli studi concordano, non causerebbe un raffreddamento maggiore di 0,3°C, che sarebbe sufficiente solo a compensare temporaneamente un decennio di riscaldamento globale antropogenico.

mercoledì 9 settembre 2015

L'epidemia di obesità: un altro problema che non sappiamo come risolvere

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR


Di Ugo Bardi


Un mercato di periferia vicino a Firenze, pochi giorni fa. Questo mercato è frequentato solo da residenti e fornisce una buona prova del fatto che gli italiani, in media, non sono tanto grassi. La maggior parte delle persone che vedete camminare nella foto sono ragionevolmente in forma ed ho cercato con fatica di trovare qualcuno che fosse realmente obeso, ma non ne ho visto nemmeno uno. Risulta infatti che l'Italia è meno colpita dall'epidemia di obesità della maggior parte (anche se non di tutti) dei paesi del mondo occidentale. Ma le cose stanno cambiando rapidamente. Nonostante la dieta mediterranea, anche gli italiani stanno via via guadagnando peso e diventando obesi. L'epidemia di obesità  sembra essere uno di quei problemi che continuano a peggiorare e che semplicemente non sappiamo come risolvere. 


Sappiamo tutti che il mondo soffre di un'epidemia di obesità, che colpisce in particolare i paesi ricchi dell'occidente. Ma cosa rende grasse le persone, esattamente? Si potrebbe dire perché mangiano troppo e fanno pochissimo esercizio e questo sarebbe, ovviamente, vero. Ma i grassi devono essere demonizzati perché non riescono a controllare il loro appetito? Essere sovrappeso e, in particolare, essere obesi, comporta ogni tipo di problema di salute, se ai grassi dicono anche che è colpa loro questo aggiunge ulteriore miseria ad una condizione già triste (*). Eppure questo è un atteggiamento comune (vedete DeShazo et. al.). Ma considerate che è stato sviluppato un intero campo scientifico con lo scopo specifico di creare cibo così gustoso che non si riesce a smettere di mangiarlo. E viene fuori che abbiamo un'intera industria, quella alimentare, dedita a far mangiare di più le persone e un'altra, l'industria farmaceutica, che cerca di farle mangiare meno. Una situazione senza via di uscita.

martedì 8 settembre 2015

Il crollo della popolazione di fitoplancton

Da “Scientific American”. Traduzione di MR (via Antonio Turiel)

I ricercatori scoprono problemi nel fitoplancton, la base della catena alimentare, che hanno implicazioni sulla rete alimentare marina e sul ciclo mondiale del carbonio.

Di Lauren Morello

Le piante microscopiche che formano la base della rete alimentare marina stanno declinando, come dice uno studio pubblicato il 29 luglio su Nature. I piccoli organismi, conosciuti come fitoplancton, fagocitano anche il biossido di carbonio per produrre la metà dell'ossigeno del mondo – eguagliando quella degli alberi e delle piante sulla terraferma. Ma il loro numero è diminuito dall'alba del XX secolo, con conseguenze sconosciute per gli ecosistemi oceanici e per il ciclo del carbonio del pianeta.

I ricercatori dell'Università Dalhousie del Canada dicono che la popolazione globale di fitoplancton è crollata di circa il 40% dal 1950. Ciò si traduce in una diminuzione annuale di circa l'1% della popolazione media di plancton fra il 1899 e il 2008. Gli scienziati credono che l'aumento delle temperature di superficie del mare ne siano le responsabili. “E' molto inquietante pensare alle implicazioni potenziali di un declino di un secolo della base della catena alimentare”, ha detto l'autore principale Daniel Boyce, un ecologo marino. Queste comprendono l'interruzione della rete alimentare marina ed effetti sul ciclo del carbonio mondiale. In aggiunta al consumo di CO2, il fitoplancton può influenzare la quantità di calore che viene assorbito dagli oceani del mondo ed alcune specie emettono molecole di solfato che promuovono la formazione di nuvole.

La scomparsa del ghiaccio marino artico spesso

Da “Arctic News”. Traduzione di MR

Di Sam Carana


[ Vedi l'immagine completa su facebook]

Il ghiaccio marino artico è in uno stato pietoso. Il 16 agosto 2015, l'estensione del ghiaccio marino artico era di 5.786 milioni di kmq, l'estensione minore ma registrata in questo periodo dell'anno eccetto per il 2007, 2011 e 2012, come illustrato nell'immagine a destra.

La situazione di oggi è anche peggiore di quanto si possa concludere quando si guarda alla sola estensione del ghiaccio marino. Il ghiaccio spesso è virtualmente assente in confronto alla situazione del 2012 più o meno in questo periodo dell'anno, come illustrato dall'immagine sotto che confronta lo spessore del ghiaccio marino il 16 agosto 2012 (sinistra) e il 16 agosto 2015 (destra).


lunedì 7 settembre 2015

La gestione della cacca urbana

Dafromfilmerstofarmers”. Traduzione di MR (via Maurizio Tron)


Un impianto di trattamento fognario ad Amburgo, in Germania: la cacca non è mai stata così bella (foto: Mark Michaelis)

I saggi del dottor Merdaiolo ("pooper" in originale), numero 3:

Proprio la settimana scorsa la Città di Toronto è stata informata dal Ministro dell'Ambiente che ora deve avvertire la popolazione ogni qualvolta gli impianti di trattamento delle acque vengono bypassati e gli scarichi vengono mandati nel lago Ontario. Si dice che queste evenienze siano dovute alle forti piogge che chiedono il loro pedaggio sul “vecchio sistema fognario” di Toronto, una cosa che si dice che avvenga circa 3 volte al mese, per tutto l'anno. Secondo Mark Mattson, direttore della onlus Lake Ontario Waterkeeper, le strade e i porti di Toronto sono state inondate da più di un miliardo di litri di liquami nel luglio 2013, quando sono caduti più di 90 mm di pioggia sulla città in sole due ore. Ciò, tuttavia, non sembra essere un'avvenimento straordinario, visto che lo stato di New York quest'estate ha analogamente promulgato leggi che richiedono di avvertire la popolazione entro quattro ore degli scarichi inviati nei loro bacini. “Penso che ci sia una vera richiesta di questa informazione”, ha detto Mattson, un punto difficile da confutare visto che “diportisti, canoisti ed escursionisti su molti fiumi e sentieri” menzionati da Mattson probabilmente non vogliono imbattersi in un'invasione di roba marrone galleggiante nelle loro passeggiate del sabato pomeriggio.

domenica 6 settembre 2015

Se un grado in più vi sempra poco, pensate a un aumento di sei metri del livello del mare

Da “Iflscience”. Traduzione di MR (via Maurizio Tron)

Di Caroline Reid


Foto: Riscaldamento globale – iceberg del ghiacciaio San Rafael in Patagonia, Cile. ribeiroantonio/Shutterstock.


Una nuova analisi ha esaminato gli effetti della fusione delle calotte glaciali polari ed il conseguente aumento dei livelli del mare negli ultimi 3 milioni di anni. Il saggio riassume 30 anni di ricerca sulla relazione fra la fusione delle calotte glaciali, la fluttuazione dei livelli del mare e i livelli di biossido di carbonio in atmosfera. La sua conclusione più sorprendente: i livelli del mare sono saliti di 6 metri diverse volte in passato e questo aumento è stato indotto da un aumento delle temperature medie di solo 1 o 2°C. Ciò potrebbe farci scoprire che gli attuali livelli di biossido di carbonio in atmosfera sono equivalenti a quelli stimati essere presenti tre milioni di anni fa, quando i livelli del mare sono aumentati di 6 metri.

sabato 5 settembre 2015

Come il cambiamento climatico si manifesta nei dettagli della vita degli oceani

Da “New York Times”. Traduzione di MR 

Di William J. Broad



Marcos Chin

Il piccolo pesce noto come Vinciguerria Poweria è parte di un romanzo poliziesco che influenza tutto, dall'alimentazione del pianeta al monitoraggio della salute dell'oceano per imparare come prevedere meglio il cambiamento climatico. Il caso si svolge nell'area oscura dell'oceano – una regione tenebrosa che si estende da appena sotto le acque illuminate dal sole alle profondità di 1.000 metri. La sua oscurità viene spezzata solo dai raggi che filtrano giù nei giorni limpidi. Questa luce debole, anche al suo massimo, è insufficiente a sostenere la fotosintesi e le piante microscopiche. Quindi la zona non può alimentare una catena alimentare oceanica dal nulla. 

giovedì 3 settembre 2015

Perché la signora Maria non capisce il cambiamento climatico: analfabetismo funzionale e ascesa della “nonpropaganda”

DaResource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi


Immagine dello Skills Outlook 2013 dell'OCSE. Questi dati mostrano che la maggior parte delle persone nei paesi OCSE hanno capacità molto limitate di gestire informazioni contrastanti. Questa mancanza di abilità è la fonte della propaganda tradizionale (che presente alle persone un singolo lato del problema) ma anche dell'ascesa della “nonpropaganda”, cioè la presentazione di informazioni così contrastanti che il pubblico non riesce ad arrivare a una conclusione stabile. Il risultato sono incertezza ed immobilismo. La apropaganda è stata usata con grande efficacia sul problema del cambiamento climatico. 


La storia ufficiale che si trova normalmente sulla questione dell'alfabetizzazione è che le persone in tutto il mondo stanno diventando sempre più istruite, cioè sempre più capaci di leggere e scrivere. Eppure, c'è un altro lato dell'alfabetizzazione: è il concetto “competenza dell'alfabetizzazione” che classifica le persone a seconda della loro capacità di capire quello che leggono.

Un recente sondaggio su questo punto è stato pubblicato dall'OCSE. Si tratta di un documento corposo di oltre 460 pagine che esamina le capacità di comprensione ed elaborazione  di un testo da parte dei cittadini dei paesi dell'OCSE. Il risultato è una suddivisione in 5 “livelli di alfabetizzazione”, come si può vedere nella figura all'inizio di questo post. Le definizioni esatte di questi livelli le potete trovare a pagina 64 del documento ma, riassumendo, i livelli più bassi al di sotto di 1, 1 e 2, sono relativi alle persone capaci di arrivare solo ai livelli più semplici di comprensione di un testo. Anche al livello 3, si potrebbe essere capaci di effettuare deduzioni sulla base del testo letto, ma i testi non devono contenere “informazioni conflittuali”. Solo ai livelli 4 e 5 è richiesta una qualche capacità di discernere criticamente i dati da informazioni in contrasto.

Come al solito, qualsiasi cosa si legga sul Web dev'essere valutata con molta cautela. Qual è l'affidabilità di questi dati? Perché 5 livelli e non di più, o di meno? Che significato hanno questi risultati? Digerire il lungo rapporto dell'OCSE non è un'impresa facile, ma penso che, per prima cosa, possiamo dire ciò che non è questa classificazione: coloro che non raggiungono i livelli più alti non sono necessariamente stupidi. Per esempio, i miei amici Rom andrebbero molto male nel test, visto che molti di loro sono realmente analfabeti, non solo funzionalmente. Ma posso assicurarvi che sono estremamente intelligenti, solo con un diverso tipo di intelligenza.

Poi, la sostanza del saggio dell'OCSE non è difficile: i test misurano la capacità delle persone di elaborare un testo scritto e di estrapolarne il significato. E se vieni classificato, diciamo, al livello 2, significa che hai fallito il test per il livello 3, per esempio mostrando di non essere capace di “costruirsi un significato su ampie parti di testo”. E se vieni classificato al livello 3, significa che hai sbagliato i test per il livello 4, per esempio identificare e definire “informazioni contrastanti”. In breve, sembra che ovunque nei paesi OCSE la maggior parte delle persone (di solito più del 90% della popolazione) non sono in grado di valutare criticamente le informazioni contrastanti.

Il rapporto dell'OCSE non usa il termine “analfabetismo funzionale”, ma sembra che questo venga normalmente usato per descrivere i livelli 1 e 2, cioè persone non sufficientemente capaci da essere in grado di affrontare pienamente la complessa società attuale. E' un risultato scioccante: quasi il 50% della popolazione dei “ricchi” paesi dell'OCSE sono in queste condizioni (*). Anche se si limita la definizione di analfabetismo funzionale al livello 1, si tratta comunque una grande percentuale della popolazione, probabilmente molto più ampia di quanto gran parte di noi avrebbe mai pensato.

Ci possiamo domandare se questi risultati sono applicabili a tutte le forme di comunicazione, compreso, per esempio, ciò che le persone sentono in TV. Questo punto non viene discusso nel rapporto dell'OCSE, ma penso che sia difficile sfuggire alla conclusione che sì, non ci dovrebbero essere grandi differenze. I dati fanno riferimento a persone che sanno leggere e se qualcuno di loro ha un risultato così scarso nonostante sia in grado di capire le parole scritte, perché dovrebbero avere un risultato diverso se messi di fronte a parole dette? Quindi, una volta visti questi risultati, gran parte delle buffonate politiche in corso assumono un nuovo significato. Alcuni politici, pare, hanno raggiunto il successo confezionando il loro messaggio a livelli facilmente comprensibili dalla gran parte degli “analfabeti funzionali” del proprio paese. Berlusconi, in Italia, ne è un buon esempio, oggigiorno Trump sembra stia usando le stesse tattiche negli Stati Uniti. Questo modo di comunicare è l'essenza di quello che chiamiamo “propaganda” (oggigiorno le definiamo “pubbliche relazioni” o “creazione del consenso”). Consiste nel presentare soltanto un aspetto di ogni problema, convenientemente confezionato in semplici slogan: niente sottigliezze di sorta. Funziona: la maggior parte delle persone normalmente non cercherà o considererà informazioni contrastanti.

Ed ora passiamo alla domanda che volevo esaminare in questo post: qual è la rilevanza di questi dati sulla competenza di alfabetizzazione rispetto al problema del cambiamento climatico? Come tutti sappiamo, il cambiamento climatico è un tema estremamente complesso che richiede anni di studio per essere compreso nei dettagli. Tuttavia, il problema può anche essere riassunto in un'unica affermazione che dice: “se continuiamo a bruciare combustibili fossili, avremo di fronte un grande disastro”. E' lo stesso tipo di affermazione che dice: “se continui a fumare rischi il cancro al polmone”. E per capire questo non c'è bisogno di essere degli esperti in epidemiologia. Gran parte dei problemi possono essere presentati in modi che possono essere capiti dalle persone a tutti i livelli della scala di alfabetizzazione, persone che, come dicevo prima, non sono stupide e perfettamente in grado di capire cos'è male e cos'è bene per loro.

Il problema della scala di alfabetizzazione è un altro: ha a che fare col dibattito sul cambiamento climatico. Qui vediamo lo sviluppo di una tecnica di comunicazione che sfrutta la mancanza di alfabetizzazione funzionale di una gran parte dell'opinione pubblica. Potremmo chiamare questa tecnica “nonpropaganda”. La propaganda tradizionale (letteralmente, “ciò che deve essere propagato") punta a passare un messaggio semplificato eliminando o nascondendo tutte le informazioni contrastanti. Un messaggio diretto, come si dice alle volte in Italia "alla signora Maria" che si suppone non abbia più della licenza elementare.

La nonpropaganda (quello che non deve essere propagato), invece, punta a fermare la propagazione di un messaggio presentando moltissime informazioni contrastanti ad un'opinione pubblica incapace di valutarle pienamente. La nonpropaganda funziona e fa miracoli. I dati dell'OCSE mostrano che non più di circa il 5% della popolazione in gran parte dei paesi OCSE si può districare in un dibattito complesso che comporta molte informazioni contrastanti. Ora, guardate il dibattito sulla scienza del clima e vedete che l'idea di presentare “entrambe le parti” del problema è ben lungi dal significare una informazione equilibrata. E' una strategia che confonde l'opinione pubblica. Non è molto costosa, ben alla portata delle lobby che perderebbero soldi in caso di un'azione seria sul cambiamento climatico. Ed è incredibilmente efficace. Guardate i sondaggi di Gallup: notate come l'opinione pubblica sia confusa e facilmente sviata da informazioni irrilevanti (il “climategate”) o da false informazioni (“la pausa”).

Quindi, come combattiamo la nonpropaganda climatica? Per prima cosa, non aspettiamoci che i governi lavorino per coltivare la capacità delle persone di ragionare. Mi darete di cospirazionista, ma immagino che la maggior parte dei governi siano del tutto felici se i loro cittadini non sono tanto bravi a valutare criticamente le informazioni (nonostante tutto il discorso nel rapporto dell'OCSE sulla necessità di cittadini più abili). Poi, si può fare poco per cambiare una situazione che si è evoluta nell'arco di diversi decenni di sviluppo dei mass media. La nonpropaganda è economica e funziona molto bene: resterà con noi per un bel po' di tempo.

Eppure, capire come funziona la nonpropaganda è un grande passo avanti. Per prima cosa, è un ulteriore chiodo nella bara del cosiddetto modello di “deficit di informazione”, cioè dell'idea che se spieghiamo al pubblico come stanno le cose col cambiamento climatico, il pubblico capirà e farà qualcosa. Non funziona: all'opinione pubblica non mancano le informazioni, ne ha troppe! E' semplicemente incapace di farsi un'idea. Quindi ne consegue che dobbiamo concentrarci nel produrre informazione di alta qualità, riconoscibile come tale. Non significa che ci dovremmo nascondere dietro l'ingresso a pagamento delle riviste scientifiche, ma che non ci dovremmo impegnare in quel tipo di dibattito di basso livello tipico dei commenti infestati dai troll dei blog. In altre parole, non dobbiamo inseguire i negazionisti per cercare di dimostrare che si sbagliano. Ciò genera solo confusione.

Poi, notate come ha reagito in modo furioso l'opinione negazionista alla scoperta che il 97% degli scienziati climatici in attività sono d'accordo con l'idea che il cambiamento climatico esiste ed è causato principalmente dagli esseri umani. Il meme del 97%, infatti, distrugge la base stessa della loro strategia di nonpropaganda. Mostra che c'è un ampio consenso fra gli scienziati sul problema. E' una cosa che le persone di tutti i livelli di alfabetizzazione possono percepire correttamente. E, lasciatemelo ripetere ancora una volta, non importa quale sia il livello di alfabetizzazione, la maggior parte delle persone NON sono stupide. Se un dottore di cui vi fidate vi dice di smettere di fumare, potreste non essere degli epidemiologi, ma sapete che fareste meglio a smettere. Se il 97% degli scienziati del clima mondiali (ed anche il Papa) ci dicono che dobbiamo smettere di bruciare combustibili fossili, allora potete anche non essere degli scienziati del clima, ma sapete che è meglio se facciamo qualcosa per questo. Così, ecco un altro punto sul quale concentrare i nostri sforzi.

Non facile, lo capisco, ma come ha detto Sun Tzu, se conosci il tuo nemico e conosci te stesso non hai bisogno di aver paura del risultato di cento battaglie.



(*) E' discreto mistero il perché l'Italia, il paese che un tempo ha prodotto Dante Alighieri, vada così male nell'elenco dell'alfabetizzazione. D'altra parte, dopo aver visto questi dati, non ci si sorprende più del fatto che l'Italia sia il paese che ha prodotto Berlusconi. 



mercoledì 2 settembre 2015

Cartesio o Campanella? Una riflessione sul significato delle cose

di Jacopo Simonetta


In un precedente post ho ipotizzato che la civiltà occidentale abbia sbagliato strada da qualche parte fra Spinoza ed Archimede Pitagorico.    Ma forse anche prima.

Cartesio (1596 – 1650) e Campanella (1568 – 1639) furono contemporanei ed entrambi furono importanti ai loro tempi, Ma il loro destino in vita ed in morte fu quanto di più diverso si possa immaginare.   Si prestano quindi bene ad essere presi come simboli di due diversi modi di pensare, entrambi caratteristici dell’Europa, all'alba dell’evo moderno.

Ovviamente, non tenterò qui una sintesi del loro pensiero per mancanza sia di competenza che di spazio, ma vorrei suggerire alcune riflessioni del tutto personali, sempre alla ricerca di quel divorzio fra scienza, filosofia e teologia che caratterizza la nostra civiltà; caso unico nella storia.

Quanto è importante René Descartes?   Basti pensare al “piano cartesiano”: uno degli strumenti di base tanto per la ricerca, quanto per la didattica scientifica.  Ad oggi, il metodo e gli strumenti logici cartesiani strutturano il nostro modo di pensare; nel bene e nel male.

Cartesio pone alla base della sua riflessione il dubbio: cosa mi garantisce che gli oggetti, le persone, il mondo intero esistano?   Cercando un punto d’appoggio, lo trova nel celeberrimo: “Cogito ergo sum”.       Generalmente viene tradotto con. “Penso, quindi sono”, ma una traduzione più pignola sarebbe “Io penso, dunque io sono”.

Grammaticalmente non cambia nulla, ma filosoficamente cambia molto.   A cominciare perlomeno da Parmenide, sono stati parecchi a basare la propria speculazione sulla capacità di pensiero della nostra specie.   Ma Cartesio fu, a quel che ne so, il primo ad usare come fondamento del suo sistema la propria capacità individuale di pensare e, dunque, la propria individuale esistenza.   Vale a dire che non sono gli uomini che, pensando, esistono; bensì sono IO che sto pensando e ciò significa che IO esisto, perlomeno come unità pensante.   In altre parole, Cartesio fu l’inventore dell’ “Io”: chiave di volta della psicologia e delle psicopatie contemporanee, se ci fidiamo di Erich Fromm (fra gli altri).

Beninteso, non fu nel XVII secolo che furono inventati l’egoismo e l’individualismo!   E neppure si può sapere se Cartesio avesse o giustificasse tali difetti.   Tuttavia, questo grande filosofo mise a sistema una mentalità (in inglese si direbbe un “feeling”) del suo tempo, ponendo al centro del suo sistema il singolo individuo.   Una faccenda che a noi pare scontata perché siamo nati e cresciuti in questo modo di pensare, ma che all'epoca fu autenticamente rivoluzionaria.    Fu infatti in quel periodo che questi antichi vizi cominciarono la carriera che li porterà gradualmente ed inesorabilmente a diventare il fondamento delle società contemporanee, per il tramite di Adam Smith, circa un secolo e mezzo dopo.

L’epoca in cui visse Cartesio fu infatti un tornante decisivo nella storia del mondo.   Fu quella l’epoca in cui quasi un secolo di guerre e persecuzioni religiose culminavano con la guerra dei Trent’anni.   Bisognerà attendere Adolf Hitler per vivere un orrore analogo e non stupisce dunque il declino delle scuole di pensiero che avevano portato a tanto.   Nel frattempo, il sistematico saccheggio delle Americhe aveva portato in Europa un flusso di capitale immenso; coloro che erano stati più capaci ad appropriarsene e più avveduti nell'investirlo cominciavano a vederne i frutti, con una crescita economica e demografica senza precedenti.   Era nato il capitalismo moderno, non più basato sulla città, la dinastia o sulla ghilda come il mercantilismo tardo medioevale, bensì sulle capacità e la fortuna del singolo imprenditore.    Non per nulla, in quelli gli anni nacquero la borsa e le bolle speculative, guarda caso proprio in Olanda, patria d’adozione di Descartes.

La società si andava insomma strutturando intorno all'individuo, anziché ad un gruppo comunque definito, oppure alla cristianità nel suo complesso.   Un processo molto graduale, ma che da allora si è sviluppato di pari passo con il progredire della tecnica e con il crescere dell’economia, caratterizzando il mondo moderno.   In altre parole, Cartesio diede il battesimo filosofico a quell'individualismo moderno che il turbo-capitalismo contemporaneo ha portato alle sue estreme conseguenze.

Un secondo punto del pensiero cartesiano che ha avuto conseguenze enormi e nefaste fu la Teoria meccanicistica della vita.   Anche in questo caso, il nostro non fu certo il primo ad essere affascinato dagli automi.   La possibilità di costruire macchine capaci di simulare i movimenti di animali o uomini risale a quando furono perfezionati gli orologi meccanici, nel XV secolo.   Da allora, in molti hanno fantasticato di poter costruire degli automi (oggi li chiamiamo robot) capaci di simulare perfettamente la vita.   Un sogno tuttora ben vivo, ma il filosofo francese andò molto al di la di questo e formulò l’ipotesi (che per lui era una certezza assoluta) che gli animali altro non fossero che macchine.   Semplicemente molto più sofisticate di quelle che, al momento, venivano realizzate dagli artigiani.

La cosa non era priva di conseguenze.   Dal momento che gli animali erano macchine, erano necessariamente privi di sentimenti, così come della capacità stessa di provare dolore.   Come intese dimostrare un estimatore del filosofo, uccidendo pubblicamente a calci la propria cagna incinta.
Non risulta che Cartesio abbia personalmente mai fatto cose simili, ma indubbiamente ha fornito un alibi a coloro che amano sfogare le proprie frustrazioni tramite la crudeltà sugli animali.   Inoltre, da allora e fino al XIX secolo inoltrato, il fatto che vari popoli non fossero considerati del tutto umani servì a giustificarne scientificamente lo sterminio o la schiavitù.   Oggi consideriamo questo un’aberrazione, ma l’idea che ciò che non è umano non sia senziente rimane diffusa.    È infatti una regola legalmente accettata che si possano utilizzare esseri viventi come se fossero oggetti e sono pochissimi a capire che differenza vi sia fra un albero ed un palo telegrafico.   Un’occhiata alle piazze ed ai viali di qualunque città confermerà questa affermazione.

Se gli animali non sono senzienti, a maggior ragione non lo sono infatti le piante e niente può quindi giustificare un qualsivoglia limite all'azione dominatrice dell’Uomo sulla Natura.   Su questo punto Cartesio è esplicito: la conoscenza coincide con la saggezza ed è tale solo se fornisce agli uomini i mezzi per sempre meglio sfruttare e dominare il mondo “bruto”.   A ciò gli uomini sono destinati ed autorizzati dal fatto che, unici esseri al mondo, sono sia intelligenti che senzienti.   Capaci, cioè, sia di pensiero, sia di sentimento per il fatto di possedere un’anima immortale.   Anima che egli pensava incardinata al corpo tramite la ghiandola pineale.

E Dio in tutto ciò?   Cartesio fu un uomo prudente ed attento a non incorrere in grane teologiche, così come ad evitare ogni coinvolgimento politico.    Riprendendo una solida tradizione medioevale, cercò quindi di dimostrare che Dio esiste,  dal momento che ne esiste l’idea.   Un idea di infinita perfezione che, secondo il filosofo, non può sorgere spontaneamente in una mente imperfetta e limitata.   Dunque, se esiste l’idea di Dio, deve esistere anche Dio stesso, origine di tale idea.  

Agli antipodi di Cartesio troviamo il suo contemporaneo Tommaso Campanella.   Molto meno dotato di lui per il pensiero astratto e la matematica, ma assai più accorto osservatore dei fenomeni naturali, sia pur con tutti i limiti del suo tempo.

Oggi il monaco di Stilo non figura nel pantheon dei padri della modernità, bensì fra i personaggi pittoreschi e marginali della storia.   Battagliero e politicamente coinvolto, pagò con molti anni di carcere e torture la sua militanza e riuscì ad evitare il rogo per un soffio.
Letti con gli occhi cartesiani di cui ci ha forniti la scuola, i suoi scritti sembrano oggi delle fantasiose e prolisse divagazioni.    Una stravaganza, retaggio dell’oscuro medioevo, con la sua fede nella magia, ben più che nella matematica.

Ma la magia di cui ci si occupava allora non aveva niente a che vedere con Harry Potter.   Nessuno pensava infatti di poter sovvertire le forze della Natura.   Al contrario, i maghi si ponevano il problema di capire quali fossero le più intime leggi naturali per potersene servire.   La sperimentazione, la deduzione, ma soprattutto l’osservazione dei fenomeni naturali erano gli strumenti di una tale ricerca.    E lo scopo ultimo era scoprire quale fosse il “principio primo” da cui derivavano tutti gli altri.   Esattamente quella “legge del tutto” alla cui ricerca oggigiorno si affannano gli scienziati migliori.

Secondo Campanella, il principio fondamentale che anima l’universo è che tutte le cose hanno sensibilità e tendono alla propria conservazione.   Esattamente al contrario di Cartesio, Campanella riconosce quindi  agli animali non solo una sensibilità analoga a quella umana, ma anche un’intelligenza dello stesso tipo, sia pure molto più debole.   Le piante non hanno capacità mentali e non possono muoversi, ma secondo il nostro monaco hanno ugualmente la capacità di percepire stimoli dal mondo esterno e di reagire ad essi in modo da garantire la propria sopravvivenza e la propria riproduzione.   Oggigiorno, eserciti di botanici e biochimici gli stanno dando quotidianamente ragione.

Ma per Campanella perfino gli oggetti inanimati e gli elementi minerali hanno una qualche forma di “sensibilità” ed un “comportamento” caratteristici.   Con ciò non intendeva, ovviamente, attribuire alle pietre capacità sensoriali ed intellettive di tipo umano, bensì un’innata tendenza a spostarsi nella posizione più bassa e stabile possibile, compatibilmente con le condizioni esterne.   Ci penserà un altro mago ed alchimista importante, Isaac Newton, a spiegare il perché di questo comportamento, appena una generazione più tardi.    Ma l’importanza dell’osservazione campanelliana è che assolutamente niente in natura avviene per caso e che ogni singolo atomo di materia tende a fare qualcosa, nonappena ve ne è la possibilità.

Oggi parliamo di orbitali e di pesi atomici, di temperature e pressioni, di entalpia ed entropia, ma ciò non fa che confermare che ogni elemento ed ogni aggregato di materia ha effettivamente la tendenza a comportarsi in un determinato modo.   E’ infatti manipolando le condizioni ambientali che si controllano le cose: dai reagenti in una provetta, fino alle folle in una piazza.    Non dubito che Campanella avrebbe considerato “Mein Kampf” un eccellente manuale di magia pratica.   Magia demoniaca, per la precisione (distingueva tre tipi di magia: divina, naturale e demoniaca).

Insomma, Cartesio basò la sua speculazione sull'introspezione, la logica e l’individuo, mentre Campanella si basò sull'osservazione della Natura.   Il primo considerò la propria mente l’unica realtà accertata.   Il secondo considerava la propria mente un povero strumento per tentare di capire la Creazione: una realtà infinitamente complessa, ma armonica ed unitaria nel rispondere ad un unico sistema di leggi divine.

Nel corso dei 100 anni seguenti la loro morte, l’Europa scelse progressivamente l’approccio del primo  e fu un successo senza precedenti.    Anche la conoscenza della natura che oggi abbiamo, e che non ha precedenti nella storia, deve molto al “Discorso sul metodo”, malgrado il suo autore fosse un pessimo naturalista.

Fu, infatti, in buona parte grazie a questa scelta l’Europa ha costruito quella civiltà industriale e tecnologica che ha indubbiamente creato le più grandi meraviglie della storia.   Ma anche le più grandi tragedie: dalla sovrappopolazione allo sconquasso climatico.

Dunque abbiamo scelto bene o male?   Se aveva ragione Spinoza, profondo conoscitore sia di Cartesio che di Campanella, non c’erano alternative: non poteva che prevalere Cartesio.    Ma forse il compimento ultimo del cartesianesimo potrebbe essere scoprire che, in fondo, aveva ragione Campanella.


“Dopo una vita consacrata alla scienza, la più razionale possibile, posso dirvi che la materia non esiste.   Tutta la materia esiste in virtù di una forza che fa vibrare le particelle e tiene insieme il minuscolo sistema solare di un atomo.    E’ come uno spirito, intelligente e cosciente.   Questo spirito è la ragione di ogni materia.”   Max Plank




martedì 1 settembre 2015

Come i miglioramenti tecnologici aumentano la crescita della popolazione

Dalla pagina FB di Bodhi Paul Chefurka. Traduzione di MR



Ogni sviluppo tecnologico significativo della storia umana sembra aver causato almeno un raddoppio del tasso di crescita. Secondo la mia interpretazione del recente database della popolazione HYDE, ci sono stati cinque salti del genere negli ultimi 80.000 anni, più o meno. Questi salti sono facilmente correlabili con cambiamenti del livello generale di tecnologia, come mostrato nel grafico. Ipotizzo che l'Homo Sapiens abbia cominciato il nostro ultimo periodo dopo il collo di bottiglia di Toba, a partire da 77.000 anni fa, con 10.000 individui. Durante i 65.000 dalla catastrofe di Toba fino allo sviluppo dell'agricoltura intorno al 10.000 AC, la popolazione è cresciuta da 10.000 a circa 2 milioni, ad un tasso medio basso dello 0,01%all'anno o leggermente meno.

domenica 30 agosto 2015

ENI: grande scoperta di gas in Egitto?






"ENI: grande scoperta di un giacimento di gas naturale in Egitto". Come al solito, la stampa da i numeri, ma non riesce mai a renderli comprensibili. Dopo aver detto che dentro questo giacimento è possibile che ci siano "850 miliardi di metri cubi di gas" (e notare il "possibile"), se non il metti in prospettiva, tanto valeva dire "millanta." E' un numero che piomba dal cielo sui lettori che non trovano in questi proclami i dati che permetterebbero di confrontare la dimensione del giacimento con quella delle altre riserve mondiali.

Eppure, ci vuole veramente poco per fare la proporzione. Basta digitare "riserve mondiali di gas naturali" e trovi subito il dato su Wikipedia. E se non ti fidi di Wikipedia, lo trovi in inglese sul sito di BP e lo trovi anche in tanti altri posti. Come sempre, i dati sono incerti, ma un ordine di grandezza lo abbiamo. Al mondo, si ritiene che ci siano qualcosa come 190.000 miliardi di metri cubi di gas naturale estraibile.

Ne consegue che la nuova scoperta aggiunge circa lo 0.45% alle riserve mondiali, sempre ammesso che le riserve "possibili" si rivelino poi reali. Non è che poi sia quella gran cosa epocale che sembrerebbe essere leggendo le iperboli dei giornali.

Intendiamoci, non è una scoperta da poco. Sul Financial Times, dicono che potrebbe soddisfare i consumi dell'Egitto per 10 anni e l'Egitto ha disperatamente bisogno di energia in una situazione economica molto difficile. Ed è anche un bel successo per l'ENI; che ne ha molto bisogno, vista la situazione non proprio brillante del campo di Kashagan, che ancora non produce e non produrrà fino al 2017 (perlomeno). Posto che poi che Kashagan produca qualcosa; è un giacimento molto costoso e con i prezzi del petrolio attuali non conviene di certo. Per non parlare poi del cambiamento climatico che galoppa e fa si che diventi sempre più essenziale lasciare almeno una parte degli idrocarburi fossili sottoterra.

Insomma, la scoperta sembrerebbe una cosa complessivamente seria, ma prima di mettersi a gridare al miracolo, cerchiamo perlomeno di mettere le cose in prospettiva!

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Nota: su "Argento fisico" ER ha anche fatto un po' di conti di quanto potrebbe durare questo gas (ammesso che esista veramente): 

Ah ... e' a mare ... ah, e' a piu' di 4 kilometri di profondita'.... pero' almeno ha delle dimensioni bibliche :) ... 850 miliardi di metri cubi di gas !!! Altro che picchi! .... bastano per .... ehm, in tutta la sua vita questo giacimento produrrà  abbastanza per soddisfare 3 mesi di consumo planetario di gas visto che se ne consumano circa 3.300 miliardi di metri cubi l'anno.

E a tutti quelli che stanno lanciando urla di gioia perché il gas Egiziano ci libererà da Vladimir Putin e dal suo gas Russo, prego di notare che non c'è nessun gasdotto che possa mettere in connessione l'Egitto con l'Italia. E se lo volessimo costruire, dovrebbe passare attraverso una delle regioni più instabili del mondo; la Libia......


sabato 29 agosto 2015

L'E-Cat di Andrea Rossi: la lenta morte di un meme

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi


Risultati di una ricerca usando Google “Trends”. L'E-Cat è morto, ma continua a rimbalzare, un po'.


Notizie dell'E-Cat, il famigerato reattore a fusione da tavolo: Andrea Rossi, l'inventore, ha annunciato che è finalmente riuscito ad ottenere un brevetto del suo dispositivo e che presto verrà commercializzato come scaldabagno domestico.

Dopo quattro anni di dichiarazioni analoghe da parte di Rossi, tutte regolarmente disattese, non vale la pena discutere di quest'ultima, eccetto, forse, per osservare che, nel brevetto, il celebre “reattore nucleare” ora è diventato semplicemente un reattore chimico, contraddicendo quindi tutte le precedenti dichiarazioni di Rossi. Ma, allo stesso tempo, in uno dei siti di Rossi (come descritto qui) si dichiara ancora che avviene una reazione nucleare, ma non più quella che veniva descritta prima, che coinvolgeva nichel ed idrogeno. Davvero, sembra che Rossi punti al record da Guinness dei primati del numero di volte che una persona si può contraddire nelle proprie dichiarazioni pubbliche.