Da “Post Carbon Institute”. Traduzione di MR (via (Maurizio Tron)
La scorsa settimana i giornalisti del Wall Street Journal si sono messi giù ed hanno fatto un po' di conti. Hanno guardato a quando veniva venduto il petrolio nella primavera del 2014 (oltre 100 dollari al barile), a quanto viene venduto oggi (sotto i 50 dollari) ed hanno concluso che se i prezzi rimangono bassi nei prossimi tre anni, all'industria globale del petrolio e i paesi che finanzia mancheranno 4,4 trilioni di dollari in introiti. Man mano che queste società petrolifere, nazionalizzate e scambiate pubblicamente, produrranno circa la stessa quantità di petrolio nei prossimi anni, i 4 trilioni di dollari dovranno provenire principalmente da profitti e spese di capitale. Ed è qui che viene il problema per il futuro dell'offerta di petrolio. Le grandi società petrolifere, specialmente quelle che esportano gran parte della loro produzione, se la sono passata piuttosto bene negli anni scorsi. Le società petrolifere nazionali hanno realizzato grandi profitti per i loro padroni politici. Quelle scambiate pubblicamente hanno sviluppato una tradizione di pagare i buoni dividendi che detestano tagliare. Ciò fa si che siano principalmente le spese di capitale sull'esplorazione per la produzione di più petrolio nei prossimi anni a fare un tuffo come parte del colpo dei 4 trilioni introiti. Anche se i prezzi del petrolio di 50 dollari al barile o meno non continuassero per i prossimi tre anni, ciò comporta comunque um crollo degli introiti di 1,5 trilioni di dollari all'anno o circa tre volte le spese di capitale previste di circa 500 società petrolifere recentemente esaminate.
La IEA ha appena pubblicato una nuova previsione dicendo che mentre gli attuali prezzi del petrolio fanno crescere rapidamente la domanda di prodotti petroliferi, c'è ancora così tanta sovrapproduzione che ci si attende che l'eccesso di petrolio duri un altro anno o più prima che il rapporto offerta/domanda torni in equilibrio. Il ritorno dell'Iran ad una produzione senza costrizioni non aiuterebbe le cose. Guardando i prossimi cinque anni ci sono diverse tendenze o grandi problemi che probabilmente condizioneranno l'offerta e la domanda di petrolio. Il primo è il recente collasso del prezzo che lo rende non più redditizio da dar inizio a nuovi progetti per produrre più petrolio, gran parte del quale ora proviene da alto mare, sabbie bituminose o giacimenti di petrolio di scisto ed è di gran lunga più caro da produrre del petrolio “convenzionale”. Di conseguenza, gli investimenti in progetti di nuova produzione di petrolio sono diminuiti in modo sostanziale negli ultimi anni ed è probabile che diminuiscano ulteriormente. Dal lato della domanda dell'equazione, la Cina è la più grande incognita. Negli ultimi 30 anni i cinesi hanno goduto di una crescita economica senza precedenti, ma di recente la “fabbrica del mondo” non se la passa molto bene. Il suo governo si è dimenato disperatamente per cercare di stimolare la crescita ed allontanare un collasso della propria borsa. Alcuni credono che la Cina sia un'enorme bolla economica che sta per scoppiare portando con sé gran parte del mondo, ovviamente riducendo la sua domanda di petrolio sempre in aumento.
L'altro gorilla da 400 kg che incombe la fuori è il cambiamento climatico. Eccetto per la siccità in California e la tempesta che ha allagato New York qualche anno fa, gran parte dell'America e della Cina in questo senso non sono state colpite abbastanza duramente dal meteo anomalo da raggiungere un accordo per cui fermare il cambiamento climatico è la prima priorità di tutti noi. Le notizie che “sembra che ci siano” 70°C che provengono dal Medio Oriente questa estate hanno poco impatto su coloro che sono convinti che il cambiamento climatico sia una truffa. Se gli effetti del cambiamento climatico dovessero peggiorare nel prossimo futuro al punto da “fare qualcosa prima che la vita sulla Terra diventi impossibile” diventa la percezione maggioritaria del problema, il consumo di combustibili fossili potrebbe essere severamente limitato. Anche se non ampiamente apprezzate, sembra che ci siano alternative praticabili ai combustibili fossili che aspettano di essere sfruttate. La violenza in Medio oriente è peggiorata negli ultimi anni. Anche se la produzione di petrolio in alcune aree è stata limitata da geopolitica e violenza, gran parte del petrolio continua ad essere prodotto. E' inutile parlare dei prossimi cinque anni in Medio oriente. Tuttavia dobbiamo tenere in mente che ci sono almeno mezza dozzina di confronti in corso nella regione che potrebbero trasformarsi in situazioni in cui la produzione di petrolio diventa più limitata.
Se mettiamo tutto questo insieme, cosa abbiamo? La saggezza comune attualmente dice che i prezzi del petrolio è probabile che siano più vicini ai 50 dollari che ai 100 per il prossimo anno e più. La spesa di capitale in nuova produzione per compensare la produzione in declino dei giacimenti esistenti è probabile che crolli ulteriormente, lasciandoci nella situazione in cui l'esaurimento potrebbe superare il petrolio che proviene dai nuovi pozzi o giacimenti. Questa è l'argomentazione che usano coloro che credono che ci troviamo proprio ora in pieno picco di produzione mondiale di petrolio, o molto prossimi. La IEA dice che la domanda di petrolio più economico sta salendo rapidamente, che la produzione di petrolio di scisto attualmente sta crollando e il resto della produzione mondiale è relativamente statica, quindi potremmo vedere i prezzi del petrolio salire ancora dal 2017. E' qui che potrebbe verificarsi il punto di svolta nella storia della produzione di petrolio. Nella storia recente i prezzi in aumento hanno portato i produttori di petrolio ad aumentare ancora le trivellazioni per nuovo petrolio. Tuttavia, al prossimo giro, come detto sopra, ci sono nuovi fattori che potrebbero entrare in gioco. La Cina aumenterà la propria domanda di petrolio fra altri due anni?Il Medio oriente esporterà ancora la stessa quantità di petrolio e produrrà petrolio dato il trambusto e la necessità di aumentare l'aria condizionata? Il mondo avrà deciso che è giunto il momento di dare seriamente un giro di vite alle emissioni di carbonio? Se la produzione globale di petrolio raggiunge una qualche tipo di picco quest'anno ed è minore nel 2016, può riprendersi per raggiungere nuovi massimi negli anni a seguire? Qualsiasi cosa, dagli investimenti inadeguati derivati dai prezzi del petrolio persistentemente bassi ad un grande conflitto nel Medio oriente, potrebbe impedire alla produzione di riprendersi ad un nuovo massimo storico. Viviamo tempi interessanti e potremmo assistere al picco del petrolio prima che ce ne rendiamo conto.
Immagine del Buco finanziario da shutterstock.
Pubblicato originariamente su Falls Church News Press
La scorsa settimana i giornalisti del Wall Street Journal si sono messi giù ed hanno fatto un po' di conti. Hanno guardato a quando veniva venduto il petrolio nella primavera del 2014 (oltre 100 dollari al barile), a quanto viene venduto oggi (sotto i 50 dollari) ed hanno concluso che se i prezzi rimangono bassi nei prossimi tre anni, all'industria globale del petrolio e i paesi che finanzia mancheranno 4,4 trilioni di dollari in introiti. Man mano che queste società petrolifere, nazionalizzate e scambiate pubblicamente, produrranno circa la stessa quantità di petrolio nei prossimi anni, i 4 trilioni di dollari dovranno provenire principalmente da profitti e spese di capitale. Ed è qui che viene il problema per il futuro dell'offerta di petrolio. Le grandi società petrolifere, specialmente quelle che esportano gran parte della loro produzione, se la sono passata piuttosto bene negli anni scorsi. Le società petrolifere nazionali hanno realizzato grandi profitti per i loro padroni politici. Quelle scambiate pubblicamente hanno sviluppato una tradizione di pagare i buoni dividendi che detestano tagliare. Ciò fa si che siano principalmente le spese di capitale sull'esplorazione per la produzione di più petrolio nei prossimi anni a fare un tuffo come parte del colpo dei 4 trilioni introiti. Anche se i prezzi del petrolio di 50 dollari al barile o meno non continuassero per i prossimi tre anni, ciò comporta comunque um crollo degli introiti di 1,5 trilioni di dollari all'anno o circa tre volte le spese di capitale previste di circa 500 società petrolifere recentemente esaminate.
La IEA ha appena pubblicato una nuova previsione dicendo che mentre gli attuali prezzi del petrolio fanno crescere rapidamente la domanda di prodotti petroliferi, c'è ancora così tanta sovrapproduzione che ci si attende che l'eccesso di petrolio duri un altro anno o più prima che il rapporto offerta/domanda torni in equilibrio. Il ritorno dell'Iran ad una produzione senza costrizioni non aiuterebbe le cose. Guardando i prossimi cinque anni ci sono diverse tendenze o grandi problemi che probabilmente condizioneranno l'offerta e la domanda di petrolio. Il primo è il recente collasso del prezzo che lo rende non più redditizio da dar inizio a nuovi progetti per produrre più petrolio, gran parte del quale ora proviene da alto mare, sabbie bituminose o giacimenti di petrolio di scisto ed è di gran lunga più caro da produrre del petrolio “convenzionale”. Di conseguenza, gli investimenti in progetti di nuova produzione di petrolio sono diminuiti in modo sostanziale negli ultimi anni ed è probabile che diminuiscano ulteriormente. Dal lato della domanda dell'equazione, la Cina è la più grande incognita. Negli ultimi 30 anni i cinesi hanno goduto di una crescita economica senza precedenti, ma di recente la “fabbrica del mondo” non se la passa molto bene. Il suo governo si è dimenato disperatamente per cercare di stimolare la crescita ed allontanare un collasso della propria borsa. Alcuni credono che la Cina sia un'enorme bolla economica che sta per scoppiare portando con sé gran parte del mondo, ovviamente riducendo la sua domanda di petrolio sempre in aumento.
L'altro gorilla da 400 kg che incombe la fuori è il cambiamento climatico. Eccetto per la siccità in California e la tempesta che ha allagato New York qualche anno fa, gran parte dell'America e della Cina in questo senso non sono state colpite abbastanza duramente dal meteo anomalo da raggiungere un accordo per cui fermare il cambiamento climatico è la prima priorità di tutti noi. Le notizie che “sembra che ci siano” 70°C che provengono dal Medio Oriente questa estate hanno poco impatto su coloro che sono convinti che il cambiamento climatico sia una truffa. Se gli effetti del cambiamento climatico dovessero peggiorare nel prossimo futuro al punto da “fare qualcosa prima che la vita sulla Terra diventi impossibile” diventa la percezione maggioritaria del problema, il consumo di combustibili fossili potrebbe essere severamente limitato. Anche se non ampiamente apprezzate, sembra che ci siano alternative praticabili ai combustibili fossili che aspettano di essere sfruttate. La violenza in Medio oriente è peggiorata negli ultimi anni. Anche se la produzione di petrolio in alcune aree è stata limitata da geopolitica e violenza, gran parte del petrolio continua ad essere prodotto. E' inutile parlare dei prossimi cinque anni in Medio oriente. Tuttavia dobbiamo tenere in mente che ci sono almeno mezza dozzina di confronti in corso nella regione che potrebbero trasformarsi in situazioni in cui la produzione di petrolio diventa più limitata.
Se mettiamo tutto questo insieme, cosa abbiamo? La saggezza comune attualmente dice che i prezzi del petrolio è probabile che siano più vicini ai 50 dollari che ai 100 per il prossimo anno e più. La spesa di capitale in nuova produzione per compensare la produzione in declino dei giacimenti esistenti è probabile che crolli ulteriormente, lasciandoci nella situazione in cui l'esaurimento potrebbe superare il petrolio che proviene dai nuovi pozzi o giacimenti. Questa è l'argomentazione che usano coloro che credono che ci troviamo proprio ora in pieno picco di produzione mondiale di petrolio, o molto prossimi. La IEA dice che la domanda di petrolio più economico sta salendo rapidamente, che la produzione di petrolio di scisto attualmente sta crollando e il resto della produzione mondiale è relativamente statica, quindi potremmo vedere i prezzi del petrolio salire ancora dal 2017. E' qui che potrebbe verificarsi il punto di svolta nella storia della produzione di petrolio. Nella storia recente i prezzi in aumento hanno portato i produttori di petrolio ad aumentare ancora le trivellazioni per nuovo petrolio. Tuttavia, al prossimo giro, come detto sopra, ci sono nuovi fattori che potrebbero entrare in gioco. La Cina aumenterà la propria domanda di petrolio fra altri due anni?Il Medio oriente esporterà ancora la stessa quantità di petrolio e produrrà petrolio dato il trambusto e la necessità di aumentare l'aria condizionata? Il mondo avrà deciso che è giunto il momento di dare seriamente un giro di vite alle emissioni di carbonio? Se la produzione globale di petrolio raggiunge una qualche tipo di picco quest'anno ed è minore nel 2016, può riprendersi per raggiungere nuovi massimi negli anni a seguire? Qualsiasi cosa, dagli investimenti inadeguati derivati dai prezzi del petrolio persistentemente bassi ad un grande conflitto nel Medio oriente, potrebbe impedire alla produzione di riprendersi ad un nuovo massimo storico. Viviamo tempi interessanti e potremmo assistere al picco del petrolio prima che ce ne rendiamo conto.
Immagine del Buco finanziario da shutterstock.
Pubblicato originariamente su Falls Church News Press