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lunedì 17 ottobre 2022

Vaccini: Una lezione su come NON comunicare sul Web



Questo post mi è venuto in mente dopo aver letto un post di Aldo Manzin su FB che prendo come esempio su come NON si deve condurre un dibattito. Attenzione, non è lo scopo di questo post di criticare il Dr. Manzin in termini professionali o personali (Manzin è professore all'università di Cagliari). Ma, essendo il suo un post pubblico, una critica del contenuto mi sembra lecita, come pure doverosa. 

Il post di Manzin mi da un'occasione per far notare come il dibattito sul Covid e su tante altre cose sia stato condotto con toni e metodi che non ci portano certamente a gestire bene certe situazioni difficili che ci troviamo di fronte. In particolare su come non si dovrebbe mai usare la tecnica nota come la "blastata."

La blastata sul Web è un attacco a tutto campo, con tutta l'artiglieria verbale disponibile. Si parte dal classico "non sapete chi sono io!!" (dott., prof., cav., lupmann., eccetera). Poi offese, ingiurie, accidenti, insinuazioni e altro sono tutte cose ammesse. E' l'equivalente della strategia militare di non prendere prigionieri. Funziona se sei sicuro di vincere, ma non va per niente bene se perdi. In questo caso, ne dovrai pagare le conseguenze.

Anche sul Web, blastare potrebbe forse essere una buona idea quando sei sicuro di poter schiacciare i tuoi avversari. Infatti, è stata usata in modo esteso contro i no-vax, no-mask, no-green pass, eccetera sull'onda della grande paura della pandemia. Ma, comunque vada, a blastare non convinci nessuno, anzi, radicalizzi il dibattito. Poi, ti fai dei nemici e se il vento cambia te li ritrovi davanti, arrabbiati neri.

Per fortuna, quando sei sconfitto in un dibattito verbale non ti fanno un processo a Norimberga e poi ti impiccano. Ma, lo stesso, ritrovarsi sotto il fuoco incrociato di una torma di ex-blastati non è cosa piacevole. Se ne è accorto in questi giorni Fabrizio Pregliasco, per esempio, che si lamenta pubblicamente della caterva di insulti che sta ricevendo. In Italia non si pubblicano liste delle persone più odiate (per fortuna), ma se una lista del genere ci fosse, mi sa che ai primi posti ci sarebbero i virologi televisivi che hanno impestato gli schermi e i social negli ultimi due anni e mezzo. 

Senza andare troppo nei dettagli, noterete subito nel post di Manzin tutti gli errori di comunicazione che sta facendo. Il primo, quello principale, è di aver evidentemente perso le staffe di fronte alle critiche. Non va bene. Se fai vedere che ti sei arrabbiato, vuol dire che chi ti ha criticato ha colpito duro ed ha colpito qualche punto sensibile. E quindi che hai torto.

Poi, c'è la blastata vera e propria. Le frasi tutte in maiuscolo ("ORA BASTA!"), le offese gratuite "no vax del caxxo", "non capite un caxxo...", "tornate a cuccia". Poi, l'auto-incensamento, con l'accusa a chi critica di non capire niente, con l'implicazione che lui, invece si che capisce tutto! Per non parlare della scelta dell'immagine del dito medio -- addirittura quello di Dio! -- il che invita il lettore a chiedersi chi si crede di essere quello che scrive. Insomma, è un testo che sembra fatto apposta per rendersi poco credibile. E anche antipatico.

Infine, c'è un profondo errore di logica. Manzin sostiene l'insostenibile, ovvero che era sempre stato "STRANOTO" (a lettere maiuscole) che i vaccini contro il Covid non immunizzavano. Forse era noto ad alcuni degli addetti ai lavori, ma non a tutti. Fra i tanti, anche Roberto Burioni aveva detto che i vaccini immunizzano, sia pure in modo un po' obliquo. 

In ogni caso, certamente questi addetti ai lavori non hanno fatto un grande sforzo per informare il pubblico e i legislatori. Basta ricordare come nel  nel DL n.127 del 15 ottobre 2021, l'obbligo del Green Pass era giustificato "al fine di prevenire la diffusione dell'infezione da SARS-CoV-2". Per non parlare della  frase simbolo di Mario Draghi, che diceva, fra le altre cose che, "non ti vaccini, contagi, lui o lei muoiono." Draghi non è uno che si intende di vaccini. Se ha detto così, vuol dire che qualcuno dei suoi consulenti gli ha detto che i vaccini evitavano il contagio. E quindi, gli "esperti" non hanno fatto il loro dovere. 

Ora non è il caso di andare a prendersela con chi ha detto esattamente cosa. Ma è il caso di dire che durante il dibattito sul covid sono stati fatti degli enormi errori di comunicazione da parte dei cosiddetti "esperti," specialmente quelli che hanno invaso gli schermi televisivi. Sarebbe il caso, la prossima volta, di ragionarci sopra un po' di più prima di lanciarsi di nuovo in una guerra mediatica totale a base di blastate. Ma mi sa che ci ricascheremo molteplici volte e ampiamente. 

Evvabbé, leggetevi il post di Aldo Manzin, e ditemi cosa ne pensate. 


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Aldo Manzin

CARI NO VAX DEL CAXXO!

Egregi signori no vax che non capite un caxxo né di virologia né di immunologia e vi attaccate (oltre che al caxxo) alle favole complottiste che vi fanno bere ad ogni piè sospinto in modo che le amplifichiate in ogni sede e ogni occasione che avete per palesare la vostra tracotante ignoranza!

ORA BASTA!

L'ultima grande notizia, sventolata ai quattro venti dai quotidiani, dai social e sui siti che più complottari non si può, è che gli stessi dirigenti della Pfizer avrebbero "FINALMENTE" ammesso che il loro vaccino a mRNA (ndr, anche quello della concorrente Moderna) sarebbe stato "sperimentato" e successivamente autorizzato (non approvato) esclusivamente per prevenire lo sviluppo della malattia e non per impedire i contagi. E che quindi tutta la manovra per promuovere le campagne di vaccinazione, sostenerle e "imporle" (in modo più o meno gentile) a sostegno della necessità di controllare la diffusione del virus sarebbe basata su presupposti infondati oltre che illegittimi.

BENE! MA...DOV'È LA NOVITA'?

Che i vaccini a mRNA siano stati sviluppati, sperimentati e poi sottoposti a rolling review con lo scopo di accelerarne l'autorizzazione all'uso è cosa stranota; così come è STRANOTO che siano stati sottoposti DICHIARATAMENTE a valutazione dell'efficacia nel prevenire la malattia grave (e la morte) E NON nell'impedire i contagi!!! Ed è altrettanto noto (e dichiarato pubblicamente) che una valutazione dell'efficacia dei vaccini nel prevenire la trasmissione del virus avrebbe implicato una procedura che avrebbe ritardato di un bel po' l'autorizzazione. E quindi non è stata fatta e la valutazione non è stata richiesta!

CAPITO IGNORANTI NO VAX? Niente di cui meravigliarsi ora, e nessuna truffa dietro l'angolo!
Ma facciamo un passettino indietro (però non vi voglio annoiare più di tanto). Fino all'avvento delle varianti più immunoevasive (ignoranti no vax, sapete cosa vuol dire spero, o no?), in sostanza fino all'avvento di Delta, l'efficacia dei vaccini nel RIDURRE ANCHE il rischio di trasmissione in chi era stato sottoposto ad un ciclo completo di vaccinazione è ben documentata [Report dell'8 marzo 2021 del CDC: https://www.cdc.gov/.../scie.../fully-vaccinated-people.html].

Un inaspettato, e gradevolissimo "effetto collaterale" (come lo definisco io) del vaccino a mRNA!

Certo, l'effetto protettivo, poi, con l'avvento delle nuove e attuali Varianti tende a ridursi (fino quasi ad annullarsi) nel tempo: eppure i vaccini mantengano un'OTTIMA efficacia nel prevenire la malattia grave e la morte....Ma questa è un'altra storia.

Quindi non cari ignoranti no vax smettetela di ciarlare ogni volta che vi sia data la possibilità di rialzare la testa (?): informatevi, studiate e tornate a cuccia, il luogo più idoneo dove dovreste accomodarvi (senza che importuniate i legittimi inquilini).

(Nebulosa Gesto di Dio. foto tratta da: https://www.facebook.com/PassioneAstronomia/)








venerdì 27 ottobre 2017

L'ottimismo sul clima è stato un disastro. Ci serve un nuovo linguaggio – disperatamente

Da “The Guardian”. Traduzione di MR

Di Ellie Mae O'Hagan

Il meteo estremo degli ultimi mesi cambia le carte in tavola: di sicuro adesso il mondo è pronto per parlare di cambiamento climatico come una catastrofe da collasso della civiltà



 Una casa alluvionata a Houston. “Grandi aree delle superpotenze globali dominanti è stata decimata da due tempeste che fanno impallidire Katrina in meno di un mese”. Foto: David J Phillip/AP

Nel 1988, quando lo scienziato James Hansen ha detto ad un comitato del senato che era “tempo di smettere parlare a vanvera e dire che ci sono prove molto chiare del fatto che l'effetto serra è già qui”, coloro che lo hanno preso sul serio pensavano che se solo avessero insistito nell'enfatizzare che questo fatto terribile ci avrebbe alla fine distrutto, si sarebbe agito. Invece è avvenuto il contrario: di fronte alla terribile realtà del cambiamento climatico, la maggior parte della gente tendeva a rifugiarsi in una visione panglossiana del futuro, o semplicemente non voleva ascoltare.

E' stato fatto molto lavoro da allora per capire perché il cambiamento climatico sia cosi unicamente paralizzante, principalmente da George Marshall, autore del libro “Non pensarci nemmeno”. Marshall descrive il cambiamento climatico come “il crimine perfetto e non rilevabile al quale tutti contribuiscono ma per il quale nessuno ha un movente”. Il cambiamento climatico è sia troppo vicino sia troppo lontano perché noi riusciamo ad interiorizzarlo: troppo vicino perché lo peggioriamo con le azioni di ogni minuto delle nostre vite quotidiane; troppo lontano perché fino ad ora è stata una cosa che colpisce stranieri in paesi stranieri, o versioni future di noi stessi che possiamo concepire solo in modo effimero.

E' anche troppo enorme. La verità è che se non agiamo ora per il clima, le scarsità alimentari, le migrazioni di massa e l'instabilità politica che causerà potrebbero vedere il collasso della civiltà nell'arco delle nostre vite. Chi di noi può sostenere questa consapevolezza?

Non sorprende quindi che qualche anno fa gli attivisti del clima siano passati ad un messaggio di ottimismo. Hanno dato retta a studi che mostravano che l'ottimismo era più galvanizzante della disperazione ed hanno iniziato a parlare di storie di speranza, emancipazione e successo. Hanno aspettato che si verificasse qualche evento meteorologico estremo per far sì che gli ultimi pezzi del puzzle andassero al loro posto. Forse l'alluvione di New Orleans sarebbe stata sufficiente; forse alcune delle persone bianche e ricche che sono state strapazzate dall'uragano Sandy avrebbero usato il loro privilegio per richiedere azione. Forse Harvey o Irma – ed ora Maria – avrebbero provocato la fuga dal nostro stordimento. Non è accaduto.

Piuttosto, penso che quello che ha fatto un pensiero di ottimismo sia creare un enorme canyon fra la realtà del cambiamento climatico e la percezione che ne ha la maggior parte della gente. Un messaggio ottimista ha portato alla compiacenza - “la gente dice che è fattibile, quindi probabilmente andrà tutto bene” - e sostenere le storie di successo ha convinto le persone che l'azione patetica e logora intrapresa dai governi sia finora sufficiente. Ho perso il conto del numero enorme di persone consapevoli e politicamente impegnate che ho incontrato che non hanno idea di quanto ci sia in gioco.

Potrebbe essere che se il momento di un movimento di massa non è adesso, non ce ne sarà nessuno. Il fatto è che nessuno sa come risolvere l'enigma come persuadere l'opinione pubblica perché chieda azione per il clima. Io non ho di sicuro le risposte. Ma penso che dobbiamo contemplare l'idea che qualcosa stia andando disastrosamente male – che forse è tempo di tornare sui nostri passi e ripensare il modo in cui parliamo del cambiamento climatico.

Sono successe due cose significative da quella audizione del comitato del Senato del 1988: la prima è l'Accordo di Parigi del 2015 per cercare di limitare il riscaldamento ad 1,5°C – una ricerca uscita questa settimana mostra che questo è ancora possibile. La seconda è che grandi aree delle superpotenze globali dominanti è stata decimata da due tempeste che fanno impallidire Katrina in meno di un mese. Le circostanze sono cambiate negli ultimi 30 anni: il cambiamento climatico è un dato di fatto ora ed abbiamo un obbiettivo specifico da perseguire, per limitare il danno che causerà.


”Dobbiamo mettere in crisi il silenzio pervasivo sul cambiamento climatico” George Marshall, l'autore di “non pensarci nemmeno”, parla ad un evento organizzato da The Guardian. 

Una nuova campagna potrebbe concentrarsi sulla necessità che i governi raggiungano l'obbiettivo dei 1,5°C, enfatizzando quanto sarebbero terribili le conseguenze se non lo facciamo. La gente non ha più bisogno di immaginare come sia il cambiamento climatico: possono vederlo nell'acqua del mare che ha avvolto le isole dei Caraibi, nelle case sommerse di Houston, nei bollettini di coloro che non sono riusciti a fuggire e si sono preparati a perdere tutto. In Gran Bretagna abbiamo visto l'acqua dell'alluvione inondare interi paesi; un pub che è diventato una via di transito per un fiume gonfio. E' così che si presenta una catastrofe alla porta di casa e forse è tempo che colleghiamo queste immagini al cambiamento climatico con tanto piglio quanto quello con cui l'industria dei fossili lo nega.

Potrebbe funzionare il linguaggio dell'emergenza? Non è mai stato provato con tutte le prove meteorologiche che abbiamo oggi e non abbiamo mai avuto un obbiettivo più chiaro ed unanime come quello concordato a Parigi. La sola cosa che so è che gli eventi degli ultimi mesi hanno cambiato i giochi e questo è il momento di cominciare a dibattere un modo nuovo di parlare del cambiamento climatico. Potrebbe essere che se non è questo il momento di un movimento di massa, non ce ne sarà mai uno.

• Ellie Mae O’Hagan è redattrice presso openDemocracy  ed è una giornalista freelance

mercoledì 6 aprile 2016

In che modo la più grande tecnologia mai sviluppata si è ritorta contro di noi

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR




La selezione naturale probabilmente è stato il fattore che ha portato il l'alce irlandese a sviluppare palchi sovradimensionati: erano una caratteristica benefica per i maschi nel gioco della competizione sessuale. Tuttavia, il peso dei palchi era anche un fardello e si è detto che sia stata una delle ragioni, forse quella principale, che ha portato all'estinzione della specie circa 7.000 anni fa. Nel caso degli esseri umani, potremmo considerare il linguaggio come una caratteristica evolutiva vantaggiosa, ma anche come una cosa che potrebbe rivelarsi come portatrice di conseguenze negative proprio come i palchi degli alci: lo tsunami di bugie alle quali siamo continuamente esposti.  Immagine da Wikipedia 


Il linguaggio è il verp e proprio punto di rottura fra gli esseri umani e qualsiasi altra cosa che cammina, striscia o vola sulla faccia della terra. Nessun'altra specie (eccetto le api) ha strumenti che possano essere usati per scambiarsi informazioni complesse fra gli individui in termini, ad esempio, di dove si può trovare il cibo e in quali quantità. E' il linguaggio che crea la “ultrasocialità” umana, è il linguaggio che ci permette di metterci insieme, pianificare per il futuro, fare le cose. Il linguaggio può essere visto come una tecnologia di comunicazione di incredibile potere. Ma, come per tutte le tecnologie, ha conseguenze inattese.

sabato 12 settembre 2015

Dodici modi per comunicare il cambiamento climatico in modo più efficace

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (via Cristiano Bottone)

Sii coerente, parla dei rischi piuttosto che delle incertezze, usa delle immagini, racconta storie di esseri umani e dai il messaggio principale prima degli avvertimenti



Un nuovo manuale suggerisce che coloro che comunicano il cambiamento climatico usino storie ed immagini per rendere più accattivanti i rapporti scientifici complessi. Foto: Ryan McGinnis/Alamy

Di Adam Corner

L'incertezza è una caratteristica inevitabile del dibattito sul cambiamento climatico – proprio come di ogni altro problema complesso scientifico o sociale. Ma gli scettici hanno usato (ed in alcuni casi abusato) della presenza di incertezza nelle proiezioni climatiche per sostenere che la scienza non è sufficientemente definita da giustificare politiche di taglio del carbonio. In risposta, gli scienziati – che tendono per natura alle sfumature, alla cautela e all'andare per tentativi nel loro stile di comunicazione – si sono spesso sentiti spesso costretti a mettere in primo piano le incertezze e gli avvertimenti nel proprio lavoro al posto di concentrarsi sui molti aspetti della scienza del clima sui quali c'è un forte consenso. Purtroppo, le norme che governano il dialogo fra scienziati sono spesso in conflitto diretto coi canoni della comunicazione efficace. Messaggi semplici e concisi sono difficili da estrapolare da dati complessi e caotici.

lunedì 9 marzo 2015

Aporia

DaThe Great Change”. Traduzione di MR

 "Strategicamente, tutto si riduce a giocare la carta della paura o quella della speranza, anche se non si escludono l'una con l'altra".

Di Albert Bates


Ultimamente abbiamo ponderato strategie attraverso le quali le persone consapevoli si sono approcciate alla minaccia esistenziale posta dal cambiamento climatico. Ha poco senso sprecare tempo in strategie che sono destinate a fallire, quindi periodicamente dobbiamo chiederci se il tempo dedicato alla rabbia, a reinventarci e a re-inquadrarci sia ben speso. In numerosi anni nel passato abbiamo adottato un approccio “tutto quello di cui” al consiglio di mitigare il cambiamento climatico, concedendo ugual peso ai processi esasperanti dei negoziati e agli arresti di massa. Da un lato ci impegniamo nella ritualità complessa degli incontri lunghi settimane delle Nazioni Unite cercando di metterci d'accordo su codici di condotta vincolanti. Dall'altro ci rallegriamo alle dimostrazioni di piazza ed ascoltiamo discorsi di incoraggiamento delle celebrità che ci dicono che dobbiamo modificare i nostri stili di vita, diventare verdi, conservare.

martedì 22 febbraio 2011

L'armata dei robot negazionisti

Siamo attaccati dai robot negazionisti?


Arrivano dal web notizie assai strane e preoccupanti sull'uso di programmi molto sofisticati per inquinare il dibattito su internet. Ne trovate notizia, per esempio,  sul "Daily Kos" oppure su "Climate Progress". Sono i "denier bot", i robot negazionisti all'attacco.

Recentemente sono stati resi pubblici alcuni messaggi interni a una ditta che si chiama HBGary specializzata in comunicazione. Parlano di creare una vera e propria armata di "marionette digitali" (sockpuppet) con lo scopo di invadere gli spazi di discussione di internet con un gran numero di false personalità - tutte dedicate a spargere notizie false e opinioni contraffatte, soprattutto in campi come la difesa dell'ambiente, il cambiamento climatico e cose del genere.


Certe cose fanno impressione, per esempio, su "DeSmog Blog" leggiamo che questi parlano di:

"... creare un esercito di marionette dotate di un sofisticato software di  “gestione del personaggio" che permette a un piccolo gruppo di solo poche persone di apparire come se fossero tanti, allo stesso tempo evitando che i personaggi si sovrappongano uno sull'altro. Poi, in più, il gruppo può automatizzare alcune funzioni, cosicché un solo personaggio può apparire come un'intera rivolta di colletti bianchi."

Non è chiaro se questo tipo di software esista veramente e se venga utilizzato. Ma, sicuramente, è possibile realizzarlo.

Se questo tipo di cose si diffonde (e forse si è già diffuso), le conseguenze saranno (sono?) pesanti per quello che noi continuiamo a chiamare il "dibattito." Pensiamo che quelli che ci parlano su internet nei commenti e nei gruppi di discussione siano esseri umani e come tali meritevoli di risposta. E invece non lo sono. Camminano tra di noi.

In Italia, per fortuna, sembra che a queste cose non siamo ancora arrivati, per ora. Invece dei sofisticati robot-negazionisti ci dobbiamo contentare del nostro Claudio Costa che, in confronto, fa quasi tenerezza. Ma ho il dubbio che arriveranno presto anche da noi.

Vi passo qui l'articolo di Desmog blog - da meditare.
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Are Climate Deniers and Front Groups Polluting Online Conversation With Denier-Bots?

 
There appears to be an increasingly sophisticated and planned effort by conservatives and polluter front groups to use “persona management” software to pollute social media outlets and website comment forums with auto-generated sockpuppet swarms designed to mislead and misrepresent real people.

Leaked emails from Aaron Barr, CEO of a federal subsidiary for HB Gary, disclose the latest efforts and technology used underhandedly for “ganging up on bloggers, commenters and otherwise ‘real’ people to smear enemies and distort the truth.”

This phenomenon was first reported by Happy Rockefeller over at Daily Kos.

ClimateProgress is following this issue, particularly when it comes to the online discussion about climate change, noting that readers joke about pre-programmed ‘denier-bots’ and “how the same arguments and phrasings keep cropping up in the comments’ section of the many unmoderated news sites on the web.”

While proof that some of our democratic debate is artificial may come as a revelation for some, and be unsurprising for others, the implications are significant. It is increasingly difficult to know with any certainty whose comments are real, and it is undeniable that some readers are susceptible to bandwagon mentality when they see large amounts of comments and ‘support’ for particular interests. The Koch Brothers with their many campaigns of disinformation are master manipulators of debate and are merely one, albeit a high-profile example, of human and media manipulation.

The following excerpts come from Happy Rockefeller’s discussion: 

…HB Gary people are talking about creating “personas”, what we would call sockpuppets. This is not new. PR firms have been using fake “people” to promote products and other things for a while now, both online and even in bars and coffee houses.

But for a defense contractor with ties to the federal government, Hunton & Williams, DOD, NSA, and the CIA –  whose enemies are labor unions, progressive organizations,  journalists, and progressive bloggers –  a persona apparently goes far beyond creating a mere sockpuppet.

According to an embedded MS Word document found in one of the HB Gary emails, it involves creating an army of sockpuppets, with sophisticated “persona management” software that allows a small team of only a few people to appear to be many, while keeping the personas from accidentally cross-contaminating each other. Then, to top it off, the team can actually automate some functions so one persona can appear to be an entire Brooks Brothers riot online.

Persona management entails not just the deconfliction of persona artifacts such as names, email addresses, landing pages, and associated content.  It also requires providing the human actors technology that takes the decision process out of the loop when using a specific persona.  For this purpose we custom developed either virtual machines or thumb drives for each persona.  This allowed the human actor to open a virtual machine or thumb drive with an associated persona and have all the appropriate email accounts, associations, web pages, social media accounts, etc. pre-established and configured with visual cues to remind the actor which persona he/she is using so as not to accidentally cross-contaminate personas during use.


This is an excerpt from one of the Word Documents, which was sent as an attachment by Aaron Barr, CEO of HB Gary’s Federal subsidiary, to several of his colleagues to present to clients:


To build this capability we will create a set of personas on twitter,‭ ‬blogs,‭ ‬forums,‭ ‬buzz,‭ ‬and myspace under created names that fit the profile‭ (‬satellitejockey,‭ ‬hack3rman,‭ ‬etc‭)‬.‭  ‬These accounts are maintained and updated automatically through RSS feeds,‭ ‬retweets,‭ ‬and linking together social media commenting between platforms.‭  ‬With a pool of these accounts to choose from,‭ ‬once you have a real name persona you create a Facebook and LinkedIn account using the given name,‭ ‬lock those accounts down and link these accounts to a selected‭ ‬#‭ ‬of previously created social media accounts,‭ ‬automatically pre-aging the real accounts.


In another Word document, one of the team spells out how automation can work so one person can be many personas:


Using the assigned social media accounts we can automate the posting of content that is relevant to the persona.  In this case there are specific social media strategy website RSS feeds we can subscribe to and then repost content on twitter with the appropriate hashtags. In fact using hashtags and gaming some location based check-in services we can make it appear as if a persona was actually at a conference and introduce himself/herself to key individuals as part of the exercise, as one example.  There are a variety of social media tricks we can use to add a level of realness to all fictitious personas.
There is no solution to this sort of third party and vested interest manipulation, but certainly making more people aware that this is a major issue is a great start to ensuring our conversation is real, and not overrun with denier bots.

domenica 30 gennaio 2011

Gli errori di Al Gore: messaggio e messaggero nella comunicazione sul riscaldamento globale

Al Gore è grasso, Al Gore va in aereo, Al Gore consuma energia. Argomenti ripetuti fino alla nausea dai contraristi ma che sono un'indicazione che Al Gore ha sbagliato qualcosa di importante nel presentare la sua immagine nel dibattito in corso. (fonte)


Anni fa, mi ricordo che mio zio mi disse, "Io voto per Berlusconi; se è diventato ricco lui, vedrai che ci farà diventare ricchi anche noi".

Potete essere daccordo o no con mio zio, ma non si può negare che lui aveva percepito correttamente il messaggio che Berlusconi stava dando - e tuttora sta dando - al pubblico.

Berlusconi ha capito benissimo che il messaggero è parte integrante del messaggio. Il suo presentarsi come avvolto nel lusso e la sua pretesa prestanza sessuale sono parte integrante del suo messaggio. Ed è proprio il messaggio che aveva capito mio zio: "se io sono ricco, potente e ho tante donne" ci comunica Berlusconi, "lo potete essere anche voi".

La coerenza fra messaggio e messaggero è una delle ragioni del successo di Berlusconi. Certo, con le donne, sembra che ultimamente abbia esagerato, e non di poco. Ma il fatto che non ci siano reazioni contrarie particolarmente forti nell'opinione pubblica indica che, nel complesso, la sua strategia continua a funzionare.

Berlusconi non è l'unico che ha capito come gestire la propria immagine. In effetti, una delle strategie più efficaci nella comunicazione per il comunicatore è di immedesimarsi nel messaggio. Ci ricordiamo di George Bush Jr. che è apparso vestito da pilota da caccia su una portaerei per dare il suo messaggio di "missione compiuta" in Iraq. Bush guerriero è forse anche più improbabile di Berlusconi stallone (perlomeno, non puoi comprare in farmacia delle pillole che ti fanno diventare pilota da caccia). Ma anche Bush tendeva a dare un'immagine coerente con la sua politica di potenza militare. In politica, è l'immagine che conta, non la sostanza. Qui, il successo per Bush è stato di breve durata, ma indubbiamente c'è stato.

Ci sono molti altri esempi di leader la cui immagine è coerente con la loro politica - anzi, questa è un requisito cruciale per poter essere un leader. Non è necessario dare un'immagine di grande potenza sessuale o militare. Gandhi, per esempio, con la sua magrezza e il suo lenzuolo di lino addosso dava esattamente l'immagine che voleva dare quando chiedeva sacrifici al popolo indiano. A ognuno la sua immagine. Sarebbe stato sbagliatissimo per Gandhi presentarsi circondato da ragazzine in minigonna, così come per Berlusconi lo sarebbe presentarsi vestito soltanto di un lenzuolo di lino.

Ora, il punto che vorrei discutere qui è la comunicazione di un messaggio che è vitale per la nostra stessa sopravvivenza. Questo messaggio è quello della realtà del cambiamento climatico causato dall'uomo e dalla necessità impellente di prendere provvedimenti per ridurne gli effetti negativi.

Abbiamo detto che messaggio e il messaggero sono strettamente correlati. Qui, ci rendiamo conto che quello che è forse il messaggero principale sulla questione del riscaldamento globale, Al Gore, ha fatto dei gravi errori. Non è riuscito a dare un'immagine di se coerente con il messaggio che cercava di dare.

Quello sul riscaldamento globale è un messaggio che parla di sacrifici. Per quanto si possa indorare la pillola, questa cosa non la puoi ignorare. E, allora, ci voleva un'immagine appropriata. Non che Al Gore si sarebbe dovuto presentare vestito solo di un lenzuolo di lino come Gandhi, ma certamente ha trascurato il problema. Il fatto di essere grasso, di avere estese proprietà, di non negarsi niente di quello che i ricchi possono avere (incluso divorziare dalla moglie per una donna più giovane) - sono tutte cose poco coerenti con il messaggio della necessità di sacrifici. Su questo punto, le forze dell'anti-scienza hanno potuto montare facilmente una campagna aggressiva di denigrazione che è risultata piuttosto efficace.

Il problema si pone anche per quelli che sono i tipici messaggeri del cambiamento climatico: gli scienziati. Se ci pensate sopra, vedrete subito che il tipo di immagine che danno di se gli scienziati non è adatto a parlare di sacrifici. Lo scienziato, nella comune visione, è una figura benevola e anziana, tipo Einstein o il suo alter-ego filmico, Doc Emmett Brown di "Ritorno al Futuro". In questa immagine, lo scienziato viene fuori come il "nonno buono" che ti porta al negozio di giocattoli e ti compra quello che vuoi. Così, lo scienziato nel suo laboratorio inventa tutti quei bei giocattoli che ci piacciono tanto: telefonini, tv a grande schermo, videogames, e tutto il resto. E' la figura di Babbo Natale - che poi in pratica è più un nonno che un padre (e, infatti, in Russia, Babbo Natale viene chiamato "Nonno Gelo").

Se a tutto questo si aggiunge che lo scienziato in media trascura completamente il problema della comunicazione, convinto che basti "far parlare i fatti," allora vediamo che non ci siamo proprio. Non c'è troppo da stupirsi della reazione rabbiosa, addirittura violenta, che si è scatenata quando gli scienziati hanno cercato di dire alla gente che erano necessari dei sacrifici per fronteggiare il riscaldamento globale. E' un'incoerenza di presentazione; uno scollamento fra messaggio e messaggero. E' come per dei bambini prendersi uno scappellotto dal nonno: non si fa, non è nel personaggio. E' come se Babbo Natale portasse veramente il carbone: in pratica non succede mai.

Quindi, dobbiamo ragionare su queste cose; è vitale. Dobbiamo capire che con il messaggio che stiamo cercando di dare non possiamo più presentarci come dei piccoli Babbo Natale o - peggio - come dei nerd che bisogna lasciare in pace, tanto sanno loro cosa fare.

Curiosamente, quale immagine dobbiamo prendere ce lo fa vedere proprio Al Gore. Nel suo film "una scomoda verità" aveva fatto tutto bene; incluso scegliere il modo di presentarsi. Se ci pensate sopra, il momento più bello e più toccante del film è quando Al Gore ci racconta della sua famiglia; di quando si era preoccupato che suo figlio potesse morire. Ne viene fuori un'immagine sincera di una persona preoccupata. E' la figura del padre. 

Siamo arrivati al nocciolo della faccenda: chi è che ti può chiedere dei sacrifici nella tua vita? Tipicamente è tuo padre. E' una persona che non può agire altrimenti che per il tuo bene e che, proprio per questo, ti può chiedere - e anche ordinare - di non fare delle cose che tu invece vorresti fare; dal rubare la marmellata al mangiarti la torta alla crema tutta intera.

Il buon genitore è una figura nella quale hai fiducia e proprio per questo accetti da questa figura anche dei rimbrotti o delle richieste di sacrifici. Pensate a una cosa: nella vita, chi è che vi può parlare di cose brutte come la morte, la sventura e il dolore? Tipicamente, è un religioso. E come lo chiamate un religioso, un prete o un frate? Lo chiamate Padre. Anche se non siete religiosi, sarete daccordo sul fatto che la Chiesa Cattolica in 2000 anni certe cose le ha imparate.

Ne consegue che chi vuole comunicare sull'argomento del cambiamento climatico, deve cercare di assumere un ruolo adatto. Non deve necessariamente assumere il ruolo del padre, ma comunque quello di una persona di fiducia che ti può dare un consiglio disinteressato - per il tuo bene.

Ovviamente, bisogna evitare di scivolare nel paternalismo: se uno vuol prendere un ruolo del genere, non lo può pretendere; deve meritarselo. Ovvero, deve meritarsi la fiducia dei suoi interlocutori. Non è soltanto una questione di immagine ma anche - e soprattutto -  di sostanza. Non siamo politici che controllano i media e anche se lo potessimo fare non sarebbe giusto farlo. Il modo migliore per avere fiducia da chi ti circonda è di essere una persona alla quale si  può dare fiducia.

Su questo punto, io credo che gli scienziati abbiano fatto l'errore di non apparire per quello che veramente sono - ovvero quasi sempre persone oneste, dedicate al loro lavoro, entusiaste di quello che fanno e che fanno per compensi finanziari modestissimi. Pensate a Rajendra Pachauri, presidente dell'IPCC. E' stato oggetto di un'infame campagna di denigrazione ma, a una verifica, ne è venuta fuori una persona ammirevole e di specchiata onestà. L'errore di Pachauri, tuttavia, è stato di essere soltanto una persona onesta e di non preoccuparsi a sufficienza anche di apparire come tale. Lui e moltissimi scienziati sono persone perfettamente adeguate al ruolo di figura di riferimento alla quale si può dare fiducia.

Si tratta allora di cominciare a pensare in questi termini. Tutti quelli di noi (anche se non sono scienziati) che si sentono addosso la responsabilità di salvare gli umani da loro stessi, devono pensare a presentarsi in modo adeguato. Vuol dire prima di tutto essere persone serie nel senso di sapere di cosa si parla, vuol dire lavorare seriamente e con impegno. Vuol dire agire in modo coerente con il messaggio. Non vuol dire andare in giro vestiti con un lenzuolo come Ghandi, ma dobbiamo mettere in pratica le cose che diciamo agli altri. Per esempio, se diciamo che bisogna emettere meno carbonio, non dobbiamo e non possiamo presentarci in giro con la SUV.

Io credo che queste cose tutti noi più o meno le stiamo facendo, ma dobbiamo fare di più per farlo sapere e dobbiamo comportarci in modo consistente. Anche nei dibattiti, è questione di acquisire un certo "stile". Alle volte, ti trovi di fronte a persone che si comportano come dei bambini che fanno le bizze. Con questi, non è necessario essere aggressivi, ma devi riconoscerli per quello che sono. Un bambino che ha una bizza può fare un gran rumore, ma un padre o una madre che gli vogliono veramente bene non gli daranno ragione per questo.

domenica 2 gennaio 2011

Cassandra nel 2011


La profetessa in piena azione mentre prepara qualche magico intruglio (o forse soltanto una zuppa di piselli - a giudicare dal colore) - un quadro di John William Waterhouse (*).


Con l'inzio del 2011 fa un po' più di un anno che ho iniziato il blog "Cassandra", ma è circa un anno che ha preso la sua forma attuale di blog dedicato alla comunicazione scientifica sul clima.

Devo dire che il risultato di tanto lavoro è stato buono: Cassandra risultava a Dicembre 2010 il blog n. 10 fra i blog scientifici e il n. 209 fra tutti i blog Italiani nella classifica di Wikio. Secondo i criteri di Wikio è il primo in assoluto fra i blog italiani che si occupano principalmente di clima.

Insomma, niente male per un blog del tutto personale che non gode di nessuna promozione è che è solo il risultato di alcuni "sassolini nelle scarpe" che avevo intenzione di levarmi e che mi sto ancora levando. Va anche detto che, nell'era del bunga-bunga, del clima sembra che non glie ne importi niente a nessuno, quindi è già un grosso risultato che qualcuno ti noti se parli di un argomento considerato del tutto marginale.

In un anno di blogging mi sono occupato di tante cose; ho ricevuto insulti vari, pubblici e privati, e persino qualche pubblica minaccia di morte,  sono stato pubblicamente infamato da Paolo Granzotto sul "Giornale," e ho avuto uno scambio interessantissimo con l'arci-complottista Gianluca Freda che mi ha definito "Sacerdote di ASPO" (in fondo, un titolo appropriato per uno che si rifà a Cassandra, la sacerdotessa).

Insomma, è stato appassionante, divertente a - occasionalmente - inquietante. Più che altro, ho imparato moltissime cose. Una che non finisce di stupirmi è il potere della propaganda sulla mente umana. Comincio sempre di più a pensare che la propaganda basata sui media è stata la vera rivoluzione scientifica del ventesimo secolo; ben più importante di sciocchezzuole come la meccanica quantistica e la relatività.

Un'altra cosa che ho imparato e che sto imparando è l'incredibile importanza della scienza del clima. Qualche cretino, là fuori, crede veramente che tutta la faccenda si possa ridurre a una polemica su una curva che somiglia a una "mazza da hockey", ma non sa cosa si perde. La scienza del clima è un'altra grande rivoluzione scientifica del ventunesimo secolo: è la comprensione dei meccanismi che fanno vivere un intero pianeta.

Quando uno lavora su una cosa che gli interessa, di solito i risultati sono buoni. Vi posso dire che ogni post che pubblico è una piccola avventura intellettuale che mi fa imparare qualcosa di nuovo. Spero di riuscire a passare qualcosa di questo fascino anche ai lettori.

Certo, un po' mi sento in imbarazzo a notare come lo sforzo di persone ben più competenti di me sul clima è stato forse premiato un tantino meno del mio. Ma, in ogni caso, mi fa piacere che i blog seri sul clima si piazzano benino nella classifica di Wikio. Mi fa ancora più piacere che i blog non seri sul clima, al contrario, si trovino molto più indietro, o non esistano per niente. Questo include i vari insetti immondi, i monitoraggi semi-militarizzati e quelli che sul riscaldamento globale hanno capito tutto esattamente al contrario.

Quindi, Cassandra ha fatto un buon lavoro nel 2010, ora vediamo come andrà nel 2011. Comunque, queste cose sono sempre in movimento. A un certo punto, il tuo blog va bene, poi ti accorgi che è scivolato non si sa dove. Non importa, l'importante è continuare a fare un buon lavoro. Ringrazio tutti i lettori, tutti quelli che hanno segnalato il blog, tutti i commentatori e buon anno a tutti.



Ringrazio anche Marco F. di Leucophaea per la segnalazione della posizione di Cassandra. Da notare anche che la classifica di Wikio non è basata sul numero di visite ma sui link che un blog riceve. Credo che sia una buon modo per stimare la qualità del blog: le visite possono essere molto brevi, ma se uno linka qualcosa di un blog vuol dire che lo ha letto, l'ha capito e lo ha trovato interessante.

Infine, qualche breve nota sulla classifica degli altri blog sul clima così com'era a Dicembre. Una comparazione precisa non è possibile, perché alcuni blog sul clima sono classificati nella categoria "Ambiente", altri in quella di "Scienza". Fra questi ultimi, "Ocasapiens"  si piazza molto bene al 14 posto fra i blog scientifici, subito dietro "Cassandra" (sento sul collo l'alito di Sylvie Coyaud!). Fra i blog sul clima classificati nella categoria "Ambiente" "Climalteranti" è al primo posto (n. 18). Al secondo posto (N. 31) troviamo "Il Kyoto Fisso" di Antonello Pasini. Infine, "Mondi Sommersi" è 50esimo.


(*) Ringrazio Maurizio Morabito, aka "Il Tafano" per aver corretto un errore nell'attribuzione del quadro.


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martedì 9 novembre 2010

Insegnare la scienza del clima


Ugo Bardi impegnato in una lezione sulla scienza del clima. Sullo schermo, un diagramma che usa i simboli di Odum per descrivere la dinamica di interazione di un sistema a flusso, come il nostro pianeta illuminato dal sole. 

La generazione di chimici che è venuta prima della mia non ha trovato la meccanica quantistica fra le materie che si insegnavano all'università; perlomeno non nella facoltà di Chimica. Se la sono dovuta studiare a pezzi e a bocconi, un po' da soli e un po' inserita nei programmi di corsi che non la comprendevano ufficialmente. Qualcosa di simile lo vediamo oggi con la scienza del clima o, meglio detto, la scienza degli ecosistemi terrestri. Le novità scientifiche, anche se importanti, ci mettono un po' di tempo ad arrivare nei corsi universitari.

La scienza degli ecosistemi sta avendo oggi una vera e propria rivoluzione galileiana con la scoperta e la chiarificazione dei meccanismi dell'ecosfera. E' una rivoluzione altrettanto eccitante e affascinante quanto quella della meccanica quantistica negli anni '30; al tempo di Bohr e Einstein. Ma non la si insegna nei corsi di chimica. Chi vuole impararla deve farlo a pezzi e a bocconi; un po' da solo, e un po' di straforo in dei corsi che non la prevedono direttamente.

Bene, mi sono provato a colmare questa lacuna insegnando un po' di scienza del clima a un corso che sto tenendo questo semestre. E' un corso che verte principalmente sulle tecnologie per la sostenibilità, ma mi è parso ragionevole cominciarlo spiegando una delle ragioni principali per la quale dobbiamo lavorare per la sostenibilità, ovvero il cambiamento climatico.

La scienza del clima è cosa di incredibile complessità e personalmente non pretendo certo di poterla approfondire ai livelli di un vero esperto. Però, in due lezioni di un paio d'ore ciascuna si possono chiarire i concetti fisici di base e sgombrare il campo dalle infinite fesserie che si raccontano in giro. Se questi concetti li racconti a persone che hanno una discreta preparazione di base di fisica e termodinamica - studenti di chimica del corso di specialistica - vedi che il messaggio passa. Ho fatto qualche domanda di verifica è ho visto che le cose le hanno capite; e anche discretamente bene.

Questa breve esperienza di insegnamento sul clima è stata una boccata d'aria rispetto alle polemiche che si fanno di continuo su internet. Vedete, insegnare è una cosa che ha una tradizione che va indietro a Socrate e ancora prima, a quando gli anziani della tribù insegnavano ai giovani cacciatori come seguire le tracce dei bisonti. E' un rapporto fra insegnante e studente dove ognuno ha il suo ruolo specifico.

Attenzione; il fatto che tu sia l'insegnante non ti da il diritto di raccontare qualsiasi fesseria mentre il fatto che tu sia studente non vuol dire che ti devi sorbire supinamente quello che ti viene raccontato. Ma c'è questo rapporto di fiducia che fa si che chi insegna fa del suo meglio per insegnare e chi impara fa del suo meglio per imparare.

Se funziona questo rapporto fra insegnante e studente, l'insegnamento funziona e il tutto è proficuo e piacevole sia per chi insegna che per chi apprende. Se si rompe, però, è un disastro. Nessuno può imparare nulla se a ogni affermazione di chi insegna questo viene accusato di imbrogliare per incompetenza o tornaconto personale.  C'è chi racconta balle per soldi, certamente, ma questi sono politici; non insegnanti. Non si può imparare nulla nel dibattito che si svolge oggi, caratterizzato dalla totale sfiducia verso chi è ingrado di insegnare.

Quindi, credo che il rapporto insegnante-studente sia un po' il paradigma del processo di apprendimento e che - forse - dovremmo tener conto di questa unità basilare della comunicazione. Ovvero, è bene parlarsi faccia a faccia; guardandosi negli occhi. Dalla mia esperienza, sembra che funzioni. Forse dovremmo farlo più spesso.



mercoledì 19 maggio 2010

Il supermercato delle idee


Questo post è ispirato da una presentazione di Dalma Domeneghini al convegno di climalteranti di Firenze del 13 Maggio. Mi sono permesso di rielaborare una parte della sua presentazione - quella dove ha parlato di "frame cognitivi" - in termini di un'immagine: quella del "supermercato delle idee".


Non so cosa succede a voi, ma non vi fa rabbia quando la gente certe cose proprio non le capisce? Quando fate vedere il record delle temperature mondiali, fate vedere che quest'anno è il più caldo della storia, e quelli vi guardano scuotendo la testa, dicendo cose tipo: "ma oggi non fa tanto caldo". E quando cercate di fargli capire come veramente il riscaldamento globale è una cosa pericolosa, quelli vi guardano come se foste un marziano.

L'incapacità, o forse l'impossibilità, per la maggior parte di noi di reagire correttamente di fronte all'evidenza è ormai una cosa che comincia a essere ben nota, come possiamo leggere, fra i tanti esempi, in questo articolo su "The New Scientist" (segnalato da Cristiano Bottone). Nell'articolo si racconta, fra le altre cose, come molti podisti utilizzano i farmaci anti-infiammatori, i FANS, convinti che questo migliori le loro prestazioni. Quando gli si fa vedere l'evidenza sperimentale che i FANS non servono a niente, anzi fanno peggio, la maggior parte di loro non ci credono e continuano a prenderli.

C'è qualcosa che non funziona nella testa della gente? Per la verità, no. La nostra testa funziona in un certo modo e bisogna tenerne conto. Il cervello umano è il risultato di molte migliaia di anni di evoluzione in tempi in cui il metodo scientifico non era stato ancora inventato. E allora non c'è troppo da stupirsi che sia difficile per tutti agire su basi puramente razionali e basate soltanto sui dati.

In un mondo sempre più complicato, tutti cerchiamo di mettere in ordine le nostre percezioni secondo degli schemi che abbiano una certa logica. Questi schemi vengono chiamati a volte "frame" ("cornici"). Le cose che non entrano negli schemi, tendiamo a ignorarle o a considerarle poco importanti. Questo punto è ben noto a chi si occupa di "public relations", di pubblicità, di propaganda politica e di campi correlati. Lo ha ben spiegato Dalma Domeneghini, ex PR commerciale, al convegno di Firenze sul cambiamento climatico del 13 Maggio 2010.

Per spiegare il concetto di frame cognitivo, pensiamo al mondo come a un "supermercato delle idee". Ci sono tantissime idee in giro; là fuori ce n'è un vero supermercato. Ma ognuno di noi, al massimo, può portarsi dietro un carrello. Dal grande supermercato delle idee, scegliamo quelle cose che ci piacciono e che riteniamo che vadano bene insieme. Ognuno di noi ha un suo carrello e tutto sommato i carrelli non sono molto diversi. Ma se qualcuno viene da una cultura diversa, allora la composizione può cambiare. In tutti i supermercati, per esempio, c'è uno scaffale con i prodotti orientali: sushi, salsa di soia, miso, tofu, ramen, eccetera. Soltanto se uno viene da una cultura orientale oppure se è un po' eccentrico, nel suo carrello ci troverete queste cose.  Ma se a un italiano medio gli dite di mettere del sushi nel carrello, la reazione sarà (spesso ancora oggi) "Pesce crudo? Ma sei matto????"

Ora, qui sta il problema. La scienza del clima è stata fino ad oggi un po' come lo scaffale dei prodotti orientali al supermercato. E' uno scaffale che esiste, ma che viene ignorato da chi non cerca proprio quei prodotti. Soltanto chi ha una cultura scientifica e si interessa di queste cose ha nel carrello mentale (nel frame) il fatto che il riscaldamento globale è una cosa reale e pericolosa. Per tutti gli altri, è uno scaffale che proprio non esiste.

Ne consegue che una comunicazione che riguarda il cambiamento climatico non verrà accettata da chi ha un frame mentale basato su quello che si vede alla TV e si legge sui giornali. Nella cronaca spicciola si parla di politica, di contrapposizione fra destra e sinistra, di Berlusconi, di stipendi, di pensioni, della borsa e degli speculatori, del terrorismo e di tante altre cose, ma tutte estremamente lontane dall'evidenza scientifica del riscaldamento globale. E' difficile sperare di convincere una persona che forma il suo frame mentale in questo modo facendogli vedere i dati della temperatura globale. E' un po' come cercare di convincere uno che è abituato alla pizza e agli spaghetti ad assaggiare il pesce crudo. E' possibile, ma non immediato. E se uno insiste troppo, il risultato può essere una reazione negativa - anche aggressiva.

Questa analisi spiega abbastanza bene quello che stiamo vedendo e lo spiega a un livello strategico. Si, è vero, gli scienziati non sono bravi divulgatori, ma anche se lo diventano la cosa cambia poco. Sembra di ricordare una famosa frase di Gibbon che diceva, più o meno, "la capacità di essere bravi educatori serve a poco eccetto in quei pochi casi fortunati dove è quasi superflua." Quello che ne deduciamo è che:

Il messaggio del cambiamento climatico non passa se viene diretto a persone che non sono preparate a riceverlo.

Detta così la faccenda, sembra che non ci sia speranza, ma non vi scoraggiate. Identificare il problema è già il primo passo per risolverlo. Sappiamo che le persone a cui indirizziamo il messaggio non sono né stupide né prevenute (con qualche eccezione, ovviamente). La maggioranza sono perfettamente in grado di capire cosa sta succedendo e la necessità di agire in tempi brevi. Ma devono essere in qualche modo "sintonizzati" con il messaggio; altrimenti non gli daranno importanza - semplicemente non troverà posto nel loro carrello mentale.

Su questo punto, Dalma Domeneghini ha fatto un altro esempio interessantissimo. "Pensate a cosa sentite alla radio tutte le mattine," ha detto, "gli oroscopi e la borsa. A furia di sentirli, sono diventate cose accettate e importanti. Ma cosa succederebbe se tutte le mattine ci dessero l'area dei ghiacci polari? Cosa succederebbe se se ne discutesse a lungo fra persone incravattate e serissime che ragionano sull'aumento o la diminuzione dello stesso?" In questo caso, il nostro frame cognitivo si centrerebbe molto di più sui problemi fisici del pianeta e sul cambiamento climatico.

Quindi, vedete che ci sono delle possibilità e che entriamo in una serie di concetti estremamente interessanti e che meritano una discussione. Fra gli altri esempi, da quello che si è detto viene fuori l'importanza enorme della metafora nel dibattito. Parlare in termini di metafore vuol dire rendere certe cose compatibili con il carrello mentale medio della gente, un po' come definire il tofu giapponese come "formaggio di soia". Il tofu non sa per niente di formaggio, ma definirlo come tale lo rende compatibile con gli schemi mentali comuni. Avrete notato, infatti, come io stesso ho usato la metafora del "supermercato delle idee" per rendere più evidente e comprensibile il concetto di "frame cognitivo". In un altro caso ho parlato di "pattumiera del clima;" un'altra metafora.

Ovviamente, non basta parlare per metafore per far passare il messaggio del pericolo del riscaldamento globale. C'è ben di più e ben altro. Però, per non dilungarmi troppo, mi fermo qui con questo post. Spero che vogliate continuare a parlarne nei commenti.