martedì 9 novembre 2010

Insegnare la scienza del clima


Ugo Bardi impegnato in una lezione sulla scienza del clima. Sullo schermo, un diagramma che usa i simboli di Odum per descrivere la dinamica di interazione di un sistema a flusso, come il nostro pianeta illuminato dal sole. 

La generazione di chimici che è venuta prima della mia non ha trovato la meccanica quantistica fra le materie che si insegnavano all'università; perlomeno non nella facoltà di Chimica. Se la sono dovuta studiare a pezzi e a bocconi, un po' da soli e un po' inserita nei programmi di corsi che non la comprendevano ufficialmente. Qualcosa di simile lo vediamo oggi con la scienza del clima o, meglio detto, la scienza degli ecosistemi terrestri. Le novità scientifiche, anche se importanti, ci mettono un po' di tempo ad arrivare nei corsi universitari.

La scienza degli ecosistemi sta avendo oggi una vera e propria rivoluzione galileiana con la scoperta e la chiarificazione dei meccanismi dell'ecosfera. E' una rivoluzione altrettanto eccitante e affascinante quanto quella della meccanica quantistica negli anni '30; al tempo di Bohr e Einstein. Ma non la si insegna nei corsi di chimica. Chi vuole impararla deve farlo a pezzi e a bocconi; un po' da solo, e un po' di straforo in dei corsi che non la prevedono direttamente.

Bene, mi sono provato a colmare questa lacuna insegnando un po' di scienza del clima a un corso che sto tenendo questo semestre. E' un corso che verte principalmente sulle tecnologie per la sostenibilità, ma mi è parso ragionevole cominciarlo spiegando una delle ragioni principali per la quale dobbiamo lavorare per la sostenibilità, ovvero il cambiamento climatico.

La scienza del clima è cosa di incredibile complessità e personalmente non pretendo certo di poterla approfondire ai livelli di un vero esperto. Però, in due lezioni di un paio d'ore ciascuna si possono chiarire i concetti fisici di base e sgombrare il campo dalle infinite fesserie che si raccontano in giro. Se questi concetti li racconti a persone che hanno una discreta preparazione di base di fisica e termodinamica - studenti di chimica del corso di specialistica - vedi che il messaggio passa. Ho fatto qualche domanda di verifica è ho visto che le cose le hanno capite; e anche discretamente bene.

Questa breve esperienza di insegnamento sul clima è stata una boccata d'aria rispetto alle polemiche che si fanno di continuo su internet. Vedete, insegnare è una cosa che ha una tradizione che va indietro a Socrate e ancora prima, a quando gli anziani della tribù insegnavano ai giovani cacciatori come seguire le tracce dei bisonti. E' un rapporto fra insegnante e studente dove ognuno ha il suo ruolo specifico.

Attenzione; il fatto che tu sia l'insegnante non ti da il diritto di raccontare qualsiasi fesseria mentre il fatto che tu sia studente non vuol dire che ti devi sorbire supinamente quello che ti viene raccontato. Ma c'è questo rapporto di fiducia che fa si che chi insegna fa del suo meglio per insegnare e chi impara fa del suo meglio per imparare.

Se funziona questo rapporto fra insegnante e studente, l'insegnamento funziona e il tutto è proficuo e piacevole sia per chi insegna che per chi apprende. Se si rompe, però, è un disastro. Nessuno può imparare nulla se a ogni affermazione di chi insegna questo viene accusato di imbrogliare per incompetenza o tornaconto personale.  C'è chi racconta balle per soldi, certamente, ma questi sono politici; non insegnanti. Non si può imparare nulla nel dibattito che si svolge oggi, caratterizzato dalla totale sfiducia verso chi è ingrado di insegnare.

Quindi, credo che il rapporto insegnante-studente sia un po' il paradigma del processo di apprendimento e che - forse - dovremmo tener conto di questa unità basilare della comunicazione. Ovvero, è bene parlarsi faccia a faccia; guardandosi negli occhi. Dalla mia esperienza, sembra che funzioni. Forse dovremmo farlo più spesso.