Nel
1956, Arthur C. Clarke scrisse "The Forgotten Enemy", una storia di
fantascienza che trattava del ritorno dell'era glaciale ( fonte immagine ). Sicuramente
non era la migliore storia di Clarke, ma potrebbe essere stata la prima
scritta su quell'argomento da un noto autore. Diversi
altri autori di fantascienza hanno esaminato lo stesso tema, ma ciò non
significa che, a quel tempo, esistesse un consenso scientifico sul
raffreddamento globale. Significa solo che un consenso sul riscaldamento globale è stato ottenuto solo più tardi, negli anni '80. Ma quali meccanismi sono stati utilizzati per ottenere questo consenso? E perché, oggigiorno, sembra impossibile raggiungere il consenso su qualsiasi cosa? Questo post è una discussione su questo argomento che usa la scienza del clima come esempio.
di Ugo Bardi
Forse ricorderete come, nel 2017, durante la presidenza Trump, sia circolata brevemente sui media l'idea di organizzare un dibattito
sui cambiamenti climatici sotto forma di un incontro "squadra rossa
contro squadra blu" tra gli scienziati del clima ortodossi e i loro
avversari. Gli scienziati del clima erano inorriditi all'idea. Erano
particolarmente sgomenti per le implicazioni militari dell'idea "rosso
contro blu" che suggeriva il modo in cui avrebbe potuto essere organizzato il
dibattito. Da parte del governo, invece, si è subito capito che in un dibattito scientifico equo la loro parte non aveva nessuna possibilità di successo. Quindi, il dibattito non ha mai avuto luogo ed è un bene che sia stato così. Forse
chi lo proponeva aveva buone intenzioni (o forse no), ma in ogni caso
sarebbe degenerato in una rissa e avrebbe creato solo confusione.
Eppure, la storia di quel dibattito che non si è mai tenuto suggerisce un punto che la maggior parte delle persone comprende: la necessità del consenso . Nulla
nel nostro mondo può essere fatto senza una qualche forma di consenso e
la questione del cambiamento climatico ne è un buon esempio. Gli scienziati del clima tendono ad affermare che esiste un consenso e talvolta lo quantificano come il 97% o addirittura il 100%. I loro avversari affermano il contrario .
In un certo senso hanno ragione entrambi. Esiste un consenso sul cambiamento climatico tra gli scienziati, ma questo non è vero per il grande pubblico. I
sondaggi dicono che la maggior parte delle persone ha delle nozioni sui
cambiamenti climatici e concorda sul fatto che bisogna fare qualcosa al
riguardo, ma non è la stessa cosa di un consenso approfondito e
informato. Inoltre, questa maggioranza scompare rapidamente non appena è il momento di fare qualcosa che tocca il portafoglio di qualcuno. Il
risultato è che, per più di 30 anni, migliaia dei migliori scienziati
del mondo hanno continuato ad avvertire l'umanità di una terribile minaccia in arrivo,
e non è stato fatto nulla di serio per fermarla. Solo proclami, greenwashing e "soluzioni" che peggiorano il problema (l'" economia basata sull'idrogeno " ne è un buon esempio).
Quindi, la costruzione del consenso è una questione fondamentale. La si può chiamare una scienza o vederla come ciò che altri chiamano "propaganda". Alcuni
rifiutano l'idea stessa come una forma di "controllo mentale" o la
praticano in vari metodi di negoziazione basata su regole. È un argomento affascinante che va al cuore della nostra esistenza di esseri umani in una società complessa.
Qui,
invece di affrontare la questione da un punto di vista generale,
discuterò un esempio specifico: quello del "raffreddamento globale"
contro il "riscaldamento globale", e come si è ottenuto un consenso sul
fatto che il riscaldamento sia la vera minaccia. È una disputa che spesso si dice sia la prova che non esiste consenso nella scienza del clima.
Avrete
sicuramente sentito la storia di come, solo pochi decenni fa, il
"raffreddamento globale" fosse la visione scientifica generalmente
accettata del futuro. E come quegli sciocchi scienziati hanno cambiato idea, passando invece al riscaldamento. Al
contrario, potreste anche aver sentito che questo è un mito e che non
c'è mai stato un consenso sul fatto che la Terra si stesse raffreddando.
Come sempre, la realtà è più complessa di quanto la politica voglia che sia. Il
raffreddamento globale come consenso scientifico è una delle
tante leggende generate dalla discussione sui cambiamenti climatici e,
come la maggior parte delle leggende, è sostanzialmente falsa. Ma ha perlomeno alcuni collegamenti con la realtà. È una storia interessante che ci dice molto su come si ottiene il consenso nella scienza. Ma dobbiamo cominciare dall'inizio.
L'idea che il clima della Terra non fosse stabile è emersa a metà del XIX secolo con la scoperta delle passate ere glaciali. A quel punto, una domanda ovvia era se le ere glaciali potessero tornare in futuro. La
questione è rimasta al livello di speculazioni sparse fino alla metà
del XX secolo, quando il concetto di "nuova era glaciale" è apparso
nella "memesfera" (l'insieme dei memi pubblici umani). Possiamo
vedere questa evoluzione utilizzando Google "Ngrams", un database che
misura la frequenza delle stringhe di parole in un ampio corpus di libri
pubblicati ( Grazie, Google !!).
Vedete
che la possibilità di una "nuova era glaciale" è entrata nella
coscienza pubblica già negli anni '20, poi è cresciuta e ha raggiunto un
picco nei primi anni '70. Altre stringhe come "Earth cooling" e simili danno risultati simili. Si
noti inoltre che il database "English Fiction" genera un picco
per il concetto di "nuova era glaciale" all'incirca nello stesso
periodo, negli anni '70. In seguito, il raffreddamento è stato completamente sostituito dal concetto di riscaldamento globale. Possiamo vedere nella figura sottostante come è arrivato il crossover alla fine degli anni '80.
Anche
dopo che iniziò a declinare, l'idea di una "nuova era glaciale" rimase
popolare e i giornalisti amavano presentarla al pubblico come una
minaccia imminente. Ad esempio, Newsweek ha pubblicato un articolo intitolato "The Cooling World
" nel 1975, ma il concetto ha fornito un buon materiale per il genere
catastrofico. Ancora nel 2004, era alla base del film " The Day After Tomorrow. "Questo significa che gli scienziati credevano che la Terra si stesse raffreddando? Ovviamente no. Non c'era consenso sulla questione. Lo
stato della scienza del clima fino alla fine degli anni '70
semplicemente non consentiva certezze sul clima futuro della Terra.
Ad esempio, nel 1972, il noto rapporto al Club di Roma, "I limiti alla crescita
", rilevava la crescente concentrazione di CO2 nell'atmosfera, ma non
affermava che avrebbe causato il riscaldamento - evidentemente il
problema non era ancora chiaro nemmeno per gli scienziati impegnati in
studi sull'ecosistema globale. 8 anni dopo, nel 1980, gli autori del " The Global 2000 Report to the President of the US " commissionato dal presidente Carter, avevano già una comprensione molto migliore degli effetti sul clima dei gas serra. Tuttavia, non hanno escluso il raffreddamento globale e ne hanno discusso come uno scenario plausibile.
Il
Global 2000 Report è particolarmente interessante perché fornisce
alcuni dati sull'opinione degli scienziati del clima così com'era nel
1975. Sono stati intervistati 28 esperti ai quali è stato chiesto di
prevedere la temperatura media mondiale per l'anno 2000. Il risultato è
stato nessun riscaldamento o un riscaldamento minimo di circa 0,1 C. Nel
mondo reale, tuttavia, le temperature sono aumentate di oltre 0,4 C nel
2000. Chiaramente, nel 1980, non esisteva un consenso scientifico sul riscaldamento globale. Sul punto si veda anche l'articolo di Peterson (2008 ) che analizza la letteratura scientifica degli anni Settanta. Trovava che la maggior parte degli articoli erano in favore del
riscaldamento globale, ma anche una minoranza significativa sosteneva
l'assenza di variazioni di temperatura o il raffreddamento globale.
Ora stiamo arrivando al punto veramente interessante di questa discussione. Il consenso sul riscaldamento della Terra non esisteva prima degli anni '80, ma poi è diventato la norma. Come è stato ottenuto?
Ci sono due interpretazioni che fluttuano oggi nella memesfera. Una
è che gli scienziati hanno concordato una cospirazione globale per
terrorizzare il pubblico sul riscaldamento globale al fine di ottenere
vantaggi personali. L'altra
che gli scienziati sono analizzatori di dati a sangue freddo e che
hanno fatto come disse John Maynard Keynes: "Quando ho nuovi dati,
cambio idea".
Entrambi sono leggende. Quello sulla cospirazione scientifica è ovviamente ridicolo, ma il secondo è altrettanto sciocco. Gli scienziati sono esseri umani e i dati non sono un vangelo di verità. I dati sono sempre incompleti, affetti da incertezze e devono essere selezionati. Prova
a invetare la legge di gravitazione universale di Newton senza
ignorare tutti i dati sulla caduta di piume, fogli di carta e uccelli, e
capirai cosa intendo.
In pratica, la scienza è nata come una macchina per la costruzione del consenso. Si
è evoluta proprio allo scopo di assorbire nuovi dati in un
processo graduale che non porta (normalmente) al tipo di divisione
partigiana tipica della politica.
La scienza utilizza un procedimento derivato da un antico metodo che, in epoca medievale, era chiamato disputatio e che affonda le sue radici nell'arte della retorica dell'antichità classica. L'idea
è quella di discutere i problemi mettendo uno di fronte all'altro i campioni delle
diverse tesi e cercando di convincere un pubblico informato utilizzando i
migliori argomenti che possono raccogliere. La disputatio medievale poteva essere molto sofisticata e, ad esempio, ho discusso la " Controversy of Valladolid " (1550-51) sullo stato degli indiani d'America. Le Disputstiones teologiche normalmente
non potevano armonizzare posizioni veramente incompatibili, ad
esempio convincendo gli ebrei a diventare cristiani (è stato tentato più
di una volta, ma vi potete immaginare i risultati). Ma a volte portavano a buoni compromessi e mantenevano il confronto a livello verbale (almeno per un po').
Nella
scienza moderna, le regole sono leggermente cambiate, ma l'idea rimane
la stessa: gli esperti cercano di convincere i loro avversari usando i
migliori argomenti che possono raccogliere. Deve essere una discussione, non un litigio. Le buone maniere vanno mantenute e la caratteristica fondamentale è saper parlare una lingua reciprocamente comprensibile. E non solo: i relatori devono concordare su alcuni principi di base della cornice della discussione. Durante
il Medioevo, i teologi discutevano in latino e concordavano che la
discussione doveva essere basata sulle scritture cristiane. Oggi gli scienziati discutono in inglese e concordano sul fatto che la discussione debba essere basata sul metodo scientifico.
Nei
primi tempi della scienza si usavano dibattiti uno contro uno (forse
ricorderete il famoso dibattito sulle idee di Darwin che coinvolse
Thomas Huxley e l'arcivescovo Wilberforce nel 1860). Ma, al giorno d'oggi, è raro. Il
dibattito si svolge in convegni e seminari scientifici a cui
partecipano parecchi scienziati che guadagnano o perdono "punti prestigio"
a seconda di quanto sono bravi a presentare le proprie opinioni. Occasionalmente,
un presentatore, in particolare un giovane scienziato, può essere
"fatto alla griglia" dal pubblico in una piccola rievocazione delle cerimonie di
raggiungimento della maggiore età dei nativi americani. Ma, cosa più importante di tutte, durante la conferenza si svolgono discussioni informali. Questi incontri non devono essere vacanze, sono funzionali allo scambio di idee faccia a faccia. Come ho detto, Si fa molta scienza nelle mense e davanti a un bicchiere di birra. Probabilmente, la maggior parte delle scoperte scientifiche inizia in questo tipo di ambiente informale. Nessuno, per quanto ne so, è mai stato colpito da un raggio di luce dal cielo mentre guardava una presentazione in power point.
Sarebbe
difficile sostenere che gli scienziati siano più abili nel cambiare le
loro opinioni di quanto i teologi medievali e gli scienziati più anziani
tendano ad attenersi alle vecchie idee. A volte si sente dire che la scienza avanza un funerale alla volta; non
è sbagliato, ma sicuramente un'esagerazione: le opinioni scientifiche
cambiano anche senza dover aspettare che muoia la vecchia guardia. Il
dibattito in una conferenza può decisamente spostarsi in una certa direzione
sulla base della brillantezza di uno scienziato, della disponibilità di
buoni dati e della competenza complessiva dimostrata.
Posso
testimoniare che, almeno una volta, ho visto qualcuno del pubblico
alzarsi dopo una presentazione e dire: "Caro signore, ero di parere diverso
fino a quando non ho sentito il suo discorso, ma ora mi ha convinto. Mi sbagliavo e lei è nel giusto. " (e vi posso dire che questa persona aveva più di 70 anni, i bravi scienziati possono invecchiare bene, come succede per il vino). In molti casi, la conversione non è così improvvisa e così spettacolare, ma succede. Ovviamente, il denaro può fare miracoli nell'influenzare le opinioni
scientifiche ma, finché ci atteniamo alla scienza del clima, non ci sono
molti soldi coinvolti e la corruzione non è diffusa
come in altri campi, come in medicina.
Quindi,
possiamo immaginare che negli anni '80 la macchina del consenso abbia
funzionato come avrebbe dovuto e ha portato l'opinione generale
degli scienziati del clima a passare dal raffreddamento al
riscaldamento. È stata una buona cosa, ma la storia non è finita con questo. Restava da convincere le persone al di fuori del ristretto campo della scienza del clima, e questo non era ovvio.
Dagli anni '90 in poi, la disputatio è
stata dedicata a convincere sia
gli scienziati che lavorano in campi diversi dal clima sia il pubblico informato. C'era un problema serio in questo: la scienza del clima non è una cosa da dilettanti, è un campo in cui l'effetto Dunning-Kruger (persone che sopravvalutano la propria competenza) può essere dilagante. Gli scienziati del clima si sono trovati a dover affrontare vari tipi di oppositori. In
genere, scienziati anziani che si rifiutavano di accettare nuove idee
o, a volte, geologi che vedevano la scienza del clima invadere il loro
territorio e risentirsi per questo. Occasionalmente,
gli avversari potevano segnare punti nel dibattito concentrandosi su
punti ristretti che loro stessi non avevano completamente compreso (ad
esempio, il "punto caldo troposferico" era un trucco alla moda). Ma
quando il dibattito coinvolgeva qualcuno che conosceva abbastanza bene
la scienza del clima, il destino degli avversari era segnato: finivano asfaltati facilmente.
Questi dibattiti sono andati avanti per almeno un decennio. Forse conoscete il libro del 2009 di Randy Olson, " Non essere uno scienziatcosì" che descrive questo periodo. Olson
ha sicuramente capito il punto fondamentale del dibattito: devi
rispettare il tuo avversario se vuoi convincere lui o lei, e anche il
pubblico. Sembrava funzionare, lentamente. Si facevano progressi e il problema climatico diventava sempre più noto.
E poi, qualcosa è andato storto. Di brutto. Gli
scienziati si sono trovati improvvisamente coinvolti in un altro tipo
di dibattito per il quale non avevano alcuna formazione e poca
comprensione. Vedete in
Google Ngrams come l'idea che il cambiamento climatico fosse una bufala è
decollata negli anni 2000 ed è diventata una caratteristica della
memesfera. Notate come è cresciuto rapidamente: ha avuto un culmine nel 2009, con lo scandalo Climategate, ma non è diminuito in seguito.
Era un modo completamente nuovo di discutere: non più una disputatio. Niente più regole, niente più rispetto reciproco, niente più linguaggio comune. Solo slogan e insulti. Uno scienziato del clima ha descritto questo tipo di dibattito come come essere coinvolti in una "rissa da bar a mani nude". Da lì in poi, la questione climatica si è politicizzata e fortemente polarizzata. Nessun progresso è stato fatto e nessun progresso si sta facendo in questo momento.
Perché è successo? In gran parte, è stato a causa di una campagna di pubbliche relazioni professionale volta a denigrare gli scienziati del clima. Non
sappiamo chi l'abbia progettata e pagata ma, sicuramente, esistevano
(ed esistono ancora) lobby industriali che avrebbero perso molto se si
fosse attuata un'azione decisa per fermare il cambiamento climatico. Chi
ha ideato la campagna ha avuto vita facile contro un gruppo di persone
tanto ingenue in termini di comunicazione quanto esperti in materia di
scienze del clima.
La storia di Climategate è un buon esempio degli errori commessi dagli scienziati . Se
leggete l'intero corpus delle migliaia di email rilasciate nel 2009, da
nessuna parte troverate che gli scienziati stavano falsificando i dati,
erano coinvolti in cospirazioni o cercavano di ottenere guadagni
personali. Ma sono
riusciti a dare l'impressione di essere una cricca settaria che si
rifiutava di accettare le critiche dei suoi avversari. In termini scientifici, non hanno fatto nulla di male, ma in termini di immagine è stato un disastro. Un
altro errore degli scienziati del clima è stato quello di cercare di schiacciare i
loro avversari rivendicando il 97% del consenso scientifico. Anche
supponendo che sia vero (potrebbe anche essere), gli si è ritorto contro,
dando ancora una volta l'impressione che gli scienziati del clima siano
autoreferenziali e non tengano conto delle obiezioni degli altri.
Permettetemi di citare un altro esempio di dibattito scientifico che è deragliato ed è diventato politico. Ho già citato lo studio del 1972 "I limiti della crescita". Era uno studio scientifico, ma il dibattito che ne seguì era al di fuori delle regole del dibattito scientifico. Una "frenesia alimentare" tra gli squali sarebbe una descrizione migliore di come gli economisti del mondo si sono uniti per fare a pezzi lo studio. Il
"dibattito" si è rapidamente riversato sulla stampa ufficiale e il
risultato è stata una demonizzazione generale dello studio, accusato di
aver fatto "previsioni sbagliate" e, in alcuni casi, di pianificare lo
sterminio dell'umanità. (Parlo di questa storia nel mio libro del 2011 " The Limits to Growth Revisited.")
La cosa interessante (e deprimente) che possiamo imparare da questo vecchio
dibattito è che non sono stati fatti progressi in mezzo secolo.
Avvicinandosi al 50° anniversario della pubblicazione, possiamo trovare la
stessa critica ripubblicata di nuovo sui siti Web, "previsioni sbagliate", e tutto il resto.
Quindi, siamo bloccati. C'è una speranza per invertire la situazione? Difficilmente. La
perdita della capacità di ottenere un consenso sembra essere una
caratteristica dei nostri tempi: i dibattiti richiedono un minimo di
rispetto reciproco per essere efficaci, ma questo si è perso nella
cacofonia del web. L'unica
forma di dibattito che rimane è quella rudimentale che vede i candidati
presidenziali scambiarsi goffamente luoghi comuni tra loro ogni
quattro anni. Ma un vero dibattito? Niente da fare, è sparito come le dispute tra teologi nel Medioevo.La discussione sul clima, così come su tutte le questioni importanti, si è spostata sul Web, in gran parte sui social. E l'effetto è stato devastante sulla costruzione del consenso . Una
cosa è guardare un essere umano dall'altra parte di un tavolo con due bicchieri di birra
nel mezzo, un'altra è vedere un pezzo di testo cadere dal nulla come
commento al tuo post. Questa è una ricetta per il litigio, e funziona così ogni volta.
Inoltre,
non aiuta che gli incontri e le conferenze scientifiche internazionali
siano quasi scomparsi in una situazione che scoraggia gli incontri di
persona. Gli incontri online si sono rivelati ore di noia in cui nessuno ascolta nessuno e tutti sono felici quando finisce. Anche
se riesci a essere presente a un incontro di persona, non aiuta
che il tuo collega ti appaia sotto forma di un contenitore di
virus pericolosi, mascherato e da tenere sempre a distanza, se possibile dietro una
barriera di plexiglas. Non è il modo migliore per stabilire un rapporto umano.
Questo
è un problema fondamentale: se non si può costruire un consenso
attraverso un dibattito, l'unica altra possibilità è usare il metodo
politico. Significa
raggiungere la maggioranza attraverso un voto (e si noti che nella
scienza, come nella teologia, il voto non è considerato una tecnica
accettabile di costruzione del consenso). Dopo
il voto, la parte vincente può imporre la propria posizione alla
minoranza usando una combinazione di propaganda, intimidazione e, a
volte, forza fisica. Una tecnica estrema di costruzione del consenso è lo sterminio degli avversari. È
stato fatto così spesso nella storia che è difficile pensare che non
sarà fatto di nuovo su larga scala in futuro, forse nemmeno in uno
remoto. Ma, a parte le implicazioni morali, il consenso forzato è costoso, inefficiente e spesso porta a stabilire dogmi. Quindi è impossibile adattarsi ai nuovi dati quando arrivano.
Allora, dove stiamo andando? Le cose continuano a cambiare continuamente; forse
troveremo nuovi modi per ottenere consenso anche online, il che
implica, come minimo, non insultare e attaccare il tuo avversario fin
dall'inizio. Per quanto riguarda una lingua comune, dopo che siamo passati dal latino all'inglese, potremmo ora passare a "Googlish", una nuova lingua mondiale
che potrebbe forse essere strutturata per evitare scontri di assoluti -
forse potrebbe essere solo priva di imprecazioni, forse potrebbe avere
alcune caratteristiche specifiche che aiutano a creare consenso. Sicuramente serve una riforma della scienza che sbarazzi della corruzione dilagante in molti campi: il denaro è una sorta di consenso, ma non quello che vogliamo.
O, forse, potremmo sviluppare nuovi rituali. I rituali sono sempre stati un mezzo potente per ottenere consensi, basti pensare alla messa cristiana (la chiesa cristiana non si è ancora resa conto di aver ricevuto un colpo mortale dalle regole anti-virus ). I rituali possono essere trasferiti online? O
avremmo bisogno di incontrarci di persona nella foresta come le
"persone del libro" immaginate da Ray Bradbury nel suo romanzo del 1953 "
Fahrenheit 451 "? Non lo possiamo dire. Non ci resta che cavalcare l'onda del cambiamento che, al giorno d'oggi, sembra essere diventata un vero tsunami. Galleggeremo o affonderemo? Chi puo 'dirlo? La riva sembra essere ancora lontana.
h/t Carlo Cuppini e "moresoma"