Gorgia, il filosofo, aveva detto che a) nulla è; b) se qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile e c) se qualcosa fosse conoscibile non sarebbe comunicabile. Questa cosa mi è tornata in mente leggendo il blog di Gianluca Freda.
In un vecchio racconto di Jorge Luis Borges, si narra la storia di un gruppo di folli fanatici che si riuniscono per costituire una setta segreta che ha lo scopo di impadronirsi del potere per restaurare i tempi andati. Tuttavia, non riescono a mettersi daccordo su cosa siano esattamente i "tempi andati". Va bene tornare al passato, ma quando? Dobbiamo far tornare l'Europa al Medioevo o al tempo dell'Impero Romano? E perché non ridare l'Italia ai Bizantini o i Balcani ai Turchi? La Toscana agli Etruschi e l'Iraq ai Sumeri? Insomma, neanche gli schemi più folli possono prescindere dalla logica.
Questa storia mi è venuta in mente quando mi è capitato di leggere un post di Gianluca Freda, autore del blog "blogghete" Personaggio interessante, addirittura affascinante in un senso un po' perverso del termine. Freda ha riassunto la sua posizione in un recente post "Rollo Funebbre" di cui vi riproduco alcuni paragrafi:
... tutte le categorie mentali su cui avevo costruito la mia percezione del mondo erano nella migliore delle ipotesi discutibili, quando non completamente campate in aria. E non lo erano per caso: tutta la mia (la nostra) percezione del mondo era stata edificata dall’apparato dell’informazione su una quantità di assunti falsi o indimostrabili allo scopo di controllare i nostri comportamenti e le nostre reazioni di fronte ad ogni aspetto della vita. E quando dico “tutta la mia percezione”, intendo proprio TUTTA, non semplicemente quella attinente alle trascurabili performance della politica italiana, incarnata dall’uno o dall’altro dei suoi figuranti. Mi accorsi che la cosiddetta “informazione” (giornali e TV) non aveva affatto lo scopo di “informare” l’uomo della strada: al più serviva a condizionarlo e manipolare le sue percezioni, ma la sua funzione principale era quella di operare come strumento di pressione tra gruppi di potere o come canale attraverso il quale i dominanti si scambiano tra loro subdoli messaggi in codice che solo i diretti interessati possono decodificare.
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E non era solo l’informazione quotidiana: capii con orrore che TUTTA la Storia che ci era stata raccontata sui banchi di scuola era un cumulo di menzogne. Mi accorsi che esistevano “due storie”: quella agiografica e distorta che viene regolarmente propinata agli studenti di ogni età negli appositi falansteri della cultura; e quella “seria”, nota solo ai professionisti, in cui la prospettiva comune sulla stragrande maggioranza degli eventi del passato veniva completamente ribaltata da dati e nozioni che sono di pubblico dominio, ma che vengono tenuti nascosti al grande pubblico o ridotti al silenzio (nei rari casi in cui riescono ad affiorare) dallo strepito dei dobermann dell’ufficialità mediatica. Mi accorsi che buona parte di ciò che crediamo di sapere sulla medicina, sull’astronomia, sulla fisica, sulla biologia era in realtà un cumulo di nozioni astratte, destituite di ogni fondamento scientifico. Capii che i meccanismi che muovono la politica degli stati non hanno nulla a che fare con le favole “fasciste” e “comuniste” che ci hanno abituato ad immaginare. Capii che l’osannata “democrazia” era nella migliore delle ipotesi una narrazione fiabesca scritta con lo scopo di scongiurare ribellioni schiavili. Capii che l’AIDS è una malattia inventata, che i “terrorismi” e i “banditismi” di ogni epoca non sono che la narrazione, ad uso dei lattanti, di complesse strategie geopolitiche che l’umanità non deve conoscere. Capii che perfino la rivoluzione della Terra intorno al Sole non è un dato scientifico oggettivo ma soltanto un’interpretazione, non esente da implicazioni politiche che riflettono un conflitto retrostante tra i grandi gruppi di potere per il controllo dell’immaginario umano.
E' un'esposizione di una chiarezza quasi abbagliante di quello che potrei chiamare il "totalitarismo del complotto" ovvero l'ascesa del complotto ad abbracciare l'intera realtà. Freda non crede alle versioni ufficiali dell'AIDS, degli attacchi dell'11 settembre, dell'Olocausto, del riscaldamento globale causato dall'uomo e - ovviamente - al picco del petrolio. Freda sostiene che "Il picco petrolifero non soltanto è una bufala, ma è una bufala mostruosa, concepita ad arte per giustificare la ferocia predatoria di Stati Uniti e Israele contro il Medio Oriente."
Tutto ciò, come dicevo, è quasi affascinante. Ma c'è un problema: il fatto che i complotti sono come le scatole cinesi: una dentro l'altra e non finiscono mai. I "picchisti" sono dei complottisti anche loro in quanto sostengono che i proclami di abbondanza che arrivano dalle compagnie petrolifere sono una bufala per nascondere il picco del petrolio. Freda, come abbiamo visto, ritiene che la bufala sia il picco. Ma, allora, perché non pensare che la storia che il picco sia una bufala non è anche quello una bufala, messa in giro da chi non vuol far sapere che il picco è reale? E chi urla più forte in favore del picco, non potrebbe farlo per screditare i picchisti? Appunto, scatole cinesi, un gioco di specchi, una serie di ologrammi cognitivi che si guardano in cagnesco e che si urlano vicendevolmente "sono io quello vero!!"
Così, possiamo classificare i complotti in ordine di profondità. Il "complotto di ordine zero" vuole che non ci sia nessun complotto, che tutto sia avvenuto secondo quanto ci dicono i media. C'è poi il "complotto al primo ordine" (ordine 1) che vuole che ci abbiano imbrogliato. Il complotto al second'ordine (ordine 2) vuole che il complotto del primo ordine sia stato ordito per nascondere il complotto di ordine zero. E così via, ad infinitum...
Facciamo un esempio: nelle elezioni del 2006, Berlusconi sostenne che c'erano stati dei brogli (complotto al primo ordine). La maggior parte della sinistra sostenne il contrario, ovvero che non c'era stato nessun complotto (complotto di ordine zero) ma alcuni sostennero che Berlusconi strepitava di brogli fatti da altri per nascondere il fatto che i brogli li aveva fatti lui, anche se non gli erano riusciti bene (complotto al second'ordine). Cercando bene, chissa che non si possano trovare dei Berlusconiani che sostengono che chi sostiene che Berlusconi strepitava per nascondere il suo propro imbroglio lo fa per nascondere il complotto che la sinistra ha ordito contro Berlusconi (complotto al terz'ordine). Sono possibili anche ordini superiori di complottismo.
Insomma, viene in mente Baudelaire con la sua "foresta di simboli". O forse la Bibbia con la sua "Vanitas vanitatum et omnia vanitas". Ti vengono in mente le ombre platoniche, l'universo virtuale di "Matrix," la filosofia di Gorgia, il nichilismo, il solipsismo e tante altre cose.
Chissà, forse Freda ha ragione: come facciamo a essere sicuri che i pianeti non girano sorretti da sfere di cristallo e che la fisica Newtoniana non è un invenzione dei fisici per guadagnarsi qualche lucroso contratto di ricerca?
Freda, in effetti, arriva a degli abissi veramente affascinanti:
Succo del discorso: non esistono “fonti attendibili” e tantomeno “autorevoli” per interpretare la realtà. O meglio, sì: ciascuno di noi diventa una “fonte autorevole”, ogni volta che controlla, verifica, analizza, confronta, passa al setaccio ciò che sta leggendo. Ognuno di noi diventa una “auctoritas” quando riesce a crearsi una propria visione soggettiva del mondo fondata sulla ricerca e sul confronto delle informazioni, rinunciando all’idea che la Verità Oggettiva possa essere attinta, senza troppi sforzi, da un’unica fonte. Le fonti servono per bere. Non bevete. Imparate a sintetizzare l’acqua o sarete schiavi per sempre delle multinazionali idriche.
E' il fascino dell'orrido. Mettere in pratica una cosa del genere vuol dire isolarsi completamente dal mondo e autoconvincersi che qualsiasi cosa ti venga in mente li' per li è vera. In sostanza, se ti viene in mente che, per esempio, il riscaldamento globale non esiste, siccome sei tu l'autorità che decide, ne consegue che il riscaldamento globale non esiste.
Strano? Si, ma pensate a quanta gente, la fuori, ragiona esattamente così!
E allora non ci resta che attaccarsi al metodo scientifico come se fosse un ancora, una zattera e un salvagente. Non abbiamo che quello per non cadere nell'abisso dell'inconoscibile.
Nota del 2 Agosto: Gianluca Freda mi dedica un post di risposta intitolato "Cassandra Crossing" Su questo suo commento, farò un ulteriore commento appena possibile.