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mercoledì 1 giugno 2022

domenica 14 febbraio 2021

Medioevo Elettrico: il Nuovo Blog di Ugo Bardi

 

 

Immagine dal Museo dell'Ordine di St. John

Addio Cassandra! Mi dispiace, siamo stati insieme per più di 10 anni e ti ho anche incontrata come un fantasma bluastro che si è degnato di venire a visitarmi dall'Ade. Ma i tempi cambiano, noi cambiamo, tante cose cambiano. Carissima Cassandra, non è più tempo di allertare i Troiani del rischio che corrono quando la città sta già bruciando. Siamo stati bene insieme, ma ora ci lasciamo in amicizia. Ogni tanto, spero che verrai a trovarmi lo stesso!.

Questo blog cambia. Nuovo titolo, nuove idee, nuova impostazione. Un po' di filosofia, un po' di tecnologia, una visione più ottimista del futuro. E, soprattutto, una ricerca di capire come le tecnologie rinnovabili possono veramente aiutarci verso una transizione non troppo brusca, rinunciando sia all'iperottimismo degli economocrescisti (idrogeno e scemate del genere) sia al cupo pessimismo dei catastrofisti (è vero, moriamo tutti prima o poi, ma senza fretta!!!). 

Soprattutto, non prendete il Medio Evo prossimo venturo come un triste destino. E' stata un'epoca splendida e, nel caso abbiate creduto alla stupida propaganda degli illuministi, sappiate che nel Medio Evo NON si bruciavano le streghe. Nemmeno per idea. E' qualcosa che è venuta molto dopo, dal secolo XVI in su. E allora se dobbiamo andare verso un nuovo Medio Evo, potrebbe essere una cosa bellissima. 

Parleremo anche ogni tanto del nuovo concetto di "olobionte" che ci aiuterà ad avere un rapporto migliore con l'ecosistema che ci circonda e che ci fa vivere! Avanti, amici olobionti!!




 

sabato 13 febbraio 2021

Mentre Troia brucia, è inutile che Cassandra continui a profetizzare la sventura

 

 

Enea fugge da Troia mentre la città brucia. C'è vita dopo il collasso di Seneca

 

La mia proposta di chiudere il blog di Cassandra ha ricevuto diverse risposte. Alcune dicono che, si, ormai il blog ha esaurito la sua spinta propulsiva. Altre dicono che è un peccato che dopo 10 anni, Cassandra sparisca dal Web o perlomeno rimanga in silenzio. Ho anche ricevuto la gentile offerta di "Sampei" di tradurre in Italiano i post che appaiono su "The Seneca Effect" che rimpiazza il blog in inglese "Cassandra's Legacy."

Certo, si potrebbe dare una spinta positiva al blog in Italiano traducento i post dall'inglese. Ma credo che il problema sia un altro. In primo luogo, è ormai da tempo che la traduzione automatica ti permette di accedere a post in lingue diverse senza sforzo. Da tempo, Cassandra's Legacy -- e ora Seneca -- hanno un bottone in altro a destra che traduce i post in un italiano comprensibile, anche se non perfetto. 

E' che proprio il messaggio di Cassandra si è allontanato dal dibattito mainstream in Italia e ora risulta del tutto incomprensibile ai più. Per esempio, fino a qualche anno fa, i miei post in Inglese venivano spesso tradotti su Don Chisciotte, ma ora non più. 

E allora vedete qual'è il problema? Cassandra aveva cercato di allertare i troiani sul pericolo in vista, ma ora che tutti vedono che Troia brucia (anche se molti negano, perlomeno ufficialmente)  è inutile continuare a profetizzare "Troia brucerà." Troppo tardi. 

Cassandra è ormai fuori dal gioco. Non le resta che guardare il disastro scuotendo la testa. Poi, alla Cassandra dell'Iliade andò molto male, presa a colpi d'ascia dalla moglie di Agamennone, Clitemnestra. Ma questo è un dettaglio.   

Nel mondo di oggi, il dibattito si è frammentato in vari rivoli. La sinistra è arroccata una visione obsoleta che non vede la crisi delle risorse. E' un po' come se il partito socialdemocratico troiano sia impegnato nella difesa delle pensioni dei lavoratori troiani -- mentre Troia brucia. 

La destra, poi, ha scoperto una combinazione di sovranismo/razzismo che trova consensi negli strati meno acculturati, ma che nella situazione attuale fa solo danni. E' come se il partito "Fratelli di Troia" si impegnase nel "Troxit", ovvero l'uscita di Troia dall'Unione Anatolica con l'annessa sovranità monetaria ottenuta coniando moneta in rame placcato al posto delle monete d'oro dell'Unione Anatolica. E a cacciar via i lavoratori stranieri. Mentre Troia brucia. 

Infine, gli ambientalisti sono bloccati in quello che io chiamo la "sindrome del colibrì," ovvero pensare che l'incendio di Troia si possa spegnere buttandoci sopra qualche goccia d'acqua. Sono rimasti alle piste ciclabili, ai doppi vetri, alle lampadine a basso consumo e altre misure del tutto insufficienti, o peggio, controproducenti, come l'idrogeno. Allo stesso tempo, si oppongono a quella che poteva essere l'unica misura risolutiva della crisi: l'energia rinnovabile. Mentre Troia brucia, il partito ambientalista troiano discute di nuove corsie preferenziali per le bighe. 

Invece, i poteri forti si sono perfettamente resi conto della situazione e stanno manovrando per tirarsene fuori con il minimo di danni. Mentre Troia bruciava, Enea se ne scivolava via lasciando i fessi, come il figlio di Priamo, Deifobo, con l'acciarino in mano a farsi massacrare dagli Achei. 

E Cassandra? Poveraccia, secondo Virgilio aveva cercato di scappare con Enea, ma poi Enea l'aveva mollata con un bel calcio nel sedere. Probabilmente Enea si era messo d'accordo con Agamennone molto prima: tu ti prendi Cassandra e ne fai quello che vuoi, in cambio mi lasci sgattaiolare via con i miei. E così è andata.

A parte le reminiscenze dell'Iliade, è chiaro che il messaggio di Cassandra ormai non è più né capito né ascoltato. E' inutile profetizzare "Troia brucerà" mentre Troia sta già bruciando. Un messaggio più comprensibile sarebbe, "Brutti imbecilli, non vi accorgete che Troia sta bruciando?" Al che la risposta potrebbe essere: "Profetessa dei miei cojoni, e allora che dobbiamo fare?"

Ed questa è la domanda: che dobbiamo fare?







venerdì 12 febbraio 2021

Chiudere Cassandra? Cosa ne Pensate?

 


Alcuni di voi avranno notato come ho recentemente chiuso la versione in inglese di Cassandra, "Cassandra's Legacy." Non perché non andasse bene in termini di contatti, ma perché era stata oggetto di un sabotaggio specifico da parte dei motori di ricerca e di Facebook e così l'ho sostituito con un altro blog intitolato "The Seneca Effect"  

La situazione è diversa per quanto riguarda "Effetto Cassandra" che non è stato censurato, almeno per il momento, ma sta vedendo una graduale discesa nel numero dei contatti. 

Il problema non è tanto il numero di contatti in calo, ma proprio il concetto stesso del blog. "Cassandra" era nato per divulgare l'importanza del problema dell'esaurimento delle risorse. Direi che a distanza di circa 10 anni, è chiaro che i "Cassandristi" avevano ragione -- come aveva ragione la loro eroina storica, profetessa di Troia. 

Ma, ancora come era successo al tempo della guerra di Troia, il messaggio del blog di Cassandra è stato completamente ignorato. Lo è tuttora. Mentre fino a qualche anno fa c'era ancora una parvenza di "dibattito" su questi argomenti, adesso lo spazio si è completamente chiuso. Cose come il "Picco del petrolio" sono relegate fra le fake news e vengono discusse soltanto su siti di nicchia. L'argomento "risorse" è diventato politicamente scorretto e non menzionabile, perlomeno sui media principali.

Lo stesso è vero per un altro argomento sul quale il blog si era impegnato. Quello della necessità di una transizione energetica verso le rinnovabili. Qualcosa di questo argomento è arrivato alle stanze del potere, con l'istituzione di un "ministero della transizione ecologica" che però molto probabilmente, se ci sarà, sarà un carrozzone impegnato a dare una verniciatina di verde alle azioni delle solite lobby. 

Del resto, lo stesso movimento ambientalista sembra essersi bevuto completamente l'idea che le rinnovabili non possono produrre energia in quanto dipendono dall'energia fossile per la costruzione degli impianti. Questo è altrettanto evidente di come era evidente una volta che il carbone non avrebbe mai potuto produrre energia in quanto era dipendente dai cavalli.

In questo contesto, qual'è il messaggio di Cassandra? Difficile dirlo e non è sorprendente che il blog sia in declino. 

A questo punto, sto pensando seriamente di chiudere un blog che ormai fa poco più che sopravvivere a se stesso. L'idea è di lasciarlo on line, ma muoversi su altre linee e su altre cose. Non è una decisione definitiva, ma una proposta di discussione. Ai commentatori di discuterne.

U.B.





lunedì 30 novembre 2020

Gli Olobionti alla Conquista del Mondo: Vinceremo!

Un post di Alessandro Chiometti già apparso il 12 Ottobre sul blog molto Cassandrista "Aspettando la Fine del Mondo"

Di Alessandro Chiometti

Vivere Mantova durante il festivaletteratura è sempre una delle migliori esperienze che si può fare in questo paese. Ti dimentichi di molta dell’arretratezza culturale che siamo costretti a vedere giornalmente sui social network e nelle chiacchiere razziste e qualunquiste che ormai imperversano ovunque.

Capita che ti trovi seduto al ristorante vicino al tavolo vicino a Michela Murgia che si alza per abbracciare con affetto la sua amica Lella Costa, che incontri Carlo Lucarelli che non disdegna mai due chiacchiere con i suoi fan su qualche mistero di blu notte, che vedi Jeffrey Deaver scrutare l’architettura di qualche chiesa e magari pensi che sta progettando il plot di qualche suo nuovo thriller.

Soprattutto, visto che la divulgazione scientifica affianca filosofia e letteratura,  divulgatori e scienziati come Guido Barbujani, Telmo Pievani o Piergiorgio Odifreddi sono diventati ospiti fissi del festival ed è sempre un piacere aggiornarsi sulle loro ultime scoperte.

Proprio in una conferenza di Telmo Pievani ci capita di sentire la giovanissima Lynn Chiu che a vederla seduta così giovane al suo tavolo, da italico maschio medio senza speranza di evoluzione, uno pensa: “sarà la stagista!”.  Dopo di che la giovane Ph.D docente di filosofia della scienza,  nonché ricercatrice pluripremiata con il suo inglese perfetto ti dice “Buongiorno olobionti” e ci fa precipitare in un abisso di nuova consapevolezza.

Insomma, quello che la nuova biologia evoluzionistica ci dice, confortata da un buon numero di fatti e di evidenze scientifiche, è che questi bipedi infestanti auto-definitesi “umani” con evidente sprezzo del ridicolo, i quali non sono stanno distruggendo l’unico pianeta che hanno a disposizione ma riescono anche a non accorgersene, non dovrebbero essere più considerati una singola specie ma degli Olobionti per l’appunto. Ovvero: organismi eucarioti multicellulari con più specie di simbionte persistenti.

Dati di fatto? Eccovene uno abbastanza significativo: l’insieme di 70-80 kg di massa corporea che mediamente ci portiamo dietro con la nostra deambulazione ha un numero di cellule batteriche maggiore delle cellule umane. Circa 380.000 miliardi di cellule batteriche contro circa 300.000 miliardi di cellule umane.

Il concetto di Olobionte cerca di spiegare i complessi rapporti simbiotici con questa enorme massa batterica con cui conviviamo; come possiamo pensare che una presenza così invadente non ci condizioni? E soprattutto quando parliamo (ad esempio) di reazioni avverse non previste a qualche tipo di farmaco, di reazioni allergiche non consuete, insomma di anomalie non previste… come possiamo non tenerne conto? La PhD Lynn Chiu ci dice come questo rivoluzioni il concetto di self-non self e di come si dovrebbe passare al modello living with the trouble .

Ma dal punto di vista teorico questo non è l’unico motivo, anzi forse neanche quello più importante. Come cerca di spiegare anche questo articolo dell’università di Padova, se l’uomo è in realtà un olobionte anche il suo genoma sarà un ologenoma ovvero l’insieme dei geni umani e dei geni batterici e deve essere considerato un’unica entità evolutiva.

Sorridiamo ripensando ancora al fatto di come tutto ciò possa avere un impatto sull’eterna discussione “che cosa è la vita”, questione su cui nessuno riesce a trovare una definizione intrinseca per quanto ci sforziamo.

Ovviamente ci sono anche molti critici di questa teoria, che non ritengono necessario arrivare a tanto per spiegare il compelsso rapporto con i nostri ospiti, e che è meglio seguire la strada di comprendere meglio i processi di commensalismo, parassitismo e mutualismo che verrebbero messi in secondo piano se si segue la teoria dell’olobionte.

Perché ovviamente la discussione scientifica sulla scienza è sempre viva, attiva e affascinante. Certo che il problema è che una volta fuori dagli incontri scientifci di Mantova è difficile farlo comprendere  a coloro che non hanno ancor accettato l’idea di essere scimmie nude.

Del resto  anche per le strade di questa illuminata Mantova l’inquietante e invadente presenza dei Testimoni di Geova (uno degli ultimi gruppi di fanatici religiosi che credono ancora al creazionismo biblico), ci riporta alla brusca realtà della nostra specie. Di cui, olobionti o meno, ancora non sappiamo se sia il caso augurarne l’estinzione.

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mercoledì 29 aprile 2020

La Cassandra Furiosa: chiusi i commenti sul blog

La profetessa in persona mi è apparsa in sogno, arrabbiatissima, direi anzi incavolata nera. Umilmente, eseguo i suoi ordini.  (immagine da "TVtropes")


Gentili lettori/lettrici e commentatori/commentatrici

Scusate, ma ho pensato che sia meglio chiudere i commenti di questo blog. Sfortunatamente, ho visto un evoluzione che ha fatto diventare i commenti una zona piuttosto tossica per sfoghi di vario tipo, dal razzista al complottista.

Capisco bene che molti di noi sono frustrati e stressati e che hanno bisogno di sfogarsi. Ma questo tipo di commenti non aggiunge nulla al blog e non è utile al lettore che per caso si trova a leggerli. Neppure credo che spetti a me, umile avatar della profetessa, il mestiere di censurare questo o quel commento, cosa che finisce sempre per essere arbitraria.

Quindi -- una pausa di lunghezza temporale indeterminata, vedremo come evolvono le cose. Per il momento non stanno evolvendo, semmai "involvendo" ma tutto quello che succede, succede perché doveva succedere. Non sono il solo blogger catastrofista che alla fine non ne ha potuto più -- lo ha fatto anche Antonio Turiel con il suo blog "The Oil Crash", dopo che i commentatori erano passati addirittura alle minacce personali.

Mi preme ringraziare i commentatori che sono stati meno tossici di altri, in particolare "Mago" (*) che si è costruito una sua visione proprio sui commenti. In gran parte non la condivido, ma la trovo interessante. Anche "Madre Terra" e altri hanno fatto del loro meglio per fare dei commenti sensati. Per loro e per altri non-tossici: se volete mandarmi dei commenti in forma di post da pubblicare, potete scrivermi.

E andiamo avanti in questi tempi molto difficili. Speriamo bene.


Saluti a tutti/e

Ugo Bardi
ugo.bardi(coronavirus)unifi.it


(Ah.... se siete fra gli "autori" del blog potete ancora commentare. Mago, se mi scrivi ti ci metto)

sabato 23 aprile 2016

Ci spiace annunciare l’apocalisse: ma meglio Cassandra che Pangloss

( tratto dal giornale l'erba Emergenze )


di Matteo Minelli

I profeti dell’Apocalisse non hanno mai avuto vita facile. Si sa: chi predice sventure e terrore finisce per non star simpatico alla gente. Eppure la storia, più o meno mitologica, è piena di oracoli, eretici, scienziati, vecchi saggi e matti che, inascoltati e ingiuriati, hanno previsto sciagure immani che si sono poi effettivamente verificate.
Aiace prende con la forza Cassandra in un dipinto di Solomon Joseph Solomon
Aiace prende con la forza Cassandra in un dipinto di Joseph Solomon
Per prima toccò a Cassandra, sacerdotessa di Apollo e principessa di Troia. Pregò il padre di uccidere il neonato Paride, futuro distruttore dell’amata patria, e non fu ascoltata. Urlò ai quattro venti che la spedizione dei suoi fratelli a Sparta, ove venne rapita Elena, sarebbe stato l’inizio della fine e nessuno le credette. Si strappò le vesti e imprecò per convincere i suoi concittadini che nel famigerato cavallo erano nascosti i soldati greci eppure, a parte il povero Laocoonte, non si alzò una voce a sostenere la sua tesi. Ebbene sappiamo tutti com’è finita la storia: la città in fiamme, i troiani sterminati, Cassandra stuprata dal barbaro Aiace.
Purtroppo la celebre sacerdotessa non è che la capostipite di una progenie di profeti senza seguaci. E non stiamo parlando soltanto di figure epiche o di isterici predicatori medievali, stiamo parlando di tutti quei piccoli uomini, le cui vicende spesso sono ignote alla grande storia, che avevano previsto eventi funesti di ogni sorta ma che dinnanzi alla cieca, stupida sicumera di qualcuno con troppe certezze non hanno potuto impedire che il disastro avvenisse. Nessuno si ricorda di loro e talvolta risulta perfino impossibile risalire ai loro nomi, fagocitati da quell’oblio in cui i medesimi colpevoli dei disastri li hanno relegati.
Ci riferiamo a persone come il telegrafista del mercantile California che alle ore 23.00 del 14 aprile 1912 avvisò il marconista del Titanic, un certo Philips, della presenza di pericolosi iceberg sulla rotta del transatlantico. Fu rimproverato dal suddetto Philips per il suo zelo.
tina merlinPensiamo a donne come Tina Merlin, staffetta partigiana e giornalista, che denunciò la pericolosità della diga del Vajont ripetutamente per ben dieci anni prima che si celebrasse la tragedia. Processata per turbamento dell’ordine pubblico fu censurata per un altro quarto di secolo. Ci vengono in mente uomini come l’ingegner Canovale di Genova, che già nel 1907, stimò la portata del Bisagno in piena intorno ai 1200 metri cubi al secondo. Se invece di deriderlo le autorità lo avessero ascoltato, il torrente cittadino non sarebbe stato rinchiuso in una gabbia di cemento incapace di trattenere le sue acque e probabilmente la tragedia dell’ottobre 2014 si sarebbe potuta evitare.
Potremmo continuare molto a lungo, citare decine di eroi (perché è questo l’appellativo che meritano) che si sono battuti nel corso dei secoli, nel silenzio e nella polvere, per raccontare all’umanità qualcosa che non voleva sentirsi dire. Ed è così che arriviamo ai giorni nostri e al tentativo, direi disperato, operato da pochi coraggiosi lungimiranti di far transitare il concetto che se la nostra specie non modificherà radicalmente il suo rapporto col pianeta Terra finirà per estinguersi in tempi relativamente brevi. Eppure nessuno li prende seriamente in considerazione. Perché tanto è più grave la denuncia, tanto più troverai persone che si volteranno dall’altra parte e alzeranno le spalle disinteressate. Per questo sono convinto che gli illustri uomini di scienza che portano prove su prove a sostegno della loro tesi sulla fine della specie umana debbano sentirsi un po’ come la povera Cassandra. Sai di aver ragione, sai di essere supportato da schiaccianti prove empiriche, sai di essere tremendamente nel giusto ma nonostante ciò assumi le sembianze di uno di quegli uccellacci del malaugurio che vanno zittiti, anche a colpi di fucile, se serve.
Purtroppo oggi come ieri i profeti dell’Apocalisse sono circondati da una infinità di Pangloss che, convinti di vivere nel migliore dei mondi possibili, finiranno sempre e comunque per negare l’imminenza del pericolo. Che i panglossisti moderni siano mossi più da interessi personali che dallo spirito ottimistico che caratterizzava il personaggio partorito da Voltaire è sicuramente un fatto, ma è altrettanto vero che una pericolosa superficialità serpeggia all’interno della nostra specie.
Chi altri se non un superficiale infatti non considererebbe mortale la bomba ecologica che abbiamo innescato e irriderebbe gli studi scientificamente tragici che ci sono forniti. Ogni anno 18 milioni di ettari di foreste se ne vanno in fumo ( Global Forest Watch), 250.000 km quadrati di oceani sono diventate aree senza vita (Global Ocean Commission), il 43% del globo è prossimo alla desertificazione (ONU), entro quindici anni la disponibilità di fonti idriche calerà di oltre il 40% (World Water Developement), i ghiacciai si sciolgono, la temperatura sale, l’erosione dilaga e gli ecosistemi collassano.  Tutto ciò mentre gli uomini da soli consumano metà della produttività netta primaria del pianeta, ovvero si appropriano della metà di tutti i composti organici presenti nell’atmosfera o nell’acqua da cui direttamente o indirettamente dipende tutta la vita sulla Terra.
Giunti a questo punto anche noi potremmo smetterla di parlare di estinzione della nostra specie, potremmo sederci su quel comodo divano che non conosce ancora la forma del nostro fondoschiena, potremmo prendere quel telecomando che non ricorda le nostre impronte e accendere quel televisore che non ci ha mai visto in faccia. Diventare, anche noi, tanti piccoli Pangloss che tra una foresta in fiamme, una contaminazione d’amianto e una discarica a cielo aperto, aspettano col sorriso dello stolto la dipartita degli uomini.
Ma noi non lo faremo, anzi continueremo a parlare di deforestazione, zone morte nei mari, desertificazione, impoverimento del suolo e soprattutto continueremo ad annunciare il collasso dell’umanità. Saremo ancora Profeti dell’Estinzione, non per emulare la povera Cassandra, ma semplicemente perché non vorremmo fare la sua stessa fine: morire in mezzo a coloro che non hanno mai voluto ascoltarci.



lunedì 16 marzo 2015

Le Erinni: mitologia del collasso della civiltà.

di Jacopo Simonetta.

Se ci fidiamo di Georges Dumézil, una delle peculiarità delle civiltà indo-europee è organizzare i concetti  per triadi.   Secondo l’illustre studioso, fra le mitologie derivate dalla (presunta) mitologia arcaica comune, quella greca è quella più aperta agli influssi ed ai “prestiti” provenienti da altre culture e tradizioni.
   Questo la rende una fonte poco affidabile per chi studia la tradizione indio-europea arcaica, ma in cambio la rende una fonte inesauribile di ispirazione e conoscenza.

Fra le numerose “triadi” della tradizione ellenica, ve ne sono alcune decisamente rilevanti, soprattutto fra le divinità ingiustamente definite “minori” dai libri di scuola.   Ingiustamente perché molte di queste divinità detengono invece un potere più antico e profondo di quello degli stessi Dei olimpici.

Questa singolare predilezione per il numero tre potrebbe risultare semplicemente dalla tradizione, ma sono molti i casi in cui i fenomeni naturali si presentano ad un’analisi scientifica contemporaneamente unici e triplici.  

In un mio precedente post ho proposto un’analogia fra le Parche e le tre leggi della termodinamica (sensu Roddier 2012).Qui vorrei parlare di un’altra triade della mitologia greca: le Erinni.   Solitamente chiamate Eumenidi, o con altri appellativi, per evitare di pronunciarne il nome.
Come molte altre divinità, sono nel numero di tre, ma costituiscono un’unità inscindibile.   Ma a differenza delle Chere, delle Arpie o delle Gorgoni, le Erinni vengono evocate dal compimento di un delitto particolarmente efferato, in particolare l’uccisione di uno od entrambi i genitori
Chi è perseguitato da esse non ha scampo.   Tutto ciò che farà per migliorare la propria sorte gli si ritorcerà contro, tutto ciò che gli dava piacere gli darà dolore, tutto ciò che gli dava speranza si dimostrerà catastrofico.   Finché diventerà pazzo; sarà travolto da una furia autodistruttiva che lo condurrà ad una morte orribile.

Molta letteratura ha interpretato queste divinità in chiave psicologica, cioè come personificazioni del rimorso.   E’ una delle molte chiavi di lettura possibili; un’altra è cercare realtà fisiche dietro il simbolo. Può il mito delle Erinni aiutarci a capire quello che sta accadendo a tutti noi ora?   Ovviamente, è opinabile, ma propongo la seguente corrispondenza.

Aletto ("l'incessante").    Sappiamo, o dovremmo sapere, che la nostra civiltà e la nostra stessa vita dipendono dalla disponibilità di risorse.   Risorse che ci permettono di fare cose diverse a seconda della loro natura, qualità e quantità, al netto del lavoro e delle risorse che dobbiamo impiegare per estrarle dall’ecosistema e trasformarle in modo da poterle utilizzare.    E sappiamo, o dovremmo sapere, che cominciamo ad avere dei problemi seri con parecchie delle risorse principali e meno sostituibili come acqua, suolo, biodiversità, petrolio, ecc.

Tisifone ("la vendicatrice").   Tutto ciò che proviene da una qualche forma di fonte, finisce dopo l’uso in una qualche discarica.   Le discariche principali sono gli oceani e l’atmosfera, in cui si accumulano la maggior parte dei nostri rifiuti solidi, liquidi e gassosi.    Ma molte altre ce ne sono, in particolare i suoli e le acque dolci.    Da queste discariche, una parte dei materiali può essere recuperata sotto forma di risorse, generalmente previo un complicato e lungo giro attraverso quei cicli bio-geo-chimici che stiamo con successo facendo a pezzi.    Non solo, l’inquinamento danneggia le risorse ( si pensi alle acque) e dunque aggrava l’azione di Aletto.

Megera ("la maligna").   Ma la “tenaglia” che sta stritolando il nostro presente ed il nostro futuro non ha due sole ganasce, bensì tre.   Fra le fonti e le discariche, si trova l’intero nostro mondo fatto di processi produttivi, reti  di comunicazione, organizzazioni sociali, sistemi politici ecc.    Un mondo che sta cercando di mantenere il controllo della situazione mediante livelli crescenti di complessità.   Ma ad ogni incremento della complessità, aumentano i costi della medesima, non solo in termini monetari, ma anche di materiali, energia, spazio, ecc.   Chi  è minimamente pratico di ciò che sono oggi gli uffici di un normale comune, stenterebbe a credere come erano solo 30 anni addietro.   Per citare un solo, banale esempio.

Inoltre, incrementare la complessità richiede incrementare i consumi e dunque contribuisce sia ad impoverire le fonti, in particolare di energia, sia a saturare le discariche.  

Dunque esaurimento delle fonti (wells), saturazione delle discariche (sinks) ed aumento della complessità costituiscono un infernale girotondo al cui centro ci siamo noi.

Se un’analogia esiste fra le Erinni e la triplice tempesta che si sta scatenando sulle nostre teste, quale delitto può essere stato così terribile da evocarle?

Quando si parla di orrori, la nostra mente moderna corre immediatamente alle guerre ed alle infinite forme di  violenza con cui gli uomini tormentano se stessi.    Ma nella mitologia greca l’aver compiuto stragi e saccheggi non vale assolutamente ad evocare la calamità suprema impersonata dalla Erinni.   Per giungere a tanto è necessario che la violenza sia portata contro la propria stessa stirpe ed in particolare i genitori.   Possiamo considerare che, collettivamente, l’umanità si sia macchiata di un simile delitto?    Direi proprio di si, se consideriamo che la Biosfera è sicuramente la “famiglia” da cui l’umanità è nata e nel cui seno è finora vissuta.

In quest’ottica, la furia autodistruttiva che sta dilagando nel mondo appare essere esattamente il risultato della persecuzione erinnica.   Tutto ciò che facciamo ci si ritorce contro.   Tutto ciò in cui speriamo, si rivela una minaccia; Laddove cerchiamo piacere troviamo dolore.   Cerchiamo di aumentare la produttività e l’efficienza, per scoprire che così spingiamo la disoccupazione e la miseria.   Facciamo figli per perpetuare la nostra stirpe, ma questo non fa che accrescere la minaccia di catastrofe per la nostra specie.   Sviluppiamo tecnologie per ridurre gli effetti negativi della nostra economia, e li usiamo per accrescerli ulteriormente.    Speriamo che la crescita economica ci salvi dal collasso, ma è proprio questa crescita che spalanca la voragine sotto i nostri piedi.

Alla fine, molti sono travolti dalla folle idea che fare qualcosa di terribile può portarci fuori dalla trappola.   La furia autodistruttiva con cui gli integralisti islamici si accaniscono sul loro stesso patrimonio di civiltà e perseguitano la loro stessa gente mi pare appartenga a questa categoria.   Come vi appartengono la furia masochista dei rinascenti nazionalismi e la follia con cui il capitalismo agonizzante si avventa contro qualunque cosa potrebbe assicurare la vita degli uomini in un futuro oramai molto prossimo.

La potenza del mito risiede nella sua capacità di suggerire per via intuitiva concetti che sarebbero troppo difficili da analizzare.    I limiti dello sviluppo appartengono a questa categoria.   Anche i migliori gruppi di studio interdisciplinare, dotati dei più fantasmagorici strumenti di rilevazione ed analisi riescono ad analizzare solo una piccola parte di ciò che sta accadendo.

La fiducia nella mitologia dei nostri avi avrebbe potuto farci capire, molto più semplicemente, che devastare la propria casa e cercare di asservire o distruggere l’intera Biosfera erano un viatico sicuro per una bruttissima fine.   Abbiamo invece avuto fiducia in un altro mito, molto più moderno : quello del progresso che, al contrario, ci ha convinti del nostro buon diritto nel compiere le stesse azioni che le “antiche superstizioni” sconsigliavano.

Chi aveva ragione lo stiamo vedendo.   E se qualcuno non è ancora convinto, nessun problema: basterà aspettare ed osservare quel che succede.

lunedì 6 ottobre 2014

Le Moire.

Di Jacopo Simonetta


Come tutti i miti, anche quello delle Moire (o delle Parche, o delle Norne) è conosciuto in molte versioni.   In genere vengono descritte come entità divine,  di natura profondamente diversa dagli Dei Olimpici, le quali concedono ad ognuno il proprio Fato.

Cosa questo ha a che fare questo con noi oggi?   Molto, secondo me;  malgrado a scuola mi abbiamo insegnato che la mitologia altro non sarebbe che unarappresentazione favolosa di fenomeni  incomprensibili.    Al contrario, la tradizione gnostica ci assicura dell’importanza che l’immagine simbolica aveva nel pensiero classico.   “La verità non è venuta al mondo nuda, ma vestita di immagini e di simboli” (Vangelo di Filippo) è solo una delle tante citazioni possibili a questo proposito.  

Per millenni, si è ritenuto che pensiero intuitivo e pensiero analitico fossero procedimenti diversi e sinergici; e che i miti descrivessero per via intuitiva quelle stesse leggi della Natura che la scienza si sforza di dissuggellare grazie al pensiero analitico.   Oggi la maggior parte delle persone la pensa molto diversamente, ma personalmente, continuo a credere che gli scienziati trarrebbero molto vantaggio dallo studio della mitologia e, viceversa, che gli umanisti farebbero bene a  studiare le scienze naturali.

Facciamo un esempio:   I fisici cercano una “legge del tutto”.   Una legge, cioè, da cui possano essere derivate tutte le leggi fisiche, così come le leggi chimiche possono essere derivate da quelle della fisica; ma finora gli sfugge.   Hanno intuito che deve esistere, ma non sono ancora riusciti a capire come funziona.   Non è una ricerca nuova.   Gli studiosi ed i filosofi cercano questa legge da millenni ed hanno spesso trovato delle risposte, almeno parziali, basate su di un rigore logico che fa ancora scuola, ma soprattutto su di un costante allenamento al pensiero intuitivo e simbolico che noi abbiamo accantonato con la “rivoluzione scientifica”.

Di solito, dati di base diversi e metodi diversi danno risultati diversi.   Ma talvolta danno invece risultati comparabili e quando succede questo, a mio avviso, è un indizio molto forte che siamo sulla buona strada. Senza pretesa di completezza e precisione scientifica, vorrei quindi qui suggerire quello che, secondo me, è un possibile parallelismo fra le leggi fisiche e le tre guardiane del Fato.

1 –  Cloto fila la fibra di cui è fatta la vita.   Fin dall'antichità le trasformazioni dell’energia avevano attratto l’attenzione degli scienziati, ma fu Lavoisier nel XVIII° secolo ad enunciare il famoso principio “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”.  Lui si riferiva alla materia, ma Einstein ci ha insegnato che materia ed energia sono intercambiabili e la prima legge della termodinamica afferma appunto che l’energia si trasforma, ma non si crea, né si distrugge.   Dunque tutto inizia da qualcosa che non si può né creare né distruggere, ma che fluisce, come un filo dal fuso.

2 - Lakesi   raccoglie il filo in un gomitolo.   Il primo ad intuire che l’evoluzione tende a massimizzare il flusso di energia che attraversa gli organismi fu Lodka nel 1922 e Odum capì che questa tendenza evolutiva doveva dipendere da una legge termodinamica ancora sconosciuta  che battezzò “Principio di massimizzazione della potenza”; ma è stato François Roddier che, nel 2010, ha osato enunciare ufficialmente le terza legge della termodinamica  (peraltro non da tutti accettata).    Questa legge sancisce che ogni volta che esiste un flusso di energia, la materia si auto-organizza per sfruttarlo creando delle strutture dissipative che evolvono in modo da accumulare al proprio interno il massimo possibile di informazione, scaricando di conserva il massimo possibile di entropia.   Il motore universale dell’evoluzione, dalle galassie alle società umane, sarebbe quindi l’incoercibile tendenza a massimizzare lo sfruttamento dell’energia disponibile, sviluppando strutture vieppiù complesse.

3  - Atropo taglia il filo della vita.    La quantità di energia è sempre la stessa, ma non la sua qualità, né la sua distribuzione nello spazio.   L’energia infatti non si produce e non si consuma, ma fluisce e si degrada da forme maggiormente capaci di produrre strutture complesse a forme che lo sono sempre meno, fino a quando si raggiunge uno stato in cui non esistono più gradienti e flussi di sorta; tutte le strutture scompaiono.   Probabilmente è da questa irreversibilità del flusso entropico che deriva l’irreversibilità del tempo (Prigogine, La fine delle certezze  1997).   E’ la famigerata “morte termica” che angustiava Nietzsche; invano perché costantemente Atropo taglia il filo dell’energia degli uni, rendendola così disponibile per altri.   “La morte è l’artificio mediante il quale la Natura mantiene la vita”, diceva Goethe, profondo conoscitore della mitologia greca.   Detto in termini scientifici, l’universo conosciuto è un sistema aperto che, dunque, non tende all'equilibrio (Roddier, Thermodynamique de l’evolution  2012).

Una delle tante eredità che ci hanno lasciato gli antichi è sapere che nessuno può modificare il Fato una volta che sia stato maturato. Perfino gli Dei, al massimo, lo possono accelerare o ritardare, ma non modificare.  Eppure  il fato non è predestinazione perché se l’oggi è determinato dagli eventi del passato, l’oggi è anche il passato del futuro in gestazione; quindi, entro i limiti imposti dagli eventi pregressi, è possibile oggi agire in modo da modificare il corso degli eventi futuri.    In altri termini, il Fato presente non può essere cambiato, ma in una qualche misura può esserlo il Fato futuro; non dagli Dei, bensì dagli uomini che, contemporaneamente, lo creano e  lo subiscono.   Perfino nelle più fosche tragedie esistono dei momenti in cui l’eroe potrebbe compiere una scelta che cambierebbe il corso degli eventi, ma non lo fa.   Ad esempio, quando i troiani irrompono nel campo acheo, alcuni dei principi cercano di convincere Ettore ha trattare e permettere agli invasori di andarsene.   Ma Ettore, ebbro della sua vittoria, si ostina a voler bruciare le navi nemiche.   Vedendo i suoi amici senza speranza, Achille si impietosisce a permette a Patroclo di intervenire, ricacciando i troiani fino alle porte della loro città.    Achille aveva dato preciso ordine al suo luogotenente di non attaccare le mura, ma questi, ebbro della sua vittoria, da l’assalto alla città e viene ucciso.    Come è andata a finire si sa, ma è importante notare che la predizione di Cassandra si avvera solo perché nessuno degli eroi della vicenda riesce ad uscire dalla logica che lo ha condotto nella situazione in cui si trova.    Per dirla con le famose parole di Einstein, nessuno  dei protagonisti riesce ad applicare ad un problema un modo di pensare diverso da quello che ha usato per crearlo.   Sia Ettore che Patroclo hanno l’occasione di fermare la guerra, ma preferiscono distruggere il nemico, provocando l’uno da distruzione di Troia e l’altro la morte del più caro amico.   In altre parole, non è una maligna volontà aliena che condanna gli uomini all'infelicità, ma lo loro ostinata  natura.

Coloro che già seguivano questo blog quando si chiamava “Effetto Cassandra” avranno immediatamente chiara l’analogia con quanto sta accadendo alla nostra civiltà; ennesima dimostrazione del valore di un mito che è indipendente dal tempo e dallo spazio perché radicato nella natura stessa dell’uomo e delle cose.

Tornando alla termodinamica, se la natura intrinseca delle strutture dissipative è la tendenza ad auto-organizzarsi per  produrre il massimo possibile di entropia, è evidente che solo fattori limitanti esterni, in particolare la carenza di energia utilizzabile (cibo, combustibili, ecc.) possono impedire ad un sistema di degradare il proprio ambiente e le proprie risorse fino all'auto-distruzione.     Teoricamente, sarebbe possibile scegliere di razionare il filo di Cloto e farselo durare a tempo indeterminato, ma questo presupporrebbe la capacità di opporsi con la forza della volontà e del pensiero ad una pulsione ben più che atavica: una pulsione intrinseca alla natura stessa della materia di cui siamo fatti.

Qualcuno lo ha fatto o lo sta facendo, ma non si può sperare che questo diventi un modo di pensare e di sentire abbastanza diffuso da cambiare il fato della nostra specie.   Come Ettore e Patrolco, finché potremo sperare di trionfare non fermeremo l’avanzata. Quando vedremo la nostra città in fiamme ed i nostri amici morire vorremmo averlo fatto, ma sarà tardi. Atropo avrà già tagliato il filo di Troia e di Achille, mentre Cloto avrà già cominciato a filare per Roma.   Dipenderà quindi dal coraggio e dalla capacità di Enea avviare un nuovo ciclo che, dopo una conveniente dose di sofferenze, di vittorie e di gloria, finirà alla stessa maniera per mano, stavolta, di Alarico.


martedì 18 febbraio 2014

Una donazione per Cassandra


La profetessa Cassandra impegnata a bollire una zuppa di baffi di pipistrello australiano, peli di coda del lemure del Madagascar e occhi di macaco giapponese. (quadro di John William Waterhouse)



Il blog "Effetto Cassandra" è sul Web dal 2009 e ha avuto un discreto successo con una media che si avvicina ai 1000 contatti al giorno, mantenendosi consistentemente nei primi 20 blog di argomento scientifico - perlomeno secondo i dati di "ebuzzing".


Sotto molteplici aspetti, è un ottimo risultato considerando che "Effetto Cassandra" è un blog a costo zero tenuto da volontari che lavorano nel tempo libero.

D'altra parte, è anche vero che l'impatto del blog rimane molto limitato: siamo una piccola nicchia di persone che hanno una visione "sistemica" di quello che sta succedendo e che si rendono conto che abbiamo di fronte dei grossi problemi sistemici, principalmente l'esaurimento delle risorse e il cambiamento climatico. Questi problemi non si risolvono con soluzioni cosmetiche come ridurre gli stipendi dei parlamentari (molto difficile) o aumentare le tasse (molto facile). Bisognerebbe avere il coraggio di fare tutti dei sacrifici oggi per investire nel futuro del paese, ma questa visione non appare nella discussione generale sui media e sul Web.

Allora, senza farsi grosse illusioni, credo che potremmo perlomeno provare a fare di più per diffondere il nostro punto di vista in un momento critico per tutti quanti. Possiamo provare a potenziare un po' il blog e per questo abbiamo bisogno di un minimo di finanze, soprattutto per il lavoro di traduzione dall'inglese e dallo spagnolo che, negli ultimi tempi, è stato l'elemento portante del blog.  

Per cominciare, troverete nella barra a destra un pulsante per le "Donazioni". Non che ci aspettiamo di fare soldi con questo ma, se avete voglia di dare un piccolo contributo, è un incoraggiamento per chi fa il lavoro di traduzione che, fino ad ora, hanno lavorato strettamente gratis. 

Ci farebbe anche piacere avere dei suggerimenti dai lettori. Per esempio, nessuno di quelli che lavorano sul blog è un esperto di tecniche SEO, potrebbe qualcuno darci una mano per fare qualcosa in questo campo? Poi, ho avuto già diversi suggerimenti, uno dei quali è di cambiare il nome "Cassandra" con l'idea che è un nome catastrofista e che porta jella. Può anche essere, anche se devo dire che a questo nome ci sono affezionato. Ma voi che ne pensate?

Insomma, se ne avete voglia, possiamo discuterne un po' nei commenti. Saluti a tutti e grazie per la vostra attenzione e incoraggiamento per questo blog.

UB

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Nota del 19 Febbraio


Allora, grazie a tutti per le donazioni; in 24 ore abbiamo avuto una dozzina di donatori per un totale di quasi 300 Euro. Come dicevo, non è che diventiamo ricchi in questo modo (sarebbe stato bello avere fra i lettori, non so, qualche equivalente in positivo dei Koch brothers che spendono milioni di euro per fare PR anti-scienza), ma perlomeno si dimostra che c'è qualcuno la fuori che pensa che il blog di Cassandra sia una buona idea

Per le varie difficoltà, ovviamente bisogna mettere che la donazione viene dall'Italia. La maggioranza dei donatori non ha avuto problemi. Per quelli che preferiscono invece fare un bonifico, vi passo il mio IBAN alla cassa di risparmio di Fiesole IT55D0616037840100000000293. La cosa è molto informale, perché questo è il mio conto in banca personale. Fortunatamente non sono cifre tali che qualcuno può pensare che le userò per scappare in Brasile! (a meno che non venga fuori quell'equivalente positivo dei Koch brothers di cui dicevo, nel qual caso vi mando una cartolina da Rio). Se fate un bonifico, ditemelo via e-mail, (ugo.bardi(chiocciolina)unifi.it) così sono sicuro di ritrovarlo.

U







giovedì 12 aprile 2012

"La Terra Svuotata:" presentazione a Firenze il 13 Aprile.


Quale giorno migliore che un Venerdì 13 per presentare questo libro?




Presentazione del libro "La Terra svuotata, il futuro dell'uomo dopo l'esaurimento dei minerali" 

di Ugo Bardi

Venerdì 13 aprile, ore 17:00
Sala delle Collezioni - Palazzo Bastogi
Consiglio Regionale della Toscana
via Cavour 18 - Firenze

Saluti iniziali:
Mauro Romanelli,
Segretario Questore Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale della Toscana

Intervengono:
Ugo Bardi
Autore del libro
Fabio Roggiolani
Presidente dell'associazione Ecquologia
Eugenio Baronti
Presidente di Zefiro - Ricerca Innovazione

“Cassandra cercò di avvertire i troiani
del pericolo che la città correva; ma non
fu creduta. Allora come oggi, preferiamo le
bugie rassicuranti alle verità scomode.”

[...] Le preoccupazioni sull'esaurimento del petrolio sono all'ordine del giorno, ma sono solo una parte di un problema molto più grande. Quando si esauriranno i minerali? Partendo da questa domanda, Ugo Bardi costruisce un racconto di tutta la storia dell'attività mineraria umana, dall'età della pietra fino al petrolio ai nostri giorni. Abbiamo ancora tante cose da scavare e tanto petrolio da estrarre ma, in tempi non lunghissimi, ci troveremo di fronte al limite della capacità umana di sfruttare il nostro pianeta per le sue risorse minerali. Sarà la “fine del popolo dei minatori” che ci porterà a percorrere strade nuove e sconosciute per tenere in piedi la nostra civiltà. [...


Segreteria organizzativa:
via Cavour 4 Firenze
Tel 055/2387506 - Fax 055/2387662

Ugo Bardi è docente dal 1990 presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze. La sua carriera precedente include periodi di studio e insegnamento presso le università di New York, Marsiglia, Berkeley e Tokyo. Attualmente si occupa di nuove tecnologie energetiche e di politica dell’energia. È membro dell’associazione ASPO, un gruppo di scienziati indipendenti che studiano le riserve di petrolio mondiali e il loro esaurimento. Ha pubblicato: La fine del petrolio, Editori Riuniti, 2003; Il libro della Chimera, Edizioni Polistampa Firenze, 2008; con Giovanni Pancani, Storia petrolifera del bel paese, Edizioni Le Balze, 2006; The Limits to Growth Revisited, Springer Briefs in Energy, 2011.

giovedì 5 aprile 2012

Il picco delle uova di pasqua: Hubbert e il coniglio pasquale

Traduzione da "Cassandra's Legacy"

Questo è un post pasquale dove cerco di fare un modello della caccia alle uova come se fosse la produzione di una risorsa minerale. Viene fuori che un modello semplice basato sulla dinamica dei sistemi può essere equivalente a quello di Hubbert per l'estrazione del petrolio. Possiamo avere il "Picco delle Uova" e viene anche fuori che il picco può avere la forma asimmetrica del "Picco di Seneca." Così, anche questo modello semplice conferma quello che il filosofo romano ci aveva detto tanto tempo fa: che la rovina è molto più rapida della fortuna. (Immagine da uptownupdate)

Per quelli di voi che non conoscono la tradizione del coniglio pasquale, posso dire che negli Stati Uniti i conigli fanno le uova e non solo. Per Pasqua fanno uova colorate. La tradizione è che il coniglio pasquale sparpaglia queste uova nel giardino e poi i bambini si divertono a cercarle. E' un gioco che piace molto ai bambini e può durare anche a lungo se il coniglio è stato abbastanza cattivo da nascondere le uova molto bene e se il giardino è grande.

Una curiosità della caccia alle uova è che somiglia alla ricerca dei minerali. Con i minerali, proprio come con le uova, bisogna cercare dei tesori nascosti e, dopo che uno ha trovato i minerali "facili" (o le uova), trovare quelli ben nascosti può richiedere un bel po' di lavoro. Così tanto che di solito ci sono delle uova che rimangono nascoste, proprio come ci sono dei minerali che non saranno mai estratti.

Ora, se la ricerca dei minerali è simile alla ricerca delle uova pasquali, forse potremmo imparare qualcosa di molto generale se proviamo a fare un piccolo esercizio di modellizzazione. Possiamo usare la dinamica dei sistemi per costruire un modello che risulta essere capace di descrivere sia la caccia alle uova pasquali, sia il comportamento in stile "Hubbert" della produzione dei minerali. Il modello ci può anche dire qualcosa di come la dinamica dei sistemi può essere usata per fare dei modelli "a misura di mente" (per usare un'espressione coniata da Seymour Papert). Allora, proviamo.

Nella dinamica dei sistemi, i modelli si basano sul concetto di "stock," ovvero la quantità delle cose che il modello descrive (in questo caso, le uova). Gli stock non rimangono costanti (altrimenti il modello sarebbe ben poco interessante) ma cambiano col tempo. Diciamo che uno stock "fluisce" in un altro. In questo caso, le uova cominciano nello stock che chiamiamo "uova nascoste" e si trasferiscono nello stock che chiamiamo "uova trovate". Poi, dobbiamo anche considerare un altro stock, il numero dei bambini.

Per fare il modello, dobbiamo fare delle assunzioni. Potremmo dire che il numero di uova trovato per ogni intervallo di tempo è proporzionale al numero dei bambini, che potremmo prendere come costante. Poi, potremmo anche dire che diventa sempre più difficile trovare uova via via che ce ne sono di meno di nascoste. Questo è tutto quello di cui abbiamo bisogno per fare una versione molto di base del modello.

Queste sono tutte considerazioni che potremmo scrivere in forma di equazioni, ma qui possiamo usare un metodo ben noto nella dinamica dei sistemi che costruisce le equazioni partendo da una versione grafica del modello. Tradizionalmente, gli stock sono mostrati come rettangoli ("scatole") e i flussi come frecce a due tratti. Frecce a singolo tratto collegano fra loro le varie scatole e flussi. per questo modello, ho usato un programma chiamato "Vensim," fatto da Ventana systems (freeware per uso personale o accademico). Allora, ecco qui la versione più semplice possibile del modello della caccia alle uova pasquali.



Come vedete, ci sono tre scatole, ognuna col nome della cosa che contiene. La freccia a due tratti mostra come lo stesso tipo di stock (uova) fluisce da una scatola all'altra. L'aggeggio a forma di farfalla è la "valvola" che regola il flusso. La produzione dipende da tre parametri: 1) l'abilità dei bambini nel trovare le uova, 2) il numero dei bambini (qui preso come una costante) e 3) il numero di uova nascoste che rimangono.

Il modello produce un output che dipende dai valori dei parametri. Più in basso, vediamo i risultati per la produzione con 50 uova iniziali, 10 bambini e un'abilità uguale a 0.006. Notate che il numero di uova varia in modo continuo. Ci sono altri metodi per fare modelli che utilizzano numeri interi, ma è così che funziona la dinamica dei sistemi. Come tutti i metodi di modellizzazione, è un'approssimazione della realtà




Qui, la produzione va quasi a zero via via che i bambini esauriscono la loro riserva di uova. In questa versione del modello abbiamo dei bambini-robot che continuano a cercare all'infinito e, alla fine, troveranno tutte le uova. Nella pratica, dei bambini reali si stancheranno e a un certo punto smetteranno di cercare. Ma questo modello può essere una descrizione approssimata di una vera caccia alle uova quando c'è un numero costante di bambini, cosa che si verifica in pratica quando ce ne sono pochi.

Possiamo fare un modello più generale? Immaginiamo che ci siano molti bambini e che non tutti si stanchino allo stesso momento. Assumiamo allora che si stanchino in modo casuale. Poi, possiamo assumere che la caccia alle uova diventa così interessante che attira un numero crescente di bambini? Questo si può simulare. Un modo semplice di farlo è di assumere che il numero di bambini che arrivano è proporzionale al numero di uova prodotte. Ecco allora un modello basato su queste ipotesi (notate le nuvolette. Indicano che non teniamo conto della dimensione degli stock dove i bambini vanno, oppure da dove arrivano) 



Questo modello è un tantino più complicato, ma non tanto. Notate che ci sono due nuove costanti, "k1" e "k2," utilizzate per regolare la variazione dello stock dei bambini. Qui ne troviamo anche una terza (k3) che utilizzeremo più tardi in un modello leggermente diverso. I risultati per la produzione di uova sono i seguenti:



Ora la produzione di uova mostra un bel picco, dalla forma a campana. Questa forma è una caratteristica "robusta" del modello. Ci si può divertire a cambiare i valori delle costanti, ma questo è quello che si ottiene, normalmente: un picco simmetrico. Come probabilmente giù sapete, questa forma è la caratteristica del  modello di Hubbert della produzione petrolifera, dove il picco si chiama di solito "Picco di Hubbert." In effetti, questo semplice modello di caccia alle uova pasquali è equivalente a un modello che ho usato, insieme al mio collaboratore Alessandro Lavacchi, per descrivere casi storici di produzione di risorse non rinnovabili. (si veda questo articolo pubblicato su "Energies" e qui  per un riassunto)

Possiamo giocherellare un altro po' con il modello. Che ne dite di immaginare che i bambini possono imparare a cercare meglio le uova, via via che il tempo passa? Questo si può simulare assumendo che il parametro "abilità" aumenti di una tacca per ogni uovo trovato. I risultati? Beh, ecco un esempio:


Abbiamo ancora un picco, ma adesso è diventato asimmetrico. Non è più il picco di Hubbert ma quello che ho chiamato il "picco di Seneca" secondo quello che ha scritto il filosofo romano Seneca quando ha notato che la rovina è di solito più rapida della fortuna. In questo esempio, la rovina arriva così rapidamente proprio perché si cerca disperatamente di evitarla. E' un classico esempio di "spingere le leve nella direzione sbagliata", come ci ha raccontato Donella Meadows qualche tempo fa. Non è per niente intuitivo ma, quando si sfruttano risorse non rinnovabili, aumentare l'efficienza non è una buona idea.

Ci sono molti modi di spellare un coniglio, per così dire. Così, questo modello può essere modificato in molti modi, ma possiamo fermarci qui. Credo che ci abbia dato una buona illustrazione di come giocherellare con dei modelli "a misura di mente" e come questi modelli basati sulla dinamica dei sistemi ci possono dare qualche interessante idea di come funziona il mondo reale. Detto questo, buona Pasqua a tutti!


(In Italia non si usa molto la ricerca delle uova pasquali, ma se qualcuno avesse voglia di prendere dei dati per questa Pasqua, potremmo provare a confrontarli con il modello!)

martedì 21 febbraio 2012

Cassandra va forte sul web!



Cassandra va veramente forte sul Web: gli ultimi rating su "ebuzzing" danno questo blog al quarto posto fra i blog scientifici italiani. Si trova al numero 193 nella classifica generale, che è molto alto per un blog scientifico. Sono risultati veramente notevoli per un blog del tutto artigianale che non ha finanziamenti o sponsor e che non fa uso di tecniche di SEO (search engine optimization).

Per cui, volevo ringraziare i lettori per il loro supporto e anche tutti quelli che si sono messi all'anima di tradurre (rigorosamente gratis) dall'inglese i post che faccio sul blog "sorella", Cassandra's legacy. In particolare, volevo ringraziare Massimiliano Rupalti ("Rupo"), che è stato veramente superattivo negli ultimi tempi.

Quindi, continuiamo così; vi invito a seguire questo e altri blog che fanno informazione seria e affidabile su argomenti come il cambiamento climatico (per esempio "Climalteranti") e sul problema energetico e delle risorse, (per esempio il blog di ASPO-Italia.)

giovedì 27 ottobre 2011

Convegno: Cassandra nel XXI secolo

Il Quinto convegno nazionale ASPO-Italia, Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio, organizzato insieme al gruppo "Climalteranti" si terrà Venerdì 28 ottobre 2011, dalle 9:00 alle 19:00, presso la 

Sala delle Feste – Palazzo Bastogi, Consiglio Regionale della Toscana, via Cavour, 18 a Firenze.

Il Titolo del convegno che sarà trasmesso in diretta video sulla homepage del portale del Consiglio Regionale della Toscana è “Cassandra nel XXI secolo. Clima, energia e cibo: fra informazione e disinformazione, crescita della consapevolezza pubblica e politiche appropriate”. Ingresso libero.

PROGRAMMA

Apertura e Saluti 9.00-9.30

Ugo Bardi, Presidente di ASPO – Italia

Mauro Romanelli, Consigliere, regione Toscana

09:30 Ian Johnson, Segretario generale del Club di Roma. 40 years of Limits to growth.


10:15 Nicole Foss, ricercatrice economica coeditore del blog “The Automatic Earth”. Un secolo di sfide.

10:45 -11:15 Coffee Break

11:15 Toufic el Asmar, Segretario ASPO – Italia e consulente FAO. Climate Smart Agriculture.

11:45 Enrico Euli, Università di Cagliari. Informazione, apprendimento e pedagogia delle catastrofi.

12:15 Luca Mercalli, Presidente Società Meteorologica Italiana. Prepariamoci. Consapevolezza e ritardi nella percezione dei problemi ambientali.

Break pranzo 12:45-14:30

Nella sessione pomeridiana i seminari saranno intercalati da intermezzi teatral-musicali di circa 10 minuti.

14:30- 18:00 I grandi problemi dell’Umanità su web, carta stampata, editoria, radio e televisione.

Sylvie Coyaud, Giornalista. Il clima nella rete.

Pietro Cambi, Geologo esperto indipendente e blogger. Il picco nella rete. La benedizione di Cassandra.

Sergio Castellari, Centro Euro – Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici / Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. IPCC, climategate e i media.

Stefano Caserini, DIIAR Politecnico di Milano. Il Clima sulla carta stampata.

Mirco Rossi, Divulgatore indipendente. Energia e futuro – le opportunità del declino. Tre lenti per leggere meglio.

18:00-18:15 Conclusioni e chiusura

martedì 18 ottobre 2011

Credo perché è assurdo



Il climatologo Hans Schellnhuber viene minacciato con un nodo scorsoio mentre sta tenendo una conferenza (link al video). Sono gli scienziati i nuovi nemici, l'obbiettivo di una nuova crociata? (traduzione dall'inglese di Massimiliano Rupalti, da Cassandra's legacy)


All'inizio del terzo secolo D.C., Tertulliano, campione della Cristianità contro il Paganesimo, ci ha fatto una sorprendente rivelazione sulla rottura fra la vecchia e la nuova visione culturale. Dei sui scritti ricordiamo le parole "Credo quia absurdum” che significa “Io credo perché è assurdo”. Queste non sono le parole esatte di Tertulliano, ma la frase riassume bene il suo pensiero. Tertulliano usava l'assurdità come arma contro il vecchio paradigma. Era un apostata, un rivoluzionario, un sovversivo.

Ripensando a quei tempi antichi, è impressionante notare quanto siano simili alla rottura del paradigma dei nostri tempi che è spesso espresso nei termini di ciò che chiamiamo”le teorie del complotto”. Fino a poco tempo fa, la rottura contro la vecchia visione culturale era espressa in forme ideologiche complesse e strutturate: comunismo o socialismo, per esempio. Ma quello che stiamo vedendo ora non è nulla di strutturato o complesso. E' semplicemente la negazione di qualsiasi cosa possa dare l'impressione di essere “dimostrata scientificamente”. Dalle scie chimiche al climategate, vediamo la diffusione di un atteggiamento basato sul concetto che “se è scienza, deve essere una truffa”. Se Tertulliano fosse vivo oggi, la sua ricerca di assurdità creative sarebbe espressa, forse, sostenendo che gli aerei che ci volano sopra stiano diffondendo veleni terribili su di noi o che l'idea che la CO2 prodotta dagli esseri umani stia riscaldando il pianeta sia un elaborato inganno per spaventarci.

E' grottesco, sicuro. Ma per qualsiasi cosa esista, c'è una ragione per la sua esistenza. Questo è vero anche per le teorie del complotto, ora e nei tempi antichi. Ai tempi di Tertulliano, la prosperità materiale di Roma e dei Romani era spesso vista come il risultato del favore degli Dei Pagani. Quando questa prosperità è scomparsa è stato uno shock: Roma non era più nei favori dei vecchi Dei. Il risultato è stato un movimento di idee che vedeva gli antichi Dei come “il male” proprio come quelle persone che continuavano ad adorarli. Ricordiamo la storia della filosofa pagana Ipazia, uccisa e fatta a pezzi da una folla inferocita. Ciò è accaduto solo un paio di secoli dopo Tertulliano, quando la frattura fra nuovo e vecchio paradigma non era più il dominio di sovversivi isolati; era diventato un'onda di furore, un vero tsunami.

Oggi, vediamo i sintomi dello stesso tipo di rottura, di uno tsunami di furore montante nella nostra società. Pensate alla nostra prosperità: tendiamo ad attribuirla non agli Dei pagani, ma alla nostra abilità tecnologica. Adoriamo la capacità degli scienziati di creare macchinari nuovi e migliori. Ci diciamo che qualsiasi problema può essere risolto dagli scienziati che possono inventare un modo intelligente per uscirne. Non c'è abbastanza petrolio? Perforiamo più in profondità, inventiamoci biocarburanti, creiamo la fusione nucleare in bottiglia. Non c'è abbastanza cibo? Qualcuno inventerà nuovi fertilizzanti, organismi geneticamente modificati, nuovi pesticidi. Inquinamento? Dotiamoci di nuovi e migliori filtri per gli scarichi delle automobili e per le ciminiere degli inceneritori. Cancro? Presto avremo la pillola magica che lo cura.

Ma ora sta accadendo qualcosa di diverso, qualcosa di mai sentito. Gli scienziati ci stanno dicendo che non ci sono soluzioni rapide per problemi come l'esaurimento delle risorse ed i gas serra nell'atmosfera. Che più cresciamo, più i problemi diventano seri. Che rischiamo spazzare via la razza umana dal pianeta facendo esattamente le stesse cose che siamo stati orgogliosi di saper fare, finora. Che abbiamo bisogno di cambiare i nostri modi prima che sia troppo tardi.

E' la rottura completa del vecchio paradigma. Per la maggior parte di noi è totalmente disorientante sentirci dire che abbiamo sbagliato tutto e sentirlo dalle stesse persone, gli scienziati, che ci hanno mostrato come fare quello stavamo facendo. Questo può essere visto solamente come un tradimento e non è un strano che il furore monti contro quegli infidi e infedeli scienziati del male. Storie come quella del “Climategate” sono segni di questo furore. E' un furore terribile, qualcosa che non può essere spiegato se non con la perdita di un quadro comune di pensiero. E' una società che sta perdendo il rapporto maestro-alunno. Questo significa perdere saggezza, sapienza e auctoritas.

Quando la gente perde la saggezza, la via d'uscita più facile sembra essere trovare un nemico. I nostri nuovi nemici sembrano essere gli scienziati. Non abbiamo ancora assistito al linciaggio di climatologi da parte di una folla inferocita, come è accaduto a Ipazia molto tempo fa, ma sembra che ci stiamo avvicinando a qualcosa di simile. Il furore di quella gente che chiamiamo i “teorici del complotto” è ancora ad una stadio informe di negazione di tutto, ma potrebbe svilupparsi in forme che potremmo descrivere come una specie di nuova crociata in cui, questa volta, i nemici sono gli scienziati. Non sarebbe la prima volta che gli scienziati diventano l'obbiettivo di movimenti politici, dai tempi del MaCarthysmo negli Stati Uniti alla “Rivoluzione Culturale” in Cina. Questi movimenti alla fine si sono placati, ma forse non abbiamo ancora visto il furore anti-scienza apparire con tutta la sua forza.

La trasformazione della Società Romana dal Paganesimo alla Cristianità è durata secoli ed ha implicato ogni sorta di lotte violente fino a che non si è insediato un nuovo paradigma ed una nuova saggezza. Mille anni dopo Tertulliano, il mondo ha visto quel fiorire di pensiero che chiamiamo filosofia scolastica che comportava la riscoperta della vecchia saggezza e la sua fusione con la nuova. Oggi stiamo vedendo l'inizio di un nuovo ciclo e, nel tempo, dovremo riscoprire una nuova saggezza ed una nuova auctoritas. Quello che vediamo oggi in modo oscuro, come in uno specchio, lo vedremo faccia a faccia.


Questo post è una sintesi di un post più lungo intitolato "Tertulliano non credeva agli allunaggi" pubblicato su "Effetto Cassandra" nel Marzo 2011. Ringrazio Ludovico Pernazza per una correzione al testo



mercoledì 12 ottobre 2011

La maledizione di Cassandra: come sono stati demonizzati “I Limiti dello Sviluppo”

 

Come parte di una mini-serie sui “Limiti dello Sviluppo” (i post precedenti qui , qui e qui ) ripropongo (con qualche lieve modifica) un post che ho pubblicato su “The Oil Drum” nel marzo 2008. Sopra: un'immagine da un vaso rosso di Atene del quinto secolo avanti Cristo dove vediamo la profetessa Cassandra mentre cade vittima del normale destino di coloro che dicono verità scomode. (Traduzione dall'inglese di Massimiliano Rupalti)


Nel 1972, lo studio “I Limiti dello Sviluppo” è arrivato in un mondo che aveva conosciuto più di due decenni di crescita ininterrotta dopo la fine della seconda guerra mondiale. Era un periodo di ottimismo e fede nel progresso tecnologico che, forse, non è mai stato così forte nella storia dell'umanità. Con l'energia nucleare in espansione, senza nessun segno di scarsità delle risorse minerali e con la popolazione in crescita rapida, sembrava che i limiti dello sviluppo, se mai fossero esistiti, erano così lontani nel futuro che non c'era alcun motivo di preoccuparsene. E, anche se questi limiti erano più vicini di quanto si credesse generalmente, non avevamo forse la tecnologia che ci avrebbe salvati? Se potevamo raggiungere la Luna, come abbiamo fatto nel 1968, quale problema potevano essere inezie come l'esaurimento delle risorse e l'inquinamento? Il futuro non poteva che essere per sempre splendente.

In contrasto con questo sentimento generale, i risultati de “I Limiti dello Sviluppo” sono stati uno shock. Il futuro non era affatto splendente come si riteneva. Gli autori avevano sviluppato un modello che poteva tener conto di un grande numero di variabili e delle loro interazioni quando il sistema cambiava con il tempo. Scoprirono che l'economia mondiale tendeva al collasso per il 21° secolo. Il collasso era causato da una combinazione di esaurimento di risorse, sovrappopolazione e crescente inquinamento (quest'ultimo elemento lo possiamo oggi vedere in relazione al riscaldamento globale). Solo misure specifiche volte ad arginare la crescita e a limitare la popolazione potevano evitare il collasso.

C'è una leggenda persistente sul primo libro dei “Limiti” che vuole che sia stato ridicolizzato come un'ovvia ciarlataneria subito dopo la sua pubblicazione. Non è vero. Lo studio è stato dibattuto e criticato, com'è normale per una nuova teoria o idea. Ma provocò un'enorme interesse e ne sono state vendute milioni di copie. Evidentemente, nonostante il generale ottimismo del tempo, lo studio aveva dato visibilità ad un sentire che non veniva espresso spesso ma che era nella mente di tutti. Possiamo veramente crescere per sempre? E se non possiamo, quanto a lungo durerà la crescita? Lo studio forniva una risposta a queste domande; una risposta non piacevole, ma tuttavia una risposta.

Lo studio I Limiti dello Sviluppo aveva tutto il necessario per diventare un grande passo avanti nella scienza. Proveniva da un'istituzione prestigiosa come l'MIT; era sponsorizzata da un gruppo di intellettuali influenti e brillanti, il Club di Roma; usava le più moderne ed avanzate tecniche di computazione e, infine, gli eventi che hanno avuto luogo pochi anni dopo la pubblicazione, la grande crisi petrolifera degli anni 70, sembravano confermare la visione degli autori. Tuttavia, lo studio non generò ulteriori ricerche e, un paio di decenni dopo la pubblicazione, l'opinione generale sul libro era completamente cambiata. Lontano dall'essere considerato la rivoluzione scientifica del secolo, negli anni 90 i Limiti dello Sviluppo erano diventati lo zimbello di tutti: niente di più che il ruminare di un gruppo di eccentrici (e probabilmente un po' toccati) professori che avevano realmente pensato che la fine del mondo fosse vicina. Per farla breve, dei menagramo con un computer.

Il rovesciarsi delle fortune de “I Limiti dello Sviluppo” è stato graduale ed ha innescato un dibattito durato decenni. All'inizio, i critici reagirono con poco più che una serie di dichiarazioni di discredito. Solo pochi scritti iniziali hanno portato le critiche ad un livello più profondo, in particolare da William Nordhaus e da un gruppo di ricercatori dell'università del Sussex che andava sotto il nome di “Gruppo del Sussex” (Cole, 1973). Entrambi gli studi hanno sollevato un numero di punti interessanti ma hanno fallito nel loro tentativo di dimostrare che lo studio dei Limiti fosse viziato nei suoi presupposti di base. Già questi primi testi di Nordhaus e del Gruppo del Sussex, mostravano una vena di astio che è diventata comune nel dibattito da parte dei critici. Le critiche politiche, gli attacchi personali e gli insulti, così come la rottura delle regole di base del dibattito scientifico. Per esempio, l'editore della rivista che aveva pubblicato il saggio di Nordhaus che attaccava i “Limiti”, rifiutò di pubblicare una smentita.

Col tempo, il dibattito sul libro virava sempre di più su un piano politico, Nel 1997, l'economista italiano Giorgio Nebbia notava che la reazione contro lo studio stava arrivando da almeno quattro fronti diversi. Uno era costituito da coloro che vedevano il libro come una minaccia alla crescita dei loro affari e industrie. Un secondo da economisti professionisti, che lo vedevano come minaccia al loro predominio come consulenti in materie economiche. La Chiesa Cattolica forniva ulteriori munizioni ai critici, essendo colpita dalla conclusione che la sovrappopolazione era una delle maggiori cause dei problemi. Poi la sinistra politica, nel mondo occidentale, vedeva lo studio come una truffa della classe dominante, progettata per fregare i lavoratori facendo loro credere che il paradiso proletario non era un obbiettivo pratico. E questa è chiaramente un lista incompleta; dimentica la destra politica, coloro che credono in una crescita infinita, politici in cerca di soluzioni facili a tutti i problemi e molti altri. Tutti insieme, questi gruppi hanno costituito una coalizione formidabile che ha garantito una forte reazione contro lo studio dei Limiti dello Sviluppo. Questa reazione alla fine è riuscita a demolire lo studio agli occhi della maggioranza del pubblico e degli specialisti allo stesso tempo.

La caduta dei Limiti dello Sviluppo è stata grandemente aiutata da un fattore che inizialmente aveva rafforzato la credibilità dello studio: la crisi petrolifera mondiale degli anni 70. La crisi ha raggiunto il picco nel 1979 ma, negli anni seguenti, nuove risorse petrolifere cominciavano a fluire abbondantemente dal Mare del Nord e dall'Arabia Saudita. Con i prezzi del petrolio che precipitavano, a molti è sembrato che la crisi fosse stata nient'altro che un imbroglio; il tentativo fallito di un gruppo di sceicchi fanatici di dominare il mondo usando il petrolio come arma. Il petrolio, sembrava, era, ed era sempre stato, abbondante ed era destinato a rimanere tale per sempre. Con il collasso dell'Unione Sovietica nel 1991 e l'apparire della “New Economy”, tutte le preoccupazioni sembravano essere finite. La storia era finita, e tutto quello che avevamo bisogno di fare era di rilassarci e di godere i frutti che la nostra scienza e la nostra tecnologia ci stavano fornendo.

A questo punto, un effetto perverso ha cominciato ad operare nella mente della gente. Nei tardi anni 80, tutto ciò che ci si ricordava del libro dei Limiti dello Sviluppo, pubblicato quasi due decenni prima, era che avesse predetto una qualche catastrofe in qualche momento nel futuro. Se la crisi petrolifera mondiale dovesse essere quella catastrofe, come era sembrato a molti, il fatto che questa fosse terminata era la confutazione della predizione stessa. Questo fattore ha avuto un grande effetto nella percezione della gente.

Il cambiamento dell'atteggiamento è stato graduale ed è durato qualche anno, ma possiamo probabilmente identificare una data ed un autore come vero punto di svolta. E' accaduto nel 1989, quando Ronald Bailey, editore scientifico del magazine Forbes, pubblicava un attacco sarcastico (Bailey 1989) contro Jay Forrester, il padre della Dinamica dei Sistemi, il metodo usato nello studio dei Limiti. L'attacco è stato diretto anche al libro che, diceva Bailey, era “tanto pervicace quanto è possibile esserlo”. Per provare il suo punto di vista, Bailey riprese un'osservazione che era già stata fatta da un gruppo di economisti sul “New York Times” (Passel 1972). Bailey diceva che: “I Limiti dello Sviluppo” predicevano che ai tassi di crescita del 1972 il mondo avrebbe finito l'oro nel 1981, il mercurio nel 1985, lo stagno nel 1987, lo zinco nel 1990, il petrolio nel 1992il rame, il piombo ed il gas naturale nel 1993”.

Nel 1993 Bailey ha ripetuto le sue accuse nel libro intitolato “Ecoscam” (Ecotruffe). Questa volta era in grado di sostenere che nessuna predizione dello studio dei Limiti è risultata essere corretta.
Naturalmente, le accuse di Bailey sono semplicemente sbagliate. Quello che aveva fatto è stato di estrapolare un frammento dal testo del libro e criticarlo fuori contesto. Nella tavola 4 del secondo capitolo del libro, aveva trovato una serie di dati (colonna 2) sulla durata, espressa in anni, di alcune risorse minerali. Ha presentato quei dati come le sole “predizioni” che lo studio avesse fatto ed ha basato le sue critiche su questo, ignorando completamente il resto del libro.

Ridurre un libro di oltre cento pagine a pochi numeri non è il solo errore delle critiche di Bailey. Il fatto è che nessuno di questi numeri che ha selezionato erano una predizione e da nessuna parte nel libro si sosteneva che questi numeri fossero da leggersi come tali. La tavola 4 era lì solo per illustrare l'effetto di un'ipotetica continua crescita esponenziale nello sfruttamento delle risorse minerali. Anche senza preoccuparsi di leggere l'intero libro, il testo del capitolo 2 affermava chiaramente che una crescita esponenziale continuata non era una cosa che ci si aspettava. Il resto del libro, poi, mostrava vari scenari di collasso economico che in nessun caso si sarebbero verificati prima dei primi decenni del 21° secolo.

Sarebbe bastato un piccolo sforzo per smascherare le dichiarazioni di Bailey. Ma sembrava che, nonostante i milioni di copie vendute, tutti i “Limiti dello Sviluppo” fossero finiti nel bidone della spazzatura. Le critiche di Bailey hanno avuto successo ed hanno cominciato a comportarsi con tutte le caratteristiche proprie a quelle che oggi definiamo “Leggende Metropolitane”.

Tutti sappiamo quanto possano essere persistenti le leggende metropolitane, non importa quanto siano sciocche. Al tempo dell'articolo di Bailey, Internet come la conosciamo non esisteva ancora, ma il passaparola e la stampa sono state sufficienti a diffondere e moltiplicare la storia delle “predizioni sbagliate”. Tanto per fare un esempio, vediamo come il testo di Bailey è persino arrivato alla letteratura scientifica. Nel 1993, William Nordhaus ha pubblicato un saggio intitolato “Modelli Letali” che intendeva rispondere alla seconda versione dei “Limiti”, pubblicata nel 1992 con il titolo “Oltre i Limiti”. Il saggio di Nordhaus era accompagnato da una serie di testi di vari autori raggruppati sotto il titolo di “Commenti e Discussioni”. Una definizione migliore di quella sezione sarebbe stata “alimentare il furore”, come la critica di questo gruppo di economisti accademici chiaramente andati fuori controllo. Fra questi testi, ne troviamo uno di Robert Stavings, un economista dell'Università di Harvard, dove possiamo leggere questo: "Se controlliamo oggi come le predizioni del primo Limiti si sono rivelate, apprendiamo che (secondo le loro stime) oro, argento, mercurio, zinco e piombo dovrebbero essere completamente esauriti ed il gas naturale finire entro i prossimi otto anni. Naturalmente, questo non è accaduto”. Tutto questo, ovviamente, è preso direttamente dal saggio di Bailey su Forbes. Apparentemente, l'eccitazione di una sessione di “Tiro ai Limiti” ha portato Stavings a dimenticare che è dovere di ogni scienziato serio controllare l'affidabilità delle fonti che cita.

Sfortunatamente, con questo saggio di Nordhaus, la leggenda delle “predizioni sbagliate” è stata consacrata anche in una seria rivista scientifica. Con gli anni 90, ed in particolare con lo sviluppo di Internet, la diga è crollata ed una vera alluvione di critiche ha sommerso il libro ed i suoi autori. Uno dopo l'altro scienziati, giornalisti e chiunque si sentisse titolato nel trattare l'argomento, hanno cominciato a ripetere la stessa cosa più e più volte: lo studio dei “Limiti dello Sviluppo” ha predetto una catastrofe che non è avvenuta e per questo tutta l'idea era sbagliata. Dopo un po', il concetto di “predizione sbagliata” è diventato così diffuso che non era più necessario argomentare nei dettagli quali fossero queste predizioni sbagliate. Le critiche potevano anche essere grottesche, come quando gli autori sono stati accusati di far parte di una cospirazione progettata per creare “una sorta di fanatica dittatura militare” (Gloub e Townsens, 1977) o aggressive, come quando qualcuno ha dichiarato che gli autori del libro avrebbero dovuto essere uccisi, fatti a pezzi e i loro organi spediti alle banche degli organi. Oggi possiamo trovare la leggenda di Bailey ripetuta su Internet migliaia di volte in varie forme. A volte è proprio lo stesso testo, copincollato così com'è; altre volte è solo leggermente modificato.

A questo punto, ci potremmo chiedere se questa onda di calunnie è nata spontaneamente, come risultato del normale meccanismo delle leggende metropolitane, oppure è stata guidata da qualcuno. Possiamo pensare ad una cospirazione organizzata contro gli autori dei Limiti o contro i loro sponsor, il Club di Roma? Su questo punto possiamo cercare un'analogia con un caso precedente; quello di Rachel Carson, famosa per il suo libro del 1962 “Primavera Silenziosa”, in cui criticava l'abuso di DDT ed altri pesticidi. Anche il libro della Carson è stato fortemente criticato e demonizzato. Kimm Groshong ha rivisto la storia e ci dice, nel suo studio del 2002 che:

I verbali di un incontro della Manufacturing Chemists' Association, Inc. dell'8 maggio 1962,
mostrano questa posizione curiosa. Discutendo la questione di cosa era scritto nella
serializzazione della Carson sul New Yorker, le note ufficiali riportano: ' L'Associazione tiene
in seria considerazione la questione ed un incontro del Comitato per la Pubbliche Relazioni ha
programmato per il 10 Agosto di discutere misure che dovrebbero essere prese per riportare la
questione nella giusta prospettiva agli occhi del pubblico “.

Se possiamo chiamare questo “cospirazione” è discutibile, ma è chiaro che c'è stato uno sforzo organizzato da parte dell'industria chimica contro le idee di Rachel Carson. Per analogia, potremmo pensare che, in qualche stanza fumosa, i rappresentanti dell'industria mondiale si siano riuniti nei primi anni 70 per decidere quali misure prendere contro i Limiti dello Sviluppo in modo da “riportare la questione nella giusta prospettiva agli occhi del pubblico”. La storia recente della campagna contro la scienza del clima, come raccontato da Hoggan e Littlemore (2010) e da Oreskes e Conway (2010), ci dice che questo genere di cose sono accadute ed accadono ancora. Non abbiamo dati che indichino che qualcosa del genere è accaduto per “I Limiti dello sviluppo”, ma potrebbe essere proprio così. E' chiaro, comunque, che le tecniche di propaganda funzionano, perché giocano sulle naturali tendenze della mente umana. L'articolo del 1989 di Ronald Bailey ed altri attacchi non erano altro che catalizzatori che hanno scatenato la nostra tendenza a credere a ciò che vogliamo credere e a non credere a ciò che non vogliamo credere. Non ci piacciono le verità scomode.

Ora, nei primi anni del 21° secolo, sembra che l'attitudine generale nei confronti dei concetti di “Limiti” stia di nuovo cambiando. La guerra, dopo tutto, è vinta da chi vince l'ultima battaglia. Uno dei primi casi di rivalutazione dello studio dei Limiti è stato quello di Matthew Simmons (2000), esperto di risorse di petrolio greggio. Sembra che il “movimento del picco del petrolio” sia stato strumentale nel riportare l'attenzione sullo studio dei Limiti (Bardi 2008). Anche gli studi sul clima hanno riportato i limiti delle risorse all'attenzione; in questo caso intesi come la capacità limitata dell'atmosfera di assorbire i prodotti delle attività umane.

Ma non è scontato che una certa visione del mondo, una che tenga in considerazione la quantità finita di risorse, stia diventando prevalente o anche solo rispettabile. Il successo della campagna denigratoria degli anni 80 mostra il potere della propaganda e delle leggende metropolitane nel formare la percezione del mondo da parte della gente, sfruttando l'innata tendenza di rifiutare le cattive notizie. A causa della nostra tendenza a non credere alle cattive notizie, abbiamo scelto di ignorare gli avvertimenti di un collasso imminente che viene dallo studio dei Limiti. Facendo questo, abbiamo perso più di trenta anni. Oggi, stiamo ignorando gli avvertimenti che giungono dalla scienza del clima e potremmo fare un errore anche peggiore. Ci sono segni che fanno pensare che potremmo cominciare a considerare questi avvertimenti, ma facciamo ancora troppo poco e troppo tardi. La maledizione di Cassandra è ancora su di noi.

Per saperne di più su questo tema, potete leggere il mio libro "The Limits to Growth Revisited"



Traduzione a cura di Massimiliano Rupalti