di Jacopo Simonetta.
Se ci fidiamo di Georges Dumézil, una delle peculiarità delle civiltà indo-europee è organizzare i concetti per triadi. Secondo l’illustre studioso, fra le mitologie derivate dalla (presunta) mitologia arcaica comune, quella greca è quella più aperta agli influssi ed ai “prestiti” provenienti da altre culture e tradizioni.
Questo la rende una fonte poco affidabile per chi studia la tradizione indio-europea arcaica, ma in cambio la rende una fonte inesauribile di ispirazione e conoscenza.
Fra le numerose “triadi” della tradizione ellenica, ve ne sono alcune decisamente rilevanti, soprattutto fra le divinità ingiustamente definite “minori” dai libri di scuola. Ingiustamente perché molte di queste divinità detengono invece un potere più antico e profondo di quello degli stessi Dei olimpici.
Questa singolare predilezione per il numero tre potrebbe risultare semplicemente dalla tradizione, ma sono molti i casi in cui i fenomeni naturali si presentano ad un’analisi scientifica contemporaneamente unici e triplici.
In un mio precedente post ho proposto un’analogia fra le Parche e le tre leggi della termodinamica (sensu Roddier 2012).Qui vorrei parlare di un’altra triade della mitologia greca: le Erinni. Solitamente chiamate Eumenidi, o con altri appellativi, per evitare di pronunciarne il nome.
Come molte altre divinità, sono nel numero di tre, ma costituiscono un’unità inscindibile. Ma a differenza delle Chere, delle Arpie o delle Gorgoni, le Erinni vengono evocate dal compimento di un delitto particolarmente efferato, in particolare l’uccisione di uno od entrambi i genitori
Chi è perseguitato da esse non ha scampo. Tutto ciò che farà per migliorare la propria sorte gli si ritorcerà contro, tutto ciò che gli dava piacere gli darà dolore, tutto ciò che gli dava speranza si dimostrerà catastrofico. Finché diventerà pazzo; sarà travolto da una furia autodistruttiva che lo condurrà ad una morte orribile.
Molta letteratura ha interpretato queste divinità in chiave psicologica, cioè come personificazioni del rimorso. E’ una delle molte chiavi di lettura possibili; un’altra è cercare realtà fisiche dietro il simbolo. Può il mito delle Erinni aiutarci a capire quello che sta accadendo a tutti noi ora? Ovviamente, è opinabile, ma propongo la seguente corrispondenza.
Aletto ("l'incessante"). Sappiamo, o dovremmo sapere, che la nostra civiltà e la nostra stessa vita dipendono dalla disponibilità di risorse. Risorse che ci permettono di fare cose diverse a seconda della loro natura, qualità e quantità, al netto del lavoro e delle risorse che dobbiamo impiegare per estrarle dall’ecosistema e trasformarle in modo da poterle utilizzare. E sappiamo, o dovremmo sapere, che cominciamo ad avere dei problemi seri con parecchie delle risorse principali e meno sostituibili come acqua, suolo, biodiversità, petrolio, ecc.
Tisifone ("la vendicatrice"). Tutto ciò che proviene da una qualche forma di fonte, finisce dopo l’uso in una qualche discarica. Le discariche principali sono gli oceani e l’atmosfera, in cui si accumulano la maggior parte dei nostri rifiuti solidi, liquidi e gassosi. Ma molte altre ce ne sono, in particolare i suoli e le acque dolci. Da queste discariche, una parte dei materiali può essere recuperata sotto forma di risorse, generalmente previo un complicato e lungo giro attraverso quei cicli bio-geo-chimici che stiamo con successo facendo a pezzi. Non solo, l’inquinamento danneggia le risorse ( si pensi alle acque) e dunque aggrava l’azione di Aletto.
Megera ("la maligna"). Ma la “tenaglia” che sta stritolando il nostro presente ed il nostro futuro non ha due sole ganasce, bensì tre. Fra le fonti e le discariche, si trova l’intero nostro mondo fatto di processi produttivi, reti di comunicazione, organizzazioni sociali, sistemi politici ecc. Un mondo che sta cercando di mantenere il controllo della situazione mediante livelli crescenti di complessità. Ma ad ogni incremento della complessità, aumentano i costi della medesima, non solo in termini monetari, ma anche di materiali, energia, spazio, ecc. Chi è minimamente pratico di ciò che sono oggi gli uffici di un normale comune, stenterebbe a credere come erano solo 30 anni addietro. Per citare un solo, banale esempio.
Inoltre, incrementare la complessità richiede incrementare i consumi e dunque contribuisce sia ad impoverire le fonti, in particolare di energia, sia a saturare le discariche.
Dunque esaurimento delle fonti (wells), saturazione delle discariche (sinks) ed aumento della complessità costituiscono un infernale girotondo al cui centro ci siamo noi.
Se un’analogia esiste fra le Erinni e la triplice tempesta che si sta scatenando sulle nostre teste, quale delitto può essere stato così terribile da evocarle?
Quando si parla di orrori, la nostra mente moderna corre immediatamente alle guerre ed alle infinite forme di violenza con cui gli uomini tormentano se stessi. Ma nella mitologia greca l’aver compiuto stragi e saccheggi non vale assolutamente ad evocare la calamità suprema impersonata dalla Erinni. Per giungere a tanto è necessario che la violenza sia portata contro la propria stessa stirpe ed in particolare i genitori. Possiamo considerare che, collettivamente, l’umanità si sia macchiata di un simile delitto? Direi proprio di si, se consideriamo che la Biosfera è sicuramente la “famiglia” da cui l’umanità è nata e nel cui seno è finora vissuta.
In quest’ottica, la furia autodistruttiva che sta dilagando nel mondo appare essere esattamente il risultato della persecuzione erinnica. Tutto ciò che facciamo ci si ritorce contro. Tutto ciò in cui speriamo, si rivela una minaccia; Laddove cerchiamo piacere troviamo dolore. Cerchiamo di aumentare la produttività e l’efficienza, per scoprire che così spingiamo la disoccupazione e la miseria. Facciamo figli per perpetuare la nostra stirpe, ma questo non fa che accrescere la minaccia di catastrofe per la nostra specie. Sviluppiamo tecnologie per ridurre gli effetti negativi della nostra economia, e li usiamo per accrescerli ulteriormente. Speriamo che la crescita economica ci salvi dal collasso, ma è proprio questa crescita che spalanca la voragine sotto i nostri piedi.
Alla fine, molti sono travolti dalla folle idea che fare qualcosa di terribile può portarci fuori dalla trappola. La furia autodistruttiva con cui gli integralisti islamici si accaniscono sul loro stesso patrimonio di civiltà e perseguitano la loro stessa gente mi pare appartenga a questa categoria. Come vi appartengono la furia masochista dei rinascenti nazionalismi e la follia con cui il capitalismo agonizzante si avventa contro qualunque cosa potrebbe assicurare la vita degli uomini in un futuro oramai molto prossimo.
La potenza del mito risiede nella sua capacità di suggerire per via intuitiva concetti che sarebbero troppo difficili da analizzare. I limiti dello sviluppo appartengono a questa categoria. Anche i migliori gruppi di studio interdisciplinare, dotati dei più fantasmagorici strumenti di rilevazione ed analisi riescono ad analizzare solo una piccola parte di ciò che sta accadendo.
La fiducia nella mitologia dei nostri avi avrebbe potuto farci capire, molto più semplicemente, che devastare la propria casa e cercare di asservire o distruggere l’intera Biosfera erano un viatico sicuro per una bruttissima fine. Abbiamo invece avuto fiducia in un altro mito, molto più moderno : quello del progresso che, al contrario, ci ha convinti del nostro buon diritto nel compiere le stesse azioni che le “antiche superstizioni” sconsigliavano.
Chi aveva ragione lo stiamo vedendo. E se qualcuno non è ancora convinto, nessun problema: basterà aspettare ed osservare quel che succede.
Se ci fidiamo di Georges Dumézil, una delle peculiarità delle civiltà indo-europee è organizzare i concetti per triadi. Secondo l’illustre studioso, fra le mitologie derivate dalla (presunta) mitologia arcaica comune, quella greca è quella più aperta agli influssi ed ai “prestiti” provenienti da altre culture e tradizioni.
Questo la rende una fonte poco affidabile per chi studia la tradizione indio-europea arcaica, ma in cambio la rende una fonte inesauribile di ispirazione e conoscenza.
Fra le numerose “triadi” della tradizione ellenica, ve ne sono alcune decisamente rilevanti, soprattutto fra le divinità ingiustamente definite “minori” dai libri di scuola. Ingiustamente perché molte di queste divinità detengono invece un potere più antico e profondo di quello degli stessi Dei olimpici.
Questa singolare predilezione per il numero tre potrebbe risultare semplicemente dalla tradizione, ma sono molti i casi in cui i fenomeni naturali si presentano ad un’analisi scientifica contemporaneamente unici e triplici.
In un mio precedente post ho proposto un’analogia fra le Parche e le tre leggi della termodinamica (sensu Roddier 2012).Qui vorrei parlare di un’altra triade della mitologia greca: le Erinni. Solitamente chiamate Eumenidi, o con altri appellativi, per evitare di pronunciarne il nome.
Come molte altre divinità, sono nel numero di tre, ma costituiscono un’unità inscindibile. Ma a differenza delle Chere, delle Arpie o delle Gorgoni, le Erinni vengono evocate dal compimento di un delitto particolarmente efferato, in particolare l’uccisione di uno od entrambi i genitori
Chi è perseguitato da esse non ha scampo. Tutto ciò che farà per migliorare la propria sorte gli si ritorcerà contro, tutto ciò che gli dava piacere gli darà dolore, tutto ciò che gli dava speranza si dimostrerà catastrofico. Finché diventerà pazzo; sarà travolto da una furia autodistruttiva che lo condurrà ad una morte orribile.
Molta letteratura ha interpretato queste divinità in chiave psicologica, cioè come personificazioni del rimorso. E’ una delle molte chiavi di lettura possibili; un’altra è cercare realtà fisiche dietro il simbolo. Può il mito delle Erinni aiutarci a capire quello che sta accadendo a tutti noi ora? Ovviamente, è opinabile, ma propongo la seguente corrispondenza.
Aletto ("l'incessante"). Sappiamo, o dovremmo sapere, che la nostra civiltà e la nostra stessa vita dipendono dalla disponibilità di risorse. Risorse che ci permettono di fare cose diverse a seconda della loro natura, qualità e quantità, al netto del lavoro e delle risorse che dobbiamo impiegare per estrarle dall’ecosistema e trasformarle in modo da poterle utilizzare. E sappiamo, o dovremmo sapere, che cominciamo ad avere dei problemi seri con parecchie delle risorse principali e meno sostituibili come acqua, suolo, biodiversità, petrolio, ecc.
Tisifone ("la vendicatrice"). Tutto ciò che proviene da una qualche forma di fonte, finisce dopo l’uso in una qualche discarica. Le discariche principali sono gli oceani e l’atmosfera, in cui si accumulano la maggior parte dei nostri rifiuti solidi, liquidi e gassosi. Ma molte altre ce ne sono, in particolare i suoli e le acque dolci. Da queste discariche, una parte dei materiali può essere recuperata sotto forma di risorse, generalmente previo un complicato e lungo giro attraverso quei cicli bio-geo-chimici che stiamo con successo facendo a pezzi. Non solo, l’inquinamento danneggia le risorse ( si pensi alle acque) e dunque aggrava l’azione di Aletto.
Megera ("la maligna"). Ma la “tenaglia” che sta stritolando il nostro presente ed il nostro futuro non ha due sole ganasce, bensì tre. Fra le fonti e le discariche, si trova l’intero nostro mondo fatto di processi produttivi, reti di comunicazione, organizzazioni sociali, sistemi politici ecc. Un mondo che sta cercando di mantenere il controllo della situazione mediante livelli crescenti di complessità. Ma ad ogni incremento della complessità, aumentano i costi della medesima, non solo in termini monetari, ma anche di materiali, energia, spazio, ecc. Chi è minimamente pratico di ciò che sono oggi gli uffici di un normale comune, stenterebbe a credere come erano solo 30 anni addietro. Per citare un solo, banale esempio.
Inoltre, incrementare la complessità richiede incrementare i consumi e dunque contribuisce sia ad impoverire le fonti, in particolare di energia, sia a saturare le discariche.
Dunque esaurimento delle fonti (wells), saturazione delle discariche (sinks) ed aumento della complessità costituiscono un infernale girotondo al cui centro ci siamo noi.
Se un’analogia esiste fra le Erinni e la triplice tempesta che si sta scatenando sulle nostre teste, quale delitto può essere stato così terribile da evocarle?
Quando si parla di orrori, la nostra mente moderna corre immediatamente alle guerre ed alle infinite forme di violenza con cui gli uomini tormentano se stessi. Ma nella mitologia greca l’aver compiuto stragi e saccheggi non vale assolutamente ad evocare la calamità suprema impersonata dalla Erinni. Per giungere a tanto è necessario che la violenza sia portata contro la propria stessa stirpe ed in particolare i genitori. Possiamo considerare che, collettivamente, l’umanità si sia macchiata di un simile delitto? Direi proprio di si, se consideriamo che la Biosfera è sicuramente la “famiglia” da cui l’umanità è nata e nel cui seno è finora vissuta.
In quest’ottica, la furia autodistruttiva che sta dilagando nel mondo appare essere esattamente il risultato della persecuzione erinnica. Tutto ciò che facciamo ci si ritorce contro. Tutto ciò in cui speriamo, si rivela una minaccia; Laddove cerchiamo piacere troviamo dolore. Cerchiamo di aumentare la produttività e l’efficienza, per scoprire che così spingiamo la disoccupazione e la miseria. Facciamo figli per perpetuare la nostra stirpe, ma questo non fa che accrescere la minaccia di catastrofe per la nostra specie. Sviluppiamo tecnologie per ridurre gli effetti negativi della nostra economia, e li usiamo per accrescerli ulteriormente. Speriamo che la crescita economica ci salvi dal collasso, ma è proprio questa crescita che spalanca la voragine sotto i nostri piedi.
Alla fine, molti sono travolti dalla folle idea che fare qualcosa di terribile può portarci fuori dalla trappola. La furia autodistruttiva con cui gli integralisti islamici si accaniscono sul loro stesso patrimonio di civiltà e perseguitano la loro stessa gente mi pare appartenga a questa categoria. Come vi appartengono la furia masochista dei rinascenti nazionalismi e la follia con cui il capitalismo agonizzante si avventa contro qualunque cosa potrebbe assicurare la vita degli uomini in un futuro oramai molto prossimo.
La potenza del mito risiede nella sua capacità di suggerire per via intuitiva concetti che sarebbero troppo difficili da analizzare. I limiti dello sviluppo appartengono a questa categoria. Anche i migliori gruppi di studio interdisciplinare, dotati dei più fantasmagorici strumenti di rilevazione ed analisi riescono ad analizzare solo una piccola parte di ciò che sta accadendo.
La fiducia nella mitologia dei nostri avi avrebbe potuto farci capire, molto più semplicemente, che devastare la propria casa e cercare di asservire o distruggere l’intera Biosfera erano un viatico sicuro per una bruttissima fine. Abbiamo invece avuto fiducia in un altro mito, molto più moderno : quello del progresso che, al contrario, ci ha convinti del nostro buon diritto nel compiere le stesse azioni che le “antiche superstizioni” sconsigliavano.
Chi aveva ragione lo stiamo vedendo. E se qualcuno non è ancora convinto, nessun problema: basterà aspettare ed osservare quel che succede.