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giovedì 12 aprile 2012

"La Terra Svuotata:" presentazione a Firenze il 13 Aprile.


Quale giorno migliore che un Venerdì 13 per presentare questo libro?




Presentazione del libro "La Terra svuotata, il futuro dell'uomo dopo l'esaurimento dei minerali" 

di Ugo Bardi

Venerdì 13 aprile, ore 17:00
Sala delle Collezioni - Palazzo Bastogi
Consiglio Regionale della Toscana
via Cavour 18 - Firenze

Saluti iniziali:
Mauro Romanelli,
Segretario Questore Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale della Toscana

Intervengono:
Ugo Bardi
Autore del libro
Fabio Roggiolani
Presidente dell'associazione Ecquologia
Eugenio Baronti
Presidente di Zefiro - Ricerca Innovazione

“Cassandra cercò di avvertire i troiani
del pericolo che la città correva; ma non
fu creduta. Allora come oggi, preferiamo le
bugie rassicuranti alle verità scomode.”

[...] Le preoccupazioni sull'esaurimento del petrolio sono all'ordine del giorno, ma sono solo una parte di un problema molto più grande. Quando si esauriranno i minerali? Partendo da questa domanda, Ugo Bardi costruisce un racconto di tutta la storia dell'attività mineraria umana, dall'età della pietra fino al petrolio ai nostri giorni. Abbiamo ancora tante cose da scavare e tanto petrolio da estrarre ma, in tempi non lunghissimi, ci troveremo di fronte al limite della capacità umana di sfruttare il nostro pianeta per le sue risorse minerali. Sarà la “fine del popolo dei minatori” che ci porterà a percorrere strade nuove e sconosciute per tenere in piedi la nostra civiltà. [...


Segreteria organizzativa:
via Cavour 4 Firenze
Tel 055/2387506 - Fax 055/2387662

Ugo Bardi è docente dal 1990 presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze. La sua carriera precedente include periodi di studio e insegnamento presso le università di New York, Marsiglia, Berkeley e Tokyo. Attualmente si occupa di nuove tecnologie energetiche e di politica dell’energia. È membro dell’associazione ASPO, un gruppo di scienziati indipendenti che studiano le riserve di petrolio mondiali e il loro esaurimento. Ha pubblicato: La fine del petrolio, Editori Riuniti, 2003; Il libro della Chimera, Edizioni Polistampa Firenze, 2008; con Giovanni Pancani, Storia petrolifera del bel paese, Edizioni Le Balze, 2006; The Limits to Growth Revisited, Springer Briefs in Energy, 2011.

venerdì 2 marzo 2012

La Terra Svuotata a Urbania

Dal Blog "Urbania in Transizione"

La Terra Svuotata – Ugo Bardi torna ad Urbania

Salve a tutte/i,

sabato 3 marzo, alle ore 15:30, torna il Prof. Ugo Bardi, stavolta per parlarci di minerali.

Presenterà il suo ultimo libro, per i tipi degli Editori Riuniti, “La Terra Svuotata – il futuro dell’uomo dopo l’esaurimento dei minerali”

Se con Nicole Foss abbiamo affrontato le emergenze che ci pongono i problemi legati alla crisi finanziaria, con Ugo Bardi parleremo dei problemi che seguiranno, problemi legati all’esaurimento delle risorse (rinnovabili e non rinnovabili).

Come sempre, al termine della conferenza non mancherà l’occasione di confrontarsi su quali possano essere le cose da fare per accrescere la nostra resilienza e prosperare, anche a fronte di cambiamenti molto profondi. Per questo la conferenza sarà seguita da un laboratorio condiviso in modalità World Cafè.



venerdì 23 dicembre 2011

La saga dei minatori


 La morte di John Henry, mitico “steel driving man” che sfidò e vinse la macchina a vapore, ma ne fu sconfitto a sua volta. Un quadro di Palmer Hayden (1890-1973)



Dal mio libro "La Terra Svuotata" (Editori Riuniti, 2011), vi passo alcune considerazioni sul futuro dell'uomo; non troppo ottimistiche ma nemmeno tanto pessimistiche.
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John Henry was a little baby boy
Sitting on his mama's knees
When he took up a hammer
And a little piece of steel
He said, “this hammer is gonna be the death of me, Lord, Lord!”


John Henry era un ragazzino
Seduto sulle ginocchia della mamma
Quando prese in mano un martello
E un pezzettino di acciaio
Disse, “questo martello sarà la mia morte, Signore, Signore!”


Canzone popolare americana del secolo XIX


Nella letteratura che ci descrive millenni di storia umana leggiamo di guerrieri, condottieri, esploratori, poeti e tante altre figure gloriose. Poco o nulla ci viene detto di quelli che hanno fornito ferro per le spade e gli scudi dei guerrieri, oro per condottieri e gioielli per le dame che i poeti hanno cantato. Della storia di questa schiera di minatori, poco è rimasto di scritto, fra quel poco, un frammento è la canzone di John Henry, il cui lavoro era di piantare sbarre d'acciaio a martellate nella roccia; perforandola quel tanto che bastava per poi infilarci dentro un candelotto di dinamite. Come tante storie drammatiche, anche questa non è a lieto fine. John Henry sfidò lo “steam drill”, il martello pneumatico a vapore, riuscendo a sconfiggerlo ma solo per poi accasciarsi morto per il tremendo sforzo. In poche righe, leggiamo tutta la saga dei minatori umani: tanto lavoro, e alla fine, per che cosa? Per sparpagliare e disperdere quello che il pianeta aveva impiegato miliardi di anni per accumulare.

In qualche migliaio di anni, abbiamo visto la saga del popolo dei minatori cominciare un po' in sordina con prime miniere di ocra in Inghilterra, per poi crescere gradualmente; espandersi fino a diventare l'impresa immane che vediamo oggi. In pochi secoli, abbiamo visto un'immensa reazione chimica svilupparsi sulla superficie del pianeta che ha dato fuoco alle riserve di carbonio accumulate in milioni di anni di attività geologica. Nel processo, la reazione ha sparpagliato ceneri per tutto il pianeta, polveri finissime che contengono metalli pesanti che, anche quelli, erano stati concentrati in vene e depositi da miliardi di anni di processi idrogeologici. Di tutto quello che il pianeta aveva accumulato, gran parte è già sparita; quello che rimane viene rapidamente bruciato, incenerito e disperso. Siamo oggi forse al culmine di questa immensa reazione chimica e già vediamo la discesa che ci aspetta: il grande fuoco dei combustibili fossili non può durare in eterno. Come tutti i fuochi, divora il combustibile che lo produce e, alla fine, si spegnerà lasciando solo cenere. Senza più vene, senza più pozzi, senza più giacimenti, non ci saranno più nemmeno minatori. E' la fine di un ciclo brevissimo dal punto di vista geologico ma che, per noi umani, era sembrato nella natura delle cose. Non lo era.

Certo, abbiamo ancora miniere da sfruttare e pozzi di petrolio da trivellare. Ma è inesorabile che un giorno vedremo la sparizione dell'attività mineraria così come l'abbiamo conosciuta nei secoli passati: sparisce la figura del minatore con il suo piccone e il suo elmetto con la lampada incorporata. Qualunque cosa succeda nei prossimi anni, le miniere di una volta non esisteranno più e non si riformeranno per centinaia di migliaia di anni, o forse milioni. Alcuni minerali, probabilmente, non si riformeranno mai più su questo pianeta. Il carbone, per esempio, si è formato come il risultato di condizioni ambientali particolari del periodo Paleozoico e che è possibile che non vedremo mai più nei prossimi milioni, o anche miliardi, di anni. Senza carbone, è molto costoso raffinare i metalli; senza metalli a basso costo è difficile pensare a una società industriale. E' difficile costruire oscuri mulini satanici, come William Blake definiva le industrie, solo col carbone di legna; le foreste tendono ad esaurirsi troppo velocemente. Può darsi che la rivoluzione industriale degli ultimi secoli sia stata l'unica di tutta la storia del pianeta.

Quello che lasciamo ai nostri discendenti è un pianeta diverso, un pianeta svuotato, una Terra che ha caratteristiche climatiche e ambientali che non sono più quelle di una volta. I cambiamenti sono tanti; il principale è forse la grande immissione di biossido di carbonio nell'atmosfera che ha portato la sua concentrazione a livelli che non si riscontravano da decine di milioni di anni. Questo grande picco del biossido di carbonio è stato creato dalla combustione di sostanze che non facevano parte della biosfera ormai da milioni di anni: i combustibili fossili: petrolio, gas e carbone. Trattandosi di sostanze aliene ai cicli biologici esistenti, la biosfera non potrà che assorbirne una parte, adattandosi per quanto possibile. Il resto, una frazione significativa, rimarrà nell'atmosfera per centinaia di migliaia di annii. Tale è la portata delle modifiche che abbiamo fatto al nostro pianeta in sole poche centinaia di anni di attività frenetica. Non possiamo escludere che la forzante climatica del CO2 non trasporti l'intero pianeta a uno stato climatico che potrebbe somigliare a quello che era il clima qualche decina di milioni di anni fa: un pianeta caldissimo e privo di calotte glaciali dove non sappiamo se gli umani potrebbero adattarsi a vivere.

Quale sarà, allora, il destino della civiltà umana? Può darsi che saremo costretti a ritornare a una società prevalentemente agricola, con un livello tecnologico molto più basso di quello attuale, ma non è affatto detto. Utilizzando l'energia solare e tecnologie che non richiedono elementi rari ed esauribili, siamo perfettamente in grado di costruire una società in grado di gestire l'ecosistema planetario in modo tale da rimediare ai danni che noi stessi abbiamo causato e a restituire il pianeta alle condizioni in cui era quando l'abbiamo ereditato. Un pianeta ricco di vita e di diversità è una condizione che possiamo mantenere per millenni o anche periodi molto più lunghi. Da questo pianeta possiamo partire per continuare la grande impresa in cui ci siamo impegnati: capire e esplorare l'universo.



domenica 20 novembre 2011

La Terra Svuotata

Esce in questi giorni il mio nuovo libro "La Terra Svuotata". Un bel po' di sangue, sudore e lacrime che il libro mi è costato in questa torrida estate. Ora, per fortuna, è finito

Come vi potete immaginare dal titolo, è una storia delle miniere e dei minatori che parte dalle prime miniere di selce di oltre 10.000 anni fa e arriva alla situazione attuale dove la corsa all'estrazione sta svuotando la terra dei tesori minerali che si erano accumulati nel corso di miliardi di anni di attività geologica. Il libro riprende ed espande anche alcuni dei temi del mio primo libro, "La Fine del Petrolio" del 2003. Si parla anche di energia rinnovabile, delle prospettive della sostenibilità in un mondo svuotato delle sue risorse minerali, dell'immancabile "Limiti dello Sviluppo". Insomma, è un po' un compendio dell' "UgoBardiPensiero".


Per questo libro, devo ringraziare moltissime persone per il loro contributo. In particolare, il titolo mi era costato lunghe elucubrazioni che non mi avevano portato a niente, finché Toufic El Asmar non è venuto fuori con il suggerimento giusto. Ringrazio anche Luca Mercalli per la prefazione come pure tutti i membri di ASPO-Italia.

Di seguito qui, la descrizione sul sito di Editori Riuniti.




[...] Le preoccupazioni sull'esaurimento del petrolio sono all'ordine del giorno, ma sono solo una parte di un problema molto più grande. Quando si esauriranno i minerali? Partendo da questa domanda, Ugo Bardi costruisce un racconto di tutta la storia dell'attività mineraria umana, dall'età della pietra fino al petrolio ai nostri giorni. Abbiamo ancora tante cose da scavare e tanto petrolio da estrarre ma, in tempi non lunghissimi, ci troveremo di fronte al limite della capacità umana di sfruttare il nostro pianeta per le sue risorse minerali. Sarà la “fine del popolo dei minatori” che ci porterà a percorrere strade nuove e sconosciute per tenere in piedi la nostra civiltà. [...]

[...] I cambiamenti causati dall'attività estrattiva umana sono qualcosa che non si era mai verificata con la rapidità attuale in centinaia di milioni di anni di storia planetaria. Questi cambiamenti stanno trasformando la Terra in un pianeta completamente diverso. Non è detto che questo nuovo pianeta che noi stessi stiamo creando non si riveli ostile alla vita umana. Che ci piaccia o no, l'ambiente non è un giocattolo per gli ambientalisti. L'ambiente è quella cosa che ci fa vivere. E noi stiamo giocando con questa cosa che ci fa vivere come se non avesse nessuna importanza. In questo libro troverete una descrizione della situazione petrolifera e di tutte le risorse naturali, minerali e rinnovabili. Ci troverete le ragioni che ci spingono a dipendere così totalmente da risorse insostituibili e non rinnovabili. Ci troverete come la nostra fissazione con il petrolio ci stia conducendo a uno scontro con l'ecosistema causato dall'esaurimento e dall'inquinamento; uno scontro che non possiamo vincere, comunque vada. E, infine, ci troverete qualche nota sul futuro che forse vi potrà essere utile. Come si sa, il futuro non si può prevedere, ma riguardo al futuro si può essere preparati. [...]

(Dall’introduzione dell’autore)


Ugo Bardi, è docente dal 1990 presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze. La sua carriera precedente include periodi di studio e insegnamento presso le università di New York, Marsiglia, Berkeley e Tokyo. Attualmente si occupa di nuove tecnologie energetiche e di politica dell’energia È membro dell’associazione ASPO, un gruppo di scienziati indipendenti che studiano le riserve di petrolio mondiali e il loro esaurimento. Ha pubblicato: La fine del petrolio, Editori Riuniti, 2003; Il libro della Chimera, Edizioni Polistampa Firenze, 2008; con Giovanni Pancani, Storia petrolifera del bel paese, Edizioni Le Balze, 2006; The Limits to Growth Revisited, Springer Briefs in Energy, 2011.

INDICE

9 Prefazione di Luca Mercalli


11 Introduzione

Parte prima. Minerali

19 Il popolo dei minatori
59 Il regalo di Gaia: l'origine dei minerali
83 La macchina mineraria universale: energia ed estrazione

Parte seconda. Energia

113 L'ankus del re: la storia dei combustibili fossili
143 Il genio dell'energia: uranio e l'ultima speranza per la crescita
173 L'oca nella bottiglia: le energie rinnovabili

Parte terza. Sostenibilità

217 Balene e barili: come si esauriscono le risorse
242 L'isola degli angeli: modelli del mondo
267 Il cuculo che non voleva cantare; oltre il collasso

287 Conclusione