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sabato 7 gennaio 2023

Il Fotovoltaico Dilaga! E la Stereosfera Avanza

 


I pannelli solari flessibili sono l'ultima innovazione dell'energia fotovoltaica. Sono meno efficienti del FV tradizionale, ma costano pochissimo e si possono piazzare ovunque. Un altro passo verso un mondo che si sta liberando dei combustibili fossili. 

Vista la rapidità con la quale la "rivoluzione fotovoltaica" si sta sviluppando, mi sembra il caso di riproporre un articolo che avevo pubblicato nel 2016. Mi sembra che avevo azzeccato le mie previsioni. L'energia fotovoltaica sta avanzando a passi da gigante. Il petrolio sta facendo la fine dei dinosauri e a breve ci ritroveremo in una nuova era, che ho chiamato "stereocene." Non è affatto detto che sia una cosa piacevole per gli esseri umani, che rischiano, come sempre, di perdere il controllo delle loro invenzioni. Ma così vanno le cose su questo pianeta, ed è difficile pensare che l'energia fotovoltaica possa fare peggio di quanto abbia fatto (e sta tuttora facendo) il petrolio


Cinque miliardi di anni di approvvigionamento energetico: la “stereosfera” e la rivoluzione fotovoltaica in arrivo

Da “Cassandra's legacy”. 2016
di Ugo Bardi


Sembra che oggigiorno sia popolare pensare che l'energia fotovoltaica sia solo una “estensione” dell'energia fossile e che questa svanirà non appena finiremo i combustibili fossili. Ma il fotovoltaico è molto di più di un'estensione dell'energia fossile, è una grande rivoluzione metabolica dell'ecosistema, potenzialmente in grado di creare una “stereosfera” analoga alla “biosfera” che potrebbe durare quanto l'intero ciclo di vita che rimane all'ecosistema terrestre e probabilmente molto di più. Ecco alcune mie riflessioni, non intese come l'ultima parola sul tema, ma parte di una studio che sto portando avanti. Potete trovare di più su un tema simile in un mio articolo su Economia biofisica e qualità delle risorse  (Biophysical Economics and Resource Quality – BERQ).   


“La vita non è altro che un elettrone che cerca un luogo in cui riposarsi” è una frase attribuita a Albert Szent-Györgyi. Ed è vero: la base della vita organica per come la conosciamo è il risultato del flusso di energia generato dalla fotosintesi. La luce solare porta un elettrone ad uno stato energetico più alto nella molecola di clorofilla. Poi, l'elettrone eccitato giunge a riposare quando una molecola di CO2 reagisce con l'idrogeno strappato da una molecola di H2O per formare le molecole organiche che sono alla base degli organismi. Questa energia supporta la sostituzione delle molecole degradate di clorofilla e dei cloroplasti che le contengono, con molecole nuove. Il ciclo viene chiamato “metabolismo” ed è in corso da miliardi di anni sulla superficie della Terra. Continuerà ad andare avanti finché ci sarà luce solare per alimentarlo e i nutrienti necessari che possono essere estratti dall'ambiente.

Ma, se la vita significa usare la luce per eccitare un elettrone ad uno stato energetico più alto, ne segue che la clorofilla non è la sola entità che lo può fare. Nella figura all'inizio di questo post, vedete l'equivalente a stato solido di una molecola di clorofilla: una cella fotovoltaica a base di silicio. Questa porta un elettrone ad uno stato energetico più alto, poi questo elettrone trova riposo dopo aver dissipato il suo potenziale tramite reazioni chimiche o processi fisici. Ciò comporta l'uso di potenziali generati per costruire nuove celle fotovoltaiche e le strutture relative per sostituire quelle degradate. Analogamente al metabolismo biologico, possiamo chiamare questo processo “metabolismo a stato solido”. Quindi, le similitudini fra la catena metabolica basata sul carbonio e quella basata sul silicio sono molte. Così tante che potremmo coniare il termine “stereosfera" (dal termine greco che significa “solido”) come l'equivalente a stato solido della biosfera. Sia la biosfera sia la stereosfera usano la luce solare come il potenziale energetico per conservare il ciclo metabolico e costruiscono strutture metaboliche usando i nutrienti presi dall'ambiente della superficie terrestre.

I nutriente principale della biosfera è il CO2, preso dall'atmosfera, mentre la stereosfera consuma SiO2, prendendola dalla geosfera. Entrambe le catene metaboliche usano molti altri nutrienti: la stereosfera può ridurre gli ossidi di metalli come alluminio, ferro e titanio ed usarli come elementi strutturali o funzionali nella loro forma metallica, mentre la biosfera usa principalmente polimeri di carbonio per questo scopo. La biosfera immagazzina informazioni principalmente in molecole specializzate a base di carbonio chiamate acidi desossiribonucleici (DNA). La stereosfera le immagazzina principalmente in componenti a base di silicio chiamati “transistor”. Gli attuatori meccanici vengono chiamati “muscoli” nella biosfera, e sono basati sui filamenti di proteine che si contraggono in conseguenza del cambiamento dei potenziali chimici. Gli elementi meccanici equivalenti della stereosfera vengono chiamati “motori” e sono basati sugli effetti di campi magnetici sugli elementi metallici. Per ogni elemento di uno di questi sistemi è possibile trovare un equivalente funzionale dell'altro, anche se la loro composizione e i loro meccanismi di funzionamento sono di solito completamente diversi.

Una grande differenza fra i due sistemi è che la biosfera è basata su cellule microscopiche che si auto riproducono. La stereosfera, invece, non ha cellule riconoscibili e l'unità più piccola che si auto riproduce è una cosa che potrebbe essere definita “fabbrica di impianti solari che si auto riproduce”. Una fabbrica che può costruire non solo impianti solari, ma anche nuove fabbriche di impianti solari. Ovviamente, un'entità del genere comprende diversi sottosistemi per estrazione, trasporto, lavorazione, assemblaggio, ecc. e deve essere molto grande. Oggi, tutti questi elementi sono incorporati nel sistema chiamato “sistema industriale,” definibile anche come "tecnosfera"). Questo sistema è alimentato, attualmente, principalmente da combustibili fossili ma, in futuro, verrà trasformato in qualcosa di alimentato completamente dalla dissipazione dei potenziali dell'energia solare. Questo si può fare finché il flusso di energia generata dal sistema è maggiore o uguale all'energia necessaria ad alimentare il ciclo metabolico. Questo requisito sembra essere ampiamente soddisfatto dalle attuali tecnologie fotovoltaiche (ed altre tecnologie rinnovabili).

Una questione cruciale di tutti i processi metabolici è se l'approvvigionamento di nutrienti (cioè i minerali) può essere mantenuto per lungo tempo. Riguardo alla biosfera, evidentemente, è così: i cicli geologici che riformano i nutrienti necessari sono parte del concetto di “Gaia”, il sistema omeostatico che ha mantenuto viva la biosfera per quasi quattro miliardi di anni. Riguardo alla stereosfera, gran parte dei nutrienti necessari sono abbondanti nella crosta terrestre (silicio ed alluminio sono quelli principali) e facilmente recuperabili e riciclabili se è disponibile energia sufficiente. Naturalmente, la stereosfera avrà bisogno anche di metalli che sono rari nella crosta terrestre, ma lo stesso requisito non ha impedito alla biosfera di persistere per miliardi di anni. La geosfera può riciclare gli elementi chimici tramite processi naturali, ammesso che questi non vengano consumati a tassi eccessivamente rapidi. Questo è ovviamente un problema complesso e non possiamo escludere che il costo del recupero di alcuni elementi rari si rivelerà essere un ostacolo fondamentale alla diffusione della stereosfera. Allo stesso tempo, tuttavia, non ci sono prove che questo non sarà possibile.

Quindi, la stereosfera si può espandere sulla superficie terrestre e diventare un ciclo metabolico grande e duraturo? In linea di principio, sì, ma dovremmo tenere conto di un grande ostacolo che potrebbe impedire che si verifichi questa evoluzione. Si tratta del “Effetto Allée”, ben noto per la biosfera e che, per analogia, dovrebbe essere valido anche per la stereosfera. L'idea dell'effetto Allee è che esiste una dimensione minima di una popolazione biologica che le permette di essere stabile. Troppo pochi individui potrebbero non avere risorse sufficienti e interazioni reciproche da resistere alle perturbazioni ed evitare l'estinzione. Nel caso della stereosfera, l'effetto Allée significa che c'è una dimensione minima della fabbrica che auto-riproduce gli impianti solari che le permetterà di auto sostenersi e di durare a lungo. Abbiamo raggiunto il “punto di svolta" che porta a questa condizione? Attualmente è impossibile dirlo, ma non possiamo escludere che sia stato raggiunto o che sarà raggiunto prima che l'esaurimento dei combustibili fossili porti al collasso dell'attuale sistema industriale.

La questione successiva è se una stereosfera che si auto sostiene possa coesistere con la biosfera organica. Secondo la legge di Gause, ben nota in biologia, due diverse specie non possono coesistere nella stessa nicchia ecologica. Di solito una delle due deve estinguersi o essere marginalizzata. I sistemi a stato solido e fotosintetici sono in competizione fra loro per la luce solare, quindi se l'efficienza della trasduzione dei sistemi a stato solido dovesse rivelarsi più alta di quella dei sistemi fotosintetici, si potrebbe espandere a scapito della biosfera. Ma non è una cosa ovvia. Le celle FV oggi sembrano essere più efficienti delle piante fotosintetiche in termini della percentuale di energia solare trasformata, ma dobbiamo considerare tutto il ciclo vitale dei sistemi e, attualmente, una valutazione affidabile è difficile. Dovremmo tenere conto, comunque, che le creature a stato solido non hanno bisogno di acqua liquida e di ossigeno, non sono limitate dai nutrienti locali e possono esistere in una gamma molto più ampia di temperature rispetto a quelle biologiche. Ciò significa che la stereosfera può espandersi ad aree proibite alla biosfera: deserti aridi, cime di montagne, deserti polari ed altro. Le creature basate sul silicio sono anche scarsamente condizionate dalle radiazioni ionizzanti, quindi possono sopravvivere nello spazio senza problemi. Queste considerazioni suggeriscono che la stereosfera potrebbe occupare aree e volumi dove non si troverebbe in diretta competizione con la biosfera.

Le caratteristiche della stereosfera le permettono anche la capacità di sopravvivere alle catastrofi che potrebbero danneggiare profondamente la biosfera e che alla fine ne causeranno l'estinzione. Per esempio, la stereosfera potrebbe sopravvivere ad un cambiamento climatico improvviso (anche se non ad una “Catastrofe di Venere” del tipo di cui parla James Hansen). Sul lungo termine, in ogni caso, la biosfera terrestre è destinata ad essere sterilizzata dall'aumento dell'intensità della radiazione solare in tempi di più o meno un miliardo di anni. La stereosfera non verrebbe colpita da questo effetto e potrebbe continuare ad esistere per i cinque miliardi di anni in cui il sole rimarrà nella sequenza principale. Probabilmente, potrebbe persistere molto più a lungo, anche dopo le complesse trasformazioni che porterebbero il sole a diventare una nana bianca. Una nana bianca potrebbe in realtà alimentare sistemi FV forse per un trilione di anni!

Una serie di mie considerazioni più dettagliate su un tema collegato si possono trovare in questo articolo su “Biophysical Economics and Resource Quality”, BERQ. 


Note:

1. Qui non parlo del fatto che la possibile emersione della stereosfera  sia una cosa buona o cattiva dal punto di vista della specie umana. Potrebbe darci miliardi di anni di prosperità o portarci ad una rapida estinzione. Tuttavia sembra improbabile che gli esseri umani sceglieranno se vogliono averla o no sulla base di argomentazioni razionali mentre hanno ancora il potere di decidere qualcosa su questa materia. 

2. Il concetto di sistema metabolico terrestre chiamato stereosfera non è equivalente e probabilmente nemmeno simile, all'idea di “singolarità tecnologica” che suppone un aumento molto rapido di intelligenza artificiale. La “fabbrica di impianti solari che si auto riproduce” non dev'essere più intelligente di un batterio, deve solo immagazzinare un progetto di sé stessa e le istruzioni sulla replicazione. L'intelligenza non è necessariamente utile alla sopravvivenza, come potrebbero scoprire gli esseri umani con loro dispiacere nel prossimo futuro. 

3. Circa la possibilità di una sfera di Dyson alimentata dal FV intorno ad una nana bianca, vedete questo articolo di Ibrahim Semiz e Salim O˘gur.

4. L'idea di “vita basata sul silicio” è stata resa celebre per la prima volta da Stanley Weinbaum, che ha proposto la sua “Il mostro della piramide” nel suo racconto breve "Un'odissea marziana”, pubblicato nel 1933. Il mostro sgraziato di Weinbaum non potrebbe esistere nell'universo reale, ciononostante è stata un'intuizione notevole.


sabato 5 aprile 2014

Come vi aspettate che sia il mondo post-picco? Leggetelo qui




Lo Yemen è un caso interessante di una curva di produzione petrolifera che è un esempio da manuale di "curva di Hubbert". C'è poco da fare: il petrolio non dura per sempre. Così, la lettura di "Yemen Times"; in inglese, è una scoperta continua di come l'altro lato della curva di Hubbert porti a un'involuzione sociale che fa ripercorrere indietro a un paese tutte le tappe che, un tempo, lo avevano portato a un discreto livello di prosperità salendo sul lato buono della curva. Ma se la prosperità di un paese dipende dal petrolio, quando finisce l'abbondanza petrolifera, addio prosperità! (e questo non vi ricorda qualcosa di molto più vicino a noi dello Yemen?) (U.B.)



Da “Yemen Times”. Traduzione di MR

La mancanza di gasolio e propano costringe a chiudere le stazioni di servizio nella capitale


Di Ali Ibrahim Al-Moshki 

Sana’a, 17 marzo – I distributori intorno alla capitale hanno dovuto chiudere questa settimana a seguito delle maggiori carenze di gasolio e gas propano. L'ultima grave carenza di gasolio era avvenuta nel novembre del 2013, quando migliaia di automobilisti sono stati costretti a mettersi in fila davanti alle pompe di benzina in tutto il paese per comprare diesel e propano. A seguito dell'ultima grave carenza, la gente ha cominciato a parcheggiare le proprie auto in attesa che arrivi il combustibile.

Il tassista Fuad Al-Jaledi ha detto a Yemen Times, “Ho fatto la fila per un'intera giornata per comprare gasolio, ma il distributore l'ha finito e sono tornato a casa a mani vuote”. Senza combustibile, Al-Jaledi dice che è stato senza lavorare per due giorni. “Per due mesi è stato difficile per noi comprare gasolio e questa settimana i distributori l'hanno finito del tutto. Non posso lavorare ora, perché il mio taxi è diesel”, ha detto.

Il gasolio è disponibile al mercato nero – a prezzi più alti, secondo Al-Jaledi. Le forniture di benzina regolare sono anch'esse a singhiozzo, ma più facilmente disponibili del gasolio. Un litro di gasolio costa 100 Riyal (circa 46 centesimi al litro, o 1,76 dollari a gallone). Mohammed Al-Aizari, il proprietario di un distributore a Sana’a, dice che anche dopo l'inizio della carenza di gasolio due mesi fa, il distributore riceveva comunque consegne periodiche. Al-Aizari dice che vendeva 12.000 litri di gasolio in due giorni, ma ora vende la stessa quantità in due o tre ore. “La gente si è messa in coda davanti al distributore ed alcuni hanno persino dormito in macchina ma, siccome non abbiamo ricevuto alcuna consegna, abbiamo deciso di chiudere”, ha detto Al-Aizari said.

Nella sua ultima sessione di giovedì, il Parlamento ha costituito un comitato per studiare le ragioni che stanno dietro alla scarsità di gasolio e per coordinarsi con gli organi di governo interessati per trovare i mezzi appropriati per assicurare una fornitura regolare di gasolio sul mercato. Il comitato riferirà al Parlamento entro una settimana. La Compagnia Petrolifera di Bandiera dello Yemen (Yemen Petroleum Company), in una dichiarazione di sabato, ha negato le voci secondo le quali il governo intende aumentare i prezzi del gasolio, secondo l'agenzia di Stato Saba. La compagnia ha detto che il gasolio viene regolarmente consegnato ai distributori, ma che l'attuale domanda alta ha portato questa carenza. Al-Aizari crede che le voci degli aumenti del gasolio stiano portando alcuni ad accaparrarsi il combustibile. In una dichiarazione finanziaria rilasciata sabato, la Banca Centrale dello Yemen ha detto che il sabotaggio degli oleodotti ha causato un declino della produzione di combustibile non raffinato. La banca ha detto che il governo ha dovuto importare grandi quantità di derivati del petrolio per soddisfare la domanda interna del paese – per una cifra di 258 milioni di dollari nel solo gennaio 2014.

martedì 1 aprile 2014

Perché non finiremo mai il petrolio: un'intervista con Ugo Bardi





"Effetto Risorse" è lieto di presentare oggi in esclusiva mondiale un'intervista che il Professor Ugo Bardi, autore del libro "Extracted", ha concesso a Radio Ronkonkoma (*), New York. 


- Prima di tutto, Professor Bardi, grazie per aver accettato di parlare agli ascoltatori di  Radio Ronkonkoma. 

- E' un piacere.

- Allora, prima di cominciare l'intervista, una breve presentazione per i nostri ascoltatori. Il professor Ugo Bardi insegna all'università di Firenze, in Italia, ed è ben noto per i suoi studi sulle risorse minerali e in particolare del petrolio greggio. A questo proposito, siamo venuti a sapere che ha ottenuto recentemente un importante contratto di ricerca da una grande compagnia petrolifera. E' vero, professore?

- Si, posso confermare di aver ricevuto quel contratto, sebbene non possa, al momento, rivelare il nome della compagnia.

- Quindi, congratulazioni, professore. Ho capito bene che questo contratto le ha permesso di fare un'importante scoperta nel campo delle tendenze della produzione petrolifera?

- E' corretto. E' un nuovo modello che ho sviluppato sulla base della dinamica dei sistemi e altri metodi matematici molto sofisticati per descrivere le future tendenze produttive del petrolio.

- E così è arrivato alla conclusione che non finiremo mai li petrolio?

- Sostanzialmente, si.

- Mi sembra di capire che la matematica del modello è molto complessa, ma potrebbe per favore descrivere i suoi risultati in modo semplice per i nostri ascoltatori? 

- Ci posso provare. Allora, pensi a questo: prima di finire il petrolio, bisogna finire la metà di quello che c'è, giusto?

- Si.

- Ora, se uno ha usato la metà del petrolio che ha, vuol dire che ne rimane ancora la metà. Giusto?

- Certamente.

- Allora, prima che uno abbia consumato la metà rimasta, ne deve consumare ancora metà. Giusto?

- Credo di seguire la sua logica, professore......

-  E poi ci sarà un'altra metà, e poi ancora un'altra metà, e così via.....

- Da questo si deduce che non finiremo mai il petrolio?

- Esattamente.

- Sa, professore, il suo modello mi ricorda qualcosa che ho studiato al liceo; qualcosa a proposito di una tartaruga rincorsa da qualcuno che correva molto velocemente.... non mi ricordo il nome.

- Oh, beh, questa è una origine remota del modello. Per questo i miei studenti lo chiamano a volte il modello di "Achille e la tartaruga".

- Però, professore, c'è qualcosa che non mi torna. Capisco che a furia di dividere a metà quello che resta non finiremo mai il petrolio. Ma non è che ne avremo sempre di meno?

- No.... assolutamente no.

- Ma perché?

- Beh, per questo bisognerebbe capire la matematica del modello ma, di nuovo, credo di poter spiegare la cosa in modo semplice per gli ascoltatori. Allora, torniamo indietro a quello che dicevamo. C'è questo petrolio. Lo dividiamo in due parti uguali e ne usiamo una parte. Mi segue?

- Si. 

- E allora ne rimane una metà, giusto?

- Giusto.

- Quindi siamo allo stesso punto di prima quando consumavamo l'altra metà. Non c'è differenza: abbiamo sempre lo stesso quantitativo di petrolo. Quindi, qual'è il problema?

- Sa, professore, devo dire che la sua logica mi scombussola, ma devo confessare che tutto questo mi lascia un po' confuso.

- Si, capisco. La matematica che sta dietro a questi risultati è molto complicata. Ma il risultato finale è semplice: avremo sempre petrolio e ne possiamo sempre produrre vogliamo. C'è solo il piccolo problema che bisogna investire di più via via che ne resta di meno.

 - Ma questo non vuol dire che dovremo pagare il petrolio sempre di più?

- Si, c'è questo piccolo inconveniente.

- Capisco..... Professore, qualcosa mi ha fatto tornare in mente quel contratto che lei ha ricevuto da una compagnia petrolifera. Ci potrebbe dire quanti soldi ha ricevuto?

- Spiacente, non posso rivelare questo dato.

- Grazie mille al professor Bardi per essere stato con noi oggi a Radio Ronkonkoma, New York. Adesso, pubblicità.  





Se vi incuriosisce il perché del nome "Radio Ronkonkoma", è un posto che esiste per davvero e abitavo non lontano da lì negli anni 1970



martedì 10 aprile 2012

Picco? Quale picco? Sta tornando Re Carbone!

Re Carbone potrebbe tornare per salvarci dal picco del petrolio, ma condannandoci ad un peggior destino in termini di riscaldamento globale (immagine dal National Media Museum).

Recentemente, Rembrandt Koppelaar ha pubblicato su the Oil Drum  un riassunto delle tendenze mondiali nella produzione di energia. La relazione ci dice che l'industria del petrolio sta lottando per mantenere l'attuale livello di produzione. Potrebbe non avere ancora raggiunto il picco, ma chiaramente non può riprendere le  passate tendenze ad incrementare. Ciò non sorprende, è stato previsto già nel 1998 da Colin Campbell e Jean Laherrere (link). Ciò che colpisce è il balzo in avanti del carbone. La produzione mondiale complessiva di energia non ha raggiunto il picco e questo a causa della rapida crescita del carbone, come potete vedere qui, dalla relazione di Koppelaar:



Il carbone sembrava aver raggiunto il proprio picco nel 1990, ma era un'illusione. La crescita della produzione di carbone durante il primo decennio del 21mo secolo è stata impressionante: mai vista prima nella storia. Quindi, Re Carbone sta tornando e potrebbe presto reclamare il titolo di sovrano del mondo dell'energia che aveva perso negli anni 60.

Non vediamo niente di simile ad una tendenza a raggiungere il picco per il carbone e questo, sfortunatamente, non è buono per il clima. Ciò è visibile “dall'altra parte” della reazione chimica, che vede i combustibili fossili trasformati in anidride carbonica, CO2, la cui concentrazione in atmosfera sta crescendo più rapidamente in tempi recenti (la figura sotto proviene da "think progress", vedete anche
questo post precedente).



Non possiamo dire se l'esplosione dell'anidride carbonica che stiamo osservando sia dovuta al carbone, ma collima con il picco della produzione di carbone ed è sicuramente ed esso collegato. La situazione del clima globale sembra andare rapidamente fuori controllo e questo rapido aumento delle concentrazioni di CO2 non promette nulla di buono per il futuro. Inchinarsi di nuovo a Re Carbone potrebbe rivelarsi essere la peggiore scelta che abbiamo fatto nella storia.

Traduzione da Cassandra's legacy di Massimiliano Rupalti


martedì 24 gennaio 2012

A che punto siamo con la crisi

Guest post di Antonio Turiel da "The Oil Crash". 
Traduzione di Massimiliano Rupalti






Immagine da scitizen.com




20 Dicembre 2011
di Antonio Turiel


Cari lettori,

Ancora una volta facciamo l'inventario dei fatti rilevanti associati alla crisi energetica, ed al processo di degenerazione economica e sociale ad esso associato, accaduti durante l'anno che sta per finire. Mettendo insieme tutti i fatti si ottiene una prospettiva più chiara di come stanno rapidamente accelerando i problemi e meno rapidamente la presa di coscienza rispetto alle cause ultime dei problemi stessi. Dato che la lista è lunga, passo a riassumerla senza ulteriori indugi:

  • La primavera araba. Le tensioni nel prezzo degli alimenti, già sufficientemente evidenti durante la seconda metà del 2010, si sono acutizzate enormemente all'inizio dell'anno. Una politica malintesa di liberalizzazione dei prezzi ha portato al fatto che in molti paesi del nord Africa e del Medio Oriente il prezzo di molti alimenti di base (olio, farina, zucchero) crescesse di prezzo anche fino al 50%, praticamente dalla sera alla mattina. Ciò, in paesi in cui l'alimentazione rappresenta il 70% del reddito, era semplicemente insostenibile. Il primo paese dove si è verificata un'esplosione sociale è stata la Tunisia, seguita dall'Egitto, dalla Libia, Yemen, Barhein, Siria... In ogni paese la rivolta ha assunto caratteristiche diverse: così, in Tunisia la rivolta è stata principalmente popolare, mentre in Egitto l'esercito ha avuto un ruolo importante nel processo di transizione. In Libia si è scatenata la guerra civile e in Yemen la repressione è durata mesi, ma alla fine il presidente è caduto. Il Barhein è stato occupato dell'Arabia Saudita (e continua ad esserlo, anche se nessuno ne parla) e in Siria la repressione, sempre più violenta, non accenna a fermarsi. La sincronia delle rivolte e la caduta dei regimi autoritari che perduravano da vari decenni, tutti allo stesso tempo, indicano che le cause probabilmente comuni sono più esterne che interne, cosa che rafforza l'idea che il costo della vita insostenibile ha portato molti alla disperazione e alla rivoluzione: sono le rivolte della fame, delle quali abbiamo già parlato. Alcuni paesi hanno riconosciuto il potenziale pericolo ed hanno messo in atto programmi per l'assistenza alla propria popolazione più svantaggiata, come nel caso del Marocco e dell'Arabia Saudita. Nel caso di quest'ultimo paese, i piani di assistenza sociale posti in atto per neutralizzare il malcontento comportano costi finanziari tali che l'Arabia Saudita, principale esportatore mondiale, non può più permettersi che il prezzo di un barile di petrolio scenda al di sotto dei 95$. Questo secondo un' analisi di Paul Horsnell, capo ricercatore sulle materie prime della Barclays Capital. Ma, per contro, sappiamo che il prezzo di un barile di petrolio non dovrebbe superare gli85-90$ per evitare di cadere in una nuova recessione. Quindi non avremo una situazione agevole da ora in avanti e giustamente, ora che l'Europa si ritira dall'Iraq, suonano tamburi di guerra intorno all'Iran. Intanto, i prezzi dei generi alimentari rimangono alti ed i problemi di fornitura non sono stati affatto risolti.

  • La diminuzione di 1Mb/d (milione di barili/g)delle riserve.
    Come mette in evidenza l'ultimo Oil Market Report della Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA) da più di un anno e mezzo il mondo sta consumando approssimativamente un milione di barili giornalieri (1 Mb/d) di petrolio in più di quelli che produce (vedere a pag. 55). Ciò è possibile perché si stanno riducendo le riserve industriali (quelle che le imprese conservano per garantirsi le normali operazioni) e quest'estate si è utilizzata anche una piccola parte delle riserve strategiche (quelle che sono conservate dalle nazioni per far fronte a possibili interruzioni nelle forniture). Il problema è precedente alle rivolte in Nord Africa e nel Medio Oriente ed è stato aggravato dalle stesse, specialmente la guerra civile in Libia, che ha comportato la perdita temporanea di 1,5 Mb/d che la Libia esportava (e dei quali per il momento se ne sono recuperati solo 0,6 Mb/d). A parte le violente interruzioni conseguenza delle rivolte, è ovvio che c'è un problema strutturale con la produzione e la fornitura di petrolio, nonostante la presunta capacità di riserva dell'OPEC (i barili che potrebbe produrre in un breve lasso di tempo ma che tengono di riserva per controllare i prezzi): esattamente quando è cominciata la guerra in Libia, era evidente l'incapacità dell'OPEC, in particolare dell'Arabia Saudita, di compensare questo deficit. L'Arabia Saudita ha tentato di camuffare la sua impotenza con dichiarazioni pompose, ma la cosa certa è che i movimenti in quel paese (ne abbiamo discusso nel post "La minaccia saudita") mostrano che stiamo già entrando nel cambio di era.

  • Il disastro di Fukushima.
    Come sapete già, l'11 di Marzo del 2011 un forte terremoto e un successivo tsunami hanno distrutto una buona parte della costa orientale del Giappone. Le vittime dirette di entrambi i disastri sono quasi 16.000, e la distruzione di numerose fabbriche sicuramente sta causando una certa scarsità di elementi di alta tecnologia su scala mondiale. Tuttavia, la maggior parte della gente ricorda principalmente il disastro della centrale nucleare di Fukushima-2 che, come conseguenza del terremoto, lo tsunami e la perdita di raffreddamento hanno portato alla fusione dei nuclei dei tre reattori che erano attivi al momento del sisma. Questo incidente nucleare giunge mentre si cominciavano a spegnere gli echi dell'ultimo incidente di gravità analoga, quello di Cernobyl in Ucrania di 25 anni prima, ed ha riaperto il dibattito sull'opportunità di continuare con l'energia nucleare. La Germania ha deciso di decommissionare immediatamente una parte delle proprie centrali nucleari più vecchie, mentre in altri paesi si annunciano moratorie. Tutto questo porta la IEA a dire, nel suo World Energy Outlook del 2011(di cui abbiamo dato un'eco qui), che non ci sono grandi piani di espansione per l'energia nucleare nel mondo, più che altro c'è una certa tendenza alla contrazione in Europa Occidentale (senza tener conto del picco di produzione dell'uranio, del quale la IEA sembra essere ancora meno consapevole che di quello del petrolio). Tutto questo aumenterà la pressione sulle altre materie prime energetiche, specialmente in Giappone.

  • Rapporto HSBC.
    Il 22 Marzo del 2011 la banca di investimenti HSBC (la decima al mondo per dimensione) fece uscire il suo rapporto "Energía nel 2050: le restrizioni di accesso al combustibile pregiudicheranno le notre proiezioni di crescita?" (in inglese). Il rapporto è abbastanza Business As Usual (BAU), ma conclude che c'è una tendenza reale all'aumento dei prezzi del petrolio e che ciò presuppone un rischio per la stabilità economica mondiale.
 




 


  • Joan Puigcercós. 
    Poco prima di lasciare la presidenza della Sinistra Repubblicana di Catalogna, Joan Piugcercòs è stato intervistato, nel marzo di quest'anno, in un programma di grande audience (in Catalogna) della rete catalana TV3. In questo programma (quí il link al vídeo) parla col presentatore di Peak Oil e delle sue gravi conseguenze per l'economia (fino al minuto 33). Un piccolo passo in più verso il riconoscimento del problema per la Spagna.

  • François Fillon. 
    Il primo ministro francese ha riconosciuto, il 5 aprile scorso davanti all'Assemblea Nazionale francese, che “la produzione di petrolio può solo diminuire”, come riferisce Crisis Energética (blog di Aspo-Spain). Niente pare essere dato per scontato a queste latitudini, nonostante nel paese d'oltralpe ci sia un certo dibattito (peraltro abbastanza ben smorzato).
    .

  • Jeremy Grantham.
    Il cofondatore di GMO, uno dei fondi d'investimento più grandi del mondo, ed autentico “squalo” di Wall Street, si è fatto un bel bagno di realtà quest'anno. Nella sua lettera trimestrale agli investitori del mese di Aprile li ha introdotti al concetto di “Peak Everything” o la Grande Scarsità, come ha commentato Juan Carlos Barba da questo stesso blog. Nella lettera di Luglio ha abbondato ancora di più riguardo ai concetti di limiti della crescita e sulla necessità di cambiare filosofia di investimento (anche questo è stato commentato, più brevemente, su questo blog). La lettera trimestrale che avrebbe dovuto uscire ad Ottobre è stata posticipata ed è appena uscita: la newsletter più breve mai scritta (da lui, è sottinteso). Nota: il link sarà in funzione fino alla pubblicazione seguente, dopo di che dovrete registrarvi al sito del GMO (è gratuito) per poter continuare ad accedervi.

  • Congresso di Barbastro.
    Nel Maggio di quest'anno si è celebrato il Primo Congresso Internazionale "Picco del petrolio: realtà o finzione?" a Barbastro. Non è la prima conferenza tematica di livello internazionale sul tema in Spagna (c'è stato anche il convegno ASPO del 2008 a Barcellona), ma era un buon momento per tastare il polso della consapevolezza nazionale sul problema...che è poca. Il congresso ha tenuto un livello molto buono, con presentazioni molto interessanti. Potete trovare una descrizione dettagliata dello stesso nel post "Barbastro nello specchietto retrovisore" ed anche in un artícolo di Crisis Energética.

  • Los indignados (gli indignati). 

    Con sorpresa di tutti, una manifestazione di protesta convocata da un incombente movimento cittadino, il 15M (che prende il nome dalla data di convocazione della prima manifestazione il 15 Maggio 2011) riesce ad aggregare qualcosa di diffuso ed esteso, la sensazione di rabbia nella società contro il progressivo processo di esclusione sociale al quale ci vediamo sottomessi (primi segni della temuta Grande Esclusione, probabilmente). La convocazione è un successo e nelle principali capitali spagnole scendono varie migliaia di persone che protestano contro i tagli e la regressione nel benessere sociale, contro l'usura delle ipoteche e le magre prospettive di lavoro. Alla Porta del Sole di Madrid, alcuni dei manifestanti, probabilmente ubriachi dell'emozione di verificare la buona risposta della città alla convocazione e con la voglia di andare oltre, di fare qualcosa di più, decidono di non muoversi dal posto e campeggiare lì, nel luogo più emblematico della Spagna, il punto da cui partono tutte le strade spagnole, il Chilometro Zero. Le autorità li tollerano un paio di giorni, ma il lunedì notte la polizia municipale di Madrid sgombera in malo modo le poche decine di persone accampate. Tempismo sbagliato: la stessa notte una moltitudine di 10.000 persone si ammassa nella piazza ed in altre città si verificano reazioni simili. Il movimento diventa conosciuto come quello degli indignati (prendendo probabilmente spunto dal piccolo libro di Stéphane Hessel). L'occupazione delle piazze ha avuto una recrudescenza quando a Barcellona la polizía tentò di sgomberare la Piazza di Catalogna con grande forza, e, a partire da quel momento, il movimento ha languito per poi isolarsi nelle assemblee di quartiere (nelle quali temo partecipi meno gente, quella più impegnata). Ma sono ancora lì come una catasta di legna in attesa di una nuova scintilla. E' quello che temono i politici tradizionali e che potrebbe essere la nostra ultima speranza.
 


  • Rivolte a Londra. 
    All'inizio di Agosto alcune proteste inizialmente pacifiche per la morte, a causa di colpi d'arma da fuoco (provenienti dalla polizia), di un piccolo criminale sono degenerati, dopo alcuni scontri iniziali con la polizia, nelle agitazioni più importanti, a Londra e nelle altre grandi città inglesi, degli ultimi decenni. Le agitazioni hanno potuto essere soffocate solo grazie ad un gran dispiego di forze di polizia per le strade, dopo una grande distruzione di proprietà e saccheggi generalizzati e si sono concluse con più di 3.000 arresti. Sulle cause di tale esplosione su scala tanto grande, gli esperti indicano la disillusione per le scarse prospettive di futuro in un paese dove le grandi regalie del petrolio stanno cessando ma hanno permesso di dare sussidi a tre generazioni di disoccupati sotto lo stesso tetto. Il maggior timore è che di fronte ad una nuova onda recessiva queste rivolte si ripropongano, aggravate.
  

  • Peter Voser. 
     L'amministratore delegato della Shell, Peter Voser, in un'intervista al Financial Times il 21 di settembre, ha ammesso che i pozzi di petrolio attualmente in produzione declinano ad un ritmo medio del 5% annuo e che nei prossimi dieci anni servirebbe mettere in produzione (non semplicemente trovare le riserve) l'equivalente di 4 Arabie Saudite, circa 36 Mb/d, semplicemente per mantenerci al livello di produzione attuale (che, come sappiamo, ci porta ad una crisi senza fine). Un'impresa tale è semplicemente impossibile. Ovviamente si metteranno in produzione nuovi pozzi ma non potranno compensare completamente questo declino, quindi è chiaro che, se è vero quello che dice il Sig. Voser, durante i prossimi anni vedremo cambiamenti radicali nelle nostre vite.

  • Occupy Wall Street. 
    Da certi movimenti iniziali di malcontento in Febbraio a Madison contro le politiche radicali del governatore del Wisconsin, il movimento di protesta di strada negli Stati Uniti è andato via via prendendo impulso e in settembre il movimento assume una dimensione completamente diversa con il marchio “Occupa Wall Street”. La classe media si sente sempre più indifesa, spossessata ed in pericolo e comincia a mostrare una certa reazione. Come in Spagna, il movimento è minoritario ma si percepisce che l'appoggio popolare è abbastanza ampio. Con maggiore o minore eco, le proteste si riproducono in tutto il mondo occidentale, dal Giappone alla Russia, recentemente Francia, Italia, Grecia ovviamente, ecc, e forse di minore entità, al momento, in Germania.

  • Colpi di Stato in Grecia ed Italia. 
    Durante tutto l'anno i problemi finanziari dei paesi periferici dell'Europa non hanno fatto che aggravarsi: l'anno scorso è stato necessario “salvare” la Grecia e l'Irlanda; quest'anno Portogallo e Italia e la Spagna è sull'orlo di esserlo (quello del “salvataggio”, lo abbiamo già spiegato, è mero sarcasmo). Con una grande contestazione di piazza, manifestazioni e disordini continui quasi ogni giorno per protestare contro le misure di austerità e tagli che sono aumentati, il primo ministro greco Yorgos Papandreu, il 30 ottobre, ha annunciato che avrebbe convocato un referendum per dare al popolo greco l'opportunità di esprimere se è d'accordo con il pacchetto di misure di austerità che il loro Governo vorrebbe applicare. I mercati reagiscono molto male a tale annuncio e in meno di una settimana Papandreu ha lasciato la guida del Governo greco e dall'Europa – è tutto dire – veniva imposto un governo di coalizione fra i due grandi partiti (di segno opposto) e condotto da Lucas Papademos, ex-Goldman Sachs e col profilo del tecnocrate. Non passa nemmeno una settimana che il gran prestigiatore, il maestro dell'elusione, il primo ministro italiano Silvio Berlusconi viene spinto a dimettersi, dal momento che l'Italia ha avuto bisogno dell'aiuto deciso dell'Unione Europea. Il nuovo primo ministro, Mario Monti, dal profilo accademico e tecnocratico, è un altro ex-Goldman Sachs. Il messaggio non può essere più chiaro: la democrazia è alla portata solo (almeno nominalmente) di coloro che se la possono pagare. Come se ci fosse qualche dubbio.

  • WEO (World Energy Outlook) 2011. 
    Abbiamo già commentato qui il difficile puzzle rappresentato dall'ultimo rapporto annuale della IEA. In mezzo ad avvertimenti minacciosi sul fatto che non ci basti il tempo per far fronte al pericolo dei cambiamenti climatici, il WEO del 2011 ci mostra uno scenario di stagnazione della produzione di petrolio convenzionale con tendenza al ribasso e combinato con cinque casi di studio, cinque “sottoscenari nello scenario”, quattro dei quali con possibilità inquietanti per il futuro. E soprattutto gli investimenti necessari da effettuare nei prossimi anni nel settore energetico sono, a dire della stessa IEA, grandiosi: 38 miliardi di dollari in 25 anni.
  • Scarsità mondiale di diesel. 
    Mentre sto scrivendo, il mondo si trova sotto l'effetto di una intensa crisi di scarsità, già reale, di diesel. C'è probabilmente scarsità di prodotti da raffinazione dovuta al fatto che una parte dei petroli non convenzionali, coi quali si supplisce alla caduta della produzione del petrolio convenzionale, non sono adatti per produrre il diesel in modo competitivo. E' solo questione di tempo e questa crisi, che condiziona tutti i paesi fuorché l'Europa ed il Nord America, finirà per arrivare anche lì. Dato che una parte considerevole del parco dei veicoli privati e tutto il trasporto ed i macchinari sono diesel, la sua mancanza potrebbe provocare problemi a cascata di una certa importanza.

  • Rapida degenerazione della condizione finanziaria europea.
    Tutti questi eventi avvengono sotto il segno di un degrado accelerato delle condizioni di finanziamento del debito pubblico nell'Unione Europea, di fronte alle quali i leader politici sono incapaci di trovare una soluzione e prendono solo misure destinate a ridurre il debito. La domanda che aleggia ora è quando cadrà la Spagna ed avrà bisogno di essere salvata.


Saluti,
AMT

domenica 20 novembre 2011

La Terra Svuotata

Esce in questi giorni il mio nuovo libro "La Terra Svuotata". Un bel po' di sangue, sudore e lacrime che il libro mi è costato in questa torrida estate. Ora, per fortuna, è finito

Come vi potete immaginare dal titolo, è una storia delle miniere e dei minatori che parte dalle prime miniere di selce di oltre 10.000 anni fa e arriva alla situazione attuale dove la corsa all'estrazione sta svuotando la terra dei tesori minerali che si erano accumulati nel corso di miliardi di anni di attività geologica. Il libro riprende ed espande anche alcuni dei temi del mio primo libro, "La Fine del Petrolio" del 2003. Si parla anche di energia rinnovabile, delle prospettive della sostenibilità in un mondo svuotato delle sue risorse minerali, dell'immancabile "Limiti dello Sviluppo". Insomma, è un po' un compendio dell' "UgoBardiPensiero".


Per questo libro, devo ringraziare moltissime persone per il loro contributo. In particolare, il titolo mi era costato lunghe elucubrazioni che non mi avevano portato a niente, finché Toufic El Asmar non è venuto fuori con il suggerimento giusto. Ringrazio anche Luca Mercalli per la prefazione come pure tutti i membri di ASPO-Italia.

Di seguito qui, la descrizione sul sito di Editori Riuniti.




[...] Le preoccupazioni sull'esaurimento del petrolio sono all'ordine del giorno, ma sono solo una parte di un problema molto più grande. Quando si esauriranno i minerali? Partendo da questa domanda, Ugo Bardi costruisce un racconto di tutta la storia dell'attività mineraria umana, dall'età della pietra fino al petrolio ai nostri giorni. Abbiamo ancora tante cose da scavare e tanto petrolio da estrarre ma, in tempi non lunghissimi, ci troveremo di fronte al limite della capacità umana di sfruttare il nostro pianeta per le sue risorse minerali. Sarà la “fine del popolo dei minatori” che ci porterà a percorrere strade nuove e sconosciute per tenere in piedi la nostra civiltà. [...]

[...] I cambiamenti causati dall'attività estrattiva umana sono qualcosa che non si era mai verificata con la rapidità attuale in centinaia di milioni di anni di storia planetaria. Questi cambiamenti stanno trasformando la Terra in un pianeta completamente diverso. Non è detto che questo nuovo pianeta che noi stessi stiamo creando non si riveli ostile alla vita umana. Che ci piaccia o no, l'ambiente non è un giocattolo per gli ambientalisti. L'ambiente è quella cosa che ci fa vivere. E noi stiamo giocando con questa cosa che ci fa vivere come se non avesse nessuna importanza. In questo libro troverete una descrizione della situazione petrolifera e di tutte le risorse naturali, minerali e rinnovabili. Ci troverete le ragioni che ci spingono a dipendere così totalmente da risorse insostituibili e non rinnovabili. Ci troverete come la nostra fissazione con il petrolio ci stia conducendo a uno scontro con l'ecosistema causato dall'esaurimento e dall'inquinamento; uno scontro che non possiamo vincere, comunque vada. E, infine, ci troverete qualche nota sul futuro che forse vi potrà essere utile. Come si sa, il futuro non si può prevedere, ma riguardo al futuro si può essere preparati. [...]

(Dall’introduzione dell’autore)


Ugo Bardi, è docente dal 1990 presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze. La sua carriera precedente include periodi di studio e insegnamento presso le università di New York, Marsiglia, Berkeley e Tokyo. Attualmente si occupa di nuove tecnologie energetiche e di politica dell’energia È membro dell’associazione ASPO, un gruppo di scienziati indipendenti che studiano le riserve di petrolio mondiali e il loro esaurimento. Ha pubblicato: La fine del petrolio, Editori Riuniti, 2003; Il libro della Chimera, Edizioni Polistampa Firenze, 2008; con Giovanni Pancani, Storia petrolifera del bel paese, Edizioni Le Balze, 2006; The Limits to Growth Revisited, Springer Briefs in Energy, 2011.

INDICE

9 Prefazione di Luca Mercalli


11 Introduzione

Parte prima. Minerali

19 Il popolo dei minatori
59 Il regalo di Gaia: l'origine dei minerali
83 La macchina mineraria universale: energia ed estrazione

Parte seconda. Energia

113 L'ankus del re: la storia dei combustibili fossili
143 Il genio dell'energia: uranio e l'ultima speranza per la crescita
173 L'oca nella bottiglia: le energie rinnovabili

Parte terza. Sostenibilità

217 Balene e barili: come si esauriscono le risorse
242 L'isola degli angeli: modelli del mondo
267 Il cuculo che non voleva cantare; oltre il collasso

287 Conclusione