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venerdì 22 aprile 2016

Abbiamo meno tempo del previsto per evitare il disastro climatico

Da “University of Queensland”. Traduzione di MR (via Bodhi Paul Chefurka)



Le emissioni di CO2, e quindi il riscaldamento globale, potrebbero aumentare più rapidamente di quanto previsto, secondo un nuovo modello dei ricercatori dell'Università del Queensland e dell'Università di Griffith. Il modello include l'”uso di energia per persona” come fattore di previsione, invece di concentrarsi sulle economie o le popolazioni.

Prevede che la crescita della popolazione ed economica insieme con l'aumento dell'uso di energia per persona potrebbero aumentare significativamente la domanda globale di energia e le emissioni di CO2, causando un aumento della temperatura media del mondo di 1,5° già nel 2020. Il modello è stato sviluppato dal professor Ben Hankamer dell'Istituto per le Scienze Biomolecolari dell'Università del Queensland (IMB) e dal dottor Liam Wagner dell'Università di Griffith.

mercoledì 23 marzo 2016

Male, molto male, sempre peggio. Temperature planetarie oltre la soglia dei 2°C

Da “Usted no se lo cree”. Traduzione di MR (via Ugo Bardi)


Stato di allarme climatico: sono stati superati i 2°C



Di Ferran P. Vilar

Non avrei mai voluto pubblicare questo post. Non avrei mai pensato che, dovendolo fare, sarebbe successo così presto. Sono del tutto costernato.

Prima di tutto, una notizia in qualche modo “buona”. Negli ultimi due anni le emissioni non sono aumentate. Alcuni credono che le emissioni siano giunte al massimo, che stiamo superando il “picco delle emissioni”. E' possibile che stiamo entrando in un territorio sconosciuto: nemmeno un economista aveva previsto questa situazione negli scenari di futuro l'IPCC aveva loro richiesto ai suoi tempi. Tranquilli, le emissioni, ossia la crescita economica, non avrebbero smesso di aumentare... dicevano. Ora le cattive notizie. Le concentrazioni di CO2 nell'atmosfera hanno visto l'aumento più grande mai registrato: 3,76 ppm da febbraio 2015 a febbraio 2016. Su questo punto bisogna essere cauti nel non confondere i flussi con gli accumuli e credere che una riduzione delle emissioni equivalga ad una minore forzante climatica. Non è così. Ciò che forza il clima è la concentrazione, non le emissioni. Ed è logico che la concentrazione atmosferica di CO2 continui ad aumentare a questo livello di emissioni. Per quanto le emissioni diminuiscano, la concentrazione continuerà ad aumentare, a meno che non siano tanto infime che la biosfera e gli oceani possano assorbirle tutte. Per questo si dice che dovrebbero essere zero... nel 2050!

sabato 30 gennaio 2016

Quanto siamo vicini al riscaldamento planetario “pericoloso”?

Da “Huffington Post”. Traduzione di MR

Di Michael E. Mann 

Sulla scia del Summit sul clima della COP21 a Parigi (vedete questo pezzo recente dell'Huffington Post per il mio punto di vista sull'accordo), diverse domande importanti rimangono senza risposta. Prendiamo per esempio l'impegno raggiunto dalle 197 nazioni partecipanti per limitare il riscaldamento al di sotto del livello “pericoloso” di 2°C in relazione al periodo preindustriale  (trascurando al momento l'obbiettivo cui si aspira di un limite sostanzialmente inferiore di 1,5°C riconosciuto in vista del pericolo posto nei confronti delle isole-nazioni sul livello del mare). La domanda sorge immediatamente: quanto tempo abbiamo prima di raggiungere la zona di pericolo? Quanto siamo vicini al limite dei 2°C?

E' stato ampiamente detto che il 2015 sarà il primo anno in cui le temperature sono salite di 1°C al di sopra del periodo preindustriale. Ciò potrebbe far sembrare che abbiamo ancora un bel po' di margine prima di infrangere il limite dei 2°C. Ma l'affermazione è sbagliata. Abbiamo superato 1°C di riscaldamento più di un decennio fa. Il problema è che qui, ed altrove, è stato invocato un punto di partenza inappropriato per definire il “preindustriale”. Il riscaldamento è stato misurato in relazione alla media sulla seconda metà del XIX secolo (1850-1900). In altre parole, l'anno base usato implicitamente per definire le condizioni preindustriali è il 1875. la via di mezzo dell'intervallo. Eppure la rivoluzione industriale e l'aumento delle concentrazioni del CO2 atmosferico  ad esso associato, sono iniziati più di un secolo prima. Sfortunatamente, persino l'IPCC è caduto vittima di questa convenzione problematica nel suo ultimo (il quindo) rapporto di valutazione. Il grafico chiave (Fig. 1 sotto) nel Summary for Policy Makers (SPM) del rapporto misura le emissioni antropogeniche (leggi generate dall'uomo) nette di carbonio e il riscaldamento relativo che ci si può attendere. Sia le emissioni sia il riscaldamento sia le misure sono relative ad un punto di partenza nel 1870.

giovedì 3 dicembre 2015

Evitare la catastrofe climatica: non è così facile come si pensa

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR



Lo scorso mese, Kevin Anderson ha pubblicato un articolo molto interessante su “Nature Geosciences” (12 ottobre 2015) L'articolo sembra essere a pagamento, ma la maggior parte del testo è riportata nel blog di Anderson. Comunque, ve lo riassuma, perché va al cuore del problema: la transizione NON sarà facile come dice molta gente. Installare doppi vetri ed usare auto ibride non sarà abbastanza, proprio per niente, perlomeno finché vogliamo conservare il business as usual in termini di crescita economica.

Per prima cosa, Anderson si pronuncia sui progetti attuali (il grassetto è mio):
Se dovessimo credere a questi titoli ottimisti – ed ampiamente incontestati – ridurre le emissioni in linea con una possibilità da buona a ragionevole di raggiungere l'obbiettivo dei 2°C  richiede un'evoluzione accelerata di allontanamento dai combustibili fossili; non necessita, tuttavia, di una transizione rivoluzionaria nel modo in cui usiamo e produciamo energia. Tali conclusioni provengono da molti Modelli Integrati di Valutazione, che sono strumenti chiave per informare i politici riguardo a futuri alternativi di cambiamento climatico. 

Ma le cose non sono così semplici, secondo Anderson:

Nella maggior parte dei Modelli Integrati di Valutazione, i bilanci di carbonio per i 2°C sono effettivamente aumentati attraverso l'adozione di tecnologie di emissione negativa. Queste tecnologie attualmente sono poco più che ad uno stadio concettuale di sviluppo, eppure sono omnipresenti negli scenari di 2°C. Questo è più evidente che altrove nel database degli scenari dell'IPCC. Dei 400 scenari che hanno un 50% o più di possibilità di un riscaldamento non superiore a 2°C (con tre scenari rimossi a causa di dati incompleti), 344 ipotizzano il successo dell'adozione su larga scala di tecnologie ad emissione negativa. Ancora più preoccupante, in tutti i 56 scenari senza emissioni negative, le emissioni globali raggiungono il picco intorno al 2010, che è il contrario dei dati di emissione disponibili.  

Questo è veramente agghiacciante: sembra che siamo arrivati al punto in cui la geoingegneria è il solo modo che ci rimane per mantenere le emissioni di carbonio entro i 2°C del bilancio di carbonio. Vale a dire, ameno che non usiamo una macchina del tempo per cambiare il passato e far avvenire il picco delle emissioni nel passato. Anderson nel suo blog dice:

Parlando chiaramente, l'intera serie dei 400 scenari del IPCC per una possibilità del 50% o migliore di restare entro i 2°C ipotizza o una capacità di viaggiare all'indietro nel tempo e l'assunzione con successo e su larga scala di tecnologie ad emissione negativa del tutto speculative. Una percentuale significativa degli scenari dipendono sia dal “viaggio nel tempo sia dalla geoingegneria”.

Anderson dice:

Portare avanti un tale percorso di emissioni per i 2°C non può conciliarsi con le affermazioni ripetute ad alto livello secondo le quali per transitare ad un sistema energetico a basso tenore di carbonio “la crescita economica globale non verrebbe fortemente condizionata”

e riassume con:

Concludo che i bilanci di carbonio associati alla soglia dei 2°C richiedono cambiamenti profondi ed immediati del consumo e della produzione di energia

Anderson ha ragione? Penso di sì, perlomeno finché rimaniamo all'interno delle ipotesi intrinseche dei modelli, cioè della crescita economica continua. Cosa dobbiamo fare, quindi? Be' una cosa che Anderson suggerisce nel suo blog è che non siamo stati bravi abbastanza a spiegare la situazione

...rimane una dissonanza cognitiva quasi su scala globale riguardo al riconoscimento delle implicazioni quantitative dell'analisi, anche da parte di molti di coloro che contribuiscono al suo sviluppo. Non siamo semplicemente pronti ad accettare le implicazioni rivoluzionarie delle nostre stesse scoperte e anche se lo siamo, siamo riluttanti ad esprimere apertamente tali pensieri.

Esiste, infatti, un atteggiamento diffuso nella comunità scientifica secondo cui non dobbiamo allarmare le persone riguardo al disastro climatico, che se lo facciamo le persone scapperanno mentre metteranno le mani sulle orecchie cantando “la-la-la” e che, pertanto, dobbiamo continuare a dire che è solo questione di qualche aggiustamento nei nostri modi di vivere e tutto andrà a posto.

Questo approccio non ha funzionato molto bene finora e penso che sia il momento di cambiare strategia. Anni fa, il presidente Kennedy ha detto che se vogliamo andare sulla Luna, “non è perché è facile, ma perché è difficile”. E ha funzionato. Evitare il cambiamento climatico è sicuramente difficile, ma non impossibile. Ci sono dei modi, se siamo disposti a fare sacrifici.



martedì 1 dicembre 2015

Clima 2015: le cose non sono messe bene!

Da “icelandmonitor”. Traduzione di MR (via Cristiano Bottone)




Rax / Ragnar Axelsson

Il professor Kevin Anderson esorta i politici ad essere onesti e a riconoscere la scala della sfida della mitigazione e ad attenersi agli impegni internazionali che voi/noi abbiamo fatto ripetutamente per mantenere l'innalzamento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C. 

Di Orri Páll Ormarsson orri@mbl.is Fotografie: Ragnar Axelsson

“Ci troviamo nei 'minuti di recupero' per i 2°C – e le cose non sono messe bene. Tuttavia, il tempo andrà avanti imperterrito anche se superiamo il bilancio del carbonio dei 2°C, avremo anche bisogno di procedere con ancora maggiore difficoltà per una profonda e rapida mitigazione mentre ci prepariamo agli impatti locali di un futuro con 4, 5 o persino 6°C in più. Ma dobbiamo osservare che l'adattamento ad uno scenario futuro del genere non sarà mai sufficiente per i molti milioni di persone che soffriranno e moriranno in conseguenza dell'edonismo alimentato a combustibili fossili di cui godono relativamente pochi di noi – compreso me e molto probabilmente tutti coloro che stanno leggendo; siamo i più grandi emettitori, che hanno esplicitamente scelto di fregarsene”.

mercoledì 28 ottobre 2015

“Il picco del petrolio ci salverà dal cambiamento climatico”: un meme che non è mai diventato virale

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi




Immagine da “Peaksurfer” 


L'idea che il picco del petrolio ci salverà dal cambiamento climatico è saltata fuori di tanto in tanto nel dibattito, ma non ha mai preso realmente piede per una serie di buoni motivi. Uno è che, in molti casi, le persone che la proponevano erano negazionisti climatici e questo li ha resi scarsamente credibili. Infatti, se il cambiamento climatico non esiste (o se non è causato dalle attività umane), come è che ci racconti che il picco del petrolio ci salverà? Aggiungete a questo il fatto che molti negazionisti climatici dalla linea dura sono anche negazionisti del picco del petrolio (visto che, come si sa bene, i due concetti sono parte di una grande cospirazione), quindi non sorprende che il meme “il picco del petrolio ci salverà” non è mai diventato virale.

domenica 6 settembre 2015

Se un grado in più vi sempra poco, pensate a un aumento di sei metri del livello del mare

Da “Iflscience”. Traduzione di MR (via Maurizio Tron)

Di Caroline Reid


Foto: Riscaldamento globale – iceberg del ghiacciaio San Rafael in Patagonia, Cile. ribeiroantonio/Shutterstock.


Una nuova analisi ha esaminato gli effetti della fusione delle calotte glaciali polari ed il conseguente aumento dei livelli del mare negli ultimi 3 milioni di anni. Il saggio riassume 30 anni di ricerca sulla relazione fra la fusione delle calotte glaciali, la fluttuazione dei livelli del mare e i livelli di biossido di carbonio in atmosfera. La sua conclusione più sorprendente: i livelli del mare sono saliti di 6 metri diverse volte in passato e questo aumento è stato indotto da un aumento delle temperature medie di solo 1 o 2°C. Ciò potrebbe farci scoprire che gli attuali livelli di biossido di carbonio in atmosfera sono equivalenti a quelli stimati essere presenti tre milioni di anni fa, quando i livelli del mare sono aumentati di 6 metri.

lunedì 17 agosto 2015

Un nuovo studio dice che anche 2°C di riscaldamento sono 'altamente pericolosi'

Da “Inside Climate News”. Traduzione di MR (via Michael Mann). 

James Hansen e 16 altri mirano a fare pressione sui colloqui di Parigi in direzione di forti risultati con un nuovo saggio pubblicato prima del peer-review. 

James Hansen, ex capo dell'Istituto Goddard per gli Studi Spaziali della NASA
e conosciuto come il “padre del riscaldamento globale”, parla ad una
manifestazione per il cambiamento climatico a Washington D.C..
Hansen, insieme ad altri 16 scienziati, pubblicherà un saggio questa settimana
che afferma che la minaccia del riscaldamento globale
è di gran lunga maggiore di quanto chiunque abbia sospettato.
Foto: Focus the Nation, flickr
Quando i leader mondiali si incontreranno a Parigi il prossimo dicembre per accordarsi su un nuovo trattato internazionale sul cambiamento climatico, il loro obbiettivo sarà quello di mantenere il riscaldamento atmosferico al di sotto dei 2°C, il punto dopo il quale il cambiamento climatico catastrofico sarà pressoché inevitabile, come dicono gli scienziati. Ma un nuovo studio pubblicato questa settimana da una squadra di 17 importanti scienziati del clima internazionali avverte che anche 2°C di riscaldamento sono “altamente pericolosi” e potrebbero causare un aumento del livello del mare “di almeno diversi metri” in questo secolo, rendendo gran parte delle città costiere del mondo inabitabili. “Il costo sociale ed economico della perdita di funzionalità delle città costiere è praticamente incalcolabile”, scrivono gli autori. “Non è difficile immaginare che i conflitti che emergono dalle migrazioni forzate e dal collasso economico potrebbero rendere ingovernabile il pianeta, minacciando il tessuto della civiltà”.

domenica 26 luglio 2015

Un bambino che nasce oggi potrebbe assistere alla fine dell'umanità, a meno che...

Da “Reuters”. Traduzione di MR (via Cristiano Bottone)

Di David Auerbach


Un paio di abbracci su un'area collinare con vista sul Cairo in un giorno polveroso e nebbioso in cui le temperature hanno raggiunto i 45°C il 27 maggio 2015. REUTERS/Asmaa Waguih

Gli esseri umani si estingueranno entro 100 anni perché il pianeta sarà inabitabile, secondo il microbiologo australiano Frank Fenner, uno dei leader nel tentativo di debellare il vaiolo negli anni 70. Fenner incolpa il sovraffollamento, le risorse prosciugate e il cambiamento climatico. La previsione di Fenner non è una scommessa sicura, ma ha ragione a dire che in nessuno modo le riduzioni di emissioni siano sufficienti per salvarci dalla nostra tendenza verso la catastrofe. E non sembra che ci sia alcuna grande corsa globale alla riduzione delle emissioni, in ogni caso. Quando il G7 ha invitato tutti i paesi a ridurre le emissioni di carbonio a zero nei prossimi 85 anni, la reazione della scienza è stata unanime: è troppo tardi.

E nessun possibile accordo che emerge dall'attuale United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) a Bonn, in Germania, in preparazione della conferenza sul clima di novembre a parigi, sarà sufficiente. A questo punto, diminuire le emissioni è solo metà della storia – la metà facile. Ma metà più difficile sarà uno sforzo aggressivo di trovare le tecnologie necessarie ad invertire l'apocalisse climatica che è già cominciata.

Da anni ormai, abbiamo sentito dire che ci troviamo ad un punto di non ritorno. Al Gore ci ha avvertito in “Una scomoda verità” che un'azione immediata era necessaria se volevamo impedire il riscaldamento globale. Nel 2007, Sir David King, ex consigliere scientifico capo del governo britannico, ha dichiarato: “Evitare il cambiamento climatico pericoloso è impossibile – il cambiamento climatico pericoloso è già qui. La domanda è, possiamo evitare il cambiamento climatico catastrofico?” Negli anni che sono seguiti, le emissioni sono aumentate, così come le temperature globali. Si possono trarre solo due conclusioni: o questi vecchi avvertimenti erano allarmisti o ci troviamo già in un guaio di gran lunga più grosso di quanto dichiari l'ONU. Sfortunatamente, sembra che sia la seconda.

Ridurre le emissioni e passare a fonti energetiche più pulite è un passo necessario per impedire aumenti di temperatura catastrofici. L'obbiettivo generale è quello di impedire che le temperature globali aumentino di più di 2°C. Aumenti maggiori – come l'aumento di 5°C dell'attuale proiezione per il 2100 – corrono il rischio di provocare alluvioni diffuse, carestie, siccità, aumento del livello del mare, estinzione di massa e, peggio ancora, il potenziale di superare il punto di non ritorno (spesso fissata a 6°C) che potrebbe rendere gran parte del pianeta inabitabile e spazzare via la maggior parte delle specie. Anche la cifra di 2°C prevede più di un metro di aumento dei livelli del mare per il 2100, abbastanza da far sfollare milioni di persone. Non stupisce che il pentagono ritiene il cambiamento climatico un serio “moltiplicatore di minacce” e considera il suo potenziale distruttivo in tutta la sua pianificazione.

E' qui che l'ONU non dice tutto – molto meno. Gli obbiettivi offerti dagli Stati uniti (una riduzione dal 26 al 28% dai livelli del 2005 entro il 2025), dall'Unione Europea (una riduzione del 40% dai livelli del 1990 entro il 2030) e della Cina (un picco di emissione non meglio specificato entro il 2030) non sono neanche lontanamente vicini a mantenerci al di sotto dell'obbiettivo dei 2°C. Nel 2012, il giornalista Bill McKibben, in un articolo sul Rolling Stone, spiegava gran parte della matematica dietro al pensiero attuale sul riscaldamento globale. Mckibben concludeva che le cifre delle Nazioni Unite erano sicuramente ottimistiche. In particolare, Mckibben osservava che la temperatura è già aumentata di 0,8°C e anche se fermassimo tutte le emissioni di carbonio oggi, aumenterebbe di altri 0,8°C semplicemente a causa del biossido di carbonio esistente nell'atmosfera. Ciò lascia un cuscinetto di 0,4°C prima di raggiungere i 2°C. Anche ipotizzando che la conferenza di Parigi implementi tutto ciò che è stato promesso, saremmo sulla strada giusta per consumare il “bilancio di carbonio” rimanente – la quantità di carbonio che possiamo emettere senza superare la soglia dei 2°C  - entro due o tre decenni, neanche mezzo secolo.

E' sicuro affermare che queste ipotesi di riduzione delle emissioni sono semplicemente insufficienti. Di per sé, offrono soltanto una piccola possibilità di impedire alla Terra di diventare in gran parte inabitabile – per gli esseri umani perlomeno – nei prossimi secoli. Perché i colloqui siano qualcosa di più di un placebo, devono includere piani aggressivi di mitigazione climatica, con l'assunto che gli attuali obbiettivi illusori non saranno raggiunti.

Oltre al coordinamento per affrontare le crisi alimentate dal cambiamento climatico e l'instabilità associata, la leadership del cambiamento climatico deve incoraggiare e finanziare lo sviluppo di tecnologie per invertire ciò che non siamo in grado di smettere di fare al nostro pianeta. Molte di queste tecnologie rientrano nella definizione di “sequestro del carbonio” - immagazzinare in sicurezza il carbonio piuttosto che emetterlo. Strategie più rischiose, come l'iniezione dei solfati nell'aria per riflettere più calore solare nello spazio e la fertilizzazione dell'oceano col ferro per far crescere le alghe per risucchiare il carbonio, corrono il rischio di avere conseguenze indesiderate. Soluzioni migliori e più sicure per ridurre le concentrazioni di CO2 nell'atmosfera non esistono ancora. Dobbiamo scoprirle e regolamentarle, per evitare il caos di ciò che gli economisti Gernot Wagner e Martin L. Weitzman chiamano “geoingegneria canaglia” nel loro libro Shock climatico.

Nessuno di questi approcci sono sostituti della riduzione delle emissioni. Raggiungere una società ad emissioni di carbonio zero è un obbiettivo a lungo termine necessario a prescindere da altre soluzioni tecnologiche. La tecnologia potrebbe farci guadagnare il tempo per arrivarci senza che il nostro pianeta bruci. Alla fine, ci serve un livello di investimento da Guerra Fredda in ricerca in nuove tecnologie per mitigare gli effetti in arrivo del riscaldamento globale. Senza questo, il lavoro dell'ONU è un bel gesto, ma è difficile che sia significativo.

giovedì 12 marzo 2015

Due gradi di riscaldamento sono più vicini di quanto si potrebbe pensare

DaArctic News”. Traduzione di MR (h/t Michael Mann)

Di David Spratt

Ci sono voluti cento anni di emissioni di gas serra antropogeniche per alzare la temperatura globale di circa un grado Celsius(1°C), quindi un altro grado è ancora lontano. Giusto? E sembra esserci stata una “pausa” del riscaldamento negli ultimi due decenni, quindi per arrivare a 2°C ci vorrà un bel po' e potremmo avere più tempo di quanto pensassimo. Sì?

Sbagliati entrambi i conti.