mercoledì 28 ottobre 2015

“Il picco del petrolio ci salverà dal cambiamento climatico”: un meme che non è mai diventato virale

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi




Immagine da “Peaksurfer” 


L'idea che il picco del petrolio ci salverà dal cambiamento climatico è saltata fuori di tanto in tanto nel dibattito, ma non ha mai preso realmente piede per una serie di buoni motivi. Uno è che, in molti casi, le persone che la proponevano erano negazionisti climatici e questo li ha resi scarsamente credibili. Infatti, se il cambiamento climatico non esiste (o se non è causato dalle attività umane), come è che ci racconti che il picco del petrolio ci salverà? Aggiungete a questo il fatto che molti negazionisti climatici dalla linea dura sono anche negazionisti del picco del petrolio (visto che, come si sa bene, i due concetti sono parte di una grande cospirazione), quindi non sorprende che il meme “il picco del petrolio ci salverà” non è mai diventato virale.


Ciò non significa che non dobbiamo porci la domanda se abbiamo quantità sufficienti di combustibili fossili per generare un cambiamento climatico davvero disastroso. Il dibattito su questo punto risale ai primi anni del 2000. All'inizio, i dati erano incerti e veniva osservato correttamente che alcuni degli scenari dell'IPCC sovrastimavano quello che avremmo probabilmente bruciato in futuro. Ma, adesso, penso che la nebbia sia scomparsa. Sta diventando sempre più chiaro che l'esaurimento dei combustibili fossili non è sufficiente, di gran lunga, per salvarci dal cambiamento climatico.
Ciononostante, alcuni si aggrappano ancora al vecchio meme “il picco del petrolio ci salverà”. In un recente post su “Energy Matters”, Roger Andrews sostiene che:

Tutte le riserve di petrolio e gas più circa il 20% delle riserve di carbone potrebbero venire consumate senza superare il limite del trilione di tonnellate di emissioni dell'IPCC.

Ora, questo suona rassicurante e di sicuro molte persone lo capiscono nel senso che non ci dobbiamo preoccupare affatto di bruciare petrolio e gas. Ma non è così semplice. Un problema è che il “limite dei 2°C” è un ultimo disperato tentativo di limitare il danno creato dal cambiamento climatico, ma non c'è certezza che rimanere al di sotto di questo sarà sufficiente ad evitare il disastro. Poi c'è il problema dell'uso del termine “riserve” da parte di Andrews, da intendere con “riserve provate”. Le riserve provate comprendono solo quelle risorse che si sa che esistono e che sono estraibili allo stato attuale e si tratta certamente  di molto di meno di quello che si potrebbe estrarre in futuro. Il parametro che tiene conto anche delle risorse che probabilmente esistono viene chiamato “ Ultimate Recoverable Resources – URR” (Risorse recuperabili totali).

Così, consideriamo una stima totale di URR fossili mondiali che molte persone considererebbero come “pessimistica”, quella di Jean Laherrere di cui ho già parlato in un post precedente. Risulta che abbiamo petrolio e gas in quantità tali che, insieme, possono produrre abbastanza CO2 da raggiungere il limite di 2°C, anche se, forse, non di più. Ne consegue che, se volessimo davvero bruciare tutto il petrolio e il gas che si sa che sono estraibili, per rimanere entro il limite dovremmo fermare tutta la combustione di carbone, a partire da domani! Una cosa non semplice da fare, considerato che il carbone produce più del 40% dell'energia che alimenta la rete elettrica mondiale e, in alcuni paesi, molto di più. E' vero che il carbone è il più sporco dei tre combustibili fossili e deve essere eliminato più rapidamente del petrolio e del gas, ma il consumo di tutti e tre deve diminuire nello stesso tempo, altrimenti sarà impossibile rimanere sotto il limite.

Alla fine, qui abbiamo un'altra delle molte illusioni che circondano il problema climatico, un'illusione che potrebbe essere pericolosa se si dovesse diffondere. Tuttavia, oltre agli altri problemi descritti qui, il post di Andrew cade nella stessa trappola di molti tentativi precedenti: usa i dati prodotti dalla scienza del clima per cercare di dimostrare la sua tesi principale, ma solo dopo aver definito la scienza del clima come una “scienza voodoo”. Non ci siamo proprio: è un meme che non diventerà mai virale.




18 commenti:

  1. Se non può salvarci il picco del petrolio non potrebbe perlomeno aiutarci il peggioramento dell'EROEI delle fossili?
    Cioè, a meno che ottimizzazioni tecnologiche non spostino avanti la profittabilità, la competizione tecnologica con wind and solar non potrebbe remare a nostro favore? (spt con una carbon tax valida a livello globale). Saluti.

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    1. Detto in altri termini: se non può salvarci il picco del petrolio forse potrà farlo una mega crisi economica globale!
      Io infatti dubito sulla possibilità di una transizione dal fossile alle rinnovabili veloce e indolore: tale da scongiurare un cambiamento climatico disastroso da una parte e tale da lasciare inalterate le abitudini energetiche di più di 7 miliardi di individui dall'altra.

      Insomma un cambiamento ci sarà... ma molti se ne accorgeranno!!!

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    2. xRoberto Rondoni
      Se per estrarre 100barili ne consumiamo 20 non significa che inquiniamo meno, anzi!!
      Vedila così: per immettere sul mercato 100 barile ne estraiamo oltre 120 di cui 20 sono bruciati prima di essere immessi nel mercato.
      Inoltre la crisi energetica ci spinge ad accettare di bruciare combustibili di peggiore qualità (=più sporchi)
      (Concordo con Samuel Biancucci)

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    3. Grazie della risposta ma la mia domanda era meno ingenua di quanto non sembrasse. Posto che storicamente le conversioni energetiche sono state lunghe, ho supposto che il calo del costo delle rinnovabili possa creare un mercato realmente concorrenziale (in certi posti lo é già), almeno nella produzione elettrica, il problema resta la mobilità spt quella delle merci. Poi capisco che non sia solo una questione di concorrenza pura sul prezzo, per es. col crollo del prezzo del petrolio gli investimenti nelle rinnovabili mica si sono arrestati, anzi. Poi mi vien da pensare che, anche se siamo una società basata sul debito non é che gli investitori possono, per sempre, prestare soldi a basso ritorno, quindi prima o poi il calo dell'EROEI dovrà avere un'effetto (a meno che non intervengano miglioramenti tecnologici, ottimizzazioni delle procedure, aiuti di stato o, in un modo che non ho mai capito, delocalizzazione dei costi).

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  2. Il problema è che il picco dei combustibili fossili potrebbe salvarci da +7 gradi fra 100 anni, ma non certo dai +2 fra 30, e non è nemmeno così certo perchè la scienza dei sistemi complessi terrestri, ci insegna, da evidenze paleoclimatiche, che il termostato terrestre funziona per gradini, quindi anche quanto bruciato finora è molto più che sufficiente per spingerci oltre le colonne d'ercole climatiche...Il diavolo però si nasconde nei dettagli : prima di preoccuparmi dei negazionisti mi preoccuperai dell'approcio morale individualistico al cambiamento climatico: all'individuo non frega niente se fra 50 anni ci saranno +2 o +6 gradi in più, cioè se fra 50 anni ci saranno 3 miliardi o 500 milioni di persone, senza parlare del'impoverimento biologico, che dovrebbe essere la vera preoccupazione di chi ha cuore la questione, ma di star male il meno possibile nel frattempo, lui i suoi figli e tutto i parenti vari...

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    1. Concordo!
      Dobbiamo prima chiarire cosa vogliamo salvaguardare: se stessi e i propri familiari? Gli attuali 7,3 miliardi di essere umani, l'attuale biodiversità?

      Di certo nessuno muoverà un dito per qualcosa troppo in avanti nel futuro! Ma qui stiamo parlando di un problema che riguarderà noi e i nostri figli!!! Si parla di 50 anni non di 1000. E' assurdo che il problema sia così poco sentito...

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    2. 50 anni? Io sono più pessimsta!

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    3. che dire del problema dell'erosione qui da noi?

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  3. Stiamo giocando con il fuoco.
    Stiamo facendo a gara a chi ci va più vicino.
    Considerata l'inerzia del sistema in gioco ed il rischio che si inneschino retroazioni positive non dovremmo permetterci di rischiare, ma...

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    1. duncan, padre di olduvai, ha previsto per il 2030 la fine di questa società.

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  4. Ho mandato alla demolizione la mia auto. Per un pò di tempo potrò stare senza. Stasera camminavo per la strada con un senso di leggerezza che non avevo mai provato. Per un pò di tempo niente acquisti di benzina, niente assicurazione, bollo, niente riparazioni e manutenzione, niente pedaggio, niente parcheggio, niente multe di divieto di sosta. Un sacco di soldi. Ho paura a quantificarli, perchè saprei quanto mi è costata l'auto finora (il costo di una casa?). Cammino col cane, andiamo tranquilli, ci prendiamo tutto il nostro tempo. Guardo il traffico, mi sento strano: tutti nelle auto incolonnati, fermi, un puzzo insopportabile. Penso che sono matti. Penso che sono stato matto. Oggi sarei più in salute e con più risparmi...

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    1. Personalmente ho buttato via l'auto una quindicina di anni fa (o meglio l'ho stabile in garage, una vecchia panda, e ne pago la sola "tassa di possesso"...), dopo gli entusiasmi della giovinezza per la facile e relativamente spensierata mobilita' che ALLORA permetteva.
      Tutti i giorni, ora, con la mia bici (detesto i mezzi pubblici ancora piu' dell'auto, che di fatto spesso sono ancora piu' diseconomici, sia per il singolo che per la collettivita'), nonostante siano passati tanti anni, provo la stessa sensazione di liberta' che descrivi, e vivo la rara e breve permanenza in un'auto di amici (che sia elettrica o no, inquinante o no) come una costrizione e un fastidio estremi.

      Ma non illudiamoci, e veniamo al punto: la nostra societa' e' totalmente dipendente dall'auto e dai trasporti motorizzati, lo e' in senso economico, tutta la struttura economica gira attorno ad essi: crea crisi colossale, badiamo bene, non solo il farli retrocedere, ma il solo rallentarne lo sviluppo. Tutti i discorsi che si fanno sull'inquinamento, sul motore elettrico, sulla mobilita' sostenibile, hanno il preciso scopo di farci cambiare tutto, di aggiungere ulteriori immani megastrutture, per tenere su il PIL, ma di fatto senza cambiare niente.

      Sono perfettamente consapevole che se solo un venti per cento della gente facesse come me, e come te in questo momento, sarebbe il tracollo sociale. Infatti tutto cio' che viene fatto a livello istituzionale in nome dell'ecologia e dello sviluppo sostenibile, usa le istanze ecologiche solo come "utile idiota", lo scopo manifesto e' aumentare il PIL, introdurre nuove regole meglio se impossibili sulla cui infrazione lucrare, ridurre il sommerso, "rimettere in moto" l'economia (gli sconti fiscali in edilizia servono solo a quello e ad aumentare ancora di piu' la pletora dei burocrati, con l'enorme e demenziale incremento di burocrazia che sottendono, non so se sapete come funzionano di fatto - e nessuno lo sa di preciso ;)).

      Per la macchina cieca (ma dotata di vorace apparato digerente) della burocrazia noi siamo solo degli utili idioti.

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    2. Si, sono stato come tanti un utile idiota, per diverso tempo. E' esattamente come dici. Sono colmo di tristezza per questo, sapendo che pochi possono capirmi. La sostenibilità erano sempre altri che dovevano farla, non proprio noi che dalle università lanciavamo gli appelli. Quando qualcuno dei nostri scriveva "l'ineluttabilità dello sviluppo sostenibile", in realtà sono stato sempre preso da un senso di nausea, quella che viene quando la panzana che leggi è troppo forte. Anche tra i sostenitori della sostenibilità, ci vorrebbe un bel chiarimento.

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    3. per esperienza, se parlo di ridurre i consumi, poco ci manca che vengo linciato. Per questo non possono neppure farlo i politici. Se vogliono fare qualcosa troveranno qualcosa di plausibile e convincente. La massa non risponde certo alle sollecitazioni verbali, ma solo al fatto compiuto.

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  5. http://www.resilience.org/stories/2015-10-30/trade-deals-boosting-climate-change-the-food-factor
    Intanto si stipulano accordi internazionali per spingere i consumi...e le emissioni di gas serra.

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  6. Col biodisel si fanno ancor più danni :

    .... In Indonesia si sta perpetrando una catastrofe naturale disastrosa: compagnie palmicultrici stanno bruciando milioni di ettari di foresta. Uomini ed animali stanno morendo. ....
    Molte foreste tropicali sono in fiamme perché la UE pretende di proteggere il clima con l’uso del biodiesel. In tutta la UE, nei serbatoi delle auto si consumano ogni anno circa due milioni di tonnellate di olio di palma. ....
    Per la coltivazione dell’olio di palma si sacrificano le foreste e le torbiere dell’Indonesia, il maggiore esportatore di olio di palma al mondo.
    Agli inizi di ottobre di quest’anno, 17.000 Km2 di foresta sono stati distrutti nel Borneo e a Sumatra. Avvalendosi degli incendi illegali, le compagnie stanno preparando nuove piantagioni, essendo questo un espediente più economico della deforestazione meccanica.
    “Ogni anno le nostre foreste vengono incendiate, ogni anno è peggio” ....


    Gianni Tiziano

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  7. Purtroppo siamo schiavi di un processo economico, solamente quando sarà conveniente ridurre le emissioni allora ci muoveremo in tal senso. Comunque i dati ben fanno sperare il picco della produzione totale di energia coincide con il 2015 e solo il picco del petrolio nel 2005 ha innescato una crisi veramente pesante, quella a seguire sarà molto più tremenda e poi il cambiamento climatico induce danni enormi che saranno sempre più enormi rendendo obbligatoria un'inversione di tendenza. Ma vedo anche che qui commentano solo maschietti, sarà mica che il gentil sesso si sia schierato dalle parte del negazionismo del cambiamento climatico ? O che più semplicemente non gliene frega di meno ? Scusate la provocazione, ma è bello provocare...

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