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giovedì 8 dicembre 2016

Trump: verso lo “Scenario 3”

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR

Margarita Mediavilla ed i suoi collaboratori hanno svolto delle simulazioni del futuro usando i modelli della dinamica dei sistemi (vedete qui). Uno dei loro scenari, denominato “Scenario 3”, è basato sull'ipotesi di un ritorno della competizione fra nazioni, del protezionismo, della deglobalizzazione e cose simili. Lo Scenario 3 è il meno costoso in termini di energia richiesta, ma anche il più dannoso a livello ambientale. E, con l'elezione di Trump, sembra che ci stiamo dirigendo esattamente in quella direzione. Che altro vi sareste aspettati? (UB)

 
Di Margarita Mediavilla

La vittoria di Donald Trump, così come molte altre cose che sono avvenute in anni recenti (l'ascesa dell'estrema destra in Europa, il crollo del mercato asiatico, la Brexit, la guerra in Siria e in Yemen), mostra che stiamo seguendo il sentiero dello Scenario 3. Non avrebbe potuto essere diversamente, visto che i nostri “scenari” erano narrazioni che abbiamo usato per intravedere il futuro e l'energia ci ha detto che lo Scenario 3 era quello più realistico.

venerdì 18 dicembre 2015

Dopo la COP21 di Parigi: cinque scenari per il futuro

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR

 2060: la ricerca di una tecnologia rivoluzionaria per risolvere il cambiamento climatico continua. "E' una macchina del tempo che speriamo ci riporti indietro di 50 anni quando avremmo potuto tassare il carbonio".

Gli scenari non sono previsioni, solo modi per descrivere futuri possibili, utili per essere pronti ad eventi inaspettati. La sola regola nella costruzione di scenari è che le ipotesi non devono essere troppo improbabili, come contemplare macchine del tempo. Eppure, sembra che in alcuni casi che coinvolgono previsioni climatiche, le macchine del tempo siano un'ipotesi intrinseca


La conferenza COP21 di Parigi ha riportato il clima all'attenzione del pubblico e da adesso in avanti parte la sfida vera: cosa possiamo realmente aspettarci per il futuro del clima terrestre? Come sempre, le previsioni sono difficili, specialmente quando ci sono molte variabili coinvolte. Ciononostante, il cambiamento climatico è il risultato di fattori fisici che possiamo capire e sappiamo che l'accumulo di gas serra in atmosfera – se continuasse – ci porterà ad un futuro molto sgradevole.

Se guardiamo al futuro a lungo termine, tutta la questione ruota intorno a se riusciamo a ruotare al di sotto di un aumento di temperatura che è ritenuto “sicuro” (potrebbe essere 2°C, ma non lo sappiamo con certezza), o superiamo il limite e ci ritroviamo al di sopra del “punto di non ritorno climatico” dopo il quale il sistema comincia a muoversi verso un riscaldamento sempre maggiore, con tutti i disastri associati.

Quindi ho pensato che avrei potuto impegnarmi in un piccolo esercizio di “costruzione di scenari” qualitativi con una focalizzazione particolare sul clima. Ecco alcuni scenari, elencati senza un ordine particolare. Alcuni li potreste vedere come orribili, alcuni come improbabili, altri come eccessivamente ottimistici. Ma non sono altro che scenari. La COP21 è stato un passo nella giusta direzione. Evitare le conseguenze peggiori non sarà facile, ma dipende da noi.

1. Business as usual. In questo scenario, le cose rimangono in gran parte come sono oggi, peggiorano soltanto gradualmente. Non ci sono grandi guerre, nessun collasso economico brusco, nessun disastro climatico improvviso. Ma le temperature continuano ad aumentare mentre il sistema economico mondiale viene colpito da una crisi dopo l'altra. Quindi l'economia perde gradualmente le risorse necessarie per mantenere in vita le strutture che studiano e comprendono i problemi globali: università e centri di ricerca. Di conseguenza, i problemi globali scivolano via dalla consapevolezza collettiva. Le persone vengono uccise da ondate di calore, affamate dalle siccità, spazzate via da uragani mostruosi, eppure nessuno è in grado di collegare tutto ciò al cambiamento climatico, mentre la combustione di combustibili fossili, anche se ridotta a causa dell'esaurimento, continua. Sul lungo periodo, ciò porterebbe alla fine della civiltà con un sussurro, piuttosto che con un fragore.

giovedì 3 dicembre 2015

Evitare la catastrofe climatica: non è così facile come si pensa

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR



Lo scorso mese, Kevin Anderson ha pubblicato un articolo molto interessante su “Nature Geosciences” (12 ottobre 2015) L'articolo sembra essere a pagamento, ma la maggior parte del testo è riportata nel blog di Anderson. Comunque, ve lo riassuma, perché va al cuore del problema: la transizione NON sarà facile come dice molta gente. Installare doppi vetri ed usare auto ibride non sarà abbastanza, proprio per niente, perlomeno finché vogliamo conservare il business as usual in termini di crescita economica.

Per prima cosa, Anderson si pronuncia sui progetti attuali (il grassetto è mio):
Se dovessimo credere a questi titoli ottimisti – ed ampiamente incontestati – ridurre le emissioni in linea con una possibilità da buona a ragionevole di raggiungere l'obbiettivo dei 2°C  richiede un'evoluzione accelerata di allontanamento dai combustibili fossili; non necessita, tuttavia, di una transizione rivoluzionaria nel modo in cui usiamo e produciamo energia. Tali conclusioni provengono da molti Modelli Integrati di Valutazione, che sono strumenti chiave per informare i politici riguardo a futuri alternativi di cambiamento climatico. 

Ma le cose non sono così semplici, secondo Anderson:

Nella maggior parte dei Modelli Integrati di Valutazione, i bilanci di carbonio per i 2°C sono effettivamente aumentati attraverso l'adozione di tecnologie di emissione negativa. Queste tecnologie attualmente sono poco più che ad uno stadio concettuale di sviluppo, eppure sono omnipresenti negli scenari di 2°C. Questo è più evidente che altrove nel database degli scenari dell'IPCC. Dei 400 scenari che hanno un 50% o più di possibilità di un riscaldamento non superiore a 2°C (con tre scenari rimossi a causa di dati incompleti), 344 ipotizzano il successo dell'adozione su larga scala di tecnologie ad emissione negativa. Ancora più preoccupante, in tutti i 56 scenari senza emissioni negative, le emissioni globali raggiungono il picco intorno al 2010, che è il contrario dei dati di emissione disponibili.  

Questo è veramente agghiacciante: sembra che siamo arrivati al punto in cui la geoingegneria è il solo modo che ci rimane per mantenere le emissioni di carbonio entro i 2°C del bilancio di carbonio. Vale a dire, ameno che non usiamo una macchina del tempo per cambiare il passato e far avvenire il picco delle emissioni nel passato. Anderson nel suo blog dice:

Parlando chiaramente, l'intera serie dei 400 scenari del IPCC per una possibilità del 50% o migliore di restare entro i 2°C ipotizza o una capacità di viaggiare all'indietro nel tempo e l'assunzione con successo e su larga scala di tecnologie ad emissione negativa del tutto speculative. Una percentuale significativa degli scenari dipendono sia dal “viaggio nel tempo sia dalla geoingegneria”.

Anderson dice:

Portare avanti un tale percorso di emissioni per i 2°C non può conciliarsi con le affermazioni ripetute ad alto livello secondo le quali per transitare ad un sistema energetico a basso tenore di carbonio “la crescita economica globale non verrebbe fortemente condizionata”

e riassume con:

Concludo che i bilanci di carbonio associati alla soglia dei 2°C richiedono cambiamenti profondi ed immediati del consumo e della produzione di energia

Anderson ha ragione? Penso di sì, perlomeno finché rimaniamo all'interno delle ipotesi intrinseche dei modelli, cioè della crescita economica continua. Cosa dobbiamo fare, quindi? Be' una cosa che Anderson suggerisce nel suo blog è che non siamo stati bravi abbastanza a spiegare la situazione

...rimane una dissonanza cognitiva quasi su scala globale riguardo al riconoscimento delle implicazioni quantitative dell'analisi, anche da parte di molti di coloro che contribuiscono al suo sviluppo. Non siamo semplicemente pronti ad accettare le implicazioni rivoluzionarie delle nostre stesse scoperte e anche se lo siamo, siamo riluttanti ad esprimere apertamente tali pensieri.

Esiste, infatti, un atteggiamento diffuso nella comunità scientifica secondo cui non dobbiamo allarmare le persone riguardo al disastro climatico, che se lo facciamo le persone scapperanno mentre metteranno le mani sulle orecchie cantando “la-la-la” e che, pertanto, dobbiamo continuare a dire che è solo questione di qualche aggiustamento nei nostri modi di vivere e tutto andrà a posto.

Questo approccio non ha funzionato molto bene finora e penso che sia il momento di cambiare strategia. Anni fa, il presidente Kennedy ha detto che se vogliamo andare sulla Luna, “non è perché è facile, ma perché è difficile”. E ha funzionato. Evitare il cambiamento climatico è sicuramente difficile, ma non impossibile. Ci sono dei modi, se siamo disposti a fare sacrifici.



mercoledì 7 gennaio 2015

Il collasso del prezzo del petrolio del 2014

DaPost Carbon Institute”. Traduzione di MR

In due settimane da quando questo testo è stato scritto, la situazione va sempre di più verso il collasso, con i prezzi ormai scesi sotto i 50 dollari al barile (UB)

Di Richard Heinberg


Immagine delle nubi temporalesche sul petrolio via shutterstock. Riprodotta con autorizzazione.

I prezzi del petrolio sono crollati della metà dalla fine di giugno. Questo è uno sviluppo significativo per l'industria del petrolio e per l'economia globale, anche se nessuno sa esattamente come l'industria o l'economia risponderanno sul lungo termine. Visto che è quasi la fine dell'anno, forse è un buon momento per fermarsi e chiedersi. (1) Perché sta accadendo? (2) Chi vince e chi perde sul breve termine? (3) Quale sarà l'impatto sulla produzione petrolifera nel 2015?

1. Perché sta accadendo?