Da “icelandmonitor”. Traduzione di MR (via Cristiano Bottone)
“Ci troviamo nei 'minuti di recupero' per i 2°C – e le cose non sono messe bene. Tuttavia, il tempo andrà avanti imperterrito anche se superiamo il bilancio del carbonio dei 2°C, avremo anche bisogno di procedere con ancora maggiore difficoltà per una profonda e rapida mitigazione mentre ci prepariamo agli impatti locali di un futuro con 4, 5 o persino 6°C in più. Ma dobbiamo osservare che l'adattamento ad uno scenario futuro del genere non sarà mai sufficiente per i molti milioni di persone che soffriranno e moriranno in conseguenza dell'edonismo alimentato a combustibili fossili di cui godono relativamente pochi di noi – compreso me e molto probabilmente tutti coloro che stanno leggendo; siamo i più grandi emettitori, che hanno esplicitamente scelto di fregarsene”.
E' l'opinione del professor Kevin Anderson, che detiene una cattedra in Energia e Cambiamento Climatico alla School of Mechanical, Aerospace and Civil Engineering dell'Università di Manchester. Anderson è consigliere scientifico del governo nella commissione Welsch sul cambiamento climatico ed è regolarmente consigliere del Parlamento del Regno Unito. E' il vice direttore del Tyndall Centre for Climate Change Research ed è un ricercatore attivo con pubblicazioni recenti su Nature e Royal Society Journals.
Conseguenze devastanti
– Professor Anderson, qual è la sua principale preoccupazione a proposito del cambiamento climatico rapido, specialmente nell'Artico?
“Questa non è la mia area di competenza. Ma oltre agli impatti sull'ecosistema, sono preoccupato dal riscaldamento aggiuntivo portato da una perdita del ghiaccio riflettente (vedi passaggio da ghiaccio riflettente bianco ad acqua scura assorbente). Ciò avrà probabilmente qualche impatto sulla circolazione oceanica – ma come ho detto questa non è la mia area di ricerca”.
- Alcuni scienziati prevedono un riscaldamento fino a 4°C nell'Artico per il resto del secolo. Cosa significherebbe? Innalzamento dei livelli del mare, fusione del ghiaccio, ecc.?
“Sono sorpreso che la cifra sia così bassa. Ho capito che un aumento di 2°C in questo secolo fosse associato ad un aumento di circa 6°C nell'Artico – quindi non sono da dove provenga il suo “4°C nel prossimo secolo”.
– Quindi possiamo prevedere anche più di 4°C?
“Le emissioni attualmente sono sulla strada buona per l'estremo più alto degli scenari del IPCC (RCP8.5); vale a dire diretto in linea di massima verso un aumento di 3,5-6°C per il 2100. La IEA osserva che la tendenza del CO2 è perfettamente in linea con un aumento di temperatura di 6°C, il che avrebbe conseguenze devastanti per il pianeta”.
Ondate di calore e siccità più intense e prolungate
- Cosa significherebbero anche 2°C in più?
“Per molte persone che vivono nelle comunità più povere e climaticamente vulnerabili, gli impatti di 2°C saranno altamente dannosi, passando dall'innalzamento del livello del mare che aggraveranno il danno causato da tempeste e tifoni al fatto che ci saranno probabilmente ondate di calore e siccità più intense. E' importante ricordare che non viviamo con le temperature medie, ma piuttosto con variazioni regionali sostanziali – gli impatti saranno pertanto molto specifici a livello regionale. Suggerisco di dare un'occhiata al sommario per i politici del rapporto di sintesi del IPCC (novembre 2014) per un resoconto più globale (anche se inevitabilmente prudente) del potenziale degli impatti di 2°C”.
– In che misura gli esseri umani sono responsabili di questo cambiamento climatico senza precedenti?
“La maggior parte del riscaldamento verificatosi dagli anni 50 può essere attribuito alle emissioni umane di gas serra (GHG), virtualmente tutto il riscaldamento previsto stimato per il prossimo secolo è responsabilità delle nostre emissioni di GHG”.
– Crede che la discussione sulla responsabilità umana sia diventata troppo politica? Se sì, perché?
“E' intrinsecamente politica – e di conseguenza è essenziale che i politici e la più ampia società civile si impegnino a discutere del cambiamento climatico. Sfortunatamente, al momento, le voci dei ricchi che emettono di più vengono ascoltate, mentre quelle di chi emette meno ed è più povero ignorate. Ed è il secondo gruppo che soffrirà il grosso degli impatti nel breve e medio termine”.
Smettete di rallentare un'azione significativa
– Qual è il suo messaggio per i politici?
“Siate onesti e riconoscete la scala della sfida della mitigazione e attenetevi agli impegni internazionali che voi/noi abbiamo preso per mantenere l'innalzamento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C. Smettete di rallentare un'azione significativa, inoltre non aspettate semplicemente un inattaccabile accordo internazionale. Le nazioni ricche che emettono di più devono fungere da esempio – dal lasciare le nostre riserve di combustibili fossili nel sottosuolo al dirottare gli investimenti lontano dalle infrastrutture ad alto tenore di carbonio”. “Le nazioni più ricche devono provvedere a tassi di mitigazione di circa il 10% all'anno – a partire da adesso! Ciò avrà un impatto significativo sugli stili di vita di molti all'interno delle nazioni che emettono di più – ma gli impatti del non agire per ridurre le emissioni saranno molto più profondi e pervasivi. Il cambiamento climatico è un problema esistenziale e le possibilità attualmente non sono buone”.
– Qual è il suo messaggio per i cittadini comuni?
“Sostenete i politici che stanno prendendo decisioni difficili e che dimostrano polso sul cambiamento climatico. Inoltre, dobbiamo fare cambiamenti nelle nostre vite e i quelle delle nostre cerchie famigliari più prossime in modo significativo – identificando le aree da cui provengono la maggior parte delle nostre emissioni ed agendo per ridurle. Impegnatevi con colleghi di lavoro ed amici e considerate anche di scrivere ai vostri politici locali, ecc.”. “Ricordate che i politici devono vedere esempi di ciò che si può fare. Le idee convertite in cambiamenti pratici reali da parte di singoli individui (o gruppi, ndt) potrebbero catalizzare un cambiamento più ampio all'interno della vostra comunità locale o nel vostro posto di lavoro, che di conseguenza fornisce un esempio per i politici di quello che si può realizzare – aiutandoli ad informare il pensiero del governo. L'approccio dal basso e quello dall'alto devono lavorare insieme; non si tratta di “noi o loro”, si tratta di lavorare insieme”.
Un livello di ambizione più basso
– Crede che ci sia una intenzione reale di ridurre le emissioni?
“Sì, ma ad un livello di ambizione di gran lunga inferiore di quanto sia necessario per mantenere le emissioni anche ad una flebile possibilità di restare al di sotto di un aumento di 2°C. Il livello di intenzione è più in linea con una probabilità ragionevole di restare al di sotto di un aumento di 4°C”.
– Quant'è importante in questo contesto la questione tecnologica?
“Molto importante – ma siccome abbiamo completamente fallito nel fare un qualsiasi progresso nella riduzione delle emissioni, il rimanente bilancio di carbonio, piccolo e in diminuzione, per i 2°C richiede riduzioni profonde ed immediate della domanda di energia (e quindi di emissioni). Questo dovrà andare avanti finché non sarà stata realizzata la transizione ad un'energia a basso tenore di carbonio”. “Tuttavia, mentre tali tecnologie (rinnovabili, nucleare e un po' di biomassa) impiegheranno inevitabilmente due decenni o più per sostituire i combustibili fossili, le politiche giuste potrebbero vedere una adozione molto rapida di tecnologie con un'efficienza energetica molto maggiore. Automobili, frigoriferi, computer e apparecchiature di IT (Information Technology), insieme a molti altri elettrodomestici, vengono sostituiti naturalmente ogni 2-10 anni. Gli elettrodomestici più efficienti disponibili, con un aumento di prezzo molto piccolo, consumano tipicamente dal 50 al 80% in meno di energia degli elettrodomestici medi venduti”. “A questo aggiungete un cambiamento di comportamento significativo (probabilmente alimentato dalla legislazione, dai prezzi, ecc.) fra i singoli individui che emettono di più e l'obbiettivo dei 2°C è del tutto a portata. Detto questo, non c'è praticamente non si discute da nessuna parte di ottenere delle riduzioni di emissioni così radicali tramite un cambiamento tecnico e comportamentale significativo, quindi siamo molto più in linea con un futuro di 4°C di qualsiasi cosa si avvicini al nostro obbiettivo molto meno pericoloso di 2°C”.
Parigi non è la fine dei giochi
– Quant'è importante la Conferenza sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite che si terrà a Parigi alla fine dell'anno?
“Molto importante, ma non dovremmo mettere tutte le nostre uova nel paniere del “accordo internazionale” e Parigi non rappresenta la fine dei giochi. E' molto probabile che Parigi ci consegnerà un accordo debole avvolto in un linguaggio pomposo, pacche sulle spalle e belle parole di ottimismo infondato. Di conseguenza dobbiamo spingere forte nelle settimane che rimangono per ottenere un risultato il più ambizioso possibile”. “Tuttavia, se il risultato di Parigi è un accordo debole, sarà il colpo finale ad ogni possibilità reale di restare sotto i 2°C, ma questa non è una ragione per arrendersi, piuttosto indicherà una necessità di raddoppiare gli sforzi per ottenere una mitigazione significativa. Ma dobbiamo essere onesti, un accordo debole ci vedrà come i traditori dei nostri figli e dei poveri e vulnerabili che si trovano oggi in tutto il globo”. “ Avremo fatto ciò consapevolmente e avremo avuto un sacco di possibilità di comportarci diversamente. Ci sarà mancato il coraggio, l'integrità e la compassione per ottemperare ai nostri impegni ripetuti. Dopo Parigi, avremmo bisogno di riconoscere il nostro fallimento, chinare la testa per la vergogna e prenderci un po' di tempo per qualche riflessione prima di ricominciare da capo, ma stavolta con convinzione ed onestà”.
– Anche se otteniamo un risultato favorevole a Parigi, c'è ancora un sacco di lavoro da fare, giusto?
“Sì, vedi sopra. Allo stato attuale, non siamo semplicemente pronti a riconoscere le implicazioni quantitative e qualitative della nostra stessa scienza. Se vogliamo fare un qualsiasi reale progresso, dobbiamo superare il dominio della finanza a breve termine mascherata da economia. Dobbiamo ricordare a noi stessi che finanza ed economia sono strumenti per aiutare a sviluppare una società migliore e non il contrario!” “Le scienze fisiche e sociali, l'ingegneria e le scienze umanistiche offrono gran parte delle conoscenze e degli strumenti necessari a capire ed affrontare i problemi del cambiamento climatico. L'economia è solo una lente attraverso cui vedere tali sfide e finora è stata utilizzata per minare piuttosto che sostenere un'azione significativa sul cambiamento climatico”.
Gran parte del lavoro di Kevin Anderson è disponibile su http://kevinanderson.info. Kevin Anderson ha anche un account twitter attivo (solo clima) @KevinClimate.
Rax / Ragnar Axelsson
Il professor Kevin Anderson esorta i politici ad essere onesti e a riconoscere la scala della sfida della mitigazione e ad attenersi agli impegni internazionali che voi/noi abbiamo fatto ripetutamente per mantenere l'innalzamento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C.
Di Orri Páll Ormarsson orri@mbl.is Fotografie: Ragnar Axelsson
“Ci troviamo nei 'minuti di recupero' per i 2°C – e le cose non sono messe bene. Tuttavia, il tempo andrà avanti imperterrito anche se superiamo il bilancio del carbonio dei 2°C, avremo anche bisogno di procedere con ancora maggiore difficoltà per una profonda e rapida mitigazione mentre ci prepariamo agli impatti locali di un futuro con 4, 5 o persino 6°C in più. Ma dobbiamo osservare che l'adattamento ad uno scenario futuro del genere non sarà mai sufficiente per i molti milioni di persone che soffriranno e moriranno in conseguenza dell'edonismo alimentato a combustibili fossili di cui godono relativamente pochi di noi – compreso me e molto probabilmente tutti coloro che stanno leggendo; siamo i più grandi emettitori, che hanno esplicitamente scelto di fregarsene”.
E' l'opinione del professor Kevin Anderson, che detiene una cattedra in Energia e Cambiamento Climatico alla School of Mechanical, Aerospace and Civil Engineering dell'Università di Manchester. Anderson è consigliere scientifico del governo nella commissione Welsch sul cambiamento climatico ed è regolarmente consigliere del Parlamento del Regno Unito. E' il vice direttore del Tyndall Centre for Climate Change Research ed è un ricercatore attivo con pubblicazioni recenti su Nature e Royal Society Journals.
Conseguenze devastanti
– Professor Anderson, qual è la sua principale preoccupazione a proposito del cambiamento climatico rapido, specialmente nell'Artico?
“Questa non è la mia area di competenza. Ma oltre agli impatti sull'ecosistema, sono preoccupato dal riscaldamento aggiuntivo portato da una perdita del ghiaccio riflettente (vedi passaggio da ghiaccio riflettente bianco ad acqua scura assorbente). Ciò avrà probabilmente qualche impatto sulla circolazione oceanica – ma come ho detto questa non è la mia area di ricerca”.
- Alcuni scienziati prevedono un riscaldamento fino a 4°C nell'Artico per il resto del secolo. Cosa significherebbe? Innalzamento dei livelli del mare, fusione del ghiaccio, ecc.?
“Sono sorpreso che la cifra sia così bassa. Ho capito che un aumento di 2°C in questo secolo fosse associato ad un aumento di circa 6°C nell'Artico – quindi non sono da dove provenga il suo “4°C nel prossimo secolo”.
– Quindi possiamo prevedere anche più di 4°C?
“Le emissioni attualmente sono sulla strada buona per l'estremo più alto degli scenari del IPCC (RCP8.5); vale a dire diretto in linea di massima verso un aumento di 3,5-6°C per il 2100. La IEA osserva che la tendenza del CO2 è perfettamente in linea con un aumento di temperatura di 6°C, il che avrebbe conseguenze devastanti per il pianeta”.
Ondate di calore e siccità più intense e prolungate
- Cosa significherebbero anche 2°C in più?
“Per molte persone che vivono nelle comunità più povere e climaticamente vulnerabili, gli impatti di 2°C saranno altamente dannosi, passando dall'innalzamento del livello del mare che aggraveranno il danno causato da tempeste e tifoni al fatto che ci saranno probabilmente ondate di calore e siccità più intense. E' importante ricordare che non viviamo con le temperature medie, ma piuttosto con variazioni regionali sostanziali – gli impatti saranno pertanto molto specifici a livello regionale. Suggerisco di dare un'occhiata al sommario per i politici del rapporto di sintesi del IPCC (novembre 2014) per un resoconto più globale (anche se inevitabilmente prudente) del potenziale degli impatti di 2°C”.
– In che misura gli esseri umani sono responsabili di questo cambiamento climatico senza precedenti?
“La maggior parte del riscaldamento verificatosi dagli anni 50 può essere attribuito alle emissioni umane di gas serra (GHG), virtualmente tutto il riscaldamento previsto stimato per il prossimo secolo è responsabilità delle nostre emissioni di GHG”.
– Crede che la discussione sulla responsabilità umana sia diventata troppo politica? Se sì, perché?
“E' intrinsecamente politica – e di conseguenza è essenziale che i politici e la più ampia società civile si impegnino a discutere del cambiamento climatico. Sfortunatamente, al momento, le voci dei ricchi che emettono di più vengono ascoltate, mentre quelle di chi emette meno ed è più povero ignorate. Ed è il secondo gruppo che soffrirà il grosso degli impatti nel breve e medio termine”.
Rax / Ragnar Axelsson
Smettete di rallentare un'azione significativa
– Qual è il suo messaggio per i politici?
“Siate onesti e riconoscete la scala della sfida della mitigazione e attenetevi agli impegni internazionali che voi/noi abbiamo preso per mantenere l'innalzamento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C. Smettete di rallentare un'azione significativa, inoltre non aspettate semplicemente un inattaccabile accordo internazionale. Le nazioni ricche che emettono di più devono fungere da esempio – dal lasciare le nostre riserve di combustibili fossili nel sottosuolo al dirottare gli investimenti lontano dalle infrastrutture ad alto tenore di carbonio”. “Le nazioni più ricche devono provvedere a tassi di mitigazione di circa il 10% all'anno – a partire da adesso! Ciò avrà un impatto significativo sugli stili di vita di molti all'interno delle nazioni che emettono di più – ma gli impatti del non agire per ridurre le emissioni saranno molto più profondi e pervasivi. Il cambiamento climatico è un problema esistenziale e le possibilità attualmente non sono buone”.
– Qual è il suo messaggio per i cittadini comuni?
“Sostenete i politici che stanno prendendo decisioni difficili e che dimostrano polso sul cambiamento climatico. Inoltre, dobbiamo fare cambiamenti nelle nostre vite e i quelle delle nostre cerchie famigliari più prossime in modo significativo – identificando le aree da cui provengono la maggior parte delle nostre emissioni ed agendo per ridurle. Impegnatevi con colleghi di lavoro ed amici e considerate anche di scrivere ai vostri politici locali, ecc.”. “Ricordate che i politici devono vedere esempi di ciò che si può fare. Le idee convertite in cambiamenti pratici reali da parte di singoli individui (o gruppi, ndt) potrebbero catalizzare un cambiamento più ampio all'interno della vostra comunità locale o nel vostro posto di lavoro, che di conseguenza fornisce un esempio per i politici di quello che si può realizzare – aiutandoli ad informare il pensiero del governo. L'approccio dal basso e quello dall'alto devono lavorare insieme; non si tratta di “noi o loro”, si tratta di lavorare insieme”.
Un livello di ambizione più basso
– Crede che ci sia una intenzione reale di ridurre le emissioni?
“Sì, ma ad un livello di ambizione di gran lunga inferiore di quanto sia necessario per mantenere le emissioni anche ad una flebile possibilità di restare al di sotto di un aumento di 2°C. Il livello di intenzione è più in linea con una probabilità ragionevole di restare al di sotto di un aumento di 4°C”.
– Quant'è importante in questo contesto la questione tecnologica?
“Molto importante – ma siccome abbiamo completamente fallito nel fare un qualsiasi progresso nella riduzione delle emissioni, il rimanente bilancio di carbonio, piccolo e in diminuzione, per i 2°C richiede riduzioni profonde ed immediate della domanda di energia (e quindi di emissioni). Questo dovrà andare avanti finché non sarà stata realizzata la transizione ad un'energia a basso tenore di carbonio”. “Tuttavia, mentre tali tecnologie (rinnovabili, nucleare e un po' di biomassa) impiegheranno inevitabilmente due decenni o più per sostituire i combustibili fossili, le politiche giuste potrebbero vedere una adozione molto rapida di tecnologie con un'efficienza energetica molto maggiore. Automobili, frigoriferi, computer e apparecchiature di IT (Information Technology), insieme a molti altri elettrodomestici, vengono sostituiti naturalmente ogni 2-10 anni. Gli elettrodomestici più efficienti disponibili, con un aumento di prezzo molto piccolo, consumano tipicamente dal 50 al 80% in meno di energia degli elettrodomestici medi venduti”. “A questo aggiungete un cambiamento di comportamento significativo (probabilmente alimentato dalla legislazione, dai prezzi, ecc.) fra i singoli individui che emettono di più e l'obbiettivo dei 2°C è del tutto a portata. Detto questo, non c'è praticamente non si discute da nessuna parte di ottenere delle riduzioni di emissioni così radicali tramite un cambiamento tecnico e comportamentale significativo, quindi siamo molto più in linea con un futuro di 4°C di qualsiasi cosa si avvicini al nostro obbiettivo molto meno pericoloso di 2°C”.
Parigi non è la fine dei giochi
– Quant'è importante la Conferenza sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite che si terrà a Parigi alla fine dell'anno?
“Molto importante, ma non dovremmo mettere tutte le nostre uova nel paniere del “accordo internazionale” e Parigi non rappresenta la fine dei giochi. E' molto probabile che Parigi ci consegnerà un accordo debole avvolto in un linguaggio pomposo, pacche sulle spalle e belle parole di ottimismo infondato. Di conseguenza dobbiamo spingere forte nelle settimane che rimangono per ottenere un risultato il più ambizioso possibile”. “Tuttavia, se il risultato di Parigi è un accordo debole, sarà il colpo finale ad ogni possibilità reale di restare sotto i 2°C, ma questa non è una ragione per arrendersi, piuttosto indicherà una necessità di raddoppiare gli sforzi per ottenere una mitigazione significativa. Ma dobbiamo essere onesti, un accordo debole ci vedrà come i traditori dei nostri figli e dei poveri e vulnerabili che si trovano oggi in tutto il globo”. “ Avremo fatto ciò consapevolmente e avremo avuto un sacco di possibilità di comportarci diversamente. Ci sarà mancato il coraggio, l'integrità e la compassione per ottemperare ai nostri impegni ripetuti. Dopo Parigi, avremmo bisogno di riconoscere il nostro fallimento, chinare la testa per la vergogna e prenderci un po' di tempo per qualche riflessione prima di ricominciare da capo, ma stavolta con convinzione ed onestà”.
– Anche se otteniamo un risultato favorevole a Parigi, c'è ancora un sacco di lavoro da fare, giusto?
“Sì, vedi sopra. Allo stato attuale, non siamo semplicemente pronti a riconoscere le implicazioni quantitative e qualitative della nostra stessa scienza. Se vogliamo fare un qualsiasi reale progresso, dobbiamo superare il dominio della finanza a breve termine mascherata da economia. Dobbiamo ricordare a noi stessi che finanza ed economia sono strumenti per aiutare a sviluppare una società migliore e non il contrario!” “Le scienze fisiche e sociali, l'ingegneria e le scienze umanistiche offrono gran parte delle conoscenze e degli strumenti necessari a capire ed affrontare i problemi del cambiamento climatico. L'economia è solo una lente attraverso cui vedere tali sfide e finora è stata utilizzata per minare piuttosto che sostenere un'azione significativa sul cambiamento climatico”.
Gran parte del lavoro di Kevin Anderson è disponibile su http://kevinanderson.info. Kevin Anderson ha anche un account twitter attivo (solo clima) @KevinClimate.
mbl.is