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domenica 21 novembre 2021

Il grande fallimento dei modelli predittivi: il virus continua a fare quello che gli pare



In questi giorni, ho tradotto un articolo del medico svedese Sebastian Rushworth per l "Unconditional Blog." Rushworth fa del suo meglio per interpretare la situazione relativa al Covid-19 sulla base dei dati disponibili, esaminando come sono andate le cose in diversi paesi. 

Quello che fa impressione di tutta la vicenda è come il virus abbia sempre fatto a modo suo, infischiandosene alla grande dei vari provvedimenti più o meno draconiani presi dai governi. Rushworth stesso usa il termine "sorprendente" proprio nel titolo. 

Così, tutta la vicenda è iniziata con il fallimento dei modelli predittivi dei consulenti del governo inglese, quelli del famigerato "Imperial College," sui quali provvedimenti come il lockdown del 2020 erano basati. Modelli evolutissimi (o così definiti dai loro creatori) che hanno sballato completamente le previsioni parlando di almeno mezzo milione di morti nel primo ciclo epidemico nella sola Gran Bretagna. Per aggiungere beffa al danno, il rappresentante principale del gruppo di scienziati che lavorava con questi modelli, Neil Ferguson, si è poi fatto beccare a ricevere la sua amichetta a casa sua in barba al lockdown rigoroso che lui stesso aveva caldeggiato. Il grande modellista non aveva modellizzato bene il suo stesso comportamento, evidentemente.

In questo articolo, noterete come Rushworth non è che non usi i modelli. Li usa, ma nel modo giusto. Ovvero, non nel modo "predittivo" ma nel modo "interpretativo." Vale a dire che esamina l'andamento dell'epidemia sulla base alcuni semplici fatti, il principale dei quali è che tutte le epidemie seguono dei cicli a forma di campana, il che è un risultato che viene dai modelli, ma che non va preso come una profezia. Però, è una guida.

Insomma, di questa vicenda ci insegna che l'unico modo di affrontare un futuro difficile è di essere flessibili, di tener conto dei modelli, ma anche di essere sempre pronti a cambiare idea. Il che non è proprio il modo in cui si è svolto il dibattito sul covid, ma lasciamo perdere. Leggetevi l'articolo di Rushworth perché è veramente ben fatto e interessante.




ATTUALITÀ, SOCIETÀ

La sorprendente quarta ondata

Novembre 20, 2021


Covid: Arriverà la quarta ondata? Forse no, ma ancora non lo possiamo dire con certezza. Le considerazioni di Sebastian Rushworth


Nella questione Covid-19, la voce di Sebastian Rushworth, medico svedese, è sempre un punto di riferimento. Qui, Rushworth analizza le ragioni per la “quarta ondata” del virus, quella che è arrivata nell’Europa dell’Est circa un mese fa e che adesso è in declino, ma che si sta diffondendo in Germania e altri paesi. Colpirà anche l’Italia?

Rushworth fra alcune considerazioni molto interessanti in termini di vaccinazioni e di ondate virali. Nota che la quarta ondata è arrivata principalmente in paesi che avevano in qualche modo scampato la prima ondata (quella di Marzo 2020) e che quindi non avevano raggiunto ancora l’immunità di gregge. La Svezia, invece, aveva subito una prima ondata abbastanza importante, per cui adesso sembrerebbe essere immune alla quarta.

Altri paesi, invece, potrebbero essere temporaneamente protetti dalla quarta ondata dalle vaccinazioni, il cui effetto però svanisce dopo alcuni mesi. Questo spiega come Israele, i cui cittadini sono stati fra i primi al mondo a vaccinarsi, stia venendo colpito adesso da una quarta ondata.

E l’Italia? Noi abbiamo avuto una pesante seconda ondata, per cui adesso potremmo essere protetti per immunità naturale. Se questo è il caso, non avremo una quarta ondata. Ma non si può escludere un effetto protettivo dei vaccini. In questo caso, potremmo essere sull’orlo di una quarta ondata che potrebbe manifestarsi nelle prossime settimane con l’esaurirsi dell’immunità vaccinale. Come sempre, il futuro è difficile da prevedere, ma ci si può perlomeno ragionare sopra.

E’ una storia complicata, ma per certi versi affascinante. Mi è parso il caso di tradurre questo pezzo di Rushworth che considero esemplare per equilibrio e ragionevolezza. Vedete voi cosa ne pensate.


COVID-19: la sorprendente quarta ondata


Dr. Sebastian Rushworth, 202 Novembre 2021 (articolo originale)


Sono stato sorpreso, all’inizio, quando molti paesi fortemente vaccinati sono stati colpiti da una nuova ondata di covid-19 all’inizio dell’autunno. Sono rimasto sorpreso, cioè, fino a quando ho iniziato a vedere studi che mostravano che la protezione offerta dai vaccini è molto meno impressionante di quanto si pensasse inizialmente, e scende a livelli bassi dopo pochi mesi.

Alla luce di questo fattore, ho confrontato i tassi di mortalità da covid tra diversi paesi, per cercare di capire esattamente cosa sta succedendo. I tassi di mortalità sono di gran lunga preferibili ai tassi di infezione, perché sono molto meno variabili nel tempo. I tassi di positività sono variati enormemente nel corso della pandemia, poiché la quantità di test effettuati è cambiata, la definizione di ciò che costituisce un caso è cambiata, e i test stessi sono cambiati. Il numero di casi è quindi impossibile da usare come strumento per capire come la pandemia si è evoluta nel tempo. Anche se i diversi paesi definiscono i decessi per malattia in modo diverso, essi tendono ad essere abbastanza coerenti internamente nel tempo. I dati sulla mortalità sono quindi molto più affidabili di quelli dei casi di caso, e quindi molto più utili per capire come si sta evolvendo la pandemia.

Quindi, ecco la Svezia, il paese in cui vivo e che quindi conosco meglio:




Quello che vediamo inizialmente è una grande ondata nella primavera del 2020 dovuta alla variante iniziale, quella di Wuhan, poi un calo fino a praticamente zero morti a causa dell’inizio dell’estate. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che il covid-19 è un virus altamente stagionale, che, come altri virus invernali, scompare in gran parte dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno.
Vediamo poi nei dati svedesi una ricomparsa della variante di Wuhan nell’autunno del 2020, che inizia a declinare dopo pochi mesi quando viene raggiunta una sufficiente immunità della popolazione (cioè di “gregge”). Questo declino viene però fermato e contrastato da un aumento ancora più rapido dei decessi, che è dovuto all’arrivo della variante alfa britannica sulle coste svedesi.

Come può la variante alfa causare un’altra ondata se l’immunità della popolazione è già stata raggiunta, si potrebbe chiedere?

Perché la soglia dell’immunità della popolazione dipende dall’infettività e dalla trasmissibilità del virus. Più una variante è trasmissibile, più alta diventa la soglia dell’immunità della popolazione. Così, la soglia per l’immunità della popolazione contro la variante Wuhan è stata raggiunta nel dicembre 2020, ma quando è arrivata la variante alfa, la soglia è salita a un livello più alto, ed è iniziata una nuova ondata di diffusione pandemica.

Torniamo a quello che vediamo nel grafico: succede quindi che la variante alfa brucia rapidamente attraverso la popolazione e una sufficiente immunità della popolazione viene raggiunta contro la nuova variante entro la metà di gennaio 2021. Ancora una volta diventa difficile per il virus trovare nuovi ospiti, a quel punto il tasso di infezioni scende a un livello stagionale più basso ed endemico, che rimane fino all’arrivo della nuova stagione estiva.

Per coloro che vorrebbero attribuire il calo delle morti da covid a febbraio ai vaccini, vorrei far notare che solo una piccola percentuale della popolazione svedese era vaccinata a questo punto, quindi i vaccini non possono aver causato il calo.

Dopo l’estate, i livelli cominciano a salire di nuovo a un livello stagionale leggermente più alto, ma rimangono al livello basso che ci si aspetta per un virus che è ormai diventato endemico. Anche se la variante delta, altamente contagiosa, arriva in Svezia in tarda primavera e in autunno è totalmente dominante, non è in grado di creare una nuova ondata, a causa degli alti livelli di immunità preesistenti.

Vediamo situazioni molto simili per altri luoghi che, come la Svezia, sono stati colpiti duramente nella primavera del 2020. Qui c’è New York:

Ed ecco la Lombardia, in Italia (che per qualche motivo purtroppo non mostra i primi mesi del 2020):

Qui si vedono chiaramente le prime due ondate causate dalla variante Wuhan, poi la terza ondata causata dalla variante alfa, e poi niente, nonostante l’arrivo della variante delta. L’incapacità della variante delta di creare una nuova ondata in questi luoghi, in Italia e a New York, potrebbe essere spiegata in due modi – o non è sufficientemente più trasmissibile della variante alfa per generare una nuova ondata in luoghi che hanno già l’immunità della popolazione generata dalla variante alfa, o i vaccini stanno facendo il loro lavoro, per ora.

Passiamo all’India, per quello che ci insegna sulla variante delta:

All’inizio del 2021, la variante Delta nasce in India e si diffonde rapidamente nella popolazione. Il test degli anticorpi della popolazione rivela che circa il 50% della popolazione indiana viene infettato nel corso di pochi mesi, con la proporzione della popolazione con anticorpi che sale rapidamente dal 20% al 70%, a quel punto l’immunità della popolazione è sufficiente a far scendere la diffusione del virus a bassi livelli endemici. Si noti che i vaccini chiaramente non hanno avuto alcun ruolo in questo caso, poiché, proprio come in Svezia, solo una piccola percentuale della popolazione è stata vaccinata nel momento in cui il tasso di mortalità è sceso a livelli bassi.

Ora guardiamo alcuni paesi che hanno subito una quarta ondata durante l’autunno, e cerchiamo di capire perché. Ecco Israele:

Israele è stato in grado di evitare una forte diffusione del covid durante la primavera del 2020. Durante l’autunno viene colpito prima dalla variante originale di Wuhan e poi, proprio quando l’immunità della popolazione a quella variante raggiunge livelli in cui la diffusione comincia a diminuire, il paese viene colpito dalla variante alfa, con un picco di morti a fine gennaio 2021. A quel punto il 20% della popolazione è già completamente vaccinata, quindi qui il vaccino potrebbe effettivamente aver giocato un ruolo nel far scendere il tasso di mortalità. Questo potrebbe spiegare perché il tasso di mortalità in seguito scende molto rapidamente, invece di rimanere ad un livello più endemico fino a maggio, come in Svezia (che è stata molto più lenta nelle vaccinazioni).

Le morti da covid rimangono basse per tutta l’estate, come ci aspetteremmo. Poi arriviamo all’autunno 2021, e alla sorprendente quarta ondata. O non così sorprendente se si guardano i dati che ora mostrano abbastanza chiaramente che l’efficacia del vaccino scende rapidamente, anche quando si tratta di prevenire la malattia grave (il che è particolarmente vero per gli anziani fragili, che sono dopo tutto l’unico segmento della popolazione a grave rischio di covid-19).

Quindi, Israele viene colpito da una quarta ondata, come molti altri posti. Perché i luoghi discussi all’inizio di questo articolo, Svezia, Lombardia e New York, non stanno attualmente sperimentando la quarta ondata?

Per come la vedo io, ci sono due possibilità. La prima è che questi luoghi hanno sviluppato così tanta immunità naturale, grazie al fatto che hanno sperimentato un paio di mesi extra di pesante diffusione del covid-19 durante la primavera del 2020, che il covid è ormai finito in quei luoghi e non ci sono più grandi ondate in arrivo. Israele ha alti tassi di vaccinazione, ma all’inizio dell’autunno 2021 aveva sperimentato meno mesi di diffusione pandemica, e quindi aveva una percentuale inferiore della popolazione che aveva sviluppato l’immunità naturale da un’infezione precedente. È stato ormai stabilito abbastanza bene che l’immunità conferita dall’infezione è molto più durevole di quella conferita dalla vaccinazione, quindi questa è un’ipotesi ragionevole, ora che sappiamo che l’immunità generata dai vaccini è così fugace.

Può essere istruttivo, qui, guardare all’Europa dell’Est. I paesi dell’Europa orientale sono stati particolarmente colpiti quest’autunno. Qui c’è la Bulgaria:


Ed ecco la Slovacchia:

Notate qualcosa di speciale in questi posti?

Penso che due cose siano importanti a cui prestare attenzione. Primo, entrambi i luoghi sono stati quasi completamente risparmiati nella primavera del 2020. In secondo luogo, entrambi i luoghi avevano ancora un alto grado di diffusione virale quando l’inizio dell’estate ha fatto cadere le infezioni. Non hanno quindi mai raggiunto l’immunità della popolazione alle varianti più infettive, e quindi è sensato che abbiano visto una ricomparsa nell’autunno del 2021.

Quindi, la prima possibile spiegazione che ho menzionato per il motivo per cui alcuni luoghi non stanno sperimentando una quarta ondata è che quei luoghi ora hanno una sufficiente immunità naturale della popolazione, che li sta proteggendo. La seconda opzione è che questi luoghi stiano attualmente godendo di una protezione temporanea, data dal fatto che hanno vaccinato le loro popolazioni più tardi rispetto a luoghi come Israele. Se questo è il caso, allora si dirigeranno verso la quarta ondata in un altro mese o due.

I dati della Germania suggeriscono che la prima alternativa è più probabile che sia vera. Ecco come appare la curva per la Germania. Attualmente sembra dirigersi verso una quarta ondata.


Notate che la Germania, come Israele, è stata a malapena toccata da covid-19 durante la primavera del 2020. Invece ha avuto una grande ondata durante l’inverno del 2020/2021, causata dalla variante di Wuhan. Poi c’è stato un piccolo picco causato dalla variante alfa, che è cresciuta fino a diventare il ceppo dominante in Germania in aprile. La variante alfa è stata comunque impedita dal causare una nuova grande ondata dall’arrivo della stagione più calda. Durante questo periodo, la Germania ha vaccinato in massa la sua popolazione, con la maggior parte delle vaccinazioni tra marzo e giugno. Questo è molto simile alla Svezia, che ha anche vaccinato la maggior parte della sua popolazione tra marzo e giugno.

Allora perché la Germania sta vivendo una recrudescenza ora, e la Svezia no?

Chiaramente, non può essere dovuto al fatto che la Germania sia stata vaccinata prima e abbia perso l’immunità prima, dato che entrambi i paesi hanno vaccinato le loro popolazioni nello stesso periodo. Per questo motivo sono incline a favorire la prima ipotesi, che la Svezia abbia costruito una maggiore immunità della popolazione, per la semplice ragione che il covid ha iniziato a diffondersi massicciamente in Svezia nella primavera del 2020, ma non ha iniziato a diffondersi ampiamente in Germania fino all’autunno del 2020. Quindi, anche se l’effetto dei vaccini è già scemato in entrambi i paesi, la Svezia è protetta dalla sua diffusa immunità naturale della popolazione, mentre la Germania no. Se questo è il caso, allora la Svezia non dovrebbe vedere un’altra grande ondata. Tra un mese o due sapremo qual è la verità della questione.



domenica 14 marzo 2021

Seneca e il virus: perché la pandemia cresce e poi cala?

 

Tradotto da "The Seneca Effect"

di Ugo Bardi

Seneca, il filosofo romano, conosceva il termine "virus", che per lui aveva il significato del nostro termine "veleno". Ma ovviamente non aveva idea che un virus, inteso in senso moderno, fosse una creatura microscopica che si riproduceva all'interno della cellula ospite. Visse anche in un'epoca, il I secolo d.C., in cui le grandi epidemie erano praticamente sconosciute. Fu solo più di un secolo dopo la sua morte che una grave pandemia, la peste antonina, colpì l'Impero Romano. 

Ma Seneca era un ottimo osservatore della natura e quando diceva che "la rovina è rapida" aveva sicuramente in mente, tra molte altre cose, quanto rapidamente una persona sana poteva essere colpita da una malattia e morire. Naturalmente Seneca non aveva strumenti matematici che gli permettessero di proporre una teoria epidemiologica quantitativa, ma la sua osservazione, che ho chiamato " Effetto Seneca ", rimane valida. Non solo le persone possono essere rapidamente uccise dalle malattie, ma anche le epidemie spesso seguono la curva di Seneca, crescendo, raggiungendo un picco e diminuendo. 

Naturalmente, i concetti di crescita e collasso dipendono dal punto di vista. In molti casi la fortuna di un uomo è la rovina di qualcun altro. Ciò che vediamo come una buona cosa, la fine di un'epidemia, è un collasso visto dal lato del virus (o dei batteri, o qualsiasi altra cosa). Ma allora, perché le epidemie divampano e poi si placano? È una storia affascinante che ha a che fare con il comportamento dei sistemi complessi. Per raccontarlo dobbiamo partire dall'inizio. 

Una cosa da notare dell'attuale pandemia di Covid-19 è la notevole ignoranza non solo del pubblico in generale sull'epidemiologia, ma anche di molti degli esperti altamente propagandati. Basta notare quante persone hanno detto che l'epidemia cresce "in modo esponenziale". Dopo di che, si sono dati da fare per estrapolare la curva all'infinito, prevedendo centinaia di migliaia, o addirittura milioni, di morti. Ma, parafrasando Kenneth Boulding, "qualcuno che afferma che i sistemi naturali crescono in modo esponenziale deve essere un pazzo o un economista". Semplicemente non funziona in questo modo!

Ma come cresce esattamente un'epidemia? La forma di base di una curva epidemiologica è "a campana" (sì, proprio come la curva di Hubbert per l'estrazione del petrolio). 

Il motivo di questa forma è facile da capire in termini qualitativi. Inizialmente, il virus (o l'agente patogeno) ha un'intera popolazione da infettare, quindi cresce rapidamente (quasi, ma non esattamente, in modo esponenziale). Quindi, man mano che cresce, il suo numero di obiettivi diminuisce. Alla fine il virus non può più crescere per mancanza di bersagli. Raggiunge un picco e inizia a diminuire. 

Queste considerazioni possono essere poste in forma matematica: si tratta del modello denominato "SIR" (suscettibile, infetto, rimosso), sviluppato già nel 1927. Potreste essere sorpresi di scoprire che le equazioni SIR sono esattamente le stesse che descrivono la crescita dell'industria petrolifera e il fenomeno del "picco del petrolio". Sono anche le stesse equazioni che descrivono il comportamento di una catena trofica in un sistema biologico. Non entrerò nei dettagli, qui. Con i miei colleghi Perissi e Lavacchi, stiamo preparando un documento che descrive come questi e altri sistemi fisici sono collegati tra loro. 

Ovviamente, i moderni modelli epidemiologici sono molto più complicati del semplice modello SIR, ma è un approccio che ci dice cosa aspettarci. Nessuna epidemia cresce per sempre e anche se non fai nulla per fermarla, alla fine svanirà da sola. Dopotutto, gli agenti patogeni hanno lo stesso problema che abbiamo con il petrolio greggio: stanno sfruttando una risorsa limitata (noi).

Ora, tornando all'effetto Seneca, abbiamo detto che implica che la rovina deve essere più veloce della crescita. In altre parole, la forma della "curva Seneca" dovrebbe essere qualcosa del genere:
 
 
Ci sono casi di questo tipo nella storia delle epidemie. Per esempio, l'epidemia di colera che colpì Londra a metà del XIX secolo ( dati da Wikipedia Commons )
 

E qui si vede chiaramente la forma "tipo Seneca". Il declino del ciclo del colera è stato significativamente più veloce della sua crescita. I dati per le epidemie di colera più recenti mostrano la stessa forma. 

Tuttavia, quella "tipo Seneca" non è comune nelle epidemie. Spesso vediamo il tipo opposto di asimmetria. Ecco un esempio: Epatite A, con dati tratti da Wikipedia . Vedete come la curva declina più lentamente di quanto non cresca. 

Ecco un altro esempio pre-Covid: la sindrome respiratoria acuta del 2003 a Hong Kong. 


Non esiste una regola fissa in questi casi storici, diciamo solo che questa forma asimmetrica è piuttosto comune. Quindi, passiamo all'attuale pandemia, ed ecco alcuni dati per il primo ciclo del 2020. (Immagine da "The Economist"). Anche qui la tendenza è chiara: il declino è più lento della crescita.

 

 
 
È una tendenza comune in tutto il mondo e potremmo chiamarlo effetto "Anti-Seneca". Ma, oltre a dargli un nome, perché questa forma?

La risposta non è univoca: sono diversi i fattori che possono influenzare la forma della curva. In questo caso, la spiegazione più semplice ha a che fare con il parametro che descrive la velocità con cui le persone infette smettono di essere infettate, o perché sono guarite o perché muoiono. Se guariscono / muoiono velocemente, la curva scende velocemente, altrimenti è il contrario. E' un'interptretazione sensata: il colera può uccidere le persone colpite in poche ore, se non è curato. Invece, le persone infettate dal Sars-Cov-2 possono sopravvivere una o due settimane. Questo spiegherebbe la diversa forma delle curve.
 
Ma attenzione! Come ho detto, ci sono altre possibili spiegazioni. Ad esempio, se confrontiamo la Svezia con l'Italia, vediamo che la curva di mortalità è più asimmetrica per la prima. Perché? Probabilmente è una questione di geografia. La popolazione svedese è concentrata nelle regioni meridionali, dove la pandemia ha colpito per prima. Ci è voluto del tempo prima che il virus si diffondesse verso nord e questo spiega la "coda" nella curva di mortalità. In Italia, invece, la prima ondata pandemica si è limitata alle regioni del Nord, relativamente omogenee per popolazione. Probabilmente, gli effetti geografici spiegano le forme curve asimmetriche comunemente osservate dell'epidemia di COVID-19 in altre regioni del mondo. 
 
Con le vaccinazioni, il modello SIR mostra che dovremmo vedere le curve epidemiche cadere rapidamente, almeno se le vaccinazioni vengono avviate prima del picco. Finora, questo effetto non si è visto da nessuna parte, potrebbe essere troppo presto. Con il progredire delle vaccinazioni, dovremmo essere in grado di dire di più su questo argomento.

Come per tutto ciò che riguarda la scienza, l'epidemiologia richiede un po 'di lavoro per essere appresa, una virtù difficile da trovare nella discussione sui social media. Anche gli esperti di virologia e malattie non studiano realmente l'epidemiologia, il loro lavoro è curare le persone, non creare modelli matematici. Questo è il motivo per cui il comportamento del virus è così ampiamente frainteso. Ma, come diceva Einstein, "Il Signore Dio è sottile, ma non malvagio". L'epidemiologia può essere sottile, ma non è impossibile capire come crescono e si diffondono le epidemie.
 



mercoledì 4 novembre 2020

Cina: fermare l'epidemia senza distruggere l'economia. Una lezione di governance per l'Occidente.

Questo articolo è stato pubblicato il 26 Ottobre 2020 su "Pillole di Ottimismo," dove ha raggiunto 198mila visualizzazioni a dimostrazione dell'interesse che c'è per il caso Cinese. In sostanza, la Cina ha fatto un lockdown limitato sia nel tempo che nello spazio: solo una provincia, NON tutta la Cina -- come se noi avessimo chiuso solo la provincia di Bergamo. Questo è bastato per domare l'epidemia: non possiamo nemmeno dire che è "sotto controllo" -- perché proprio non c'è più. E' da Marzo che in Cina non si verificano decessi attribuiti al COVID., ci sono soltanto occasionali focolai di importazione. L'economia ha ripreso a funzionare e i cinesi se ne vanno in giro senza mascherine e senza far troppo caso agli "assembramenti". Una bella lezione per noi Occidentali che stiamo disastrando l'economia senza nemmeno riuscire a contenere l'epidemia.

 

Cina: L'Epidemia è Sotto Controllo. Ma Come ci sono Riusciti?

 

Di Ugo Bardi, docente presso il Dipartimento di Chimica dell'Università di Firenze (1)

Articolo pubblicato il 26 Ottobre 2020 su "Pillole di Ottimismo"

💊💊💊 Dai dati che arrivano dalla Cina, sembra che le cose stiano andando decisamente bene con l'epidemia di COVID. In Cina, così come in tutta l'Asia orientale, la mortalità è stata molto più bassa che in Europa e non si riferiscono decessi ormai da Marzo. Ci sono ancora molte cose da chiarire sulla gestione cinese dell'epidemia, ma la Cina ci può insegnare che è possibile bloccare l'espansione del virus senza bisogno di fare danni all'economia. 💊💊💊

 

Vi ricordate di quando a Gennaio i Cinesi (o quelli che sembravano Cinesi) venivano insultati per la strada da gente che credeva che fossero degli appestati? Le cose sono cambiate un bel po’ e oggi sono i Cinesi a credere che siamo noi italiani gli appestati.

In Cina, non risultano decessi da COVID-19 da circa metà Marzo. In quanto a casi positivi, dopo quella data ci sono stati solo occasionali “focolai” di poche decine di casi, quasi tutti di importazione (2). L'economia cinese è ripartita e adesso funziona a pieno regime.

Da quello che si legge sui media internazionali e da quello che mi dicono i colleghi che vivono e lavorano in Cina, al momento il paese è completamente aperto. Tutte le attività commerciali e industriali sono in funzione. I negozi e i ristoranti sono aperti e non ci sono restrizioni ai viaggi interni. Portare mascherine è opzionale. Dalle foto che arrivano dalla Cina, vedi per esempio quella che vi passo qui, (del “China National Day” del 1 Ottobre), si vede che la gente non fa molto caso agli “assembramenti” di persone senza mascherine. 

Immagine da https://news.cgtn.com/news/2020-10-01/Wuhan-celebrates-China-s-National-Day-with-creative-flash-mob-UevQ24PQze/index.html

Va detto anche che non è che in Cina abbiano “abbassato la guardia.” Sicuramente stanno ancora attenti a molte cose e il governo interviene energicamente appena viene fuori qualche piccolo focolaio. Per esempio, le autorità della città di Qingdao hanno trovato recentemente un focolaio. Secondo quello che si è letto sui media internazionali (quindi da prendere, come si suol dire, "con le molle", per non dire di peggio) pare che sia correlato a una partita di merluzzo congelato di importazione sul quale qualcuno avrebbe osservato dei virus ancora interi. Vero oppure no, difficile dire, ma in ogni caso il governo locale si è impegnato a testare per il COVID tutti i 9 milioni di abitanti della città! (3). Ma, nel complesso, è chiaro che in Cina e altrove in Asia l’epidemia è sotto controllo senza bisogno di lockdown.

Non solo l’epidemia sembra sparita in Cina, ma ha anche fatto pochissimi danni. Il totale delle vittime è circa 4600 su quasi un miliardo e mezzo di persone. Ovvero 3 decessi per milione contro i quasi 600 dell’Italia. Anche se consideriamo soltanto le regioni geografiche dove il virus ha colpito più duramente, troviamo che la provincia di Hubei ha avuto circa 20 volte meno decessi della Lombardia. (4)

Come è possibile una cosa del genere? Si legge spesso sui social e sui media che la Cina ci avrebbe imbrogliato e che starebbe continuando ad imbrogliarci. Si legge a volte che, dato che la Cina è una dittatura, se ne dovrebbe dedurre che tutto quello che ci dice il governo cinese non può essere che falso -- incluso il fatto che l'epidemia non c'è più. Può darsi che le cose stiano così?

Va detto che spesso i governi non si fanno troppi scrupoli a imbrogliare la gente. Abbiamo visto in un post precedente come almeno un paese europeo, la Bielorussia, potrebbe aver parzialmente falsificato i dati sull’epidemia (5). Per quanto riguarda la Cina, ci sono casi precedenti di dati falsificati. Per esempio, un’analisi dei dati sulla pesca che arrivavano dalla Cina negli anni 1990 ha indicato evidenti falsificazioni per nascondere l'esaurimento degli stock (6),(7)). Ma un’epidemia è una faccenda ben più grave e più estesa di un imbroglio in uno specifico settore commerciale. Sarebbe molto difficile anche per il governo cinese nasconderla se ce ne fosse una in corso.

Certo, tutto è possibile, ma se vogliamo credere che i cinesi ci raccontino balle sull'epidemia dobbiamo in qualche modo portare qualche evidenza in proposito. Rimanendo sull'esempio dei dati sulla pesca, una delle ragioni che ha portato a sospettare della validità dei dati cinesi erano le anomalie che si notavano confrontando con i dati di altre regioni simili. Possiamo trovare qualche anomalia del genere per la pandemia?

Sembra proprio di no: i dati cinesi sulla diffusione del COVID-19 sono confrontabili con i dati di altri paesi asiatici vicini che, in generale, hanno avuto mortalità minima o inesistente. Per esempio, Taiwan ha fatto anche meglio della Cina continentale con un totale di 7 decessi su 23 milioni di abitanti (meno di un decesso per milione). Altri paesi hanno fatto un po' peggio, ma sono comunque rimasti su livelli molto bassi di mortalità. Singapore riferisce 5 decessi per milione, Hong-Kong 13. Anche il vicino Giappone ha subito solo 13 decessi per milione. Poi, sia la Mongolia che Macao riferiscono addirittura zero decessi. Certo, uno potrebbe dire che la Mongolia non conta perché è un paese di cammellieri che vivono in tende in mezzo al deserto, ma ovviamente non è così. La capitale, Ulan Bator, è una metropoli con oltre un milione di abitanti. Macao, poi, è una città di 700.000 abitanti ad altissima densità di popolazione, forse la più alta al mondo. E l’epidemia è passata sia da Ulan Bator come da Macao senza lasciare nemmeno una vittima! È quanto meno poco credibile che tutti questi governi si siano messi d’accordo per nascondere al resto del mondo un’epidemia in corso.

Ma perché in Asia le cose vanno tanto meglio che da noi? Forse i cinesi hanno usato misure di contenimento particolarmente efficaci? Per certi versi, il lockdown cinese di quest'anno può essere stato più drastico di quello occidentale, ma non è durato più a lungo che da noi. Non è nemmeno possibile dire che sia stato più tempestivo se, come dicono gli stessi cinesi, il virus già circolava a dicembre. Il lockdown è stato istituito a Wuhan soltanto il 23 Gennaio e alcuni giorni dopo per tutta la provincia di Hubei.

A proposito del "distanziamento sociale," sappiamo tutti che in Asia si tende a evitare il contatto fisico fra le persone. Ma è anche vero che se vi è mai capitato di prendere la metro in una città orientale (per esempio a Tokyo (8)) vi sarete fatti un’idea molto specifica del significato dell’espressione “strizzati come le sardine”. Se non avete avuto questa esperienza, vi passo il link a un video impressionante della metropolitana di Beijin (9). Le metropoli orientali sono estremamente affollate e in certe condizioni è semplicemente impossibile evitare il contatto fisico.

Può darsi allora che il trucco sia stato nel "contact tracing"? In effetti, da quello che si legge si potrebbe pensare che i paesi asiatici siano stati più aggressivi di noi nel tracciamento e l'isolamento delle persone che sono state in contatto con persone colpite dal virus (10). Questa è una spiegazione interessante, ma non è che in Europa il tracciamento non sia stato fatto. Forse non lo abbiamo fatto abbastanza bene? E' possibile, ma non abbiamo confronti quantitativi che ci possano dire se questa è la spiegazione di tutta la faccenda.

C'è anche un altra possibile interpretazione che non ha a che vedere con quello che i governi hanno fatto o non fatto. Può darsi che i Cinesi siano stati esposti al virus per più tempo di noi occidentali e quindi si siano avvicinati prima all’ “immunità di gregge.” Probabilmente avete sentito parlare di Li Wenliang, il medico cinese che aveva notato per primo dei casi di polmonite anomala a dicembre e che poi è morto lui stesso per aver contratto l’infezione. Inizialmente, non fu creduto, ma oggi è considerato un eroe in Cina. Li aveva cominciato a lanciare l'allarme verso la fine di Dicembre del 2019, ma nulla ci vieta di pensare che il virus esistesse già da tempo in Cina, forse anche in forme leggermente diverse da quella che poi ha colpito l'Europa. Soltanto, le persone colpite venivano diagnosticate come normali casi di polmonite.

E' possibile che la popolazione cinese fosse stata stata esposta al virus già molto prima della dichiarazione dell’emergenza? C’è un dato che ci potrebbe dare una forte indicazione in proposito: la mortalità in eccesso. Se l’epidemia esisteva già a Novembre-Dicembre del 2019, o anche prima, dovremmo vedere una mortalità anomala rispetto alla media per quel periodo.

Ottima idea, ma con un problema: i dati sulla mortalità aggiuntiva in Cina non si trovano in nessun posto sul Web. Attenzione: questo non vuol dire che il governo cinese ci nasconda qualcosa. Quasi nessun governo al mondo diffonde questi dati in una forma facilmente accessibile per chi non conosce la lingua locale. L’Europa è un’eccezione con un database sull'eccesso di mortalità chiamato “Euromomo” gestito da un network che fa capo all’OMS, ma non c'è niente del genere per l'Asia Orientale. Quindi, per il momento l'idea di un inizio anticipato dell'epidemia rimane un'ipotesi.

Ci sono altri fattori che potremmo metterci a esaminare ma questo virus ci ha abituato al fatto che le previsioni e le interpretazioni si rivelino sempre sbagliate. Anche in un recente articolo su Nature (11), gli autori hanno detto francamente che "non siamo ancora in grado di fornire una spiegazione generalizzate per le differenze di mortalità quantitative osservate fra i vari paesi". Così, dobbiamo contentarci di dire che l'epidemia ha fatto danni molto meno gravi in Asia che da noi per qualche ragione che, al momento, non possiamo identificare con certezza.

Ma rimaniamo su quello che sappiamo, ovvero che al momento le cose in Cina vanno decisamente bene. Dal caso cinese possiamo perlomeno capire che non siamo di fronte a un nemico invincibile. E' possibile batterlo senza dover necessariamente distruggere l'economia con dei lockdown prolungati e generalizzati. In Cina, infatti, il lockdown "duro" ha interessato soltanto una provincia di 60 milioni di abitanti, grande come l'Italia, ma niente in confronto al miliardo e 400 milioni di abitanti di tutta la Cina. Certamente, da noi siamo in un momento molto difficile, ma non è impossibile superarlo e non c'è ragione di pensare che dovremo continuare a vivere nel terrore nei secoli a venire.

L'autore ringrazia Chandran Nair per i suoi commenti sulla situazione in Cina. 

 

1. https://ugobardihomepage.blogspot.com/2016/04/ugo-bardis-personal-home-page.html 

2. http://www.nhc.gov.cn/xcs/yqtb/202010/2fbce5a9836d4b09a89a0d85a2e05ac2.shtml

3. https://www.globaltimes.cn/content/1203836.shtml

4. https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=176464484012617&id=111172767208456 

5. https://ugobardi.blogspot.com/2020/10/pandemia-e-possibile-che-qualcuno-ci.html

6. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11734851/

7. http://www.fao.org/3/Y3354M/Y3354M00.htm

8. https://www.youtube.com/watch?v=E7kor5nHtZQ

9. https://www.youtube.com/watch?v=9ulY7N3dZ9k

10. https://www.bloomberg.com/news/articles/2020-07-25/these-elite-contact-tracers-show-the-world-how-to-beat-covid-19

11. https://www.nature.com/articles/s41591-020-1112-0



domenica 25 ottobre 2020

PANDEMIA: E' POSSIBILE CHE QUALCUNO CI ABBIA NASCOSTO LA VERITA'?

 Post apparso il 2 Ottobre 2020 su "Pillole di Ottimismo"

Nota: dalla data di pubblicazione di questo post su Facebook, tre settimane fa, la situazione in Bielorussia non è cambiata in modo sostanziale. I dati che arrivano parlano di un modesto aumento dei casi e di una mortalità che rimane molto bassa, intorno ai 4-5 casi giornalieri. 


Di Ugo Bardi -- Docente presso il dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze. (1)

💊💊💊 Girano non poche leggende a proposito della pandemia di Covid-19. Si dice che i governi ci abbiano taciuto la reale portata dell'epidemia per evitare il panico, oppure, al contrario, che i danni dovuti al vengano esagerati per spaventarci. Tuttavia, se andiamo ad analizzare i dati, vediamo che sono nel complesso affidabili, eccetto in alcuni casi particolari. 💊💊💊

Diceva Andreotti che "a pensar male di solito ci si azzecca." Probabilmente è vero, ma a seguire la regola in modo letterale si rischia di perdersi nel complottismo più becero, quello che va dai falsi allunaggi alle scie chimiche (e tutto il resto). Se però la prendiamo come un invito a verificare tutto quello che ci raccontano, allora è un utile invito alla prudenza.

Nel caso della pandemia da COVID-19, non sono mancate le speculazioni e le leggende. Una è che l'epidemia avrebbe fatto molte più vittime di quelle indicate dai dati ufficiali, ma che i governi non l'hanno detto per non scatenare il panico. L'altra è l'esatto opposto, ovvero che l'epidemia non esiste, se non come un'invenzione dei governi per instaurare una dittatura.

Vi anticipo che un esame dei dati disponibili mostra che queste sono soltanto leggende, perlomeno per quello che riguarda l'Europa e il mondo occidentale. Ma è comunque un esercizio interessante andare nei dettagli per verificare come stanno le cose.

Possiamo cominciare dicendo che non è mai possibile dire con assoluta certezza se qualcosa è vero o falso: un esempio classico è che non è possibile dimostrare che gli unicorni non esistono. Però è possibile basarsi sull'idea che se una cosa è vera deve essere confermata da più di un set di dati indipendenti.

Nel caso della pandemia da COVID-19, siamo di fronte a una storia abbastanza nuova per cui i set di dati che possiamo confrontare non sono tantissimi. Ma possiamo ragionare che la pandemia dovrebbe aver causato un significativo aumento della mortalità generale, un set di dati non direttamente correlati al numero di decessi diagnosticati come causati dal COVID-19. La consistenza di questi due set di dati la possiamo verificare: la mortalità in eccesso deve confermare che l'epidemia ha causato vittime.

Forse vi ricordate che a Marzo c'è stato qualcuno che ha usato questo metodo per sostenere che l'epidemia non esisteva. Ahimé, se uno vuol fare il cacciatore di bufale bisogna che abbia un minimo di competenza nel trattare i dati. Come ho scritto in un mio post di qualche mese fa (2), la pretesa dimostrazione dell'inesistenza della pandemia era semplicemente un abbaglio basato su dati sbagliati.

Fortunatamente, i dati buoni ci sono e possiamo trovarli, per esempio, in un set di dati di 24 paesi europei forniti da "Euromomo," European Mortality Monitor, un'agenzia che lavora in collaborazione con l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). In questi dati, vedete molto bene l'eccesso di mortalità che corrisponde all'effetto della pandemia. (3) 

 

Nella figura, vi faccio vedere i dati per l'Italia. Vedete un picco di mortalità che corrisponde bene al periodo della fase epidemica del COVID-19. E' più intenso di altri picchi stagionali correlati a malattie dell'apparato respiratorio. Questo ci dice che l'epidemia c'è stata e ha colpito duro, NON è stata un invenzione dei governi per imbrogliarci!

Non entriamo ora nei dettagli del confronto quantitativo fra mortalità totale e mortalità da COVID (per una discussione, leggete questo interessante articolo su Nature (4)). Limitiamoci a notare che i paesi Europei coperti dalla rete di Euromomo hanno strutture sociali e sanitarie simili, quindi ci aspettiamo che diano risultati simili in termini di rapporto fra mortalità totale in eccesso e mortalità attribuita al COVID.

Allora, andiamo a mettere i dati tutti insieme nel grafico che vi faccio vedere. Sull'asse X ho messo i dati di mortalità di Euromomo, misurati come l'altezza dei picchi. E' un'approssimazione ma sufficiente per quello che vogliamo vedere. Sull'asse Y ho messo i dati dei decessi da COVID-19 per milione di persone. Notate subito che c'è una certa proporzionalità: la grande maggioranza dei punti si mantengono in vicinanza di un valore medio rappresentato dalla retta che passa attraverso il grafico. (attenzione che la retta non indica i valori "giusti" è semplicemente una media ottenuta per regressione numerica). Certo, alcuni paesi, tipo il Belgio, sembrano aver esagerato nell'attribuire i decessi al Covid-19, mentre altri, come la Grecia, sono stati molto più prudenti nelle loro diagnosi (forse troppo). In ogni caso, un certo accordo c'è, anche se non perfetto. E' una buona indicazione che i dati sono affidabili entro i limiti della normale incertezza di questo tipo di misure.

Ma cosa succede fuori dall'Europa occidentale? Ci sono molti casi nei dati globali dove è difficile fidarsi dei dati forniti semplicemente perché certi paesi sono troppo poveri per potersi permettere un sistema di monitoraggio affidabile dell'epidemia. C'è però un caso interessante sul quale vorrei attirare la vostra attenzione: quello della Bielorussia.

La Bielorussia è un paese europeo, anche se non parte dell'Unione Europea. Quindi, non ci aspetteremmo grandi differenze in confronto al resto dell'Europa. Ma la Bielorussia ha la particolarità di essere uno dei pochi paesi al mondo, forse l'unico in Europa, a non aver preso quasi nessuna precauzione a proposito dell'epidemia (5). Niente lockdown, niente distanziamento, niente mascherine, niente del genere. Il presidente Lukashenko ha esplicitamente dichiarato che in Bielorussia si doveva continure a fare tutto come prima, epidemia o no.

Nonostante la mancanza di misure di contenimento, i dati ufficiali indicano che la Bielorussia è stata pochissimo colpita dall'epidemia di COVID-19. Il governo riporta una mortalità totale di appena 89 decessi per milione di persone, che è sei volte meno del valore per l'Italia. Ma possiamo fidarci dei dati ufficiali?

Ritornando al principio di Andreotti (a non fidarsi, di solito ci si azzecca), diciamo che qualche dubbio sulla bontà dei dati che arrivano dalla Bielorussia è legittimo. Per cercare di verificare come stanno le cose, ho provato a mettere i dati per la Bielorussia nello stesso grafico per altri paesi europei. Attenzione: la Bielorussia non è fra i paesi monitorati da Euromomo, per cui ho dovuto fare una stima a partire dai dati sulla mortalità in eccesso riportati da Mastitsky (6) (ho preso un valore di 6000 morti in eccesso), supponendo che la proporzionalità con lo Z-score sia la stessa che vale per gli altri paesi Europei. La mortalità ufficiale da Covid, invece, si trova nelle banche dati più comuni. Il risultato è che il dato per la Bielorussia è nettamente fuori posto sul grafico.

 

Basta questo risultato a concludere che i dati della mortalità da COVID per la Bielorussia sono stati alterati? No, perché i dati sulla mortalità in eccesso arrivano da fonti non validate e, sempre interpretando Andreotti, è bene non fidarsi di nessuno. Diciamo che abbiamo un'indicazione che qualcosa non va. E ci sono anche altri dati che puntano nella stessa direzione.

Vi ricordate cosa vi dicevo nelle pillole precedenti? Le curve della diffusione dell'epidemia sono normalmente "a forma di campana" (non necessariamente simmetrica) o a volte appaiono come una sovrapposizione di curve a campana. Ora, se guardate la curva per i casi positivi in Bielorussia (in fondo a questo post) vedete che non è proprio "a campana", come nel caso dell'Italia e di tanti altri paesi. La parte centrale è appiattita e il risultato è qualcosa che ha la forma di un cappello. Guardate anche la scala e notate come non sorpassa mai il valore di 1000 casi al giorno, si ferma sempre un po' più sotto. Diciamo che la cosa è un tantino sospetta. Se poi andiamo a vedere la curva per i decessi, in Bielorussia, è piatta con un valore quasi costante di 5-6 morti al giorno. Anche questo lo possiamo vedere come un tantino improbabile. 

 


 

Per finire, vi posso raccontare che ho fatto un test della validità dei dati della Bielorussia usando la "Legge di Benford" che è un metodo statistico per verificare se i dati sono stati manipolati. I risultati di questo test non vanno presi come niente di probante, solo un'indicazione. In ogni caso, viene fuori che i dati Bielorussi non seguono la legge di Benford e quindi sono sospetti (i dati li ho presi da OMS, il test di Benford l'ho fatto usando il sito (7)). Incidentalmente, vi posso dire che l'Italia da il risultato "giusto" al test di Benford -- nessuna indicazione di imbrogli.

Messi insieme, questi risultati ci dicono qualcosa. Come vi dicevo prima, non si potrà mai provare con assoluta certezza che un unicorno non esiste, ed è lo stesso per la manipolazione dei dati in Bielorussia. Però qualche legittimo dubbio ce lo possiamo anche avere. Notate però che c'è comunque un limite a quanto si può intervenire sui dati. Anche il lavoro di Matsitsky (6), che è molto critico nei riguardi del governo, non arriva alla conclusione che in Bielorussia l'epidemia ha fatto danni catastrofici. Secondo i suoi dati, la mortalità è stata circa la stessa che in Italia.

Se allora è vero che la Bielorussia non è andata peggio di altri paesi, qualcuno potrebbe essere tentato di concludere che il lockdown non serve a niente ma, attenzione: non è decisamente il caso di lanciarsi in generalizzazioni globali a partire da un piccolo paese di cui abbiamo solo dati incerti. Fra le altre cose, se consideriamo la mediana dell'età della popolazione, è di 45 anni in Italia contro 40 in Bielorussia. Questo vuol dire che in Bielorussia c'è un numero molto più ridotto di anziani che, come sappiamo, sono i più vulnerabili al COVID-19. Una valutazione dell'efficacia del lockdown richiederà una comparazione di dati molto più completi e la potremo fare solo nel futuro.

Mi sono un po' dilungato sul caso della Bielorussia per farvi vedere come anche per un governo nazionale non è facile imbrogliare sui dati senza farsi scoprire o, perlomeno, senza destare sospetti. Se altri stati l'avessero fatto, qualcuno se ne sarebbe accorto. Su questa base, possiamo dire che i dati sull'epidemia che le varie agenzie governative forniscono sono nel complesso affidabili, perlomeno in Europa Occidentale.

Quindi, qui da noi non c'è ragione di farsi trascinare dall'idea che vorrebbe che l'epidemia sia un complotto dei poteri forti, e nemmeno di farsi prendere dal panico per il sospetto che le cose siano peggiori di come appaiono. Questo non vuol dire che i media non possano esagerare nel modo in cui presentano i dati per farli sembrare più catastrofici di quanto non siano. Anzi, lo fanno quasi sempre per eccesso di sensazionalismo. Così, per sapere come stanno andando veramente le cose in Italia vi suggerisco di leggere le "Pillole" giornaliere di Paolo Spada (8) come antidoto alle esagerazioni dei media.


sabato 17 ottobre 2020

EPIDEMIA: COSA POSSIAMO IMPARARE DAL CASO SVEDESE?


Mentre qui da noi la "seconda ondata" del COVID-19 sta terrorizzando un po' tutti, vale la pena di riconsiderare il caso della Svezia, tanto vituperato durante il periodo del lockdown. Bene: i dati sono chiari. La Svezia sta vedendo un modesto aumento dei casi positivi, ma niente di paragonabile all'impennata che stiamo vedendo in altri paesi europei, inclusa l'Italia. La mortalità in Svezia rimane vicina a zero e il governo non impone nessuna nuova misura di contenimento: niente mascherine, niente scuole chiuse, niente coprifuoco, niente del genere. 

Sulle ragioni di questa differenza ognuno avrà sicuramente le sue opinioni, ma di certo la Svezia continua ad andare controcorrente. Così, vi ripropongo un post che ho pubblicato a Settembre su Facebook e che ha avuto un notevole successo: 180mila visualizzazioni, 1.200 condivisioni, e altro. E' stato tale il successo che è stato ripreso e commentato dal "Corriere della Sera." 

Sembra che ci sia molto bisogno che qualcuno fornisca informazioni corrette sull'epidemia in corso che possano bilanciare le esagerazioni che si leggono sui titoli dei giornali. Questo è quello che sta facendo il gruppo fondato da Guido Silvestri, "Pillole di Ottimisto" che comprende un buon numero di ricercatori in vari campi, dalla medicina alla statistica, che fanno del loro meglio per informare il pubblico sulla base dei dati reali.


EPIDEMIA: COSA POSSIAMO IMPARARE DAL CASO SVEDESE?

Di Ugo Bardi -- Docente presso il dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze. (1)

💊💊💊 La Svezia è stata accusata di non aver applicato misure abbastanza severe contro l'epidemia di coronavirus. Eppure, non ha fatto peggio di altri paesi Europei e non è nemmeno vero che non abbia applicato misure di contenimento. Al momento, l'epidemia sembra essersi completamente esaurita in Svezia e non c'è evidenza di una "seconda ondata" in arrivo. 💊💊💊

Gli svedesi sono stati ampiamente vituperati sui media e sui social per come hanno gestito l'epidemia di coronavirus. Sono stati accusati di leggerezza, di crudeltà, di aver tentato di sterminare i propri anziani, di applicare politiche eugenetiche, di aver cercato l'immunità di gregge a spese della salute dei cittadini, e molte altre cose. Ma, se andiamo a verificare, queste accuse si rivelano false o esagerate. Allora, vediamo cosa è successo veramente in Svezia.

Per prima cosa, i numeri. Ad oggi, la Svezia ha avuto circa 5800 decessi attribuiti al Covid-19 su una popolazione di circa 10 milioni di persone. Ovvero, una mortalita di circa lo 0.06%, praticamente uguale a quella dell'Italia (2). Nella classifica mondiale per numero di decessi rapportati alla popolazione, la Svezia si colloca al tredicesimo posto secondo "worldometer," ben entro la media dei paesi europei. 


 

Come vedete nella figura, l'epidemia in Svezia ha seguito una curva "a forma di campana" come è tipico per tutte le epidemie. Vediamo nella curva una salita rapida che si riferisce alla zona Sud nel paese che ha una densità di popolazione simile a quella dei paesi del centro e sud Europa. Segue una "coda" discendente che è il risultato della lenta diffusione del virus nelle zone poco popolate del Nord (3), E' un effetto simile a quello che si è visto negli Stati Uniti, anche lì per via della disomogeneità della distribuzione della popolazione (4). Come risultato, l'epidemia è declinata più lentamente in Svezia che in altri paesi. Tuttavia, da oltre un mese la mortalità è scesa quasi a zero.

Al momento, in Svezia si riportano 1-2 decessi al giorno attribuiti al Covid-19, con dei giorni senza alcun decesso. Per quanto riguarda i casi positivi, anche in Svezia il virus non è scomparso, ma rimane endemico nella popolazione, come si osserva un po' ovunque nel mondo. Il rapporto fra risultati positivi e test si mantiene costante intorno a 1,3% (5), circa lo stesso valore che troviamo in Italia. Nemmeno in termini di ospedalizzazioni risulta che ci siano problemi. In sostanza, in Svezia l'epidemia si è praticamente esaurita e per ora non c'è traccia dell'arrivo della temuta "seconda ondata."

Dati questi risultati, recentemente le autorità svedesi hanno "dichiarato vittoria" nella lotta contro il covid (5), allentando notevolmente le restrizioni. Al momento, le misure raccomandate dal governo consistono unicamente nel lavarsi le mani, tenere le distanze, stare a casa se malati. Non si parla di mascherine, di restrizioni, niente chiusure (6). Quasi nessuno porta la mascherina in pubblico (7).

Quindi, possiamo dire che in Svezia le cose vanno bene. Ma allora perché tanta polemica? Principalmente, l'accusa è che la Svezia ha trascurato le misure di contenimento, come si evince da un confronto con i paesi confinanti, in particolare con la Norvegia, dove la mortalità è stata molto minore.

Ma ci sono grossi problemi con questa accusa. Per prima cosa, non è vero che la Svezia non abbia applicato misure di contenimento. Al contrario, la Svezia ha fatto più o meno le stesse cose fatte negli altri paesi (8). La differenza è stata che il governo faceva delle raccomandazioni piuttosto che usare divieti. Per esempio, il governo non ha chiuso in casa i cittadini per decreto, ma gli Svedesi sono rimasti a casa il più possibile, come gli era stato raccomandato di fare. Nei momenti più difficili dell'epidemia, in Svezia nessuno cantava dai balconi ma l'atmosfera generale era molto simile a quella che c'era in Italia. Niente traffico, locali vuoti, poca gente in giro, distanziamento, eccetera. Fra le tante cose, i viaggi aerei interni alla Svezia sono stati praticamente azzerati durante l'emergenza, pur non essendo proibiti.

E non è che in termini di misure di contenimento i norvegesi abbiano fatto cose molto diverse da quelle che hanno fatto gli svedesi. Anche Il "lockdown" norvegese è stato molto leggero: nemmeno i norvegesi hanno chiuso in casa i loro cittadini per decreto (9). E' difficile pensare che dettagli come una chiusura più lunga delle scuole siano sufficienti per spiegare i differenti risultati fra Norvegia e Svezia, Questo specialmente considerando che il primo ministro Norvegese, Erna Solberg, ha dichiarato che alcune delle misure prese erano state inutili e che la Svezia aveva fatto meglio della Norvegia (10).

Ma allora quali fattori potrebbero spiegare le differenze fra Svezia e Norvegia? Uno potrebbe essere l'inquinamento atmosferico. Si sa che esiste una correlazione fra inquinamento e mortalità da Covid-19 (11). Si sa anche che la Norvegia è un paese meno industrializzato e meno popolato della Svezia -- quindi anche meno inquinato (12). In questo senso, il caso della Svezia somiglia molto al caso del'Italia, dove la massima mortalità è stata nelle zone inquinate della Pianura Padana.

Se l'inquinamento può essere stato un fattore nella diffusione dell'epidemia, sembra però che le differenze fra Svezia e Norvegia si spieghino principalmente con un altro fattore: la gestione delle case di riposo per anziani. Qui, il caso della Svezia è stato simile a quello dell'Italia e le autorità svedesi hanno francamente ammesso di essersi trovati impreparati a gestire l'emergenza (13) delle case di riposo, dove si sono verificati la maggior parte dei decessi, circa 3/4 del totale (14). Invece pare che la Norvegia abbia una gestione migliore delle case di riposo per anziani: istituzioni più piccole e più gestibili e in più la tradizione di assistere gli anziani nelle loro abitazioni (15). Per queste ragioni, in Norvegia ci sono stati meno contatti fra persone il cui sistema immunitario è indebolito dall'età avanzata.

In fin dei conti, vediamo come i "cattivi" svedesi non lo siano stati affatto. Come tutti i governi, nelle fasi iniziali dell'epidemia hanno navigato a vista, cercando di fare il meglio possibile. Hanno scelto di gestire l'epidemia più che altro responsabilizzando i propri cittadini e ci sono riusciti abbastanza bene, sicuramente non peggio della media dei paesi Europei. Soprattutto, non peggio di paesi come l'Italia che invece hanno scelto di usare misure molto rigide per contrastare l'epidemia. Avrebbero potuto fare di meglio? Forse, ma la cosa certa è che gli svedesi non hanno trascurato la gestione dell'epidemia, come invece sono spesso accusati di aver fatto. Allora, invece di lanciare insulti e accuse, cosa possiamo imparare dall'esperienza svedese? Vediamo qualche punto interessante.

1. Lockdown. C'è chi ha detto che il caso svedese dimostra che il lockdown è stato inutile. Questo non è affatto detto. Abbiamo visto che gli Svedesi hanno praticato misure di contenimento simili a quelle di altri paesi, eccetto che non erano imposte per legge ma soltanto raccomandate. Ci possiamo solo domandare cosa sarebbe successo in Italia se il nostro governo avesse fatto una politica "svedese," dando fiducia ai propri cittadini invece di tartassarli con decreti, regole, e multe. Avrebbero gli italiani seguito le raccomandazioni come hanno fatto gli svedesi? Non lo sapremo mai perché non è stato fatto.

2. Immunità di Gregge. Una delle accuse più comuni alla Svezia è stata quella di aver cercato di infettare quanti più cittadini possibile allo scopo di ottenere l "immunità di gregge". Questa, però, è una leggenda. Non solo l'accusa è stata smentita più volte dalle autorità svedesi stesse (16), ma semplicemente non sta in piedi. Se l’obiettivo fosse stato favorire le infezioni, gli Svedesi non avrebbero raccomandato ai cittadini nessuna misura di contenimento, come invece hanno fatto. In realtà, gli svedesi, come tutti in Europa, hanno mirato ad "abbassare la curva" per evitare un sovraccarico degli ospedali. Anche in Svezia ci si basava sui modelli matematici che prevedevano che l'allentamento delle misure di contenimento avrebbe causato la ripresa immediata dell'epidemia. In realtà, questo non è successo e i modelli hanno ancora una volta fallito clamorosamente con le loro predizioni (17). Ma questo vuol dire che gli svedesi hanno ottenuto la mitica "immunità di gregge"? In principio, non dovrebbe essere possibile: il numero delle persone immunizzate sembrerebbe troppo piccolo per questa interpretazione. Ma è anche vero che la questione potrebbe essere molto più complessa di quanto non sembri. E' stato detto che potrebbe esistere un' "immunità pregressa" al virus che già oggi ne blocca la diffusione (18). Questo vorrebbe dire aver raggiunto l'immunità di gregge senza averla cercata! Ma è ancora troppo presto per dire se questa interpretazione è valida. Ne sapremo certamente di più nel futuro.

3. Danni all'economia. La Svezia non si è salvata da un forte declino economico, come è successo agli altri paesi europei. Tuttavia, la Svezia ha fatto meglio di altri paesi, perdendo circa l'8,6% del suo PIL, molto meglio dell'Italia (perdita del 12,5%) e della Spagna (oltre il 18% di perdita) (19). E' poco probabile che questa differenza dipenda dal modello svedese di contenimento. Più che altro è correlata al fatto che l'economia della Svezia dipende meno di altre dal turismo internazionale, circa il 3% del PIL.

4. Informazione inaccurata. Il linciaggio mediatico subito dalla Svezia sia in Italia che a livello internazionale è poco meno di uno scandalo. Solo un esempio fra i tanti: sul sito delle "iene" potevamo leggere poco tempo fa un titolone sul "disastro svedese" (20). Titolo esagerato, accuse basate su dati parziali, un articolo senza capo nè coda. E, fra le altre cose pieno di errori. Per esempio, dice che in Europa "solo il Regno Unito e Belgio hanno registrato più morti" della Svezia. Non è vero: in Europa, davanti alla Svezia ci sono anche la Spagna e l'Italia (e anche Andorra e San Marino, piccoli, ma sempre paesi europei) (2). Per non parlare poi dei paesi extra-europei che hanno fatto peggio della Svezia, gli USA per esempio, perché non parlarne? E poi c'è la critica alla Svezia perché "l’epigone del fallimento del piano di Stoccolma è il tentativo fallito di raggiungere la cosiddetta immunità di gregge.” Ma, come si diceva prima, gli Svedesi NON hanno cercato di raggiungere l'immunità di gregge. Proprio un bell'epigone: accusare qualcuno di non essere riuscito a fare qualcosa che non stava cercando di fare! E ci sarebbero tante altre cosette da criticare nell'articolo che non vi sto a dettagliare. Insomma, se volete informarvi, non chiedete alle iene o altri animali non particolarmente esperti di epidemie. Usate la vostra testa e verificate quello che vi raccontano perché spesso non ve la raccontano giusta.

Alla fine dei conti, con le loro scelte alle volte fuori dal coro, gli svedesi ci hanno dimostrato che non c'è un solo modo di fronteggiare l'epidemia. Per esempio, al momento in Svezia la mascherina non è obbligatoria e quasi nessuno la porta (7). Questo vuol dire che nei prossimi mesi potremo confrontare i risultati svedesi con quelli di paesi dove la mascherina è più diffusa, come in Italia, e potremo quindi valutarne l'efficacia. E' un bel piacere che ci fanno: invece di insultarli, li dovremmo ringraziare!

Per finire, se masticate bene l'inglese, potete sentire una valutazione recente dell'andamento dell'epidemia in un intervista all'epidemiologo di stato svedese, Anders Tegenell (segnalazione di Maurizio Rainisio) (21).


1. http://ugobardihomepage.blogspot.com/…/ugo-bardis-personal-…
2. https://www.worldometers.info/coronavirus/#countries
3. https://www.europeandatajournalism.eu/…/A-fraction-of-Europ…
4. https://www.facebook.com/pillolediottimismo/posts/170575788016234
5, https://www.thetimes.co.uk/…/were-vindicated-say-swedes-aft…
6. https://www.folkhalsomyndigheten.se/…/protect-yourself-and…/
7. https://www.ft.com/con…/3148de6c-3b33-42d3-8cf6-d0e4263cea82
8. https://en.wikipedia.org/wiki/COVID-19_pandemic_in_Sweden
9. https://en.wikipedia.org/wiki/COVID-19_pandemic_in_Norway
10. https://www.telegraph.co.uk/…/coronavirus-norway-wonders-s…/
11. https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3572548
12. https://res.mdpi.com/…/article_depl…/atmosphere-11-00467.pdf
13. https://www.aftonbladet.se/…/regeringen-styr-riket-jag-lede…
14. https://www.thelocal.se/…/swedish-death-toll-passes-4000-as…
15. https://journals.sagepub.com/…/full/10.1177/1403494820944073
16. https://www.newsweek.com/herd-immunity-definitely-not-swede…
17. https://ugobardi.blogspot.com/…/il-grande-disastro-dei-mode…
18. https://www.nature.com/articles/s41577-020-0389-z
19. https://www.bbc.com/news/business-53664354
20. https://www.iene.mediaset.it/…/svezia-lockdown-giornali-dis…
21. https://youtu.be/hStrML7vk5k

Figura da: https://ourworldindata.org/coronavirus/country/sweden… (dati aggiornati al 17 Settembre 2020)