Il Crepuscolo della Narrativa
Illustrazione di Sebastien Thibault
“Immagina di essere uno scienziato e di sapere che un risultato positivo di un tuo studio porterebbe a un riconoscimento istantaneo da parte del New York Times, della CNN e di altri organi internazionali, mentre un risultato negativo porterebbe a critiche feroci da parte dei tuoi colleghi, attacchi personali e censura sui social media, e difficoltà a pubblicare i risultati. Come vi comportereste?"La risposta è ovvia. Il desiderio travolgente di un pubblico terrorizzato di avere prove che certi interventi siano efficaci per eliminare efficacemente il rischio di infezione spingerà inevitabilmente gli scienziati a fornire tali prove. Idealmente, un riconoscimento di questo pregiudizio comporterebbe un aumento dello scetticismo da parte di altri scienziati e media, ma ciò non è accaduto. Dichiarazioni esagerate di efficacia degli interventi e danni esagerati per promuoverne l'accettazione sono diventate la norma nella segnalazione di pandemia.
Forse sapete qualcosa della grande carestia irlandese che cominciò nel 1845. Se leggete i libri di storia, si parla di milioni di morti, ma il tutto per noi rimane remoto. Non ci rendiamo conto bene di chi erano le vittime, come, perché, che cosa successe esattamente. Bene, per farvi un'idea più precisa vi suggerisco fortemente di mettere da parte 50 minuti e guardarvi questo film. "Hunger" del 2020. E' in inglese, ma si capisce quello che succede anche solo dalle immagini.
Quello che successe in Irlanda dal 1845 al 1850, circa, non saprei nemmeno come descriverlo: un incubo? Un film dell'orrore? Un quadro fiammingo del trionfo della morte? L'urlo di Munch moltiplicato per un milione? Immaginatevi solo per un attimo cosa potesse essere vivere in quegli anni per gli irlandesi. Senza cibo, senza soldi, senza possedere nulla, senza nessun potere, senza speranza. Anche seppellire i morti diventava impossibile: ci sono ancora le fosse comuni dell'epoca dove i cadaveri venivano buttati alla rinfusa. Il film non menziona il cannibalismo, ma ci sono testimonianze che è avvenuto in almeno due casi. Sicuramente ce ne sono stati molti di più.
Quello che veramente fa orrore è come il governo inglese ha trattato gli irlandesi. Pensateci un attimo: gli irlandesi erano cittadini del regno unito: l'Irlanda era parte dei domini della corona inglese. Certo, erano cittadini di "serie B", ma non sono stati trattati nemmeno come tali. Ma neanche trattati come non cittadini, sono stati proprio considerati come non appartenenti al genere umano. Vi ricordate degli "untermenschen"? La "sottoumanità" di cui parlavano i Nazisti. Ecco, era quello il concetto.
E' vero che gli irlandesi avevano fatto i loro errori, certo. Ma se erano poveri come erano era perché gli inglesi avevano sfruttato l'Irlanda in un modo che non si descrive nemmeno con la metafora "fino all'osso". L'avevano sfruttata fino al midollo, e poi divorato anche quello. Agli irlandesi non avevano lasciato che le patate: non possedevano nemmeno il terreno su cui costruivano le loro baracche. Sparite le patate, non gli restava che morire di fame
Complessivamente, al governo inglese non sarebbe costato tanto
salvare gli irlandesi o, perlomeno, ridurre i danni. Il film fa vedere come nel resto dell'Europa la perdita del
raccolto delle patate non abbia causato grandi carestie. Questo sia
perché fuori dall'Irlanda si dipendeva molto meno dalla patata, sia
perché i governi si erano dati da fare per gestire l'emergenza
alimentare. Ma il governo inglese non fece quasi niente a parte aumentare il contingente militare che teneva in Irlanda. E' probabile che molti in Inghilterra pensassero che "sfrondare" un po' quegli irlandesi pelandroni e scansafatiche fosse tutto sommato una buona idea.
In un post precedente ho detto che i governi sono la cosa più pericolosa che esista se si va a contare quanta gente hanno ammazzato direttamente con guerre e stermini vari. Ma anche i danni che hanno causato indirettamente i casi come la carestia irlandese sono spaventosi. E oggi i governi hanno molto più potere di quanto ne avessero al tempo della carestia. Droni, armi, telecamere, sorveglianza digitale, anche i nostri soldi sono digitalizzati, quindi il governo ne può fare quello che vuole. Ci hanno già detto che un giorno "non possederemo nulla e saremo felici." Già, proprio come gli irlandesi.
L'ambasciatore ungherese a Roma ci racconta la storia di una bufala apparsa su "La Repubblica", uno dei tanti esempi della cialtroneria dei nostri media. La definisce un esempio di una classica barzelletta ungherese: (leggerissimamente modificata per chiarezza) "La radio di Erevan dice che a Mosca in piazza Lenin stanno distribuendo delle Volvo, è vero? Si, la notizia è vera, con la piccola differenza che non è a Mosca ma a Leningrado, non in piazza Lenin, ma in piazza Mosca, non sono Volvo, ma Volga, e non le distribuiscono ma le rubano (Nell'originale ungherese, fra le parole distribuire è saccheggiare/rubare c'è una sola lettera di differenza)." (Ho modificato molto leggermente il testo per maggiore chiarezza).
Non ci sono più gli sbufalatori di una volta, quelli detti anche "debunkers," tipo Paolo Attivissimo o quelli di BUTAC (bufale un tanto al chilo). Anch'io mi ero messo nel gruppo con un certo gusto di sbufalare certe fesserie particolarmente orrende, specialmente sull'argomento del cambiamento climatico. Ma già Attivissimo mi aveva molto deluso anni fa con una sua bufala personale sull'eolico che fa male. Ma ultimamente se ne è uscito con qualcosa tipo "la stessa scienza che manda le sonde su Marte è quella che ci dice di indossare le mascherine contro il Covid." Ahimè, non ci siamo proprio.
Per non parlare di "bufale.net" che se ne uscito ultimamente con una critica al recente articolo di Franco Bechis sulla "Stampa" che parte dai dati ISS per sostenere che soltanto il 3% delle vittime del Covid sono veramente morte "di Covid" -- tutti gli altri avevano gravi patologie pregresse. Secondo "Bufale" questa è una bufala perché non si può dire con certezza che quelli che sono morti con il covid non siano morti di Covid. Diciamo piuttosto debolina come critica...... Ma il problema è che sia Bechis che Bufale fanno un gran pasticcio, raccontando cose che si sapevano da un pezzo come se fossero nuove di zecca: non si potrà mai dimostrare con certezza che una certa persona che risultava positiva al Covid sia morta "di" Covid (come diceva mio nonno buonanima "L'unica cosa sicura è che Cristo non è morto di sonno").
Poi, c'è stata la faccenda della bufala raccontata da "La Repubblica" sulla faccenda di un presunto scandalo delle ferrovie ungheresi, che il povero ambasciatore ungherese in Italia ha cercato di smascherare, ma nessuno degli sbufalatori più o meno professionisti gli ha dato minimamente retta. E nemmeno "La Repubblica", perlomeno fino ad ora.
Per finire vi voglio raccontare una cosetta. Ultimamente, ho condiviso su Facebook questa immagine che ho preso dal sito di Galina Belaeva.