L'ambasciatore ungherese a Roma ci racconta la storia di una bufala apparsa su "La Repubblica", uno dei tanti esempi della cialtroneria dei nostri media. La definisce un esempio di una classica barzelletta ungherese: (leggerissimamente modificata per chiarezza) "La radio di Erevan dice che a Mosca in piazza Lenin stanno distribuendo delle Volvo, è vero? Si, la notizia è vera, con la piccola differenza che non è a Mosca ma a Leningrado, non in piazza Lenin, ma in piazza Mosca, non sono Volvo, ma Volga, e non le distribuiscono ma le rubano (Nell'originale ungherese, fra le parole distribuire è saccheggiare/rubare c'è una sola lettera di differenza)." (Ho modificato molto leggermente il testo per maggiore chiarezza).
Non ci sono più gli sbufalatori di una volta, quelli detti anche "debunkers," tipo Paolo Attivissimo o quelli di BUTAC (bufale un tanto al chilo). Anch'io mi ero messo nel gruppo con un certo gusto di sbufalare certe fesserie particolarmente orrende, specialmente sull'argomento del cambiamento climatico. Ma già Attivissimo mi aveva molto deluso anni fa con una sua bufala personale sull'eolico che fa male. Ma ultimamente se ne è uscito con qualcosa tipo "la stessa scienza che manda le sonde su Marte è quella che ci dice di indossare le mascherine contro il Covid." Ahimè, non ci siamo proprio.
Per non parlare di "bufale.net" che se ne uscito ultimamente con una critica al recente articolo di Franco Bechis sulla "Stampa" che parte dai dati ISS per sostenere che soltanto il 3% delle vittime del Covid sono veramente morte "di Covid" -- tutti gli altri avevano gravi patologie pregresse. Secondo "Bufale" questa è una bufala perché non si può dire con certezza che quelli che sono morti con il covid non siano morti di Covid. Diciamo piuttosto debolina come critica...... Ma il problema è che sia Bechis che Bufale fanno un gran pasticcio, raccontando cose che si sapevano da un pezzo come se fossero nuove di zecca: non si potrà mai dimostrare con certezza che una certa persona che risultava positiva al Covid sia morta "di" Covid (come diceva mio nonno buonanima "L'unica cosa sicura è che Cristo non è morto di sonno").
Poi, c'è stata la faccenda della bufala raccontata da "La Repubblica" sulla faccenda di un presunto scandalo delle ferrovie ungheresi, che il povero ambasciatore ungherese in Italia ha cercato di smascherare, ma nessuno degli sbufalatori più o meno professionisti gli ha dato minimamente retta. E nemmeno "La Repubblica", perlomeno fino ad ora.
Per finire vi voglio raccontare una cosetta. Ultimamente, ho condiviso su Facebook questa immagine che ho preso dal sito di Galina Belaeva.