venerdì 30 dicembre 2022

Il popolo ha fame? Che faccia una dieta dimagrante!


Il movimento ambientalista, in particolare quello Italiano, è rimasto legato a concetti ormai obsoleti, come quello della "decrescita," vista come una cosa buona, addirittura "felice".  Non si rendono conto che, al momento, "decrescita" significa semplicemente un impoverimento generalizzato che colpisce i più poveri. È una cosa ormai probabilmente inevitabile ma, perlomeno, non dovremmo far finta di essere contenti. 

Negli anni 1970, un giornalista intervistò Aurelio Peccei, il fondatore del "Club di Roma" e lo sponsor del rapporto sui "Limiti dello Sviluppo" del 1972. Gli chiese se era favorevole al concetto di "crescita zero." Peccei rispose, indignato, "nemmeno per idea!" La crescita zero, spiegava Peccei, voleva dire semplicemente lasciare i poveri del pianeta alla loro povertà. Invece, i poveri dovevano avere la possibilità di crescere fino a raggiungere un livello di vita decente. Solo allora si sarebbe potuto parlare di stabilizzare il sistema economico. 

Peccei era un illuminato in molti sensi. Era anche un ingegnere: si rendeva conto che i problemi concreti hanno bisogno di soluzioni concrete. Ovvero, che non è il caso di parlare agli affamati dei benefici delle diete dimagranti. All'epoca, il problema energetico non si poneva ancora con chiarezza, ma Peccei si sarebbe sicuramente reso conto che bisogna dare energia a chi ne ha bisogno. Non possiamo mangiare l'energia, ma senza energia non possiamo mangiare. E non ne abbiamo affatto in abbondanza. 

Nella situazione attuale, stiamo andando verso il disastro, fra i blocchi commerciali, la mancanza di fertilizzanti, il cambiamento climatico, le guerre, e tutto il resto. E i dati della FAO ci dicono che la fame ha ripreso ad aumentare dopo aver raggiunto un minimo, intorno al 2015. Al momento, siamo a circa il 10% di persone affamate nel mondo, vicino a un miliardo di persone. Cosa gli dici a questi? Di decrescere? Non vi sembrano già magri abbastanza?

Purtroppo, il movimento ambientalista si trova completamente spiazzato di fronte agli ultimi sviluppi della crisi economica e ecologica. Una buona frazione degli ambientalisti nostrani (per fortuna non tutti) sono rimasti legati al concetto di "decrescita" come se fosse una cosa buona e virtuosa. Certe volte accoppiandola con l'aggettivo "felice." Non si rendono conto di quanto questa idea sia obsoleta. 

Forse, negli anni del boom economico, poteva aver senso parlare di ridurre gli sprechi ma, oggi, c'è rimasto ben poco da ridurre. Quello che chiamiamo "decrescita" è ormai un termine in "newspeak" di stampo orwelliano ("guerra è pace") che indica la distruzione della classe media in Occidente. Come è tipico del newspeak, indica un certo concetto con il suo esatto contrario. Non solo i cittadini occidentali vengono spogliati dei loro averi dalle élite ("decrescita"), ma ne dovrebbero anche essere contenti ("decrescita felice"). Un vero trionfo della propaganda moderna. 

La caratteristica principale della propaganda è la sua capacità di convincere la gente ad agire in modi che danneggiano loro stessi. Nelle sue forme più ingenue vuol dire, per esempio, fare la doccia fredda per "colpire Putin." Ma in forme molto più distruttive vuol dire, per esempio, spingere gli ambientalisti a opporsi a opere di cui abbiamo disperatamente bisogno. Un esempio è quello dei 30 MW dell'impianto eolico di Villore, nel Mugello. È un progetto che dovrebbe finalmente partire, ma che è rimasto a lungo bloccato dall'opposizione di molti gruppi (pseudo) ambientalisti. 

Pensateci un attimo: nella storia dell'impianto di Villore stiamo vedendo persone che sostengono che dobbiamo arrivare a "emissioni zero" e che allo stesso tempo manifestano in piazza contro gli strumenti che lo renderebbero possibile. Come facciano a non vedere la contraddizione è uno dei tanti misteri dell'universo. Ma è il miracolo della propaganda: non si preoccupa delle sue stesse contraddizioni. Alla fine, la realtà vince sempre, ma può essere una storia lunga e molta gente è destinata a soffrire nel processo. 

Su questa faccenda ho descritto la mia opinione in un articolo sul Fatto Quotidiano. Devo aver colpito un punto sensibile, perché mi sono avuto diversi commenti piuttosto piccati sui social. Come succede sempre, quando qualcuno è a corto di argomenti non trova altra via di uscita che prendersela con la persona. Ed è stato questo che è successo: a parte l'accusa di essere venduto ai poteri forti, qualcuno mi ha addirittura paragonato a Roberto Burioni (!). Era inteso come un insulto, ma è anche vero che Burioni è un genio della comunicazione (genio del male, ovviamente!). Quindi, lo prendo perlomeno come una lode parziale.

Per concludere, accennavo all'inizio dell'opinione di Aurelio Peccei, molto simile alla mia. Anche lui, fra le altre cose, si ebbe insulti e accidenti da parte del famoso "cornucopiano" Julian Simon, che lo accusò di mentire e di essere anche lui venduto ai poteri forti. La storia la racconta Simon nel suo libro "The Ultimate Resource" del 1981. E io la racconto di nuovo nel mio libro "The Limits to Growth Revisited" del 2014.


mercoledì 21 dicembre 2022

Il Miracolo delle Rinnovabili: Buon Natale a Tutti


Questo è un post che avevo pubblicato qualche giorno fa sul Fatto Quotidiano". E' un po' ottimista, ma abbiamo bisogno di ottimismo. Ce la possiamo fare: andiamo avanti verso un mondo migliore. E Buon Natale! UB


Si sa che i miracoli non sono una cosa tanto frequente e, se uno ha grossi problemi di salute, non è probabile che basti una nuotatina nella piscina di Lourdes per risolverli. Però, è anche vero che alle volte le cose cambiano rapidamente, aprendo nuove possibilità. È quello che sta succedendo con l’energia rinnovabile. Parlare di “miracolo” è un po’ troppo, lo so, ma gli sviluppi recenti della tecnologia ci hanno messo a disposizione uno strumento che fino a pochi anni fa non ci sognavamo nemmeno di avere. E questo potrebbe risolvere certi problemi che una volta sembravano irrisolvibili.

Per anni, sono andato in giro facendo conferenze sul cambiamento climatico e altri guai in vista, come l’esaurimento del petrolio. Di solito, quelli che venivano a sentire erano persone preparate a un messaggio non proprio tranquillizzante, ma il problema era cosa fare in proposito. Alla fine della conferenza, seguiva un dibattito in cui si dicevano sempre le stesse cose: andare in bicicletta, abbassare il termostato di casa, mettere doppi vetri alle finestre, lampadine a basso consumo, cose del genere.

Era un piccolo rituale tranquillizzante ma, in realtà, tutti sapevano che queste non erano vere soluzioni. Non che non servano a niente, ma sono spennellatine di verde su un sistema che continua a dipendere dai combustibili fossili per funzionare. Così, sono almeno vent’anni che si parla di doppi vetri e biciclette, ma le emissioni di CO2 continuano ad aumentare come prima, anzi, più rapidamente di prima. Se non andiamo al cuore del problema, ovvero a eliminare i fossili, non arriviamo a niente. Ma come fare? Fino a pochi anni fa, sembrava che non ci fosse nessun modo eccetto tornare a zappare i campi come nel Medioevo.

Ma oggi le cose sono cambiate radicalmente. Probabilmente non ve ne siete accorti, presi dal dibattito sulle elezioni. Ma che vinca la destra o la sinistra, cambia poco: il cambiamento, quello vero, sta arrivando con le tecnologie rinnovabili. Gli impianti eolici e fotovoltaici sono stati ottimizzati e i fattori di scala hanno generato massicci risparmi sui costi di produzione. Oggi, un chilowattora prodotto da un pannello fotovoltaico costa forse un fattore dieci di meno del chilowattora da gas naturale (e anche un quinto del chilowattora nucleare). Una volta, chiamavamo l’energia rinnovabile “alternativa,” ma oggi tutte le altre sono “alternative”.

Inoltre, produrre energia con impianti rinnovabili non inquina, non richiede materiali non riciclabili, non genera gas serra, non è suscettibile di sanzioni, e nessuno può bombardare il sole per lasciarci senza energia. Ora, non mi fate dire che le rinnovabili hanno risolto automaticamente tutti i problemi. È vero che oggi costano poco, ma è vero anche che non sono gratis. Poi, ci vogliono investimenti per adattare le infrastrutture energetiche di tutto il paese, per creare dei sistemi di stoccaggio dell’energia, e molto altro. Non sono cose che si possano fare in un mese, e nemmeno in pochi anni. Si parla di un decennio, come minimo, per arrivare a un sistema energetico basato principalmente sulle rinnovabili.

Ma è anche vero che ogni viaggio comincia dal primo passo. E adesso vediamo davanti a noi una strada da percorrere. Una strada che ci porta verso un mondo più pulito, più prospero e, sperabilmente, meno violento. Non ho smesso di andare in giro a fare conferenze ma, adesso, posso proporre delle soluzioni reali. E non sono solo io a essermi reso conto del cambiamento. Nel dibattito, oggi si sente l’entusiasmo di poter fare qualcosa di concreto. Molta gente chiede se possono installare pannelli fotovoltaici a casa loro. Altri raccontano di averlo già fatto. Alcuni sono arrabbiati neri (giustamente) con la burocrazia che gli impedisce di installare sul loro tetto o nel loro giardino. Lo vedete anche nelle discussioni sui social media.

C’è sempre qualcuno che parla contro le rinnovabili ragionando come i flagellanti medievali che andavano in giro gridando “ricordati che devi morire”. Ma c’è anche chi gli risponde per le rime, tipo, “e allora andate pure a vivere felici nella vostra grotta insieme agli altri cavernicoli.” (o anche, come Massimo Troisi, “mo’ me lo segno”). Se avete un balcone esposto a sud (e se il vostro comune non vi mette i bastoni fra le ruote), potete già installare dei pannelli fotovoltaici appesi alla ringhiera che vi aiuteranno a ridurre la bolletta dell’elettricità. Un pezzetto per volta, ci riusciremo!



sabato 17 dicembre 2022

La fine dell'Europa: La conclusione di un lungo ciclo storico.

Il fallimento dell'Unione Europea potrebbe essere iniziato con la scelta della bandiera. Non che le bandiere nazionali debbano essere opere d'arte, ma almeno possono essere fonte di ispirazione. Ma questa bandiera è completamente piatta, non è originale ed è solo deprimente. Sembra una pizza al gorgonzola andata a male. E questa è solo una delle tante cose che non vanno bene dell'Unione Europea. (itentativi di renderla più attraente sono falliti completamente). È la conclusione di un ciclo millenario che sta per finire. Probabilmente era inevitabile, ma questo non lo rende meno doloroso.



L'Europa ha una lunga storia che risale a quando le calotte glaciali si ritirarono alla fine dell'ultima era glaciale, circa 10.000 anni fa. A quel tempo, i nostri remoti antenati si trasferirono in una terra incontaminata, la coltivarono, costruirono villaggi, strade e città. Viaggiarono, migrarono, combatterono tra loro, crearono culture, costruirono templi, fortezze e palazzi. Sulla costa meridionale dell'Europa emerse una vivace rete di scambi commerciali, resa possibile dal trasporto marittimo sul Mar Mediterraneo. Da questa rete nacque la civiltà greca e poi, verso la fine del primo millennio a.C., l'Impero romano. Esso comprendeva la maggior parte dell'Europa occidentale.(immagine dall'ESA)


Come tutti gli imperi, anche l'Impero Romano ha attraversato il suo ciclo di gloria e declino. Nel V secolo d.C., quando l'Europa entrò nel Medioevo, l'Impero era scomparso se non come ricordo della passata grandezza. Nei secoli successivi, la popolazione dell'Europa occidentale diminuì fino al minimo storico, forse meno di 20 milioni di persone. L'Europa divenne una terra di fitte foreste, rovine gigantesche, piccoli villaggi e signori della guerra in lotta tra loro. Nessuno poteva immaginare che, secoli dopo, gli europei sarebbero diventati i dominatori del mondo.

A volte i crolli portano con sé il seme della ripresa. È quello che ho chiamato il"Seneca Rebound". Per qualche motivo, noi moderni denigriamo il Medioevo, chiamandolo "Età Oscura". Ma non c'era nulla di oscuro durante il Medioevo europeo: l 'Europa era povera in termini materiali, ma gli europei riuscirono a creare una cultura fatta di letteratura raffinata, splendide cattedrali, musica sofisticata, tecnologie avanzate e molto altro. Uno dei motivi della prosperità della cultura europea era la presenza di strumenti che mancavano ad altre regioni del mondo. Uno di questi era la lingua latina, utilizzata per mantenere viva l'antica cultura classica e le sue conquiste. Inoltre, favorì gli scambi commerciali e creò forti legami culturali in tutto il continente. Gli europei ereditarono anche la maggior parte del diritto e della cultura romana e le tecnologie romane in campi come la metallurgia e la costruzione di armi.

Quando l'Europa si riprese dal crollo del V secolo, nuove miniere di metalli preziosi nell'Europa orientale iniziarono a riversare ricchezza nel continente. Il risultato fu esplosivo. Già nell'800 d.C. Carlo Magno, re dei Franchi, riuscì a mettere insieme un esercito abbastanza potente da creare un nuovo impero europeo, il "Sacro Romano Impero". Con l'inizio del millennio, la popolazione europea cresceva rapidamente e aveva bisogno di spazio per espandersi. L'Europa era una molla caricata, pronta a scattare. Nel 1095, un'ondata di eserciti uscì dall'Europa e si riversò nel Vicino Oriente. Era l'epoca delle Crociate.

Inizialmente, l'invasione del Medio Oriente fu un successo spettacolare: gli eserciti cristiani sconfissero i governanti locali, fondarono nuovi regni e ricrearono un collegamento commerciale diretto con l'Asia orientale, lungo la Via della Seta. Ma il compito era troppo grande per un'Europa ancora giovane. Dopo due secoli di lotta, gli eserciti europei furono costretti ad abbandonare la Terra Santa, sconfitti e allo sbando. A questo punto, l'Europa si trovò ad affrontare nuovamente il problema che aveva cercato di risolvere con le Crociate: la sovrappopolazione. 

Il problema si risolse da solo con un rapido crollo della popolazione, prima con la grande carestia (1315-1317), poi con la peste nera. L'Europa del XIV secolo era così indebolita che rischiò seriamente di essere sopraffatta dagli eserciti mongoli provenienti dall'Asia. Fortunatamente per gli europei, i mongoli non potevano sostenere un attacco su larga scala così lontano dal centro del loro impero.


Nonostante le devastazioni della peste nera, l'Europa riemerse con la sua cultura, la sua struttura sociale e le sue conoscenze tecnologiche ancora intatte. L'Europa non si limitò a riprendersi, ma si entrò in uno spettacolare ciclo di crescita. Le tecnologie di costruzione navale furono migliorate, permettendo agli europei di navigare attraverso gli oceani. Durante le loro dispute interne, gli europei avevano anche trasformato le armi da fuoco in armi terribilmente efficaci. Durante il XVI e il XVII secolo, respinsero i tentativi dell'Impero Ottomano di espandersi in Europa. Gli Ottomani ricevettero un duro colpo sul mare a Lepanto, nel 1571. Poi, furono sconfitti in modo decisivo sulla terraferma all'assedio di Vienna, nel 1683. Con i confini orientali ormai al sicuro, gli europei ebbero mano libera per espandersi oltreoceano.

Il XVI secolo vide la nascita di un modello che sarebbe durato per diversi secoli. Gli eserciti europei invadevano regni stranieri, schiacciavano ogni resistenza militare e sostituivano i leader locali con quelli europei. A volte usavano gli abitanti locali come schiavi, altre volte li spazzavano via e li sostituivano con coloni europei. Le nuove terre furono un'incredibile fonte di ricchezza. L'Europa importava metalli preziosi, legname, spezie e persino cibo sotto forma di zucchero prodotto dalla canna da zucchero. L'afflusso di oro e argento da oltreoceano stimolò l'economia europea, mentre il legname permise agli europei di costruire più navi. Le importazioni di cibo permisero alla popolazione europea di crescere e di mettere in campo nuovi eserciti in grado di conquistare nuove terre che producevano ancora più cibo.

Tuttavia, l'espansione europea iniziò a rallentare nel XVII secolo. La guerra dei 30 anni, dal 1618 al 1648, fu un terribile disastro che potrebbe aver sterminato il 10% della popolazione europea, o forse molto di più. Poi, come sempre accade con le guerre, seguì un'altra epidemia di peste. L'Europa sembrava aver raggiunto un nuovo limite alla sua espansione. Lo zucchero proveniente dalle colonie d'oltremare non era sufficiente, da solo, a sostenere il bisogno di materiali per mantenere ed espandere ulteriormente l'impero europeo. Il legno era necessario per produrre navi e, allo stesso tempo, per essere trasformato in carbone di legna necessario per fondere i metalli. Ma gli alberi si stavano esaurendo in Europa e l'importazione di legname da oltreoceano era costosa. La maggior parte dei Paesi dell'Europa meridionale vide le proprie foreste ridursi e la propria crescita arrestarsi.

(immagine tratta da Foquet e Bradberry). (La Francia non è mostrata nella figura, ma presenta un andamento simile a quello dell'Inghilterra).

Nonostante i problemi, le economie del Nord Europa (soprattutto l'Inghilterra) ripresero rapidamente a crescere dopo la crisi del XVII secolo. Il trucco era un nuovo sviluppo tecnologico: il carbone. Il carbone era già stato utilizzato come combustibile in epoca romana, ma nessuno nella storia lo aveva mai usato su così larga scala. Con il carbone, gli europei non avevano più bisogno di distruggere le loro foreste per produrre ferro e acciaio. Fu l'inizio di una nuova, fortunata ripresa. All'inizio del XX secolo, l'Europa dominava il mondo intero, direttamente o indirettamente.

La popolazione europea secondo Zinkina et al. (2017). I due cali del XIV e del XVII secolo sono chiaramente visibili, anche se meno drammatici su questa scala rispetto al precedente lavoro di Langer.

Come tipico degli imperi, una volta completate le conquiste arrivò il momento del consolidamento. Non più le rischiose avventure dei singoli Stati, ma un governo centrale che gestisse l'impero e lo tenesse unito. Per gli antichi Romani, era stato compito di Giulio Cesare creare uno Stato forte e centralizzato. Per l'Europa moderna, la storia era molto più difficile: come domare un gruppo di stati litigiosi che sembravano passare la maggior parte del tempo a farsi la guerra tra loro?

L'imperatore del Sacro Romano Impero, Carlo V (1500-1558), fu tra i primi a provarci, senza successo. Il suo successore, Filippo II di Spagna (1527-1598), tentò di sottomettere la Gran Bretagna con la sua "invincibile armata" nel 1588, ma anche lui fallì. Il declino della Spagna lasciò spazio ad altre potenze europee per tentare di nuovo. Napoleone Bonaparte (1769-1821) ci era quasi riuscito, ma i suoi sogni imperiali naufragarono a Trafalgar e poi morirono di freddo nelle pianure russe. Poi, fu la volta della Germania. Il tentativo iniziò nel 1914 e di nuovo nel 1939. In entrambi i casi, fu un tragico fallimento. Anche la debole Italia aveva sogni imperiali. Negli anni '40, Benito Mussolini tentò di ricreare una nuova versione dell'antico Impero Romano nel Mar Mediterraneo. Un fallimento totale, ancora una volta.

Più volte, le aspiranti potenze imperiali europee si trovarono di fronte a una sfida impossibile. A Occidente, la Gran Bretagna non aveva alcun interesse a veder sorgere un Impero europeo dall'altra parte della Manica. Lo stesso valeva per l'Oriente, con la Russia che non voleva vedere una grande potenza sorgere vicino ai suoi confini. Il risultato fu che gli eserciti europei si trovarono spesso a combattere su due fronti contemporaneamente. Inoltre, il Mar Mediterraneo era nella ferrea morsa della marina britannica: le potenze continentali non potevano espandersi a sud. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, l 'Europa uscì dalla lotta distrutta, impoverita e umiliata.

L'ultimo (e forse l'ultimo) tentativo di unificare l'Europa è stata l'Unione Europea. I creatori dell'Unione capirono che era impossibile unificare l'Europa con mezzi militari, quindi cercarono di farlo sotto forma di una zona franca economica e di un parlamento eletto. È stato un tentativo coraggioso, ma non ha funzionato. Non avrebbe potuto funzionare. L'Unione doveva affrontare enormi forze ostili, sia interne che esterne. Gran Bretagna e Francia avrebbero dovuto bilanciare la potenza tedesca, ma quando la Gran Bretagna se ne andò con la "Brexit", nel 2020, l'Unione subì una sconfitta equivalente a quella militare subita dalla Germania nella Battaglia d'Inghilterra, nel 1940. In entrambi i casi, era il fallimento del tentativo di assorbire la Gran Bretagna nel sistema economico dell'Europa continentale.

La defezione della Gran Bretagna ha lasciato l'Unione Europea dominata dalla Germania. Proprio come durante la Seconda Guerra Mondiale, il governo tedesco non ha mai compreso che fare il gradasso non era il modo per farsi apprezzare dagli Stati vicini. Il risultato è stato la crescita di forze antieuropee in tutto il continente. Il movimento chiamato "sovranismo" mira a ripristinare il potere degli Stati nazionali e a sbarazzarsi dei burocrati dell'UE. Finora questo movimento ha giocato solo un ruolo marginale nella politica, ma è riuscito a rendere l'UE profondamente odiata da tutti coloro che non ricevono uno stipendio da Bruxelles.

Proprio come era accaduto nel 1941, l'Europa è ora impegnata in una battaglia disperata su due fronti diversi, ma la lotta è ora principalmente economica e culturale, non militare: è una guerra di "dominio a tutto spettro". La lotta è ancora in corso, ma sembra già chiaro che l'Europa è stata sconfitta. Proprio come la Germania si era autodistrutta con un attacco militare alla Russia nel 1941, l'Unione Europea si sta autodistruggendo con le sue sanzioni economiche contro la Russia. Di fatto, l'Europa sta commettendo un lento e doloroso suicidio. Ma è così che funziona il dominio a tutto spettro: distrugge i nemici dall'interno.

E ora? Era inevitabile che l'Europa cessasse di essere un Impero. Le risorse umane e materiali che avevano reso possibile il dominio europeo non ci sono più. Ma non era inevitabile che l'Europa si autodistruggesse. L 'Europa avrebbe potuto sopravvivere e mantenere la sua indipendenza rimanendo in buoni rapporti con le altre potenze eurasiatiche, Cina, Russia e India, ma scegliere di rompere le relazioni commerciali, culturali e umane con il resto dell'Eurasia non è stato solo un suicidio economico. È stato un suicidio culturale e morale.

Quindi, cosa succederà alla povera Europa? La storia, come al solito, fa rima: non dimenticate che nel 1945 il piano ufficiale degli Stati Uniti prevedeva la distruzione dell'economia tedesca e lo sterminio della maggior parte della popolazione tedesca. Fortunatamente il piano è stato accantonato, ma questa idea potrebbe tornare di moda? Non possiamo escludere che stati più potenti della debole coalizione Europea decidano che la distruzione dell'economia Europea sia una cosa conveniente per loro. E che quelli che non sopravviveranno al crollo economico, non sono un loro problema. Un'Europa impoverita potrebbe tornare a essere qualcosa di non dissimile da ciò che era nell'Alto Medioevo: spopolata, povera, primitiva, una mera appendice del grande continente eurasiatico.

Eppure, l'Europa si è ripresa più di una volta da terribili disastri. Potrebbe accadere di nuovo. Ma non a breve termine.


Altrettanto attraente di una pizza al gorgonzola andata a male

venerdì 9 dicembre 2022

Qual è la prossima cosa che ci arriverà addosso? Preparatevi, perché potrebbe essere una gran bella botta


Nonostante io abbia antichi veggenti come antenati (gli "aruspici"), non pretendo di essere in grado di prevedere il futuro. Ma credo di poter proporre degli scenari per il futuro. Quale potrebbe essere il prossimo disastro che ci arriverà addosso? Suggerisco che sarà lo sconvolgimento del mercato petrolifero causato dalla recente misura di un tetto al prezzo del petrolio russo.


Vi ricordate quante cose sono cambiate negli ultimi 2-3 anni, e sono cambiate in modo incredibilmente veloce? C'era uno schema in questi cambiamenti: una parte dello schema era che dovevano essere solo temporanei, un altro era che erano per il nostro bene. Ci è stato detto che erano necessarie"due settimane per appiattire la curva", che "le sanzioni faranno crollare l'economia russa in due settimane" e molte altre cose. Poi, i nostri problemi saranno risolti e il mondo tornerà alla normalità. Ma questo non è successo. Al contrario, il risultato è stato una "nuova normalità", per nulla simile a quella vecchia.

Ora, la domanda più ovvia è "e adesso?" Più esattamente,"con cosa ci colpiranno la prossima volta?". "C'è l'idea che possa esserci una nuova pandemia, un nuovo virus o il ritorno di quello vecchio. Ma no. Sono più intelligenti di così: finora sono sempre stati un passo, forse due, avanti a noi. Sono maestri di propaganda, sanno che la propaganda si basa sui memi e che i memi hanno una durata limitata. I vecchi memi sono come i vecchi giornali, non sono più interessanti. Un particolare spauracchio non può spaventare la gente per troppo tempo, e l'idea di spaventarci con un virus pandemico ha superato la sua utilità. Potrebbero averci sondato con la pandemia del "vaiolo delle scimmie", e hanno visto che non ha funzionato. Era comunque ovvio. Quindi, ora che si fa?

Permettetemi di suggerire un possibile nuovo modo di colpirci. Forse ne avete sentito parlare ma, finora, si pensava che fosse qualcosa di marginale, non destinato a creare un'altra "nuova normalità". Ma potrebbe. È enorme, è gigantesco, sta arrivando. È il il tetto sui prezzi del petrolio russo. L'idea è che un cartello di Paesi, soprattutto occidentali, si mettono d'accordo per vietare l'importazione di petrolio russo a meno che non abbia un prezzo inferiore ai 60 dollari al barile. Inoltre, renderà più difficile per la Russia esportare petrolio all'estero, anche nei Paesi che non aderiscono all'accordo.

Questa idea è, come al solito, promossa come un modo per aiutarci. Non solo danneggerà il malvagio Putin, ma ridurrà i prezzi del petrolio, quindi tutti in Occidente dovrebbero essere felici. Ma funzionerà davvero? A dir poco difficile, ed è probabile che i promotori lo sappiano molto bene.

Pensateci: negli ultimi cento anni non è mai successo che un cartello di Paesi intervenisse per imporre un certo prezzo del petrolio a livello mondiale. Anche durante la "crisi petrolifera" degli anni '70, l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) non ha mai fatto ciò che viene spesso accusata di aver fatto, fissando un prezzo elevato del petrolio. L'OPEC può solo fissare quote di produzione o sanzionare alcuni Paesi, ma non ha alcun potere, e non l'ha mai avuto, sui prezzi, che sono stabiliti dal mercato internazionale.

Quando i governi si intromettono nei prezzi, i risultati sono sempre negativi. In genere, i prezzi dei beni vengono fissati troppo bassi e ciò produce due effetti: la nascita di un mercato nero e la scomparsa dei beni dal mercato ufficiale. Era una caratteristica tipica dell'economia sovietica, dove i prezzi erano spesso fissati a livelli bassi per dare l'impressione che certi beni fossero alla portata di tutti. Ma non era così: in teoria, la maggior parte dei cittadini sovietici poteva permettersi il caviale venduto ai prezzi stabiliti dal governo. In pratica, questo caviale non si trovava quasi mai nei negozi. Ma, naturalmente, era possibile trovarlo al mercato nero, se si potevano pagare prezzi esorbitanti.

Oggi, intervenire per fissare un prezzo per il petrolio russo equivale a gettare una chiave inglese negli ingranaggi di una macchina enorme. Nessuno sa esattamente come reagirà il mercato petrolifero globale. L'unica cosa certa è che i russi si rifiutano di vendere il loro petrolio ai Paesi che hanno sottoscritto l'accordo. Il risultato complessivo dell'eliminazione di un grande produttore dal mercato può essere solo uno: l'aumento dei prezzi del petrolio. Esattamente l'opposto di ciò che il price cap dovrebbe fare. Ma questo è il minimo che possa accadere: gli effetti del tetto sono imprevedibili su un mercato già instabile e soggetto a oscillazioni selvagge dei prezzi. L'Europa potrebbe perdere completamente l'accesso al petrolio e andare in crisi. Le carestie sono state un evento fisso nella storia europea, potrebbero ripetersi. Cose del genere: non piccoli cambiamenti, ma cambiamenti enormi.

Perché i paesi occidentali si sono impegnati in questa idea apparentemente controproducente? Forse c'è del metodo in questa follia. Mi vengono in mente alcune possibili spiegazioni:

1. I governi occidentali sono nelle mani di idioti che agiscono secondo il principio noto come "Mi sono buttato nudo in un cespuglio di rovi". Perché? Perché mi sembrava una buona idea per cogliere le more". Mettono in pratica idee che sembrano buone (danneggiare Putin), senza preoccuparsi delle conseguenze (distruggere l'economia europea).

2. Il tetto ai prezzi ha lo scopo specifico di aumentare i prezzi del petrolio. Costringerà i Paesi consumatori in Europa a passare dal petrolio russo, relativamente economico, al più costoso petrolio americano, che diventerà ancora più caro in un regime di quasi monopolio. Questo porterà enormi profitti ai produttori americani. Non dimenticate che le élite americane sono convinte che le risorse petrolifere statunitensi siano infinite, o quasi.

3. Il tetto ai prezzi è pensato come un modo per salvare l'industria statunitense del tight oil. Finora il tight oil è stato quasi un miracolo, riportando gli Stati Uniti a una posizione di dominio tra i produttori di petrolio. Ma ora si trova in difficoltà a causa del calo dei prezzi del petrolio sul mercato mondiale. Con un aumento dei prezzi del petrolio, l 'Europa finanzierà un nuovo ciclo di estrazione di tight oil negli Stati Uniti, mentre i profitti rimarranno negli Stati Uniti. Sembra diabolico, e forse lo è. Aggiungo che forse c'è un motivo per cui l'industria del tight oil è stata recentemente dichiarata "morta" dai media tradizionali. Chiamatemi pure teorico della cospirazione, ma questo articolo su "Oilprice.com" potrebbe avere avuto lo scopo di spaventare i produttori statunitensi e far loro accettare la rischiosa misura di vietare l'ingresso del petrolio russo nel mercato occidentale.

4. Potrebbe esistere una "forza nascosta", da qualche parte, che sta agendo con un piano a livello globale. Il piano prevede una riduzione forzata della produzione e del consumo di combustibili fossili per mitigare i danni generati dal riscaldamento globale o, forse più probabilmente, per lasciare l'energia alle élite togliendola ai pezzenti come noi. Gli eventi recenti, la crisi di Covid e la crisi russa, hanno entrambi l'effetto di impoverire alcuni dei principali consumatori di combustibili fossili, i cittadini occidentali della classe media, riducendo così il consumo complessivo. Il tetto al prezzo del petrolio russo potrebbe essere solo il primo passo di un nuovo piano che costringerà gli occidentali ad abbandonare definitivamente la loro dipendenza dai combustibili fossili, che lo vogliano o meno. Questa potrebbe non essere una cattiva idea per diversi motivi, ma come medicina è equivalente alla lobotomia o alla mastectomia radicale per i singoli esseri umani. Diciamo che è un tantino estremo come intervento.

È possibile che siano all'opera tutti e quattro questi fattori. In ogni caso, si sta materializzando una potente convergenza di interessi che probabilmente riuscirà a far accettare il tetto al petrolio russo a livello mondiale. Considerando la facilità con cui i cittadini europei sono stati indotti a credere alle cose più assurde nel corso degli ultimi due anni, è improbabile che capiscano cosa gli si sta facendo (e permettetemi di non usare le parole appropriate per il concetto). 

Non che i cittadini americani se la passeranno molto meglio: l'enorme trasferimento di ricchezza dall'Europa agli Stati Uniti andrà tutto nelle tasche degli oligarchi americani. Quanto ai governi europei, sono le strutture che dovrebbero opporsi a questo gigantesco trasferimento di ricchezza, ma sono al soldo di potenze straniere o comunque non possono opporsi. Quindi aderiranno con entusiasmo all'idea, perlomeno ufficialmente.

È questo che mostra la sfera di cristallo? Non necessariamente. Diciamo solo che ci sono ragioni per pensare che quello appena descritto sia uno scenario probabile. Poi, i piani meglio congegnati di uomini e topi alle volte non funzionano per niente. C'è un limite alla forza con cui si può stirare qualcosa qualcosa prima che vada in pezzi o si rivolti all'indietro e ci morda. I cittadini europei continueranno per sempre a essere felici di essere stuprati economicamente dagli Stati Uniti? Il futuro è sempre pieno di sorprese, ma la sfera di cristallo mostra sempre la stessa cosa: il mondo va dove ci sono i soldi.


 

venerdì 2 dicembre 2022

Il grafico più impressionante del ventunesimo secolo: L'impero colpisce ancora!

 Domenica 27 novembre 2022


Nel 1956, Marion King Hubbert aveva previsto che la produzione di petrolio degli Stati Uniti avrebbe seguito una curva "a campana", iniziando un declino irreversibile intorno al 1970. Aveva sostanzialmente ragione ma, intorno al 2010, la curva di produzione ha ripreso a crescere. Questo brusco rimbalzo è stato un evento sorprendente che ha riportato gli Stati Uniti al ruolo di maggior produttore mondiale di greggio e a diventare sensibilmente più aggressivi in termini geopolitici. Sostenuto dalla sua grande produzione di petrolio, l'Impero sta tornando a colpire, ma per quanto tempo? (immagine di Paul Kedrosky)


Anni fa, James Schlesinger ha osservato che gli esseri umani hanno solo due modalità operative: la compiacenza e il panico. È un'osservazione che suona vera e che possiamo generalizzare in termini di gruppi: alcuni esseri umani sono catastrofisti e altri cornucopiani. Io tendo a schierarmi con i catastrofisti, al punto che ho creato il termine"effetto Seneca" o "precipizio di Seneca" per definire il rapido declino che si verifica dopo l'arresto della crescita. In effetti, le catastrofi sono un evento comune nella storia umana, ma è anche vero che a volte (raramente) un declino catastrofico può essere invertito: ho chiamato questo effetto il "Rimbalzo di Seneca".


Un esempio impressionante di rimbalzo è rappresentato dalla storia della produzione petrolifera statunitense. Probabilmente sapete che nel 1956 Marion King Hubbert propose la sua idea della curva "a campana". La sua previsione si rivelò approssimativamente corretta: la produzione petrolifera statunitense iniziò a diminuire dopo il picco del 1970, seguendo una traiettoria che sembrava irreversibile. All'inizio degli anni 2000, dopo quasi 40 anni di declino, nessun geologo sano di mente avrebbe detto che il declino poteva essere fermato, per non dire invertito. Non si trattava di essere catastrofisti o cornucopiani: i membri di entrambe le categorie erano normalmente d'accordo sul fatto che estrarre grandi quantità di petrolio da fonti "non convenzionali" era semplicemente impensabile in termini economici.

Poi è successo qualcosa che ha cambiato tutto. Ci sono voluti alcuni anni prima che la nuova tendenza fosse chiara ma, a metà degli anni 2010, non poteva più essere ignorata. Nel 2018, la produzione statunitense era tornata ai livelli del picco del 1970. Nel 2019 lo ha superato e ha continuato a crescere. La produzione di gas naturale ha seguito la stessa tendenza, salendo rapidamente a livelli mai visti prima. Nel 2020, la crisi del Covid ha causato un nuovo calo della produzione, attualmente solo parzialmente recuperato. Ma lasciamo perdere il Covid, per il momento. Cosa è successo per cambiare così tanto le cose nell'industria petrolifera statunitense?

Probabilmente sapete che la causa ha un nome e una storia: si chiama "tight oil" o"shale oil", ("petrolio di scisto") estratto tramite "fracking". Di per sé, non è nulla di particolarmente nuovo, il concetto era già noto negli anni 1930. L'idea è quella di utilizzare l'alta pressione per fratturare la roccia che contiene il petrolio. In questo modo il liquido può fluire in superficie. Il problema del fracking è che è costoso. Tanto che si dice comunemente che fino ad oggi nessuno ci abbia guadagnato. Nel 2017, un'analisi del Wall Street Journal è arrivata alla conclusione che, dal 2007, "le compagnie energetiche hanno speso 280 miliardi di dollari in più di quanto hanno generato dalle operazioni sugli investimenti nello scisto". Altri analisti hanno espresso gli stessi concetti: si può estrarre petrolio dagli scisti, ma non aspettatevi di farci soldi sopra. Allora, perché si insiste a buttare denaro buono dentro pozzi cattivi?

Ci sono buone ragioni. Quelli che hanno scartato la possibilità di estrarre il tight oil erano perfettamente in grado di valutare la convenienza economica del processo, ma non hanno considerato che il "mercato" è un'astrazione che non funziona sempre, anzi, non funziona quasi mai. Quindi, le entità finanziarie che forniscono denaro per l'esplorazione petrolifera fanno parte di un mix di interessi che comprende l'industria petrolifera, l'industria aerospaziale, l'industria militare e altri. Questo mix è ciò che tiene in vita l'economia statunitense. Ma non ci sarebbero industrie aerospaziali o militari se l'industria petrolifera non fosse in grado di produrre petrolio in abbondanza.

È impossibile dire come sia stata presa la decisione di riversare immense quantità di denaro nel tight oil. Forse è stata una decisione strategica presa dalla lobby militare del governo statunitense (si può anche notare una curiosità: perché gli Stati Uniti sono stati l'unico Paese a investire nell'estrazione di shale oil? Dopo tutto, ci sono giacimenti di petrolio di scisto in molti altri Paesi. Mi viene in mente una spiegazione, ma lascio ai commentatori il compito di tirar fuori teorie cospirazioniste). O forse, la lobby finanziaria si è resa conto di poter sopravvivere alle perdite dei propri investimenti nel petrolio se questi investimenti mantenevano altri settori dell'economia in grado di generare profitti. O, forse anche, è stata una decisione collettiva nata dal grande panico del 2008, quando il prezzo del petrolio è schizzato a 150 dollari al barile. Quell'evento ha spaventato tutti a sufficienza da convincere alcuni dei protagonisti che investire nel petrolio era una buona idea. In ogni caso, con il secondo decennio del XXI secolo, il mondo è cambiato.




L'immagine qui sopra è di Michael Roscoe. Non è aggiornata agli ultimi livelli di produzione di petrolio, ma mostra come gli Stati Uniti abbiano dominato il mercato petrolifero (e il mondo) fino agli anni Sessanta. Per un certo periodo sono stati sfidati dalla Russia e dall'Arabia Saudita, ma ora gli Stati Uniti stanno tornando al comando. Come tutti i sistemi complessi, l'impero americano dipende dall'afflusso di energia dall'esterno. Non sorprende quindi che l'impero stia ritornando a colpire!


Una delle conseguenze visibili del ritorno dell'Impero è l'abbandono dell'Afghanistan, che aveva invaso 20 anni fa alla ricerca di nuove risorse petrolifere in Asia centrale. Queste risorse si sono rivelate evanescenti, forse inesistenti, ma gli Stati Uniti hanno insistito ostinatamente per rimanere nell'area. Poi, con il tight oil, i poteri forti si sono resi conto che gli Stati Uniti non avevano più bisogno di quelle risorse. E che potevano concentrarsi su obiettivi più succosi, muovendosi in modo aggressivo per spingere il suo principale concorrente, la Russia, fuori dal mercato europeo del gas. Gli Stati Uniti si stanno comportando in modo aggressivo anche nei confronti della Cina, che considerano giustamente il loro principale concorrente a lungo termine. Se questo porterà a una guerra ancora peggiore di quella che è in corso è tutto da vedere. Ma è l'energia che rende possibili le guerre.

Ma quanto durerà l'abbondanza creata dagli scisti? Come sempre, il futuro è oscuro, ma non del tutto. Il petrolio di scisto rimane una risorsa limitata, per quanto spesso si senta dire che ci regalerà secoli di prosperità o addirittura che la tecnologia lo ha reso illimitato. Dopo lo tsunami del Covid, la produzione di shale oil ha ripreso a crescere, ma non ha ancora raggiunto il livello del 2019. Inoltre, la sua crescita sta chiaramente rallentando, mentre l'Impero sta affrontando nuovi vincoli in termini di risorse sovrasfruttate: terra, acqua, cibo, suolo fertile e altro ancora.


Il tight oil raggiungerà di nuovo un picco e, questa volta, per sempre? Non possiamo dirlo. Possiamo solo dire che l'impero americano sta seguendo il flusso e il riflusso delle risorse che lo fanno esistere. Questo è il potere dell'energia, e gli imperi non sono che schiavi delle forze che governano l'universo!


 

sabato 26 novembre 2022

Come sconfiggere la propaganda: la strategia del grokking


Traduzione da "The Seneca Effect"





Possiamo sconfiggere la propaganda, ma ci vuole un certo sforzo per evitare di cadere preda dei metodi semplici, ma efficaci, che i poteri forti (PTB) usano per controllarci. Prima di tutto bisogna capire che non esiste una "fonte autorevole". Tutte le fonti possono essere sbagliate, e molte sono lì per ingannarvi e farvi credere che qualcosa sia vero quando non lo è. È quindi necessario ascoltare tutti e non fidarsi di nessuno. In questo modo, potrete "capire" le vostre informazioni e non essere capiti dalle autorità di controllo.



Ricordo che da giovane ricercatore passavo lunghe ore di notte a sfogliare riviste scientifiche nella biblioteca del mio dipartimento, al Lawrence Berkeley Laboratory. Gli amministratori tenevano saggiamente aperta la biblioteca tutta la notte per permettere a noi, studenti e postdoc, di esplorare il tesoro di conoscenze lì custodito. Era l'equivalente di quello che facciamo oggi quando "navighiamo sul web", solo che era più lento e laborioso. Ma era una grande esperienza: Ho imparato presto che non tutti gli articoli trovati nelle riviste scientifiche erano affidabili, né lo erano gli scienziati che li avevano pubblicati. Quando ho iniziato la mia carriera, le frodi e le bugie nella scienza erano ancora rare, ma anche nelle riviste scientifiche di "alto livello" c'erano molti errori evidenti, ipotesi ingiustificate, lavoro sciatto o, semplicemente, chiacchiere irrilevanti.

Era una storia diversa quando ero uno studente. Come studente, si suppone che tu sia "addestrato", oppure, in inglese "trained". Il termine deriva dal latino "trahere", "tirare". Implica che i tuoi insegnanti possono costringerti a imparare tutto ciò che pensano tu debba imparare. Così, si possono superare gli esami all'università senza aver capito nulla di ciò che si rigurgita ai propri esaminatori. Ma le cose cambiano completamente quando si diventa professionisti. Bisogna imparare a consultare molte fonti e a vagliare le informazioni buone da quelle cattive. Se siete un buon professionista, ascoltate tutti e non vi fidate di nessuno.

Possiamo descrivere questo atteggiamento con il termine "grokking", inventato dallo scrittore di fantascienza Robert Anson Heinlein per indicare il tipo di comprensione approfondita che i professionisti hanno del loro campo. Nel Marte immaginario di Heinlein, "to grok" significa anche "bere". Si assimila la conoscenza proprio come si assimila l'acqua che si beve. È strettamente legato al concetto di "empatia", come discusso da Chuck Pezeshky nel suo blog. (Fa anche parte del concetto di"olobionte virtuale", ma non ne parlerò qui). L'apprendimento in stile "grokking" si basa sull'idea che non bisogna fidarsi di nessuna fonte solo perché è "autorevole". No, siete voi a decidere se ciò che vi viene detto è vero o no. E la vostra valutazione si basa sull'avere più di una fonte e sul valutare criticamente tutte. Questo vale per la ricerca scientifica, ma anche per tutti i tipi di raccolta di informazioni nella vita ordinaria. O, almeno, dovrebbe valere se si vuole capire davvero ciò che si sta imparando.

È qui che abbiamo un problema, un grosso problema. Le università non insegnano a grokkare. Probabilmente perché è vero il vecchio detto: nulla che valga la pena di essere appreso può essere insegnato. Almeno, non nel modo tradizionale. Anche i bravi professionisti spesso sono completamente ingenui quando lasciano il loro campo di specializzazione e sono esposti alla propaganda. Eppure, non è impossibile imparare a capire. È una questione ricorsiva: bisogna imparare a capire come capire!

Al giorno d'oggi, con uno tsunami di propaganda che ci sommerge tutti, sto scoprendo che molte persone che conosco usano la stessa strategia di grokking che uso io. In genere, evitiamo la TV e i media tradizionali e usiamo aggregatori, lettori di feed e modi simili per accedere a più fonti. Molte persone sembrano aver sviluppato questa strategia di apprendimento da sole. Non molto tempo fa, la mia amica Anastassia mi ha mostrato come fa lei: ha centinaia di canali telegram che segue. Clicca sui titoli dei post che le sembrano interessanti e li legge se si rivelano davvero interessanti. Non si fida di nessuno di loro, ma li ascolta tutti. Ho la sensazione che ci sia una qualche correlazione tra questo stile di apprendimento e il fatto che sia tra le menti più brillanti che conosco.

Personalmente, tendo a utilizzare i feed reader piuttosto che Telegram (ho descritto il metodo in un post precedente), ma l'idea è la stessa. Inoltre, alcuni blog e siti sono strutturati come aggregatori, e fanno un buon lavoro per voi avvisandovi dell'arrivo di nuove informazioni (uno buono che seguo è "Terra automatica" di Raul Ilargi). In ogni caso, volete avere il controllo di ciò che ricevete: quindi, niente Facebook, niente Twitter, niente di simile, anche i motori di ricerca sono parziali. Non volete che siano gli altri a decidere ciò che vedete. Volete avere il controllo delle informazioni che ricevete, ascoltate tutti e non vi fidate di nessuno.

Questo metodo di gestione delle informazioni ha il vantaggio di rendervi quasi invulnerabili alla propaganda. Dico "quasi" perché siamo tutti esseri umani e tendiamo a credere in ciò che vorremmo fosse vero. Ma, di certo, un buon grokker è un bersaglio difficile per le classiche tecniche di propaganda che consistono principalmente nel sopprimere le fonti di informazioni contrastanti. Poi, ripetendo sempre la stessa cosa, questa diventa vera (ricorderete sicuramente la frase di Karl Rove sulla "creazione della realtà"). Se guardate la TV, siete loro schiavi, ma se state leggendo questo blog, probabilmente non lo siete. Finora, è ancora possibile raccogliere un ventaglio di fonti di informazione sufficientemente distanti dalla verità ufficiale per riuscire a comprendere la situazione.

D'altra parte, questa strategia presenta dei problemi. Uno è che, abbandonando le fonti mainstream, si rischia di finire sull'altro versante della collina della disinformazione. In questo caso, ci si ritrova a pescare bocconi marci dalla zuppa di follia che spesso circonda le fonti di notizie "alternative". Come la bufala dello sbarco sulla Luna, il grafene nei vaccini Covid, i virus che non esistono e così via. Si tratta di informazioni sbagliate che provengono in parte da persone che sono andate di fuori come le campane e in parte da disinformatori pagati che vogliono solo ingannarvi. A titolo di esempio, Igor Chudov sostiene che il concetto di "i virus non esistono" è un'operazione psicologica creata dalle autorità di controllo. È persino in grado di identificare il sito che ha creato il meme e l'ha diffuso. Rischiate il "grokking inverso", il che significa che i potenti stanno grokkando voi!

L'altro problema, molto più grave, è che se siete un grokker serio vi ponete al di fuori delle credenze e dei punti di vista tradizionali. Potreste scoprire che i vostri amici e familiari pensano che siete "strani", che quando camminate verso una persona che conoscete per strada, questa potrebbe attraversare la strada per evitare di avvicinarsi a voi. E guai a chi tenta di discutere con chi non è un grokker. Verrete ignorati (nella migliore delle ipotesi), ridicolizzati e persino insultati da persone che pensavate fossero i vostri migliori amici. Non c'è bisogno di dirvi che trovarsi in questa situazione può essere dannoso per la vostra salute mentale e, in alcuni casi, per la vostra sopravvivenza fisica. Forse ricorderete l'inquietante frase sui non vaccinati, "cosa facciamo con queste persone?", pronunciata dal primo ministro canadese Justin Trudeau. Sembra molto simile a ciò che si diceva del "problema ebraico" negli anni Trenta. Alcuni pensavano di poterlo risolvere e alcune soluzioni si sono rivelate davvero finali.

Quindi, la conoscenza comporta un rischio, cosa che si sa fin dai tempi di Adamo ed Eva. D'altra parte, siamo sempre alla ricerca della verità, un'attività che ogni brava persona su questo pianeta dovrebbe perseguire. E quindi, avanti, compagni olobionti! Tutto ciò che avete da perdere è la vostra ignoranza.

Se avete tempo, potete dirmi nei commenti qual è il vostro modo di raccogliere ed elaborare le informazioni. Sospetto che molti lettori di questo blog siano bravi grokker, ma molti di loro potrebbero utilizzare metodi creativi.Di seguito, alcuni estratti da un post di "John Carter" che ha ispirato queste mie riflessioni. Si noti, tuttavia, che se si legge l'intero post, si può notare che nemmeno lui è del tutto immune dall'essere ingannato dalla propaganda inversa. Probabilmente è anche il mio caso.... ahimè. Si veda anche un recente post di Todd Hayen su "Off Guardian" che esprime concetti molto simili.


Quali sono le vostre fonti?


"Se un uomo inizierà con delle certezze, finirà con dei dubbi, ma se si accontenterà di iniziare con dei dubbi, finirà con delle certezze". - Francis Bacon

Estratti da un post di John Carter sul suo blog, "Cartoline da Barsoom".


"Da dove prendi le tue informazioni? Quali sono le tue fonti?".

Odio davvero questa domanda.

In parte è dovuto al fatto che molti dei luoghi in cui tendo ad andare a raccogliere informazioni sembrerebbero a un normale lettore dei siti di cospirazione folli. Una volta che ci si trova dall'altra parte della grande biforcazione dell'iperrealtà, si sperimenta un mondo in cui assunti fondamentali del vecchio mainstream sociale, che vanno da "ciò che è vero" a "ciò che è morale", non sono più dati per scontati e, anzi, sono ampiamente rifiutati.

Un altro aspetto è che gran parte di ciò che circola all'interno dell'idra proviene da scrittori anonimi o pseudonimi. Per la natura stessa di comunicare i propri pensieri da dietro un velo, è impossibile verificare se sanno davvero di cosa stanno parlando. Un normodotato abituato ai pronunciamenti anodini di esperti accreditati che si fanno abbindolare dalle teste parlanti della CNN troverà un po' stridente l'idea di prendere sul serio le parole di schizzati casuali di Internet.

Ma il motivo principale per cui non mi piace questa domanda è che è la domanda sbagliata. Le "fonti" non hanno assolutamente nulla a che fare con il modo in cui raccolgo le informazioni; e da quello che ho visto, questo vale per la maggior parte di noi.

L'assunto generale in Normilandia sembra essere che esistano fonti di informazione affidabili e inaffidabili. Le prime hanno il timbro di approvazione delle autorità competenti, che si impegnano a fondo per garantire che le informazioni che comunicano siano state ampiamente vagliate per verificarne l'accuratezza, eliminando gli errori più evidenti da parte di gruppi dedicati al vaglio rigoroso di ogni informazione che viene inserita. Il secondo consiste in speculazioni selvagge, voci e vaneggiamenti folli. Ci sono alcune sfumature - la maggior parte delle persone ammetterà che i politici, i burocrati e i dirigenti del marketing aziendale di solito danno un certo peso alle informazioni che comunicano - ma in generale l'euristica che viene applicata è "ci sono fonti affidabili e fonti inaffidabili; tutto ciò che devi fare per avere una visione accurata della realtà è limitare la tua dieta di informazioni alle prime e ignorare le seconde".

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Quando si cerca di scalare le pareti della Chapel Perilous negli angoli più strani di Internet, non si ha il lusso di affidarsi a fonti autorevoli. Il concetto stesso di "fonte autorevole" perde ogni significato e, per forza di cose, si sviluppa un approccio molto diverso alla raccolta delle informazioni e alla formazione delle convinzioni. Nel flusso di dati di Internet, nessuna prospettiva è privilegiata come ineccepibile. Non ci si può fidare di nulla. Non si può mai credere al 100% a nulla. Tutto ciò che si incontra, da qualsiasi fonte, sia che si tratti di un blogger affermato con centinaia di migliaia di lettori giornalieri, sia che si tratti di un pazzo nella sezione dei commenti, viene accolto più o meno con la stessa risposta:

Ecco cosa faccio io; e sospetto che sia più o meno quello che fanno anche gli altri:

Ho una serie di aggregatori di notizie che tendo a frequentare, ognuno dei quali riflette più o meno la visione del mondo dell'individuo o del team che li gestisce, attraverso la lente degli argomenti che attirano la loro attenzione. Scorro questi feed e di tanto in tanto clicco su qualcosa che attira la mia attenzione. Ci sono alcuni forum che frequento, dove si discute di vari argomenti e le persone condividono i link alle cose che ritengono interessanti insieme alle impressioni che hanno su di esse. Anche i social media svolgono un ruolo simile; pur non essendo su Twitter o Facebook, sono iscritto a un paio di centinaia di canali Telegram, alcuni dei quali consulterò nel corso della giornata, cliccando ancora una volta su tutto ciò che sembra interessante. A questo si aggiunge un arcipelago di blog che forniscono un certo grado di analisi originale, ma sono per lo più la pagina editoriale di Internet; in questi casi, gravito verso quegli autori che trovo costantemente interessanti. Poi ci sono i podcast e i livestream, la maggior parte dei quali si configura come una conversazione a ruota libera tra conduttori e ospiti.

Nella maggior parte dei casi non ho idea dell'identità o delle credenziali degli autori e in genere non me ne importa nulla. Il contributo di un anonimo su 4chan può essere altrettanto perspicace e corretto dell'analisi di un facefag di cui posso esaminare in dettaglio il curriculum. Allo stesso modo, il facefag può essere sbagliato quanto quello del shitposter. Il dettaglio saliente non è l'identità della persona che ha dato origine all'informazione, ma la struttura dell'argomentazione.

Quando esamino qualcosa, nello stesso momento in cui valuto le informazioni, valuto anche la visione del mondo che le ha prodotte. Quali sono i pregiudizi ideologici dell'autore? È un libertario, un post-liberale, un sinistroide della vecchia scuola, un nazionalista, un cattolico tradizionale, un ecologista profondo, un manageriale neoliberale, un teorico critico della razza? L'autore ha qualcosa da guadagnare da ciò che scrive - sta cercando di farmi comprare qualcosa, o è pagato per promuovere una prospettiva che arricchirà i suoi padroni? La prospettiva dell'autore è inseparabile dall'argomento che viene proposto, in quanto struttura ciò che l'autore considera interessante e ciò che ritiene assiomaticamente vero e falso, creando punti di attenzione e punti ciechi.

Questo non significa che qualcosa debba essere rifiutato o accettato solo perché è in conflitto o in accordo con una visione del mondo che trovo personalmente condivisibile: in definitiva, questa è solo una versione della mentalità della "fonte autorevole", che porta dritto in una camera d'eco. In linea di principio, le intuizioni preziose possono provenire da quasi ovunque. Lo scopo dell'esercizio è piuttosto quello di discernere il modello di realtà che ha prodotto la prospettiva che ha portato a organizzare le informazioni come sono state organizzate.

Tutti i modelli sono per loro natura schemi semplificati che non riescono a cogliere la piena complessità e le sfumature del mondo. Enfatizzano alcuni aspetti e ne omettono altri. Per questo è importante non affezionarsi troppo ad essi. Tuttavia, alcuni modelli sono più accurati di altri e hanno maggiori probabilità di prevedere correttamente gli eventi in corso. Mettendo in primo piano i modelli che producono i risultati migliori, si inizia a metterli costantemente alla prova l'uno contro l'altro. Man mano che gli eventi si susseguono, si nota quali modelli sono più e meno accurati. Le nuove informazioni possono quindi essere valutate sulla base del modello che le ha generate e la loro probabilità di essere accurate viene ponderata di conseguenza.

In questo modo, si inizia inevitabilmente a costruire il proprio modello di realtà, semplicemente combinando gli elementi che sembrano aver funzionato nei modelli a cui si è stati esposti. Non c'è nulla di particolarmente speciale nell'avere un modello della realtà - lo abbiamo tutti, per forza di cose; il vantaggio sta piuttosto nel fatto che questo processo diventa consapevole e deliberato. Si crea il proprio modello, invece di accettare semplicemente qualsiasi modello offerto da "fonti autorevoli".

I normies ancora intrappolati nel ponte ologrammi dei mass media si aggrappano alla certezza che ci si possa fidare delle loro "fonti affidabili", e il risultato è che abitano un mondo da incubo di illusioni mutevoli che li ha fatti impazzire del tutto. Capita spesso che si sveglino di fronte all'una o all'altra delle menzogne su cui è costruito il sistema di controllo, ma avendo percepito l'inganno su un determinato argomento, reagiscono cercando altrove una fonte autorevole su cui poter fare affidamento. Invariabilmente, in questo caso, rimangono intrappolati in un'altra menzogna, scambiando l'ideologia di regime che si sono lasciati alle spalle con una nuova ideologia, che accettano in modo acritico come quella con cui sono stati cresciuti. Questo è ciò che cercava quel giovane al bar. Il suo primo istinto, dopo essere stato messo di fronte ad argomentazioni plausibili sul fatto che era stato sistematicamente ingannato dai media tradizionali, è stato quello di cercare qualcosa di cui potersi fidare. Di scambiare un vangelo per un altro.

In realtà, non esistono e non sono mai esistite fonti affidabili. Paradossalmente, è solo lasciando andare il desiderio di affidabilità, ritenendo le cose condizionatamente piuttosto che assolutamente vere, e costruendo il proprio modello di realtà provvisoria, che si possono trovare le gambe sul mare mutevole e incerto, e navigare con successo nell'oceano del reale.

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Per finire, un elenco aggiornato dei blog che seguo (UB)

  1. BlogAnti-ImperoAlgora
  2. Punti di vista stimolanti
  3. Istituto Brownstone
  4. Clima Etc.
  5. Clive Best
  6. ClubOrlov
  7. Fondo di collaborazione
  8. Consent Factory, Inc.
  9. Dr. Malcolm Kendrick
  10. Edward Slavsquat
  11. eugyppius: una cronaca della peste
  12. Exapt Press
  13. Paura di un pianeta microbico
  14. Combatti l'invecchiamento!
  15. francocardini.it
  16. Feed RSS di Geopolitica.ru
  17. Glenn Greenwald
  18. Il microbiota intestinale per la salute
  19. http://www.theblogmire.com/feed/
  20. Il Chimico Scettico
  21. Il Pedante
  22. Il Pedante
  23. imetatronink
  24. Impressioni di un olobionte
  25. Si tratta di empatia - La connessione ci unisce
  26. Società Julian Jaynes
  27. Solo cose di Emil Kirkegaard
  28. Blog Kelebekler
  29. La cruna dell'ago
  30. La Cruna dell'Ago
  31. Lettera da Mosca
  32. Madam Mayo
  33. Mac 'n' Cheese di Marty
  34. Mattias Desmet
  35. Notiziario COVID di Meryl
  36. MILITANZA DEL FIORE
  37. Luna dell'Alabama
  38. Nuova Accademia Gnostica S.A.W. di Firenze
  39. OffGuardian
  40. oftwominds-Charles Hugh Smith
  41. Il nostro mondo finito
  42. Blog di Paolo Gulisano
  43. Patrick J. Buchanan - Sito ufficiale
  44. Barile del picco del petrolio
  45. Peter Turchin
  46. Post-sveglio
  47. Cartoline da Barsoom
  48. Prof. Harald Walach
  49. Un terreno razionale - Ragionamenti chiari sulla politica nazionale per il COVID-19
  50. Resistenze al nanomondo
  51. Approfondimenti sulle risorse
  52. Osservatorio sulle ritrattazioni
  53. Roy Spencer, PhD.
  54. Sebastian Rushworth M.D.
  55. Viste le bisbetiche
  56. Simon Sheridan
  57. La newsletter di Steve Kirsch
  58. Tempi di Teheran
  59. Tessa combatte i robot
  60. L'età della perdita
  61. La Terra automatica
  62. IL CLUB DI ROMA (www.clubofrome.org)
  63. Il biologo curioso
  64. La nuova normalità
  65. Il salotto filosofico
  66. Il drogato della lettura
  67. Le cronache della Slavonia
  68. Lo sconvolgimento
  69. Il furgone dice...
  70. La vigna del Saker
  71. Fidati delle prove
  72. Umanesimo e Scienza
  73. Smascherato
  74. Osservazioni e pensieri di Vinay Prasad

Nota aggiunta dopo la pubblicazione: Diverse persone hanno espresso sorpresa per il fatto che ho inserito 74 link nell'elenco. "Come fai a seguire così tanti blog?", mi hanno chiesto. Il fatto è che non li "seguo" tutti. Scorro l'elenco dei titoli e apro i link che mi sembrano interessanti. Poi, posso leggere o meno l'intero post: alcuni pubblicano post così interessanti che non posso perdermeli. Ma non tutti quelli linkati qui, solo una minoranza. Si noti anche che quasi tutti questi link si riferiscono a blog di un solo autore che pubblicano non più di uno-due post a settimana - spesso anche meno frequentemente. Faccio un'eccezione per "The Automatic Earth" di Raul Ilargi, che pubblica quotidianamente, perché è molto interessante. Ma alcuni link che vedete nell'elenco qui sopra sono già scomparsi dall'elenco aggiornato. Per esempio, ho rimosso "Tehran Times": troppi post e troppo schierati con il governo iraniano.