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lunedì 1 settembre 2014

Storia di un potente impero e di un regno ribelle

DaResource Crisis”. Traduzione di MR


La storia, si dice, non si ripete mai, ma fa rima. In particolare i tempi dell'Impero Romano sono una fonte di eventi che fanno rima con quelli moderni. Per esempio, gli antichi Romani avevano sviluppato tecniche di propaganda che erano notevolmente simili a quelle che usiamo oggi. L'immagine sopra (fonte), proveniente dalla colonna Traiana di Roma, potrebbe essere interpretata come un'accusa ai nemici di Roma del tempo, i Daci, di prepararsi per la guerra costruendo una fortezza – forse rompendo un patto su cui ci si era accordati in precedenza. Così, vi racconto una storia dei tempi di Roma. Non vi dirò con cosa faccia rima esattamente ai giorni nostri, ma penso che sarà facile per voi capirlo. 

L'impero romano era diventato ricco e potente per mezzo dei metalli preziosi, oro ed argento, che i Romani estraevano in Spagna (i dettagli sono descritti qui e qui). Il problema per i Romani era che l'oro è una risorsa minerale e le risorse minerali non durano per sempre. Col primo secolo della nostra era, la produzione di oro ed argento delle miniere Romane ha cominciato a declinare e l'Impero ha cominciato a mostrare segni di difficoltà. La rivolta ebraica del 66 D.C. È stato uno di quei segni: ha quasi distrutto l'Impero. Alla fine, tuttavia, i Romani sono riusciti a soffocare la ribellione e, saccheggiando Gerusalemme, hanno ottenuto un buon quantitativo d'oro per reintegrare le loro riserve pesantemente esaurite. Ma il problema è rimasto: l'oro saccheggiato a Gerusalemme non poteva durare per sempre. Come ottenere l'oro necessario per pagare le legioni che assicuravano la sopravvivenza dell'Impero?

A questo punto, i Romani hanno notato che un piccolo regno sul confine nord-occidentale, la Dacia, aveva ancora miniere d'oro produttive. I Daci stavano accumulando oro fin dall'inizio del secondo secolo D.C. e potevano sognare di usare quell'oro a loro vantaggio, forse per creare un piccolo impero loro. La situazione era chiara: i Romani avevano bisogno di oro, i Daci lo avevano. I Romani avevano un esercito potente, i Daci uno molto meno potente. Le conseguenze non potevano che essere ovvie: i Romani hanno invaso la Dacia durante i primi anni del secondo secolo D.C..

L'invasione della Dacia è stata una scommessa rischiosa per i Romani, perché i Daci hanno opposto una forte resistenza, ma alla fine sono stati sconfitti ed i Romani hanno preso il controllo delle loro miniere d'oro. Con l'oro appena recuperato, i Romani hanno potuto pagarsi le enormi spese di un tentativo di conquistare il loro Impero rivale: la Persia, sul loro confine orientale. In questo hanno fallito: nemmeno l'oro della Dacia era sufficiente per conquistare il mondo. Questo fallimento ha segnato il destino dell'Impero, che è lentamente svanito dalla storia come era condannato a fare.

Questa è la storia. Ora, come piccolo esercizio di rima storica, elenchiamo i suoi elementi principali.


  • Un potente impero con la piaga di eccessive spese militari e di risorse minerali in declino (Roma)
  • Un aumento di breve durata di risorse per l'impero (il saccheggio di Gerusalemme)
  • Una potenza regionale in crescita, con risorse minerarie ancora produttive (Dacia)
  • Un grande impero rivale (Persia)
  • Una notevole capacità di usare la propaganda per scopi militari (Roma)

Ora, provate a inserire in questo schema gli equivalenti moderni di quelli antichi. Come potete vedere, la storia fa davvero rima, e parecchio. Non sorprende: il modo in cui si comportano gli esseri umani è determinato dal modo in cui funziona il loro cervello. E questo non è cambiato granché in passato e – da quello che stiamo vedendo intorno a noi oggigiorno – non è cambiato affatto.

Ma un'altra cosa che ci insegna la storia è la futilità di alcuni sforzi umani. Pensate ancora al tentativo disperato dei Romani di conquistare la Dacia. Ci sono riusciti, ma si sono presi un rischio tremendo: la campagna è stata enormemente costosa e, se fosse fallita, il risultato non averebbe potuto essere altro che la disintegrazione dell'impero. E, comunque, l'oro della Dacia è risultato essere insufficiente per continuare ad espandere l'impero. L'Impero Romano, proprio come la nostra moderna economia, è potuto sopravvivere solo crescendo. Una volta che non ha più potuto crescere, è appassito ed è morto. Così, conquistare la Dacia è stata una scommessa scellerata, un costo enormetanta inutile distruzione. E tutto ciò ha soltanto ritardato l'inevitabile.

La situazione mondiale attuale evolverà nello stesso modo? Non possiamo dirlo con certezza, ma è certo che la storia fa parecchio rima.



mercoledì 23 febbraio 2011

L'armata dei robot negazionisti (II)



Dopo il post di ieri, ancora qualche nota sull'attacco dei robo-negazionisti


La faccenda dell'esercito di "sockpuppet" (marionette) che ha invaso il dibattito su internet sta venendo fuori un po' dappertutto. Oggi ne parla George Monbiot sul "Guardian".

In sostanza, fino ad oggi abbiamo gestito il dibattito sul web come se fosse una di quelle assemblee studentesche che si facevano nel '68. Tutti siamo alla pari, ognuno ha diritto di parola, ognuno ha diritto a una replica.

Queste regole, tuttavia, valgono per chi non è pagato apposta come agente provocatore e - soprattutto - per quelli che sono esseri umani. Non valgono per i robot e per i disinformatori professionali. Purtroppo, ci stiamo accorgendo soltanto adesso che ce ne sono di robot e di disinformatori, e non pochi e che stanno controllando il dibattito dando l'impressione di essere persone reali e disinteressate.

Leggete queste cose, e rabbrividite (dall'articolo di Monbiot - riportato per intero più in basso)


• Ci sono oggi ditte che usano "persona management software" che moltiplica gli sforzi di ogni disinformatore (astroturfer) dando l'impressione che ci sia un importante supporto popolare per quello che il governo o un'industria stanno cercando di fare.
• Questo software crea tutto quello che è necessario on line per una persona reale: nome, acconto di posta elettronica, pagina web e social media. In altre parole, genera automaticamente qualcosa che somiglia a un profilo autentico, rendendo difficile capire la differenza fra un robot virtuale e un commentatore reale.
• False sottoscrizioni possono essere aggiornate ripostando automaticamente oppure linkando a contenuto generato altrove, rinforzando l'impressione che i sottoscrittori sono reali e attivi.
• I disinformatori umani possono poi avere in assegnazione queste sottoscrizioni "pre-invecchiate" per creare una storia passata, suggerendo che sono stati occupati a linkare e a tweettare per mesi. Nessuno sospetterebbe che sono arrivati sulla scena per la prima volta un momento fa per il solo scopo di attaccare un articolo sulla scienza del clima oppure per argomentare contro nuovi controlli sul sale nel cibo-spazzatura.
• Con un uso astuto dei social media, i disinformatori possono far sembrare come se un personaggio fosse stato veramente a una conferenza e presentarsi come individui importanti come parte dell'esercizio. Ci sono molti trucchi basati sui social media che si possono utilizzare per aggiungere un nuovo livello di realtà a persone inesistenti.

Dal che, mi viene da domandarmi, ma Claudio Costa, non sarà mica un robot anche lui?


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The need to protect the internet from 'astroturfing' grows ever more urgent | George Monbiot

The tobacco industry does it, the US Air Force clearly wants to ... astroturfing – the use of sophisticated software to drown out real people on web forums – is on the rise. How do we stop it?
Every month more evidence piles up, suggesting that online comment threads and forums are being hijacked by people who aren't what they seem.

The anonymity of the web gives companies and governments golden opportunities to run astroturf operations: fake grassroots campaigns that create the impression that large numbers of people are demanding or opposing particular policies. This deception is most likely to occur where the interests of companies or governments come into conflict with the interests of the public. For example, there's a long history of tobacco companies creating astroturf groups to fight attempts to regulate them.

After I wrote about online astroturfing in December, I was contacted by a whistleblower. He was part of a commercial team employed to infest internet forums and comment threads on behalf of corporate clients, promoting their causes and arguing with anyone who opposed them.
Like the other members of the team, he posed as a disinterested member of the public. Or, to be more accurate, as a crowd of disinterested members of the public: he used 70 personas, both to avoid detection and to create the impression there was widespread support for his pro-corporate arguments. I'll reveal more about what he told me when I've finished the investigation I'm working on.

It now seems that these operations are more widespread, more sophisticated and more automated than most of us had guessed. Emails obtained by political hackers from a US cyber-security firm called HBGary Federal suggest that a remarkable technological armoury is being deployed to drown out the voices of real people.

As the Daily Kos has reported, the emails show that:

• Companies now use "persona management software", which multiplies the efforts of each astroturfer, creating the impression that there's major support for what a corporation or government is trying to do.
• This software creates all the online furniture a real person would possess: a name, email accounts, web pages and social media. In other words, it automatically generates what look like authentic profiles, making it hard to tell the difference between a virtual robot and a real commentator.
• Fake accounts can be kept updated by automatically reposting or linking to content generated elsewhere, reinforcing the impression that the account holders are real and active.
• Human astroturfers can then be assigned these "pre-aged" accounts to create a back story, suggesting that they've been busy linking and retweeting for months. No one would suspect that they came onto the scene for the first time a moment ago, for the sole purpose of attacking an article on climate science or arguing against new controls on salt in junk food.
• With some clever use of social media, astroturfers can, in the security firm's words, "make it appear as if a persona was actually at a conference and introduce himself/herself to key individuals as part of the exercise … There are a variety of social media tricks we can use to add a level of realness to fictitious personas."

Perhaps the most disturbing revelation is this. The US Air Force has been tendering for companies to supply it with persona management software, which will perform the following tasks:

a. Create "10 personas per user, replete with background, history, supporting details, and cyber presences that are technically, culturally and geographically consistent … Personas must be able to appear to originate in nearly any part of the world and can interact through conventional online services and social media platforms."

b. Automatically provide its astroturfers with "randomly selected IP addresses through which they can access the internet" (an IP address is the number which identifies someone's computer), and these are to be changed every day, "hiding the existence of the operation". The software should also mix up the astroturfers' web traffic with "traffic from multitudes of users from outside the organisation. This traffic blending provides excellent cover and powerful deniability."

c. Create "static IP addresses" for each persona, enabling different astroturfers "to look like the same person over time". It should also allow "organisations that frequent same site/service often to easily switch IP addresses to look like ordinary users as opposed to one organisation."
Software like this has the potential to destroy the internet as a forum for constructive debate. It jeapordises the notion of online democracy. Comment threads on issues with major commercial implications are already being wrecked by what look like armies of organised trolls – as you can sometimes see on guardian.co.uk.

The internet is a wonderful gift, but it's also a bonanza for corporate lobbyists, viral marketers and government spin doctors, who can operate in cyberspace without regulation, accountability or fear of detection. So let me repeat the question I've put in previous articles, and which has yet to be satisfactorily answered: what should we do to fight these tactics?

domenica 30 gennaio 2011

Gli errori di Al Gore: messaggio e messaggero nella comunicazione sul riscaldamento globale

Al Gore è grasso, Al Gore va in aereo, Al Gore consuma energia. Argomenti ripetuti fino alla nausea dai contraristi ma che sono un'indicazione che Al Gore ha sbagliato qualcosa di importante nel presentare la sua immagine nel dibattito in corso. (fonte)


Anni fa, mi ricordo che mio zio mi disse, "Io voto per Berlusconi; se è diventato ricco lui, vedrai che ci farà diventare ricchi anche noi".

Potete essere daccordo o no con mio zio, ma non si può negare che lui aveva percepito correttamente il messaggio che Berlusconi stava dando - e tuttora sta dando - al pubblico.

Berlusconi ha capito benissimo che il messaggero è parte integrante del messaggio. Il suo presentarsi come avvolto nel lusso e la sua pretesa prestanza sessuale sono parte integrante del suo messaggio. Ed è proprio il messaggio che aveva capito mio zio: "se io sono ricco, potente e ho tante donne" ci comunica Berlusconi, "lo potete essere anche voi".

La coerenza fra messaggio e messaggero è una delle ragioni del successo di Berlusconi. Certo, con le donne, sembra che ultimamente abbia esagerato, e non di poco. Ma il fatto che non ci siano reazioni contrarie particolarmente forti nell'opinione pubblica indica che, nel complesso, la sua strategia continua a funzionare.

Berlusconi non è l'unico che ha capito come gestire la propria immagine. In effetti, una delle strategie più efficaci nella comunicazione per il comunicatore è di immedesimarsi nel messaggio. Ci ricordiamo di George Bush Jr. che è apparso vestito da pilota da caccia su una portaerei per dare il suo messaggio di "missione compiuta" in Iraq. Bush guerriero è forse anche più improbabile di Berlusconi stallone (perlomeno, non puoi comprare in farmacia delle pillole che ti fanno diventare pilota da caccia). Ma anche Bush tendeva a dare un'immagine coerente con la sua politica di potenza militare. In politica, è l'immagine che conta, non la sostanza. Qui, il successo per Bush è stato di breve durata, ma indubbiamente c'è stato.

Ci sono molti altri esempi di leader la cui immagine è coerente con la loro politica - anzi, questa è un requisito cruciale per poter essere un leader. Non è necessario dare un'immagine di grande potenza sessuale o militare. Gandhi, per esempio, con la sua magrezza e il suo lenzuolo di lino addosso dava esattamente l'immagine che voleva dare quando chiedeva sacrifici al popolo indiano. A ognuno la sua immagine. Sarebbe stato sbagliatissimo per Gandhi presentarsi circondato da ragazzine in minigonna, così come per Berlusconi lo sarebbe presentarsi vestito soltanto di un lenzuolo di lino.

Ora, il punto che vorrei discutere qui è la comunicazione di un messaggio che è vitale per la nostra stessa sopravvivenza. Questo messaggio è quello della realtà del cambiamento climatico causato dall'uomo e dalla necessità impellente di prendere provvedimenti per ridurne gli effetti negativi.

Abbiamo detto che messaggio e il messaggero sono strettamente correlati. Qui, ci rendiamo conto che quello che è forse il messaggero principale sulla questione del riscaldamento globale, Al Gore, ha fatto dei gravi errori. Non è riuscito a dare un'immagine di se coerente con il messaggio che cercava di dare.

Quello sul riscaldamento globale è un messaggio che parla di sacrifici. Per quanto si possa indorare la pillola, questa cosa non la puoi ignorare. E, allora, ci voleva un'immagine appropriata. Non che Al Gore si sarebbe dovuto presentare vestito solo di un lenzuolo di lino come Gandhi, ma certamente ha trascurato il problema. Il fatto di essere grasso, di avere estese proprietà, di non negarsi niente di quello che i ricchi possono avere (incluso divorziare dalla moglie per una donna più giovane) - sono tutte cose poco coerenti con il messaggio della necessità di sacrifici. Su questo punto, le forze dell'anti-scienza hanno potuto montare facilmente una campagna aggressiva di denigrazione che è risultata piuttosto efficace.

Il problema si pone anche per quelli che sono i tipici messaggeri del cambiamento climatico: gli scienziati. Se ci pensate sopra, vedrete subito che il tipo di immagine che danno di se gli scienziati non è adatto a parlare di sacrifici. Lo scienziato, nella comune visione, è una figura benevola e anziana, tipo Einstein o il suo alter-ego filmico, Doc Emmett Brown di "Ritorno al Futuro". In questa immagine, lo scienziato viene fuori come il "nonno buono" che ti porta al negozio di giocattoli e ti compra quello che vuoi. Così, lo scienziato nel suo laboratorio inventa tutti quei bei giocattoli che ci piacciono tanto: telefonini, tv a grande schermo, videogames, e tutto il resto. E' la figura di Babbo Natale - che poi in pratica è più un nonno che un padre (e, infatti, in Russia, Babbo Natale viene chiamato "Nonno Gelo").

Se a tutto questo si aggiunge che lo scienziato in media trascura completamente il problema della comunicazione, convinto che basti "far parlare i fatti," allora vediamo che non ci siamo proprio. Non c'è troppo da stupirsi della reazione rabbiosa, addirittura violenta, che si è scatenata quando gli scienziati hanno cercato di dire alla gente che erano necessari dei sacrifici per fronteggiare il riscaldamento globale. E' un'incoerenza di presentazione; uno scollamento fra messaggio e messaggero. E' come per dei bambini prendersi uno scappellotto dal nonno: non si fa, non è nel personaggio. E' come se Babbo Natale portasse veramente il carbone: in pratica non succede mai.

Quindi, dobbiamo ragionare su queste cose; è vitale. Dobbiamo capire che con il messaggio che stiamo cercando di dare non possiamo più presentarci come dei piccoli Babbo Natale o - peggio - come dei nerd che bisogna lasciare in pace, tanto sanno loro cosa fare.

Curiosamente, quale immagine dobbiamo prendere ce lo fa vedere proprio Al Gore. Nel suo film "una scomoda verità" aveva fatto tutto bene; incluso scegliere il modo di presentarsi. Se ci pensate sopra, il momento più bello e più toccante del film è quando Al Gore ci racconta della sua famiglia; di quando si era preoccupato che suo figlio potesse morire. Ne viene fuori un'immagine sincera di una persona preoccupata. E' la figura del padre. 

Siamo arrivati al nocciolo della faccenda: chi è che ti può chiedere dei sacrifici nella tua vita? Tipicamente è tuo padre. E' una persona che non può agire altrimenti che per il tuo bene e che, proprio per questo, ti può chiedere - e anche ordinare - di non fare delle cose che tu invece vorresti fare; dal rubare la marmellata al mangiarti la torta alla crema tutta intera.

Il buon genitore è una figura nella quale hai fiducia e proprio per questo accetti da questa figura anche dei rimbrotti o delle richieste di sacrifici. Pensate a una cosa: nella vita, chi è che vi può parlare di cose brutte come la morte, la sventura e il dolore? Tipicamente, è un religioso. E come lo chiamate un religioso, un prete o un frate? Lo chiamate Padre. Anche se non siete religiosi, sarete daccordo sul fatto che la Chiesa Cattolica in 2000 anni certe cose le ha imparate.

Ne consegue che chi vuole comunicare sull'argomento del cambiamento climatico, deve cercare di assumere un ruolo adatto. Non deve necessariamente assumere il ruolo del padre, ma comunque quello di una persona di fiducia che ti può dare un consiglio disinteressato - per il tuo bene.

Ovviamente, bisogna evitare di scivolare nel paternalismo: se uno vuol prendere un ruolo del genere, non lo può pretendere; deve meritarselo. Ovvero, deve meritarsi la fiducia dei suoi interlocutori. Non è soltanto una questione di immagine ma anche - e soprattutto -  di sostanza. Non siamo politici che controllano i media e anche se lo potessimo fare non sarebbe giusto farlo. Il modo migliore per avere fiducia da chi ti circonda è di essere una persona alla quale si  può dare fiducia.

Su questo punto, io credo che gli scienziati abbiano fatto l'errore di non apparire per quello che veramente sono - ovvero quasi sempre persone oneste, dedicate al loro lavoro, entusiaste di quello che fanno e che fanno per compensi finanziari modestissimi. Pensate a Rajendra Pachauri, presidente dell'IPCC. E' stato oggetto di un'infame campagna di denigrazione ma, a una verifica, ne è venuta fuori una persona ammirevole e di specchiata onestà. L'errore di Pachauri, tuttavia, è stato di essere soltanto una persona onesta e di non preoccuparsi a sufficienza anche di apparire come tale. Lui e moltissimi scienziati sono persone perfettamente adeguate al ruolo di figura di riferimento alla quale si può dare fiducia.

Si tratta allora di cominciare a pensare in questi termini. Tutti quelli di noi (anche se non sono scienziati) che si sentono addosso la responsabilità di salvare gli umani da loro stessi, devono pensare a presentarsi in modo adeguato. Vuol dire prima di tutto essere persone serie nel senso di sapere di cosa si parla, vuol dire lavorare seriamente e con impegno. Vuol dire agire in modo coerente con il messaggio. Non vuol dire andare in giro vestiti con un lenzuolo come Ghandi, ma dobbiamo mettere in pratica le cose che diciamo agli altri. Per esempio, se diciamo che bisogna emettere meno carbonio, non dobbiamo e non possiamo presentarci in giro con la SUV.

Io credo che queste cose tutti noi più o meno le stiamo facendo, ma dobbiamo fare di più per farlo sapere e dobbiamo comportarci in modo consistente. Anche nei dibattiti, è questione di acquisire un certo "stile". Alle volte, ti trovi di fronte a persone che si comportano come dei bambini che fanno le bizze. Con questi, non è necessario essere aggressivi, ma devi riconoscerli per quello che sono. Un bambino che ha una bizza può fare un gran rumore, ma un padre o una madre che gli vogliono veramente bene non gli daranno ragione per questo.

domenica 16 gennaio 2011

Il sacro furore di Cassandra

Cassandra di Frederick Sandys

Cassandra sembra veramente presa dalla sacra furia: un post al giorno la settimana scorsa (anzi, per più di una settimana). Imbrogli sbufalati (qui e qui), infamie rivelate (qui), disastri mostrati (qui), verità ribadite (qui e qui), problemi discussi (qui) e tante altre cose.

Questa iperattività è dovuta in parte alla pausa fra i due semestri di insegnamento. Ma, in realtà, devo dire che l'argomento clima è talmente interessante, talmente appassionante, talmente ricco di significati, di scienza, di politica, di umanità, che mi ha coinvolto. Imparo cose nuove ogni giorno e mi fanno pena quei poveracci che credono che tutta la faccenda si riduca a elucubrare su email vecchie di 10 anni.

Comunque, anche per non sovraccaricare i lettori (che sono in netto aumento e che ringrazio per l'interesse), ho intenzione di rallentare un po' il ritmo. Cosa non facile perché l'argomento è così interessante che ci potrei fare quattro post al giorno; ma, insomma, ci proverò.

A parte i lettori in aumento, tutto questo lavoro, mio e di tanti altri, sembra avere un certo risultato. Ho la netta sensazione che stiamo vincendo questa battaglia contro il fronte dell'anti-scienza. Ne parlavo l'altro giorno con Michael Mann, il climatologo americano, e mi diceva anche lui che ha la stessa sensazione; stiamo vincendo.

Certo, i terrapiattisti climatici stanno ancora combattendo; ma sembrano a corto di idee, non hanno più argomenti. Sono ridotti a ripetere sempre le stesse cose: "nascondere il declino", "quest'anno è stato freddo", "è tutto un ciclo", "E' un complotto" e "negli anni '70 si parlava di era glaciale" eccetera, eccetera. Sui media, di clima si parla molto poco in questi ultimi tempi, come ci racconta Richard Littlemore su Desmog blog. Un po' è una saturazione dopo l'effetto climategate. In parte può anche essere che al quartier generale dell'anti scienza hanno ragionato che se di cambiamento climatico non si parlava più, allora forse sarebbe sparito da solo (un po' come ragionavano i vittoriani a proposito del sesso).

In Italia, il silenzio mediatico sul clima è quasi totale - pensate soltanto a come, nel 2009, i media avessero fatto infinita polemica sulle nevicate; descritte come prova evidente che il riscaldamento globale non esisteva. Quest'anno, di fronte alle nevicate del dicembre 2010, sulla questione "riscaldamento globale" è stato un silenzio di tomba. Sembra che siano spariti gli interventi negazionisti dei vari De Bellis, Granzotto, Zichichi, eccetera.

Ma il cambiamento climatico sta andando avanti per conto suo e l'evidenza sta diventando talmente forte che non la si può più ignorare. Dal 2010 che è l'anno più caldo della storia, agli incendi in Russia, alle alluvioni in Australia e in Brasile, e tante altre cose, il cambiamento è non solo evidente, ma dirompente. Così, i contraristi si sono ridotti a dover giocare in difesa, cercando di dimostrare che questi eventi non sono statisticamente significativi (vedi "Il Foglio" sulle alluvioni in Australia). Ma, presi tutti insieme, questi eventi sono significativi e, - in ogni caso - nel conflitto mediatico, se sei costretto a difenderti sei già sconfitto.


Ovunque, il fronte dell'anti-scienza è sulla difensiva. Sembrano sempre di più un circolo ricreativo di persone che si incontrano la domenica a giocare a carte e a raccontarsi sempre le stesse cose. Il loro tentativo di darsi un velo di rispettabilità "scientifica" sta naufragando in un fallimento veramente vergognoso per loro, come per esempio nel caso dell'ultimo disastro che è stato il tentativo di dimostrare che gli oceani non si scaldano.

In Italia, sui blog rimangono gli ostinati dell'era glaciale imminente, che somigliano sempre di più a un culto esoterico di provincia in attesa dell'atterraggio degli extraterrestri nel cortile del condominio. Fanno il paio con quelli che aspettano il pianeta Nibiru e che - vedi caso - sono negazionisti climatici anche loro. Persino Claudio Costa, gatto silvestro dell'anti-scienza, è sparito; non si sente più da metà Novembre del 2010. Scoraggiato? Convertito? O forse, semplicemente, non gli hanno rinnovato il contratto? (*)

Per dare un'idea dello sconforto nelle file dei terrapiattisti, credo valga la pena dare un'occhiata a questo sfogo di Teo Georgiadis intitolato "noi cattivi". E' un esempio del fatto che quando uno non ha più argomenti da presentare non gli rimane altro che lamentarsi. E non solo lamentarsi: gli insulti di Georgiadis contro Sylvie Coyaud, ("Ocasapiens") sono particolarmente pesanti e ingiustificati (e Sylvie risponde per le rime come è giusto che faccia).

In fin dei conti, il momento di silenzio dei media sul clima non può che essere che temporaneo. Quindi, si tratta di insistere e continuare il dibattito per dimostrare la mala fede del fronte dell'anti-scienza. Lo spazio mediatico che è la "blogosfera" è particolarmente adatto a questo scopo e, come facevo notare qualche giorno fa, il successo dei blog seri sul clima nelle classifiche, in confronto a quelli non seri, è un elemento importantissimo. Indica che le argomentazioni scientifiche sul clima stanno avendo successo sulla frazione più preparata e intelligente dell'opinione pubblica - quella che legge i blog.

A lungo andare, questo successo deve finire per tradursi in un'azione politica di qualche genere. Certo, servirà a poco se ci arriveremo quando il pianeta sarà ormai stato devastato in modo irreparabile. Ma è un dovere combattere per la verità - come faceva Cassandra con il suo sacro furore. E allora, continuiamo così. Forza, Cassandra! (**)


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(*) C'è anche Maurizio Morabito (aka "il Tafano") che per mancanza di argomenti si è ridotto a farmi da psicanalista della domenica e a criticarmi per un errore nell'attribuzione di un quadro. Beh, sulla psicanalisi domenicale, continua a fare lo stesso errore che fa sul clima: credersi un professionista quando invece è soltanto un dilettante. Quanto al nome del pittore, glie l'ho lasciato così apposta per farlo divertire un po'. Ora che l'ho fatto contento lo posso anche mettere giusto, ringraziandolo per la correzione.  :-) 


(**) Siccome trovo sempre qualche allocco che mi contesta il fatto che Cassandra non è mai esistita, allora preciso che - si, ragazzi - lo so benissimo che, quasi certamente, Cassandra non è mai esistita. E' una metafora - esattamente come quando Freud parlava di "Complesso di Edipo" e lo sapeva benissimo che Edipo, quasi certamente, non è mai esistito. Contenti adesso?





sabato 11 dicembre 2010

I fratelli Koch non demordono, ma sono in difficoltà

I fratelli Koch, padroni delle Koch Industries, sono i principali finanziatori della campagna propagandistica destinata a negare il cambiamento climatico e il ruolo dell'uomo nello stesso. Come mostra questa figura, tuttavia, sono al momento sotto attacco e, come si sa bene, in una campagna di questo genere, quando sei costretto a difendersi sei già sconfitto.

Si è sparsa rapidamente in rete la notizia che le "Koch Industries" avevano annunciato che non avrebbero più finanziato la campagna propagandistica contro la scienza del clima. Sarebbe stato un evento epocale se una delle lobby principali del petrolio e dei combustibili fossili, il "kochtopus" avesse gettato la spugna.

Ma era una bufala, abbastanza ovviamente. I fratelli Koch, proprietari della "Koch Industries" non demordono e - se lo facessero - non lo annuncerebbero in pubblico.

Ma questo comunicato è abbastanza significativo. Vuol dire che i fratelli Koch sono stati identificati come una delle forze principali dietro la campagna anti-scienza in corso. Questo è molto male per loro.

Si dice che il trucco principale del demonio è di far credere che non esiste. Lo stesso vale per la propaganda: funziona finchè il pubblico non si accorge di essere imbrogliato. Al momento in cui si rendono noti i trucchi e i mandanti, la propaganda perde efficacia; si sgonfia, svanisce.

Sembrerebbe che siamo arrivati a questo stadio nello scontro sul cambiamento climatico. Dopo l'aggressiva campagna propagandistica cominciata con il "climategate" dell'anno scorso, il fronte dell'anti-scienza sembra perdere smalto, fiato e coerenza.

Dopo il climategate, non sembra che stiano riuscendo a tirar fuori qualcosa di altrettanto efficace, a parte qualche tentativo di astroturfing per screditare gli ambientalisti con un video disgustoso, ma che si è rivelato di scarso impatto. Non li aiuta di certo il fatto che il 2010 stia risultando l'anno più caldo della storia.

Insomma, potrebbe darsi che stiamo vedendo l'inizio della sconfitta delle lobby dell'anti-scienza. Attenzione, sono ancora potenti e velenosi - bisogna starci molto attenti. Ma è una battaglia che possiamo vincere.

domenica 7 novembre 2010

Il picco dei leader



Elettore: Bene, ho deciso che il cambiamento climatico non è una cosa reale, e io ho l'ultima parola.

Il clima reale: la penultima


Sotto tutti gli aspetti, Barack Obama ha delle qualità di leadership rare fra i capi di stato di oggi. Idee, intelligenza, delle cose da dire e quella "presenza" o "carisma" che è fondamentale per un leader. Per non parlare, poi, della grande novità di rappresentare i neri americani per la prima volta alla presidenza degli Stati Uniti.

Eppure, questa qualità di leader non è venuta fuori e, oggi, Obama si trova di fronte a tutti i problemi ormai tipici dei presidenti Americani a metà termine. Non ha fatto meglio, nelle stesse condizioni, del suo predecessore George Bush Jr.; che di qualità di leader aveva assai di meno. Ma Obama, con tutte le speranze che aveva suscitato, come mai si ritrova in queste condizioni? E' non è solo un problema americano. I tutti i paesi del mondo, o quasi, la gente si lamenta della mancanza di leader. E' probabile che sia il risultato del sistema propagandistico che è stato messo in atto negli ultimi decenni distrugge ogni tentativo di leadership che possa venir fuori. Abbiamo passato, apparentemente, il picco dei leader.


Se esaminiamo il caso Obama, vediamo che il presidente si trovava davanti a scelte difficilissime. Gli Stati Uniti sono in una crisi economica ormai quasi terminale, schiacciati da spese militari spaventose e dal problema planetario della scarsità di materie prime. Obama poteva scegliere di raccontare alla gente le cose come stanno, ma avrebbe fatto la fine di Jimmy Carter - che lo ha fatto ai suoi tempi. Non lo possiamo biasimare per questa scelta; ma è una scelta di sopravvivenza, non da leader. Un vero leader è uno che può anche chiedere alla gente di fare dei sacrifici. Uno che campa solo finchè promette regali non è un leader; è Babbo Natale.

Uno dei problemi è che la gente è ormai quasi completamente sedata dai media e disabituata a sentirsi raccontare cose anche vagamente spiacevoli nel senso che implicano una sia pur minima necessità di fare dei sacrifici. George Bush Jr. ha avuto grande successo raccontando alla gente che "lo stile di vità degli americani non è contrattabile". Era un'ovvia bugia. Ma la gente preferisce sempre una bugia rassicurante a una verità scomoda. Sembra che ormai il mestiere del politico non sia più altro che raccontare alla gente delle balle rassicuranti. Funziona, ma non è il mestiere del leader.

Così, Obama ha scelto di concentrarsi sulla riforma dell'assistenza sanitaria, probabilmente ispirandosi al "New Deal" di Roosevelt e sperando di innescare una reazione positiva nell'opinione pubblica che gli avrebbe permesso di prendere altre decisioni, necessarie ma impopolari, come la riduzione delle emissioni. Gli è andata male, ma come mai esattamente gli Americani hanno preso una misura così ovviamente necessaria e salutare come un sistema sanitario nazionale come un insulto e un tentativo di instaurare una dittatura comunista?

Il problema è che al tempo del New Deal di Roosevelt non c'era il sistema propagandistico sofisticato e collaudato che invece esiste oggi. Non c'era quella cosa che oggi chiamiamo "propaganda virale" oppure "tecniche di spin" il cui punto centrale è di nascondere l'origine della propaganda stessa; mascherandola come "movimenti spontanei" (è una tecnica detta anche "astroturfing") Con queste tecniche e con pochi soldi rispetto al loro budget, le grandi lobby industriali sono in grado di scatenare delle campagne virali di efficacia devastante - delle vere e proprie armi di distruzione di massa del pensiero umano.

Jim Hoggan racconta come i "tea parties" americani siano un'emanazione della lobby del petrolio e del carbone, e, in particolare dei soldi dei fratelli Koch, petrolieri americani. E' impressionante come con relativamente pochi soldi siano riusciti a creare un movimento politico importante; fatto in grandissima maggioranza di persone che ci credono veramente di lottare per difendere l'america dal socialsmo e che non si rendono conto di essere state manipolate - ma è questo il fulcro di queste tecniche.

Il successo dei fratelli Koch nel maneggiare la propaganda non si limita ai Tea Party. Sono loro che hanno finanziato la maggioranza delle azioni di propaganda anti-scienza che hanno ridotto enormemente il consenso degli americani sulla necessità di agire contro il cambiamento climatico. Oggi, con le elezioni mid-term sono riusciti a mandare in Senato una pattuglia di agguerriti senatori anti-scienza che negano esplicitamente il ruolo umano sul cambiamento climatico e promettono la caccia alle streghe contro i climatologi.

A questo punto, a Obama non resta che vivacchiare sperando che alle elezioni per il secondo mandato le dinamiche perverse del partito repubblicano gli mandino contro un candidato veramente impresentabile, tipo Sarah Palin ("drill, baby, drill"). Diciamo che gli potrebbe andar bene; ma questa è sopravvivenza politica, non leadership. Nel frattempo, i problemi globali si aggravano - quello climatico per primo - e non c'è nessuno che abbia il prestigio sufficiente per fare qualcosa di serio in proposito.

Sembra che siamo veramente troppo bravi a inventare cose. Questa della propaganda virale è veramente una grande invenzione; un vero trionfo della scienza della comunicazione del ventesimo secolo. La sofisticata propaganda di nuova generazione ha sostituito la vecchia, rozza propaganda del tempo dei regimi fascisti e nazisti. Di fronte alle nuove tecniche di "spin" che nascondono la loro origine, la gente è completamente spaesata, non si rende nemmeno conto di essere manipolata. Questo succede sia in politica come in campo scientifico; dove tantissimi assatanati oppositori della scienza del clima lo sono in buona fede.

La propaganda virale è un arma talmente potente che, come la bomba atomica di una volta, ci ha messi in una condizione di stallo totale: ogni leader che si presenta con qualche nuova idea viene automaticamente distrutto e ridicolizzato con poca fatica. Chi è al potere si può difendere soltanto utilizzando a sua volta le stesse tecniche, come fa il nostro Silvio Berlusconi con un certo successo. Ma non è leadership nemmeno questa. Berlusconi sta a galla finché racconta balle rassicuranti, ma nemmeno lui sarebbe in grado di sopravvivere politicamente se raccontasse alla gente come stanno veramente le cose.

C'è qualche speranza di uscire dallo stallo? A breve scadenza, forse no - ma con un po' di pazienza ci sono delle speranze. La propaganda virale ha un punto debole: funziona solo finché i manipolati non si rendono conto di essere manipolati. E il fatto che ci stanno manipolando sta piano piano emergendo. In California, per esempio, gli elettori hanno sonoramente sconfitto la "proposizione 23" contro le energie rinnovabili. Era troppo ovvio che era un'operazione finanziata dell'industria petrolifera (fra gli altri, i soliti fratelli Koch) ed è proprio questo argomento che è venuto fuori e che ha sconfitto i petrolieri. Questa è una grossa novità nel panorama mediatico/politico. Allora, vedete, c'è speranza che le azioni di "spin" politiche comincino a ritorcersi contro chi le fa. Riusciremo a ritrovare anche dei veri leader? Perché no?

venerdì 29 ottobre 2010

Non c'è più la buona, vecchia propaganda di una volta.....


Con la vecchia propaganda, perlomeno sapevi benissimo chi ti stava imbrogliando e perché. Oggi, con l'informazione liberalizzata, la propaganda si è fatta molto più sottile: non sai più chi ti sta imbrogliando, e neppure perché (anche se lo puoi sospettare).

Il sistema informativo monopolizzato  dai governi totalitari ha parecchi difetti. Fra questi il fatto che chi riceve l'informazione sa benissimo che questa è filtrata e falsificata a seconda delle esigenze di chi la produce. In altre parole, si sa benissimo che è propaganda: non la si può mascherare come qualche altra cosa.

Nonostante tutto, la propaganda totalitaria classica ha una certa efficacia. Questo ha a che vedere col fatto che molti di noi preferiscono di gran lunga una bugia rassicurante a una verità scomoda. Tuttavia, non tutti ci cascano e con gli anni il pubblico si abitua a fare una robusta tara alle fesserie che si sente raccontare dal proprio governo. Infatti, i metodi propagandistici dei regimi totalitari del passato sono stati generalmente abbandonati, a parte certi posti molto disgraziati come la Corea del Nord con il suo leader supremo Kim Jong-Il. La stessa parola "propaganda" ha preso un significato negativo.

Ma la propaganda non è scomparsa; anzi, ha acquistato nuova vita in un regime mediatico pluralistico. Oggi, la propaganda può usare tecniche immensamente più sofisticate di quelle rozze e banali del tempo del Duce o di Stalin. In particolare, un metodo che si rivela estremamente efficace è quello di nascondere l'origine del messaggio; spacciando per opinioni "spontanee" quelle che sono invece messaggi che hanno dietro la difesa degli interessi di organizzazioni private o governative. Questi metodi prendono il nome di "disinformazione" o "astroturfing". Quest'ultimo termine si riferisce a un erba artificiale per i campi sportivi: sembra erba vera, ma non lo è.

Negli ultimi tempi, sembra che queste tecniche abbiano raggiunto un grado di sofisticazione e di diffusione impressionante. Un buon esempio sta nella campagna anti-rinnovabili degli ultimi tempi. Un recente volantino anti-eolico è un esempio addirittura plateale di astroturfing. Ma rimane sempre molto difficile avere prove precise. Per esempio, la mia proposta che il recente (e disgustoso) film "No Pressure" sia una forma di disinformazione diretta contro il movimento ambientalista ha suscitato alcune reazioni negative anche piuttosto aggressive. Questo mi fa sospettare di essere nel giusto, ma devo ammettere di non avere prove (ma non ha nemmeno prove chi sostiene il contrario di quello che sostengo io)

Ci sono, tuttavia, diversi casi nella storia dove l'azione di disinformazione e/o astroturfing è stata provata. Uno è quello dell'azione propagandistica dell'industria del tabacco negli Stati Uniti, che ha usato estesamente queste tecniche per screditare gli scienziati che trovavano effetti dannosi del fumo sulla salute. Nell'articolo che vi incollo, in fondo, George Monbiot ci porta evidenza che il movimento di estrema destra "Tea Party" negli Stati Uniti è stato creato e finanziato dai fratelli Koch delle Koch industries. Ovvero, è stato creato dalla lobby petrolifera con lo scopo di combattere la legislazione che mira a mettere dei limiti alle emissioni e ai danni fatti all'ambiente.

Monbiot non menziona in questo testo il ruolo che hanno avuto (e hanno) i fratelli Koch nella campagna di disinformazione lanciata di recente contro la scienza del clima, ma su questo punto si può leggere la storia raccontata da Jim Hoggan e Richard Littlemore.

Questo tipo di campagne di disinformazione hanno un'efficacia veramente devastante, soprattutto per il loro carattere virale. Iniziano con un gruppo di professionisti ben pagati. Ma poi c'è gente che ci crede veramente e diffonde il messaggio generando un fenomeno a cascata che alla fine prende dimensioni incontrollabili. E' il caso dei "Tea Parties" Americano, ma anche il caso di persone che hanno creduto in buona fede al messaggio anti-scientifico della lobby del petrolio e del carbone diffuso contro la scienza del clima.  

In sostanza, come dice Monbiot  "Nothing is real any more. Nothing is as it seems." Non c'è più niente di reale, nulla è quello che sembra. Lo spazio mediatico è diventato un labirinto di specchi: vedi immagini di questa o quest'altra cosa, ma non sai esattamente se l'immagine che vedi è reale o è una falsa riflessione di qualcosa di completamente diverso. Come si vede in questa suggestiva immagine dal New York Times.




Vi lascio ora all'articolo di George Monbiot; preziosissimo anche per i riferimenti bibliografici che fornisce. In ogni caso, ricordatevi che - là fuori - non sapete chi vi sta imbrogliando e neppure perché; ma perlomeno potete sospettarlo.

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http://www.monbiot.com/archives/2010/10/25/toxic-brew/


Toxic Brew
The Tea Parties didn’t arise spontaneously: they were boiled up by big business
by George Monbiot, published in The Guardian, 26 October 2010
The Tea Party movement is remarkable in two respects. It is one of the biggest exercises in false consciousness the world has ever seen. And it is the biggest "astroturf operation" in history. These accomplishments are closely related.
An astroturf campaign is a fake grassroots movement: it purports to be a spontaneous uprising of concerned citizens, but in reality it is founded and funded by elite interests. Some astroturf campaigns have no grassroots component at all(1). Others catalyse and direct real mobilisations. The Tea Party movement belongs in the second category. It is mostly composed of passionate, well-meaning people who think they are fighting elite power, and who are unaware that they’ve been organised by the very interests they believe they are confronting. We now have powerful evidence that the movement was established and has been guided with the help of money from billionaires and big business. Much of this money, as well as much of the strategy and staffing, were provided by two brothers who run what they call “the biggest company you’ve never heard of.”(2)
Charles and David Koch own 84% of Koch Industries, which is the second-largest private company in the United States. It runs oil refineries, coal suppliers, chemical plants and logging firms. It turns over roughly $100bn a year, and the brothers are each worth $21bn(3). The company has had to pay tens of millions of dollars in fines and settlements for oil and chemical spills and other industrial accidents(4,5). The Kochs want to pay less tax, keep more profits and be restrained by less regulation. Their challenge has been to persuade the people harmed by this agenda that it’s good for them.
In July 2010, David Koch told New Yorker magazine, “I’ve never been to a Tea Party event. No one representing the Tea Party has ever even approached me.”(6) But a new fascinating film, "(Astro)Turf Wars," by Taki Oldham, tells a fuller story(7). Oldham infiltrated some of the movement’s key organising events, including the 2009 Defending the Dream summit, convened by a group called Americans for Prosperity. The film shows David Koch addressing the summit. “Five years ago,” he explains, “my brother Charles and I provided the funds to start Americans for Prosperity. It’s beyond my wildest dreams how AFP has grown into this enormous organisation.”
A convenor tells the crowd how AFP mobilised opposition to Barack Obama’s healthcare reforms. “We hit the button and we started doing the Twittering and Facebook and the phonecalls and the emails, and you turned up!” Then a series of AFP organisers tell Mr Koch how they have set up dozens of Tea Party events in their home states. He nods and beams from the podium like a chief executive receiving rosy reports from his regional sales directors. Afterwards, the delegates crowd into AFP workshops, where they are told how to run further Tea Party events(8).
Americans for Prosperity is one of several groups set up by the Kochs to promote their politics. We know their foundations have given it at least $5m(9), but few such records are in the public domain, and the total could be much higher. It has toured the country organising rallies against healthcare reform and the Democrats’ attempts to tackle climate change. It provided the key organising tools which set the Tea Party movement running. The movement began when the CNBC reporter Rick Santelli called from the floor of the Chicago Mercantile Exchange for a bankers’ revolt against the undeserving poor(10). (He proposed that the traders should hold a tea party to dump derivative securities in Lake Michigan to prevent Obama’s plan to “subsidise the losers”: by which he meant people whose mortgages had fallen into arrears.) On the same day, Americans for Prosperity set up a Tea Party Facebook page and started organising Tea Party events(11).
Oldham’s film shows how AFP crafted the movement’s messages and drafted its talking points. The New Yorker magazine, in the course of a remarkable exposure of the Koch brothers’ funding networks, interviewed some of their former consultants(12). “The Koch brothers gave the money that founded [the Tea Party],” one of them explained. “It’s like they put the seeds in the ground. Then the rainstorm comes, and the frogs come out of the mud -- and they’re our candidates!” Another observed that the Kochs are smart. “This right-wing, redneck stuff works for them. They see this as a way to get things done without getting dirty themselves.”
The AFP is one of several groups established by the Koch brothers. They set up the Cato Institute, which was the first free market thinktank in the US. They also founded the Mercatus Center at George Mason University, which now fills the role once played by the economics department at Chicago University: as the originator of extreme neoliberal ideas(13,14). Fourteen of the 23 regulations that George W. Bush put on his hitlist were, according to the Wall Street Journal, first suggested by academics working at the Mercatus Center(15).
The Kochs have lavished money on more than 30 other advocacy groups, including the Heritage Foundation, the Manhattan Institute, the George C. Marshall Institute, the Reason Foundation and the American Enterprise Institute(16). These bodies have been instrumental in turning politicians away from environmental laws, social spending, taxing the rich and distributing wealth. They have shaped the widespread demand for small government. The Kochs ensure that their money works for them. “If we’re going to give a lot of money,” David Koch explained to a libertarian journalist, “we’ll make darn sure they spend it in a way that goes along with our intent. And if they make a wrong turn and start doing things we don’t agree with, we withdraw funding.”(17)
Most of these bodies call themselves “free market thinktanks,” but their trick, as "(Astro)Turf Wars" points out, is to conflate crony capitalism with free enterprise, and free enterprise with personal liberty. Between them they have constructed the philosophy which informs the Tea Party movement: its members mobilise for freedom, unaware that the freedom they demand is freedom for corporations to trample them into the dirt. The thinktanks the Kochs have funded devise the game and the rules by which it is played; Americans for Prosperity coaches and motivates the team.
Astroturfing is now taking off in the United Kingdom. Earlier this month, Spinwatch showed how a fake grassroots group set up by health insurers helped shape the Tories’ NHS reforms(18). Billionaires and corporations are capturing the political process everywhere; anyone with an interest in democracy should be thinking about how to resist them. Nothing is real any more. Nothing is as it seems.
References:
1. See, for example, the exposure of astroturfing in Chapter 2 of my book "Heat: how to stop the planet burning," 2006.
2. http://www.portfolio.com/executives/features/2008/10/15/Profile-of-Billionaire-David-Koch/index3.html
3. http://www.guardian.co.uk/world/2010/oct/13/tea-party-billionaire-koch-brothers
4. http://www.greenpeace.org/usa/Global/usa/report/2010/3/koch-industries-secretly-fund.pdf
5. http://www.newyorker.com/reporting/2010/08/30/100830fa_fact_mayer?currentPage=all
6. http://nymag.com/news/features/67285/
7. http://astroturfwars.org/
8. http://astroturfwars.org/
9. Greenpeace’s report on funding by the Koch brothers and their foundations shows that they spent $5m on AFP’s Hot Air tour alone. http://www.greenpeace.org/usa/Global/usa/report/2010/3/koch-industries-secretly-fund.pdf
10. http://www.cnbc.com/id/29283701/Rick_Santelli_s_Shout_Heard_Round_the_World
11. http://astroturfwars.org/
12. http://www.newyorker.com/reporting/2010/08/30/100830fa_fact_mayer?currentPage=all
13. http://www.newyorker.com/reporting/2010/08/30/100830fa_fact_mayer?currentPage=all
14. http://www.greenpeace.org/usa/Global/usa/report/2010/3/koch-industries-secretly-fund.pdf
15. http://mercatus.org/media_clipping/rule-breaker-washington-tiny-think-tank-wields-big-stick-regulation
16. http://www.greenpeace.org/usa/Global/usa/report/2010/3/koch-industries-secretly-fund.pdf
17. Interview with Brian Doherty, reported by The New Yorker. http://www.newyorker.com/reporting/2010/08/30/100830fa_fact_mayer?currentPage=all
18. http://www.spinwatch.org.uk/blogs-mainmenu-29/tamasin-cave-mainmenu-107/5391-private-health-lobby-out-in-force-at-tory-conference