sabato 30 aprile 2022

Un Saluto da Stoccolma

 


Una testimonianza diretta dal paese che ci divertiamo a demonizzare e insultare. Sarà perché ci dovremmo vergognare se facessimo un serio confronto? (Grazie a Daniele Caruso per la Segnalazione)



https://www.soloriformisti.it/un-saluto-da-stoccolma/

Un saluto da Stoccolma…

Una testimonianza diretta dal modello liberale scandinavo nella gestione della pandemia. Quassù l’inflazione sul costo della vita è ora molto più bassa perché il lavoro, la fiducia e le relazioni sociali ed economiche non sono stati rovinati da estreme ed onerose misure anticovid.

Con la mia famiglia italo-svedese abbiamo sempre vissuto e lavorato a Firenze. Da giugno 2020 abbiamo ritenuto di spostarci temporaneamente a Stoccolma – pur con grandi sacrifici. Lo abbiamo fatto soprattutto per garantire una vita scolastica e sociale normale ai nostri figli. Come facciamo noi genitori, proviamo a mettere al primo posto la salute mentale dei propri figli, se possibile. E noi due, potendo lavorativamente farlo, lo abbiamo fatto, pensiamo con successo. Tra poche settimane torneremo a casa nostra definitivamente.

Fin dall’inizio dell’epidemia, non siamo stati interventisti del lockdown duro e siamo rimasti molto spaventati dal diffuso consenso di molti ad un tale livello di severità, intravedendo il rischio che il superamento di così tanti limiti avrebbe avuto gigantesche conseguenze psicologiche e quindi politiche per lunghissimo tempo. Abbiamo invece sempre ascoltato l’avviso scientifico delle agenzie di sanità scandinave, che hanno ispirato l’azione dei governi nordici per politiche di contenimento dell’epidemia ben più caute, immensamente meno costose per le tasche dei cittadini e le finanze pubbliche, e soprattutto – ora lo possiamo dire – perfino più efficaci nel contenimento dell’impatto del covid sulla generale mortalità annuale in eccesso. (Nella classifica di questo fondamentale indicatore, la Svezia è fra i migliori paesi europei sia nel 2020 che nel 2021, come verificabile su Eurostat, l’ufficio statistico ufficiale dell’Unione Europea).

I leader scandinavi non hanno attuato politiche anticovid draconiane, interminabili e dai costi titanici. In questo approccio soft, lontanissimo da quello italiano, quello svedese si è distinto per essere anche più leggero. Ciò è stato possibile pure in un’area metropolitana molto grande e densa come quella di Stoccolma, la più grande città della Scandinavia, dove fa freddo quasi tutto l’anno, si vive molto al chiuso anche d’estate e si utilizzano moltissimo i mezzi pubblici, tanto sviluppati quanto usati e affollati. La vita media è pari a quella italiana. C’è una diffusissima cultura delle case di cure per gli anziani. Insomma, tutti fattori svantaggiosi rispetto ad un’epidemia di covid, infatti la malattia ha colpito duro, per quanto un pò meno di altre capitali europee che hanno usato restrizioni ben più dure. Giova ripeterlo: dopo due anni, in Svezia, la mortalità in eccesso è una delle più basse in Europa, e ciò pure nonostante il peso della grande area metropolitana della capitale sul totale della popolazione. Inoltre anche qui è stato rilevato che la normale influenza stagionale è praticamente scomparsa in questi due anni (senza mascherine).

Siamo testimoni del fatto che in Svezia le poche raccomandazioni che ci furono, vennero scarsamente rispettate dalla popolazione. Vivendo qui a Stoccolma, è sempre sembrato tutto completamente normale, anche tutto l’anno scorso e quello precedente, una metropoli particolarmente viva e affollata in tutte le sue attività, anche se le persone del posto ci hanno spiegato che in realtà c’erano un pò meno flussi di gente del solito durante l’inverno e per alcuni mesi ci sono state delle restrizioni: restrizioni che non vi sto nemmeno a riepilogare data la loro leggerezza, brevità e scarsissima applicazione. A Stoccolma la routine e il tempo delle persone, le relazioni interpersonali e la fiducia per le attività sociali e di lavoro di ogni tipo non sono state mai sconvolte. Inoltre, successivamente, mentre la campagna vaccinale raggiungeva un buon ritmo, il tema covid scompariva via via dall’agenda dei media.

Anche durante le fasi più dure dell’epidemia, abbiamo visto che gli svedesi sono stati essenzialmente un popolo “indisciplinato” e in realtà poco incline al rispetto delle raccomandazioni anticovid. Però sarebbe sbagliato accusarli di essere stati “presuntuosi” nella lotta al covid. Non si può infatti che gioire del loro successo.  C’è da aggiungere che quassù l’inflazione sul costo della vita è ora molto più bassa perché il lavoro, la fiducia e le relazioni sociali ed economiche non sono stati rovinati da estreme ed onerose misure anticovid. Ora loro hanno pure le spalle larghe per affrontare le gravi conseguenze umanitarie ed economiche seguenti alla terribile guerra in Ucraina. Non arrivano a questo appuntamento con la storia impoveriti e sfiancati.

E poi le scuole… In questi due anni a Stoccolma abbiamo potuto garantire il completo diritto allistruzione e all’attività fisica dei bambini, considerando noi rischiosi per la salute mentale dei giovani i severissimi protocolli sanitari, le chiusure e le quarantene domiciliari di classe cui sono stati sottoposti i bambini e i ragazzi. In Italia purtroppo il covid è infatti diventato un pensiero continuo per tutti gli studenti attraverso la incessante presenza delle regole” ogni singolo secondo della giornata scolastica: il non vedersi in faccia, il dover stare distanziati, luscire in sicurezza” in cortile scaglionati per classe e in mini settori assegnati all’interno di “bolle” durante tutta la giornata, gli obblighi a stare quasi sempre seduti nellaula senza sgranchirsi, a portare cibo e acqua da casa, ad andare a mense scaglionate e distanziate, le quarantene a casa senza poter uscire, la didattica a distanza, e così via, chi più ne ha più ne metta. Molti genitori sanno benissimo di che si parla, ne hanno visto e ne sentono le conseguenze sui loro figli. Chi non ha figli in età scolare, difficilmente può capire quello che sta avvenendo su molti giovani. Noi da Stoccolma lo vediamo lucidamente, avendo sempre potuto comparare quello che succedeva. Qui a Stoccolma non ci sono mai state regole “per precauzione” non utili alla felicità psicologica, al benessere fisico e quindi all’apprendimento degli studenti. Ad esempio, non ci sono mai state, non ci sono – e quindi non ci saranno mai – le mascherine ai giovani, mascherine che qui sono state assenti nelle scuole di ogni ordine e grado, nemmeno per il personale e nemmeno all’università. Come noto, noi italiani siamo tra i paesi europei che le hanno messe nelle scuole per più tempo e pure ai bambini sotto i dodici anni. Indossate peraltro davvero e severamente tutto il giorno. E ancora si continua.

Per intenderci, rimpiangiamo le scuole pre-covid italiane che abbiamo personalmente sempre giudicato come buone per i nostri figli. Non possiamo ignorare però che la quotidianità dei bambini alle elementari, ma anche alle medie e al liceo, è stata ed è ancora inquietante se paragonata alla scuola normale che esisteva prima. Meglio scuole “in presenza”, certo, ma erano proprio necessari le  lunghe chiusure e protocolli così duri? Guardando a quello che è successo, succede e alle scelte fatte in varie altre democrazie, a questo punto direi senzaltro di no. Del resto, sono passati due anni e i conti ormai si possono facilmente fare. Sarebbe bello che tutto questo fosse oggetto di un dibattito scientifico e parlamentare sereno e dai toni pacati. E’ vero che il successo dei paesi nordici può mettere in discussione il “modello italiano” di lotta al covid, ma potremmo comunque farci delle domande, abbracciare il dubbio e magari trarre delle indicazioni utili soprattutto per il presente e per il futuro.

sabato 23 aprile 2022

Ma da dove ci si aspetta che arrivi il gas naturale?

 Da "Unconditional Blog"

I limiti delle risorse e il nostro strano gioco delle sedie musicali

Kurt Cobb è un esperto di risorse minerarie e, in particolare, di combustibili fossili. Tiene un blog molto seguito dove racconta le cose come stanno in modo semplice e diretto. Niente storie, niente propaganda, niente politica. Qui, domanda ai lettori: “ma da dove pensano gli europei che arriverà il gas naturale di cui hanno bisogno se tagliano le forniture dalla Russia? Non si rendono conto che il gas di scisto americano non basta? Non si rendono conto che anche quel gas non è infinito”? Ma, certe volte, rispondere a delle domande molto semplici è una cosa talmente difficile da essere impossibile, specialmente per i politici.

Fra le altre cose, Kurt Cobb fa notare qui un trucchetto interessante. L’amministrazione Biden ha dato via libera alla miscelazione di etanolo (alcol etilico) con la benzina sul mercato nazionale. Questo dovrebbe servire a ridurre la domanda di una materia prima, i derivati del petrolio, che comincia a scarseggiare. Ma l’etanolo si produce dal mais, e anche il mais potrebbe cominciare a scarseggiare, soprattutto considerando i costi sempre in aumento dei fertilizzanti artificiali. Andrà a finire che la gente non avrà da mangiare per aver voluto dare cibo alle automobili? Anche questa è una di quelle domande alle quali i politici sembrano in difficoltà a dare delle risposte.

(Prof. Ugo Bardi)

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I limiti delle risorse e il nostro strano gioco delle sedie musicali

di Kurt Cobb (articolo originale da Resource Insights)

Traduzione a cura del Prof. Ugo Bardi per The Unconditional Blog

Con un’ampia gamma di materie prime in offerta limitata, varie regioni del mondo si stanno comportando come se fossero impegnate in un gioco delle “sedie musicali” con le carenze di materie prime.

Ci sono molteplici giochi in corso che differiscono a seconda delle materie prime e delle regioni, ma tutti condividono una caratteristica: Come in un gioco di sedie musicali, a un certo punto qualcuno si trova in difficoltà. Nel gioco delle sedie, qualcuno rimane senza sedia, nel gioco delle materie prime qualcuno si trova a non averne a disposizione.

Una svolta interessante in questi giochi è che ora alcune sedie vengono trasferite da un gioco all’altro. Per esempio, l’amministrazione Biden ha dichiarato che le esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL) degli Stati Uniti verso l’Europa saranno intensificate per sostituire il gas naturale proveniente dalla Russia, che è diventata una fonte sospetta a causa del conflitto tra Russia e Ucraina e delle ampie sanzioni economiche contro la Russia. Il gas continua a fluire per ora. Ma la Russia userà un taglio del gas come arma? Questa è una domanda che agita tutta l’Europa.

Ecco cosa intendo per spostare le sedie da un gioco di sedie musicali ad un altro. Si scopre che tutta la capacità di esportazione di GNL degli Stati Uniti è già in uso. Non ce n’è di disponibile per aumentare le esportazioni. Ad aggravare il problema c’è la limitata capacità dell’Europa di accettare carichi di GNL poiché questi carichi devono essere rigassificati e messi nei gasdotti in speciali impianti di ricezione e lavorazione che richiedono anni per essere costruiti. Ci vorranno anche anni per costruire una capacità statunitense abbastanza consistente da intaccare la dipendenza europea dal gas naturale russo. La minaccia russa di un taglio rimane e rimarrà un’arma potente per un po’ di tempo a venire.

Nel frattempo, i prezzi del gas naturale negli Stati Uniti hanno levitato ai livelli visti l’ultima volta nel mercato del gas naturale solo verso la fine degli anni 2000. Quei prezzi potrebbero anche salire ulteriormente e rimanere a livelli molto alti mentre gli utenti nazionali si contendono le forniture di gas naturale che non vanno all’estero. È un altro gioco di sedie musicali, in questo caso per i consumatori statunitensi di gas naturale.

C’è una persistente ma errata convinzione che la cosiddetta rivoluzione del gas di scisto negli Stati Uniti sia permanente e non un fenomeno temporaneo guidato da troppo capitale “stupido” che insegue una proposta perdente. Prezzi più alti incentiveranno l’estrazione di gas più difficile da ottenere. Ma questa difficoltà significa anche che i volumi ottenibili saranno probabilmente inferiori per ogni nuovo pozzo. Nel frattempo, la produzione dai pozzi esistenti continua a diminuire dal 75 al 90 per cento entro tre anni. Tutta quella produzione persa deve essere sostituita PRIMA che la produzione statunitense possa crescere. Impegnando la produzione statunitense per la consegna all’Europa, gli Stati Uniti si sono quasi certamente condannati ad un’economia con costi energetici più alti – a meno che non rinneghino la loro promessa.

Come ho detto, ci sono solo tante sedie in questo gioco delle sedie musicali del gas naturale e gli Stati Uniti hanno appena dato via alcune delle loro sedie.

L’amministrazione Biden ha anche annunciato che sta “rinunciando alle regole che limitano la miscelazione dell’etanolo” nella benzina. Il significato pratico è che la percentuale di etanolo nel carburante a base di benzina aumenterà dal 10 al 15 per cento nelle aree in cui questo era stato precedentemente proibito tra il 1° giugno e il 15 settembre perché si ritiene che il tempo estivo aumenti lo smog dei veicoli che utilizzano questa più alta concentrazione di etanolo. Il cambiamento avrà solo un piccolo impatto sul prezzo – forse 10 centesimi per gallone – e interesserà circa 2.300 delle oltre 100.000 stazioni di servizio del paese.

Ci sarà anche un altro effetto. L’industria dell’etanolo avrà bisogno di più mais per produrre etanolo di mais da mescolare alla benzina. Questo sta accadendo quando i prezzi del mais stanno raggiungendo i massimi storici perché le forniture sono state limitate da una combinazione di maltempo, sanzioni legate al conflitto Russia/Ucraina e aumento dei prezzi dell’azoto e di altri fertilizzanti necessari per massimizzare le rese.

In questo gioco delle sedie musicali delle materie prime, l’amministrazione statunitense ha appena spostato una sedia dal gioco delle sedie musicali del mais a quello dell’etanolo. I prezzi dell’etanolo e quindi della benzina saranno controllati, in parte, ma i prezzi del mais e quindi il prezzo di molti alimenti contenenti mais leviteranno.

Questo è l’aspetto della scarsità a livello mondiale e il sistema globale di produzione e logistica sta cercando di adattarsi ai molti fattori di questa scarsità. Poiché il cambiamento climatico continua a minare la produzione di cibo e, allo stesso tempo, le fonti di energia da combustibili fossili, incluso il gas naturale, continuano ad esaurirsi, potremmo trovarci di fronte non ad un rimpasto di sedie nel mio metaforico gioco delle sedie musicali, ma a qualcosa di più simile al riordino delle sedie a sdraio sul Titanic. Tieni presente che ci volle del tempo dopo che la nave colpì l’iceberg fatale perché i passeggeri e l’equipaggio si rendessero conto che la nave stava affondando. La nostra attuale situazione dovrebbe essere presa come un avvertimento non troppo precoce. Ma sarà così?

Kurt Cobb

Kurt Cobb è uno scrittore freelance e consulente di comunicazione che scrive spesso di energia e ambiente. Il suo lavoro è apparso su The Christian Science Monitor, Resilience, Common Dreams, Naked Capitalism, Le Monde Diplomatique, Oilprice.com, OilVoice, TalkMarkets, Investing.com, Business Insider e molti altri. È autore di un romanzo sul tema del petrolio intitolato Prelude e ha un blog molto seguito chiamato Resource Insights. Può essere contattato all’indirizzo kurtcobb2001@yahoo.com.

martedì 19 aprile 2022

La Profezia di Bankageddon

 


Alex Ricchebuono è uno dei pochi esperti di finanza che ha capito come stanno le cose. Ovvero, qual'è il ruolo del picco di Hubbert, del dirupo di Seneca, e cosette del genere. (o perlomeno uno dei pochi esperti di finanza che ammettono di aver capito come stanno le cose).

Il romanzo di Ricchebuono, "Bankageddon" del 2018 è una storia interessante che si legge volentieri e che descrive molti elementi che suonano "veri" anche a quelli di noi che non hanno mai lavorato come operatori finanziari nella city di Londra. Anche se, ovviamente, la storia è parecchio drammatizzata. 

Comunque, fra le varie cose interessanti, a pagina 334 del libro, possiamo leggere un'esternazione del cattivo della storia (appropriatamente identificato come "KZ1" come nella tradizione degli agenti nemici dei romanzi di spionaggio).

"Da quando il petrolio è diventato sempre più caro, il problema è esploso in tutta la sua ferocia. .. Significa la fine di un era che ci porterà a dover rivoluzionare i nostri attuali modelli di vita quotidiana. Senza crescita dovrete radicalmente reinventare la vostra esistenza. .. Il cambiamento che abbiamo contribuito ad avviare è stato creato per dare una forte sforbiciata alla classe media dei paesi ricchi. Forzare un'immediata crisi controllata è un'opzione preferibile a un inevitabile tracollo seguito dal caos. .. Una volta separati i soldi dalle persone, per completare l'opera potremmo anche eliminare un po' di gente di troppo, così da fare spazio e ridurre finalmente i consumi. .. Di certe cose si può occupare direttamente madre natura. Magari con un piccolo aiutino .. Non è così improbabile che possa svilupparsi in qualche momento una mortale pandemia a causa della mutazione di qualche virus mai sentito prima. Qualche esperimento lo abbiamo già fatto. .. Per il momento ci limitiamo a immaginare un futuro nel quale qualsiasi pagamento si verifichi in modo elettronico e completamente automatizzato. Al posto dei documenti di identità tutti saranno riconosciuti tramite la scannerizzazione delle retine e delle impronte digitali. Inoltre i chip sottocutanei svolgeranno la funzione di carta di credito." Etc, etc..

Considerando che il libro è stato pubblicato nel 2018, fa abbastanza impressione. Ma, prima di pensare che Ricchebuono ha il numero di telefono dell'Onnipotente, aspettate un attimo. Queste idee sono state in giro per la memesfera per lungo tempo e sono il pane e salame di tanta fantascienza classica e moderna. Il che vuol dire che sono parte di certe idee diffuse e che qualcuno probabilmente ci sta lavorando sopra per davvero. E, in effetti, un tantinello di impressione la fa. 


venerdì 15 aprile 2022

La Scienza e lo Scarafaggio: Come Imbrogliare sul Covid



Fate un piccolo esperimento. Prendete una scodella di minestra e buttateci dentro uno scarafaggio. Risultato? Una scodella di roba disgustosa. Ora, prendete una scodella piena di scarafaggi e buttateci dentro un cucchiaio di minestra. Risultato? Una roba disgustosa lo stesso. Certe cose, quando le mischiate non fanno media. Si adeguano al peggio dei due fattori.

Lo stesso vale quando si mescola la Scienza con la Politica. Se la scienza è la minestra e la politica lo scarafaggio, viene fuori che qualsiasi miscela delle due cose è sempre politica: ovvero una roba disgustosa.

Così, in questi giorni si fa gran rumore in Italia sui giornali a proposito di un curioso articolo apparso recentemente su Nature basato, come gli autori stessi dichiarano, sulla "narrativa". Una "narrativa"? Su Nature? Ma Nature non era un giornale scientifico che si doveva basare su dati e modelli?

Eppure è così, Nature pubblica un articolo quasi completamente privo di dati, tutto basato su una serie di affermazioni, in effetti narrative, in cui si dice che se in Svezia si fossero prese misure più drastiche, le cose sarebbero andate meglio. Ma perché? Perché gli autori pensano che sia così e citano altri autori che (secondo loro) la pensano così.

L'unico dato che troviamo nell'articolo è proprio all'inizio dove dice che nel 2020 il rapporto fra la mortalità in Svezia e Norvegia era 10 a 1. Ora, per prima cosa, oggi questo rapporto è 4 a 1, non 10 a 1 -- troppo facile scegliere il periodo che ti fa più comodo, giusto? Per non menzionare poi che la Svezia si trova al 57 posto della classifica mondiale per mortalità relativa, ben al di sotto di stati che hanno invece preso provvedimenti draconiani (tipo Francia, Inghilterra, Spagna, e altri). Cosa dovrebbero aver scritto questi qui a proposito dell'Italia che ha avuto quasi il doppio della mortalità Svedese?

Ma è proprio il concetto che non va bene per un articolo scientifico. Se dici che la Norvegia ha fatto meglio della Svezia, il che è vero, dovresti spiegare perché. Forse la Norvegia ha chiuso più della Svezia? Nemmeno per idea. Andatevi a vedere il "Covid Stringency Index" su "Our World in Data" e troverete che l'indice di severità delle restrizioni è esattamente UGUALE fra Norvegia e Svezia. E questo gli autori non lo nominano nemmeno vagamente. Incidentalmente, l'Italia ha un indice di severità cinque volte maggiore, e il doppio della mortalità -- le conclusioni sono lasciate ai lettori. 

Insomma, un articolo zombie che fa finta di essere un articolo scientifico, ma ne ha solo l'aspetto esteriore. È un articolo politico. Purtroppo, è quello che sta accadendo: la politica sta invadendo la scienza e la sta distruggendo. Poi ci si mette il giornalismo con il suo sensazionalismo e questi sono i risultati. C'è poco da fare: sulla mancanza di cultura scientifica del pubblico ci marciano sopra in tanti.


(h/t Paolo Cesaretti)


https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/22_aprile_12/svezia-covid-fallimento-prove-6d259266-ba30-11ec-ac09-3ceafb137606.shtml



martedì 12 aprile 2022

La fine della società dei consumi


Repost da "Unconditional Blog"

 ATTUALITÀ,  ECONOMIA,  SOCIETÀ

La fine della società dei consumi

È impressionante quanto poco sia bastato per cambiare tutto. La “società dei consumi” sembrava l’unico paradigma possibile fino a due anni fa, la crescita l’unico modo di uscire dalle varie crisi, spendere soldi era lo strumento necessario per far marciare l’economia.

Poi il Covid ha trasformato la società dei consumi in una società di reclusi che, peraltro, rimanevano convinti che saremmo tornati a “consumare” non appena l’epidemia se ne fosse andata. E invece siamo usciti di casa per accorgerci che non c’è rimasto quasi niente da consumare. Addirittura, rischiamo la fame.

Beh, è stato bello finché è durato, bisognerà farsene una ragione.

Qui, ne discute Kurt Cobb

(Prof. Ugo Bardi)

***

L’accaparramento è improvvisamente di moda, le operazioni “lean” sono fuori moda, mentre le carenze si ripercuotono in tutto il mondo

Da “Resource Insights” di Kurt Cobb (articolo originale)

Traduzione a cura del Prof. Ugo Bardi per The Unconditional Blog

L’Ucraina, uno dei maggiori esportatori di cereali e altre colture alimentari, ha annunciato subito dopo l’invasione russa del paese che avrebbe vietato le esportazioni di molte colture alimentari per assicurare che l’Ucraina abbia abbastanza da sfamare la sua popolazione.

La Russia, un altro grande esportatore di cereali, specialmente di grano, ha ridotto le sue esportazioni di grano, segale, orzo e mais. Ha anche ridotto le esportazioni di zucchero.

La lista dei paesi che vietano o riducono le esportazioni di prodotti alimentari sta aumentando così rapidamente che comincia a sembrare un ingorgo in autostrada:

L’Argentina, uno dei maggiori esportatori di soia, ha bloccato le esportazioni di olio e farina di soia.

L’Ungheria ha vietato le esportazioni di grano.

La Moldavia ha bloccato le esportazioni di grano, mais e zucchero.

L’India, il secondo più grande produttore di zucchero al mondo, sta pensando di limitare le esportazioni di zucchero fino alla fine di settembre. Il limite di 8 milioni di tonnellate taglierebbe effettivamente le esportazioni di zucchero dopo maggio.

L’Indonesia, il più grande esportatore mondiale di olio di palma, ha ridotto le esportazioni per tenere sotto controllo i prezzi locali che sono aumentati del 50% quest’anno.

La Serbia smetterà di esportare grano, mais, farina e olio da cucina.

La Turchia ha bloccato la riesportazione di cereali, semi oleosi, olio da cucina e altri prodotti agricoli provenienti da altri paesi che sono ora nei magazzini e che erano destinati ad altri paesi prima del divieto.

La Giordania ha vietato l’esportazione o la riesportazione di riso, zucchero, latte in polvere, legumi secchi, foraggi, grano e prodotti di grano, farina, mais giallo, ghee e tutti i tipi di olio vegetale.

Naturalmente, c’è una vasta gamma di risorse naturali, manufatti e altri prodotti che non si muovono più verso la Russia a causa delle sanzioni derivanti dall’invasione russa dell’Ucraina. E ci sono delle contro-sanzioni, in particolare il divieto di esportazione di fertilizzanti dalla Russia che è il quarto produttore mondiale di fosfati e fertilizzanti azotati.

La Cina, il più grande produttore al mondo di fertilizzanti fosfatici, ha vietato le esportazioni l’anno scorso fino alla fine del 2022 per assicurarsi che la Cina ne abbia abbastanza per i propri agricoltori. E la Cina stava accumulando grano molto prima del conflitto Russia/Ucraina, accumulando quelle che ora si pensa siano la metà delle riserve mondiali di grano. Infatti, il governo cinese è arrivato al punto di esortare il pubblico cinese a fare scorta di cibo alla fine dello scorso anno con risultati prevedibili e caotici.

Poi ci sono le minacce alle colture alimentari non collegate al conflitto internazionale e ai livelli effettivi di fornitura. Uno sciopero dei lavoratori ferroviari della Canadian National ha minacciato di ridurre le spedizioni di fertilizzanti canadesi verso gli Stati Uniti prima che l’azienda facesse delle concessioni che hanno messo fine allo sciopero.

Parte della ragione dell’improvvisa corsa al cibo e ad altre risorse è che dall’inizio degli anni ’90 la parola d’ordine tra l’industria, alcuni governi e anche alcune organizzazioni di servizi non profit è stata “snello” (“lean”). Gestire organizzazioni snelle – vedi la definizione qui – è stato un modo per migliorare la redditività riducendo i costi e snellendo i processi per far sì che le organizzazioni facciano di più con meno. Sembra perfettamente sensato, vero?

Ora, ecco la cosa più importante che dobbiamo sapere sui principi di organizzazione “snella”: “L’inventario è considerato uno dei più grandi sprechi in qualsiasi sistema di produzione“.

Questo spiega molto su come praticamente tutto il mondo (tranne la Cina) sia stato colto alla sprovvista durante lo sconvolgimento dei sistemi logistici e di produzione alimentare di fronte ad una pandemia e ora quello che è probabilmente l’inizio della terza guerra mondiale (anche se, come ho spiegato in un pezzo precedente, questa non è la guerra mondiale che ci aspettavamo). Il cibo, ovviamente, non è l’unica cosa che è stata colpita. In particolare, anche i semiconduttori che si trovano in una miriade di elettrodomestici, veicoli, dispositivi elettronici e sistemi industriali sono a corto di scorte.

Ma non abbiamo bisogno di mangiare semiconduttori per vivere. Il cibo è al centro di ogni società per ovvie ragioni. È un merito dell’ideologia lean-organization-free-trade-without-borders che è durata così a lungo di fronte ai fatti ovvi sulla natura stessa della civiltà. Lasciatemi concludere con un estratto da un pezzo precedente che rende l’idea:

Si pensa che la civiltà, cioè la congregazione di persone in grandi insediamenti che chiamiamo città, debba le sue origini in parte all’invenzione dell’agricoltura. Coltivando eccedenze di colture alimentari, gli agricoltori hanno permesso la creazione di una classe urbana non agricola che si è impegnata in tutti i tipi di attività culturali, governative e commerciali. Queste attività ora occupano la stragrande maggioranza delle persone nelle economie avanzate.

Di anno in anno i nuovi insediamenti delle antiche civiltà assicuravano la loro continuità attraverso una misura molto importante: l’immagazzinamento delle colture alimentari in eccesso, specialmente il grano. Questo permetteva di sopravvivere a un cattivo raccolto o anche due o tre senza affrontare il collasso.

Che suprema ironia quindi che la conditio sine qua non della civiltà – mantenere un deposito di materiali essenziali – sia considerata ai nostri giorni una fonte di inefficienza e di spreco da evitare a tutti i costi.

Mi aspetto che più paesi e organizzazioni abbandonino l’ideologia “lean” e facciano scorte nei prossimi mesi.

Kurt Cobb

Kurt Cobb è uno scrittore freelance e consulente di comunicazione che scrive spesso di energia e ambiente. Il suo lavoro è apparso su The Christian Science Monitor, Resilience, Common Dreams, Naked Capitalism, Le Monde Diplomatique, Oilprice.com, OilVoice, TalkMarkets, Investing.com, Business Insider e molti altri. È autore di un romanzo sul tema del petrolio intitolato Prelude e ha un blog molto seguito chiamato Resource Insights. Può essere contattato all’indirizzo kurtcobb2001@yahoo.com.


martedì 5 aprile 2022

Basta parole: ora contano i Watt!

 

Un ottimo post di Luca Mercalli. Basta chiacchiere, ora contano i Watt!! 


https://www.facebook.com/LucaMercalli.Nimbus/posts/517506429735237


Luca Mercalli

RISPOSTE ALLE DOMANDE SUI PANNELLI FOTOVOLTAICI DA BALCONE
1) in genere un impianto integrato su tetto ha un'inclinazione fissa attorno ai 20-25 gradi che fornisce una produzione un po' inferiore all'ottimale (a 45 gradi di latitudine sarebbe attorno a 40 gradi), con massimo estivo.
2) un pannello esposto a Sud con inclinazione più verticale su ringhiera di balcone, in genere attorno ai 65 gradi, perde poco in termini di producibilità totale annua rispetto al tetto (meno del 5%) ma presenta il vantaggio di una produzione distribuita in modo omogeneo in tutti i mesi, quindi con maggior produzione invernale - quando l'energia serve di più.
3) il pannello su balcone permette una produzione FV anche a chi sta in appartamento e non ha disponibilità di tetto.
4) il pannello che ho installato, in silicio monocristallino, ha potenza di picco di 340 W ed eroga a mezzogiorno di una giornata soleggiata 300 W. Ciò che conta è peraltro la producibilità giornaliera che per il giorno 10 marzo a 45 gradi di latitudine è stata di 2 kWh. La stima di produzione annua è di circa 400 kWh.
5) si possono installare su balcone fino a 3 pannelli per una potenza totale di circa 1 kWp, e una producibilità annua di 1200 kWh che rappresenta quasi metà del consumo di una famiglia media italiana (2700 kWh/anno).
6) i pannelli da balcone rappresentano un'alternativa che amplia la superficie utile di fotovoltaico nei centri urbani e bilancia la produzione invernale. Non è una bacchetta magica ma una soluzione che va applicata secondo il contesto. Nei centri storici non avrebbe senso per ragioni estetiche (anche se qualche bravo architetto sono certo troverebbe un design creativo più che accettabile...), ma abbiamo in Italia immense periferie urbane post 1950 che non ne soffrirebbero per nulla. Ovviamente non ha senso installarlo se il balcone è in ombra, ma se è soleggiato non ha controindicazioni. Non avendo batterie di accumulo accoppiate bisogna consumare l'energia nel momento in cui è prodotta, cioè accendere gli elettrodomestici a mezzogiorno e non di sera...
7) noto moltissima confusione su unità di misura e funzionamento tecnologico del sistema, che portano spesso a errate aspettative o molta aggressività che come sempre non produce conoscenza. Il mio suggerimento è di affidarsi a consulenti del settore.
8 ) noto ancora far le pulci su costi, convenienza in bolletta e così via. Ma quando i prezzi dell'energia raddoppiano in poche settimane e si rischia il blackout, ha ancora senso fare i conti solo economici o non c'è un valore intrinseco più importante nella scelta di essere un po' più autosufficienti? E poi c'è anche il risparmio di CO2 che salverà i vostri figli dalla crisi climatica, il che non ha prezzo...
9) nel 2011 ho scritto il libro Prepariamoci (Chiarelettere): chi si è preparato oggi è meno in ansia per la crisi energetica. Di parole se ne fanno sempre troppe, ciò che contano ora sono i Watt!

venerdì 1 aprile 2022

I Russi Bombardano Pisa! Un esclusiva del "Tirreno"

 


Post cortesia di Galina Belaeva (nota che era stato pubblicato ieri per errore sul blog in inglese. Lo ripubblico oggi sul blog in Italiano con la stessa data)