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venerdì 15 aprile 2022

La Scienza e lo Scarafaggio: Come Imbrogliare sul Covid



Fate un piccolo esperimento. Prendete una scodella di minestra e buttateci dentro uno scarafaggio. Risultato? Una scodella di roba disgustosa. Ora, prendete una scodella piena di scarafaggi e buttateci dentro un cucchiaio di minestra. Risultato? Una roba disgustosa lo stesso. Certe cose, quando le mischiate non fanno media. Si adeguano al peggio dei due fattori.

Lo stesso vale quando si mescola la Scienza con la Politica. Se la scienza è la minestra e la politica lo scarafaggio, viene fuori che qualsiasi miscela delle due cose è sempre politica: ovvero una roba disgustosa.

Così, in questi giorni si fa gran rumore in Italia sui giornali a proposito di un curioso articolo apparso recentemente su Nature basato, come gli autori stessi dichiarano, sulla "narrativa". Una "narrativa"? Su Nature? Ma Nature non era un giornale scientifico che si doveva basare su dati e modelli?

Eppure è così, Nature pubblica un articolo quasi completamente privo di dati, tutto basato su una serie di affermazioni, in effetti narrative, in cui si dice che se in Svezia si fossero prese misure più drastiche, le cose sarebbero andate meglio. Ma perché? Perché gli autori pensano che sia così e citano altri autori che (secondo loro) la pensano così.

L'unico dato che troviamo nell'articolo è proprio all'inizio dove dice che nel 2020 il rapporto fra la mortalità in Svezia e Norvegia era 10 a 1. Ora, per prima cosa, oggi questo rapporto è 4 a 1, non 10 a 1 -- troppo facile scegliere il periodo che ti fa più comodo, giusto? Per non menzionare poi che la Svezia si trova al 57 posto della classifica mondiale per mortalità relativa, ben al di sotto di stati che hanno invece preso provvedimenti draconiani (tipo Francia, Inghilterra, Spagna, e altri). Cosa dovrebbero aver scritto questi qui a proposito dell'Italia che ha avuto quasi il doppio della mortalità Svedese?

Ma è proprio il concetto che non va bene per un articolo scientifico. Se dici che la Norvegia ha fatto meglio della Svezia, il che è vero, dovresti spiegare perché. Forse la Norvegia ha chiuso più della Svezia? Nemmeno per idea. Andatevi a vedere il "Covid Stringency Index" su "Our World in Data" e troverete che l'indice di severità delle restrizioni è esattamente UGUALE fra Norvegia e Svezia. E questo gli autori non lo nominano nemmeno vagamente. Incidentalmente, l'Italia ha un indice di severità cinque volte maggiore, e il doppio della mortalità -- le conclusioni sono lasciate ai lettori. 

Insomma, un articolo zombie che fa finta di essere un articolo scientifico, ma ne ha solo l'aspetto esteriore. È un articolo politico. Purtroppo, è quello che sta accadendo: la politica sta invadendo la scienza e la sta distruggendo. Poi ci si mette il giornalismo con il suo sensazionalismo e questi sono i risultati. C'è poco da fare: sulla mancanza di cultura scientifica del pubblico ci marciano sopra in tanti.


(h/t Paolo Cesaretti)


https://www.corriere.it/salute/malattie_infettive/22_aprile_12/svezia-covid-fallimento-prove-6d259266-ba30-11ec-ac09-3ceafb137606.shtml



domenica 16 marzo 2014

Cosa sono i norvegesi senza neve?

Da “Yr.no” Traduzione di MR (da una precedente traduzione in inglese di Francesca Ruscillo)


Cosa sono  i norvegesi senza neve? Inverno, neve e sci significano per noi tanto quanto la famiglia reale o la bandiera norvegese, dicono gli storici. Se la neve scompare, cosa ne sarà di noi? 


Metri e metri di neve e una capacità popolare di gestirla perfettamente. Questo è un tratto tipico dei norvegesi e di come pensiamo noi stessi, secondo lo storico Karsten Alnæs. 

Se il riscaldamento globale continua, per la fine di questo secolo la neve potrebbe essere storia nella Norvegia invernale. 

Se la neve scompare creerà molta frustrazione, dice lo storico, che spiega anche che la neve è un importante simbolo di identificazione come la bandiera o il Re.

18° secolo: la neve comincia ad essere parte dell'identità norvegese già nella seconda metà del secolo. 

La Norvegia era sotto la dominazione danese e a Copenhagen gli studenti norvegesi cercavano qualcosa che fosse tipicamente norvegese. E' quando vai in giro e incontri degli stranieri che cominci a vedere chi sei, dice Karsten Alnæs. 

Gli studenti si aggrappavano all'essenza norvegese: un clima rigido, freddo e neve. Scrivevano canzoni e poesie. Le leggende raccontano che Johan Nordal Brun andava in giro solo con la maglietta in pieno inverno, vantandosi di quanto poteva resistere. Il messaggio è chiaro: l'inverno e la neve rendono i norvegesi duri e resistenti, mentre i danesi e la gente delle latitudini più meridionali sono “deboli”. 

Più tardi nel 18° secolo, l'interesse per la neve e il freddo ha subito un nuovo rialzo, quando Nansen ha attraversato la Groenlandia e Roald Admunsen è diventato il primo a raggiungere il Polo Sud. 

2014: le competizioni sciistiche. 

Oggi i norvegesi adorano la neve in modo diverso, più romantico, dice Alnæs. Si tratta del desiderio koderno di allontanarsi dalla città e andare in campagna. Abbiamo tempo e soldi per avere uno stile di vita all'aperto e godere dell'inverno, non di sopravvivergli. Ha anche a che fare con la sciocchezza degli atleti e dello sport, aggiunge Alnæs. 

Therese Johaug che attraversa la linea del traguardo a Holmenkollen con un grido primordiale. La solare, forte e gioviale Marit Biørgen. Entrambe tengono in vita il mito secondo cui la “Norvegia è meglio con gli sci ai piedi”. 

La neve è un simbolo di identità così forte oggi come ieri, solo in un altro modo, indica Alnæs. 

La gente della costa può sciare? 

E' difficile da credere, ma già oggi la neve è rara in alcune zone della fredda Norvegia. Utsira, al largo di Haugesund, è uno di quei posti: lì la temperatura media in inverno è al di sopra dello zero. Ecco perché l'isola non ha un inverno proprio, non nel modo in cui lo definiscono i meteorologi. 

Su Utsira c'è un altro elemento meteorologico che da l'identità. Il vento influenza qualsiasi cosa, dal vestiario al modo in cui crescono gli alberi a dove attraccano i traghetti, sul lato settentrionale o meridionale dell'isola. 

La neve norvegese è minacciata 

L'inverno verde di Utsira in futuro potrebbe diventare una regola più che un'eccezione, visto che la previsione dei ricercatori climatici è che il clima diventerà più mite e più umido. Le analisi fatte da Dagrun Vikmar Schuler, ricercatore climatico all'Istituto di Meteorologia, mostrano che l'inverno sta cambiando in due modi: il primo è che la stagione della neve sta diventando più breve in tutto il paese. L'autunno e la primavera si stanno avvicinando fra loro (a spese dell'inverno). L'estate si gode la vittoriosa e diventa più lunga. Il secondo è che la quantità di neve sta cambiando in tutto il paese. Qui i ricercatori climatici dividono il secolo in 2 parti: 

fino al 2050 la quota della neve si ritirerà a 800-900 metri. 

Al di sopra di questa altitudine ci sarà sempre più neve, mentre ci sarà più pioggia nelle aree più basse. Le tipiche località sciistiche, come Ustaoset, Hemsedal o Geilo possono avere più neve nei prossimi decenni. Allo stesso tempo la cosa sembra preoccupante per luoghi come Tyrvann, che si trovano a 500 metri sul livello del mare. 

Nell'ultima metà del secolo, le quote della pioggia e della neve si ritireranno sempre di più. 

Ci sarà quindi meno neve anche in luoghi più alti. Le piste da sci a Ustaoset, Hemsedal e Geilo potrebbero quindi essere verdi per tutto l'anno, perché ci può essere una maggiore variazione di anno in anno. 

La previsione per il futuro mostra solo una media del meteo, sottolinea Schuler. Anche se la media implica poca neve, alcuni inverni nevosi come li conosciamo oggi potrebbero ancora verificarsi. 

La neve diventa un lontano ricordo.

Cosa succederebbe ai norvegesi ed alla loro identità se la neve scompare? Penso che provocherà una grande frustrazione, dice lo storico Karsten Alnæs. La gente cercherà la neve nella Nordmarka (foreste a nord di Oslo). 

Ciò ha sollevato grandi preoccupazioni, ma a così breve termine l'identità non era in pericolo. Ma se il futuro sarà senza neve, alla fine la neve diventerà un lontano ricordo e perderà di interesse, conclude lo storico. 

Mappa: gli inverni futuri possono rivelarsi così

La mappa mostra come potrebbe essere l'inverno secondo la previsione dei ricercatori climatici nel periodo fra il 2071 e il 2100, in confronto al periodo normale fra il 1961 e il 1990 (che è stato un periodo prodigo di neve). Qui si ipotizza che le nostre emissioni di gas serra saranno di livello medio in futuro. 

Dalla mappa, si può per esempio leggere questo:

  • Oslo potrebbe avere 50-60 giorni di neve in meno ogni anno, di media
  • Høyfjellet nel sud della Norvegia potrebbe avere 30-40 giorni in meno di neve ogni anno, in media. 
  • Finnmarksvidda potrebbe avere 30-40 giorni di neve in meno ogni anno, in media.
  • Høyereliggende e parti più alte della costa Norvegese potrebbero avere 80 giorni di neve in meno all'anno, di media. Praticamente, con questi 80 giorni di meno , significa che l'inverno dura un mese di meno sia all'inizio che alla fine.