mercoledì 17 settembre 2014

Il cambiamento climatico sta risvegliando il mostro del metano?


DaClimate Crocks”. Traduzione di MR

I post si assottiglieranno nei prossimi giorni. Domani prenderò un volo per incontrare il dottor Jason Box, lo scienziato capo del Dark Snow Project a Copenhagen. Da lì, faremo un salto a Kangerlussuaq, in Groenlandia, fino alla calotta glaciale per le due settimane successive, più o meno. Continuerò ad entrare e postare finché non andremo alla calotta glaciale. Il dottor Box mi ha mandato il suo ultimo post sul suo blog, una cosa che ha dovuto sviscerare e che lo ha tenuto sveglio la notte. Gli studi sul metano coperti nel video sopra sono prevalentemente collegati al metano proveniente dallo scongelamento del permafrost sulla terraferma. Il pezzo del dottor Box qui sotto riguarda alcuni sviluppi più recenti nello studio dei depositi di metano sottomarini – il drago dormiente del cambiamento climatico. Notate che questo è un territorio pieno di controversie, visto che i dati da queste aree remote sono scarsi. Ma la posta in gioco è molto, molto alta.

Dal blog Meltfactor di Jason Box:

Usando un gruppo di dati climatici e fisici ampi e credibili, Tempeste dei miei nipoti di James Hansen pone il problema che gli esseri umani sono sulla buona strada per permettere al riscaldamento oceanico ed atmosferico di raggiungere un livello che innesca il rilascio di una grande quantità di riserve aggiuntive di carbonio intrappolato negli idrati di metano nelle acqua di mare poco profonde e/o dal terreno nell'Artico.

Secondo la mia opinione professionale come climatologo con più di  70 pubblicazioni scientifiche revisionate pubblicate, dopo 12 anni di educazione universitaria concentrata sulla scienza atmosferica ed oceanica, seguiti da 10 anni di lezioni universitarie, finalmente di ruolo, sulla meteorologia su scala micro e media e sulla strumentazione, gli avvertimenti di Hansen dovrebbero essere soddisfatte da un programma aggressivo di decarbonizzazione atmosferica. Siamo da troppo tempo in una traiettoria indirizzata ad una calamità climatica ingestibile. Se non riduciamo il carbonio atmosferico, probabilmente innescheremo il rilascio di grandi riserve di carbonio, condannando i nostri figli ad un futuro in una Terra bollente. Questa è una dichiarazione dura da leggere dal momento che il vostro portafogli di preoccupazioni è già pieno. 

Dicembre 2013, mi sono ritrovato in una stanza piena al più grande incontro scientifico del mondo  [l'incontro autunnale di AGU]. La sessione: “Sfide moderne del clima”. Il relatore invitato, la dottoressa Lori Bruhwiler ha presentato “Permafrost artico e retroazioni di carbonio del clima” - una ricerca cauta, obbiettiva e prettamente scientifica del problema e dei dati che abbiamo. A sua volta invitato, il dottor Peter Wadhams ha lanciato “Il costo per la sociatà di un'esplosione di metano dalla banchisa della Siberia orientale”, completamente fuori dagli schemi, che cita costi per l'umanità espressi in trilioni di dollari. Il succo della sessione è stata ben parafrasata da Bruhwiler, citando una rete di osservazione rada e concludendo che “ancora non possiamo dire più di tanto”. Che poi è stato...


Chiaramente, considerando la vastità dell'Artico, la rete di stazioni di osservazione con base sulla terraferma appare rada, con una sola stazione che rappresenta la Siberia, a Tiksi, viene da pensare che i governi dovrebbero fare di più per tenere il polso della situazione. Da parte del polso, tuttavia, le misurazioni che avvengono a Tiksi (e in altri siti della rete come Alert e Pt. Barrow, nell'Alaska del nord), posso garantirvelo, sono davvero al top; con radiometri BSRN, covarianza dei flussi di gas, campionatura del gas in beuta, ecc., impressionante e non economico.

Cosa ci dicono questi dati? Be', sfortunatamente, le registrazioni di Tiksi sono troppo brevi per dedurne una tendenza. Un gruppo di dati della concentrazione di metano più lungo proveniente da Alert, estremo nord del Canada, aggiunge un aumento del 8% nelle concentrazioni di metano all'aumento di più del 250% dovuto all'attività umana da quando è iniziata la rivoluzione industriale – nel 1750. I simboli verdi sui grafici indicano i valori anomali estremi. Un'ipotesi ragionevole da parte dei valori anomali segnati sotto da me con “respiro del drago?” sarebbero: anomalie estreme rappresentano pennacchi ad alta concentrazione di metano che emanano dalla tundra e/o da fonti oceaniche. Un'altra ipotesi ragionevole sarebbe: le anomalie estreme rappresentano errori di osservazione. Il NOAA dichiara: i valori anomali “si pensa che siano non indicativi di condizioni di fondo e rappresentano masse d'aria mal mescolate influenzate da fonti antropogeniche locali o regionali o da forti fonti della biosfera o da pozzi”.




Stessi picchi evidenti nei dati di Barrow. Qui, non mi prenderò il disturbo di sovrapporre il “respiro del drago?” S.

Per il momento, lasciamo stare la questione dei valori anomali e passiamo ad una discussione che ho avuto sul fatto che le misurazioni non sono sufficientemente vicine ai centri delle azioni di rilascio del gas da comprendere la questione del risveglio del drago. Vorremmo una stazione di campionamento proprio sopra il Laptey e sopra il Mar Siberiano Orientale vuoti, pieni di metano e liberi dal ghiaccio (in estate). Naturalmente, cià è molto più facile a dirsi che a farsi

Prima di parlare delle misurazioni nei centri di azione... abbiamo dati satellite provenienti dall'Infrared Atmospheric Sounding Interferometer (IASI) a bordo del satellite Metop-A Eumetsat Polar System (EPS). E da quello che so dall'installazione/manutenzione di misurazione di terra nell'Artico  e della pubblicazione di articoli che valutano la qualità dei ripristini derivati da satelliti provenienti dall'Artico, più di recente qui, servono studi di validazione. Quindi è buono trovare Xiong et al. (2013) che, usando “596 profili verticali di metano provenienti da misurazioni aeree da parte del programma HIAPER Pole-to-Pole Observations (HIPPO)” scoprono che il niente affattos sorprendente “errore di ripristino è maggiore nelle regioni delle latitudini più settentrionali”. Hanno scoperto che le vagamente percepite quantità sono precise ed hanno un piccolissimo pregiudizio (meno del 2%). Tuttavia, la loro valutazione è per la parte di atmosfera ben al di sopra della superficie. Il confronto fra i ripristini di IASI con le misurazioni dirette vicino alla superficie stabilirebbero le incertezze che affronteremmo e costituire il precedente per usare i ripristini IASI per rappresentare ampie aree che non beneficiano di campionamenti diretti. Ulteriori scavi hanno restituito alcuni risultati di precisione per lo IASI da parte di Yurganov et al. (AGU poster 2012).

  • I dati IASI possono essere usati come indicatore qualitativo dell'emissione di metano dell'Oceano Artico.
  • L'attuale crescita del metano nell'Artico, compreso il 2012, è graduale. 
  • L'emissione di metano dalla banchisa artica raggiunge un massimo in settembre-ottobre (quando si verifica il minimo del ghiaccio marino).
  • Le stime dall'alto dell'emissione sono difficili e potrebbero essere molto incerte (per esempio, ± 100%)
  • Se uno sfogo improvviso (fuoriuscita) di metano avvenisse a causa dell'intensa distruzione degli idrati, lao IASI sarebbe in grado di rivelarla quasi in tempo reale. 


Ora, un Sam Carana guida un gruppo che ha pubblicato una tempesta riguardo alle stime di metano da parte del sensore IASI. Il loro messaggio è allarmante e collega i puntini fra le mappe del metano che generano usando i dati IASI e diversi elementi del clima artico che cambiano rapidamente: declino dell'area del ghiaccio marino, durata, volume; aumento delle temperature dell'aria e dalla superficie del mare, incendi. 
Ciò che ho capito è stato che le bolle di metano non possono o non raggiungono la superficie, piuttosto vengono convertite in biossido di carbonio molto meno potente prima di raggiungere la superficie stessa. POI, ecco cosa abbiamo sentito 4 giorni fa da una squadra svedese che ora sta ispezionando il mare di Laptev con un rompighiaccio davvero d'eccellenza, chiamato come il principale Dio nordico. 



La squadra dichiara “In diversi luoghi, la 'bolle' di metano risalgono anche alla superficie dell'oceano. In più c'è che i risultati di analisi preliminari di campioni di acqua di mare puntavano in direzione di livelli di metano disciolto più alti da 10 a 50 volte rispetto ai livelli di base. 




E non sono solo gli svedesi che si occupano di questa questione. Lo fa anche la NASA. Qual è il messaggio fondamentale, se me lo state chiedendo? Perché l'elevato carbonio atmosferico risultato dalla cobustione di combustibili fossili è il meccanismo di innesco. DOBBIAMO semplicemente ridurre le emissioni di carbonio atmosferico. Ciò dovrebbe iniziare con la limitazione della combustione di combustibili fossili da fonti convenzionali; principalmente carbone, seguito dalle sabbie bituminose (blocco dell'oleodotto); riduzione dell'uso dei combustibili fossili altrove, per esempio nei combustibili liquidi da trasporto; impegnarsi in un massiccio programma di riforestazione per avere i benefici collaterali del legname sostenibile, riduzione della desertificazione, habitat animale, acquacoltura e reindirizzare i sussidi ai combustibili fossili verso l'energia rinnovabile. Questo è un momento in cui ognuno deve metterci del suo. Siamo nell'era delle conseguenze. 
Ci sono ancora domande, naturalmente, ma il principio di precauzione rende chiaro che dobbiamo lasciare questo drago sottoterra. 



lunedì 15 settembre 2014

Esaurimento dei minerali: il problema dell'oro

DaResource crisis”. Traduzione di MR.




Il punto principale che pongo nel mio ultimo libro “Extracted” è che l'esaurimento dei minerali è una delle maggiori sorgenti dei nostri attuali problemi economici ed ambientali. Spiegare questo punto non è facile: la maggior parte della gente sembra credere che esaurimento significhi “finire” qualcosa. Ma non è così. L'esaurimento è un fenomeno graduale che avviene lungo tutto il ciclo di estrazione di tutte le risorse minerali. L'estrazione comincia con le risorse “facili” ed altamente concentrate, ma gradualmente deve passare a quelle meno concentrate. Di conseguenza, i ritorni dell'estrazione diminuiscono nel tempo (e l'estrazione causa anche più danni all'ecosistema). Una delle conseguenze sono i prezzi alti che stiamo vedendo oggigiorno per tutti i beni minerali. Il fatto non è che abbiamo finito qualcosa, ma la concentrazione dei depositi minerali sta diminuendo ovunque, l'estrazione sta diventando sempre più cara e questo deve avere un effetto sui prezzi di mercato. La graduale sparizione dei minerali a basso costo/alta densità è osservabile praticamente in tutti i beni minerali, ma è particolarmente evidente in alcuni di essi. L'articolo sotto è una riproduzione dal blog di Steven S. Rocco e descrive la situazione attuale dell'oro. Come potete vedere, l'industria dell'oro sta trattando sempre più minerale per produrre sempre meno oro. E' una legge inesorabile in atto: non stiamo finendo l'oro e probabilmente non lo finiremo mai. Ma dovremo far fronte ad un'offerta in diminuzione.

Da “SRSRocco report” 

I più grandi cercatori d'oro: i rendimenti scendono al minimo livello di sempre

Di Steven S. Rocco 


Con l'arrivo, finalmente, dei risultati del 2013, il rendimento medio dei grandi cercatori d'oro è sceso al livello più basso di sempre. Questo è uno sviluppo sorprendente considerando che il prezzo medio dell'oro è sceso a un minimo di 4,411 dollari nel 2013. Di solito quando il prezzo dell'oro scende, i cercatori d'oro passano a un minerale a maggior densità perché la cosa rimanga redditizia. Tuttavia, il rendimento medio dei primi cinque cercatori d'oro è declinato del 5% nel 2013. Se guardiamo il grafico sotto, il rendimento medio dei primi cinque cercatori d'oro (Barrick, Newmont, AngloGold, Goldfields* e Goldcorp) è sceso da 1,25 grammi a tonnellata (g/t) nel 2012 a 1,20 g/t nel 2013. (Nota: GoldFields ha scoporato tre miniere in una nuova azienda chiamata Sibanye Gold nel 2012. I dati sotto comprendono entrambe le aziende elencate sotto il nome GoldFields).




Inoltre, il rendimento medio dell'oro del gruppo è declinato da 1,68 g/t nel 2005 a 1,20 g/t nel 2013. Il che significa che questi minatori hanno perso 0,48 g/t in soli 8 anni... un declino del 29%. Potrebbe non sembrare molto, ma se facciamo i conti... è una perdita sostanziale. Il prossimo grafico fornisce il colpo sorprendente all'industria mineraria dell'oro. Nel 2005, il gruppo ha trattato 464 milioni di tonnellate di minerale per produrre 25,2 milioni di once di oro con un rendimento medio di 1,68 g/t. Nel 2013, questo stesso gruppo ha trattato 592 tonnellate di minerale (il 27% in più) per produrre 22,9 milioni di tonnellate d'oro.


Questo è il lato negativo dell'industria estrattiva dell'oro. Inoltre, la quantità di rifiuti è a sua volta maggiore. Per esempio, Newmont ha riportato i seguenti dati nel suo Rapporti sulla Sostenibilità del 2007 e del 2013:

Statistiche Newmont

  • Produzione di oro 2005 = 8,2 milioni di once
  • Roccia di scarto totale 2005 = 425 milioni di tonnellate
  • Rapporto roccia di scarto/produzione del 2005 = 52 tonnellate/per oncia d'oro
  • Produzione d'oro del 2013 = 5,5 milioni di once
  • Roccia di scarto totale 2013= 620 milioni di tonnellate
  • Rapporto roccia di scarto/produzione del 2013 = 113 tonnellate/per oncia d'oro

La Newmont ha raddoppiato la quantità di roccia di scarto generata per produrre un'oncia d'oro nel 2013 rispetto a quanto ha fatto nel 2005. Non è stato un aumento diretto nel lasso di tempo di otto anni. Tuttavia, il rapporto roccia di scarto produzione è stato di 86 tonnellate per oncia d'oro nel 2012... il 65% in più del 2005. Più roccia di scarto deve rimuovere la Newmont più energia viene consumata nel processo. Nel 2005, la Newmont ha consumato 19 galloni di gasolio nelle sue operazioni per produrre un'oncia di oro. Nel 2012, questo è aumentato fino alla cifra impressionante di 31 galloni per oncia... un 63% di aumento in sette anni. Come si può vedere, il crollo della densità dei minerali diventa un fattore molto costoso per l'industria mineraria.

Non tutti e cinque i cercatori d'oro hanno sofferto di un declino del rendimento medio nel 2013. Barrick, Newmont e AngloGold hanno visto una diminuzione nei rendimenti medi del 2013, mentre GoldFields (che comprende Sibanye Gold) e GoldCorp hanno riportato un leggero aumento. L'azienda che ha sofferto il declino maggiore nel rendimento è stata AngloGold:



Il rendimento medio di AngloGold è sceso del 15% nel 2013 rispetto al 2012, mentre quello di Newmont è sceso del 10% e quello di Barrick del 6%. Anche se questi declini sembrano molto grandi, immagino che potremmo vedere un livellamento o un aumento nei rendimenti di queste aziende nel 2014. Sfortunatamente, aumentare la classificazione delle loro miniere perché siano redditizie a prezzi più bassi è solo una soluzione temporanea. Peggio ancora, il link fornisce informazioni su come questo metodo possa lasciare una grande quantità di oro nel sottosuolo a causa della selezione del minerale ad alta densità mentre rimane il minerale a minore densità non economico da estrarre. Quindi, se questi grandi cercatori d'oro decidono di aumentare la classificazione le loro miniere, potremmo vedere un livellamento (o un leggero aumento) dei rendimenti nel 2014. Tuttavia, ciò potrebbe in realtà accelerare i tassi di declino dei rendimenti ulteriormente.

Sto aspettando i dati che stanno per essere rilasciati da due aziende in modo da poter aggiornare il mio grafico sul consumo medio di gasolio per oncia da parte dei cinque principali cercatori d'oro. Con la maggior parte dei risultati già arrivati... posso onestamente dire che il consumo di gasolio per oncia nel 2013 raggiungerà un nuovo record. Mentre la densità dei minerali continua a declinare, il costo di produzione dell'oro aumenterà inevitabilmente. Alcuni lettori credono che il più alto prezzo dell'energia sarà il fattore che spingerà il valore dell'oro verso nuovi massimi. In realtà, non credo che sarà così. Il mondo non si può permettere prezzi del petrolio alti. Potrebbero verificarsi PICCHI DEL PREZZO DEL PETROLIO, ma dubito che il prezzo di un barile di greggio Brent continuerà ad aumentare fino ai 200 dollari.

Il prezzo dell'oro e dell'argento aumenterà a livelli estremi in futuro non sulla scia di prezzi del petrolio più alti, ma piuttosto a causa di una mancanza di offerta di petrolio e del suo impatto sui trilioni di dollari di inutile cartapesta che fluttuano per i mercati del mondo.



venerdì 12 settembre 2014

Requiem per Deniza.

Jacopo Simonetta

L’orsa Deniza è morta per un’overdose di anestetico ed è estremamente improbabile che i suoi due cuccioli riescano a diventare adulti.   Con ogni probabilità moriranno, oppure saranno catturati e parcheggiati in uno zoo.   Al di la delle polemiche e degli immancabili scarica-barile, si sapeva da subito che sarebbe finita così, eppure la notizia ha suscitato reazioni che, secondo me, indicano che dietro un livello cosciente di pensiero, Deniza riveste un valore simbolico per molti di noi.   Innanzitutto perché era una mamma che ha difeso i suoi cuccioli, ma soprattutto perché era un animale grande, selvaggio e molto raro, evocativo di tutto ciò che la Natura è stata e non è più.   Questo, credo, più di tutto, ne fa un simbolo che tocca direttamente le corde del cuore di quasi tutti, sia pure in modo molto diverso. Da un lato, infatti, vi sono persone che avvertono come inammissibile che una bestia selvaggia possa attaccare un uomo; dall’altro vi sono altri che trovano criminale uccidere un animale di quel genere semplicemente perché ha lievemente ferito un cercatore di funghi.

Cosa muove i primi?   Innanzitutto vi è l’attuale ossessione per la sicurezza: nell’immaginario collettivo odierno il fatto che la vita comporti un grave rischio di morire è inaccettabile. Non siamo più nel medioevo (o nell’età della pietra, secondo i casi)!   Siamo andati sulla Luna e non deve esistere che qualcuno possa essere in pericolo.  Un atteggiamento tanto radicato da determinare oramai gran parte della nostra vita quotidiana ed una parte crescente del bilancio delle famiglie e delle istituzioni.  Perfino del  nostro paesaggio come avvenuto, ad esempio, con la progressiva eliminazione delle alberature stradali, ritenute responsabili di incidenti in cui gli autisti, non gli alberi, avevano il controllo dei veicoli. Ma si tratta di un sentimento molto forte, tanto che il dichiarare che ognuno potrebbe esser responsabile di quello che fa e di dove mette i piedi è spesso sufficiente a scatenare reazioni irose, talvolta violente.

Vi è poi un livello più profondo che ha che fare direttamente con la malattia, la sofferenza e la morte.   Sappiamo bene che moriremo, ma saperlo ed accettarlo sono due cose molto diverse, non per nulla il progresso della medicina e l’allungamento della vita media sono le due conquiste della modernità più universalmente apprezzate. Non per nulla il modo più sicuro per un politico di perdere le elezioni sarebbe ammettere che bisognerà tagliare i fondi alla sanità.

Ma vi è, secondo me, un livello ancora più profondo, tanto è vero che vi sono incidenti accettati ed altri no. Ad esempio, il 14 agosto 2014 l’auto blu su cui viaggiavano il presidente ed il vicepresidente della provincia di Trento ha ammazzato una persona e ne ha spedite altre 5 all’ospedale, ma questo non ha suscitato petizioni e manifestazioni per catturare il presidente ed il suo autista e confinarli in uno zoo; oppure per bandire le auto di grossa cilindrata dalle strade. In questo livello, l’immagine della bestia che osa attaccare l’uomo viene sentita come un completo rovesciamento dell’ordine cosmico   Una sensazione analoga allo sbigottimento che prende molti di fronte agli effetti che le “forze scatenate della natura” possono avere sulle nostre opere e che, secondo me, deriva dal contrasto violento fra come si sente che “dovrebbero andare le cose” e come, viceversa, vanno. Insomma, per coloro che hanno caldeggiato la cattura dell’orsa, l’aggressione ad un essere umano da parte di una belva è qualcosa che somiglia molto ad un sacrilegio.

Nel campo opposto troviamo altre persone che possono condividere o meno i primi due livelli, ma che, viceversa, sentono l’uccisione di un animale che ha difeso i suoi cuccioli ed il suo territorio come una profonda ingiustizia.   Un assassinio, insomma.

Ma l’emotività sollevata dal fatto denota, almeno in alcuni, un livello ancora più intimo in cui l’orso assurge a simbolo di una sacralità della Natura che l’uomo non ha il diritto di violare.   Insomma, c’è chi sente l’uccisione di Deniza come una sorta di sacrilegio.

Si potrà facilmente obbiettare che nessuna delle religioni praticate in zona considera sacrilega l’aggressione di un animale ad un uomo o viceversa.   E questo è probabilmente vero, ma dietro le regole e le convinzioni che ogni fede si è date, esiste una sensibilità e, soprattutto, un modo di percepire e capire il mondo che dipende da archetipi molto profondamente radicati nell’inconscio e relativamente indipendenti dal “catechismo”.   Ed i sentimenti che ci scuotono, sia in positivo che in negativo, non sono generati tanto dalle nostre convinzioni coscienti, quanto da come eventi o parole interagiscono con questo sistema subconscio di valori e di riferimenti.   Per questo motivo le stesse identiche parole, pronunciate in un certo modo ed in certo contesto, ci possono riempire di ira o di sdegno, mentre pronunciate in altri modi o contesti ci sono indifferenti.   Il “moccolo” tirato da qualcuno cui è caduto un martello sul piede non offende nessuno, mentre le stesse parole declamate in chiesa offenderebbero anche i non credenti eventualmente sul posto.

Ed è proprio su questo livello che agiscono i simboli, soprattutto quelli di cui non siamo perfettamente coscienti.

La verità non è venuta al mondo ignuda, ma vestita di immagini e simboli” (vangelo di Filippo).

Se tutto questo è solo parzialmente vero, dietro la reazione di indignazione (chi per l’aggressione all'uomo e chi per quella all'orsa) si cela una frattura insanabile fra due modi profondamente e totalmente incompatibili di concepire la vita: chi sente la Natura come un pericolo che l’uomo ha il diritto di soggiogare ed utilizzare a suo piacimento e chi, viceversa, sente sé stesso e la propria specie come un pericolo per una Natura cui si deve prima di tutto rispetto.

E credo che questo sia un discrimine insuperabile tanto per gli uni che per gli altri.   La differenza è semmai nel fatto che i “suprematisti umani” avranno nel futuro anche prossimo molte cattive notizie.   I “suprematisti naturali” dovranno affrontare le stesse difficoltà pratiche degli altri durante tutta la fase declinante della nostra civiltà, ma perlomeno avranno modo di farsene una ragione.

Magari non è molto, ma fa la differenza.



giovedì 11 settembre 2014

Industria estrattiva dell'oro: i costi del combustibile sono esplosi nell'ultimo decennio

Dasrsroccoreport”. Traduzione di MR

Di Steven Rocco

L'industria estrattiva dell'oro divora letteralmente energia per produrre un'oncia d'oro. Nello scorso decennio, il consumo di combustibile dei grandi cercatori d'oro è più che raddoppiato, ma i reali costi energetici sono cresciuti ad un tasso molto più alto. L'enorme aumento del consumo di gasolio dei cinque maggiori cercatori d'oro è dovuto a diversi fattori. Mentre la densità del minerale continua a declinare, le aziende estrattive dell'oro devono estrarre più minerale per produrre la stessa quantità d'oro. Così, gli enormi camion che trasportano questo minerale bruciano più gasolio nel processo. Inoltre, in quanto è l'era delle miniere a cielo aperto, vanno più in profondità, il che spinge i grossi camion a percorrere distanze maggiori ad un grado superiore. Uno dei più grandi camion del mondo è il Caterpillar 797F. Questi camion sono grandissimi e possono trasportare 400 tonnellate di minerale per ogni viaggio.


Il CAT 797F ha un serbatoio standard da 1.000 galloni e la possibilità di installarne uno da 1.500 o 2.000 galloni. Il grafico sotto (da Engineering Network) fornisce alcuni dei costi e delle statistiche del CAT 797:


Il CAT 797F costa 5 milioni di dollari ad esemplare e monta sei pneumatici che costano 42.500 dollari ognuno. Ecco un affascinante fattore di costo che ho trovato piuttosto sorprendente. Secondo un articolo sul Engineering and Mining Journal:

…alcuni studi mostrano che il costo dei pneumatici può superare il 25% dei costi operativi totali dei camion da trasporto per tonnellata e i costi della manutenzione dei pneumatici e della sostituzione nel corso della vita utile di un camion da trasporto possono superare il prezzo originario d'acquisto del camion.

Fondamentalmente, le gomme costano tanto quanto il camion stesso o di più. Questa è una statistica incredibile va giusto a mostrare quanto sia costoso estrarre oro. Inoltre, noterete che il CAT 797F ha una valutazione di consumo di combustibile eccellente di 0,3 miglia per gallone... che fa un po' più di 3 galloni a miglio. Per farsi un'idea di quanto gasolio in più consuma oggi l'industria mineraria dell'oro, diamo un'occhiata al grafico seguente.


Il consumo di gasolio per oncia d'oro prodotta è più che raddoppiato, dai 12,7 galloni per oncia nel 2005 ai 25,8 galloni per oncia nel 2013. Noterete che le cifre del gasolio del 2012 e del 2013 sono le stesse. All'inizio ho pensato che avremmo visto un aumento nel 2013, ma quando le compagnie hanno cominciato a tagliare nella costruzione di nuove miniere così come di aumentare la densità (estrarre da minerali di maggiore densità), il consumo è rimasto piatto. Dobbiamo ricordare che queste compagnie di estrazione dell'oro consumano gasolio nel trasporto delle rocce di scarto e del minerale, nella costruzione delle miniere e, in misura minore... nella generazione elettrica quando connettersi alla rete non è possibile o economicamente conveniente. Il consumo di gasolio per oncia d'oro prodotta è aumentato nel 2013 per Barrick e Newmont, ma è diminuita per AngloGold, Goldfields e GoldCorp. Tuttavia, il consumo totale di gasolio del gruppo è aumentato da 583 milioni di galloni nel 2012 a 591 nel 2013. La ragione per la cifra di galloni per oncia che è rimasta la stessa nel 2013 rispetto a quanto fosse nel 2012 è stata a causa di una produzione aggiuntiva di 300.000 once d'oro nel 2012. Mentre i cinque principali cercatori d'oro hanno raddoppiato il loro consumo di gasolio per oncia d'oro prodotta dal 2005, il loro costo energetico reale è aumentato di parecchio di più. Il prossimo grafico rivela proprio quanto siano aumentati questi costi.


Nel 2005, questi cercatori d'oro hanno speso una quantità stimata di gasolio di 30,48 dollari per oncia d'oro prodotta. Questa cifra è raddoppiata nel 2008 a 69,92 dollari quando il prezzo di un barile di petrolio è andato alle stelle a 147 dollari. Quando la recessione ha colpito nel 2009, causando la diminuzione del prezzo del petrolio, i costi del gasolio dei cercatori d'oro sono diminuiti a loro volta. Poi nei tre anni successivi, i costi del gasolio per oncia sono aumentati significativamente da una cifra stimata di 55,91 dollari nel 2010 a 102,43 nel 2012. Anche se la cifra del 2013 è leggermente più bassa di quella del 2012, i costi sono più che triplicati dal 2005. Ho stimato queste cifre usando il prezzo annuale medio del gasolio dichiarato dalla EIA. Ecco la loro tavola dei dati:



Il prezzo di un gallone di gasolio era di 2,40 dollari nel 2005, ha toccato un picco di 3,97 nel 2012 ed ha avuto una media di 3,97 nel 2013. Quindi, non solo i cercatori d'oro hanno raddoppiato il loro consumo di gasolio per ogni oncia d'oro prodotta (2005-2013), ma il prezzo del gasolio è aumentato del 63% durante lo stesso periodo. Ora, se torniamo indietro di qualche anno e guardiamo il tasso di cambiamento dal 2003... è sconcertante. Non so le cifre esatte del consumo di gasolio dei cinque più importanti cercatori d'oro del 2003, quindi qui sotto ho fornito qualche stima:

2003-2013 Cambiamento stimato del consumo e nel costo del gasolio

2003 = 12 galloni per oncia (stima per difetto)
2003 = 1,51 dollari il prezzo di un gallone di gasolio
2003 = 18.12 ollari costo del gasolio per oncia
2013 = 25,8 galloni per oncia
2013 = 3,92 dollari il prezzo di un gallone di gasolio
2013 = 101,14 dollari il costo del gasolio per oncia

Che differenza che fanno pochi anni, eh? Qui possiamo vedere che il prezzo del gasolio nel 2003 (1,51 dollari) era quasi un dollaro in meno del 2005 (2,40 dollari). Sono stato prudente ed ho stimato che il consumo di gasolio sia diminuito a solo 12 galloni per oncia nel 2003 in confronto ai 12,8 galloni/oncia del 2005. Così, i costi reali stimati del gasolio per oncia sono aumentati di più di cinque volte dal 2003.. veramente di 5,6 volte. Il che significa che i cinque maggiori cercatori do'ro hanno speso in media 101 dollari in gasolio per ogni oncia che hanno prodotto nel 2013 in confronto ai 18 del 2003. Anche se questa cifra del costo del gasolio rappresenta solo una piccola parte dei costi complessivi per estrarre l'oro, l'energia rappresenta comunque il fattore maggiore nel determinare il valore dell'oro. Quando dico questo, ciò va al di là delle fonti aggiuntive di energia come l'elettricità che una compagnia che estrae oro compra quando lavora e raffina l'oro. E' importante rendersi conto che tutte le attrezzature di estrazione ed i materiali utilizzati nell'industria dell'oro non vengono prodotti DAL NULLA, allo stesso modo in cui la Fed crea i soldi. Tutti i metalli e i prodotti che finiscono nella fabbricazione delle attrezzature estrattive sono resi possibili soltanto dalle grandi quantità di energia consumate nel processo.

Ciò è vero anche per i materiali consumati in miniera. Per esempio, la Barrick ha comprato 292.000 tonnellate di calce nel 2012 presso le sue miniere. La calce è elencata come costo materiale nei suoi bilanci, ma il fattore schiacciante per produrre la calce è calcolato per l'energia consumata in tutte le forme e stadi. Dobbiamo ricordare che la calce viene estratta da enormi escavatrici e spostata da enormi camion e poi viene trasportata dalla cava alla miniera da altri camion. Tutto ciò consuma una grande quantità di energia. Ancora una volta, il valore della calce usata nell'industria estrattiva dell'oro proviene dalla quantità di energia consumata in tutte le forme e stadi. Ultimamente dobbiamo anche considerare tutto il lavoro umano in tutti gli stadi. La calce non viene estratta o trasportata da robot (non ancora... LOL), ma da esseri umani. Il lavoro umano è una forma di energia. Quindi, quando un lettore mi manda una e-mail dicendo che il lavoro è un costo più alto dell'energia nel tipico bilancio di una compagnia aurifera, io educatamente rispondo dicendo... IL LAVORO UMANO E' A SUA VOLTA UNA FORMA DI ENERGIA. In conclusione, l'industria estrattiva dell'oro consuma molto gasolio per produrre un'oncia d'oro. Come possiamo vedere, i costi totali del gasolio stanno aumentando anche più rapidamente. Non sono preoccupato dall'impatto dei maggiori costi del gasolio per l'industria estrattiva dell'oro nei prossimi anni. Tuttavia, la vera minaccia per l'industria sarà la mancanza di disponibilità di combustibile, in futuro.. non il costo energetico. Ne parlerò più in dettaglio in articoli e rapporti futuri.




mercoledì 10 settembre 2014

Gas di scisto. “La bolla finanziaria dei nostri tempi”.

Da “Peak Energy”. Traduzione di MR
di "Big Gav"


Il Daily Telegraph ha dato uno sguardo scettico al boom del gas di scisto - Gas di scisto. “La bolla digitale dei nostri tempi”. Scrive il Daily Telegraph:

Piuttosto stranamente, non sembra che qualcuno si sia posto la sola domanda che è certamente fondamentale: lo sviluppo dello scisto ha un senso economico? La mia conclusione è che non ce l'ha. Che la Gran Bretagna abbia bisogno di nuove fonti di energia è certamente fuori discussione. Fra il 2003 e il 2013, la produzione interna di petrolio e gas è crollata da 62% e 65% rispettivamente, mentre la produzione di carbone è diminuita di 55%. Nonostante gli aumenti netti di produzione delle rinnovabili, la produzione energetica complessiva è diminuita di più della metà. Esportatrice netta di energia fino al 2003, la Gran Bretagna ora compra quasi la metà della sua energia all'estero e questo divario sembra certo che si allargherà. Ora abbiamo dati più che sufficienti per sapere che ciò che è realmente successo in America. Lo scisto è stato gonfiato (“America Saudita”) e gli investitori hanno riversato centinaia di miliardi di dollari nel settore dello scisto. Se investi così tanto, puoi fare molti pozzi, anche se i pozzi di scisto costano circa il doppio di quelli ordinari. Se un numero enorme di pozzi entrano in produzione in breve tempo, si ottiene una produzione iniziale abbondante.

Ciò è esattamente quello che è successo negli Stati Uniti. La parola chiave qui, però, è “iniziale”. Il grande intoppo con i pozzi di scisto è che la produzione crolla molto rapidamente subito dopo l'inizio della produzione. In confronto ai pozzi di petrolio e gas “normali”, in cui la produzione di solito diminuisce di 7-10pc all'anno, i tassi di declino dei pozzi di sciato sono drammaticamente peggiori. Non è affatto insolito che la produzione di ogni pozzo crolli di 60pc o più nei soli primi 12 mesi di operatività. Di fronte a tali tassi di declino, il solo modo per mantenere alti i tassi di produzione (e di tenere gli investitori dalla propria parte) è quello di trivellare ancora più pozzi. Ciò mette gli operatori in un “tapis roulant di trivellazioni”, che dovrebbe preoccupare i residenti locali così come gli investitori. Il flusso di cassa netto dello scisto statunitense è stato negativo anno dopo anno e alcuni dei nomi più importanti dell'industria si sono già ritirati. La conseguenza apparentemente inevitabile per l'industria dello scisto statunitense è che, una volta che gli investitori si svegliano e una volta che gli sweet spot da trivellare sono stati usati, la produzione crollerà, probabilmente raggiungendo il picco nel 2017-2018 e crollando precipitosamente in seguito. 

Gli Stati Uniti sono già disseminati di pozzi che sono stati abbandonati, spesso senza che i siti siano stati bonificati. Nel frattempo, le riserve recuperabili stimate per il sito di Monterey – probabilmente il sito di scisto liquido più grande degli Stati Uniti – sono state riviste al ribasso del 96%. In Polonia, trivellare 30-40 pozzi virtualmente non ha finora prodotto nessuna produzione utile. In futuro, lo scisto verrà riconosciuto come la versione della bolla digitale di questo decennio. Nel più breve periodo, è un consiglio di disperazione, in quanto una stretta dell'offerta di energia si profila sempre più vicina. Mentre i politici e gli investitori dovrebbero preferire il solare, la trasformazione dei rifiuti e la conservazione alla chimera delle ricchezze dello scisto, gli oppositori farebbero bene a promuovere il caso economico contro la moda dello scisto.


lunedì 8 settembre 2014

Il declino della scienza: perché gli scienziati pubblicano troppo

DaResource crisis”. Traduzione di MR


Stiamo vedendo che gli scienziati falliscono malamente a convincere i decisori politici del bisogno urgente di fare qualcosa contro l'imminente disastro causato dal riscaldamento globale. Ma questo è solo un sintomo del declino della ricerca scientifica, disperatamente alla ricerca di finanziamenti ma oppressa dalla burocrazia e da un generale disinteresse da parte del pubblico. In questo testo, sostengo che una delle cause del declino è l'enfasi sulla pubblicazione (la regola “pubblica o muori”) che sta causando un declino della qualità della ricerca scientifica. Sostengo che i saggi scientifici sono diventati una forma di valuta e che soffrono di tutti i problemi che affliggono i moderni mercati finanziari. Sia il mondo finanziario sia quello scientifico hanno sviluppato proprietà “emergenti” che ottimizzano la produttività ma non necessariamente i benefici. In breve, stiamo pubblicando troppo. (immagine sopra da questa pagina

Il mondo scientifico sembra sommerso da un vero e proprio tsunami di articoli di ogni tipo, pieno di urla e strepiti senza  significato. Una situazione che sembra sempre di più simile a quella della cacofonia generale del World Wide Web, inondato da informazione di pessima qualità che soffoca quella buona (sempre che ce ne sia). Questo comincia ad essere un problema serio ed alcuni hanno esplicitamente chiesto che gli scienziati debbano pubblicare un numero minore di articoli, ma di qualità maggiore (come sostenuto, per esempio, da Timo Hannay).

Ma perché ci troviamo in questa situazione? Qual è la causa per cui la scienza è diventata un frullatore di carte? Qui, sostengo che questo è il risultato delle proprietà fondamentali dei sistemi complessi. Questi sistemi generano proprietà emergenti che spesso sono simili in campi che appaiono molto diversi a prima vista. In particolare, le pubblicazioni scientifiche risultano essere molto simili al sistema finanziario mondiale, con tutti i problemi associati di una crescita incontrollata e spreco di risorse. Lasciate che spieghi il mio punto di vista.

Dall'inizio della carriera, gli scienziati vengono spinti a pubblicare, pubblicare e pubblicare. Questa è conosciuta come la regola “pubblica o muori”, che viene applicata per mezzo del processo “peer review” in cui dei colleghi dell'autore hanno l'autorità di accettare o rifiutare l'articolo proposto, o richiedere modifiche. Sembra semplice, ma è molto più complesso di così, con diverse variazioni sul tema del “peer review”, un diverso prestigio delle riviste scientifiche, diversi metodi di diffusione (per esempio di libero accesso o a pagamento) ed altro.

Uno dei problemi del sistema è che il peer review di solito può filtrare i saggi davvero sbagliati o mal concepiti, ma difficilmente può fare la stessa cosa per i saggi che sono semplicemente mediocri. Le limitazioni del peer review sono generate dai metodi di valutazione post pubblicazione arcani (ed inefficaci) che a volte vanno sotto il nome di “scientometria” (da non confondersi con Scientology!!)

Per un non scienziato, l'urgenza di pubblicare e i metodi di pubblicazione della scienza sono cose difficili da capire, ma appariranno del tutto chiare se li confrontiamo a una cosa con cui abbiamo tutti familiarità: la valuta monetaria ordinaria. Esaminiamo allora i molti paralleli in un elenco non esaustivo.

1. Valuta. Il modo in cui intendiamo la valuta monetaria oggigiorno è qualcosa che non ha valore intrinseco: si presenta sotto forma di foglio di carta o di bit nei computer. Ma avere questi bit o pezzi di carta fa guadagnare prestigio e beni di lusso e fa salire nella scala sociale. La situazione è esattamente la stessa per gli articoli scientifici. In sé, potrebbero avere poco o nessun valore, ma più articoli uno scienziato si vede pubblicati, più alto è il suo prestigio e più lei/lui può salire sulla scala scientifica verso posizioni più alte e prestigiose. Gli articoli possono anche portare beni di lusso sotto forma di costose apparecchiature di ricerca (microscopi, acceleratori di particelle, scanner, ecce.).

2. Emissione di valuta. Oggi, le banche centrali sono le entità autorizzate ad emettere valuta monetaria ed hanno l'autorità di stampare un marchio di convalida su un pezzo di carta che altrimenti non avrebbe valore e che poi diventa “soldi”. Nella scienza, la validazione di un articolo è il privilegio degli editori scientifici. Ma chi ha dato agli editori scientifici questa autorità? E' una domanda interessante, a cui è tanto impossibile rispondere quanto rispondere alla domanda chi ha dato alle banche lo stesso tipo di autorità con la valuta ordinaria.

3. Spendere la propria valuta. La valuta ordinaria non ha valore in sé stessa, ma può essere scambiata con ogni sorta di articolo nel mercato. Gli articoli scientifici non sono così facili da riscattare, ma possono essere trasformati in valuta ordinaria usandoli come gettoni per ottenere un salario, avanzamenti di carriera, onorari ed altro.

4.Inflazione. La valuta è famosa per subire all'inflazione; perde parte del proprio valore nel tempo. Gli articoli scientifici sono soggetti allo stesso fenomeno. Gli articoli più vecchi hanno meno valore di quelli nuovi e per mantenere la propria “ricchezza”, come scienziati si deve combattere l'inflazione. Se i vostri articoli invecchiano e non ne viene pubblicato nessun altro nuovo, questi non varranno nulla.

5. Interessi sulla valuta. La valuta ordinaria può essere depositata per acquisire un interesse sotto forma di ulteriore valuta. Per gli articoli scientifici, lo stesso ruolo viene giocato dalle agenzie di finanziamento che trasformano gli articoli scientifici in sovvenzioni alla ricerca, che gli scienziati useranno per produrre ulteriori articoli. E' un classico esempio di retroazione positiva.

6. Analisi. Il valore reale della valuta ordinaria può essere accertato con procedure che potrebbero comprendere il dosaggio chimico di metalli preziosi. Per la valuta di carta, ci sono modi per determinare se sono stati stampati da agenzie autorizzate. Per gli articoli scientifici la validità viene verificata da “arbitri”, scienziati che decideranno se i dati e l'interpretazione riportati sono corretti.

7. Contraffazione scientifica. La valuta ordinaria può essere contraffatta in vari modi, per esempio sotto forma di metalli senza valore al posto di quelli preziosi, sotto forma di banconote stampate da agenzie non autorizzate e sotto forma di valuta legittima – ma senza valore – emessa dalla banca centrale di paesi piccoli e sconosciuti. Nelle pubblicazioni scientifiche, la contraffazione viene praticata da piccoli editori “predatori” che non eseguono lo stesso controllo di plausibilità di quelli istituzionali e potrebbero pubblicare qualsiasi cosa in cambio di un pagamento (in moneta standard) da parte degli autori.

8. I soldi sporchi sostituiscono quelli buoni. Questo è un fenomeno ben conosciuto in tutte le economie, coi soldi che vengono deprezzati riducendo il contenuto di metalli preziosi o stampandone troppo. Nella scienza, stiamo assistendo allo stesso fenomeno con la proliferazione degli editori scientifici – spesso aziende ombra che cercano di fare soldi da scienziati ansiosi di veder pubblicati i loro articoli ma che non ci riescono con le riviste tradizionali. Il risultato è un'inflazione di articoli scadenti che tendono a sommergere il flusso di quelli buoni.

9. Schemi Ponzi e mercato multi-livello. Uno schema Ponzi è una struttura piramidale in cui i livelli più bassi pagano quelli più alti per il privilegio di farne parte. Un schema di mercato multi-livello è simile, ma si paga per il privilegio di essere in grado di vendere un prodotto. Non c'è ragione per cui tali schemi non possano esistere anche nella scienza. Alcuni hanno recentemente avviato riviste che hanno assunto una struttura piramidale che somiglia molto ad uno schema di mercato multi-livello. In questo caso, gli scienziati sono trascinati in uno schema con la lusinga di essere definiti “editori”. Di conseguenza, lavora gratuitamente per l'editore!


Come vedete, le similitudini sono così tante e così evidenti che possiamo dire che il sistema editoriale delle pubblicazioni della scienza moderna è una forma di valuta che esiste e prospera all'interno del sistema che lo ha creato. E' così radicato e così naturale che la maggior parte degli scienziati sembra mostrare poco o nessun interesse riguardo alle sue origini. Eppure, il sistema peer review sembra sia stato sconosciuto un secolo fa (vedete questa osservazione di Michael Nielsen). Per esempio, solo uno dei circa 300 articoli pubblicati da Albert Einstein è passato attraverso il peer review. Il sistema di pubblicazione scientifica che conosciamo oggi sembra essere diventato la regola solo nella seconda metà del ventesimo secolo. E' impressionante che questo sistema sia emerso del tutto da solo senza che nessuno lo pianificasse. E' un “fenomeno emergente”, una delle caratteristiche dei sistemi complessi che tende ad evolvere in modo tale da massimizzare la dissipazione di energia potenziale (vedi, per esempio, Kaila e Annila).

Potremmo dire che il sistema finanziario mondiale si sia evoluto per massimizzare la distruzione delle risorse naturali della Terra, favorendo il loro consumo a velocità molto più elevate della capacità della Terra di riformarle – ovviamente non a beneficio dell'umanità. Potremmo sostenere che il sistema dell'editoria scientifica mondiale si sia evoluto per massimizzare la produzione di un gran numero di mediocri ed inutili articoli. Ancora una volta, ciò non va a beneficio della scienza. Detto semplicemente, stiamo pubblicando troppo!

Questo sistema può essere cambiato? Si parla molto del tema della riforma del sistema finanziario mondiale, proprio come si parla molto della riforma del sistema dell'editoria scientifica mondiale. In entrambi i casi, tuttavia, la riforma sembra essere molto difficile, se non impossibile. Nella scienza, il tentativo ben intenzionato di aprire al pubblico i risultati della ricerca scientifica da parte del sistema “Open Access” sembra aver avuto l'effetto contrario a quello sperato, generando un'ondata di “editori predatori” che favoriscono una dissipazione anche più rapida dei potenziali scientifici aumentando grandemente il numero di articoli mediocri o scadenti. Il sistema finanziario sembra essere persino più impenetrabile a qualsiasi tipo di cambiamento.

Alla fine, sembra che gran parte dei sistemi di questo tipo possono essere riformati solo ricostruendoli dopo che sono collassati. La cosa non sorprende: dopo tutto sappiamo che se combattiamo la termodinamica, la termodinamica vince sempre.