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domenica 30 ottobre 2016

Godetevi la Terra finché dura: i livelli di carbonio atmosferico superano il punto di non ritorno

Da “UK Complex”. Traduzione di MR

Di Mac MacCann

La cattiva notizia: Il problema del cambiamento climatico terrestre ha appena superato un punto di non ritorno. I livelli di carbonio atmosferico hanno superato le 400 ppm e non torneranno “mai più, in un futuro indefinibile”, a livelli ambientalmente amichevoli.

La buona notizia? Ah no, aspettate. Mi spiace, siamo praticamente fottuti.

martedì 28 luglio 2015

L'enciclica del papa è il “punto di non ritorno” in arrivo della percezione del cambiamento climatico: sarà abbastanza per risolvere il problema?

Da “Resource Crisis”. Traduzione di MR

Di Ugo Bardi


Il problema della fame nel mondo non è stato riconosciuto fino a relativamente poco tempo fa, come mostrato nella ricerca “Ngram”. Tuttavia, l'interesse per il problema ha preso rapidamente velocità negli anni 60 e questo ha portato a sforzi considerevoli per risolvere il problema aumentando i rendimenti agricoli (la “Rivoluzione Verde”). Questi sforzi in generale hanno avuto successo, ma il problema è stato davvero risolto? O è stato soltanto spostato in avanti – o persino peggiorato – come risultato del fatto che l'agricoltura è diventata completamente dipendente dai combustibili fossili? Qualcosa di simile potrebbe succedere in futuro col problema del cambiamento climatico, che potrebbe essere riconosciuto, ma non necessariamente risolto.


A parte un piccolo manipolo persone con posizioni anti-scientifiche, la maggior parte delle persone sono perfettamente consapevoli che abbiamo un problema grave di cambiamento climatico. Sono solo confuse da un bombardamento di dichiarazioni contraddittorie fomentate nei media in una persistente campagna di propaganda contro la scienza. In queste condizioni è probabile che tutto ciò che serve per rendere l'opinione pubblica più consapevole della gravità del problema è una “spinta” nella giusta direzione e l'enciclica del Papa sul clima – attesa per questa settimana – potrebbe fare proprio questo.

Di conseguenza, potremmo arrivare al punto in cui l'idea che il cambiamento climatico non esista o che non sia causato dall'attività umana sarà considerata non solo sbagliata, ma positivamente pericolosa per la società. Qualcosa di paragonabile a idee, diciamo, come quella per cui non ci sono prove che il fumo provoca il cancro, che mettersi la cintura di sicurezza mentre si va in macchina sia inutile o che la cocaina non sia più pericolosa del caffè come droga.

Naturalmente, non possiamo essere sicuri del fatto che l'enciclica del papa avrà questo effetto. Ma supponiamo che sia così, cosa succede poi? Ottimisticamente, potremmo pensare che gran parte del lavoro sia fatto e che, da quel momento in avanti, verrà fatto qualcosa di serio ed efficace per fermare il riscaldamento globale. Sfortunatamente, le cose non saranno così semplici. Quanto è probabile che rimanga difficile agire sul cambiamento climatico potrebbe essere compreso considerando un altro grande e grave problema che affligge l'umanità: la fame nel mondo. Non è stata sempre riconosciuta ed è solo con gli anni 60 che è diventata un argomento standard del nostro orizzonte intellettuale. A quel punto, nessuno si sarebbe sognato di dire che la fame nel mondo era una truffa progettata da degli scienziati cospiratori che volevano conservare le loro grasse sovvenzioni per studiare un problema che non esiste. Il dibatto era effettivamente terminato ma questo, di per sé, non ha risolto il problema.

Principalmente, il tentativo di eliminare la fame nel mondo è stato fondato sulla forza bruta, vale a dire sull'aumento dei rendimenti agricoli. E' stata quella che oggi chiamiamo la “Rivoluzione Verde”. Come sapete, i risultati di questi sforzi sono spesso descritti in termini entusiastici, un trionfo dell'ingegno umano sui limiti della natura. E' vero anche, tuttavia, che il problema della fame nel mondo non è mai stato del tutto risolto, non poteva esserlo se ogni aumento dei rendimenti agricoli veniva compensato da un corrispondente aumento della popolazione umana. E potrebbe anche essere che la Rivoluzione Verde non sia stata soltanto una “non soluzione”, ma qualcosa che ha peggiorato il problema trasformando l'agricoltura in un'attività industriale completamente dipendente dai combustibili fossili e dai fertilizzanti artificiali.

Qualcosa di analogo potrebbe accadere se superiamo il punto di non ritorno della percezione del cambiamento climatico. I dati di Google Ngram, sotto, indicano che l'interesse per il problema sta crescendo rapidamente e che potremmo essere vicini al raggiungimento del punto di non ritorno nella percezione che la fame nel mondo ha raggiunto negli anni 60.


I risultati, tuttavia, potrebbero non essere tanto buoni quanto si potrebbe sperare. L'apparizione improvvisa della drammatica realtà del cambiamento climatico nella mediasfera potrebbe portare a dimenticare che il modo migliore (e probabilmente l'unico) per sbarazzarsi dei combustibili fossili abbastanza rapidamente per evitare un disastro climatico è quello di renderli obsoleti attraverso le energie rinnovabili. Quindi potremmo assistere ad una folle corsa verso soluzioni rapide e sporche. Di fatto delle non soluzioni o soluzioni che peggiorano il problema.

Una di queste non soluzioni è la “geoingegneria” come viene normalmente descritta, per esempio distribuire uno strato riflettente nell'alta atmosfera. Questo farebbe qualcosa per ridurre il riscaldamento globale, ma niente per evitare l'acidificazione degli oceani e i suoi effetti climatici regionali (vedi siccità) sono ancora tutti da scoprire. O pensare alla cattura e stoccaggio del carbonio: un tentativo disperato e costoso di continuare ad usare combustibili fossili (“mangiarsi la torta ed averla ancora”) spazzando letteralmente il problema sotto al tappeto – dove nessuno può garantire per quanto a lungo ci può restare. E i biocombustibili? Un eccellente modo per affamare una gran quantità di persone perché una piccola élite possa continuare ad usare i propri costosi giocattoli di metallo chiamati “automobili”.

Sappiamo tutti che il cambiamento climatico è un problema tremendo. Probabilmente, nel prossimo futuro, scopriremo quanto esattamente si tremendo. Forse il papa stesso ci dirà di non aspettarci dei miracoli. Solo di continuare a lavorare duro che forse ce la possiamo fare. Forse.



mercoledì 17 settembre 2014

Il cambiamento climatico sta risvegliando il mostro del metano?


DaClimate Crocks”. Traduzione di MR

I post si assottiglieranno nei prossimi giorni. Domani prenderò un volo per incontrare il dottor Jason Box, lo scienziato capo del Dark Snow Project a Copenhagen. Da lì, faremo un salto a Kangerlussuaq, in Groenlandia, fino alla calotta glaciale per le due settimane successive, più o meno. Continuerò ad entrare e postare finché non andremo alla calotta glaciale. Il dottor Box mi ha mandato il suo ultimo post sul suo blog, una cosa che ha dovuto sviscerare e che lo ha tenuto sveglio la notte. Gli studi sul metano coperti nel video sopra sono prevalentemente collegati al metano proveniente dallo scongelamento del permafrost sulla terraferma. Il pezzo del dottor Box qui sotto riguarda alcuni sviluppi più recenti nello studio dei depositi di metano sottomarini – il drago dormiente del cambiamento climatico. Notate che questo è un territorio pieno di controversie, visto che i dati da queste aree remote sono scarsi. Ma la posta in gioco è molto, molto alta.

Dal blog Meltfactor di Jason Box:

Usando un gruppo di dati climatici e fisici ampi e credibili, Tempeste dei miei nipoti di James Hansen pone il problema che gli esseri umani sono sulla buona strada per permettere al riscaldamento oceanico ed atmosferico di raggiungere un livello che innesca il rilascio di una grande quantità di riserve aggiuntive di carbonio intrappolato negli idrati di metano nelle acqua di mare poco profonde e/o dal terreno nell'Artico.

Secondo la mia opinione professionale come climatologo con più di  70 pubblicazioni scientifiche revisionate pubblicate, dopo 12 anni di educazione universitaria concentrata sulla scienza atmosferica ed oceanica, seguiti da 10 anni di lezioni universitarie, finalmente di ruolo, sulla meteorologia su scala micro e media e sulla strumentazione, gli avvertimenti di Hansen dovrebbero essere soddisfatte da un programma aggressivo di decarbonizzazione atmosferica. Siamo da troppo tempo in una traiettoria indirizzata ad una calamità climatica ingestibile. Se non riduciamo il carbonio atmosferico, probabilmente innescheremo il rilascio di grandi riserve di carbonio, condannando i nostri figli ad un futuro in una Terra bollente. Questa è una dichiarazione dura da leggere dal momento che il vostro portafogli di preoccupazioni è già pieno. 

Dicembre 2013, mi sono ritrovato in una stanza piena al più grande incontro scientifico del mondo  [l'incontro autunnale di AGU]. La sessione: “Sfide moderne del clima”. Il relatore invitato, la dottoressa Lori Bruhwiler ha presentato “Permafrost artico e retroazioni di carbonio del clima” - una ricerca cauta, obbiettiva e prettamente scientifica del problema e dei dati che abbiamo. A sua volta invitato, il dottor Peter Wadhams ha lanciato “Il costo per la sociatà di un'esplosione di metano dalla banchisa della Siberia orientale”, completamente fuori dagli schemi, che cita costi per l'umanità espressi in trilioni di dollari. Il succo della sessione è stata ben parafrasata da Bruhwiler, citando una rete di osservazione rada e concludendo che “ancora non possiamo dire più di tanto”. Che poi è stato...


Chiaramente, considerando la vastità dell'Artico, la rete di stazioni di osservazione con base sulla terraferma appare rada, con una sola stazione che rappresenta la Siberia, a Tiksi, viene da pensare che i governi dovrebbero fare di più per tenere il polso della situazione. Da parte del polso, tuttavia, le misurazioni che avvengono a Tiksi (e in altri siti della rete come Alert e Pt. Barrow, nell'Alaska del nord), posso garantirvelo, sono davvero al top; con radiometri BSRN, covarianza dei flussi di gas, campionatura del gas in beuta, ecc., impressionante e non economico.

Cosa ci dicono questi dati? Be', sfortunatamente, le registrazioni di Tiksi sono troppo brevi per dedurne una tendenza. Un gruppo di dati della concentrazione di metano più lungo proveniente da Alert, estremo nord del Canada, aggiunge un aumento del 8% nelle concentrazioni di metano all'aumento di più del 250% dovuto all'attività umana da quando è iniziata la rivoluzione industriale – nel 1750. I simboli verdi sui grafici indicano i valori anomali estremi. Un'ipotesi ragionevole da parte dei valori anomali segnati sotto da me con “respiro del drago?” sarebbero: anomalie estreme rappresentano pennacchi ad alta concentrazione di metano che emanano dalla tundra e/o da fonti oceaniche. Un'altra ipotesi ragionevole sarebbe: le anomalie estreme rappresentano errori di osservazione. Il NOAA dichiara: i valori anomali “si pensa che siano non indicativi di condizioni di fondo e rappresentano masse d'aria mal mescolate influenzate da fonti antropogeniche locali o regionali o da forti fonti della biosfera o da pozzi”.




Stessi picchi evidenti nei dati di Barrow. Qui, non mi prenderò il disturbo di sovrapporre il “respiro del drago?” S.

Per il momento, lasciamo stare la questione dei valori anomali e passiamo ad una discussione che ho avuto sul fatto che le misurazioni non sono sufficientemente vicine ai centri delle azioni di rilascio del gas da comprendere la questione del risveglio del drago. Vorremmo una stazione di campionamento proprio sopra il Laptey e sopra il Mar Siberiano Orientale vuoti, pieni di metano e liberi dal ghiaccio (in estate). Naturalmente, cià è molto più facile a dirsi che a farsi

Prima di parlare delle misurazioni nei centri di azione... abbiamo dati satellite provenienti dall'Infrared Atmospheric Sounding Interferometer (IASI) a bordo del satellite Metop-A Eumetsat Polar System (EPS). E da quello che so dall'installazione/manutenzione di misurazione di terra nell'Artico  e della pubblicazione di articoli che valutano la qualità dei ripristini derivati da satelliti provenienti dall'Artico, più di recente qui, servono studi di validazione. Quindi è buono trovare Xiong et al. (2013) che, usando “596 profili verticali di metano provenienti da misurazioni aeree da parte del programma HIAPER Pole-to-Pole Observations (HIPPO)” scoprono che il niente affattos sorprendente “errore di ripristino è maggiore nelle regioni delle latitudini più settentrionali”. Hanno scoperto che le vagamente percepite quantità sono precise ed hanno un piccolissimo pregiudizio (meno del 2%). Tuttavia, la loro valutazione è per la parte di atmosfera ben al di sopra della superficie. Il confronto fra i ripristini di IASI con le misurazioni dirette vicino alla superficie stabilirebbero le incertezze che affronteremmo e costituire il precedente per usare i ripristini IASI per rappresentare ampie aree che non beneficiano di campionamenti diretti. Ulteriori scavi hanno restituito alcuni risultati di precisione per lo IASI da parte di Yurganov et al. (AGU poster 2012).

  • I dati IASI possono essere usati come indicatore qualitativo dell'emissione di metano dell'Oceano Artico.
  • L'attuale crescita del metano nell'Artico, compreso il 2012, è graduale. 
  • L'emissione di metano dalla banchisa artica raggiunge un massimo in settembre-ottobre (quando si verifica il minimo del ghiaccio marino).
  • Le stime dall'alto dell'emissione sono difficili e potrebbero essere molto incerte (per esempio, ± 100%)
  • Se uno sfogo improvviso (fuoriuscita) di metano avvenisse a causa dell'intensa distruzione degli idrati, lao IASI sarebbe in grado di rivelarla quasi in tempo reale. 


Ora, un Sam Carana guida un gruppo che ha pubblicato una tempesta riguardo alle stime di metano da parte del sensore IASI. Il loro messaggio è allarmante e collega i puntini fra le mappe del metano che generano usando i dati IASI e diversi elementi del clima artico che cambiano rapidamente: declino dell'area del ghiaccio marino, durata, volume; aumento delle temperature dell'aria e dalla superficie del mare, incendi. 
Ciò che ho capito è stato che le bolle di metano non possono o non raggiungono la superficie, piuttosto vengono convertite in biossido di carbonio molto meno potente prima di raggiungere la superficie stessa. POI, ecco cosa abbiamo sentito 4 giorni fa da una squadra svedese che ora sta ispezionando il mare di Laptev con un rompighiaccio davvero d'eccellenza, chiamato come il principale Dio nordico. 



La squadra dichiara “In diversi luoghi, la 'bolle' di metano risalgono anche alla superficie dell'oceano. In più c'è che i risultati di analisi preliminari di campioni di acqua di mare puntavano in direzione di livelli di metano disciolto più alti da 10 a 50 volte rispetto ai livelli di base. 




E non sono solo gli svedesi che si occupano di questa questione. Lo fa anche la NASA. Qual è il messaggio fondamentale, se me lo state chiedendo? Perché l'elevato carbonio atmosferico risultato dalla cobustione di combustibili fossili è il meccanismo di innesco. DOBBIAMO semplicemente ridurre le emissioni di carbonio atmosferico. Ciò dovrebbe iniziare con la limitazione della combustione di combustibili fossili da fonti convenzionali; principalmente carbone, seguito dalle sabbie bituminose (blocco dell'oleodotto); riduzione dell'uso dei combustibili fossili altrove, per esempio nei combustibili liquidi da trasporto; impegnarsi in un massiccio programma di riforestazione per avere i benefici collaterali del legname sostenibile, riduzione della desertificazione, habitat animale, acquacoltura e reindirizzare i sussidi ai combustibili fossili verso l'energia rinnovabile. Questo è un momento in cui ognuno deve metterci del suo. Siamo nell'era delle conseguenze. 
Ci sono ancora domande, naturalmente, ma il principio di precauzione rende chiaro che dobbiamo lasciare questo drago sottoterra.