Forse sapete qualcosa della grande carestia irlandese che cominciò
nel 1845. Se leggete i libri di storia, si parla di milioni di morti, ma il tutto per noi rimane remoto. Non ci rendiamo conto bene di chi erano le vittime,
come, perché, che cosa successe esattamente. Bene, per farvi un'idea più
precisa vi suggerisco fortemente di mettere da parte 50 minuti e
guardarvi questo film. "Hunger" del 2020. E' in inglese, ma si capisce quello che succede anche solo dalle immagini.
Quello che successe in Irlanda dal 1845 al 1850, circa, non saprei nemmeno come descriverlo: un incubo? Un film dell'orrore? Un quadro fiammingo del trionfo della morte? L'urlo di Munch moltiplicato per un milione? Immaginatevi solo per un attimo cosa potesse essere vivere in quegli anni per gli irlandesi. Senza cibo, senza soldi, senza possedere nulla, senza nessun potere, senza speranza. Anche seppellire i morti diventava impossibile: ci sono ancora le fosse comuni dell'epoca dove i cadaveri venivano buttati alla rinfusa. Il film non menziona il cannibalismo, ma ci sono testimonianze che è avvenuto in almeno due casi. Sicuramente ce ne sono stati molti di più.
Quello che veramente fa orrore è come il governo inglese ha
trattato gli irlandesi. Pensateci un attimo: gli irlandesi erano
cittadini del regno unito: l'Irlanda era parte dei domini della corona
inglese. Certo, erano cittadini di "serie B", ma non sono stati trattati nemmeno come
tali. Ma neanche trattati come non cittadini, sono stati proprio considerati come
non appartenenti al genere umano. Vi ricordate degli "untermenschen"?
La "sottoumanità" di cui parlavano i Nazisti. Ecco, era quello il concetto.
E' vero che gli irlandesi avevano fatto i loro errori, certo. Ma se
erano poveri come erano era perché gli inglesi avevano sfruttato
l'Irlanda in un modo che non si descrive nemmeno con la metafora "fino all'osso". L'avevano sfruttata fino al midollo, e poi divorato anche
quello. Agli irlandesi non avevano lasciato che le patate: non possedevano nemmeno il terreno su cui costruivano le loro baracche. Sparite le patate, non gli restava che morire di fame
Complessivamente, al governo inglese non sarebbe costato tanto
salvare gli irlandesi o, perlomeno, ridurre i danni. Il film fa vedere come nel resto dell'Europa la perdita del
raccolto delle patate non abbia causato grandi carestie. Questo sia
perché fuori dall'Irlanda si dipendeva molto meno dalla patata, sia
perché i governi si erano dati da fare per gestire l'emergenza
alimentare. Ma il governo inglese non fece quasi niente a parte aumentare il contingente militare che teneva in Irlanda. E' probabile che molti in Inghilterra pensassero che "sfrondare" un po' quegli irlandesi pelandroni e scansafatiche fosse tutto sommato una buona idea.
In un post precedente ho detto che i governi sono la cosa più pericolosa che esista se si va a contare quanta gente hanno ammazzato direttamente con guerre e stermini vari. Ma anche i danni che hanno causato indirettamente i casi come la carestia irlandese sono spaventosi. E oggi i governi hanno molto più potere di quanto ne avessero al tempo della carestia. Droni, armi, telecamere, sorveglianza digitale, anche i nostri soldi sono digitalizzati, quindi il governo ne può fare quello che vuole. Ci hanno già detto che un giorno "non possederemo nulla e saremo felici." Già, proprio come gli irlandesi.
L'ambasciatore ungherese a Roma ci racconta la storia di una bufala apparsa su "La Repubblica", uno dei tanti esempi della cialtroneria dei nostri media. La definisce un esempio di una classica barzelletta ungherese: (leggerissimamente modificata per chiarezza) "La radio di Erevan dice che a Mosca in piazza Lenin stanno distribuendo delle Volvo, è vero? Si, la notizia è vera, con la piccola differenza che non è a Mosca ma a Leningrado, non in piazza Lenin, ma in piazza Mosca, non sono Volvo, ma Volga, e non le distribuiscono ma le rubano (Nell'originale ungherese, fra le parole distribuire è saccheggiare/rubare c'è una sola lettera di differenza)." (Ho modificato molto leggermente il testo per maggiore chiarezza).
Non ci sono più gli sbufalatori di una volta, quelli detti anche "debunkers," tipo Paolo Attivissimo o quelli di BUTAC (bufale un tanto al chilo). Anch'io mi ero messo nel gruppo con un certo gusto di sbufalare certe fesserie particolarmente orrende, specialmente sull'argomento del cambiamento climatico. Ma già Attivissimo mi aveva molto deluso anni fa con una sua bufala personale sull'eolico che fa male. Ma ultimamente se ne è uscito con qualcosa tipo "la stessa scienza che manda le sonde su Marte è quella che ci dice di indossare le mascherine contro il Covid." Ahimè, non ci siamo proprio.
Per non parlare di "bufale.net" che se ne uscito ultimamente con una critica al recente articolo di Franco Bechis sulla "Stampa" che parte dai dati ISS per sostenere che soltanto il 3% delle vittime del Covid sono veramente morte "di Covid" -- tutti gli altri avevano gravi patologie pregresse. Secondo "Bufale" questa è una bufala perché non si può dire con certezza che quelli che sono morti con il covid non siano morti di Covid. Diciamo piuttosto debolina come critica...... Ma il problema è che sia Bechis che Bufale fanno un gran pasticcio, raccontando cose che si sapevano da un pezzo come se fossero nuove di zecca: non si potrà mai dimostrare con certezza che una certa persona che risultava positiva al Covid sia morta "di" Covid (come diceva mio nonno buonanima "L'unica cosa sicura è che Cristo non è morto di sonno").
Poi, c'è stata la faccenda della bufala raccontata da "La Repubblica" sulla faccenda di un presunto scandalo delle ferrovie ungheresi, che il povero ambasciatore ungherese in Italia ha cercato di smascherare, ma nessuno degli sbufalatori più o meno professionisti gli ha dato minimamente retta. E nemmeno "La Repubblica", perlomeno fino ad ora.
Per finire vi voglio raccontare una cosetta. Ultimamente, ho condiviso su Facebook questa immagine che ho preso dal sito di Galina Belaeva.
Un'immagine che è apparsa sul quotidiano svizzero "Blick" dove si parlava del ministro in visita ai pazienti ammalati di Covid in Ospedale.
Qui, Blick ha fatto esattamente la scena di Radio Erevan: "La notizia è vera, salvo che il ministro non visitava un ospedale ma una scuola di medicina e i pazienti non erano pazienti ma manichini per fare esercitare gli studenti."
Il buffo è che qualcuno su FB mi ha criticato dicendo che la storia dei manichini era una bufala. Perché no? Beh, perché era solo "un errore di didascalia", come hanno detto gli autori in una rettifica e come gli sbufalatori professionisti si sono affrettati a confermare.
Si, certo. Chissà perché questi "errori" vanno sempre nella direzione di spaventare la gente. Leggete come i poveracci si arrampicano sugli specchi per giustificarsi.
E allora, scusate, ma io mi dimetto dalla truppa degli sbufalatori e arrivederci a tutti.
Compagno di viaggio, George Grader: non tutti i bramini di Boston evitano il rischio
Chuck Pezeshky è professore di ingegneria presso l'università di Washington. Non tutti gli ingegneri hanno una visione "olistica" del mondo, ma è una linea di pensiero che esiste nel campo dell'ingegneria e a volte ha portato a dei notevoli risultati. Basti citare il caso di Jay Forrester, ingegnere, che ha creato un intero campo di studi chiamato "social dynamics" alla base di studi come il famoso "Limiti dello Sviluppo." Chuck Pezeshky si impegna nel campo della comunicazione umana e esamina come sia basata sul concetto di "empatia." Il suo blog si intitola "Il Guru dell'Empatia". Da questo approccio interdisciplinare, nascono molte considerazioni interessanti, come questo che esamina come la tendenza delle elite a evitare ogni rischio a qualsiasi costo (per gli altri) abbia causato una situazione insostenibile nelle università americane. La situazione non è molto diversa in Italia. Chuck scrive in un inglese molto informale e gergale, per cui la traduzione non è facilissima e in certi casi mi sono preso qualche libertà di interpretazione. Le frasi evidenziate in grassetto sono opera mia. (U.B.)
Una delle cose più folli che stanno accadendo, sullo sfondo della più ampia pandemia di COVID, è l'estrema serie di restrizioni adottate dalle università più d'élite degli Stati Uniti. Le restrizioni in università come Stanford, Harvard, Brown e MIT fanno girare la testa. Viene sempre applicata l'intera gamma di interventi, indipendentemente dall'efficacia (perché non ce ne sono che siano significativamente efficaci e benefici per la coorte di età della maggior parte degli studenti universitari - età 18-26). E quando esce fuori una nuova idea, viene clamorosamente strombazzata. Queste nuove cose vanno dal relativamente ragionevole (requisiti di vaccinazione al 100%) al totalmente folle (Harvard vuole che gli studenti non si riuniscano in di gruppi di più di tre e si rimettano le mascherine tra un boccone e l'altro di un panino).
Questi tipi di politiche e dichiarazioni non hanno senso da nessuna prospettiva fisica. Questo eccellente editoriale di uno dei difensori razionali del nostro dibattito attuale, Vinay Prasad, dell'UC-San Francisco, sottolinea questo punto a questo collegamento. Vinay è ancora dentro Matrix, però, parlando della necessità di prove di controllo casuale delle politiche, arriva a stiracchiare la realtà fisica vicina al punto di rottura. Lo sai, Vinay, che quando gli dei vogliono punirti, esaudiscono i tuoi desideri? Vuoi davvero smontare centinaia di studi randomizzati sul COVID per il resto della pandemia?
Ma Prasad fa un piccolo sforzo di uscire dalla rete con questo commento alla fine:
“ Un ultimo punto che vale la pena considerare è il motivo per cui i college impongono queste regole. Sebbene i test diffusi possano essere utili per comprendere la prevalenza di una malattia, queste politiche non si basano su prove convincenti e sembrano più mirate a un altro obiettivo. È improbabile che tali politiche soddisfino la maggior parte degli studenti, ma è molto più probabile che facciano appello alla sensibilità dei loro genitori. La spiegazione più parsimoniosa quindi è che le scuole d'élite si rivolgono a genitori d'élite e si stanno impegnando in queste politiche per dare ai genitori il conforto che i loro ragazzi sono al sicuro - mentre nessuno al mondo sa se queste politiche aiutano e, cosa più importante, se valgono il prezzo di una vita interrotta.”
È un inizio, ed è abbastanza vicino, gli darei mezzo sigaro in premio.
Quello che stiamo davvero guardando qui è il gioco finale della minimizzazione del rischio per l'élite: l'idea è che le élite ci farebbero passare tutti quanti attraverso un cerchio di fuoco che sta sopra la gabbia dei coccodrilli affamati pur di ridurre al minimo il minuscolo rischio per loro di contrarre il COVID. Prasad ha ragione: facciamo meglio a credere che i genitori stiano chiamando l'ufficio del presidente della Duke University con le loro "preoccupazioni". Tranne che probabilmente non sono i genitori del povero ragazzo che ha vinto la lotteria accademica e ottenuto una borsa di studio. Quando ero alla Duke, c'era anche la nipote di Enzo Ferrari. E sì, guidava una 308 GTS azzurra, se la memoria non m'inganna. Quelle persone ora chiedono protezione dagli altri studenti. È una cascata di frattali di minimizzazione del rischio d'élite - il gioco finale del v-Meme a caccia di status legalistico/assolutistico. Se ti sei sempre chiesto se queste stesse élite contemporanee si sarebbero impegnate insieme negli Hunger Games, beh, non c'è bisogno di cercare oltre.
Il tutto viene peggiorato dagli studiosi di quelle stesse università che gridano a favore di politiche di "blocco". Persone come Gavin Yamey, professore di salute globale, sono stati fra i peggiori isterici in tutto il gioco dei ragazzini del college COVID. Qualsiasi emiro che possa mandare suo figlio alla Duke deve solo accedere a Twitter per trovare studiosi apparentemente preminenti di quella stessa università che chiedono l'isolamento sociale del corpo studentesco. E quando non solo tuo figlio arriva con una retta completa, ma con la prospettiva della dotazione di una serie di cattedre complete, non abbiamo difficoltà a credere che quando l'emiro chiamerà, quel presidente farà qualcosa. Lui/lei non prova il dolore dei corpi studenteschi a lui affidati.
Nel frattempo, i presidenti delle università più terrene sono bloccati con un dilemma completamente diverso. A causa dei loro problemi con la versione accademica di Skynet – l'edizione US News and World Report College Ranking (ovvero la classifica mondiale degli atenei) – sono obbligati pedissequamente, un po' come Gollum ne Il Signore degli Anelli, a seguire qualunque cosa stiano facendo le istituzioni d'élite. Tranne che ora stanno guardando una vera situazione di v-Meme di sopravvivenza. La credenza diffusa, anche all'interno delle mura modestamente coperte di edera dell'Università statale di Washington (WSU), è che anche gli studenti siano terrorizzati all'idea di contrarre il COVID. Ma ho saputo da un'autorità piuttosto saggia - i miei studenti - che non lo sono. In effetti, la maggior parte si sente tremendamente imbrogliata ed è estremamente arrabbiata anche per le restrizioni attualmente imposte nelle università statali negli Stati blu (democratici). Tutti danno per scontato che gli studenti siano stupidi e non comprendano l'effettivo rischio di COVID, un virus profondamente stratificato per età. Ma lo fanno, e molti mi hanno detto che se li rinchiuderanno di nuovo, se ne andranno.
Personalmente, dubito che molti studenti della mia classe lo farebbero davvero: dopo tutto, la mia clinica di design industriale è piena di graduati con laurea breve. E la maggior parte di loro è profondamente indebitata, e quindi non ricevere la laurea in un campo professionale dove certe credenziali sono richieste sarebbe oltremodo ridicolo. Ma nel mondo in cui il rapporto costi/benefici è in calo, con i nostri numeri già stretti, immagino che il nostro rettore non sia così stupido. Sa che inizierà la diminuzione delle iscrizioni, con l'effetto di mandare gli studenti a qualche istituto tecnico o a guardare la partita in TV.
E abbiamo già ammortizzatori di presenze fisiche in gioco. Essendo in uno stato Deep Blue (molto democratico), abbiamo già stronzate folli, come le mascherine alle partite di calcio, con cui fare i conti. Una cosa divertente e inapplicabile, tanto per il fatto che le persone stanno mangiando, così come non possono radunare abbastanza persone da assumere fra i commessi dell'Ikea per mandarli a fare le guardie a tempo parziale. Il salario per questi lavori è di $ 14/ora, o qualcosa del genere. Questi dovrebbero essere assunti per dire a uno studente universitario ubriaco di grappa da quattro soldi e succo d'uva di rimettersi la mascherina, fuori, magari sotto la pioggia? Manco per idea!
Ma gli studenti sopporteranno la costante violazione dei limiti dei test PCR in luoghi come il MIT. Vogliono quella stella d'oro per la vita. Quindi staranno zitti e andranno avanti. Ma sono anche giovani. Abbiamo bisogno che abbiano un buon cervello: dopotutto, saranno probabilmente il prossimo gruppo di élite a dirigere lo spettacolo, considerando come la mobilità sociale sia essenzialmente crollata negli Stati Uniti. Il vero problema non viene mai discusso nella maggior parte dei media: stiamo prendendo quella che è una delle esperienze sociali più profonde che una persona avrà nella sua vita e la stiamo trasformando in merda.
E questo ha una conseguenza più grande per tutti questi giovani rispetto ai semplici ricordi. La connessione sociale collega il cervello e, se non ci credete, non ho idea del motivo per cui siete su questo blog. Quello che stiamo realmente facendo, inseguendo l'eradicazione di un virus respiratorio già probabilmente endemico, è rendere un intero gruppo di giovani, già tormentati dalla frammentazione sociale dell'istruzione sotto il manto delle sparatorie nelle scuole e quant'altro, facendoli diventare fondamentalmente meno bene cablati per affrontare la complessità. Nessuna università è mai esistita solo per dare un pezzo di carta chiamato laurea. È l'ambiente sociale che compensa la nostra pedagogia spesso sciatta e le aule affollate. Le relazioni che gli studenti sviluppano fra di loro sono le cose reali che allenano le giovani menti.
Ciò che, a un certo livello, è ugualmente sorprendente, è che nessuna di queste università d'élite, molte con scuole di medicina e scuole di salute pubblica impressionanti sulla carta, non stia riflettendo sul fatto che la storia non tratterà gentilmente la loro ripugnante ignoranza e il rifiuto di aggiornarsi. Tutto ciò mette profondamente in discussione la loro fondamentale competenza. E non fatemi dire niente a proposito della loro umiltà. È vero che il COVID è stato una bella botta all'inizio e potete tornare indietro con i miei post su questo blog per vedere sia i miei successi, sia i miei fallimenti nella logica. E credo che vada detto: niente di tutto ciò ha a che fare con la mia formazione accademica formale. Non ho nessuna intenzione di "rimanere nella mia corsia accademica". Ma dalle voci più forti non senti altro che arroganza. E qualcuno gli deve dire che stanno sbagliando. A questo punto della pandemia, non possiamo fare altrimenti.
Mentre concludo questo, penso di dover sottolineare ancora una volta che evitare di sottomettersi non è il modo in cui i ragazzi del college agiranno in questo scenario. Certamente non per gli studenti degli istituti di seconda categoria, come la nostra. Tutti i miei studenti, e anche il sottoscritto, si sono messi in fila per ottenere le nostre vaccinazioni, la maggior parte di noi prima del mandato del nostro recente governatore. Alla WSU, ci stiamo avvicinando al 100% di conformità con il nostro mandato di vaccinazione nella popolazione studentesca, o almeno così mi dicono le mie fonti interne. Quindi non raccontatemi questa scemenza su come gli studenti universitari non possano seguire ordini ragionevoli o siano fondamentalmente antiautoritari.
Ma se qualcuno pensa che non ci siano conseguenze a valle di questa profonda dimostrazione di mancanza di empatia, per ciò che è veramente la minimizzazione del rischio per le elite, quello sta sognando. Gli studenti universitari di oggi sono i decisori di domani e i loro ricordi saranno lunghi. Ricorderanno come la maggior parte di quello che è stato fatto è stato fatto a loro nome, ma non a loro vantaggio. E questo non li farà sentire gentili verso quelli di noi che saranno anziani.
E vorrei che qualcuno si preoccupi di me quando sarò costretto a indossare il mio bavaglino a cena.
Questo
post è la trascrizione di un commento di Tucker Carson alle esternazioni della governatrice
di New York Kathy Hochul. Vale la pena di leggerlo: gli Stati Uniti
sono sempre stati un paese che cade facilmente in preda a crisi
mistiche. Qui sta succedendo di nuovo. E’ un fenomeno
impressionante, inarrestabile, al di fuori di ogni possibilità di
ragionamento logico. Leggetelo, perché ne vale la pena. (ah, qualcuno potrebbe obbiettare che non è bello linkare al sito di destra di Breitbart, ma se dicono le cose giuste, io mi riservo il diritto di ascoltarli e di diffondere quello che dicono) (UB):
CARLSON: "Dio è morto?" Questa è la domanda che
Time Magazine ha posto notoriamente nel lontano 1966, quando Time
Magazine contava ancora qualcosa. La risposta allora e adesso è:
"No, Dio non è morto". Ma si scopre che molte delle persone che
credevano in Lui sono morte.
Non molto tempo fa, questo era un paese entusiasticamente
cristiano. Di recente, nel 2009, il settantasette per cento
degli americani ha detto ai sondaggisti di considerarsi cristiani
credenti. Poi in soli 10 anni, nel corso dell'amministrazione
Obama, quel numero è sceso di 12 punti. Nello stesso periodo,
il numero di atei e di persone non religiose in America è diminuito
drasticamente. Questo era prima del COVID.
I politici hanno usato la pandemia in tutto il Paese per chiudere
migliaia di chiese e gettare in prigione i cristiani per aver
praticato la loro fede. Questa è stata la scena, ad esempio, lo
scorso autunno in Idaho, in cui la polizia ha arrestato una
congregazione per aver cantato inni all'aperto.
CARLSON: Inno cantato all’aperto e socialmente distanziato,
quindi quali erano esattamente i crimini di queste persone? Quel
nastro sarà studiato dalle future generazioni di storici che
cercheranno di capire cosa stesse succedendo. Cosa hanno
sbagliato queste persone?
Bene, hanno affermato pubblicamente la loro fede in un potere
superiore al governo, questo non è consentito.
Sempre meno americani lo fanno o ci pensano, ma questo non
significa – e questo è il punto critico – non significa che
questo sia diventato un paese laico. Non ci sono paesi laici,
così come non ci sono persone laiche. Tutti credono in
qualcosa. Tutti noi siamo nati con il bisogno di adorare
qualcosa. La domanda è, cosa?
Quindi, no, l'America non ha perso la sua religione, ha solo
sostituito la sua religione. Quello che sta morendo è la fede
che ha creato la civiltà occidentale: il cristianesimo. Al suo
posto c'è un nuovo credo e come tutte le religioni ha i suoi
sacramenti, i suoi testi sacri. È il culto del coronavirus.
Kathy Hochul è una delle alte sacerdotesse di questa nuova
fede. Lei è il governatore di New York. Nessuno ha votato
per lei come governatore e questo sembra strano per un politico, ma è
tipico per un leader religioso. Nessuno ha votato nemmeno per
Jim Jones. (n.d.t Jones era un leader religioso che ha sterminato i
suoi seguaci col veleno nel 1978).
Ieri Kathy Hochul ha tenuto il suo primo servizio come leader
della diocesi di New York del culto del coronavirus. Al collo,
non indossava una croce, che è il simbolo di ieri, ma invece una
collana di vaccinazione. Quella collana significava per i fedeli
riuniti che Hochul è ascesa al sacerdozio di coloro che hanno preso
la piena comunione endovenosa.
Ascoltate la predica del vescovo Hochul.
GOV. KATHY HOCHUL (D-NY): E indosso sempre la mia collana di vaccinata per dire che sono vaccinata, tutti voi, sì, lo so che
siete vaccinati. Siete quelli intelligenti, ma sapete che là
fuori ci sono persone che non ascoltano Dio e ciò che Dio vuole. Lo
sapete.
Sapete chi sono io. Ho bisogno che siate i miei apostoli. Ho
bisogno che ognuno di voi esca fuori e ne parli e dica che abbiamo un
dovere verso gli altri. Ci amiamo. Gesù ci ha insegnato
ad amarci l'un l'altro e come mostrare quell'amore, ma dobbiamo
imparare a prenderci cura l'uno dell'altro abbastanza da dire: "Per
favore, fatti vaccinare perché ti amo. Voglio che tu viva".
CARLSON: Come mostrate il vostro amore? Il vecchio modo era
quello di visitare le persone, diciamo in ospedale, mentre
morivano. Non è più permesso. Il nuovo modo per mostrare
il tuo amore è prendere il vaccino. Dio stesso vuole che tu
prenda il vaccino. "Ho bisogno che siate i miei apostoli",
ha tuonato Hochul.
Nessuno viene al Padre se non attraverso l’inoculazione. I
peccatori sono nelle mani di un operatore sanitario arrabbiato.
Al pulpito, Kathy Hochul, non super brillante come avrete notato,
sembrava improvvisamente trasformata, una trasfigurazione se vuoi. In
piedi lì, non era semplicemente un mediocre governatore non eletto
di uno stato morente a causa del maltempo, no, Hochul era il messia
del vaccino che predicava la parola immortale di Sant'Antonio
Fauci. Posso avere un, amen, signore e signori?
Ora può sembrare improbabile a quelli di voi abituati alle fedi
più antiche, ma molti si stanno unendo a questa nuova chiesa e per $
39,00 in questo momento, su Amazon, anche voi potete acquistare una
collana in argento che dichiara che sei stato vaccinato, lo dichiara
letteralmente. Lo scrive semplicemente in corsivo, "vaccinato".
Non c'è dubbio che tu sia una persona incredibilmente brava. Lo
vedranno tutti. Potete anche acquistare braccialetti della vaccinazione e spille della vaccinazione e orecchini della vaccinazione, magliette della vaccinazione, calzini della vaccinazione. È tutto nel negozio di articoli da regalo della
chiesa di Kathy Hochul. Andateci oggi.
E mentre fai shopping, assicurati di prendere una candela di
preghiera Tony Fauci. Anzi, prendine due.
Tutte le brave persone perbene ne hanno più di una. Per soli
15 dollari su Etsy, puoi acquistare una candela di preghiera del
Santo Patrono del lockdown. Tutto questo è vero: leggete le
recensioni. Eccone una: "La adoro". (Punto
esclamativo). "Penso che potrei allestire un piccolo
altare su cui posizionarla." (Un altro punto
esclamativo). C'è un nuovo convertito.
Ecco un'altra recensione di una donna di nome Kelly Hannon, che
dice: “L'ho messa nel mio ufficio. Mi occupo di sanità
pubblica e questa candela mi fa sorridere ogni volta che lo guardo”. Certo,
ti fa sorridere, Kathy Hannon. La virtù è la sua stessa
ricompensa.
Ora per coloro che stanno ancora attraversando la dura transizione
da una religione occidentale tradizionale, una religione basata su
Dio, a questa nuova religione che non riguarda Dio, sappiate che
riguarda davvero te e solo tu e più di te e tu, tu, tu, tu. Prendete
il presepe mascherato che si vende on line. Sembra una cosa
abbastanza convenzionale, ma guardate attentamente.
Presenta Maria, Giuseppe e il Bambino Gesù, tutti con i volti
coperti come dovrebbero essere anche in una mangiatoia. Sono
mascherati proprio come noi.
In questa religione del narcisismo, le figure più sante sembrano
esattamente come noi. Questo è il punto. Torneremo
indietro di 2000 anni e cambieremo l'aspetto dei personaggi storici
per assomigliare esattamente agli abitanti di Williamsburg,
Brooklyn. Ecco di cosa tratta questa religione.
E a proposito di neonati, possiamo celebrare il battesimo dei tuoi
figli con la vaccinazione, acquistando un testo sacro per ricordare
questo momento. Consigliamo questo libro da colorare di Tony
Fauci adatto all'età. Questo libro promette, "Pagine da
colorare illustrate a mano con il protagonista dei tuoi sogni in
quarantena". Non sorprende che le recensioni online siano
brillanti. Piace a tutti con un'eccezione. Certo, c'è
sempre un apostata, il tipo di persona per cui sono stati creati i
roghi.
Ecco cosa ha detto quel cattivo non credente nel modo più
sarcastico possibile, "C'è una sezione sul retro del libro in
cui i bambini colorano numerose pagine di nero per aiutare il dottor
Fauci a coprire il suo coinvolgimento nella pandemia". Sì,
immagino che adesso sappiamo chi denunciare alla polizia religiosa.
Per il resto di noi, però, ci sono spille Tony Fauci, tazze Tony
Fauci, ornamenti natalizi Tony Fauci. C'è una cornucopia di
Fauciana. Fa tutto parte della pratica di questa fede giovane,
ma in crescita.
Presto i devoti partiranno in pellegrinaggio per Wuhan, in Cina,
dove si è verificato il primissimo miracolo della trasmissione umana
del pangolino. Alcuni credono che una visita al mercato del cibo
fresco li guarirà, e chi siamo noi per dire che non lo farà?
Non sentiremo Joe Biden dubitare di questa nuova religione, Joe
Biden è il suo sommo apostolo. Sa che il regno del coronavirus
può esistere proprio qui sulla Terra e che durerà per sempre, ma
prima tutti devono convertirsi, fino all'ultima persona.
Questa è una fede evangelica. Se necessario, sarà diffusa
con la spada.
Ecco Joe Biden che si vaccina oggi.
DOMANDA: Quanti americani hanno bisogno di essere vaccinati per
tornare alla normalità? Qual è la percentuale? Quanti
vaccini in totale devono essere distribuiti?
JOE BIDEN (D), PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI: Beh, penso - guarda,
penso che otterremo la stragrande maggioranza come quello che sta
succedendo in alcune delle - alcune industrie e alcune scuole dal 97
al 98 percento. Penso che siamo andati terribilmente vicini e -
ma non sono uno scienziato, credo - ma una cosa è certa, un quarto
del paese non può non vaccinarsi e, in caso contrario, continueremo
ad avere un problema.
CARLSON: Ecco, ha un'altra occasione, un'altra. Perchè
no? Non è solo una volta all'anno, no, non per i devoti. Alcune
persone fanno la comunione ogni giorno. Joe Biden vorrebbe
vedere tutti coinvolti in questo programma, tutti credendo con tutto
il cuore in questa nuova fede. Ha chiesto che il 98 percento
degli Stati Uniti d'America si convertano, siano inoculati.
Uno, due, tre, forse ogni domenica. Questo è tanto. Questa
è una bella percentuale di persone.
Per stabilire il contesto, secondo il CDC - e l'abbiamo verificato
oggi - solo il 92 percento dei bambini americani di due anni è
vaccinato contro la polio e alcuni dicono che la polio è grave quasi
quanto il coronavirus, ma ecco la differenza, combattere la polio
non è mai stato una religione, era solo scienza.
L'intero progetto è stato supervisionato da un ometto logico
chiamato Jonas Salk. Jonas Salk non ha indossato una collana di
vaccini, ha creato il vaccino, ma non gli è mai venuto in mente di
creare gioielli con la causa scritta sopra. Nessuno ha acceso
candele a nome di Jonas Salk.
Il compito di Jonas Salk era debellare una malattia, e lo ha
fatto. Non gli è mai venuto in mente di iniziare una setta.
Una discussione dei limiti della scienza quando si tratta di valutare sistemi complessi che non si prestano a un approccio "Galileiano" di misure in condizioni controllate. Per quanto riguarda le mascherine protettive, con tutta la buona volontà, la scienza non ci può dare risultati certi e validi ovunque, nonostante le affermazioni dei virologi televisivi (vedi anche questo articolo di Scorrano e altri).
Per anni ho seguito il blog di Paolo Attivissimo, "Il Disinformatico" trovandolo spesso utile e informativo. Ho smesso di seguirlo quando Attivissimo se n'è uscito con una frase particolarmente infelice. "La stessa scienza che manda sonde su Marte ci dice di indossare le mascherine antivirus." (cito a memoria).
Sono quelle cose che ti fanno dubitare della logica dell'intero universo. La scienza che manda sonde su Marte non è -- enfaticamente NON è -- la stessa scienza che valuta l'efficacia delle mascherine. Nemmeno per idea. Non ci siamo proprio.
Quando si parla di "Scienza" (quella con la "S" maiuscola) di solito ci si riferisce alle affermazioni dei virologi televisivi i quali, a loro volta, tendono a parlare di una cosa che si chiama "metodo scientifico," quello di Galileo. Ma Galileo si occupava di astronomia e di vari aggeggi meccanici. Non aveva gli strumenti per analizzare quelli che oggi chiamiamo "sistemi complessi." Sono due mondi completamente diversi.
Per dare un'idea della confusione che regna anche fra gente che dovrebbe saperne di più, all'inizio della pandemia sono apparse delle riprese al rallentatore delle goccioline di saliva (dette da taluni "sputazzi") emesse quando uno parla. Si vede, come vi aspettereste, che la mascherina intercetta un buon numero di goccioline. Da qui, alcuni (anche miei colleghi) hanno dedotto che la mascherina funziona, concludendo con una frase che oggi è di moda, "serve altro?"
Si. Serve altro. Molto altro.
Non c'è modo di misurare direttamente la trasmissione di un virus da una persona a un'altra, tantomeno usando una telecamera. Al massimo lo può stimare con metodi di tracciamento, ma con enormi incertezze. Per studiare sistemi complessi di questo tipo ci vogliono metodi statistici. Già questo non è un concetto facile da passare in un mondo in cui ci si aspetta che dalla TV arrivi una risposta "si o no" a tutte le domande. Ma gli studi statistici, anche se fatti bene (e non sempre è il caso) hanno dei grossi limiti.
Un buon esempio è quello delle mascherine anti-virus. Sono efficaci oppure no? I virologi televisivi ci dicono di si perché loro, i virologi, sono "La Scienza." (serve altro?). Ma se vai a vedere i risultati degli studi, le cose non sono affatto chiare. Ve lo raccontano, per esempio, Luca Scorrano e i suoi collaboratori in un recente review dei dati disponibili dove vi dicono chiaramente che "i dati disponibili non suggeriscono l'uso universale, spesso improprio, di mascherine facciali per la popolazione come misura protettiva contro il COVID-19"
Allora, come mai in TV vi dicono una cosa mentre altri scienziati ne dicono un'altra? Ha a che vedere con l'incertezza dei risultati statistici, per cui se uno vuole trovare dei dati che confermano la sua opinione, riesce di solito a trovarli. Vi faccio un esempio. Si è letto ultimamente di un lavoro che arriva dal Bangladesh che è stato presentato sui media (e persino sulle riviste scientifiche, tipo "Nature") come una conferma dell'efficacia delle mascherine (serve altro?).
Ma è vero? Premetto che è uno studio ben fatto, per quanto possibile. Ma, anche così, i risultati sono incerti e difficili da interpretare. Andiamo brevemente a esaminarlo.
Nello studio, I ricercatori hanno preso in esame un gran numero di villaggi nel Bangladesh. In alcuni si distribuivano mascherine gratis e gli abitanti venivano incoraggiati a indossarle, come pure a mantenere il distanziamento. In altri, non si faceva niente del genere, per cui quasi nessuno indossava mascherine o si teneva a distanza. Dopodiché, i ricercatori hanno analizzato la presenza di anticorpi nel sangue delle persone sintomatiche.
L'approccio è quello giusto e il lavoro ha esaminato oltre 300.000 persone. Una statistica senza dubbio significativa. E i risultati? In buona sostanza sono:
1. Il distanziamento non ha nessun effetto sulla trasmissione del virus
2. Le mascherine in stoffa non hanno nessun effetto nel ridurre la trasmissione del virus
3. Le mascherine chirurgiche riducono di circa l'11% la trasmissione del virus
Diciamo che sono risultati abbastanza sensati a parte certi dettagli un po' strani: per esempio che i villaggi dove si portavano le mascherine hanno avuto lievemente PIU' persone con sintomi di quelli dove non si portavano (lo dicevo che queste cose non sono mai semplici!).
Comunque, se non altro i risultati provano che le "goccioline" (ovvero gli "sputazzi") NON trasmettono il virus, altrimenti le mascherine di stoffa le avrebbero fermate, almeno in parte. Invece, le mascherine chirurgiche hanno dei pori più piccoli e bloccano una frazione le particelle submicrometriche dell'aerosol che trasmette il virus. Era una cosa che si sapeva già da un pezzo, questa è una conferma (serve altro?).
Fin qui, bene. Ma che cosa ne deduciamo nella pratica? Eh, beh, la faccenda si fa complicata.
Per prima cosa, c'è un problema di fondo con questo e tanti altri studi. Gli autori stessi dichiarano che erano partiti con l'idea di provare che le mascherine funzionano. E' chiaro che ne erano convinti fin dall'inizio. Ora, domandatevi cosa sarebbe successo se non avessero trovato nessun effetto. Avrebbero pubblicato l'articolo lo stesso? Sarebbe stato citato sui media? Immaginatevi quelli che hanno finanziato lo studio arrabbiatissimi con i ricercatori che gli dicono, "avete sprecato un sacco di soldi per non trovare nulla!"
E se qualcun altro avesse fatto uno studio simile dove non trova nessun'effetto, sarebbe stato pubblicato e citato? Questo è un problema ben noto nella scienza medica: uno studio che non riesce a provare un'ipotesi viene lasciato di solito in un cassetto. Il fatto che un medicinale NON funziona non porta vantaggi a nessuno, quindi non c'è interesse a farlo sapere in giro. Il risultato è che si pubblicano solo articoli dove si prova qualcosa, oppure, peggio, si interrompono i test quando i dati disponibili sembrano dimostrare qualcosa. Non si sa mai: facendo altre misure l'effetto trovato potrebbe sparire!
Seconda cosa: lo studio ha il limite di essere stato fatto su dei villaggi del Bangladesh dove, con tutta la buona volontà, le condizioni di vita, le distanze sociali, l'areazione degli spazi interni, e tantissime altre cose, non sono le stesse che in Europa. Basti dire che quando uno si prova a comparare i risultati della Svezia (dove non si portano mascherine) con quelli dell'Italia (dove le si portano quasi ovunque) ti arriva la critica "ma la Svezia è diversa dall'Italia" -- figuriamoci allora il Bangladesh!
Ma la cosa fondamentale è cosa fare con questo dato dell'11% in meno di infezioni, assumendo che sia vero. E' una questione di bilanciamento costi/benefici: vale la pena costringere un'intera popolazione a portare mascherine per ottenere un beneficio di questa entità? I ricercatori che hanno scritto l'articolo ci hanno ragionato sopra arrivando alla conclusione che, si, l'effetto delle mascherine è piccolo, ma che può valere la pena indossarle se sono prodotte su larga scala per ridurre i costi.
Forse è vero, ma qui c'è un problema tipico dei sistemi complessi che si esprime dicendo "in un sistema complesso, non puoi fare una cosa soltanto." Al momento in cui cominci a parlare di mettere su un'industria intera per fabbricare mascherine chirurgiche che poi tutti devono indossare, poi ti trovi il problema di cosa fare quando le cose cambiano. Il calcolo del rapporto costi/benefici è stato fatto per quattro mesi di dati, ma si sa che l'epidemia va su e giù e le cose cambiano sempre. E se nuovi dati ti dicono che la mascherina non serve, cosa fai del sistema di produzione che hai costruito? E cosa fai di quelli che ci lavorano? E dei soldi che ci hai speso sopra? Capite il problema.
E poi, quali sono gli effetti a lungo termine delle mascherine chirurgiche su persone che hanno difficoltà respiratorie? Nessuno lo sa e nemmeno si può sapere perché sono, appunto, a lungo termine. Per non parlare poi degli effetti psicologici, che sono difficilmente quantificabili, ma ci sono, specialmente sui bambini e sui giovani. Tutte cose di cui nell'articolo non si parla, ma che sono importanti.
E l'inquinamento causato dalle mascherine usate? Nell'articolo, se la cavano dicendo che fino ad ora è stato circa "un terzo di quello causato dalle borse di polietilene" come per dire, "non è poi così tanto". Ma vi sembra poco aver aumentato l'inquinamento da microparticelle del 30%? E questo è per una situazione in cui indossare mascherine era una cosa ancora rara in Bangladesh. Cosa succederebbe se tutti se la mettessero? Anche qui, nessuno sa quantificare i danni a lungo termine causati dalle microparticelle delle mascherine sparpagliate in giro. Eppure è un altro parametro fondamentale che dovremmo considerare per prendere delle decisioni.
Insomma, vedete come sono complicate e difficili le cose. In confronto, mandare una sonda su Marte è cosa molto semplice per "La Scienza," nella sua forma Galileiana. Ma quando si tratta di quantificare effetti deboli tipo le mascherine come mezzo contro la diffusione di un virus, beh, la Scienza è in grossa difficoltà. Al massimo, ti da delle indicazioni. E non si dovrebbero usare queste indicazioni per terrorizzare la gente. E invece.....
John PA Ioannidis è uno dei massimi esperti di epidemiologia su questo pianeta. Professore di Medicina e Professore di Epidemiologia e Salute della Popolazione, nonché Professore di Scienze Biomediche e Statistica presso la Stanford University. Le sue pubblicazioni complete relative al COVID-19 possono essere trovate qui. E, fra i suoi tanti meriti, c’è quello di non apparire spesso in TV!
Mi è parso il caso di tradurre questo recente articolo di Ioannidis, dove fa un riassunto di come la scienza è uscita con le ossa rotte dall’epidemia del Covid. Distrutta da una combinazione di incompetenza, ignoranza, supponenza, politicizzazione, interessi privati, e, soprattutto, corruzione a tutti i livelli. E questo proprio mentre tutti la osannavano e sostenevano che tutto quello che gli faceva comodo era “Scienza”,
Fa male quasi fisicamente leggere queste note scritte da un grande scienziato come Ioannidis che vede distrutto in breve quello su cui aveva lavorato -- quello su cui tanti scienziati avevano lavorato -- il tentativo di tirar fuori la scienza, quella vera, dalle nebbie della corruzione che l’avevano avvolta e che la stanno avvolgendo sempre di più. Dice Ioannidis “C'è stato uno scontro tra due scuole di pensiero, la salute pubblica autoritaria contro la scienza e la scienza ha perso.”
Riuscirà mai la scienza a riprendersi da questo disastro? Forse si, ma leggete questo pezzo per capire in che condizioni ci siamo ridotti. (Ugo Bardi)
Come la pandemia sta cambiando le norme della scienza
Imperativi come lo scetticismo e il disinteresse vengono scartati per alimentare una guerra politica che non ha nulla in comune con la metodologia scientifica
In passato avevo spesso ardentemente desiderato che un giorno tutti potessero essere appassionati ed entusiasti della ricerca scientifica. Avrei dovuto essere più attento a quello che desideravo. La crisi causata dalla letale pandemia di COVID-19 e dalle risposte alla crisi ha reso miliardi di persone in tutto il mondo estremamente interessate e sovraeccitate per la scienza. Le decisioni pronunciate in nome della scienza sono diventate arbitri della vita, della morte e delle libertà fondamentali. Tutto ciò che conta è stato influenzato dalla scienza, dagli scienziati che interpretano la scienza e da coloro che impongono misure basate sulle loro interpretazioni della scienza nel contesto del conflitto politico.
Un problema con questo nuovo impegno di massa con la scienza è che la maggior parte delle persone, inclusa la maggior parte delle persone in Occidente, non era mai stata seriamente esposta alle norme fondamentali del metodo scientifico. Le norme mertoniane del "comunitarismo" (condivisione dei dati), dell'universalismo, del disinteresse e dello scetticismo organizzato purtroppo non sono mai state comuni nell'istruzione, nei media e nemmeno nei musei della scienza e nei documentari televisivi su argomenti scientifici.
Prima della pandemia, la condivisione gratuita di dati, protocolli e scoperte era limitata, compromettendo la condivisione dei dati su cui si basa il metodo scientifico. Era già ampiamente tollerato che la scienza non fosse universale, ma piuttosto il regno di un'élite sempre più gerarchica, una minoranza di esperti. All’ombra della scienza prosperavano giganteschi interessi e conflitti finanziari e di altro tipo, e la norma del disinteresse personale era stata abbandonata.
Quanto allo scetticismo organizzato, non ha avuto molto successo all'interno dei santuari accademici. Anche le migliori riviste sottoposte a “peer review” spesso presentavano risultati con pregiudizi e forzature. L’ampia diffusione pubblica e mediatica delle scoperte scientifiche è stata in gran parte focalizzata su esagerazioni correlate alla ricerca, piuttosto che sul rigore dei suoi metodi e sull'incertezza intrinseca dei risultati.
Tuttavia, nonostante la cinica consapevolezza che le norme metodologiche della scienza erano state trascurate (o forse a causa di questa presa di coscienza), voci che lottavano per più comunitarismo, universalismo, disinteresse e scetticismo organizzato si erano moltiplicate tra i circoli scientifici prima della pandemia. I riformatori erano spesso visti come detentori di una sorta di terreno morale più elevato, nonostante fossero in inferiorità numerica nell'occupazione di posizioni di potere. Le crisi di riproducibilità in molti campi scientifici che vanno dalla biomedicina alla psicologia, hanno causato un esame di coscienza e sforzi per migliorare la trasparenza, inclusa la condivisione di dati grezzi, protocolli e codici. Le disuguaglianze all'interno dell'accademia sono state sempre più riconosciute con appelli a porvi rimedio. Molti erano ricettivi alle richieste di riforma.
Gli esperti basati sull'opinione (mentre ancora dominanti in comitati influenti, società professionali, importanti conferenze, organismi di finanziamento e altri nodi di potere del sistema) sono stati spesso sfidati da critiche basate sull'evidenza. Ci sono stati sforzi per rendere i conflitti di interesse più trasparenti e per minimizzare il loro impatto, anche se la maggior parte dei leader scientifici è rimasta in conflitto di interesse, specialmente in medicina. Una fiorente comunità di scienziati si è concentrata su metodi rigorosi, lavorando sui pregiudizi e riducendo al minimo il loro impatto. Il campo della metaricerca, cioè la ricerca sulla ricerca, era diventato ampiamente rispettato. Si poteva quindi sperare che la crisi pandemica potesse favorire il cambiamento. In effetti, il cambiamento è avvenuto, ma forse per lo più in peggio.
La mancanza di condivisione durante la pandemia ha alimentato scandali e teorie del complotto, che sono state poi trattate come fatti in nome della scienza da gran parte della stampa popolare e sui social media. La ritrattazione di un articolo sull'idrossiclorochina altamente visibile da The Lancet è stato un esempio sorprendente: una mancanza di condivisione e apertura ha permesso a un'importante rivista medica di pubblicare un articolo in cui 671 ospedali avrebbero fornito dati che non esistevano, e nessuno si è accorto che era un’invenzione prima della pubblicazione. Il New England Journal of Medicine, un'altra importante rivista medica, è riuscita a pubblicare un documento simile; molti scienziati continuano a citarlo frequentemente molto tempo dopo la sua ritrattazione.
Il dibattito scientifico pubblico più acceso del momento - se il virus COVID-19 fosse il prodotto dell'evoluzione naturale o un incidente di laboratorio - avrebbe potuto essere risolto facilmente con una minima dimostrazione di comunitarismo ("comunismo", in realtà, nel vocabolario originale di Merton) dalla Cina: l'apertura dei libri di laboratorio dell'Istituto di virologia di Wuhan avrebbe immediatamente alleviato le preoccupazioni. Senza tale apertura su quali esperimenti sono stati fatti, le teorie sulle fughe di laboratorio rimangono credibili in modo allettante.
Personalmente, non voglio considerare la teoria delle fughe di laboratorio, un duro colpo per l'indagine scientifica, come la spiegazione corretta. Tuttavia, se la piena condivisione pubblica dei dati non può avvenire nemmeno per una questione relativa alla morte di milioni e alla sofferenza di miliardi, che speranza c'è per la trasparenza scientifica e una cultura della condivisione? Qualunque siano le origini del virus, il rifiuto di attenersi alle norme precedentemente accettate ha fatto enormi danni.
La pandemia ha portato apparentemente da un giorno all'altro a una nuova spaventosa forma di universalismo scientifico. Tutti sono diventati scienziati esperti sul COVID-19 o si sono sentiti in grado di commentare sull’argomento. Ad agosto 2021, c'erano 330.000 articoli scientifici pubblicati sul COVID-19, coinvolgendo circa un milione di autori diversi. Un'analisi ha mostrato che almeno alcuni degli scienziati di ognuna delle 174 discipline che compongono ciò che conosciamo come “scienza” hanno pubblicato sul COVID-19. Alla fine del 2020, solo l'ingegneria automobilistica non aveva scienziati che pubblicavano sul COVID-19. All'inizio del 2021, anche gli ingegneri automobilistici hanno detto la loro.
A prima vista, questa è stata una mobilitazione senza precedenti di talenti interdisciplinari. Tuttavia, la maggior parte di questo lavoro era di bassa qualità, spesso errata e talvolta altamente fuorviante. Molte persone senza competenze tecniche in materia sono diventate esperte da un giorno all'altro, raccontando enfaticamente di stare salvando il mondo. Man mano che questi esperti spuri si moltiplicavano, gli approcci basati sull'evidenza, come gli studi randomizzati e la raccolta di dati più accurati e imparziali, venivano spesso respinti come inappropriati, troppo lenti e dannosi. Il disprezzo per gli studi ben preparati e affidabili è stato persino celebrato.
Molti scienziati straordinari hanno lavorato su COVID-19. Ammiro il loro lavoro. I loro contributi ci hanno insegnato tanto. La mia gratitudine si estende ai tanti giovani ricercatori estremamente talentuosi e ben addestrati che ringiovaniscono la nostra vecchia forza lavoro scientifica. Tuttavia, accanto a migliaia di validi scienziati, sono arrivati esperti appena coniati con credenziali discutibili, irrilevanti o inesistenti e dati discutibili, irrilevanti o inesistenti.
I social media e i principali media hanno contribuito a creare questa nuova generazione di “esperti”. Chiunque non fosse un epidemiologo o uno specialista in politiche sanitarie poteva essere improvvisamente citato come epidemiologo o specialista in politiche sanitarie da giornalisti che spesso sapevano poco di quei campi ma sapevano immediatamente quali opinioni erano vere. Al contrario, alcuni dei migliori epidemiologi e specialisti di politica sanitaria in America sono stati diffamati come incapaci e pericolosi da persone che si ritenevano idonee a giudicare sommariamente le differenze di opinione scientifica senza comprendere la metodologia o i dati in questione.
La questione del conflitto di interesse ne ha sofferto gravemente. In passato, le entità in conflitto cercavano principalmente di nascondere la loro azione. Durante la pandemia, queste stesse entità in conflitto sono state elevate allo status di eroi. Ad esempio, le aziende Big Pharma hanno chiaramente prodotto farmaci utili, vaccini e altri interventi che hanno salvato vite umane, sebbene fosse anche noto che il profitto era ed è il loro motivo principale. Big Tobacco era noto per uccidere molti milioni di persone ogni anno e per ingannare continuamente la gente quando promuoveva i suoi prodotti vecchi e nuovi, tutti ugualmente dannosi. Tuttavia, durante la pandemia, la richiesta di prove migliori sull'efficacia e sugli eventi avversi è stata spesso considerata anatema. Questo approccio sprezzante e autoritario "in difesa della scienza" potrebbe purtroppo aver aumentato l'esitazione per il vaccino e il movimento anti-vaccino, sprecando un'opportunità unica creata dal fantastico rapido sviluppo dei vaccini contro il COVID-19. Anche l'industria del tabacco ha migliorato la sua reputazione: Philip Morris ha donato respiratori per promuovere un profilo di responsabilità aziendale e salvare vite, una parte delle quali è stata messa a rischio di morte dal COVID-19 a causa di malattie pre-esistenti causate dai prodotti del tabacco.
Altre entità potenzialmente in conflitto sono diventate i nuovi regolatori della società, piuttosto che quelli tradizionali. Le grandi aziende tecnologiche, che hanno guadagnato trilioni di dollari in valore di mercato cumulativo dalla trasformazione virtuale della vita umana durante il blocco, hanno sviluppato potenti macchinari di censura che hanno distorto le informazioni disponibili per gli utenti sulle loro piattaforme. Ai consulenti che hanno guadagnato milioni di dollari dalla consultazione aziendale e governativa sono stati dati incarichi prestigiosi, potere ed elogi pubblici, mentre gli scienziati non conflittuali che hanno lavorato pro bono ma hanno osato mettere in discussione le narrazioni dominanti sono stati diffamati come conflittuali. Lo scetticismo organizzato era visto come una minaccia per la salute pubblica. C'è stato uno scontro tra due scuole di pensiero, la salute pubblica autoritaria contro la scienza e la scienza ha perso.
Farsi continuamente oneste domande e l'esplorazione di percorsi alternativi sono indispensabili per una buona scienza. Nella versione autoritaria (al contrario di quella partecipativa) della salute pubblica, queste attività erano viste come tradimento e diserzione. La narrativa dominante è diventata che "siamo in guerra". In guerra, tutti devono eseguire gli ordini. Se a un plotone viene ordinato di andare a destra e alcuni soldati girano a sinistra, vengono fucilati come disertori. Lo scetticismo scientifico doveva essere eliminato senza fare domande. Gli ordini erano chiari.
Chi ha dato questi ordini? Chi ha deciso che la sua opinione, competenza e conflitti dovrebbero essere responsabili? Non era una singola persona, non un generale pazzo o un politico spregevole o un dittatore, anche se l'interferenza politica nella scienza si è verificata in modo massiccio. Eravamo tutti noi, un conglomerato che non ha nome e non ha volto: una rete e un disordine di prove a metà; media frenetici e di parte che promuovono il giornalismo di incompetenti paracadutati in giro e la copertura del branco; la proliferazione di personaggi dei social media pseudonimi ed eponimi che hanno portato anche scienziati seri a diventare avatar selvaggi e selvaggi di se stessi, sputando enormi quantità di sciocchezze e sciocchezze; aziende industriali e tecnologiche scarsamente regolamentate che mostrano la loro intelligenza e il loro potere di marketing; e gente comune afflitta dalla crisi prolungata. Tutti nuotano in un misto di alcune buone intenzioni, alcune idee eccellenti e alcuni splendidi successi scientifici, ma anche di conflitti, polarizzazione politica, paura, panico, odio, divisione, notizie false, censura, disuguaglianze, razzismo e malattie sociali croniche.
I dibattiti scientifici accesi ma salutari sono sempre bene accetti. I critici seri sono i nostri più grandi benefattori. John Tukey una volta disse che il nome collettivo per un gruppo di statistici è un litigio. Questo vale anche per altri scienziati. Ma “siamo in guerra” ha portato a un passo oltre: questa è una guerra sporca, senza dignità. Gli oppositori sono stati minacciati, maltrattati e vittime di bullismo da campagne di annullamento della cultura sui social media, storie di successo nei media tradizionali e bestseller scritti da fanatici. Le dichiarazioni sono state distorte, trasformate nel contrario di quello che erano e ridicolizzate. Le pagine di Wikipedia sono state vandalizzate. La reputazione di molti scienziati è stata sistematicamente devastata e distrutta. Molti brillanti scienziati sono stati maltrattati e hanno ricevuto minacce durante la pandemia, con lo scopo di rendere infelici loro e le loro famiglie.
L'abuso dell’anonimato e dello pseudonimo ha già un effetto agghiacciante; ma è peggio quando le persone che abusano hanno un nome e sono rispettabili. Le uniche risposte possibili al bigottismo e all'ipocrisia sono la gentilezza, la civiltà, l'empatia e la dignità. Tuttavia, escludendo la comunicazione di persona, la vita virtuale e i social media nell'isolamento sociale sono scarsi vettori di queste virtù.
La politica ha avuto un'influenza deleteria sulla scienza pandemica. Tutto ciò che qualsiasi scienziato apolitico ha detto o scritto potrebbe essere usato come arma per programmi politici. Legare interventi di salute pubblica come maschere e vaccini a una fazione, politica o meno, soddisfa coloro che sono devoti a quella fazione, ma fa infuriare la fazione avversaria. Questo processo mina la più ampia adozione necessaria affinché tali interventi siano efficaci. La politica travestita da salute pubblica non ha ferito solo la scienza. Ha anche abbattuto la salute pubblica partecipativa in cui le persone sono autorizzate, piuttosto che obbligate e umiliate.
Uno scienziato non può e non deve cercare di modificare i suoi dati e le sue inferenze sulla base dell'attuale dottrina dei partiti politici o della lettura del giorno del termometro dei social media. In un ambiente in cui le tradizionali divisioni politiche tra sinistra e destra non sembrano più avere molto senso, i dati, le frasi e le interpretazioni vengono estrapolati dal contesto e trasformati in armi. Lo stesso scienziato apolitico potrebbe essere attaccato da commentatori di sinistra in un luogo e da commentatori di destra in un altro. Molti scienziati eccellenti hanno dovuto tacere per loro scelta in questo caos. La loro autocensura è stata una grave perdita per le indagini scientifiche e lo sforzo per la salute pubblica. I miei eroi sono i molti scienziati ben intenzionati che sono stati maltrattati, diffamati e minacciati durante la pandemia. Li rispetto tutti e soffro per quello che hanno passato, indipendentemente dal fatto che le loro posizioni scientifiche siano d'accordo o in disaccordo con le mie. Soffro e apprezzo ancora di più coloro le cui posizioni erano in disaccordo con le mie.
Non c'era assolutamente nessuna cospirazione o pianificazione dietro questa evoluzione col turbo. Semplicemente, in tempi di crisi, i potenti prosperano e i deboli diventano più svantaggiati. In mezzo alla confusione pandemica, i potenti e i combattenti sono diventati più potenti e più conflittuali, mentre milioni di persone svantaggiate sono morte e miliardi hanno sofferto.
Temo che la scienza e le sue norme abbiano condiviso il destino degli svantaggiati. È un peccato, perché la scienza può ancora aiutare tutti. La scienza rimane la cosa migliore che possa capitare agli esseri umani, a condizione che possa essere sia tollerante che tollerata.
Dopo circa 10 secoli di esistenza, le università sono giunte alla fine del loro ciclo storico? Può darsi di si: è il grande ciclo della vita. Le università spariranno, arriverà qualcos'altro che aiuterà le persone che vogliono imparare e le persone che amano insegnare a ritrovarsi. E il ciclo della vita continuerà. Anche il Leone Simba il Leone lo sapeva.
Qui, Sinéad Murphymi ha gentilmente concesso il permesso di riprodurre il suo recente post "Requiem for Universities" su "Cassandra's Legacy". Le sue conclusioni sonosimili alle mie, come espresse nel post che ho scritto con il titolo di " La caduta delle cittadelle della scienza ".
Le università stanno morendo da tempo. Man mano che i loro rapporti finali sono diventati più belli, i loro edifici di accesso più spettacolari e le loro sistemazioni per gli studenti più straordinariamente lussuose, le materie umanistiche sono state gradualmente svuotate.
Il lavoro intellettuale degli accademici è stato semplificato dalle procedure di audit del "Research Excellence Framework" e dalla crescente pressione per presentare offerte per finanziamenti esterni, che vengono distribuiti a progetti che affrontano una gamma ristretta di temi approvati: sostenibilità, invecchiamento, energia, disuguaglianza...
I risultati degli studenti sono stati smorzati dall'inculcazione di un relativismo sconsiderato – Ognuno è diverso ; Questa è solo la mia interpretazione - e dall'inflazione annuale dei voti.
Il curriculum ha iniziato ad essere addomesticato da continue revisioni - mai abbastanza ampie, mai abbastanza rappresentative - e dalla spinta per "uguaglianza e diversità". E l'insegnamento è stato emarginato dai pesanti requisiti che listati su piattaforme sempre più complicate che si auto-valutano col risultato di infiniti cicli di feedback.
Le università, in breve, si stanno gradualmente trasformando in quello che orgogliosamente strombazzano come uno Spazio Sicuro, uno spazio che è stato sgomberato più che altro a delle materie umanistiche, uno spazio in cui il minimo rischio – che un pensiero non porti da nessuna parte, che uno studente potrebbe essere disinteressato, che un'idea potrebbe essere offensiva o che un insegnante potrebbe davvero persuadere - è stato mitigato da così tanti strati di procedure burocratiche che la maggior parte del tempo di tutti viene speso per la burocrazia.
Le università si sono auto-disinvestentite dai contenuti realmente educativi, le loro sofisticate strategie di marketing nascondono il declino - perlomeno dei soggetti umanistici diventando poco più che dei contenitori di schemi per dei giovani senza una direzione.
Ma fino a marzo dell'anno scorso, c'era ancora spazio e tempo per agire come se. Tentare, nel pieno del declino, di insegnare, di imparare, di pensare, come se fosse davvero possibile farlo.
Perché potresti ancora incontrare i tuoi studenti e usare la minuscola possibilità che hai avuto per insegnare loro qualcosa, per introdurre delle idee che loro potrebbero capire e che tu, nel processo, potresti approfondire. E perché gli studenti potrebbero ancora incontrarsi, stringere amicizie, riunirsi, sollevarsi dalle vite in cui sono cresciuti, anche se solo come una tregua temporanea.
Non era molto, questo è vero. E comportarsi come se poteva troppo facilmente crollare nella corruzione di un cinismo totale – citando Heidegger nell'originale tedesco agli studenti che sono visibilmente disinteressati.
Ma agire come se a volte poteva potesse anche funzionare; la finzione poteva effettivamente prendere piede. Due secoli e mezzo fa, Kant ci ha esortato ad agire come se gli esseri umani fossero razionali, convinto che questo alla fine ci avrebbe reso tali; e sembrava funzionare... almeno per un po'.
Ma anche la finzione è finita adesso; non è più un'opzione. Le università dello spazio sicuro sono giunte al culmine della loro traiettoria. Nessuno spazio è più sicuro di uno spazio vuoto. E le università sono finalmente vuote. Il guscio si è rotto ed è sparito. L'università non c'è più.
Un paio di settimane fa, dopo un anno di ferie, mi trovavo in un minuscolo ufficio al decimo piano di una torre universitaria. Era da qui che si doveva fare tutto l'insegnamento per il semestre doveva.
Le lezioni dovevano essere tenute nel vuoto, registrate per l'accesso in uno spazio e in un momento a scelta degli studenti. Tirate di un'ora, con solo la tua riflessione Panoptica come guida, senza nemmeno punti di riferimento comuni per configurare l'evento - l'ora del giorno, il tempo fuori, gli arredi, le stranezze nella tecnologia: nessuna esperienza condivisa, nulla a cui legare gli ascoltatori.
Era così che si dovevano tenere anche i seminari. Questi, almeno, dovevano essere in presenza; quando era mattina per te, sarebbe stato mattina anche per tutti gli altri. Ma era possibile una discussione aperta e seria con gli studenti rinchiusi nella loro casa di famiglia, seduti sul letto in cui si sono buttati da bambini? Mi dicono che spengono il video, a volte anche l'audio, frequentando la lezione solo di nome, sospesi in un riquadro sullo schermo.
Un computer desktop nuovo di zecca ha rovinato il minuscolo ufficio al decimo piano. Il suo schermo sovradimensionato: il buco nero in cui l'insegnamento e l'apprendimento erano destinati a scomparire.
Per quanto? Abbastanza a lungo, ne sono certa, perché l'assoluta inverosimiglianza della prospettiva perda il suo vantaggio. Abbastanza a lungo perché ciò che ora è ritenuto necessario – l'università remota – inizi, finalmente, a sembrare possibile.
Ma non è possibile. La filosofia, almeno, non si può insegnare facendo un discorso a se stessi in una stanza al decimo piano. La filosofia non può essere insegnata orchestrando una griglia di immagini. La filosofia non può essere insegnata su uno schermo.
Il modello classico della filosofia occidentale è Socrate, che si aggirava facendo domande a chi voleva ascoltare, invitando i suoi concittadini a discutere della bella vita. Il metodo del tafano, si chiama, pensato per entrare sotto la tua pelle. Esattamente il contrario del metodo Covid-sicuro.
La filosofia ha anche altri modelli: il grande trattato o, più adatto al momento attuale, la meditazione solitaria. Ma per l'insegnamento della Filosofia, il dialogo non è mai stato migliorato. E il dialogo è vivo, da vicino e tra corpi.
In ogni dialogo, la maggior parte di ciò che viene comunicato è non verbale, anche se il dialogo è formale, anche se è finalizzato all'istruzione. Ti fermi per fare effetto, i tuoi muscoli si bloccano. Alzi le sopracciglia con scetticismo. Muovi le mani in cerchio per indicare un approssimazione. Parli in un tono più profondo per dare enfasi. Ti muovi da un lato all'altro per mantenere i tuoi pensieri in sequenza. Ti ripeti alla vista di una fronte corrugata. Ti ricarichi quando vedi spalle crollate. Scherzi per far ridere. Ti fermi per le mani in aria.
E il dialogo filosofico va ancora più in profondità, ti fa rivoltare lo stomaco per l'abbandono esistenziale, il tuo cuore batte alla ragione dell'umanità, la tua testa palpita alla natura del sublime.
Aggiungete a questo il linguaggio corporeo superficiale del dialogo in generale - i muscoli immobili, le sopracciglia alzate, le mani che girano e il resto - e la stanza in cui si insegna la Filosofia dovrebbe essere un teatro di intensità corporea, ben lontano dal decimo piano. con il suo grottesco schermo vuoto.
Nel minuscolo ufficio al decimo piano, non puoi iniziare la tua lezione con una domanda, un'accusa, una provocazione o qualsiasi altra cosa che possa coinvolgere i tuoi studenti. Non c'è nessuno lì e non puoi essere un tafano da sola. Devi parlare invece come da podio, corpo chiuso, testa parlante. Tranne che, dal podio, potresti almeno sentire il tuo pubblico davanti a te, e quello che dici potrebbe ancora avere una possibilità di passare.
Nel minuscolo ufficio al decimo piano, non puoi comportarti come se ... Non c'è nessuno con cui suonare, niente per portare lo spettacolo sulla strada.
E come dev'essere sederti sul letto in una stanza della casa dei tuoi genitori e dare il via a una tirata dal nulla? Con la tua vita sociale (o ciò che passa per essa) che pulsa attraverso portali concorrenti, la finestra della tua classe di Filosofia lascia entrare un po' di luce?
Il vero apprendimento è fatto dai nostri corpi - con il cuore, si diceva, anche se non si usa più. Un argomento dovrebbe essere afferrato, la retorica dovrebbe essere assaporata e le verità metafisiche dovrebbero farci rizzare i capelli. Tutto il resto sono solo parole.
E solo le parole non sono solo prive di vita e fredde; ti succhiano la vita, ti lasciano freddo. L'insegnamento e l'apprendimento a distanza ti fanno davvero male.
L'università ora indirizza continuamente i suoi studenti al suo servizio di supporto 24 ore su 24, nel riconoscimento implicito degli effetti dannosi dell'insegnamento che fornisce, che non solo non è all'altezza del livello a cui dovrebbe essere, ma impone il tipo di esperienza fuori dal corpo che la maggior parte degli studenti trova scoraggiante e molti non possono farcela affatto.
Ci viene detto che è necessario, l' università dello spazio sicuro di sole parole, per salvare vite umane. (Il nostro sindacato ci ha appena invitato tutti a un evento chiamato "Salvare vite sul lavoro".) Ma che qualcosa sia ritenuto necessario non è sufficiente per renderlo possibile - di tutte le lezioni, questa è quella che dovremmo imparare di più da questo passato anno.
Ci viene detto anche che è temporaneo. Ma faremo in modo che sia temporaneo solo se non agiamo come se fosse possibile. Dovremmo rifiutarci di eseguire le loro disposizioni eccezionali, o le loro disposizioni eccezionali hanno la possibilità di diventare la regola.
Il filosofo italiano Giorgio Agamben, già nel maggio dello scorso anno, scrisse quello che intitolò un “Requiem For Students”, in cui descriveva molto bene il carattere disperatamente corrotto dell'università Covid, la cui barbarie tecnologica richiamava per quello che è, e di cui ha esortato gli studenti a rifiutarsi di iscriversi.
In quanto educatori, dovremmo essere all'avanguardia. Dovremmo andare per primi e rifiutarci di insegnare sugli schermi.