Demetrio Cosola, La vaccinazione nelle campagne, 1894
Guest Post di Bruno Sebastiani
Parlare di natalismo /
antinatalismo o di diete vegane / onnivore è come entrare in una cristalleria in
sella a un elefante. Comunque ti muovi fai danni.
Incoraggiato da queste
esperienze positive ho deciso di inoltrarmi in un altro campo minato, quello
dei vaccini.
L’argomento è quanto mai
di attualità, tenuto conto dell’emergenza sanitaria in corso e della speranza
che tanta parte della popolazione ripone in un vaccino prossimo venturo, in
contrasto con la chiassosa minoranza no-vax.
L’argomento è oltremodo spinoso,
perché implica l’estrinsecazione di giudizi di valore non solo sui vaccini in
se stessi, ma anche su tutte le grandi scoperte che in campo medico hanno
consentito di aumentare la speranza di vita di miliardi di persone.
Una questione veramente
scottante, ancor più delicata se si tiene conto che il tema della salute è uno
dei pochi intorno al quale vi è consenso unanime da parte di tutti, forze
politiche, componenti culturali, movimenti religiosi ecc.
Persino i no-vax si
oppongono ai vaccini in quanto li ritengono inutili o, peggio, pericolosi per
la salute, non già perché salvando vite umane contribuiscono alla
sovrappopolazione del pianeta.
Eccoci dunque subito giunti
al nocciolo della questione: i no-vax perseguono lo stesso fine dei “vaccinisti”,
ovvero la maggior salute possibile per il maggior numero possibile di esseri umani.
Solo che lo perseguono in modo diverso, mettendo in risalto i rischi, veri o
presunti, connessi alla somministrazione dei vaccini.
In quegli aggettivi, veri
o presunti, si cela la sostanza dell’argomento, che quindi è di natura
esclusivamente e squisitamente scientifica.
Se fosse acclarato che i
vaccini contribuiscono alla difesa dello stato di salute della popolazione senza
eccezione alcuna e che, a contrariis, in assenza dei medesimi tale stato
di salute decadrebbe fatalmente, la querelle sarebbe risolta, nessuno
più si dichiarerebbe no-vax.
Ma le eccezioni esistono,
non potrebbe essere diversamente.
Cionondimeno l’efficacia
dei vaccini è dimostrata statisticamente in modo più che ampio. Malattie come
il vaiolo, la poliomielite, la difterite, il tetano sono state debellate
pressoché totalmente grazie alla vaccinoprofilassi. Altre affezioni sono tenute
validamente sotto controllo con la vaccinoterapia.
Dopodiché tra i milioni,
miliardi di vaccinazioni eseguite, qualche “incidente di percorso” si è verificato
in passato e certamente si verificherà in futuro.
I nostri organismi non
sono tutti uguali e i singoli preparati vaccinali non sono sempre perfetti al
100%. Come in tutte le cose umane vi è sempre un margine di errore e di
imprevedibilità.
Così pure sappiamo che gli
interessi economici dettano legge anche nel campo della salute e le industrie
farmaceutiche non sono certamente degli istituti filantropici.
Ma attaccarsi a queste “microfessure”
del sistema per mettere in discussione la solidità dell’intero edificio rappresenta,
da parte dei no-vax, una posizione estrema, sinceramente indifendibile.
Un conto è la critica contingente
di singoli aspetti, un altro la negazione della efficacia dei vaccini tout
court.
Il discorso potrebbe dunque
chiudersi qui.
Ma sarebbe un’occasione
sprecata.
Credo infatti che il
variegato e combattivo mondo antinatalista, vegano, animalista, antispecista, no
vax ecc. meriti una considerazione tutta particolare per l’impegno e la
passione con cui affronta le sue battaglie.
Ne parlo come di un unico
schieramento perché ritengo che le idee e le azioni di tutti questi “attivisti –
estremisti” siano collegate da un sottile filo rosso, anche al di là degli
intendimenti dei diretti interessati.
Un loro denominatore
comune è certamente la critica alla società industriale e consumista. Un altro è
l’avversione per la dittatura dell’economia. Un altro ancora è la forte repulsione
per l’opera di devastazione della natura compiuta da Homo sapiens.
Ce ne è abbastanza per
tentare di fare un discorso onnicomprensivo.
Quali sono i punti di
forza e quelli di debolezza di questo mondo, così variegato e combattivo?
Il punto di forza è
sostanzialmente uno: la crisi di valori che sta attraversando il modello di
vita occidentale, oramai divenuto il modello di riferimento per tutta la
popolazione mondiale.
I punti di debolezza sono
diversi.
In primo luogo la negatività
del punto di forza, ovvero il fatto che le varie frange dello schieramento si
riconoscono nella critica al modello industriale-consumista ma non hanno alle
spalle una comune ideologia né un metodo di analisi storica condiviso.
Vi è così un ecologismo marxista,
un altro cristiano, un altro anarco-primitivista e così via.
Inoltre, alla
frammentazione ideologica se ne aggiunge un’altra di tipo contenutistico.
Vi è chi difende i diritti
degli animali, chi si oppone ai vaccini, chi è contro la sovrappopolazione, chi
lotta contro l’alta velocità, chi protegge determinate specie animali in
pericolo di estinzione, chi si oppone alla deforestazione, chi si batte per i
diritti dei più deboli, chi è contro la vivisezione ecc. ecc.
Non che le singole
posizioni siano in contrasto le une con le altre, ma di fatto l’impegno dei
singoli si esplica su una pluralità di fronti e, come ben sa chi si occupa di
strategia militare, per vincere le battaglie occorre concentrare l’attacco in
un determinato punto dello schieramento avversario, evitando di disperdere le
forze in mille direzioni.
Infine un altro punto di
debolezza, forse il più rilevante, di questo mondo è la contiguità con movimenti
e personaggi di dubbia credibilità, professionalmente dediti al sensazionalismo,
alla ricerca delle cause occulte e della dietrologia ad ogni costo, i
complottisti a oltranza, quelli delle scie chimiche, dei cerchi nel grano, dell’uomo
che non è mai sceso sulla luna, dei servizi segreti che hanno abbattuto le
torri gemelle ecc. ecc. (per carità di patria ometto di parlare di
terrapiattismo!)
Signori: non c’è bisogno
di cercare spiegazioni strambe a una realtà che sta di fronte ai nostri occhi e
che è ben visibile sia da chi contesta questo sistema sia da chi lo sostiene.
Per fornire un canone
interpretativo basato unicamente sul buon senso e quindi alla portata di ogni
intelletto ho sviluppato il Cancrismo, la teoria secondo cui il nostro
comportamento su questa terra è analogo a quello delle cellule tumorali nel
corpo dell’ammalato di cancro.
L’immagine non deve
spaventare. L’analogia ha unicamente lo scopo di far aprire gli occhi ai
candidi speranzosi in un futuro migliore.
Assumendo come punto di partenza
la nocività di Homo sapiens quale diretta conseguenza dello sviluppo del
suo cervello che gli ha consentito di contravvenire alle leggi di natura, tutta
la storia del genere umano può essere riletta in ottica regressista.
Ogni progresso dell’indagine
filosofica, delle scienze, della tecnica anziché rappresentare un successo di
cui vantarsi è da intendere come un avanzamento nell’edificazione di un mondo
artificiale sempre più avulso dall’armonia naturale della biosfera.
Questi progressi hanno
consentito proprio quella crescita numerica indifferenziata della popolazione
che è all’origine della malattia del pianeta.
In tale ottica tutto trova
la sua logica spiegazione.
Non è il mangiar carne il
delitto, ma il mangiarla in quantità industriale, costringendo miliardi di
poveri animali a una vita del tutto innaturale.
Del mangiar vegetali
nessuno ha mai detto che sia un delitto, ma io soggiungo che invece lo è aver
iniziato a coltivare i campi per procurarseli artificialmente e in gran
quantità.
Non è l’aver tanti figli
il delitto, ma l’aver alterato il rapporto nascite / morti innescando l’aumento
iperbolico della popolazione.
La rivoluzione agricola è
la prima responsabile di questo stato di cose, dopodiché qui si inserisce nuovamente
il discorso dei vaccini, insieme a quello degli antibiotici e dei tanti farmaci
salvavita di cui ci gloriamo. Sono i secondi responsabili del grande balzo
della sovrappopolazione, unitamente alle nuove condizioni igienico sanitarie e
organizzative della società contemporanea.
Da notare che la necessità
di particolari presìdi sanitari, tra cui i vaccini, deriva dal fatto che la
diffusione di molte malattie avviene per contagio, ed è quindi favorita dal
concentramento di molti esseri in spazi ristretti, situazione tipica delle
città.
Prova ne sia che per
arginare la diffusione della recente pandemia si è fatto ricorso al
distanziamento sociale e all’isolamento, situazione in cui vivevano
abitualmente gli uomini primitivi e anche gran parte dell’umanità in epoca
pre-urbana.
Dobbiamo dunque predicare
l’abolizione dell’agricoltura, dei vaccini e di ogni altra cura medica?
Ovviamente no. Ci siamo
incamminati su una via che non può essere percorsa a ritroso e non è in nostro
potere di esseri intelligenti il comportarci come se non avessimo l’intelligenza,
che è la causa di ogni male.
L’unica cosa che possiamo
fare è di cercare di tirare un po’ i freni, di modo che la nostra folle corsa
verso il collasso rallenti e consenta a qualche generazione in più di esseri viventi
di godere del poco che resta di quello che un tempo era chiamato paradiso
terrestre.