lunedì 7 marzo 2016

Luca Mercalli colpisce duro. E qualcuno accusa il colpo



La trasmissione di Sabato scorso di "Scala Mercalli" ha generato un commento abbastanza delirante di Aldo Grasso sul "Corriere della Sera." A parte il rifugiarsi nelle offese per mancanza di argomenti, basta notare con che argomenti (per così dire) se la prende con Mercalli per aver criticato il carbone.

Secondo Grasso, qualcuno che ha "sostituito la caldaia a gas per risparmiare" verrebbe "fulminato dallo sguardo Mercallesco." Ma, per favore, un attimo di logica: come si collegano queste due cose? Cosa c'entra il carbone con una caldaia a metano? E perché Mercalli dovrebbe "fulminare" uno che ha fatto una cosa buona migliorando l'efficienza della sua caldaia? E non è la sola mancanza di logica di un articolo senza capo né coda dove si sostiene che Mercalli dovrebbe andare a spaccare a martellate i pannelli fotovoltaici che lui stesso ha installato. Ma perché mai?

Luca Mercalli, evidentemente, ha colpito duro se genera queste reazioni scomposte. Speriamo che continui così!



L'impero delle bugie

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR


La colonna traiana è stata costruita per celebrare le vittorie degli eserciti Romani nelle conquiste della Dacia, durante il secondo secolo D.C. Mostra che i Romani conoscevano ed usavano la propaganda, anche se in forme che a noi sembrano primitive. A quei tempi, proprio come ai nostri, un impero morente poteva essere tenuto insieme per un po' dalle bugie, ma non per sempre. 


di Ugo Bardi


All'inizio del quinto secolo D.C., Agostino, vescovo di Ippona, ha scritto il suo “De Mendacio” (“Del mentire”). Leggendolo oggi, potremmo sorprenderci di quanto fosse rigido e severo Agostino nelle sue conclusioni. Un cristiano, secondo lui, non poteva mentire in nessuna circostanza, nemmeno per salvare vite o per evitare la sofferenza a qualcuno. In seguito i teologi hanno sostanzialmente ammorbidito questi requisiti, ma c'era una logica nella posizione di Agostino se consideriamo i suoi tempi: l'ultimo secolo dell'Impero Romano.

Ai tempi di Agostino, l'Impero Romano era diventato un impero di bugie. Fingeva ancora di sostenere lo stato di diritto, di proteggere la gente dagli invasori barbari, di mantenere l'ordine sociale. Ma tutto ciò era diventato un brutto scherzo per i cittadini di un impero ridotto a niente di più che una gigantesca macchina militare dedita all'oppressione dei molti per conservare il privilegio di pochi. L'impero stesso era diventato una bugia: che esisteva per la grazia degli Dei che premiavano i Romani a causa delle loro virtù morali. Nessuno poteva crederci più: è stato il collasso del tessuto stesso della società, la perdita di ciò che gli antichi chiamavano auctoritas, la fiducia che i cittadini avevano verso i loro capi e verso le istituzioni dello stato.

Agostino reagiva a tutto questo. Cercava di ricostruire la “auctoritas”, non sotto forma di mero autoritarismo di un governo oppressivo, ma sotto forma di fiducia. Così, ricorreva al'autorità più alta, Dio stesso. Costruiva la sua argomentazione sul prestigio che i cristiani avevano guadagnato ad un prezzo molto alto coi loro martiri. E non solo questo. Nei suoi testi, in particolare nelle sua “Confessioni” Agostino si apriva completamente ai suoi lettori, raccontando loro tutti i suoi pensieri ed i suoi peccati nei minimi dettagli. Era, ancora una volta, un modo per ricostruire la fiducia mostrando che non aveva motivazioni nascoste. E doveva essere severo nelle sue conclusioni. Non poteva lasciare alcuna apertura che permettesse all'Impero delle Bugie di tornare.

Agostino e gli altri antichi padri cristiani erano impegnati, per prima cosa, in una rivoluzione epistemologica. Paolo di Tarso aveva già capito questo punto quando aveva scritto: “ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro, poi vedremo faccia a faccia”. Era il problema della verità, come vederla? Come determinarla? Nella visione tradizionale dell'epistemologia, la verità veniva riportata da un testimone di cui ci si poteva fidare. L'epistemologia cristiana è partita da questo per costruire il concetto di verità come risultato della rivelazione divina. I cristiani chiamavano Dio stesso come testimone.

Era una visione spirituale e filosofica, ma anche una visione molto pratica. Oggi diremmo che i cristiani dei tempi del tardo Impero Romano erano impegnati nella “rilocalizzazione”, abbandonando le strutture costose ed indifendibili del vecchio Impero per ricostruire una società basata sulle risorse locali e l'amministrazione locale. L'era che ne è seguita, Il Medioevo, può essere vista come un periodo di declino ma è stata, piuttosto, un adattamento necessario alla condizioni economiche del tardo Impero. Alla fine, tutte le società devono fare i conti con la verità. L'Impero Romano d'Occidente come struttura politica e militare non poteva farlo. E' dovuto sparire, in quanto era inevitabile.

Ora, passiamo ai nostri tempi e siamo arrivati al moderno impero delle bugie. Nella situazione attuale, non penso debba dirvi niente che non sappiate già. Durante gli ultimi decenni, la montagna di bugie che ci hanno propinato è stata compensata dalla perdita disastrosa di fiducia nei nostri capi da parte dei cittadini. Quando i sovietici hanno lanciato il loro primo satellite artificiale, lo Sputnik, nel 1957, nessuno dubitava che fosse vero e la reazione dell'Occidente è stata quella di lanciare il loro satellite. Oggi, moltissime persone negano persino che gli Stati Uniti abbiano spedito degli uomini sulla Luna negli anni 60. Potrebbero essere ridicolizzati, potrebbero essere etichettati come teorici della cospirazione, certo, ma ci sono. Forse lo spartiacque di questo collasso di fiducia è stata la storia delle “armi di distruzione di massa” che ci hanno raccontato fossero nascoste in Iraq. Non è stata la loro prima bugia, ma non sarà l'ultima. Ma come ci si può mai fidare di un'istituzione che mente così sfacciatamente? (e che continua a farlo?).

Oggi, ogni affermazione da parte di un governo o da parte di qualsiasi fonte anche lontanamente “ufficiale” sembra generare un'affermazione opposta e parallela di negazione. Sfortunatamente, l'opposto di una bugia non è necessariamente la verità e ciò ha originato un castello barocco di bugie, contro-bugie e contro-contro-bugie. Pensate alla storia degli attacchi dell' 11 settembre a New York. Da qualche parte, nascosta sotto la massa di leggende e miti che si sono accumulati su questa storia, ci deve essere la verità, una qualche forma di verità. Ma come trovarla quando non ti puoi fidare di niente di ciò che leggi nel web?

Oppure, pensate al picco del petrolio. Al livello più semplice di interpretazione cospirazionista, il picco del petrolio può essere visto come una reazione alle bugie delle società petrolifere che nascondono l'esaurimento delle loro risorse. Ma potreste anche vedere il picco del petrolio come una truffa creata dalle società petrolifere per cercare di nascondere il fatto che le loro risorse sono in realtà abbondanti – persino infinite, secondo la leggenda diffusa del “petrolio abiotico”. Ma, per altri, l'idea che il picco del petrolio è una truffa creata per nascondere l'abbondanza potrebbe essere una truffa di ordine superiore creata per nascondere la scarsità. Teorie di cospirazione di ordine superiore sono possibili. E' un universo frattale di bugie, dove non ci sono punti di riferimento per dirci dove ci troviamo.

Alla fine, si tratta di un problema di epistemologia. Lo stesso che risale all'affermazione di Ponzio Pilato “cos'è la verità?”. Dove dovremmo trovare la verità nel nostro mondo? Forse nella scienza? Ma la scienza sta rapidamente diventando una setta marginale di persone che farfugliano di catastrofi a venire, persone alle quali nessuno crede più dopo che non sono stati capaci di mantenere le loro promesse di energia troppo a buon mercato da poterla misurare, viaggi interplanetari e macchine volanti. Quindi, tendiamo a cercarla in cose come la “democrazia” e a credere che una maggioranza votante in qualche modo definisca la “verità”. Ma la democrazia è diventata un fantasma di sé stessa: come possono i cittadini fare una scelta informata dopo che abbiamo scoperto il concetto di “gestione della percezione" (in precedenza chiamata “propaganda”)?

Seguendo una traiettoria parallela a quella degli antichi Romani, non siamo ancora arrivati ad avere un imperatore semidivino che risiede a Washington D.C. E a considerarlo come il depositario di una verità divina. E non vediamo ancora una nuova religione prendere il sopravvento ed espellere quelle vecchie. Al momento, la reazione contro le bugie ufficiali assume più che altro la forma che chiamiamo “atteggiamento cospirazionista”. Anche se largamente disprezzato, il cospirazionismo non è necessariamente sbagliato. Le cospirazioni esistono e molta della disinformazione che si diffonde nel web deve essere creata da qualcuno che sta cospirando contro di noi. Il problema è che il cospirazionismo non è una forma di epistemologia. Una volta che decidi che ogni cosa che leggi è parte di una grande cospirazione, a quel punto ti sei chiuso in una scatola epistemologica ed hai buttato via la chiave. E, come Pilato, puoi solo chiedere “cos'è la verità?”, ma non la troverai mai.

E' possibile pensare ad una “epistemologia 2.0” che ci permetterebbe di riguadagnare la fiducia nelle istituzioni e sui nostri compagni esseri umani? Probabilmente si ma, in questo momento, vediamo come in uno specchio, in modo oscuro. Di certo qualcosa si sta agitando, là fuori, ma non ha ancora assunto una forma riconoscibile. Forse sarà un ideale, forse una rivisitazione di una vecchia religione, forse una nuova religione, forse un nuovo modo di vedere il mondo. Non possiamo dire che forma assumerà la nuova verità, ma possiamo dire che niente può nascere senza la morte di qualcosa. E che tutte le nascite sono dolorose ma necessarie.




domenica 6 marzo 2016

Una seconda rispostina a Rubbia: un po' più di serietà e di rigore non guasterebbero



In un post precedente, intitolato "Una rispostina a Rubbia," Claudio della Volpe, dell'Università di Trento, ha commentato sulle molteplici inesattezze ed errori di un intervento a ruota libera di Carlo Rubbia al Senato. Della Volpe commenta soltanto sugli errori di climatologia, ma non sulle soluzioni che Rubbia tira fuori per il cambiamento climatico. Sfortunatamente, se Rubbia ha cominciato male il suo intervento lanciandosi in ardite speculazioni sugli elefanti di Annibale, lo finisce forse peggio con le sue considerazioni sul gas naturale che meritano decisamente un'ulteriore "rispostina."

Nel suo intervento, Rubbia sostiene che ci sono enormi riserve di  gas naturale, citando i clatrati di metano contenuti nel permafrost. Su questa base, Rubbia dichiara che le energie rinnovabili sono completamente inutili e che un processo che lui sta studiando ci permette di ottenere energia dal gas naturale senza emettere gas serra. Il processo consiste nel trasformare il metano in carbonio ("grafite," secondo Rubbia) e idrogeno.

Cominciamo dal fatto che nessuno è mai riuscito a estrarre metano dal permafrost, se non a livello di test sperimentali. Così, queste "enormi riserve" al momento, si trovano soltanto sulla carta. Di certo, se fossero facili da estrarre qualcuno le avrebbe già estratte.  Poi, il processo di combustione incompleta che trasforma metano in idrogeno e "carbon black" (detto normalmente "nerofumo" in italiano) è cosa nota da molto tempo. Il problema è che trasformare il gas naturale in questo modo è sfavorito dal punto di vista termodinamico, ovvero richiede energia invece di produrla. E' anche vero, tuttavia, che si può recuperare energia dalla combustione dell'idrogeno prodotto con un bilancio finale che è teoricamente positivo, ovvero produce energia. Ma bisogna vedere con quanta efficienza lo si può fare nella pratica. Dai dati disponibili, sembra che nella migliore delle ipotesi il processo non sia più efficiente di quello della "sequestrazione" tradizionale del CO2. Non per niente, questo processo non è mai stato utilizzato per produrre energia ma solo per produrre nerofumo e/o idrogeno.

Anche assumendo che ci sia qualche vantaggio energetico nella combustione incompleta del metano, ci sono comunque dei problemini sui quali Rubbia glissa alla grande. Supponiamo di realizzare questo processo su una scala tale da avere un effetto sul cambiamento climatico. Siamo a parlare di qualcosa come 10 miliardi di tonnellate di carbonio in forma di CO2 prodotte tutti gli anni dalla combustione dei combustibili fossili. Questa è la quantità che dobbiamo eliminare, o perlomeno ridurre sostanzialmente. Ora, se lo potessimo trasformare in carbonio solido, è vero che non genererebbe riscaldamento globale. Ma dove la cacciamo questa enorme massa di robaccia? Di certo, se siete preoccupati dell'inquinamento da nanoparticelle (e dovreste esserlo) non sembra proprio una buona idea crearne qualche miliardo di tonnellate in più; circa un fattore mille più grande dell'attuale produzione di nerofumo. E tenete conto che il nerofumo è un materiale tossico e potenzialmente cancerogeno. Forse lo potremmo trasformare in grafite, riducendone il volume e la pericolosità (questa sembra essere l'idea di Rubbia, che non menziona il nerofumo, ma solo la grafite). Ma questo richiede alte temperature e sarebbe un ulteriore costo energetico.
  
E, infine, che sia grafite o nerofumo, questa massa enorme di carbonio rimarrebbe comunque un materiale infiammabile. Dovunque ci possa venire in mente di metterlo, c'è il rischio di incendi. E se questa roba prende fuoco si trasforma in CO2 e siamo al punto di partenza: abbiamo lavorato tanto per niente - anzi, per fare di peggio. Potremmo forse mettere tutto questo carbonio sottoterra? Certo, aiuterebbe a ridurre il rischio, ma a un ulteriore costo energetico: vi immaginate le immense gallerie che dovremmo scavare? E, anche così, non vuol dire che il rischio di incendi verrebbe eliminato. Lo sapevate che ci sono delle miniere di carbone che sono in fiamme da decenni e non si riesce a spegnerle? Il problema degli incendi è un ostacolo fondamentale anche per altri schemi di rimozione del carbonio dall'atmosfera, per esempio per l'idea di trasformarlo in "biochar" e sparpagliarlo nel terreno. E' per questo che in questo campo si parla quasi esclusivamente di sequestro del CO2 che, pur con tutti i problemi associati, non rischia di prendere fuoco.

Alla fine dei conti, non è privo di senso esplorare l'idea di una combustione incompleta del metano che potrebbe essere utile per qualche scopo. Ma non la si può presentare come la soluzione ovvia al problema climatico, glissando su tutti i problemi associati e sostenendo nel contempo che le rinnovabili non servono a nulla. Insomma, in queste cose ci vorrebbe un po' più di serietà e di rigore, soprattutto da parte di un premio Nobel.






“La vecchia normalità è finita”: febbraio 2016 frantuma il record di temperatura globale

Da “Future Tense/Slate”. Traduzione di MR (via Skeptical Science)


Di Eric Holthaus


A febbraio le temperature globali hanno toccato un nuovo record assoluto, frantumando il vecchio record stabilito solo il mese scorso nel bel mezzo di un El Niño da record. Ryan Maue/Weatherbell Analytics

I dati preliminari della temperatura di febbraio sono arrivati ed ora è abbondantemente chiaro: il Riscaldamento Globale sta mettendo la quinta. Ci sono dozzine di serie di dati della temperatura globale e di solito io (e i miei colleghi giornalisti che si occupano di clima) aspetto finché non vengono pubblicati quelli ufficiali, circa a metà del mese successivo, per annunciare un mese di caldo record a livello globale. Ma i dati di questo mese sono così straordinari che non c'è bisogno di aspettare: febbraio ha cancellato il record di temperatura assoluto stabilito il mese scorso.
Usando i dati ufficiosi ed adattandoli a diverse linee di base di temperature, sembra che febbraio 2016 sia stato probabilmente far gli 1,15 e gli 1,4°C più caldo della media a lungo termine e circa 0,2°C al di sopra del mese scorso – niente male per il mese più al di sopra della media mai misurato. (Visto che il globo si era già riscaldato di circa +0,45° gradi al di sopra dei livelli preindustriali durante la linea di base 1981-2010 comunemente usata dai meteorologi, quella quantità è stata aggiunta ai dati pubblicati oggi). Tenete in mente che c'è voluto dall'alba dell'era industriale fino allo scorso ottobre per raggiungere il primo grado Celsius e siamo giunti fino ad altri 0,4°C in più solo negli ultimi cinque mesi. Anche tenendo conto del margine di errore associato a queste serie di dati preliminari, ciò significa che è virtualmente sicuro che febbraio batte comodamente il record stabilito solo il mese scorso come mese più anomalamente caldo mai registrato. E' impressionante.

sabato 5 marzo 2016

L'intossicazione dei pesci

Studio: l'aumento delle emissioni di biossido di carbonio costituiscono una minaccia di “intossicazione” anticipata rispetto a quanto si pensasse per i pesci degli oceani del mondo

Da “UNSW Australia”. Traduzione di MR

Di Deborah Smith

Le concentrazioni di biossido di carbonio nell'acqua di mare potrebbero raggiungere livelli sufficienti ad “intossicare” i pesci e a disorientarli molti decenni in anticipo di quanto si pensasse, con implicazioni gravi per la pesca mondiale, hanno scoperto gli scienziati della UNSW. Lo studio della UNSW, pubblicato sulla rivista Nature, è la prima analisi globale dell'impatto dell'aumento delle emissioni di biossido di carbonio da combustibili fossili sulle variazioni naturali delle concentrazioni di biossido di carbonio degli oceani del mondo.

“I nostri risultati sono stati impressionanti ed anno enormi implicazioni per la pesca globale e per gli ecosistemi marini del pianeta”, dice l'autore principale, il dottor Ben McNeil, del Centro di ricerca sul cambiamento climatico della UNSW. “Alte concentrazioni di biossido di carbonio causano l'intossicazione dei pesci – un fenomeno noto come ipercapnia. Essenzialmente, i pesci si perdono in mare. Il biossido di carbonio altera i loro cervelli e i pesci perdono il loro senso della direzione e la capacità di ritrovare la strada di casa. Non sanno nemmeno dove si trovino i loro predatori. “Abbiamo dimostrato che se l'inquinamento atmosferico da biossido di carbonio continua ad aumentare, i pesci e le altre creature marine nelle zuppe di CO2 degli oceani Pacifico del sud e Atlantico del nord avranno episodi di ipercapnia da metà di questo secolo – molto prima di quanto era stato previsto e con effetti più dannosi di quanto pensato. “Entro il 2100, si pensa che le creature di quasi la metà degli oceani della superficie mondiale saranno colpite da ipercapnia”. Lo studio è dei dottori McNeil e Tristan Sasse della Scuola di Matematica e Statistica della UNSW.

https://www.youtube.com/watch?v=eD4xwGhyh9k

L'ipercapnia nell'oceano è prevista sopraggiungere quando le concentrazioni di biossido di carbonio atmosferiche superino le 650 ppm. Gli scienziati della UNSW hanno utilizzato un database globale delle concentrazioni di biossido di carbonio nell'acqua di mare raccolto durante gli ultimi 30 anni come parte di una varietà di programmi oceanografici. “Abbiamo quindi ideato un metodo numerico per elaborare i massimi ed i minimi naturali mensili delle concentrazioni di biossido di carbonio durante l'anno sulla superficie degli oceani del mondo, sulla base di queste osservazioni”, dice il dottor Sasse. “Questo ci ha permesso di prevedere per la prima volta che queste oscillazioni naturali saranno amplificate fino a dieci volte in alcune regioni dell'oceano per la fine del secolo, se le concentrazioni di biossido di carbonio atmosferico continuano ad aumentare”. Per aiutare ad accelerare quest'importante are di ricerca, gli scienziati della UNSW hanno anche offerto premi ad altri ricercatori che possono migliorare i loro risultati. “Prevedere l'inizio della ipercapnia è difficile, a causa dalla mancanza di misurazioni oceaniche globali delle concentrazioni di biossido di carbonio”, dice McNeil. “Stiamo sfidando altri scienziati con approcci predittivi innovativi a scaricare l'insieme dei dati che abbiamo usato, impiegare i loro metodi numerici e condividere le loro previsioni finali, per vedere se possono battere il nostro approccio”. La competizione e i premi sono descritti sul sito web thinkable.org, di cui il dottor of Dr McNeil è fondatore.

Contatti media:

Dottor Ben McNeil: b.mcneil@unsw.edu.au
Dottor Tristan Sasse: t.sasse@unsw.edu.au
Addetta stampa scientifica della UNSW: Deborah Smith: 9385 7307, 0478 492 060, deborah.smith@unsw.edu.au

Cambiare lo stile di vita contro il cambiamento climatico

Da “The Guardian”. Traduzione di MR

Un documento trapelato dalla Commissione Europea fa appello per un dibattito allargato su come mantenere il riscaldamento globale a 1,5°C


La centrale elettrica di Ratcliffe-on-Soar, nel Nottinghamshire. ‘La rimozione di CO2’ potrebbe risucchiare le emissioni dall'aria. Foto: David Davies/PA

Di Arthur Neslen

I paesi europei si dovrebbero preparare per un dibattito di vasta portata sui “profondi cambiamenti di stile di vita” richiesti per limitare il cambiamento climatico, secondo un documento trapelato della Commissione Europea. La Commissione dirà all'incontro dei Ministri degli Esteri, lunedì a Brussels, che serve un dibattito a livello europeo su come limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, secondo una squadra che lavora ad un documento per i Ministri contattata da The Guardian. E' stato scritto in risposta al summit climatico di Parigi della fine di dicembre, che ha concordato un piano per tagliare le emissioni fino allo zero netto per meta secolo e per l'intenzione di bloccare il riscaldamento globale a 1,5°C. Le temperature sono già aumentate di 1°C dal periodo preindustriale e premere sui freni del cambiamento climatico “non è affatto un'impresa facile”, dice il documento. “Richiederà l'esplorazione di possibilità per realizzare emissioni “negative” così come di profondi cambiamenti di stile di vita delle generazioni attuali”.


Le emissioni negative possono riferirsi alla tecnologia di 'carbon capture and storage' alimentata dalla biomassa, alla geoingegneria dell'atmosfera e degli oceani, o alla rimozione di CO2 che risucchia le emissioni dall'aria. Una revisione dell'ambizione dell'impegno a tagliare le emissioni di almeno il 40% dai livelli del 1990 entro il 2030 sarà cruciale, aggiunge l'articolo. Ciò avrà luogo dopo la pubblicazione di un rapporto da parte del IPCC, nel 2018. “Non c'è necessità che la UE aggiorni il suo obbiettivo principale per il 2030 a causa di questo processo nel 2020, ma il quadro temporale presenta alla UE una opportunità di farlo”, dice. La fine del decennio sarà “il solo momento politico significativo prima del 2030 per fare leva su una maggiore ambizione da parte di altre grandi economie come Cina ed India”, così come Stati Uniti e Brasile, afferma il documento. Tuttavia, si sa che la Commissione Europea sta già sviluppando scenari per l'aumento del taglio delle emissioni tramite risparmi energetici ed una nuova direttiva sull'energia rinnovabile. In quel contesto, i gruppi verdi hanno detto di essere delusi dal fatto che l'azione per l'obbiettivo conquistato a fatica degli 1,5°C e stata ritardata.

“La UE deve rifare i suoi compiti a casa e stabilire un percorso per soddisfare una maggior efficienza energetica ed obbiettivi per le rinnovabili”, ha detto il consigliere per le politiche climatiche della UE di Greenpeace, Bram Claeys. “Non possiamo avere fiducia in un piano che gioca a tira e molla col riscaldamento globale e non accelera il passaggio dell'Europa al 100% di energia rinnovabile”. Wendel Trio, direttore di Climate Action Network-Europe, ha detto: “Come tutti gli altri paesi, la UE deve assicurare che le sue politiche siano coerenti con ciò che è stato concordato a Parigi e deve aumentare sostanzialmente i propri obbiettivi per il 2020, 2030 e 2050. Questa discussione deve aver luogo adesso e non venire posticipata per altri tre o cinque anni, come propone la Commissione Europea”. I capi della UE devono discutere la possibilità di alzare l'obbiettivo della UE per il 2030 in un summit il 17-18 marzo. Ma figure potenti all'interno della Commissione cercheranno di assicurarsi che questo avvenga tramite una revisione del blocco delle regole per il mercato del carbonio nel 2023.

Il dirigente capo per il clima della UE, Miguel Arias Cañete, ha già segnalato che gli piacerebbe che l'Unione ratifichi l'accordo sul clima di Parigi ad una conferenza a New York il 22 aprile. “E' nell'interesse della UE di unirsi presto, a fianco di Stati Uniti e Cina ed altri paesi dalle “grandi ambizioni”, dice l'articolo. Altri scenari legali potrebbero anche permettere che l'accordo entri in vigore senza la partecipazione della UE. Le decisioni di alzare l'ambizione climatica saranno molto combattute, con paesi dipendenti dal carbone come la Polonia che probabilmente punteranno i piedi. “La scala potenziale di tale profonda trasformazione richiederà un ampio dibattito sociale in Europa”, dice il documento, che è stato preparato unitamente dalla Commissione Europea e dall'ufficio esteri, il servizio di azione esterna europea. Un aumento di 2°C delle temperature globali potrebbe avere conseguenze che comprendo la migrazione del 20% della popolazione mondiale dalle città inondate dall'aumento del livello del mare, come New York, Londra e Il Cairo, secondo uno studio pubblicato questo mese.

venerdì 4 marzo 2016

Malthus aveva ragione. E adesso?

Da “Montreal Gazette”. Traduzione di MR (via Emilio Martines)






Thomas Robert Malthus ha scritto, in questo Saggio sul Principio di Popolazione che, se lasciata senza controllo, la crescita della popolazione umana avrebbe incontrato i propri limiti. MONTREAL GAZETTE FILES


Di Madeline Weld

Sabato era il 250° anniversario della nascita di Thomas Robert Malthus. Vorrei augurargli molti ritorni felici. E lui continua a tornare, non è così?. Nonostante tutti quelli che dicono che abbia sbagliato tutto o sia fuori moda. Il suo saggio sul Principio di Popolazione sosteneva che, se lasciata senza controllo, la popolazione umana avrebbe incontrato i propri limiti: “Il potere della popolazione e infinitamente più grande del potere della Terra di produrre sussistenza per l'uomo”. Ha previsto carestia, malattie e molta sofferenza, specialmente fra i più poveri. Ma oltre a queste “constatazioni negative”, ha anche riconosciuto “constatazioni preventive” come limitare i tassi di nascite e matrimoni ritardati. Come ecclesiastico, sosteneva “il casto posticipo del matrimonio”.