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domenica 15 dicembre 2019

A proposito di Greta Thunberg: una lettera per i miei amici non-occidentali



Cari amici non occidentali,

prima di tutto, vorrei dirvi che capisco la vostra perplessità su Greta Thunberg. Capisco impressione vi può aver fatto quest'ultima acrobazia dei media occidentali nel nominarla "Persona dell'anno". Dal vostro punto di vista, sembra proprio un altro trucco dell'Occidente, uno tra i tanti. E capisco che tutto questo faccia aumentare il sospetto che l'intera storia del cambiamento climatico non sia altro che una bufala creata dall'Impero occidentale per mantenere il suo dominio su tutto il pianeta.

Si, capisco. Ma vorrei chiedervi di fare uno sforzo per capire noi occidentali. Vedete, a volte ho la sensazione che una delle caratteristiche dell'inferno potrebbe essere che le persone che vi sono dentro non si rendono conto di esserci. Sarebbe una cosa davvero malvagia, ma, dopotutto, era un poeta occidentale, Baudelaire, che aveva detto che il miglior trucco del diavolo è convincerti che non esiste. Quindi, se l'inferno è un luogo in cui ti vengono dette bugie su tutto, incluso che non sei all'inferno, allora noi occidentali viviamo veramente all'inferno, almeno un certo tipo di inferno.

Non sono solo bugie, è il tipo di bugie. I media occidentali si sono evoluti in una macchina per produrre paura e odio. Chiunque, qualsiasi gruppo, qualsiasi credo, può essere distrutto da questa macchina. E non puoi fare molto per reagire. Se dubiti della narrazione ufficiale, sei un cospirazionista. Se chiedi la pace, sei il tirapiedi di Putin. Se protesti contro il tuo governo, sei un terrorista. Se neghi il ruolo dell'Occidente nel guidare il mondo, sei un traditore. Inoltre, la maggior parte degli occidentali è convinta che la propaganda sia una cosa del mondo non occidentale e che i loro media siano liberi e indipendenti. Eh, si, Baudelaire aveva ragione.

Certo, non mi fate dire che il mondo non occidentale è un paradiso di verità. Non ci penso nemmeno. Tutte le nazioni, tutti gli stati, tutte le culture, hanno i loro pregiudizi, i loro filtri, le loro convinzioni radicate e, in molti casi, le loro macchine propagandistiche. Ognuno di noi, occidentali e non occidentali, vede il mondo attraverso i filtri che la nostra cultura, le nostre tradizioni e i nostri media ci mettono davanti. Ma voi, non occidentali, avete una possibilità che a noi viene negata. Potete usare usare l'inglese per leggere i media occidentali senza essere parte del target a cui loro si rivolgono. E, come dicevo, capisco che spesso non vi piace quello che leggete.

E così, torniamo a Greta Thunberg. Certo, capisco che questa ragazza non è nata da sola come fenomeno mediatico, come alcuni potrebbero voler credere. È supportata da un team di esperti di alto livello, non poteva certamente combattere il Behemot dei media occidentali da sola. E capisco che il suo messaggio potrebbe essere frainteso, imbastardito e sfruttato per l'ennesimo giro di greenwashing -- e probabilmente lo sarà. Lo so bene. (Nota alla traduzione Italiana: e se volete convincervi di questo, io e i miei collaboratori ci abbiamo fatto uno studio mediatico sopra)

Ma non è questo il punto. Il punto è che l'apparizione di Greta Thunberg è stata sorprendente e inaspettata. Se è un prodotto della propaganda, allora è un tipo insolito di propaganda. Sarebbe la prima volta in molti decenni che i nostri media ci presentano un messaggio che non si basa sull'idea di qualcosa o qualcuno che è il male e che deve essere distrutto. Questa ragazza ha attraversato tutte le barriere dei media con un semplice messaggio: la verità sul cambiamento climatico. Non ci stava dicendo di uccidere o odiare nessuno, ci stava solo dicendo di lavorare insieme per garantire che la sua generazione potesse avere un futuro. E portava il messaggio con una forza interiore, un modo di porsi, una capacità di dire cose dirette che era quasi incredibile. È sorprendente il modo in cui ha attirato su di sé tutti i tipi di insulti, maltrattamenti e maledizioni, ma nulla le è rimasto addosso davvero. Vi ricordate la "Teflon-presidenza" di Ronald Reagan? Bene, questa ragazza non è solo rivestita di teflon: indossa un'armatura di Mythril come gli eroi della trilogia dell'anello.

Capisco che è possibile che questa ragazza scompaia dalla mediasfera in breve tempo, come accade oggi per la maggior parte delle idee che nascono e muoiono sul Web. Ma potrebbe rivelarsi qualcosa di più, forse non la persona specifica di Greta Thunberg, ma nel messaggio che rappresenta. Un messaggio forte che dice all'umanità di rispettare le cose che fanno vivere l'umanità: il nostro pianeta e tutti gli esseri viventi in esso.

Permettetemi di menzionare qualcosa che ho imparato non molto tempo fa, quando ero in Iran. Era il tempo dell'Arbaeen, la commemorazione del martirio dell'Imam Husayn ibn Ali, quaranta giorni dopo l'Ashura. Qualcuno dei miei amici iraniani mi ha detto (o forse ho letto da qualche parte) che "l'Imam Husayn è una figura che noi sciiti offriamo come dono all'intera umanità, come esempio di virtù e di giustizia". E questo mi ha colpito come qualcosa che vale la pena ricordare. In tutte le culture, abbiamo qualcosa o qualcuno che veneriamo come un tesoro: una persona, una poesia, un'opera d'arte, un modo di vedere il mondo. E questi tesori, penso, li dovremmo condividere con il resto dell'umanità, come doni.

Ora, ovviamente, non ho l'autorità per dire cosa l'entità che chiamiamo "Occidente" dovrebbe o non dovrebbe fare. Di sicuro, abbiamo condiviso con il mondo molti doni avvelenati in passato. Ma questa ragazza, Greta Thunberg, potrebbe essere un vero tesoro, un dono che potremmo offrire al resto del mondo. Per una volta, dall'Occidente arriverebbe un messaggio di pace e armonia. Potrebbe davvero succedere? Difficile da credere, certo, ma è una grande speranza.




Ringraziamenti: Chandran Nair

lunedì 7 marzo 2016

L'impero delle bugie

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR


La colonna traiana è stata costruita per celebrare le vittorie degli eserciti Romani nelle conquiste della Dacia, durante il secondo secolo D.C. Mostra che i Romani conoscevano ed usavano la propaganda, anche se in forme che a noi sembrano primitive. A quei tempi, proprio come ai nostri, un impero morente poteva essere tenuto insieme per un po' dalle bugie, ma non per sempre. 


di Ugo Bardi


All'inizio del quinto secolo D.C., Agostino, vescovo di Ippona, ha scritto il suo “De Mendacio” (“Del mentire”). Leggendolo oggi, potremmo sorprenderci di quanto fosse rigido e severo Agostino nelle sue conclusioni. Un cristiano, secondo lui, non poteva mentire in nessuna circostanza, nemmeno per salvare vite o per evitare la sofferenza a qualcuno. In seguito i teologi hanno sostanzialmente ammorbidito questi requisiti, ma c'era una logica nella posizione di Agostino se consideriamo i suoi tempi: l'ultimo secolo dell'Impero Romano.

Ai tempi di Agostino, l'Impero Romano era diventato un impero di bugie. Fingeva ancora di sostenere lo stato di diritto, di proteggere la gente dagli invasori barbari, di mantenere l'ordine sociale. Ma tutto ciò era diventato un brutto scherzo per i cittadini di un impero ridotto a niente di più che una gigantesca macchina militare dedita all'oppressione dei molti per conservare il privilegio di pochi. L'impero stesso era diventato una bugia: che esisteva per la grazia degli Dei che premiavano i Romani a causa delle loro virtù morali. Nessuno poteva crederci più: è stato il collasso del tessuto stesso della società, la perdita di ciò che gli antichi chiamavano auctoritas, la fiducia che i cittadini avevano verso i loro capi e verso le istituzioni dello stato.

Agostino reagiva a tutto questo. Cercava di ricostruire la “auctoritas”, non sotto forma di mero autoritarismo di un governo oppressivo, ma sotto forma di fiducia. Così, ricorreva al'autorità più alta, Dio stesso. Costruiva la sua argomentazione sul prestigio che i cristiani avevano guadagnato ad un prezzo molto alto coi loro martiri. E non solo questo. Nei suoi testi, in particolare nelle sua “Confessioni” Agostino si apriva completamente ai suoi lettori, raccontando loro tutti i suoi pensieri ed i suoi peccati nei minimi dettagli. Era, ancora una volta, un modo per ricostruire la fiducia mostrando che non aveva motivazioni nascoste. E doveva essere severo nelle sue conclusioni. Non poteva lasciare alcuna apertura che permettesse all'Impero delle Bugie di tornare.

Agostino e gli altri antichi padri cristiani erano impegnati, per prima cosa, in una rivoluzione epistemologica. Paolo di Tarso aveva già capito questo punto quando aveva scritto: “ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro, poi vedremo faccia a faccia”. Era il problema della verità, come vederla? Come determinarla? Nella visione tradizionale dell'epistemologia, la verità veniva riportata da un testimone di cui ci si poteva fidare. L'epistemologia cristiana è partita da questo per costruire il concetto di verità come risultato della rivelazione divina. I cristiani chiamavano Dio stesso come testimone.

Era una visione spirituale e filosofica, ma anche una visione molto pratica. Oggi diremmo che i cristiani dei tempi del tardo Impero Romano erano impegnati nella “rilocalizzazione”, abbandonando le strutture costose ed indifendibili del vecchio Impero per ricostruire una società basata sulle risorse locali e l'amministrazione locale. L'era che ne è seguita, Il Medioevo, può essere vista come un periodo di declino ma è stata, piuttosto, un adattamento necessario alla condizioni economiche del tardo Impero. Alla fine, tutte le società devono fare i conti con la verità. L'Impero Romano d'Occidente come struttura politica e militare non poteva farlo. E' dovuto sparire, in quanto era inevitabile.

Ora, passiamo ai nostri tempi e siamo arrivati al moderno impero delle bugie. Nella situazione attuale, non penso debba dirvi niente che non sappiate già. Durante gli ultimi decenni, la montagna di bugie che ci hanno propinato è stata compensata dalla perdita disastrosa di fiducia nei nostri capi da parte dei cittadini. Quando i sovietici hanno lanciato il loro primo satellite artificiale, lo Sputnik, nel 1957, nessuno dubitava che fosse vero e la reazione dell'Occidente è stata quella di lanciare il loro satellite. Oggi, moltissime persone negano persino che gli Stati Uniti abbiano spedito degli uomini sulla Luna negli anni 60. Potrebbero essere ridicolizzati, potrebbero essere etichettati come teorici della cospirazione, certo, ma ci sono. Forse lo spartiacque di questo collasso di fiducia è stata la storia delle “armi di distruzione di massa” che ci hanno raccontato fossero nascoste in Iraq. Non è stata la loro prima bugia, ma non sarà l'ultima. Ma come ci si può mai fidare di un'istituzione che mente così sfacciatamente? (e che continua a farlo?).

Oggi, ogni affermazione da parte di un governo o da parte di qualsiasi fonte anche lontanamente “ufficiale” sembra generare un'affermazione opposta e parallela di negazione. Sfortunatamente, l'opposto di una bugia non è necessariamente la verità e ciò ha originato un castello barocco di bugie, contro-bugie e contro-contro-bugie. Pensate alla storia degli attacchi dell' 11 settembre a New York. Da qualche parte, nascosta sotto la massa di leggende e miti che si sono accumulati su questa storia, ci deve essere la verità, una qualche forma di verità. Ma come trovarla quando non ti puoi fidare di niente di ciò che leggi nel web?

Oppure, pensate al picco del petrolio. Al livello più semplice di interpretazione cospirazionista, il picco del petrolio può essere visto come una reazione alle bugie delle società petrolifere che nascondono l'esaurimento delle loro risorse. Ma potreste anche vedere il picco del petrolio come una truffa creata dalle società petrolifere per cercare di nascondere il fatto che le loro risorse sono in realtà abbondanti – persino infinite, secondo la leggenda diffusa del “petrolio abiotico”. Ma, per altri, l'idea che il picco del petrolio è una truffa creata per nascondere l'abbondanza potrebbe essere una truffa di ordine superiore creata per nascondere la scarsità. Teorie di cospirazione di ordine superiore sono possibili. E' un universo frattale di bugie, dove non ci sono punti di riferimento per dirci dove ci troviamo.

Alla fine, si tratta di un problema di epistemologia. Lo stesso che risale all'affermazione di Ponzio Pilato “cos'è la verità?”. Dove dovremmo trovare la verità nel nostro mondo? Forse nella scienza? Ma la scienza sta rapidamente diventando una setta marginale di persone che farfugliano di catastrofi a venire, persone alle quali nessuno crede più dopo che non sono stati capaci di mantenere le loro promesse di energia troppo a buon mercato da poterla misurare, viaggi interplanetari e macchine volanti. Quindi, tendiamo a cercarla in cose come la “democrazia” e a credere che una maggioranza votante in qualche modo definisca la “verità”. Ma la democrazia è diventata un fantasma di sé stessa: come possono i cittadini fare una scelta informata dopo che abbiamo scoperto il concetto di “gestione della percezione" (in precedenza chiamata “propaganda”)?

Seguendo una traiettoria parallela a quella degli antichi Romani, non siamo ancora arrivati ad avere un imperatore semidivino che risiede a Washington D.C. E a considerarlo come il depositario di una verità divina. E non vediamo ancora una nuova religione prendere il sopravvento ed espellere quelle vecchie. Al momento, la reazione contro le bugie ufficiali assume più che altro la forma che chiamiamo “atteggiamento cospirazionista”. Anche se largamente disprezzato, il cospirazionismo non è necessariamente sbagliato. Le cospirazioni esistono e molta della disinformazione che si diffonde nel web deve essere creata da qualcuno che sta cospirando contro di noi. Il problema è che il cospirazionismo non è una forma di epistemologia. Una volta che decidi che ogni cosa che leggi è parte di una grande cospirazione, a quel punto ti sei chiuso in una scatola epistemologica ed hai buttato via la chiave. E, come Pilato, puoi solo chiedere “cos'è la verità?”, ma non la troverai mai.

E' possibile pensare ad una “epistemologia 2.0” che ci permetterebbe di riguadagnare la fiducia nelle istituzioni e sui nostri compagni esseri umani? Probabilmente si ma, in questo momento, vediamo come in uno specchio, in modo oscuro. Di certo qualcosa si sta agitando, là fuori, ma non ha ancora assunto una forma riconoscibile. Forse sarà un ideale, forse una rivisitazione di una vecchia religione, forse una nuova religione, forse un nuovo modo di vedere il mondo. Non possiamo dire che forma assumerà la nuova verità, ma possiamo dire che niente può nascere senza la morte di qualcosa. E che tutte le nascite sono dolorose ma necessarie.




sabato 26 dicembre 2015

La grande bufala delle scie chimiche

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (via Cristiano Bottone)

Di George Monbiot

Il vero problema – il riscaldamento causato dalle emissioni degli aerei – ci richiede di agire. Ma concentrarsi sulle “scie chimiche” assolve le persone dalla responsabilità di farlo.



Un aereo di linea vola dall'aeroporto di Heathrow a Londra mentre il cielo è solcato da scie di condensazione. Foto: Toby Melville/Reuters 

Passi anni a cercare di portare le persone ad interessarsi alle emissioni degli aerei. Poi alla fine il problema viene colto – ma nel modo più perverso possibile. Gli inquinanti diffusi dagli aerei sono un grande problema. Danno un contributo significativo al riscaldamento globale, eppure sono esclusi dai negoziati internazionali, come la conferenza che si sta svolgendo a Parigi. Di conseguenza, l'espansione dell'aviazione è scevra da preoccupazioni sul cambiamento climatico. Questa esclusione è ridicola, se non altro perché le emissioni degli aerei hanno un ruolo particolare nel riscaldare il pianeta, a causa dell'altitudine alla quale vengono rilasciate e degli impatti moltiplicatori del vapore acqueo ed altri gas prodotti dagli aerei. Gas che a volte formano scie di condensazione nel cielo.