Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR
di Ugo Bardi
All'inizio del quinto secolo D.C., Agostino, vescovo di Ippona, ha scritto il suo “De Mendacio” (“Del mentire”). Leggendolo oggi, potremmo sorprenderci di quanto fosse rigido e severo Agostino nelle sue conclusioni. Un cristiano, secondo lui, non poteva mentire in nessuna circostanza, nemmeno per salvare vite o per evitare la sofferenza a qualcuno. In seguito i teologi hanno sostanzialmente ammorbidito questi requisiti, ma c'era una logica nella posizione di Agostino se consideriamo i suoi tempi: l'ultimo secolo dell'Impero Romano.
Ai tempi di Agostino, l'Impero Romano era diventato un impero di bugie. Fingeva ancora di sostenere lo stato di diritto, di proteggere la gente dagli invasori barbari, di mantenere l'ordine sociale. Ma tutto ciò era diventato un brutto scherzo per i cittadini di un impero ridotto a niente di più che una gigantesca macchina militare dedita all'oppressione dei molti per conservare il privilegio di pochi. L'impero stesso era diventato una bugia: che esisteva per la grazia degli Dei che premiavano i Romani a causa delle loro virtù morali. Nessuno poteva crederci più: è stato il collasso del tessuto stesso della società, la perdita di ciò che gli antichi chiamavano auctoritas, la fiducia che i cittadini avevano verso i loro capi e verso le istituzioni dello stato.
Agostino reagiva a tutto questo. Cercava di ricostruire la “auctoritas”, non sotto forma di mero autoritarismo di un governo oppressivo, ma sotto forma di fiducia. Così, ricorreva al'autorità più alta, Dio stesso. Costruiva la sua argomentazione sul prestigio che i cristiani avevano guadagnato ad un prezzo molto alto coi loro martiri. E non solo questo. Nei suoi testi, in particolare nelle sua “Confessioni” Agostino si apriva completamente ai suoi lettori, raccontando loro tutti i suoi pensieri ed i suoi peccati nei minimi dettagli. Era, ancora una volta, un modo per ricostruire la fiducia mostrando che non aveva motivazioni nascoste. E doveva essere severo nelle sue conclusioni. Non poteva lasciare alcuna apertura che permettesse all'Impero delle Bugie di tornare.
Agostino e gli altri antichi padri cristiani erano impegnati, per prima cosa, in una rivoluzione epistemologica. Paolo di Tarso aveva già capito questo punto quando aveva scritto: “ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro, poi vedremo faccia a faccia”. Era il problema della verità, come vederla? Come determinarla? Nella visione tradizionale dell'epistemologia, la verità veniva riportata da un testimone di cui ci si poteva fidare. L'epistemologia cristiana è partita da questo per costruire il concetto di verità come risultato della rivelazione divina. I cristiani chiamavano Dio stesso come testimone.
Era una visione spirituale e filosofica, ma anche una visione molto pratica. Oggi diremmo che i cristiani dei tempi del tardo Impero Romano erano impegnati nella “rilocalizzazione”, abbandonando le strutture costose ed indifendibili del vecchio Impero per ricostruire una società basata sulle risorse locali e l'amministrazione locale. L'era che ne è seguita, Il Medioevo, può essere vista come un periodo di declino ma è stata, piuttosto, un adattamento necessario alla condizioni economiche del tardo Impero. Alla fine, tutte le società devono fare i conti con la verità. L'Impero Romano d'Occidente come struttura politica e militare non poteva farlo. E' dovuto sparire, in quanto era inevitabile.
Ora, passiamo ai nostri tempi e siamo arrivati al moderno impero delle bugie. Nella situazione attuale, non penso debba dirvi niente che non sappiate già. Durante gli ultimi decenni, la montagna di bugie che ci hanno propinato è stata compensata dalla perdita disastrosa di fiducia nei nostri capi da parte dei cittadini. Quando i sovietici hanno lanciato il loro primo satellite artificiale, lo Sputnik, nel 1957, nessuno dubitava che fosse vero e la reazione dell'Occidente è stata quella di lanciare il loro satellite. Oggi, moltissime persone negano persino che gli Stati Uniti abbiano spedito degli uomini sulla Luna negli anni 60. Potrebbero essere ridicolizzati, potrebbero essere etichettati come teorici della cospirazione, certo, ma ci sono. Forse lo spartiacque di questo collasso di fiducia è stata la storia delle “armi di distruzione di massa” che ci hanno raccontato fossero nascoste in Iraq. Non è stata la loro prima bugia, ma non sarà l'ultima. Ma come ci si può mai fidare di un'istituzione che mente così sfacciatamente? (e che continua a farlo?).
Oggi, ogni affermazione da parte di un governo o da parte di qualsiasi fonte anche lontanamente “ufficiale” sembra generare un'affermazione opposta e parallela di negazione. Sfortunatamente, l'opposto di una bugia non è necessariamente la verità e ciò ha originato un castello barocco di bugie, contro-bugie e contro-contro-bugie. Pensate alla storia degli attacchi dell' 11 settembre a New York. Da qualche parte, nascosta sotto la massa di leggende e miti che si sono accumulati su questa storia, ci deve essere la verità, una qualche forma di verità. Ma come trovarla quando non ti puoi fidare di niente di ciò che leggi nel web?
Oppure, pensate al picco del petrolio. Al livello più semplice di interpretazione cospirazionista, il picco del petrolio può essere visto come una reazione alle bugie delle società petrolifere che nascondono l'esaurimento delle loro risorse. Ma potreste anche vedere il picco del petrolio come una truffa creata dalle società petrolifere per cercare di nascondere il fatto che le loro risorse sono in realtà abbondanti – persino infinite, secondo la leggenda diffusa del “petrolio abiotico”. Ma, per altri, l'idea che il picco del petrolio è una truffa creata per nascondere l'abbondanza potrebbe essere una truffa di ordine superiore creata per nascondere la scarsità. Teorie di cospirazione di ordine superiore sono possibili. E' un universo frattale di bugie, dove non ci sono punti di riferimento per dirci dove ci troviamo.
Alla fine, si tratta di un problema di epistemologia. Lo stesso che risale all'affermazione di Ponzio Pilato “cos'è la verità?”. Dove dovremmo trovare la verità nel nostro mondo? Forse nella scienza? Ma la scienza sta rapidamente diventando una setta marginale di persone che farfugliano di catastrofi a venire, persone alle quali nessuno crede più dopo che non sono stati capaci di mantenere le loro promesse di energia troppo a buon mercato da poterla misurare, viaggi interplanetari e macchine volanti. Quindi, tendiamo a cercarla in cose come la “democrazia” e a credere che una maggioranza votante in qualche modo definisca la “verità”. Ma la democrazia è diventata un fantasma di sé stessa: come possono i cittadini fare una scelta informata dopo che abbiamo scoperto il concetto di “gestione della percezione" (in precedenza chiamata “propaganda”)?
Seguendo una traiettoria parallela a quella degli antichi Romani, non siamo ancora arrivati ad avere un imperatore semidivino che risiede a Washington D.C. E a considerarlo come il depositario di una verità divina. E non vediamo ancora una nuova religione prendere il sopravvento ed espellere quelle vecchie. Al momento, la reazione contro le bugie ufficiali assume più che altro la forma che chiamiamo “atteggiamento cospirazionista”. Anche se largamente disprezzato, il cospirazionismo non è necessariamente sbagliato. Le cospirazioni esistono e molta della disinformazione che si diffonde nel web deve essere creata da qualcuno che sta cospirando contro di noi. Il problema è che il cospirazionismo non è una forma di epistemologia. Una volta che decidi che ogni cosa che leggi è parte di una grande cospirazione, a quel punto ti sei chiuso in una scatola epistemologica ed hai buttato via la chiave. E, come Pilato, puoi solo chiedere “cos'è la verità?”, ma non la troverai mai.
E' possibile pensare ad una “epistemologia 2.0” che ci permetterebbe di riguadagnare la fiducia nelle istituzioni e sui nostri compagni esseri umani? Probabilmente si ma, in questo momento, vediamo come in uno specchio, in modo oscuro. Di certo qualcosa si sta agitando, là fuori, ma non ha ancora assunto una forma riconoscibile. Forse sarà un ideale, forse una rivisitazione di una vecchia religione, forse una nuova religione, forse un nuovo modo di vedere il mondo. Non possiamo dire che forma assumerà la nuova verità, ma possiamo dire che niente può nascere senza la morte di qualcosa. E che tutte le nascite sono dolorose ma necessarie.
La colonna traiana è stata costruita per celebrare le vittorie degli eserciti Romani nelle conquiste della Dacia, durante il secondo secolo D.C. Mostra che i Romani conoscevano ed usavano la propaganda, anche se in forme che a noi sembrano primitive. A quei tempi, proprio come ai nostri, un impero morente poteva essere tenuto insieme per un po' dalle bugie, ma non per sempre.
di Ugo Bardi
All'inizio del quinto secolo D.C., Agostino, vescovo di Ippona, ha scritto il suo “De Mendacio” (“Del mentire”). Leggendolo oggi, potremmo sorprenderci di quanto fosse rigido e severo Agostino nelle sue conclusioni. Un cristiano, secondo lui, non poteva mentire in nessuna circostanza, nemmeno per salvare vite o per evitare la sofferenza a qualcuno. In seguito i teologi hanno sostanzialmente ammorbidito questi requisiti, ma c'era una logica nella posizione di Agostino se consideriamo i suoi tempi: l'ultimo secolo dell'Impero Romano.
Ai tempi di Agostino, l'Impero Romano era diventato un impero di bugie. Fingeva ancora di sostenere lo stato di diritto, di proteggere la gente dagli invasori barbari, di mantenere l'ordine sociale. Ma tutto ciò era diventato un brutto scherzo per i cittadini di un impero ridotto a niente di più che una gigantesca macchina militare dedita all'oppressione dei molti per conservare il privilegio di pochi. L'impero stesso era diventato una bugia: che esisteva per la grazia degli Dei che premiavano i Romani a causa delle loro virtù morali. Nessuno poteva crederci più: è stato il collasso del tessuto stesso della società, la perdita di ciò che gli antichi chiamavano auctoritas, la fiducia che i cittadini avevano verso i loro capi e verso le istituzioni dello stato.
Agostino reagiva a tutto questo. Cercava di ricostruire la “auctoritas”, non sotto forma di mero autoritarismo di un governo oppressivo, ma sotto forma di fiducia. Così, ricorreva al'autorità più alta, Dio stesso. Costruiva la sua argomentazione sul prestigio che i cristiani avevano guadagnato ad un prezzo molto alto coi loro martiri. E non solo questo. Nei suoi testi, in particolare nelle sua “Confessioni” Agostino si apriva completamente ai suoi lettori, raccontando loro tutti i suoi pensieri ed i suoi peccati nei minimi dettagli. Era, ancora una volta, un modo per ricostruire la fiducia mostrando che non aveva motivazioni nascoste. E doveva essere severo nelle sue conclusioni. Non poteva lasciare alcuna apertura che permettesse all'Impero delle Bugie di tornare.
Agostino e gli altri antichi padri cristiani erano impegnati, per prima cosa, in una rivoluzione epistemologica. Paolo di Tarso aveva già capito questo punto quando aveva scritto: “ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro, poi vedremo faccia a faccia”. Era il problema della verità, come vederla? Come determinarla? Nella visione tradizionale dell'epistemologia, la verità veniva riportata da un testimone di cui ci si poteva fidare. L'epistemologia cristiana è partita da questo per costruire il concetto di verità come risultato della rivelazione divina. I cristiani chiamavano Dio stesso come testimone.
Era una visione spirituale e filosofica, ma anche una visione molto pratica. Oggi diremmo che i cristiani dei tempi del tardo Impero Romano erano impegnati nella “rilocalizzazione”, abbandonando le strutture costose ed indifendibili del vecchio Impero per ricostruire una società basata sulle risorse locali e l'amministrazione locale. L'era che ne è seguita, Il Medioevo, può essere vista come un periodo di declino ma è stata, piuttosto, un adattamento necessario alla condizioni economiche del tardo Impero. Alla fine, tutte le società devono fare i conti con la verità. L'Impero Romano d'Occidente come struttura politica e militare non poteva farlo. E' dovuto sparire, in quanto era inevitabile.
Ora, passiamo ai nostri tempi e siamo arrivati al moderno impero delle bugie. Nella situazione attuale, non penso debba dirvi niente che non sappiate già. Durante gli ultimi decenni, la montagna di bugie che ci hanno propinato è stata compensata dalla perdita disastrosa di fiducia nei nostri capi da parte dei cittadini. Quando i sovietici hanno lanciato il loro primo satellite artificiale, lo Sputnik, nel 1957, nessuno dubitava che fosse vero e la reazione dell'Occidente è stata quella di lanciare il loro satellite. Oggi, moltissime persone negano persino che gli Stati Uniti abbiano spedito degli uomini sulla Luna negli anni 60. Potrebbero essere ridicolizzati, potrebbero essere etichettati come teorici della cospirazione, certo, ma ci sono. Forse lo spartiacque di questo collasso di fiducia è stata la storia delle “armi di distruzione di massa” che ci hanno raccontato fossero nascoste in Iraq. Non è stata la loro prima bugia, ma non sarà l'ultima. Ma come ci si può mai fidare di un'istituzione che mente così sfacciatamente? (e che continua a farlo?).
Oggi, ogni affermazione da parte di un governo o da parte di qualsiasi fonte anche lontanamente “ufficiale” sembra generare un'affermazione opposta e parallela di negazione. Sfortunatamente, l'opposto di una bugia non è necessariamente la verità e ciò ha originato un castello barocco di bugie, contro-bugie e contro-contro-bugie. Pensate alla storia degli attacchi dell' 11 settembre a New York. Da qualche parte, nascosta sotto la massa di leggende e miti che si sono accumulati su questa storia, ci deve essere la verità, una qualche forma di verità. Ma come trovarla quando non ti puoi fidare di niente di ciò che leggi nel web?
Oppure, pensate al picco del petrolio. Al livello più semplice di interpretazione cospirazionista, il picco del petrolio può essere visto come una reazione alle bugie delle società petrolifere che nascondono l'esaurimento delle loro risorse. Ma potreste anche vedere il picco del petrolio come una truffa creata dalle società petrolifere per cercare di nascondere il fatto che le loro risorse sono in realtà abbondanti – persino infinite, secondo la leggenda diffusa del “petrolio abiotico”. Ma, per altri, l'idea che il picco del petrolio è una truffa creata per nascondere l'abbondanza potrebbe essere una truffa di ordine superiore creata per nascondere la scarsità. Teorie di cospirazione di ordine superiore sono possibili. E' un universo frattale di bugie, dove non ci sono punti di riferimento per dirci dove ci troviamo.
Alla fine, si tratta di un problema di epistemologia. Lo stesso che risale all'affermazione di Ponzio Pilato “cos'è la verità?”. Dove dovremmo trovare la verità nel nostro mondo? Forse nella scienza? Ma la scienza sta rapidamente diventando una setta marginale di persone che farfugliano di catastrofi a venire, persone alle quali nessuno crede più dopo che non sono stati capaci di mantenere le loro promesse di energia troppo a buon mercato da poterla misurare, viaggi interplanetari e macchine volanti. Quindi, tendiamo a cercarla in cose come la “democrazia” e a credere che una maggioranza votante in qualche modo definisca la “verità”. Ma la democrazia è diventata un fantasma di sé stessa: come possono i cittadini fare una scelta informata dopo che abbiamo scoperto il concetto di “gestione della percezione" (in precedenza chiamata “propaganda”)?
Seguendo una traiettoria parallela a quella degli antichi Romani, non siamo ancora arrivati ad avere un imperatore semidivino che risiede a Washington D.C. E a considerarlo come il depositario di una verità divina. E non vediamo ancora una nuova religione prendere il sopravvento ed espellere quelle vecchie. Al momento, la reazione contro le bugie ufficiali assume più che altro la forma che chiamiamo “atteggiamento cospirazionista”. Anche se largamente disprezzato, il cospirazionismo non è necessariamente sbagliato. Le cospirazioni esistono e molta della disinformazione che si diffonde nel web deve essere creata da qualcuno che sta cospirando contro di noi. Il problema è che il cospirazionismo non è una forma di epistemologia. Una volta che decidi che ogni cosa che leggi è parte di una grande cospirazione, a quel punto ti sei chiuso in una scatola epistemologica ed hai buttato via la chiave. E, come Pilato, puoi solo chiedere “cos'è la verità?”, ma non la troverai mai.
E' possibile pensare ad una “epistemologia 2.0” che ci permetterebbe di riguadagnare la fiducia nelle istituzioni e sui nostri compagni esseri umani? Probabilmente si ma, in questo momento, vediamo come in uno specchio, in modo oscuro. Di certo qualcosa si sta agitando, là fuori, ma non ha ancora assunto una forma riconoscibile. Forse sarà un ideale, forse una rivisitazione di una vecchia religione, forse una nuova religione, forse un nuovo modo di vedere il mondo. Non possiamo dire che forma assumerà la nuova verità, ma possiamo dire che niente può nascere senza la morte di qualcosa. E che tutte le nascite sono dolorose ma necessarie.
E se invece certe verità siano semplicemente inconoscibili? Non intendo le verità scientifiche, che poi essendo sottoponibili a (una qualche forma) di falsificazione, hanno storicamente segnato, prima o dopo, il passo ad un cambio di paradigma. Intendo che in un sistema complesso ed intercorrelato come il nostro, sottoposto a problemi di valutazione quantitativa oltre che qualitativa delle affermazioni, forse sono possibili solo piccole verità in ambiti ristretti. Spesso le scelte valoriali ci instradano in ambiti che si mantengono sull'aleatorietà di una risposta certa ed assoluta a problematiche globali e "miste". Io, ne sono cosciente, sposo, dove esistono e negli argomenti di competenza, le valutazioni preminenti della comunità scientifica, conscio che, storicamente, se una "verità minoritaria" é migliore, prima o dopo prevale e scalza la precedente. Saluti
RispondiEliminaPonzio Pilato ha avuto l'intuizione di domandarsi cosa fosse la verità, ma pressato dagli eventi, non è andato oltre. Io sono stato più fortunato, perchè la risposta me l'ha data l'attore che era accanto a Pilato. "Io sono la via, la VERITA' e la vita", aveva detto Gesù, prima dell'arresto. Chi non tiene conto di questa affermazione dovrà fare i conti con la propaganda, che non ti dà certo la possibilità di ragionare o controbattere. Se aveste visto i polli beccare, vi avreste visto l'uomo come lo vuole la propaganda. Una beccata nel pastone e 4 beccate a destra e a manca, spargendolo fuori della ciotola. Ormai ridotti a poco più che polli, aspettiamo chi ci tiri il collo.
RispondiEliminaIl vero è un velo nero.
RispondiEliminaSudario trascendente
Visione trasparente
Di opachi spiragli di cielo.
Tempestoso mare
Senza stella polare
Bosco senza sentiero
Farneticante impero
Dal pensiero contorto.
Da immemorabile era
Il mio unico conforto
E' il selvatico orto
Che cresce attorno al fosso.
E' il papavero rosso
Esule rimosso
Da sempre sfrattato
Dal campo coltivato
Eroico perdente che in fondo
Consente la certezza del mondo.
Ho affrontato già l'idea che le 'teorie del complotto' siano in realtà un complotto di ordine superiore (sul mio blog, un post intitolato meta-complottismo).
RispondiEliminaIl punto è che come uomini di scienza tendiamo a considerare la verità un valore assoluto, mentre per la politica, che governa il mondo, la verità è semplicemente uno strumento di potere che può essere amministrato: rilasciato pubblicamente, venduto, comprato, negato, falsificato. Più verità possiedi, più potere hai, meno ne hanno gli altri. Per questo anche fare in modo che gli altri abbiano meno conoscenza di te diventa una forma di potere, di controllo.
In questi ultimi tempi vado strutturando una visione semplificata del mondo. Abbiamo da un lato il 'mondo arcaico': i cacciatori-raccoglitori, il contatto diretto con la realtà, gruppi umani poco numerosi, conoscenza reciproca, scarsità di beni, prevalenza della cooperazione. Questo mondo ha prodotto le grandi religioni, le prime leggi, un'etica solidale, perché obbligato dal contesto orientato alla sopravvivenza.
In contrapposizione al 'mondo arcaico' c'è il 'mondo moderno': abbondanza di beni e risorse, complessità, sovrappopolazione, alienazione, prevalenza della competizione. Questo mondo deriva da quello precedente, ne conserva ancora buona parte dei modelli etici, ma fatica ad applicarli perché non funzionano più. L'etica cooperativa, la condivisione del sapere, nella società contemporanea non producono più vantaggi perché la sopravvivenza è garantita mentre solo l'accumulo di beni e ricchezze è opzionale. Solo il potere ed il controllo sui propri simili è (può essere) un obiettivo percorribile.
Purtroppo è una conclusione sconfortante: l'umanità è in grado di riscoprire i vantaggi della cooperazione, e tutto l'impianto etico connesso, solo in tempi di scarsità. Tempi che sicuramente arriveranno. Forse anche non molto in là con gli anni.
Distruggere la Civiltà per salvare la specie
Eliminadi Matteo Minelli
http://www.emergenzeweb.it/2015/12/distruggere-la-civilta-salvare-la-specie/
Quel giorno in cui (che era, forse Rumsfield?) ci illustrava della pericolosita' delle armi di distruzione di massa in Iraq, mentendo sapendo di mentire, della volta in cui portarono quella ragazzina a mentire al pubblico sulle violenze subite dall'esercito iraqueno, gli USA stavano dando fondo d una delle poche risorse preziose di cui disponeva, un tesoro accumulato nei decenni precedenti, ed era la sua credibilita'. QUesta credibilita' e' stata spesa per un obiettivo di corto periodo, a malapena ottenuto, peggio tenuto, e fonte di perdite economiche enormi per la sua cittadinanza.
RispondiEliminaOra, questa credibilita', una volta spesa, non puo' essere recuperata, se non in un numero di decenni superiore a quello che era stato necessario in precedenza.
Pressato pero' com'e' da forse montanti della storia e dell'economia, che erodono in continuazione le basi stesse del suo potere (e non parlo della supremazia militare, ma di economie ed energia), l'impero amricano sara' ancora piu' pressato ad agire in maniera furfantesca e contraria all'etica stessa scritta nella sua carta. Declino e decadenza cominciano dai principii morali, poi si propagano fino al collasso di quel collante impercettibile che si chiama "idea di nazione", per passare poi alle infrastutture e all'autorita' della legge. Da li a poco, avviene il collasso politico e la frammentazione.
Storia gia' vista in passato, solo che oggi e' alla moviola accelerata, causa il piu' elevato contenuto di energia del sistema.
Questa è una riflessione sulla Verità, che avevo fatto, in modo spontaneo e non forzato, il mese scorso.
RispondiEliminaLE PICCOLE VERITA' E LA GRANDE VERITA'.
Ci sono le piccole verità e la Grande Verità.
Cerchiamo di non impelagarci con le piccole verità.
Immaginiamo di essere dentro un imbuto.
Si raggiunge il buco di uscita, la parte più stretta, nella parte bassa, e lì sta la Grande Verità.
Non serve una grande mente per comprenderla.
Essa è semplice.
Afferma che siamo tutti uno, tutti collegati, e che l'essere umano deve cooperare, non competere.
Che dobbiamo rispettare le altre forme di vita, che sono espressione della forza come pure lo siamo noi.
Che sono forza non solo gli esseri umani, gli animali, le piante, ma anche le rocce, l'acqua e l'aria.
Se invece restiamo nella parte alta dell'imbuto, senza mai scendere alla sua uscita, restiamo impelagati nelle piccole discussioni senza capire il senso profondo della realtà.
Dobbiamo scendere sul fondo, conoscere la Grande Verità.
Poi, possiamo anche risalire e immergerci nelle frivolezze, cercando di portare i nostri fratelli esseri umani giù, a capire la Grande Verità.
Gli animali, le piante, le rocce, l'acqua e l'aria vivono 24 ore al giorno, tutti i giorni del tempo, tutti i momenti, giù, nella Grande Verità, dove i concetti sono semplici e veri.
E vivono conformandovisi totalmente.
Non si intortolano nelle complicazioni.
.----
Le piccole verità possono essere nascoste e mai venire comprese,
la Grande Verità è a disposizione di chiunque, sopratutto dei semplici, si pensi ad un bambino nato senza cervello, che la rispetta suo malgrado.
E' chi ha la mente e le concede di dimenticare la Grande Verità, che le si allontana e diventa una minaccia per la Vita.
Gianni Tiziano
Oltre al commento postato qui sopra, aggiungo anche queste altre due piccole riflessioni perchè, nel mio PICCOLO, desidero sia chiaro come la penso.
RispondiEliminaLA VERITA' E' COME UN IMBUTO CON LA PARTE STRETTA IN BASSO :
PIU' LA CONSEGUI, PIU' TI AVVICINI ALL' UNICO BUCO DI USCITA.
MOLTI DI NOI SONO AGGRAPPATI LUNGO IL BORDO E NON VOGLIONO RICONOSCERE LA VERITA'. PER LASCIARSI ANDARE, BISOGNA LIBERARE LA MENTE DA MOLTI PENSIERI CHE SONO I GANCI CHE CI TRATTENGONO DAL SCIVOLARE SUL FONDO.
SIAMO TUTTI UGUALMENTE IMPORTANTI.
E LA GRANDE VERITA' E' UNA NON TANTE GRANDI VERITA', ESSA E' UNA.
IO VOGLIO VIVERE CONFORMANDOMI ALLA GRANDE VERITA'.
LA VERITA' UNIVERSALE.
LA GRANDE VERITA' PIEGA LE PICCOLE VERITA'.
Gianni Tiziano
Una curiosità che ho trovato su un forum riguardo al petrolio abiotico: se il petrolio non è di origine abiotica, come mai vi sono pianeti e satelliti, come Titano, ricchissimi di idrocarburi liquidi? (Preciso che io non credo a questa teoria, non perchè sia un esperto ma perchè parto dal presupposto che se il consensus accademico va in un altro senso ci sarà un motivo. Però, cercando su Internet, obiezioni a questa specifica osservazione non ne ho trovate.)
RispondiEliminaIl bello della vita è che c'è anche qualcuno che fa domande intelligenti sui commenti di un blog! Cosa rara e quesi miracolosa!
EliminaLa risposta è che Titano è un ambiente completamente differente dall'ambiente terrestre per cui l'origine degli idrocarburi su Titano è, anche quella, completamente differente. A parte questo, la storia è molto complessa e ancora in corso di studi. Le misure recenti della sonda Cassini dimostrano che i famosi "laghi di idrocarburi" su Titano sembra proprio che non esistano (peccato, perché sarebbero stati spettacolari) come puoi leggere qui http://www.nature.com/nature/journal/v436/n7051/abs/nature03824.html.
Quindi, Titano non è veramente "ricchissimo di idrocarburi", ma è anche vero che ne contiene, soprattutto in forma di metano. Quasi sicuramente questo metano è di origine abiotica, ma non è molto chiaro il meccanismo di formazione.
Di Titano sappiamo abbastanza poco e, come dicevo prima, è un altro mondo. La cosa sicuramente da NON fare è di dire "Dato che Titano è ricchissimo di idrocarburi (ma siamo sicuri?) e dato che questi idrocarburi di titano sono di origine abiotica (ah si.....?) ne consegue che gli idrocarburi che stanno sulla Terra sono anche quelli di origine abiotica (eh.....???)"
Grazie del complimento, anche se la domanda non è farina del mio sacco. Leggendo la scheda di Titano su Wikipedia mi pare però che la presenza di mari e laghi di idrocarburi sia ormai assodata: https://it.wikipedia.org/wiki/Titano_%28astronomia%29#Struttura_interna
EliminaDel resto il documento da lei linkato risale al 2005 ma nel frattempo la sonda Cassini-Huygens pare aver riportato dati abbastanza definitivi a riguardo. Comunque, nella mia ignoranza in materia, capisco che paragonare Titano alla Terra non è appropriato. Del resto, la stessa scheda dice che "con i suoi liquidi e la sua spessa atmosfera, Titano è considerato simile alla Terra primordiale, ma con una temperatura molto più bassa, dove il ciclo del metano sostituisce il ciclo idrologico presente invece sul nostro pianeta". Quindi, se un satellite da miliardi di anni presenta condizioni fisiche completamente diverse da quelle della Terra, è perfettamente possibile che i suoi idrocarburi si siano formati con altre modalità (almeno così mi sembra di poter intuire).
Quello che mi chiedo, più che altro, è: qual è la prova del 9 che porta tutti gli esperti in materia a propendere per un’origine organica del petrolio e del metano sulla Terra?
Vero. La faccenda è conroversa con gli ultimi dati che indicano la presenza, se non di oceani, perlomeno di laghi di idrocarburi.
EliminaA proposito dell'origine organica del petrolio, guarda non c'è una singola "prova del nove". E' tutta un campo scientifico che funziona benissimo sulla base dell'idea dell'origine biologica del petrolio. Ci sono talmente tante evidenze in geologia, biologia, paleontologia, e persino estrazione commerciale, che solo elencarle richiede un trattato intero - trattati che d'altra parte esistono, anche se nessuno scrive trattati per confutare le idee di un gruppetto di strampalati che si sono ri-inventati la geologia per conto loro. E' un argomento, comunque, di grande interesse. Non è difficile trovare dei buoni manuali anche usati a buon prezzo. Io mi sono studiato tutta la faccenda su "elements of petroleum geology" di Selley che ho comprato usato anni fa, credo, su abebooks. E' ben fatto e completo, anche troppo per uno che non è un geologo, ma si impara tantissimo da quel libro. Poi, comunque, se vai nei dettagli, diventa materia per super-specialisti che sanno cose che a noi comuni mortali sono negate