giovedì 25 febbraio 2016

La Fisica dell'energia e l'economia

Da “Our Finite World”. Traduzione di MR

Di Gail Tverberg

Mi approccio al tema della Fisica di energia ed economia con qualche trepidazione. Un'economia sembra essere un sistema dissipativo, ma cosa significa veramente questo? Non ci sono molte persone che capiscono i sistemi dissipativi e molto poche che capiscono in che modo funziona un'economia. La combinazione delle due cose porta a moltissime false credenze sulle necessità energetiche di un'economia.

Il principale problema a portata di mano è che, in quanto sistema dissipativo, ogni economia ha le proprie necessità energetiche (in termini di luce solare) ed ogni pianta ed animale ha le sue necessità energetiche, in una forma o in un'altra. Un uragano è un altro sistema dissipativo. Ha bisogno dell'energia che ottiene dall'acqua calda dell'oceano. Se si sposta sulla terraferma , si indebolirà presto e morirà. C'è una gamma piuttosto ristretta di livelli di energia accettabili – un animale senza cibo sufficiente si indebolisce ed è più probabile che venga mangiato da un predatore o che soccomba ad una malattia. Una pianta senza luce solare sufficiente è probabile che si indebolisca e che muoia.

Infatti, gli effetti del non avere flussi di energia sufficienti potrebbero diffondersi più ampiamente della singola pianta o animale che si indebolisce e muore. Se la ragione per cui una pianta muore è perché la pianta è parte di una foresta che nel tempo è cresciuta così fitta che le piante del sottobosco non possono ricevere luce sufficiente, allora potrebbe esserci un problema più grande. Il materiale della pianta morente potrebbe accumularsi al punto da incoraggiare gli incendi. Tale incendio forestale potrebbe bruciare un'area piuttosto grande della foresta. Pertanto, il risultato indiretto potrebbe essere di mettere fine ad una parte dell'ecosistema stesso della foresta. Come dovremmo aspettarci che si comporti un'economia nel tempo? Lo schema di energia dissipata durante il ciclo di vita di un sistema dissipativo varierà, a seconda del sistema particolare. Negli esempi che faccio, lo schema sembra in qualche modo seguire ciò che Ugo Bardi chiama un Dirupo di Seneca.

Figura 1. Dirupo di Seneca di Ugo Bardi

mercoledì 24 febbraio 2016

Espulsi dal Paese dei Balocchi. Il destino degli anziani nel mondo post-picco



Di Jacopo Simonetta.

“L’86 per cento dei decessi è provocato da malattie croniche, che colpiscono più dell’80 per cento
delle persone oltre i 65 anni. Una vera piaga, che costa alla sanità 700 miliardi di euro all'anno”
Questa frase, letta in un articolino di agenzia, mi ha molto colpito perché solo una cinquantina di anni fa questi stessi dati si sarebbero letti più o meno in questo senso: “L’86% della gente muore di vecchiaia. “  
Sarebbe stato considerato un bel progresso e ci si sarebbe preoccupati di quel 14% di persone che muoiono giovani o quasi.    Che cosa è cambiato?

Per cominciare è aumentata la vita media che, in Italia, in questi 50 anni è passata da circa 65 a quasi 85 anni.   Questo ha cambiato la nostra prospettiva.   Quando ero bambino, un settantenne veniva complimentato per la sua veneranda età, mentre oggi si dice che “è ancora giovane” e si pretende che lavori e produca come quando di anni ne aveva 40.

Questo ci porta alla seconda considerazione.  

Sicuramente l’aumento della vita media è dovuto all’aumento del benessere, ma in modo un po’ diverso a seconda delle classi di età.   Nel bambini, infatti, la drastica riduzione della mortalità è dipesa sia da una migliore alimentazione media che, soprattutto, dalle campagne di vaccinazione di massa.   Per i vecchi i fattori principali sono invece stati il pensionamento ad un’età attorno ai 60 anni ed il miglioramento delle cure per le malattie croniche, da cui siamo partiti.  

Questo ha però provocato un’esplosione dei costi sanitari e sociali che, malgrado le ristrettezze di bilancio, continuano a crescere.    In media, il costo sanitario di ognuno di noi cresce esponenzialmente dopo i 50 anni, il che è semplicemente naturale.   A 50 anni il fisico comincia infatti a deperire e gli effetti dei fattori avversi ad accumularsi.   La spesa sanitaria nell’ultimo anno di vita di ognuno di noi costa alla società praticamente quanto tutta la sua vita precedente.

Costi che necessariamente ricadono sui giovani sotto varie forme, principalmente una  pressione fiscale crescente.   Né il tentativo di tamponare la spesa sociale alzando l’età pensionabile ha dato buoni risultati poiché riduce drasticamente le opportunità di impiego dei giovani.

Ma proprio la crescente età media dell’elettorato preclude qualunque cambiamento di rotta.   La politica non va solo per classi sociali, ma anche per classi di età e non è un caso se, in tutta Europa, oggi circa il 40% della spesa sociale è per gli anziani e poco più del 2% per i giovani.   In Italia, pensioni e sanità assorbono  quasi il 45% del bilancio statale, contro un 9% all’istruzione, uno scarso 10% alla manutenzione delle infrastrutture vitali e poco più del 3% alla difesa.   Nient’altro che la nostra imprevidenza ha creato una situazione in cui gli anziani, volenti o nolenti, sono diventati un peso anziché un sostegno per i giovani.

Nei prossimi decenni le cose andranno rapidamente peggio per il convergere di tre fattori avversi.

  Il primo è il giungere “in dirittura d’arrivo” dei “baby boomers”.    Tra una ventina di anni la maggior parte della popolazione sarà composta da vecchi, né l’immigrazione o una fiammata di natalità potrebbero mitigare la situazione.   Aumentare i bambine ed i giovani di oggi significa semplicemente aumentare i vecchi di domani, con l’unico risultato di gonfiare ulteriormente la bolla demografica e di farla esplodere in condizioni ancora peggiori.   Insomma sarebbe il classico saltare dalla padella nella brace.

Il secondo fattore è la decrescita di parecchie economie, fra cui quelle dei paesi cosiddetti avanzati.   Non possiamo prevedere i modi ed i tempi con cui questo avverrà, ma che il declino economico in corso sia reversibile non ci crede più nessuno.   Nemmeno le roccaforti del BAU, come l’FMI e la World Bank che parlano eufemisticamente di “stagnazione secolare”.   Dunque, con perfetto contrappasso, l’onda dei nati nel periodo di massima crescita economica morirà povera.   E con chi viene non condivideremo benessere.

Il terzo fattore è il peggioramento delle condizioni ambientali come la circolazione di sostanze tossiche, il clima, le tensioni sociali ed i livelli di stress psicologico.   Forse ancora più importante è il fatto che i vecchi attuali hanno cominciato ad esser esposti a molti di questi fattori avversi in età già avanzata, al contrario delle generazioni successive.   Con quali effetti  sanitari è ancora presto per dirlo.

In molti paesi europei (fra cui l’Italia),  nel 2015 si è verificata la prima molto modesta  riduzione dell’aspettativa di vita dalla fine della guerra mondiale.   Solo fra alcuni anni sapremo se si è trattato di un incidente o di un’inversione di tendenza, ma poco importa perché comunque la tendenza si invertirà .   Tanto vale farsene una ragione ed organizzarsi di conseguenza.

Da una parte, dire a qualcuno che per tutta la vita ha lavorato e pagato “non c’è niente per te” è un evidente tradimento.   Dall’altra coloro che oggi hanno dai 50 anni in su si sono goduti i gli anni migliori dell’intera storia dell’umanità; una festa che non è stata per tutti e che non tornerà mai più per nessuno.    Ed ora che abbiamo finito di mangiare la mela, ci troviamo a contenderci il torsolo coi nostri stessi figli.
Volenti o nolenti, saremo costretti a tagliare servizi e pensioni in misura molto più drastica di quanto non si sia fatto finora.   Eliminare le evidenti sacche di sfacciato privilegio in questo campo sarebbe di vitale importanza politica, ma non cambierebbe gran che sotto il profilo strettamente economico.    Dunque quali scenari possiamo prospettare?    Ci sono società in cui gli anziani vengono soppressi o abbandonati negli interstizi delle megalopoli, dove sopravvivono finché possono e come possono, ma io credo che potremmo evitarlo.   A condizione naturalmente di piantarla di fingere che in futuro le cose andranno come ora o perfino meglio.   Ed a condizione di smettere di considerare “normali” degli standard di vita che, nella storia, non si sono mai visti.  La prima cosa da capire è che non è strano quello che sta accadendo.   Molto strano è quello che è accaduto fra il 1950 ed il 2000; ora stiamo tornando alla normalità.

Negarlo od ignorarlo vale solo ad impattare contro la realtà nel modo più duro possibile.   Viceversa, ammetterlo può essere deprimente, ma apre anche delle possibilità per mitigare questo impatto.    Per fare un esempio,  l’Italia è punteggiata di caserme abbandonate, spesso in città.   Invece di cederle alla speculazione edilizia, con poca spesa vi si potrebbero organizzare degli ospizi e delle mense gratuite o quasi, da fare gestire direttamente da chi ne usufruisce.  

 Certo vitto ed alloggio sarebbero frugali, ma poco è infinitamente meglio di niente.

Non pretendo che questa sia necessariamente una buona idea.   Ciò di cui sono però sicuro è che fare finta di niente per 50 anni non ha portato buoni risultati.   Continuare per altri 20 condurrà milioni di persone al disastro.  

Pinocchio pagò caro il soggiorno nel Paese dei Balocchi.   Già con le orecchi d’asino in testa,  preferì giocare ancora un poco.    Il risultato lo sappiamo e se lui se la cavò fu solo perché era di legno e perché era il protagonista del romanzo.   Noi siamo di carne e siamo tutti personaggi di contorno, esattamente come Lucignolo.

L'unica cosa sensata che possiamo fare è buon viso a cattivo gioco ed organizzarci perché questa bufera passi il meno peggio possibile.   Cercare di contrastarla farebbe solo peggio.



martedì 23 febbraio 2016

Un “buon Antropocene”?

Da “Decline of the Empire”. Traduzione di MR (via Alexander Ač)

Di Dave Cohen

Ieri ho letto Cosa sta causando le epidemie fungine mortali nell'ecosistema mondiale? di Elizabeth Kolbert (Environment 360, 18 gennaio 2015). La parola “antropocene” non appare nel rapporto della Kolbert, ma è di questo che si occupa il rapporto. Considera le cause delle recenti epidemie fungine.

Eppure sorge la domanda: perché ora? Perché stiamo assistendo ad un numero crescente di malattie fungine della vita selvaggia? Gli esperti offrono due spiegazioni possibili, entrambe le quali potrebbero essere valide.

lunedì 22 febbraio 2016

Parte il progetto europeo MEDEAS

Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR 



di Antonio Turiel

Cari lettori,

nella giornata di oggi e domani l'Istituto di Scienze del Mare del CSIC ospita la riunione iniziale del progetto MEDEAS. MEDEAS (acronimo di Modelling Energy system Development under Environmental And Socioeconomic constraints – Modellizzazione dello sviluppo del sistema energetico nei limiti ambientali e socioeconomici) è un progetto europeo finanziato nel segno dello schema Orizzonte 2020 di finanziamento della ricerca europea. Questo progetto è coordinato dalla mia istituzione, più nello specifico dal mio collega Jordi Solé.

sabato 20 febbraio 2016

Niente inverno nell'Artico nel 2016 – La NASA registra il gennaio più caldo mai registrato

Da “robertscribbler.com”. Traduzione di MR (via Alexander Ač)

Gli scienziati sono atterriti e dovremmo esserlo anche noi. Il calore globale e specialmente le anomalie della temperatura estremamente alte che abbiamo visto nell'Artico durante il mese scorso sono del tutto senza precedenti. E' mostruosamente strano. E a questo osservatore particolare sembra che la stagionalità del nostro mondo stia cambiando. Ciò di cui siamo testimoni, a questo punto, sembra l'inizio della fine dell'inverno così come lo conosciamo.

Gennaio più caldo mai registrato – Ma l'Artico è semplicemente fuori da ogni limite

Chiunque osservi l'Artico – dagli scienziati, agli ambientalisti, agli specialisti delle minacce emergenti, agli appassionati di meteo e clima, alle persone normali stravolti dallo stato in rapida dissoluzione del nostro sistema climatico globale – dovrebbero essere molto, molto preoccupati. Le emissioni umane di gas serra – che ora spingono livelli di CO2 al di sopra delle 405 ppm ed aggiungono una serie di gas che intrappolano il calore – sembra che stia rapidamente spingendo il mondo verso il caldo. Ed a scaldarsi più rapidamente in uno dei luoghi assolutamente peggiori immaginabili: l'Artico.

giovedì 18 febbraio 2016

Avere figli è terribile per l'ambiente, quindi non ne avrò

Da “The Washington Post”. Traduzione di MR (via Population Matters)

L'esplosione della popolazione e il cambiamento climatico sono collegati. Voglio fare la mia parte 

Di Erica Gies 

(iStock)

“Hai dei bambini?”

E' una domanda che mi hanno ripetutamente fatto nei miei viaggi, in quanto ovunque le culture celebrano i bambini e la capacità delle donne di farli. Io no, né lo pianifico, per ragioni sia personali sia ambientali. Ma non volendo innescare uno scambio imbarazzante, di solito nicchio con un “non ancora”. Ho trovato difficile giocare in anticipo riguardo alla mia scelta, perché citare la sovrappopolazione è stata una pericolosa area di conversazione. Dopo tutto, la maggior parte delle culture hanno tradizioni fondate in una qualche versione del “crescete e moltiplicatevi” biblico.

Ma esortazioni del genere sono venute molto prima che la popolazione mondiale si impennasse nel XX secolo da 1,6 miliardi nel 1990 ai 6,1 miliardi del 2000, prima che il cambiamento climatico cominciasse a fondere i ghiacciai che forniscono acqua potabile a miliardi di persone. Oggi, i livelli del mare aumentano, minacciando coloro che vivono nelle città costiere e rendendo salate le falde acquifere. L'insicurezza idrica causata in parte dalla pressione della popolazione ha un ruolo nei conflitti armati, come nella guerra che sta decimando la Siria. Stiamo spingendo le altre specie verso l'estinzione ad un ritmo 1.000 volte più alto di quello pre-umano, cosa che è sicuro che ci condizionerà in modi che non comprendiamo ancora.

Gli ottimisti tecnologici sono convinti che l'ingegno umano ci salverà, come la Rivoluzione Verde ha raddoppiato i rendimenti agricoli. Ma mentre le persone stanno lavorando per rendere le attività umane più sostenibili, aumentare la popolazione vanifica il loro impatto. Considerate i requisiti di efficienza degli elettrodomestici in California, che hanno ridotto il loro uso di energia solo al 25% di quello di 40 anni fa. Sfortunatamente la popolazione della California è quasi raddoppiata in quel periodo, quindi il consumo di elettricità si è spostato di poco. Altri sostengono che il consumo è un problema più grande della popolazione. Dopotutto, l'impatto di carbonio di un bambino nato negli Stati Uniti (compresi i suoi discendenti) è più di 160 volte l'impatto di un bambino nato in Bangladesh. Tuttavia, popolazione e consumo sono collegati. La storia mostra che la rapida crescita della popolazione di solito è seguita da un periodo di aumento di consumo pro capite come quella che stiamo vedendo ora in Cina. Inoltre, la globalizzazione sta portando espansione urbana, proprietà di automobili, una mentalità usa e getta e una dieta con più carne per miliardi di consumatori in più che attualmente non se lo possono permettere. E alla fine, le azioni per rendere verde lo stile di vita di qualcuno sono meno efficaci dell'avere meno bambini. Una donna americana che guida un'automobile che consuma meno, che migliora l'efficienza energetica della propria casa, che ricicla e fa cambiamenti dello stile di vita simili risparmierebbe 486 tonnellate di CO2 durante il corso della sua vita, mentre scegliere di avere un figlio di meno ne farebbe risparmiare 9.441 tonnellate.

Se non riduciamo il nostro numero in modo proattivo, lo farà la natura al posto nostro, in modo duro ed improvviso, attraverso malattie, carestie, siccità, super tempeste o guerre. Non sostengo una politica mondiale del “figlio unico” o sterilizzazioni autoritarie. Piuttosto, la chiave per ridurre la popolazione è l'educazione delle ragazze e l'accesso al controllo delle nascite. Ciò è stato piuttosto efficace in paesi sviluppati e in paesi in via di sviluppo, come Thailandia e Vietnam, stanno cominciando a mostrare a loro volta tassi di fertilità in declino. Ma abbiamo ancora bisogno di un cambiamento degli atteggiamenti sociali. Le persone si comportano come se la mia scelta sia pericolosamente sovversiva ed una minaccia. Famiglia, amici ed stranieri mi hanno detto che sono egoista. Che non so cosa mi perdo. Che lo rimpiangerò quando sarò vecchia e nessuno si prenderà cura di me. Che in qualche modo sono manchevole perché amo il mio gatto piuttosto che un bambino. Che sono ipocrita perché anche il mio gatto ha un'impronta ecologica. Ma l'americano medio contribuisce per 17 tonnellate all'anno di carbonio nell'atmosfera. E, mentre non conosco effettivamente l'impronta ecologica del mio gatto, questo avrà una vita più breve di quella di un bambino, di sicuro non procreerà e non avrà l'abitudine di guidare, volare, riscaldare la casa o comprare apparecchiature elettroniche che richiedono molte risorse.

Ho scritto per la prima volta della mia decisione nel 2011, quando ho notato che che la popolazione mondiale era raddoppiata nel corso della mia vita, fino a 7 miliardi. Mentre alcune risposte sono state negative, comprese persone che mi hanno detto che mi devo uccidere (quindi se stavate pensando di farlo, non ce n'è bisogno!), altre persone mi hanno ringraziata per aver articolato i loro punti di vista. Molti non sono occidentali, come l'uomo di 29 anni che ha detto che la lotta per la sopravvivenza nell'India sovrappopolata lo ha portato a decidere di non avere figli, un punto di vista che è un anatema per la sua famiglia. “A differenza dell'occidente dove non avere figli è visto come un atto di egoismo”, ha scritto, “gli indiani pensano a questo come ad un fallimento personale completo”. Nel suo trattato classico “Sulla libertà”, John Stuart Mill ha sostenuto che il tuo diritto di fare ciò che vuoi finisce nel punto in cui questo viola i diritti di qualcun altro. Direi che, data la nostra popolazione estrema, avere più di due figli, il livello di sostituzione di una coppia, lede la libertà altrui utilizzando la loro parte di risorse. Eppure, gli incentivi del governo sono asimmetrici, offrendo riduzioni delle tasse per la riproduzione, penalizzando pertanto le persone senza figli. Questo deve cambiare. Le persone senza figli biologici possono dare ancora molto alla generazione successiva. L'adozione fornisce l'amore necessario e la stabilità ad un bambino che c'è già. Sono stata adottata, come lo sono stati due dei miei nipoti. E in anni recenti sono diventata una madre adottiva di due bambini intelligenti, caldi e divertenti. E' un ruolo illuminante ed impegnativo, che mi spinge a crescere mentre mi sforzo di essere un'influenza positiva sulle loro vite. Quando considero il loro futuro e il pianeta sano di cui hanno bisogno per prosperare, spero che continueremo a passare ad una maggiore accettazione sociale del fatto di non avere figli, a migliori politiche di governo e un'educazione più diffusa per le donne come percorso soft per ridurre il nostro numero. Per una qualità di vita ottimale, dobbiamo essere di meno.

mercoledì 17 febbraio 2016

Un tempo inarrestabili, le sabbie bituminose sono al collasso

Da “Resilience”. Traduzione di MR 

Di Ed Struzik, pubblicato originariamente da Yale Environment 360


L'industria delle sabbie bituminose canadesi è in crisi a causa che i prezzi del petrolio che crollano, i progetti di oleodotti vengono cancellati e i nuovi governi dello stato di Alberta e di Ottawa promettono di affidarsi di meno a questa fonte energetica altamente inquinante. E' l'inizio della fine del colosso delle sabbie bituminose?