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sabato 20 febbraio 2016

Niente inverno nell'Artico nel 2016 – La NASA registra il gennaio più caldo mai registrato

Da “robertscribbler.com”. Traduzione di MR (via Alexander Ač)

Gli scienziati sono atterriti e dovremmo esserlo anche noi. Il calore globale e specialmente le anomalie della temperatura estremamente alte che abbiamo visto nell'Artico durante il mese scorso sono del tutto senza precedenti. E' mostruosamente strano. E a questo osservatore particolare sembra che la stagionalità del nostro mondo stia cambiando. Ciò di cui siamo testimoni, a questo punto, sembra l'inizio della fine dell'inverno così come lo conosciamo.

Gennaio più caldo mai registrato – Ma l'Artico è semplicemente fuori da ogni limite

Chiunque osservi l'Artico – dagli scienziati, agli ambientalisti, agli specialisti delle minacce emergenti, agli appassionati di meteo e clima, alle persone normali stravolti dallo stato in rapida dissoluzione del nostro sistema climatico globale – dovrebbero essere molto, molto preoccupati. Le emissioni umane di gas serra – che ora spingono livelli di CO2 al di sopra delle 405 ppm ed aggiungono una serie di gas che intrappolano il calore – sembra che stia rapidamente spingendo il mondo verso il caldo. Ed a scaldarsi più rapidamente in uno dei luoghi assolutamente peggiori immaginabili: l'Artico.

sabato 19 settembre 2015

Un Artico più caldo significa inverni più freddi altrove.

Da “Inside Climate News”. Traduzione di MR (via Skeptical Science)

Di Katherine Bagley

L'aumento delle temperature dell'Artico stanno cambiando il jet stream, portando l'aria fredda più a sud, dimostrando che il cambiamento climatico può alimentare il meteo estremo in modi inattesi. 


Il cambiamento climatico si manifesta con inverni più nevosi in luoghi come Boston, grazie ad un Artico più caldo. Foto: Peter Enyeart, via Flickr

La fusione del ghiaccio marino e le temperature più alte nell'Artico sono responsabili per i brutali picchi di freddo che hanno afflitto parti dell'Asia e del Nord America negli ultimi anni, secondo la nuova ricerca di scienziati coreani ed europei pubblicata lunedì.

Lo studio, pubblicato nella rivista peer-review Nature Geoscience, si aggiunge alle prove crescenti che collegano l'aumento delle temperature nell'Artico al cambiamento degli schemi meteorologici in tutto il globo. Aiuta anche a demolire ulteriormente una delle argomentazioni preferite dai negazionisti: il meteo freddo prova che il mondo non si sta scaldando a causa dell'accumulo di gas serra nell'atmosfera.

lunedì 15 dicembre 2014

La circolazione polare è così malridotta che i venti di superficie ora ruotano intorno alla Groenlandia

Darobertscribbler”. Traduzione di MR

In un mondo normale, durante un tardo autunno e un inverno normali, l'aria fredda si concentrerebbe sopra uno spesso pack di ghiaccio settentrionale vicino al Polo Nord. Il ghiaccio marino sarebbe abbastanza denso, sufficientemente compatto da chiudere un oceano più caldo sotto di sé. Il nocciolo dell'aria fredda sarebbe circondato da venti forti – sia ai livelli alti, sia in superficie. Una zona atmosferica fredda che tenderebbe ad essere piuttosto stabile, portando le forti anomalie meteorologiche a guidarla da una solida base di aria fredda. Nel mondo di oggi, l'Oceano Artico si sta riscaldando. Collegato ad un oceano mondiale anch'esso in riscaldamento, le acque forniscono una piattaforma di lancio per il calore aggiunto prodotto dagli esseri umani. Il ghiaccio marino di superficie è quindi di gran lunga più sottile – e contiene meno del 50% del volume che vantava nei tardi anni 70. E, durante questo periodo dell'anno, uno straordinario sovraccarico di gas serra (principalmente CO2 e metano) intrappolano continuamente ulteriore radiazione di calore a onde lunghe nella scura notte invernale.

Tutto quel calore supplementare che si raccoglie sopra l'Oceano Artico rende il nocciolo di aria fredda molto meno stabile. Sempre più di frequente viene spinto via dal suo rifugio precedente vicino al Polo Nord. Un rifugiato del cambiamento climatico in cerca di un vortice di aria fredda come asilo temporaneo dall'inesorabile calore che si accumula. Verso sud, le calotte glaciali ancora solide ma sempre più minacciate della Groenlandia forniscono, forse, il rifugio più probabile. Così, mentre l'Artico si riscalda, l'aria fredda si ricentra sulla Groenlandia. E il risultato è una configurazione piuttosto strana in cui le correnti atmosferiche cominciano a spostarsi verso sud, circondando la Groenlandia piuttosto che le regioni polari. Un'interruzione che risulta in un fremito di cambiamenti in tutto l'Emisfero Settentrionale . Comprese delle gravi alterazioni del percorso delle tempeste ed una molto maggiore probabilità che il meteo estremo produca modelli di onda planetari.

Sostegno delle osservazioni alle teorie d'avanguardia

Lo scenario descritto sopra è derivato da diverse teorie scientifiche d'avanguardia. La prima è la teoria delle “Tempeste dei miei nipoti” di Hansen – in cui una combinazione di amplificazione polare e una fusione rafforzata della Groenlandia alimenta gravi cambiamenti al percorso delle tempeste nell'Emisfero Settentrionale, portando ad un meteo da incubo. Il secondo è la teoria dell'onda planetaria rafforzata, sostenuta dalla dottoressa Jennifer Francis, in cui il riscaldamento dell'Artico alimenta gravi cambiamenti e distensioni nel Jet Stream dell'Emisfero Settentrionale. Le due teorie sono collegate per il fatto che il riscaldamento dell'Artico, in entrambi i casi, è un motore primario di cambiamenti climatici e meteorologici straordinari.

Finora, abbiamo visto sempre più prove a sostegno di queste teorie, specialmente per qulla della dottoressa Francis, in quanto sin dalla metà del 2000 abbiamo osservato un aumento delle prevalenza di Jet Stream deboli, onde planetarie forti e potenti flussi meridionali che portano l'aria calda nella zona polare, ma che portano anche via l'aria fredda. La teoria delle Tempeste dei miei nipoti di Hansen ha avuto un impulso lo scorso anno quando una circolazione di aria fredda che si sposta verso sud ha acceso una potente pista di tempeste nel Nord Atlantico che ha compensato l'inverno più duro mai registrato in Inghilterra e nel regno Unito. Quest'anno, vediamo un fenomeno meteorologico simile collegato a queste teorie. L'inondazione di Buffalo, con le precipitazioni nevose corrispondenti di un anno in soli due giorni, è stata alimentata da un potente modello di onda planetaria direttamente associato al riscaldamento polare. Una simile onda planetaria sta minacciando oggi di scaricare più di un piede di neve sulle regioni statunitensi del medio Atlantico attraverso il New England. Una tempesta tipica invernale di gennaio nel Giorno del Ringraziamento che è stata preceduta da temperature di 70°F.

Non proprio una cosa alla quale i nostri modelli meteorologici sono abituati – Il nocciolo di aria fredda centrato sulla Groenlandia

Oggi, abbiamo già un ulteriore modello emergente che è stato previsto da queste teorie – la circolazione dell'aria polare che si centra intorno alla Groenlandia:


Circolazioni di flussi di aria di superficie della Groenlandia simili alle condizioni osservate sopra erano altamente anomale durante il 20° secolo, tale modello di rafforzamento delle tempeste è probabile che divenga molto più prevalente come conseguenza del riscaldamento polare causato dagli esseri umani. Nell'immagine sopra, notate il piccolo vortice al largo della Spagna diretto verso il Marocco da una depressione persistente ed anomala nel Jet Stream derivata da questo modello anormale. Probabilmente ci sono più alluvioni in arrivo per quella regione già colpita duramente. Fonte dell'immagine: Earth Nullschool.

Nell'immagine sopra, fornita da Earth Nullschool e che raccoglie dati da osservazioni climatiche e modelli localizzati negli Stati Uniti, troviamo l'aria calda dall'Atlantico subtropicale spinta verso nord prima da un sistema di alta pressione a metà oceano e poi da una corrente potente che infuria in superficie dalla punta meridionale della Groenlandia. Il flusso di aria calda sale verso nord poi si unisce con un flusso continentale che risale dall'Europa per attraversare l'Atlantico Settentrionale e il Mare di Barents. Viaggiando affiancata ad un freddo fronte frontale spazzato via dalla Groenlandia, la corrente di aria calda sale sulle Svalbard verso il Polo Nord. Questo flusso di aria calda porta temperature in una regione entro un paio di centinaia di miglia dal Polo Nord a 30,5°F – più caldo delle attuali temperature nella Pennsylvania centrale e ben oltre 36°F oltre la media di questo periodo dell'anno nel profondo nord:


Le Svalbard e le regioni prossime al Polo Nord si scaldano mentre un cuneo di aria straordinariamente calda si muove molto, molto a nord.  Fonte dell'immagine: Earth Nullschool.

Quest'aria straordinariamente calda poi viene trascinata in un'altra depressione a nord della Groenlandia prima di seguire un flusso di aria polare che si dirige giù verso l'Arcipelago Canadese e la Baia di Hudson. Un potente flusso da nord a sud si delinea sopra la Baia di Baffin nell'estremo meridionale della Groenlandia chiude il cerchio. Così, troviamo la Groenlandia circondata da venti, i loro nocciolo d'aria fredda molto lontano dal polo, visto che la regione sopra l'Oceano Artico si riscalda. Come possiamo vedere nella mappa dei venti di superficie (mappa in alto), il nocciolo del flusso di aria di superficie che alimenta la circolazione atmosferica NH alla superficie ora è centrata sulla Groenlandia e sulla Baia di Baffin. E' spostata di centinaia di miglia a sud del Polo Nord. E il Polo Nord stesso è diventato sovraccarico di un flusso di aria calda alla periferia del centro di circolazione dell'aria fredda. I modelli del vento del livello superiore sono analogamente stravolti, con un minimo di aria fredda superiore turbina via sulla Baia di Baffin e un secondo nocciolo di circolazione fredda sulla Siberia centrale. In entrambi i casi, nei livelli superiori vicino al Jet Stream e alla superficie, la regione dell'Oceano Artico è dissociata dai centri di aria fredda e dalla circolazione atmosferica collegata. Una serie di condizioni che è giunta ad assomigliare molto a quelle previste dalla dottoressa Francis, o, peggio, sembrano più come dei precursori dello scenario Tempeste dei miei nipoti di Hansen. In questo caso, per oggi, le osservazioni meteorologiche combaciano con i modelli indotti dal riscaldamento proprio come previsto.

La copertura meteorologica mainstream ingannata dai climi che cambiano (Sto indicando te, Weather Channel)

I meteorologi mainstream, compresi quelli del Weather Channel (Canale Meteo), continuano riferire del meteo attuale come se stesse avvenendo nelle condizioni tradizionali fornendo solo riferimenti marginali alla scienza d'avanguardia collegata al riscaldamento atmosferico osservato. Un nuovo sottoinsieme della scienza che fornisce una comprensione molto maggiore di cosa potrebbe stare realmente accadendo ed è uno strumento molto utile per le previsioni meteorologiche, nello stato attualmente alterato del clima che cambia rapidamente. A meno che tali meteorologi non cominciano a fare attenzione ai cambiamenti anomali che sono chiaramente visibili nei dati osservati (cambiamenti che non ho problemi a trovare ed a identificare dopo aver letto la scienza fornita da Hansen e Francis) saranno lasciati indietro dagli eventi che sono sempre più dissonanti rispetto alla loro attuale comprensione istituzionale. Un ammonimento che i meteorologi europei, sconcertati dai fallimenti dei modelli climatici nel prevedere le alluvioni da record dalla formazione di sistemi di bassa pressione nel Marocco da una depressione persistente ed anomala del Jet Stream di questa settimana, possono portarne testimonianza. Come i geologi che non hanno tenuto conto della teoria della tettonica a placche a metà del 20° secolo, i meteorologi che aderiscono alla vecchie previsioni meteo rischiano di diventare antiquati e meno rilevanti rispetto alle realtà climatiche attuali in rapida evoluzione. La nuova scienza del riscaldamento globale è corroborata sia nei dati osservati sia nella sua utilità per prevedere eventi – così, nel nome della precisione, deve essere inclusa.

Collegamenti e credits:

The University of Maine
Something Our Weather Models Aren’t Used To 
Earth Nullschool
NOAA’s Climate Prediction Center 
Dottoressa Jennifer Francis
Dottor James Hansen
(h/t) Mark dal New England
I geeks del Canale Meteo (che si devono svegliare ed annusare l'amplificazione polare)