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mercoledì 17 febbraio 2016

Un tempo inarrestabili, le sabbie bituminose sono al collasso

Da “Resilience”. Traduzione di MR 

Di Ed Struzik, pubblicato originariamente da Yale Environment 360


L'industria delle sabbie bituminose canadesi è in crisi a causa che i prezzi del petrolio che crollano, i progetti di oleodotti vengono cancellati e i nuovi governi dello stato di Alberta e di Ottawa promettono di affidarsi di meno a questa fonte energetica altamente inquinante. E' l'inizio della fine del colosso delle sabbie bituminose?

martedì 3 febbraio 2015

Ron Patterson: il picco del petrolio è arrivato

DaPeak Oil Barrell”. Traduzione di MR (rev. Luca Pardi)

Di Ron Patterson

In questa vita non c'è niente di certo. Pertanto non sto dichiarando che siamo al picco del petrolio in modo assoluto, ma solo che si tratta di una quasi certezza. Sto mettendo la mia reputazione in gioco facendo l'affermazione che il periodo settembre 2014 – agosto 2015 sarà l'anno del picco del petrolio. Sotto trovate le ragioni di quest'affermazione.

Per prima cosa, il picco del petrolio non è una teoria. L'affermazione secondo la quale il picco del petrolio è una teoria è del tutto assurda. Gli idrocarburi fossili sono stati creati dai corpi di alghe sepolte milioni di anni fa e sono presenti in quantità limitata. E finché continuiamo ad estrarli a milioni di barili al giorno, è solo buon senso affermare che un giorno raggiungeremo il punto in cui la loro estrazione comincerà a declinare. Di fatto molti paesi in cui viene estratto il petrolio sono già in declino. Quindi, ovviamente, se i singoli paesi possono sperimentare il picco del petrolio, allora il mondo nel suo complesso può a sua volta sperimentarlo.

Tutti i grafici sotto sono in migliaia di barili al giorno di Greggio + Condensato con gli ultimi dati aggiornati a settembre 2014.


Per prima cosa voglio affrontare la porzione del mondo che ha raggiunto il picco del petrolio circa quattro anni fa, nel gennaio 2011. Cioè ovunque tranne Stati Uniti e Canada. Non sto dicendo che ogni altro paese al di fuori di Stati Uniti e Canada abbiano raggiunto il picco del petrolio, ma che nel complesso lo hanno raggiunto. Il mondo al di fuori di Stati Uniti e Canada è rimasto ormai per diversi anni su un plateau accidentato ed ora, anche con l'aumento di settembre 2014, è ancora di 1.670.000 barili al di sotto del picco di gennaio 2011. Tuttavia solo pochi paesi sono responsabili di questo plateau. Il plateau accidentato è in realtà iniziato nel 2005 col picco in luglio. Da allora, al di fuori di Stati Uniti e Canada, ci sono stati 15 paesi con aumenti di produzione e 21 paesi con declini di produzione. Ecco una panoramica dei 15 vincitori al di fuori di Stati Uniti e Canada.



Affrontiamo i vincitori uno alla volta:

Iraq: La EIA ha dati solo fino a settembre , ma l'Iraq ha in realtà aumentato la produzione di circa 300.000 barili al giorno fino a dicembre, ma si dice che sia leggermente in diminuzione a gennaio. Ciò mette l'Iraq in attivo di circa 1,5 milioni di barili al giorno da quando hanno cominciato il loro programma di trivellazione a riempimento (si tratta di una tecnica di recupero avanzato) nel 2009. L'Iraq ha ancora un po' di potenziale di crescita, ma il suo rischio di diminuzione ora è anche maggiore.

Russia: La Russia ha raggiunto il picco, anche secondo gli analisti russi. Declinerà solo leggermente nel 2015 ma il suo declino accelererà in seguito.

Brasile: Il Brasile ha un po' di potenziale di crescita e molto potenziale di declino. Le finanze di Petrobras sono un gran casino. Moody's l'ha declassata a Baa3, appena sopra lo stato di 'spazzatura' e presto ci si attende un ulteriore declassamento. Aumentare molto di più la loro produzione 'pre-salt' richiederà molti più prestiti in denaro. Cosa che non è molto probabile.

Qatar: La EIA dice che la produzione C+C è aumentata di 598.000 barili al giorno fra il luglio 2005 a il settembre 2014. Il Rapporto Mensile sul Mercato del Petrolio dell'OPEC dice che la loro produzione di greggio è declinata di 78.000 barili al giorno durante quel lasso di tempo. Il grafico sopra è stato fatto coi dati EIA che conteggiano il condensato come petrolio. Il rapporto dell'OPEC solo il greggio. Nel grafico sotto i dati EIA sono fino a settembre, quelli dell'OPEC fino a dicembre 2014.



La EIA dice che il Qatar ha aumentato la produzione di condensato dai sui enormi giacimenti di gas. La produzione di petrolio greggio del Qatar è in declino dal 2008. Il greggio del Qatar continuerà a declinare ed è probabile che anche il loro condensato raggiunga il picco.

Angola: L'Angola ha raggiunto il picco nel 2009 e 2010 ed ora è in declino. Tuttavia, parte del declino è causato da problemi politici. E' probabile che quei problemi peggiorino.

Colombia: La produzione della Colombia è raddoppiata negli ultimi 8 anni ma ha raggiunto il suo picco nel 2013 e si è mantenuta quasi piatta negli ultimi due anni. La Colombia ha raggiunto il picco e declinerà, anche se il declino sarà probabilmente molto lento. Ho incluso la Colombia nel grafico sotto che mostra quattro paesi che hanno di recente raggiunto il picco.

Kazakistan: Il Kazakistan è al picco dei suoi giacimenti attualmente in produzione. E probabile che la produzione diminuirà finché non entra in produzione Kashagan, circa nel 2017. Questo giacimento che un tempo prometteva di produrre oltre un milione di barili al giorno ora si pensa che produrrà a malapena 300.000 barili al giorno... se entrerà mai in produzione. Ma non ci si attende niente di spettacolare dal Kazakistan, specialmente in considerazione del fatto che ci si aspetta che i suoi vecchi giacimenti comincino a declinare presto.

Cina: La Cina ha raggiunto il picco nel 2010 e si è mantenuta stabile da allora. Mi aspetto che la Cina cominci a declinare presto.

Azerbaijan: L'Azerbaijan ha raggiunto il picco nel 2010 e da allora è stato in declino costante.

Emirati Arabi Uniti, Oman e Kuwait: Tutti e tre questi paesi del Medio oriente hanno implementato massicci programmi di trivellazione a riempimento nell'ultimo decennio, più o meno. Ma tutti e tre ora hanno raggiunto il picco. Queste tre nazioni, insieme alla Colombia, mostrano un bell'aumento di produzione poi un picco di arrotondamento al vertice.



Questi quattro paesi sono responsabili di 1,5 milioni di barili al giorno dell'aumento dal 2005. Tutti e quattro ora hanno raggiunto il picco, o perlomeno vi si trovano molto vicini.

Arabia Saudita: L'Arabia Saudita ha portato il suo ultimo giacimento non sfruttato in produzione, Manifa. Ora non ne hanno più. I sauditi stanno producendo a pieno regime. Potrebbero, con grande sforzo, produrre qualche barile in più al giorno, ma fondamentalmente sono al picco proprio in questo momento.

E guardate i 21 perdenti.


Ho cambiato i numeri negativi in numeri assoluti per renderne più facile la lettura. Ma fondamentalmente, queste sono le nazioni che hanno raggiunto il picco e sono in declino. Un paio, Iran e Libia, a causa di problemi politici, hanno declinato molto di più di quanto avrebbero fatto senza quei conflitti. Tuttavia è improbabile per entrambi che recuperino presto. Siria e Sudan, compreso il sud del Sudan, e Yemen sono altri paesi che non recupereranno in questo decennio, o molto dopo che saremo nella fase di discesa del picco del petrolio.

Ciò porta a Stati Uniti e Canada.


Stati Uniti e Canada sono responsabili di circa il 120% dell'aumento della produzione mondiale dal 2005, anche se hanno iniziato la loro grande ascesa solo nel 2009. L'aumento di oltre 400.000 b/g del Canada a settembre è responsabile dell'ultimi picco di crescita. Ma questa cosa può andare avanti?
In una parola...no. L'aumento è stato quasi tutto in LTO (Light Tight Oil) e sabbie bituminose. Ed ora il calo dei prezzi li sta uccidendo entrambi. Se i prezzi rimangono bassi sia Canada che Stati Uniti cominceranno a declinare nella seconda metà di quest'anno. Ma anche se i prezzi tornassero entro una forbice di 70-80 dollari (è improbabile che crescano più di così), la loro produzione non crescerà comunque abbastanza velocemente da compensare il declino del resto del mondo.

Ma che ne è di quelle enormi riserve ancora sottoterra? Molti dicono che non abbiamo ancora prodotto le Ultime Riserve Recuperabili (URR) e finché non siamo almeno a metà strada, non possiamo trovarci al picco del petrolio. Be', ci sono alcuni problemi molto seri in questa logica. Primo, cosa si intende con la parola “recuperabile”? E a quale prezzo? Guardiamo un grafico molto importante.

I punti dei dati sul grafico sotto rappresentano la media da gennaio a novembre.


Qui c'è un grafico dei prezzi storici del petrolio greggio. Il prezzo medio, la linea blu, è il prezzo medio del petrolio di quell'anno. La linea arancione è il prezzo medio dal 1946 ad ogni punto della linea. Per esempio il prezzo medio del petrolio dei 34 anni dal 1947 al 1973 è stato di 23,68 dollari. E questo in dollari di oggi. Dal 1946 al 1973 le società petrolifere ricevevano una media di 23,68 dollari al barile per il loro petrolio e facevano montagne di soldi con quel prezzo. Oggi, il prezzo è più del doppio di quello e molte di loro stanno perdendo montagne di soldi.

Torniamo quindi alle riserve. Le riserve prodotte nel 1973 e negli anni precedenti erano molto redditizie a meno di 24 dollari al barile. Poi si è scatenato l'inferno in Medio oriente e i prezzi sono schizzati alle stelle. Quindi nella successiva dozzina di anni le società petrolifere hanno fatto profitti eccezionali. Ma nel 1986 i prezzi sono tornati alla norma. Fra il 1986 e il 2002 o prezzi del petrolio hanno avuto una media di 30,42 dollari al barile. (Non mostrati nel grafico). Anche a quel prezzo, le società petrolifere facevano ancora enormi profitti. Ma oggi stanno perdendo soldi a 50 dollari al barile.

Il problema sono quelle “riserve”. Le riserve di oggi semplicemente non sono le stesse di quelle di prima. Tutta la roba buona ed economica è già stata risucchiata. Ora non ci resta che raschiare il fondo del barile. Tutto il petrolio nuovo di oggi è difficile da trovare, si esaurisce molto prima e costa molte volte di più da produrre. Non è rimasto niente della roba economica, eccetto per qualche vecchio super giacimento nel quale si sta praticando la trivellazione a riempimento come se non ci fosse un domani.

Ancora una volta, ci troviamo al picco del petrolio proprio in questo momento. Il picco si svilupperà nella linea temporale dal 2014 al 2015. Il 2016 sarà il primo anno di calendario pienamente post picco. Non importa realmente quanti barili di petrolio rimangano nel sottosuolo. Il punto è che non lo estrarremo mai dal sottosuolo allo stesso ritmo al quale lo estraiamo ora.



martedì 6 gennaio 2015

L'industria delle sabbie bituminose al collasso

DaThe Ecologist”. Traduzione di MR

Questo articolo è di circa un mese fa - la situazione attuale dei prezzi del petrolio sotto i 50 dollari al barile lo rende ancora più attuale in una situazione che si sta facendo sempre più disastrosa ogni giorno che passa. Non è più il caso di domandarsi che cosa ha causato il collasso dei prezzi del petrolio. ma che cosa sarà causato dal collasso dei prezzi del petrolio (UB)


L'industria delle sabbie bituminose affronta una perdita 'esistenziale' di 246 miliardi di dollari







La Miniera di Sabbie Bituminose Syncrude 'Aurora', a nord di Fort McMurray, Canada. Foto: Elias Schewel via Flickr. 

L'estrazione delle sabbie bituminose canadesi è più che una semplice catastrofe ambientale, scrive Gregory McGann. Si sta dimostrando anche una disastro economico, con investimenti massicci a rischio mentre il crollo dei prezzi del petrolio fa arenare le sabbie bituminose. Una delle forme più distruttive di produzione petrolifera è finanziariamente priva di senso ed affronta il collasso totale, secondo un nuovo rapporto della Carbon Tracker Initiative (CTI), Sabbie bituminose: schede informative. Il rapporto suggerisce che gli investitori sono stati fuorviati sulla fattibilità economica della produzione di sabbie bituminose, cosa che sta facendo un danno irreparabile alla foresta boreale incontaminata del Canada nord occidentale. La CTI, una società di analisi finanziaria ambientalmente consapevole, sostiene che i progetti futuri di sabbie bituminose, oltre ad essere disastrose ambientalmente, sono anche finanziariamente catastrofiche e stanno portando i loro investitori verso gravi perdite. Nonostante il recente e drammatico crollo dei prezzi del petrolio, le società non hanno tenuto conto del rischio di ulteriori crolli dei prezzi. I progetti di sabbie bituminose, coi loro alti costi di produzione, sono particolarmente vulnerabili, in quanto il prezzo del petrolio che declina può facilmente spazzare via tutta la loro redditività. “Le pressioni del costo che affronta l'industria petrolifera mostra alcuni segni di cedimento”, dichiara il rapporto – eppure le compagnie si rifiutano semplicemente di riconoscerlo.