Da “Resilience”. Traduzione di MR
Di Ed Struzik, pubblicato originariamente da Yale Environment 360
L'industria delle sabbie bituminose canadesi è in crisi a causa che i prezzi del petrolio che crollano, i progetti di oleodotti vengono cancellati e i nuovi governi dello stato di Alberta e di Ottawa promettono di affidarsi di meno a questa fonte energetica altamente inquinante. E' l'inizio della fine del colosso delle sabbie bituminose?
Nell'estate del 2014, quando il petrolio veniva venduto a 114 dollari al barile, l'industria delle sabbie bituminose dell'Alberta si basava ancora fiduciosamente sulle precedenti previsioni secondo le quali avrebbe quasi triplicato la produzione netro il 2035. Le società come Suncor, Statoil, Syncrude, Royal Dutch Shell ed Imperial Oil Ltd. Investivano centinaia di miliardi di dollari in nuovi progetti per estrarre il bitume spesso ed altamente inquinante.
Addocchiando questo boom petrolifero, il primo ministro canadese Stephen Harper ha detto di essere sicuro che l'oleodotto Keystone XL — “una follia”, secondo le sue parole – sarebbe stato costruito, con o senza l'approvazione del presidente Obama. Keystone, che porterebbe il greggio della sabbie bituminose dall'Alberta alle raffinerie lungo il Golfo del Messico, era cruciale se il bitume dei nuovi progetti di sabbie bituminose volevano trovare una strada per il mercato.
Che differenza fanno 18 mesi. Il prezzo del petrolio oggi è crollato a circa 30 dollari al barile, ben al di sotto del punto di pareggio dei produttori di sabbie bituminose, ed il valore del dollaro canadese è crollato nettamente. Il presidente Obama ha ucciso il progetto Keystone XL a novembre ed una opposizione convinta ha finora fermato i tentativi di costruire oleodotti che porterebbero il greggio delle sabbie bituminose verso le coste atlantiche e pacifiche canadesi.
Ugualmente terribili per l'industria delle sabbie bituminose sono gli sviluppi politici nell'Alberta ed in Canada. A maggio, gli elettori dell'Alberta hanno cacciato il premier conservatore ed eletto un governo di centrosinistra. Il nuovo premier, Rachel Notley, è impegnata per fare qualcosa di significativo per il cambiamento climatico e rivedere il pagamento delle royalty di petrolio e gas alla provincia, che sono fra le più basse del mondo.
Ad ottobre, gli elettori canadesi hanno mandato via harper e il suo Partito Conservatore ed eletto il liberale Justin Trudeau come primo ministro. Il mese scorso, Trudeau ha promesso di non essere un “fan degli oleodotti” e ha detto che avrebbe tenuto conto delle emissioni di gas serra nel valutare i progetti di oleodotti. Trudeau ha segnalato che è arrivata una nuova era quando ha detto al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, “Il mio predecessore voleva che conosceste il Canada per le sue risorse. I voglio che conosciate i canadesi per la nostra intraprendenza”.
Anche se potrebbe non essere il momento di alzare la bandiera bianca della resa a Fort McMurray, il capitale delle sabbie bituminose nel nord dell'Alberta, l'industria sta improvvisamente attraversando una tempesta perfetta che gli analisti dicono dicono abbia alterato significativamente le sue prospettive. Mark Jaccard, un professore di energia sostenibile all'Università Simon Fraser di Vancouver che è stato AD della Commissione sui Servizi della Columbia Britannica, non è il solo a suggerire che a causa delle preoccupazioni sul cambiamento climatico ed i prezzi bassi, l'era dei megaprogetti delle sabbie bituminose potrebbe esser giunto alla fine.
“Ciò non è buono per le risorse petrolifere ad alto costo, come le sabbie bituminose”, dice Jaccard. “E sei i grandi paesi come Stati Uniti, Cina ed Unione Europea continuano la loro modesta spinta climatica, ci saranno ulteriori sfide per le fonti petrolifere ad alte emissioni, come le sabbie bituminose”.
Peter Tertzakian, capo economista energetico e direttore di gestione della multinazionale finanziaria ARC concorda, dicendo che l'industria delle sabbie bituminose deve diventare più piccola, più pulita e più efficiente se vuole essere un attrice significativa in futuro.
“Anche prima che crollo del prezzo del petrolio c'era una tendenza nell'investimento in petrolio e gas – che fosse per grandi multinazionali o singoli investitori – a rifuggire progetti che ripagavano sul lungo periodo con molti rischi non quantificabili che sono anche caratterizzati da costi di capitale molto alti”, ha detto Tertzakian all'Alberta Oil Magazine a settembre. “Le sabbie bituminose devono competere per il capitale con tutti gli altri tipi di progetti petroliferi che ci sono là fuori... Il vecchio paradigma delle baracche per 4.000 uomini e lunghi periodi di costruzione è finito”.
Altri esperti di energia ed ambiente abbracciano una visione anche più oscura, dicendo che date che l'espansione costante dell'energia rinnovabile ed un'azione internazionale più concertata per rallentare il riscaldamento globale, le sabbie bituminose ad alta intensità di carbonio potrebbero contrarsi e scomparire nei prossimi decenni.
“Nell'ambito del regno della sanità mentale, penso le sabbie bituminose siano finite”, dice David Schindler, il quale, come limnologo ed ecologo all'Università dell'Alberta ha giocato un ruolo chiave nel costringere le sabbie bituminose a cambiare il modo in cui monitorano e comunicano l'inquinamento di aria ed acqua. “Col loro prodotto che ora è così a buon mercato, stanno operando ben al di sotto del costo, cercando soltanto disperatamente di recuperare parte dell'enorme investimento di partenza piuttosto che vederlo andare tutto in fumo”. Ha previsto che l'industria sarà oggetto di una fusione importante finché rimarranno uno o due giganti dalle tasche piene. Ma, ha aggiunto, “Alla fine dovranno cadere anche loro. Nuovi investimenti? No, a meno che gli investitori non siano dei completi idioti”.
Schindler ed altri scienziati e conservatori hanno richiamato l'attenzione sulla distruzione ambientale su larga scala che ha accompagnato l'estrazione delle sabbie bituminose, che comporta lo scavo di pozzi alla profondità di 76 metri per estrarre sabbie ricche di petrolio. Negli ultimi quattro decenni, le operazioni per le sabbie bituminose hanno distrutto approssimativamente 482 kmq di habitat di foresta boreale e paludi. Vengono usate grandi quantità di acqua nel processo di estrazione e l'industria ha creato 112 kmq di bacini di decantazione tossici che devono ancora essere bonificati. L'estrazione e la raffinazione del greggio da sabbie bituminose crea anche emissioni di gas serra significativamente maggiori – le stime partono da un 37% o più – rispetto alla produzione di greggio convenzionale.
Molte aziende hanno già concesso di non avere futuro in un regime economico e regolamentato che premi i minori costi e le minori emissioni e penalizzi i grandi inquinatori. Secondo la Wood Mackenzie, una società di consulenza energetica, 800.000 barili al giorno di progetti di sabbie bituminose sono stati ritardati negli ultimi 18 mesi. Ciò significa 16 nuovi progetti che sono stati messi in attesa o cancellati. La CNOOC, che di recente ha sospeso la produzione nel suo impianto di produzione di sabbie bituminose di Long Lake, secondo le testimonianze è una delle diverse altre società che cerca i modi per salvare le sabbie bituminose.
Persino l'Associazione Canadese dei produttori di Petrolio (CAPP) ha fatto marcia indietro rispetto alle previsioni rosee sull'espansione delle sabbie bituminose. Nel 2013, ha previsto che la produzione di sabbie bituminose sarebbe aumentata da circa 2 milioni di barili al giorno a 5,2 milioni di barili al giorno entro il 2030. Nel 2015, la CAPP ha ridotto la produzione stimata di sabbie bituminose per il 2030 a 4 milioni di barili al giorno. La produzione di sabbie bituminose potrebbe scendere anche più in basso, dicono gli analisti.
A rendere le cose peggiori per l'industria è il fatto che ci sono pochi segni che i prezzi ritorneranno a 60-80 dollari al barile, punto di pareggio per molte società, in tempi brevi. La IEA prevede che i prezzi del petrolio potrebbero non tornare nella gamma degli 80 dollari al barile fino agli anni 20 del 2000 e che la crescita successiva sarà “perlomeno tiepida fino agli anni 40”.
Se fosse così, solo le società più grandi e più ricche avranno introiti sufficienti di riserva per attraversare l'attuale tempesta. Potrebbe essere questo il motivo per cui la Canadian Oil Sands Ltd abbia recentemente acconsentito ad una assimilazione da parte di Suncor e il perché è probabile che altre società si fondano.
Un altro problema di esistenza per l'industria delle sabbie bituminose è che i progetti di oleodotti come Keystone e Northern Gateway – che trasporterebbero il petrolio da sabbie bituminose ai porti dell'Oceano Pacifico – sono morti o condannati a morte. Altri progetti di oleodotti come il Trans Mountain e Energy East stanno incontrando una forte opposizione da parte dei capi aborigeni canadesi, dai premier delle provincie e dai funzionari comunali, compresi 82 sindaci del Qebec, che in gennaio hanno espresso la loro opposizione all'oleodotto Energy East, che trasporterebbe il greggio delle sabbie bituminose ai porti del Canada atlantico.
Jaccard ed alcuni altri analisti non stanno ancora per togliere dal conto le sabbie bituminose. Dice che il conflitto in Arabia Saudita o nel Medio oriente potrebbe tagliare la produzione ed aumentare i prezzi del petrolio. Un tentativo flebile a lungo termine di rallentare il cambiamento climatico potrebbe anche far ben sperare per le sabbie bituminose, dice Jaccard. Jaccard crede anche che alcune delle società di sabbie bituminose più grandi sono ricche ed innovative a sufficienza da superare le sfide tecnologiche che affrontano avendo a che fare con le emissioni di carbonio ed altre sfide del cambiamento climatico, come la carenza prevista delle quantità massicce di acqua di fiume necessarie per separare il petrolio dalle sabbie.
Un jolly in tutto ciò sono i sussidi governativi generosi e i diritti stracciati necessari per mantenere a galla le sabbie bituminose. Questi sussidi potrebbero declinare o scomparire man mano che l'Alberta ed i governi canadesi fanno slittare le loro priorità ed aumentano il sostegno ad eolico, solare e gas naturale non solo per soddisfare i propri obbiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, ma anche per stimolare l'economia.
Secondo un rapporto del 2014 condotto da Clean Energy Canada,la crescita dell'energia rinnovabile ha prodotto più posti di lavoro dell'industria delle sabbie bituminose. L'impiego diretto nel settore dell'energia pulita – che comprende idroelettrico così come eolico, solare e biomasse – è stato di 23.700 osti di lavoro, di fronte alle 22.000 persone impiegate nelle sabbie bituminose, secondo il rapporto.
“La domanda interessante quindi è come evolvono le società di sabbie bituminose ed oleodotti”, dice Dan Woynillowicz, direttore delle politiche di Clean Energy Canada? “Alcune sono diventate degli attori nel campo delle energie rinnovabili e, anche se si tratta di una piccola parte dei loro affari attuali, in realtà sono alcuni fra i più grandi sviluppatori di energie rinnovabili in Canada. Come è, per queste società, continuare a transitare dall'essere una società di combustibili fossili ad essere una società energetica con beni fossili e rinnovabili e poi ad una società di energia rinnovabile?”
Anche se e quando i prezzi del petrolio si riprendono, l'industria delle sabbie bituminose continuerà a vedere una competizione costante non solo dai progetti di energia rinnovabile, ma anche dal boom del petrolio prodotto da fratturazione idraulica delle formazioni di scisto negli Stati Uniti.
Schindler, il limnologo che è stato il critico di lungo periodo dell'industria potrebbe sbagliare prevedendo che Fort McMurray “sarà il prossimo Butte, in Montana, con molte case sbarrate e che ai contribuenti saranno rimasti con un sacco di bacini di decantazione tossici e terre sfruttate, desolate e non bonificabili in mano”. Ma non sbaglia nell'evidenziare che gli abitanti dell'Alberta sono realmente spaventati dal futuro della loro industria dell'energia un tempo indomita.
Simon Dyer, il direttore regionale associato dell'Alberta all'Istituto Pembina, che agisce come cane da guardia dell'industria dell'energia, dica che il recente piano del governo dell'Alberta di limitare le emissioni di carbonio delle sabbie bituminose a 100 megatonnellate entro il 2030, dalle 70 megatonnellate di oggi, è un chiaro segno che una robusta espansione della produzione non è prevista.
“Non è chiaro che gli abitanti dell'Alberta e i canadesi sappiano che il tipo di espansione che ci è stato promesso diversi anni fa non si verificherà”, dice. “Non succederà”.
Di Ed Struzik, pubblicato originariamente da Yale Environment 360
L'industria delle sabbie bituminose canadesi è in crisi a causa che i prezzi del petrolio che crollano, i progetti di oleodotti vengono cancellati e i nuovi governi dello stato di Alberta e di Ottawa promettono di affidarsi di meno a questa fonte energetica altamente inquinante. E' l'inizio della fine del colosso delle sabbie bituminose?
Nell'estate del 2014, quando il petrolio veniva venduto a 114 dollari al barile, l'industria delle sabbie bituminose dell'Alberta si basava ancora fiduciosamente sulle precedenti previsioni secondo le quali avrebbe quasi triplicato la produzione netro il 2035. Le società come Suncor, Statoil, Syncrude, Royal Dutch Shell ed Imperial Oil Ltd. Investivano centinaia di miliardi di dollari in nuovi progetti per estrarre il bitume spesso ed altamente inquinante.
Addocchiando questo boom petrolifero, il primo ministro canadese Stephen Harper ha detto di essere sicuro che l'oleodotto Keystone XL — “una follia”, secondo le sue parole – sarebbe stato costruito, con o senza l'approvazione del presidente Obama. Keystone, che porterebbe il greggio della sabbie bituminose dall'Alberta alle raffinerie lungo il Golfo del Messico, era cruciale se il bitume dei nuovi progetti di sabbie bituminose volevano trovare una strada per il mercato.
Che differenza fanno 18 mesi. Il prezzo del petrolio oggi è crollato a circa 30 dollari al barile, ben al di sotto del punto di pareggio dei produttori di sabbie bituminose, ed il valore del dollaro canadese è crollato nettamente. Il presidente Obama ha ucciso il progetto Keystone XL a novembre ed una opposizione convinta ha finora fermato i tentativi di costruire oleodotti che porterebbero il greggio delle sabbie bituminose verso le coste atlantiche e pacifiche canadesi.
Ugualmente terribili per l'industria delle sabbie bituminose sono gli sviluppi politici nell'Alberta ed in Canada. A maggio, gli elettori dell'Alberta hanno cacciato il premier conservatore ed eletto un governo di centrosinistra. Il nuovo premier, Rachel Notley, è impegnata per fare qualcosa di significativo per il cambiamento climatico e rivedere il pagamento delle royalty di petrolio e gas alla provincia, che sono fra le più basse del mondo.
Ad ottobre, gli elettori canadesi hanno mandato via harper e il suo Partito Conservatore ed eletto il liberale Justin Trudeau come primo ministro. Il mese scorso, Trudeau ha promesso di non essere un “fan degli oleodotti” e ha detto che avrebbe tenuto conto delle emissioni di gas serra nel valutare i progetti di oleodotti. Trudeau ha segnalato che è arrivata una nuova era quando ha detto al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, “Il mio predecessore voleva che conosceste il Canada per le sue risorse. I voglio che conosciate i canadesi per la nostra intraprendenza”.
Anche se potrebbe non essere il momento di alzare la bandiera bianca della resa a Fort McMurray, il capitale delle sabbie bituminose nel nord dell'Alberta, l'industria sta improvvisamente attraversando una tempesta perfetta che gli analisti dicono dicono abbia alterato significativamente le sue prospettive. Mark Jaccard, un professore di energia sostenibile all'Università Simon Fraser di Vancouver che è stato AD della Commissione sui Servizi della Columbia Britannica, non è il solo a suggerire che a causa delle preoccupazioni sul cambiamento climatico ed i prezzi bassi, l'era dei megaprogetti delle sabbie bituminose potrebbe esser giunto alla fine.
“Ciò non è buono per le risorse petrolifere ad alto costo, come le sabbie bituminose”, dice Jaccard. “E sei i grandi paesi come Stati Uniti, Cina ed Unione Europea continuano la loro modesta spinta climatica, ci saranno ulteriori sfide per le fonti petrolifere ad alte emissioni, come le sabbie bituminose”.
Peter Tertzakian, capo economista energetico e direttore di gestione della multinazionale finanziaria ARC concorda, dicendo che l'industria delle sabbie bituminose deve diventare più piccola, più pulita e più efficiente se vuole essere un attrice significativa in futuro.
“Anche prima che crollo del prezzo del petrolio c'era una tendenza nell'investimento in petrolio e gas – che fosse per grandi multinazionali o singoli investitori – a rifuggire progetti che ripagavano sul lungo periodo con molti rischi non quantificabili che sono anche caratterizzati da costi di capitale molto alti”, ha detto Tertzakian all'Alberta Oil Magazine a settembre. “Le sabbie bituminose devono competere per il capitale con tutti gli altri tipi di progetti petroliferi che ci sono là fuori... Il vecchio paradigma delle baracche per 4.000 uomini e lunghi periodi di costruzione è finito”.
Altri esperti di energia ed ambiente abbracciano una visione anche più oscura, dicendo che date che l'espansione costante dell'energia rinnovabile ed un'azione internazionale più concertata per rallentare il riscaldamento globale, le sabbie bituminose ad alta intensità di carbonio potrebbero contrarsi e scomparire nei prossimi decenni.
“Nell'ambito del regno della sanità mentale, penso le sabbie bituminose siano finite”, dice David Schindler, il quale, come limnologo ed ecologo all'Università dell'Alberta ha giocato un ruolo chiave nel costringere le sabbie bituminose a cambiare il modo in cui monitorano e comunicano l'inquinamento di aria ed acqua. “Col loro prodotto che ora è così a buon mercato, stanno operando ben al di sotto del costo, cercando soltanto disperatamente di recuperare parte dell'enorme investimento di partenza piuttosto che vederlo andare tutto in fumo”. Ha previsto che l'industria sarà oggetto di una fusione importante finché rimarranno uno o due giganti dalle tasche piene. Ma, ha aggiunto, “Alla fine dovranno cadere anche loro. Nuovi investimenti? No, a meno che gli investitori non siano dei completi idioti”.
Schindler ed altri scienziati e conservatori hanno richiamato l'attenzione sulla distruzione ambientale su larga scala che ha accompagnato l'estrazione delle sabbie bituminose, che comporta lo scavo di pozzi alla profondità di 76 metri per estrarre sabbie ricche di petrolio. Negli ultimi quattro decenni, le operazioni per le sabbie bituminose hanno distrutto approssimativamente 482 kmq di habitat di foresta boreale e paludi. Vengono usate grandi quantità di acqua nel processo di estrazione e l'industria ha creato 112 kmq di bacini di decantazione tossici che devono ancora essere bonificati. L'estrazione e la raffinazione del greggio da sabbie bituminose crea anche emissioni di gas serra significativamente maggiori – le stime partono da un 37% o più – rispetto alla produzione di greggio convenzionale.
Molte aziende hanno già concesso di non avere futuro in un regime economico e regolamentato che premi i minori costi e le minori emissioni e penalizzi i grandi inquinatori. Secondo la Wood Mackenzie, una società di consulenza energetica, 800.000 barili al giorno di progetti di sabbie bituminose sono stati ritardati negli ultimi 18 mesi. Ciò significa 16 nuovi progetti che sono stati messi in attesa o cancellati. La CNOOC, che di recente ha sospeso la produzione nel suo impianto di produzione di sabbie bituminose di Long Lake, secondo le testimonianze è una delle diverse altre società che cerca i modi per salvare le sabbie bituminose.
Persino l'Associazione Canadese dei produttori di Petrolio (CAPP) ha fatto marcia indietro rispetto alle previsioni rosee sull'espansione delle sabbie bituminose. Nel 2013, ha previsto che la produzione di sabbie bituminose sarebbe aumentata da circa 2 milioni di barili al giorno a 5,2 milioni di barili al giorno entro il 2030. Nel 2015, la CAPP ha ridotto la produzione stimata di sabbie bituminose per il 2030 a 4 milioni di barili al giorno. La produzione di sabbie bituminose potrebbe scendere anche più in basso, dicono gli analisti.
A rendere le cose peggiori per l'industria è il fatto che ci sono pochi segni che i prezzi ritorneranno a 60-80 dollari al barile, punto di pareggio per molte società, in tempi brevi. La IEA prevede che i prezzi del petrolio potrebbero non tornare nella gamma degli 80 dollari al barile fino agli anni 20 del 2000 e che la crescita successiva sarà “perlomeno tiepida fino agli anni 40”.
Se fosse così, solo le società più grandi e più ricche avranno introiti sufficienti di riserva per attraversare l'attuale tempesta. Potrebbe essere questo il motivo per cui la Canadian Oil Sands Ltd abbia recentemente acconsentito ad una assimilazione da parte di Suncor e il perché è probabile che altre società si fondano.
Un altro problema di esistenza per l'industria delle sabbie bituminose è che i progetti di oleodotti come Keystone e Northern Gateway – che trasporterebbero il petrolio da sabbie bituminose ai porti dell'Oceano Pacifico – sono morti o condannati a morte. Altri progetti di oleodotti come il Trans Mountain e Energy East stanno incontrando una forte opposizione da parte dei capi aborigeni canadesi, dai premier delle provincie e dai funzionari comunali, compresi 82 sindaci del Qebec, che in gennaio hanno espresso la loro opposizione all'oleodotto Energy East, che trasporterebbe il greggio delle sabbie bituminose ai porti del Canada atlantico.
Jaccard ed alcuni altri analisti non stanno ancora per togliere dal conto le sabbie bituminose. Dice che il conflitto in Arabia Saudita o nel Medio oriente potrebbe tagliare la produzione ed aumentare i prezzi del petrolio. Un tentativo flebile a lungo termine di rallentare il cambiamento climatico potrebbe anche far ben sperare per le sabbie bituminose, dice Jaccard. Jaccard crede anche che alcune delle società di sabbie bituminose più grandi sono ricche ed innovative a sufficienza da superare le sfide tecnologiche che affrontano avendo a che fare con le emissioni di carbonio ed altre sfide del cambiamento climatico, come la carenza prevista delle quantità massicce di acqua di fiume necessarie per separare il petrolio dalle sabbie.
Un jolly in tutto ciò sono i sussidi governativi generosi e i diritti stracciati necessari per mantenere a galla le sabbie bituminose. Questi sussidi potrebbero declinare o scomparire man mano che l'Alberta ed i governi canadesi fanno slittare le loro priorità ed aumentano il sostegno ad eolico, solare e gas naturale non solo per soddisfare i propri obbiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, ma anche per stimolare l'economia.
Secondo un rapporto del 2014 condotto da Clean Energy Canada,la crescita dell'energia rinnovabile ha prodotto più posti di lavoro dell'industria delle sabbie bituminose. L'impiego diretto nel settore dell'energia pulita – che comprende idroelettrico così come eolico, solare e biomasse – è stato di 23.700 osti di lavoro, di fronte alle 22.000 persone impiegate nelle sabbie bituminose, secondo il rapporto.
“La domanda interessante quindi è come evolvono le società di sabbie bituminose ed oleodotti”, dice Dan Woynillowicz, direttore delle politiche di Clean Energy Canada? “Alcune sono diventate degli attori nel campo delle energie rinnovabili e, anche se si tratta di una piccola parte dei loro affari attuali, in realtà sono alcuni fra i più grandi sviluppatori di energie rinnovabili in Canada. Come è, per queste società, continuare a transitare dall'essere una società di combustibili fossili ad essere una società energetica con beni fossili e rinnovabili e poi ad una società di energia rinnovabile?”
Anche se e quando i prezzi del petrolio si riprendono, l'industria delle sabbie bituminose continuerà a vedere una competizione costante non solo dai progetti di energia rinnovabile, ma anche dal boom del petrolio prodotto da fratturazione idraulica delle formazioni di scisto negli Stati Uniti.
Schindler, il limnologo che è stato il critico di lungo periodo dell'industria potrebbe sbagliare prevedendo che Fort McMurray “sarà il prossimo Butte, in Montana, con molte case sbarrate e che ai contribuenti saranno rimasti con un sacco di bacini di decantazione tossici e terre sfruttate, desolate e non bonificabili in mano”. Ma non sbaglia nell'evidenziare che gli abitanti dell'Alberta sono realmente spaventati dal futuro della loro industria dell'energia un tempo indomita.
Simon Dyer, il direttore regionale associato dell'Alberta all'Istituto Pembina, che agisce come cane da guardia dell'industria dell'energia, dica che il recente piano del governo dell'Alberta di limitare le emissioni di carbonio delle sabbie bituminose a 100 megatonnellate entro il 2030, dalle 70 megatonnellate di oggi, è un chiaro segno che una robusta espansione della produzione non è prevista.
“Non è chiaro che gli abitanti dell'Alberta e i canadesi sappiano che il tipo di espansione che ci è stato promesso diversi anni fa non si verificherà”, dice. “Non succederà”.