Visualizzazione post con etichetta picco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta picco. Mostra tutti i post

venerdì 18 novembre 2022

Colin Campbell (1931-2022). Un omaggio al padre del concetto di "Peak Oil"

Colin Campbell è morto a 91 anni, il 13 novembre 2020, nella sua casa di Ballydehob, in Irlanda. Amava illustrare il concetto di picco del petrolio usando la birra. Nessuna teoria fantasiosa, nessuna ideologia, nessuna creazione di risorse: la birra è una cosa reale che non puoi creare dal nulla. E dopo averla bevuta, non ne rimane più! 


Ho incontrato Colin Campbell per la prima volta in Italia, nel 2003, quando l'ho invitato a tenere una conferenza all'Università di Firenze. Quel giorno era chiaro che Colin ci stava portando un messaggio importante. Sapeva che il nostro mondo, la nostra orgogliosa civiltà e le nostre (forse) grandi conquiste erano tutte basate sulla disponibilità di petrolio a buon mercato. Niente petrolio, niente energia. Nessuna energia, nessuna civiltà.

Non tutti quelli che lo ascoltavano, in quel momento, capirono il suo messaggio, ma alcuni di noi sì. Erano passati solo due anni da quando le Torri Gemelle di New York erano crollate. Era stato un evento che chiedeva una spiegazione, ma che non poteva essere compreso nel quadro del mondo così come ci veniva presentato dai media ufficiali. Fu quel giorno che un piccolo gruppo di scienziati e ricercatori italiani si riunì nel mio ufficio per incontrare Colin dopo la sua conferenza. È stata un'esperienza elettrizzante: tutti abbiamo avuto l'impressione che si stesse sollevando un velo, che si potesse vedere cosa c'era dietro il sipario della propaganda, che si potesse finalmente percepire il meccanismo che faceva muovere il mondo. Una nuova realtà ci veniva rivelata.

Colin non era uno scienziato accademico. Era principalmente un "petroliere", una di quelle persone che sono la versione moderna degli antichi esploratori. Persone che hanno opinioni pratiche e senza fronzoli, che non possono essere facilmente influenzate da ideologie o tendenze alla moda. Persone temprate dall'esperienza, abituate a porsi obiettivi realistici e a raggiungerli. Colin non era un uomo che potesse essere facilmente intimidito.

In qualità di ex petroliere, Colin ha avuto accesso a dati che per la maggior parte di noi sono troppo costosi o semplicemente non disponibili. Insieme al suo amico e collega di lunga data, Jean Laherrere, hanno rivisitato un vecchio modello che Marion King Hubbert aveva proposto nel 1956, lo hanno rinnovato con nuovi dati e hanno pubblicato i loro risultati in un articolo del 1998 su "Scientific American" intitolato " The End del petrolio a buon mercato ". Il modello era semplice e i dati ancora incerti, ma lo studio andava diritto al suo obiettivo e giungeva a una chiara conclusione: le risorse petrolifere del mondo stavano diventando sempre più costose e la crescita economica sarebbe diventata una cosa del passato in un futuro non remoto. Le conseguenze erano sconosciute ma potenzialmente disastrose. Più tardi, chiamai il declino che ci aspettava, "La Rupe di Seneca".

Colin si stava muovendo lungo un percorso parallelo a quello creato, circa 30 anni prima, dagli autori di "The Limits to Growth" e dai loro sponsor, il Club di Roma. Colin era un grande fan dello studio dei "Limiti dello Sviluppo" e, acuto come al solito, riusciva a riconoscere le idee che erano radicate nel mondo reale. Non avrebbe mai dato retta alle vaghe argomentazioni che erano state prodotte contro lo studio, come ad esempio che le risorse sono "create" dall'intelligenza umana. No, le risorse sono qualcosa di reale, qualcosa di fisico, qualcosa che puoi pesare e misurare. E non arrivano gratis: devi pagare per quello che estrai, e il costo potrebbe essere superiore a quello che puoi permetterti di pagare. Questa è l'essenza dell'idea di esaurimento graduale che porta alla curva "a campana". È stata la base dello studio "Limits to Growth", e la base della teoria del "picco del petrolio". Di seguito è riportato il risultato principale dello studio del 1998.


All'inizio degli anni 2000, Colin fondò la "Associazione per lo studio del picco del petrolio e del gas" (ASPO). Era un gruppo di scienziati, intellettuali e semplici cittadini che avevano capito un concetto semplice: il futuro non sarebbe stato quello che ci era stato detto di aspettarci. È stato un tentativo di allertare i governi e tutti quanti sui pericoli futuri.

Ripensando a quella storia, oggi, è davvero sorprendente come Colin sia riuscito, da solo e solo con i propri mezzi, a creare un'organizzazione che era arrivata ad avere un certo effetto sul dibattito globale. I politici di alto rango hanno ascoltato il messaggio, anche se spesso hanno reagito criticandolo. Per un certo periodo, l'ASPO è stato anche un forum dove si riunivano tutti i tipi di sovversivi, compreso l'arci-teorico della cospirazione Michael Ruppert, che ho incontrato personalmente a Vienna in uno degli incontri dell'ASPO. Sono ragionevolmente sicuro che ASPO sia stata infiltrata dalla CIA , non ho prove, ovviamente, ma sarei sorpreso se non avessero sondato ASPO per vedere cosa stavamo facendo. Evidentemente decisero che eravamo innocui (avevano ragione) e ci lasciarono in pace.

ASPO ha attraversato un ciclo di popolarità che è durato circa 10 anni. Per un po', sembrava che potessimo influenzare il mondo, che le persone che avevano il potere di fare qualcosa ascoltassero il nostro messaggio e intervenissero. Nel 2005, Colin Campbell propose il suo "Protocollo petrolifero" (detto anche "Protocollo di Rimini") che avrebbe posto un limite al tasso di estrazione del petrolio e degli altri fossili. E questo ha suscitato molto interesse a metà degli anni 2000. Ma non durò a lungo.

La traiettoria dell'ASPO ha seguito un percorso simile a quello del Club di Roma e del suo studio "Limiti alla crescita". In entrambi i casi, un gruppo di intellettuali ha cercato di allertare i governanti mondiali sulla finitezza delle risorse materiali su cui si basava l'economia e che bisognava fare qualcosa per evitare la "trappola del consumo eccessivo" che avrebbe necessariamente portato a un crollo. Ma, così come era successo per il messaggio del Club di Roma, anche il messaggio dell'ASPO è stato rifiutato e demonizzato, e poi ignorato.

Nel 2008, le previsioni dell'ASPO sembravano confermate quando i prezzi del petrolio sono saliti a livelli mai visti prima. Stava arrivando il "picco del petrolio"? Probabilmente si, almeno per quel che riguardava il petrolio "convenzionale", ma le conseguenze furono inaspettate. I poteri forti hanno reagito in modo aggressivo alla crisi, pompando enormi quantità di denaro e risorse nello sfruttamento di nuove risorse di petrolio e gas negli Stati Uniti. Era l'inizio dell'era del "fracking". Dal 2010 in poi, un'enorme quantità di petrolio ha iniziato a fuoriuscire dai pozzi di "tight oil", invertendo la tendenza al ribasso iniziata 40 anni prima. Per molti è stata la liberazione da un incubo. Alcuni hanno parlato di una "nuova era di abbondanza" che avrebbe potuto durare secoli, se non per sempre.

Nessuno dei geologi in ASPO o fuori di ASPO aveva previsto questo sviluppo. Cornucopiani e catastrofisti, allo stesso modo, ritenevano che i ricavi dello shale oil in un mercato libero non potessero giustificare i costi di estrazione. Non potevano credere che l'industria petrolifera si sarebbe imbarcata in un'avventura così costosa e incerta. In effetti, il fracking non ha portato profitti: è stata soprattutto una decisione politica, intesa a mantenere al potere le attuali élite. In questo senso ha funzionato, anche se nessuno può dire per quanto tempo.

Il fracking è stato la fine di ASPO. Dopo il 2010, il pubblico ha perso rapidamente interesse per il picco del petrolio, e forse era inevitabile. In generale, ci dimentichiamo facilmente le verità inquietanti, mentre preferiamo di gran lunga le bugie comode. Ed è quello che è successo. L'ASPO non è mai ufficialmente morta, ma è scesa a un livello di attività molto inferiore di quello che aveva alla sua nascita. Colin Campbell si è ritirato nella sua casa nell'Irlanda del Sud e il suo ultimo commento sul picco del petrolio è stato pubblicato su " Cassandra's Legacy " nel 2018.

Ripensando oggi all'eredità di Colin, possiamo vedere che non aveva sempre ragione nelle sue valutazioni. Uno dei limiti del suo approccio era che si concentrava troppo su petrolio e gas. I suoi modelli a volte erano eccessivamente semplificati e, a volte, non aveva capito come le nuove tecnologie avrebbero cambiato il quadro degli eventi. Forse il suo limite principale è stato quello di aver sopravvalutato l'importanza della data del picco come punto di svolta per l'umanità e di aver creduto che potesse essere determinata dai modelli. So bene che aveva capito che il picco era solo un punto in una curva, e lo ha detto più volte in dichiarazioni pubbliche. Ma molte persone hanno frainteso il significato di "picco del petrolio" e lo hanno visto come equivalente alla "fine del petrolio". Per alcuni, era l'equivalente del concetto religioso di apocalisse,

Va da sé che le idee di Colin erano tanto lontane dal millenarismo quanto avrebbero potuto esserlo. Il suo approccio era rigoroso: solo scienza basata sui dati. Gli piaceva citare Keynes dicendo: "quando ho nuovi dati, cambio idea, voi cosa fate?" (in effetti, l'ha detto Samuelson). La capacità di Colin di analizzare i dati senza farsi influenzare da fardelli ideologici lo ha portato a evitare gli errori commessi da altri membri dell'ASPO, come riporre tutte le loro speranze nell'energia nucleare o rifiutare di accettare la scienza del clima come campo scientifico valido.

Quindi, anche se in questo momento il concetto di "picco del petrolio" sembra fuori moda, le buone idee rimangono. Sono come le anime: passano da una generazione all'altra, rinascendo come nuove incarnazioni se sono buone. Le idee di Campbell hanno quel potere, in questo momento sono quasi dimenticate, ma aspettano di riapparire in un corpo adatto, come lo spirito del Dalai Lama. Noi umani dimentichiamo le cose così facilmente, specialmente le cose importanti. Ma un giorno capiremo il messaggio principale di Campbell secondo cui ciò che otteniamo dalla Terra può sembrare gratuito, ma deve essere ripagato, prima o poi. E l'agenzia di recupero crediti alle dipendenze di Gaia è spietata e non la si può corrompere.

Dal momento in cui ho incontrato Colin per la prima volta, quel giorno del 2003, l'ho considerato il mio mentore quando mi sono trasferito in un campo di ricerca, l'esaurimento delle risorse, che era completamente nuovo per me. È stato in gran parte con il suo aiuto, che era sempre felice di fornire, che sono riuscito a ritagliarmi una nicchia in questo nuovo e affascinante settore. Nel corso degli anni ho conosciuto bene Colin e sua moglie Bobbins. Non era il tipo di uomo che si prendeva cura della propria immagine pubblica, né era abituato a vantarsi dei suoi successi, ma posso dirvi una cosa: era una brava persona. Era al livello più alto della scala dell'empatia , come la definisce il mio amico Chuck Pezeshky.

Colin si prendeva cura delle persone. Per la sua famiglia, i suoi amici, i suoi colleghi e anche per l'umanità nel suo complesso, altrimenti non avrebbe fatto quello che ha fatto con ASPO. Aveva capito come le risorse, e il petrolio greggio in particolare, siano alla base di gran parte dell'oppressione e della sofferenza imposte alla maggioranza degli esseri umani , e ha cercato di fare il possibile per liberare l'umanità da questo immenso fardello. Oggi possiamo vederlo come una delle grandi menti degli ultimi decenni che hanno cercato di allertare l'umanità sui pericoli futuri, come Aurelio Peccei, Donella Meadows, Rachel Carson, Herman Daly e molti altri. Non sono stati ascoltati, ma la loro memoria non sarà dimenticata.

Che Colin riposi in pace tra le braccia di quella Terra che tanto ha studiato da geologo.

venerdì 3 aprile 2020

Ugo Bardi parla del petrolio dopo il coronavirus






Una brevissima riflessione sulle conseguenze del crollo dei prezzi del petrolio connessi all'epidemia del coronavirus. Preparata per il programma di disseminazione di conoscenza dell'università di Firenze 




domenica 3 novembre 2019

Vivere in un esperpento.



di Jacopo Simonetta

L’Esperpento, si studia al liceo, è un genere letterario spagnolo dei primi decenni del XX secolo.   La sua caratteristica è quella di creare quadri in cui personaggi ridicoli e intimamente miserabili danno vita ad atmosfere inquietanti, finanche decisamente lugubri, dominate da una morte sempre incombente.  La sua peculiarità è proprio che ridicolo e tragico, delirio e realtà scaturiscono gli uni dagli altri; sono mostrati come l’amalgama inscindibile che forma la lega di cui è fatta la vita umana.

Passando dalla letteratura alla storia contemporanea, è difficile trovare una più appropriata metafora per descrive l’assurda e tragica commedia di cui siamo tutti comparse. Cercherò di spiegare meglio questa sensazione che mi accompagna oramai da qualche anno tramite due esempi molto diversi.

Nel primo la farsa prevale tanto sulla tragedia che solo pochi spettatori la vedono mentre incombe sulla scena. Mi riferisco alla “Settimana della Ribellione” del movimento Extinction Rebellion che si è svolta a Roma dal 7 al 13 di questo ottobre.   L’iniziativa ha coinvolto anche una sessantina di altri paesi del mondo ed in molte città, anche vicine come Londra e Bruxelles, i manifestanti sono stati arrestati, bersagliati con i cannoni ad acqua, malmenati  ed altro.   Qui abbiamo già un evidente paradosso: persone che si preoccupano di convincere i governi a fermare (o perlomeno rallentare) la corsa collettiva verso il baratro vengono trattate come dei facinorosi.  Ma torniamo a Roma, che si presta particolarmente bene come esempio proprio perché qui nessuno si è fatto male e tutto si è svolto in modo molto rilassato.

L’elemento farsesco è stato rappresentato da decine di poliziotti armati fino ai denti schierati a controllare un numero assai più esiguo di ragazzi e qualche vecchietto.  L’oggetto più pericoloso che circolava fra i manifestanti era un tamburo.   Anche la DIGOS era presente in forze ed i suoi agenti erano ben mascherati per potersi mescolare alla folla; solo che non c’era nessuna folla e così sono rimasti a chiacchierare tranquillamente con i colleghi in uniforme.

Ma il paradosso non basta a creare l’esperpento.  Per questo è indispensabile la tragedia, nella fattispecie ben rappresentata dalle splendide giornate di sole, con temperature che sarebbero state piacevoli se fossimo stati alla fine di Agosto, non alla metà di ottobre. L’ultimo, striminzito corteo si è concluso in un luogo molto particolare e simbolico, dove l’avidità dei palazzinari ha finito per far nascere un lago.

Alla manifestazione c’erano poche decine di persone, ma alla grigliata sul prato ce ne erano centinaia, tutte allegre e felici: uomini in canottiera e bambini che correvano seminudi.  Solo i cani, vistosamente affannati, sembravano percepire uno sconvolgimento del clima che è già ampiamente in corso.  Pochi, perfino fra gli attivisti spersi nella folla, sembravano rendersi conto che il prezzo per  le belle giornate di sole fuori stagione sono la siccità cronica, i ricorrenti nubifragi e quell'estinzione di massa contro cui il movimento si batte.  Invero, lo spettro della morte pervadeva l’intera  gaia scena, senza che nessuno lo notasse.

Il secondo esempio è di natura assolutamente opposta.  Qui la morte e la ferocia dominano completamente la scena al punto che è difficile vedere dietro la cortina di fumo il marchio della stupidità e del ridicolo. La scena principale inquadra i panzer turchi che aprono la strada a bande di miliziani, moderni bashi-bauzuk, oggi come in passato incaricati di fare il “lavoro sporco” che le truppe di linea di solito non fanno.   Un’altra ondata di bombardamenti, stupri, massacri, in tutto uguali a quelli che da 8 anni vanno in scena in Siria.

Dietro il fumo ed il sangue, spicca però il piccolo megalomane che ha scatenato questa offensiva e l’assurdo di una grande potenza che, per il capriccio di un mentecatto, rinuncia all'unico brillante successo conseguito da 20 anni a questa parte, riconsegna un territorio strategico ai propri nemici di sempre ed apre le porte a nuove minacce verso i suoi alleati ed ai suoi stessi interessi vitali.
'Grande successo. Una zona sicura è stata creata' ha twittato Trump a chiosa di una delle peggiori disfatte subite dagli USA dalla fine della guerra in Vietnam.  Se non è esperpento questo!

Ma non è ancora tutto.  Gli USA hanno autorizzato l’invasione turca della Siria settentrionale, di fatto indipendente e controllata da milizie alleate degli States.   Poi, sempre gli americani, hanno presentato all’ONU una mozione di condanna dell’invasione, mozione che però è stata bocciata per il veto congiunto di Russia e Cina, mentre le truppe di Assad e di Mosca entravano in Kurdistan da sud, non si sa bene se come alleati o come conquistatori. In tutto questo, chi vince è la Russia che recupera quasi integralmente la sua vecchia colonia d’oltremare senza sforzo alcuno. 

Chi perde sono i curdi, certo, ma ancor più gli Stati Uniti e la Turchia, promotori dell’operazione.  La fascia di territorio che Erdogan voleva conquistare è infatti passata quasi del tutto sotto controllo russo, non turco. Così, invece di confinare con un territorio occupato da milizie curde non particolarmente ostili e controllato da un alleato, i turchi si trovano a confinare con un territorio brulicante di guerriglieri che anelano vendetta, pattugliato da una potenza che se non è apertamente nemica, certamente non è amica.  Non a caso le sparatorie stanno continuando, mentre i russi bombardano i miliziani filo-turchi di Idlib.

Nel frattempo, i guerriglieri dell’ISIL sono evasi in massa e probabilmente si stanno riorganizzando.
Tombola!

Gli esempi si potrebbero moltiplicare all'infinito, dalla tragicommedia della Brexit, fino a quasi tutto ciò che succede.  L'intreccio fra ridicolo, grottesco e tragico forma l'intima natura della politica.

Il termine “esperpento” fu inventato da Ramón María del Valle-Inclán nell’opera teatrale "Luces de Bohemia", il cui protagonista, Max Estella,  muore di sconforto al termine di una lunga notte, riassuntiva di molti anni di calamità e follie nazionali.

Ma Estella era il protagonista, non aveva scampo.  Nell’esperpento reale che stiamo vivendo non ci sono protagonisti, solo comparse; a cominciare da quelli che si credono di guidare un onda che li porta senza che capiscano dove.  E nessuno si cura del destino delle comparse.  Un vantaggio, perché è proprio questo che ci consente di sbirciare fra le quinte per cercare una scappatoia verso un altro genere letterario.   Si spera più felice o, perlomeno, più sensato.

giovedì 1 settembre 2016

L'esaurimento è reale, l'esaurimento è adesso, e se vi punge una medusa ora sapete il perché

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR

di Ugo Bardi



La mia collaboratrice, Ilaria Perissi (sulla destra nella foto), mentre spiega i risultati del nostro lavoro sull'esaurimento del pesce alla 34ma conferenza della società di dinamica dei sistemi a Delft, in Olanda. Abbiamo scoperto che gli stessi modelli che descrivono l'esaurimento del petrolio possono essere applicati all'esaurimento del pesce e che l'eccesso di sfruttamento è il meccanismo principale che porta al declino della pesca mondiale. Se desiderate una copia dell'articolo, scrivetemi a ugo.bardi(arneseaspirale)unifi.it.


Solo qualche giorno fa, una mia amica mi ha mostrato tre strisce rossastre che aveva sul braccio. Era il risultato di uno sfortunato incontro con una medusa mentre nuotava nel Mar Mediterraneo. Oggi, questo tipo di incontri è diventato un evento normale; sembra normale che, quando si snuota in mare si deve avere un atteggiamento quasi paranoico e continuare a guardare in tutte le direzioni per evitare una dolorosa strisciata con una di queste creature. Ti fa invidiare gli australiani che, dopo tutto, hanno solo gli squali di cui preoccuparsi quando nuotano. (In realtà hanno anche meduse estremamente velenose, ma gli squali sono più spettacolari, come si può evincere da alcuni recenti film hollywoodiani).

Eppure, questa invasione di meduse aliene non era normale solo pochi decenni fa. E, di sicuro, non era normale un secolo fa, quando la costa del Mediterraneo era la casa di molti pescatori locali che si guadagnavano da vivere con quello che pescavano. Ma oggi cosa si porterebbero a casa? Al massimo, un carico di meduse, ma le loro proprietà nutritive non sono il massimo. Così, c'è stato un cambiamento, un grande cambiamento nella popolazione di pesce nel mare. E questo cambiamento ha una causa: si tratta dello sfruttamento eccessivo che ha esaurito la pesca. Il mare è stato quasi svuotato dal pesce e questo ha generato un boom della popolazione di meduse e di altri invertebrati, come i granchi e le aragoste., il cui numero, una volta, veniva tenuto sotto controllo dai pesci.

Così avrei potuto dire alla mia amica che le strisce rosse dolorose sul suo braccio erano il risultato della tendenza umana a sfruttare eccessivamente le risorse naturali: petrolio, pesce o quello che sia. La nostra tendenza a massimizzare il nostro profitto immediato porta a distruggere le risorse che ci permettono di vivere. Tuttavia, ovunque le persone riescano ancora a guadagnarsi da vivere con qualcosa, menzionare l'esaurimento di quel qualcosa di solito è un tabù. Quella parola semplicemente non la dici in una conversazione civile. Ma è una lunga storia che è cominciata quando i cacciatori di balene giurarono che il fatto di non poter prendere più tante balene era perché le balene “erano diventate timide” (come potete leggere su “Storia della pesca americana alle balene” del 1876 di William Starbuck). In tempi moderni, menzionare l'esaurimento e lo sfruttamento eccessivo spesso incontra disprezzo, specialmente da parte degli economisti che rimangono convinti che il meccanismo del mercato possa ottimizzare tutte le attività economiche. Per esempio, Daniel Pauly ed altri hanno già pubblicato nel 1998 un articolo intitolato “Pescare in profondità nella catena alimentare marina”, descrivendo esattamente il fenomeno che porta il mare ad essere vuoto di pesce e pieno di invertebrati. Ma, come ci si potrebbe aspettare, questo è stato definito come un mito. Ti verrebbe da dire a questa gente di farsi una bella nuotata nel Mar Mediterraneo e vedere da soli l'abbondanza che c'è lì di invertebrati.

Alla fine, di tutto si può dibattere, discutere, sostenere o negare. Ma penso che io e i miei collaboratori abbiamo dato un contributo non trascurabile alla comprensione dell'eccessivo sfruttamento della pesca marina. Abbiamo potuto farlo applicando alla pesca gli stessi modelli di dinamica dei sistemi che vengono usati per il picco del petrolio. Ed abbiamo scoperto che i modelli funzionano. Il ciclo di crescita e declino di molti tipi di pesca può essere descritto come un semplice modello che ipotizza che il fattore principale che condiziona la produttività è l'abbondanza della riserva di pesce. E il modello mostra che la riserva di pesce declina. Il pesce viene rimosso dagli oceani più rapidamente di quanto la riserva possa rigenerarsi con la riproduzione. Ecco i dati sulla pesca giapponese che abbiamo presentato a Delft.


Quindi, l'esaurimento è reale, l'esaurimento è adesso e se vi punge una medusa ora sapete il perché.


Se volete avere una copia dell'articolo presentato alla conferenza di Delft, scrivetemi a ugo.bardi(cosabriosa)unifi.it. L'articolo completo è attualmente in revisione. Devo anche ringraziare i mie collaboratori Ilaria Perissi, Alessandro Lavacchi e Toufic El Asmar. 

domenica 10 luglio 2016

La sabbia del mondo scompare

Da “New York Times”. Traduzione di MR (via Maurizio Tron)

Di Vince Beiser




Sally Deng 

La maggior parte degli occidentali che affrontano accuse penali in Cambogia ringrazierebbero le loro stelle fortunate nel ritrovarsi al sicuro in un altro paese. Ma Alejandro Gonzalez-Davidson, che è mezzo britannico e mezzo spagnolo, sta supplicando il governo di Phnom Penh di permettergli di presenziare al processo con tre colleghi cambogiani. Sono stati accusati, essenzialmente, di interferire con la raccolta di una delle risorse più preziose del XXI secolo: la sabbia. 

giovedì 10 marzo 2016

I “Limiti dello Sviluppo” aveva ragione: la popolazione dell'Italia comincia a calare

Da “Cassandra's Legacy”. Traduzione di MR




Lo scenario “caso base” descritto nell'edizione del 2004 de “I Limiti dello Sviluppo”, un aggiornamento dello studio originale sponsorizzato dal Club di Roma e pubblicato nel 1972. Notate come la popolazione mondiale dovrebbe iniziare a declinare qualche anno dopo il picco dell'economia mondiale. Non stiamo ancora vedendo questo declino a livello globale, ma potremmo vederlo in alcune regioni particolari del mondo, in particolare in Italia. 

Di Ugo Bardi

Si stanno accumulando sempre più dati a smentire la leggenda degli “errori” che ha accompagnato lo studio intitolato “I limiti dello Sviluppo” (The Limits to Growth - LTG). Per esempio, Graham Turner ha mostrato come i dati storici dell'economia mondiale hanno seguito piuttosto da vicino le curve dello scenario “caso base” presentato nel 1972. Ma il fatto che questo scenario abbia funzionato bene fino all'inizio del XXI secolo non significa che continuerà a funzionare allo stesso modo in futuro. Lo scenario prevede un collasso economico mondiale che dovrebbe cominciare ad un certo punto durante i primi due-tre decenni del secolo. Chiaramente, l'economia mondiale non è collassata, finora, anche se si potrebbe obbiettare che sta mostrando segnali terribili del fatto che stia cominciando proprio a farlo. Ma non possiamo ancora provare che lo scenario base fosse giusto.

Tuttavia, lo scenario base del collasso di LTG è una media di tutto il mondo e potremmo immaginare che, se l'economia deve collassare in media, alcune parti di essa dovrebbero collassare prima. E, infatti, sembra che alcune economie locali stiano proprio facendo questo. Potrebbe benissimo essere che un paese come l'Italia sia già ben avanti nel processo di collasso economico, quindi non stiamo solo assistendo al declino del suo PIL, ma anche all'inizio di un declino irreversibile della popolazione. Se fosse così, lo scenario caso base di LTG si sta verificando in Italia e probabilmente non solo in Italia.

Così, cerchiamo di fare un confronto qualitativo dello scenario LTG e dei dati reali dell'Italia. Per prima cosa, lo scenario mostra in che modo il consumo di risorse naturali deve raggiungere un massimo e poi declinare, seguito da un traiettoria simile per quanto riguarda la produzione industriale. In Italia abbiamo superato quel punto da un pezzo. Come potete vedere nella figura in basso, proveniente da un precedente post su Cassandra's Legacy, il consumo dell'Italia di idrocarburi fossili (di gran lunga la sua fonte principale di energia) ha raggiunto il picco nel 2005, seguito dal picco del PIL nel 2008. Considerando che il PIL è una misura della produzione economica generale di un paese, possiamo considerarlo come proporzionale ai parametri che erano indicati come produzione industriale ed agricola nello studio LTG (i dati del 2015 indicano un piccolo aumento del PIL per l'Italia, ma questo cambia poco nella tendenza complessiva).


Quindi potremmo dire che, in Italia, lo scenario caso base di LTG si è verificato in termini di comportamento dell'economia del paese. Ma, se così fosse, ad un certo punto dovremmo aspettarci il picco e l'inizio del declino di un'altra curva dello scenario: quella della popolazione. E, infatti, sembra che stiamo assistendo esattamente a questo. Ecco i dati più recenti dell'ISTAT.


Si può vedere il ragguardevole salto verso l'alto del tasso di mortalità del 2015: corrisponde a 16.500 morti in più rispetto alle nascite. Nonostante l'afflusso di immigrati, l'Italia ha perso 139.000 residenti nel 2015. Non si tratta di una grande perdita (0,23%), ma è significativa. E non si era mai verificata durante i decenni passati. Inoltre, l'Italia vede per la prima volta da decenni una riduzione dell'aspettativa di vita alla nascita (da 80,3 a 80,1 anni per i maschi e da 85 a 84,7 anni per le femmine).

Quali sono state le cause di questo declino della popolazione? Ce ne sono diverse e l'estate torrida del 2015 ha sicuramente giocato un ruolo nella morte di più persone anziane  del solito, come potete vedere nella figura sotto (ancora una volta da fonte ISTAT).


Poi sono state proposte altre cause. Il generale invecchiamento della popolazione, la crisi economica, il peggioramento della dieta, l'inquinamento, i costi più alti delle cure mediche ed altro. Ma il punto qui non è discutere queste queste diverse cause, la maggior parte delle quali hanno probabilmente avuto un ruolo nel declino. Il punto è che abbiamo assistito esattamente a quello che ci potevamo aspettare di vedere se gli scenari di LTG avessero descritto la situazione italiana: un declino della popolazione che doveva seguire il declino del PIL.

Naturalmente, abbiamo dati soltanto di un anno e non possiamo dire se quello che stiamo vedendo è una tendenza a lungo termine o solo una fluttuazione statistica. Eppure, è difficile non pensare che il degrado delle condizioni sociali ed economiche in italia, così come il degrado dell'ecosistema, non stiano chiedendo il loro tributo alla popolazione. E che di fatto stiamo vendendo realizzarsi gli scenari di LTG.


sabato 18 luglio 2015

Come sarebbe il mondo attuale se…?

Era post picco.

Sintesi

Come sarebbe il mondo attuale, se non ci fosse stato lo sfruttamento, da parte dell’occidente (e delle relative multinazionali), dei Paesi arretrati ma ricchi di risorse?

A questa domanda, cercherò di risponderefacendo un’analisi quantitativa delle risorse a disposizione e dell’andamento delle suddette nel tempo. Ipotizzerò che, dal 1950 in poi, tutti i Paesi del mondo avessero iniziato a sfruttare intensamente i combustibili fossili e si fossero sviluppati come i Paesi occidentali.

I risultati saranno alquanto inaspettati!


Introduzione
Siamo arrivati nel III millennio, lo sviluppo tecnologico e scientifico ha fatto dei progressi enormi, però la situazione attuale non è alquanto rosea, in quanto ci sono parecchi problemi che non si è riusciti a risolvere:

· Circa 800 milioni di persone nel mondo soffrono la fame (FAO: 2015);
· Ci sono Paesi sottosviluppati (terzo e quarto mondo) in cui molti sevizi primari non sono garantiti a buona parte della popolazione e in alcuni casi non vengono garantiti neanche nei Paesi sviluppati (USA);
· Le disuguaglianze economiche tra le persone stanno aumentando (USA).

Molti non si riescono a spiegare come mai questi problemi non vengano risolti, in quanto, dicono che anche un bambino saprebbe come fare, cioé: · garantire cibo per tutti; · uno sviluppo uniforme dei Paesi a livello mondiale per fare scomparire la povertà; · servizi sanitari diffusi per garantire la salute dei cittadini; ecc. ma, tali problemi si risolvono veramente così facilmente?

Molti ignorano il fatto che: ogni decisione che si prende, ha sempre dei pro e dei contro; spesso ci si concentra sui risvolti positivi, trascurando quelli negativi. Per decisioni che incidono su tutti i Paesi del mondo, i fattori che interagiscono sono tantissimi e quello che apparentemente porta dei benefici in alcuni settori, potrebbe portare a delle conseguenze molto negative in altri settori.

Se volessimo veramente cercare di capire cosa sarebbe successo, se il mondo fosse stato gestito in modo diverso, dovremmo fare un’analisi quantitativa (dati e calcoli) sulle decisioni che avremmo preso e che riguardi un periodo abbastanza lungo. Chiaramente è impossibile considerare tutte le variabili che entrano in gioco.

La scienza si occupa delle leggi della natura che sono sempre le stesse, e permette di conoscere cosa si verifica in date condizioni conoscendo le condizioni iniziali. Il problema è che molte delle variabili non sono determinate dalle leggi della natura, ma dalla volontà degli uomini, che è imprevedibile (libero arbitrio).

Chiarito il fatto che: una simulazione (modello) non darà mai la certezza su quello che sarebbe potuto succedere in altre condizioni; possiamo comunque prevedere, con buona approssimazione, cosa sarebbe successo, in determinate condizioni, considerando solo alcune delle variabili più importanti.

Lo sviluppo occidentale si è basato sui seguenti fattori:

1. Risorse energetiche;
2. Risorse minerarie;
3. Tecnologia;
4. Scienza;
5. Lavoro umano;
6. Capitali economici;
7. Competenze (know how);

Chiaramente, ogni variazione, di ognuna di queste variabili, porta a delle conseguenze diverse e tutte insieme interagiscono tra loro.

Per semplificare il tutto, ci concentreremo su una sola di queste variabili (Risorse energetiche) e ipotizzeremo che tutte le altre variabili (condizioni necessarie) siano soddisfatte, es:

· Le risorse minerarie (non energetiche) fossero state disponibili per tutti a prezzi “normali”;
· La tecnologia sia utilizzata;
· Le conoscenze scientifiche siano diffuse;
· I capitali economici ci siano;
· Ci siano abbastanza persone competenti da poter utilizzare proficuamente tutte le altre variabili.

Alcuni economisti raccolgono tutte queste variabili in pochi aggregati (capitale, lavoro) ma, io ho preferito specificarle con maggiore dettaglio, anche se poi non verranno usate singolarmente.
Chiaramente un modello del genere risulterà approssimativo, ma i risultati che darà sono sufficienti a farci capire, abbastanza bene, come sarebbe andato il mondo.

La principale risorsa/fonte energetica, che l’uomo ha utilizzato in questi anni, sono i combustibili fossili. All'inizio dell’era industriale, fu usato principalmente il carbone, successivamente il petrolio (per caratteristiche fisiche e di utilizzo migliori), e poi, per far fronte alla crescente domanda di energia degli ultimi decenni, è stato usato anche gas.


Considerazione sulla simulazione

Siccome la curva dell’estrazione dei combustibili fossili, ha un andamento differente in base a:

1) tipo di fonte (gas, carbone, petrolio);
2) modalità di estrazione (fracking, ...)
3) qualità della fonte (sabbie bitumose, …);
4) percentuale di sfruttamento di ognuno dei pozzi (oltre un milione) di gas e petrolio; e di ogni giacimento di carbone; si è dovuto utilizzare un criterio che fosse una media di tutte queste variabili.
5) la tecnologia utilizzata e che verrà utilizzata in futuro (serve la palla di cristallo);

Caratteristiche delle curve

• L’area sottesa dalla curva lorda equivale al totale di tutti i combustibili fossili (consumati + riserve);
• Si ipotizza che il picco avvenga, quando il 50% delle risorse sono state consumate;
• La curva segue una distribuzione a campana (per la precisione un’onda sinusoidale);
• L’incremento percentuale dei consumi in ogni posizione della curva, equivalgono a quelli che si avrebbero nella curva sinusoidale, tali valori sono stati confrontati con quelli realmente avvenuti nel passato e sono simili;
• Per quanto riguarda i costi energetici di estrazione, siccome il petrolio esce spontaneamente dai pozzi fino al 50% di quello estraibile, mentre per estrarre l’altra metà è necessario intervenire pompando all'interno gas e liquidi vari, si è fatta una media con gli altri combustibili fossili e si è ipotizzato che i costi salissero del 10% fino al consumo di metà dei combustibili disponibili, per poi aumentare in modo quadratico (fino alla percentuale massima indicata) nella seconda metà.

Si possono fare varie prove nel seguente sito:
http://www.sviluppoerisorse.eu/dati/primaria/PrevFossiliPassatoAll.aspx
è possibile cambiare la percentuale di costi iniziali e finali, nel caso si ritengano non idonee quelle utilizzate, ma comunque esse cambieranno solo l’andamento delle curve dei costi e dell’energia netta, ma non quella dell’energia lorda.


Metodo utilizzato per tracciare le curve

Curva sinusoidale dei consumi

Mediando tra le diverse risorse, la curva sinusoidale sembra essere quella che più rappresenta le estrazioni di risorse. In realtà, nella mia simulazione la parte iniziale della curva, viene data dalla produzione reale, mentre la parte finale della curva viene interrotta a circa il 3% dalla fine dell'esaurimento delle risorse, in quanto, da tale posizione in poi, la produzione è così bassa, che non ha più senso considerarla come una risorsa energetica.
Se continuassimo a tracciare la curva, essa però non andrebbe a zero come nella curva sinusoidale teorica, in quanto l'asse X (tempo) della curva non è proporzionale all'asse Y (produzione), in quanto sono due unità di misura differenti.
La curva si allungherebbe indefinitamente verso destra, in quanto partendo dai consumi, essi diminuirebbero in percentuale e quindi, solo all'infinito arriverebbero a zero.

Y Curva = (sin(X)+1) / 2

con X che varia da: (-1/2 Pigreco) a (+3/2 pigreco)
L'area di questa curva equivale al totale delle riserve energetiche.



Curva dei costi percentuali

La curva dei costi nasce da una costatazione, cioé che la prima metà della produzione avviene con un aumento dei costi relativamente modesto (10%), mentre nella seconda metà essa sale esponenzialmente, in quanto anche il metodo di estrazione cambia (iniettare liquidi nei pozzi, scavare giacimenti sotto terra) e si richiede un dispendio di energia via via superiore.
• PercCostiLeft = PercIniziale + ((100 - PercIniziale) * (ConsumiTotali / RiserveTotali) * 20 / 100);
• PercCostiRight = (100 - PercIniziale) * (((ConsumiTotali / RiserveTotali) - 0.5) * 2)^2;
PercCosti = PercCostiLeft + PercCostiRight;




Calcolo curva "Consumi lordi"

1) YSinusoidePrec = YSinusoide(ConsumiTotaliPrec / Riserve));
2) YSinusoideNow = YSinusoide((ConsumiTotaliPrec + (ConsumiPrec * RapportoIncremConsumi)) / Riserve);
3) RapportoIncremConsumi = YSinusoideNow / YSinusoidePrec;
4) YConsumiNow = ConsumiPrec * RapportoIncremConsumi;
5) ConsumiPrec = YConsumiNow;
6) ripetere dal punto 1.


Simulazione situazione attuale e futura
Nella nostra simulazione, considereremo tutti i combustibili fossili nel loro insieme.

Valori in input:
Fonte: Combustibili Fossili
• Totale passato (consumi): 464 768 Mtep
• Totali disponibili (Riserve): 803 880 Mtep
• Totale (Consumi + riserve): 1 268 648 Mtep
Consumi sul totale: 36,6 %
Anno 2014 (Consumi): 11 237 Mtep

Vediamo come è andata realmente dal 1850 ad oggi e con la previsione futura.
(Grafico 1)
• Dati dal 1850 al 1964 (fonte CDIAC - http://cdiac.ornl.gov/ )
Dati dal 1965 al 2014 (fonte: BP - http://www.bp.com/en/global/corporate/about-bp/energy-economics/statistical-review-of-world-energy.html).

Spiegazione:

• L’area sottesa dalla curva Passato lordo e Futuro lordo equivale a tutti i combustibili fossili consumati e disponibili da estrarre, cioè a tutte le riserve di combustibili fossili che l’uomo ha trovato;
• Curva Passato lordo: indica i consumi reali di combustibili fossili che ci sono stati dal 1850 al 2014;
Curva Futuro lordo: indica i consumi previsti dal 2015 in poi;
• Curva Futuro costi: indica l’energia prevista che verrà consumata (costi) per estrarre l’energia lorda;
• Curva Futuro netto: indica l’energia prevista netta ottenuta da quella lorda meno i costi di estrazione;
• Si ritiene che è inutile tracciare le curve, per valori molto bassi di estrazione/consumi rispetto ai bisogni della società.
• L'asse Y indica i consumi in Mtep.

Otteniamo i seguenti risultati sintetici:
Curva: Fossili (Futuro)
Lunghezza (Anni): 90
• Picco consumi Lordi (anno): 2030 (consumi) 11 855 Mtep
• Picco consumi Netti (anno): 2025 (consumi): 10 177 Mtep

Possiamo trarre le seguenti informazioni:

• Il picco di consumo netto di tutti i combustibili fossili, si avrà nel 2025 (tra 10 anni), con una decrescita graduale all'inizio e poi sempre più rapida.
• Il picco lordo del consumo si avrà nel 2030 con 11855 Mtep/anno (tra 15 anni).
• Abbiamo una decina d'anni a disposizione per preparare la transizione a nuove fonti energetiche;


Anomalie riscontrate nel grafico 1

Quando si passa dai consumi Reali a quelli previsti, la curva riduce la sua inclinazione in modo anomalo; questo può voler dire:

1. Le quantità Reali di riserve disponibili devono essere maggiori di quelle comunicati dagli organismi internazionali; difatti i Paesi dell’OPEC, comunicano riserve che non variano da molti anni. L’Arabia Saudita nel 1989 comunicò 260 Gbep di riserve; dopo averne estratte 90 Gbep, essa comunica che le sue riserve non sono variate! Come se il petrolio estratto non riducesse le riserve e quindi le quantità comunicate risultano incoerenti. Se poi aggiungiamo il fatto che stanno pompando petrolio al massimo, anche con prezzi bassi del petrolio, è come se non si preoccupassero dell'esaurimento delle loro riserve. Saranno in realtà molte di più?

2. Siccome, nella quantità totale di petrolio estratta, vengono considerati molti altri liquidi, che petrolio greggio non sono, questo fa supporre che i dati comunicati della produzione mondiale, siano gonfiati sommando due volte le stesse quantità (una volta come petrolio e un'altra volta come biodiesel), che siccome quest'ultimo ha un EROEI di poco più di 1, è come se tale produzione venisse contata due volte).

3. Se guardiamo la curva reale (1850-2014) dei consumi dei combustibili fossili notiamo che: essa inizia a crescere lentamente (si diffonde l’uso a fasce della popolazione sempre maggiore e a nuovi settori dell’economia), diminuisce la sua pendenza media nel periodo delle due guerre mondiali, per poi aumentare nuovamente la pendenza (con la rivoluzione verde lo si utilizza per produrre i concimi). Chiaramente la simulazione che stiamo facendo non considera certe variabili esogene (guerre), ne può sapere se eventuali invenzioni / tecnologie aumentino ulteriormente i consumi o li diminuiscano. L’andamento della curva si rifà a quella ideale.


Simulazione: situazione con sviluppo uniforme di tutti i Paesi del mondo

Per la nostra simulazione di “Come sarebbe il mondo se…”, utilizzeremo i dati del 1950, periodo in cui ci fu una ripresa economica (dopo la seconda guerra mondiale); avremmo potuto far iniziare il periodo in un altro anno, ma il risultato sarebbe stato simile. Potete fare delle prove al seguente indirizzo:
http://www.sviluppoerisorse.eu/dati/primaria/PrevFossiliPassatoAll.aspx

Nel 1950 solo ¼ della popolazione mondiale usava i combustibili fossili intensamente ed era residente in: Europa, USA, Giappone... (OECD).
Ipotizzeremo che, in uno spirito di solidarietà, tutti i Paesi del mondo si fossero aiutati (culturalmente, tecnologicamente, economicamente ecc) in modo tale che, ci fosse stato sviluppo uniforme in tutti i Paesi del mondo. Quindi, prendiamo i consumi totali di combustibili fossili del 1950 (Consumi reali primo anno) e li moltiplichiamo per 4 (Consumi usati primo anno).

Per tracciare il grafico usiamo i seguenti dati:
Fonte: Combustibili Fossili
Anno inizio: 1950
• Totale passato (consumi): 13 671 Mtep (1/5 di quelli reali, per uniformare la curva)
• Consumi reali primo anno: 1 875 Mtep
• Consumi usati primo anno: 7 498 Mtep (4 volte quelli reali)
Totale Comb. Fossili disponibili: 1 254 977 Mtep
Costi iniziali: 1 %
Costi max: 40 %


Otteniamo il seguente grafico
(Grafico 2)

Spiegazione:
• L’area sottesa dalla curva Consumi lordi equivale a tutti i combustibili fossili disponibili, ogni punto indica i consumi lordi previsti in quel dato anno;
• Curva Costi energetici: indica l’energia prevista che verrà consumata (costi) per estrarre l’energia lorda;
• Curva Consumi netti: indica l’energia netta prevista, ottenuta da quella lorda meno i costi di estrazione;
• L'asse Y indica i consumi in Mtep.

I risultati sintetici ottenuti dal modello sono i seguenti:

Lunghezza (anni) : 51
• Picco consumi Lordi: (anno) 1975 (consumi) 35 398 Mtep
• Picco consumi Netti: (anno) 1974 (consumi) 31 800 Mtep
• Totale lordi (consumi): 1 248 673 Mtep
• Totale netti (consumi) : 1 072 245 Mtep


Considerazioni che possiamo trarre dal grafico 2
Le conseguenze sarebbero state le seguenti:

1. Il picco netto del consumo di combustibili fossili sarebbe avvenuto nel lontano 1974; vi ricordo che il primo PC IBM risale al 1981, quindi l’era dell’informatica diffusa non sarebbe nemmeno nata; quindi, niente Internet, cellulari, ecc;

2. Molta energia si sarebbe sprecata con tecnologie meno efficienti (lampadine a incandescenza, automobili a basso rendimento ecc);

3. L'ambiente sarebbe stato fortemente inquinato e difficilmente vivibile, sicuramente non avrebbe retto a un inquinamento così intenso.

Comunque, anche nel caso in cui fosse stato possibile sfruttare così intensamente i combustibili fossili, oggi (2015) saremmo già oltre la curva dei consumi. Se poi consideriamo il fatto che: una società inizia ad andare in crisi economica/sociale appena la curva inizia a scendere (pendenza negativa), oggi ci ritroveremmo già in un periodo post sviluppo economico, e possibilmente anche post-guerra mondiale, ipoteticamente scoppiata per accaparrarsi le poche risorse energetiche rimaste.
Se fosse andato così, oggi ci ritroveremmo nuovamente nel Medioevo! (per la mancanza di una o più fonti energetiche capaci di supportare la nostra società).


Conclusioni

Dopo l'analisi quantitativa, anche se approssimata dalle medie tra le risorse, possiamo trarre le seguenti conclusioni:

1. Non sempre, fare del bene nel presente, porta a degli esiti positivi nel lungo periodo (detto: si può fare del male anche facendo del bene oppure, la strada che porta all'inferno è lastricata di buone intenzioni);

2. I problemi energetici (così come quelli ambientali e Climatici) sono molto complessi e contro-intuitivi, e chi pensa a delle soluzioni semplici e intuitive, rischia di creare problemi ancora più grandi;

3. Che non tutti possiamo vivere nel lusso con una Ferrari in garage, ma la piccola nicchia di persone ricche che la detengono, permette delle ricadute tecnologiche che miglioreranno i beni prodotti per la stragrande maggioranza delle persone;

Per finire, ci tengo a sottolineare che: io sono il primo a volere un mondo in cui non ci sia: fame, povertà, sofferenza ecc. però alcune soluzioni che sembrano buone nel presente, portano al disastro.

La popolazione mondiale è cresciuta enormemente nell'ultimo secolo. Non si possono avere molti figli o una popolazione di vari miliardi di persone e nello stesso tempo garantire una vita decente per tutti. In un sistema finito di risorse, bisogna fare delle scelte e ognuna comporta delle rinunce.
Chi pensa di poter avere crescita demografica e benessere per l’intera popolazione, con le conoscenze scientifiche che abbiamo oggi, sta sognando.


By Alessandro Pulvirenti

mercoledì 11 febbraio 2015

Strada obbligata. Un commento.

Di Jacopo Simonetta


In un precedente post, ho riportato la traduzione di un lungo articolo in cui John M. Greer sostiene come una volontaria regressione tecnologica sarebbe una strategia efficace di resilienza.   Tuttavia, l’arcidruido ammette che questa sia un’opzione che non ha alcuna speranza di essere attuata in quanto viola il principale tabù della nostra civiltà: il progresso.

In una sua conferenza di alcuni mesi fa a Pisa, S. Latouche aveva sostenuto qualcosa di simile.   Pur senza entrare nel merito del livello tecnologico, il professore ha infatti sostenendo che un ritorno ai consumi pro capite di 60 anni fa sarebbe sufficiente a riportare l’economia globale entro limiti di sostenibilità.

In linea con alcuni commenti che sono stati fatti, personalmente trovo che l’idea contenga elementi interessanti, ma che non potrebbe essere attuata a scala di nazioni o di super-nazioni.   E non solo per ragioni di tabù, peraltro consistenti ed evidenti. Qui vorrei fare cenno a due soli aspetti.

Il primo è la capacità militare che, da quando esistono gli eserciti, dipende sostanzialmente da due ordini di fattori: la capacità organizzativa e la tecnologia.   Semplicemente, un paese che riducesse il suo livello tecnologico si troverebbe alla mercé di chi questo non lo ha fatto e si tratta di un passaggio solo parzialmente e faticosamente reversibile.    In un contesto di decrescita complessiva, perdere posizioni è facile, riguadagnarne è invece molto difficile.

Il mondo contemporaneo ci offre numerosi esempi di paesi che, per varie ragioni, hanno avuto un esperienza simile.     Forse il caso più eclatante è stato lo smantellamento dell’Armata Rossa all'indomani del collasso dell’URSS.   Il risultato fu che pochi anni dopo la Russia fu sconfitta sul campo dalla Cecenia!

Una lezione che Mosca imparò bene.   Ma solo grazie a 20 anni di sforzi alimentati dal un elevato prezzo degli idrocarburi fossili, a loro volta spinti da enormi investimenti e tecnologie straniere, ha potuto risalire parzialmente la china.

In maniera meno brutale, qualcosa del genere è accaduto anche all'interno della NATO ed in altri casi ancora. Indipendentemente da altre considerazioni, in un contesto di contrazione economica, ridurre il proprio livello tecnologico è una strada a senso unico che comporta enormi rischi politici e militari. Rischi assolutamente intrattabili nel momento in cui, eventualmente, scoppia una crisi grave.

Un secondo ordine di fattori anche più grave negli effetti dipende dalla nostra capacità di estrarre dal Pianeta quanto ci serve. E’ vero che abbassando il livello tecnologico si abbasserebbero i consumi pro capite, ma si abbasserebbe anche la nostra capacità di accedere alle risorse i misura più che proporzionale.

Facciamo un esempio non a caso:  Riserve di petrolio estraibili con le tecnologie del 1950 praticamente non ne esistono più.   Già con sistemi anni ’70 rimarrebbe disponibile ben poco.    E lo stesso credo che valga più o meno per tutti i minerali, con un’importante eccezione, almeno parziale. Una drastica riduzione dei consumi pro capite dei materiali facilmente riciclabili (diversi metalli, vetro, ecc.)  potrebbe portarne il consumo a livelli gestibili, almeno per lungo tempo, recuperandone le immense quantità sepolte nelle discariche ed incorporate in oggetti che diventerebbero inutili.

Vi sono tuttavia problemi che diventerebbero necessariamente critici.    A parte l’energia cui si è fatto cenno, per fare un solo esempio, nel 1950 la popolazione mondiale ammontava a 2.500 milioni di persone, circa un terzo di adesso. La densità era di circa 18 abitanti per chilometro quadro, mentre oggi è di 52. Considerando solo i terreni in qualche misura agricoli, ognuno di noi dispone oggi di poco più di 2.000 mq contro poco meno di un ettaro di allora. La desertificazione si mangia oltre un milione di ettari ogni anno, la superficie forestale è più che dimezzata, i banchi di pesca sono spariti o ridotti, una miriade di specie di piante, insetti ed altri piccoli animali si sono estinte, il clima diviene sempre più ostile, le riserve idriche si prosciugano eccetera.    Si potrebbe andare avanti per pagine. Non che nel 1950 le cose andassero benissimo, ma eccettuate alcune zone molto circoscritte, la situazione ambientale e la disponibilità di risorse erano molto, ma molto migliori di oggi.

Oggi possiamo vivere in così tanti solo grazie al nostro attuale livello tecnologico.    Un livello che abbiamo raggiunto grazie ad una complessa retroazione fra tecnologia, economia, popolazione, sfruttamento delle risorse.    Invertire la tendenza facilmente potrebbe avviare una retroazione inversa.

D'altronde, con ogni probabilità, è proprio quello che ci accadrà, che lo si voglia  o meno.   Il livello tecnologico è infatti approssimativamente correlato con la disponibilità di energia e sappiamo che la pacchia è finita per sempre.   Esistono ancora grandi risorse energetiche, ma nessuna che sia qualitativamente comparabile a quella che avevamo fino a pochi anni or sono.   E non si può pensare che fonti energetiche scadenti e/o costose possano avere gli stessi effetti di fonti eccellenti ed economiche.   Molti suggeriscono che solo un ulteriore progresso tecnologico può farci uscire dalla trappola.   Ma da sempre il progresso tecnologico ha richiesto disponibilità di risorse di alta qualità, disponibilità di ecosistemi capaci di riciclare gli scarti, capacità della società di gestire una maggiore complessità.    Tre ordini di fattori sulla cui disponibilità futura è legittimo dubitare, dal momento che già ora cominciano a scarseggiare.

Del resto, in alcuni settori il “downgrade” si comincia a vedere.   Per esempio, il rallentamento delle esplorazioni spaziali, ma anche l’abbandono del programma “Space shuttle” e di quelli previsti in seguito per tornare a dei vettori di tipo tradizionale.   Oppure la mesta fine del Concorde, fino al boom di risciò nelle maggiori città europee.    Per non parlare della  parziale sostituzione del petrolio tornando al carbone o, addirittura, al legname!

In conclusione, il mio del tutto personale parere è che ancora esistano molte opzioni per mitigare la caduta della nostra civiltà, ma nessuna che la possa evitare.   E con la caduta della nostra civiltà molte cose che oggi diamo per scontate diventeranno rare, oppure scompariranno del tutto.   Ed ecco che il “downgrade” tecnologico, improponibile a livello di stati, diviene invece una strategia molto interessante a livello di famiglie e piccole comunità resilienti.  In un ambiente di grave e permanente crisi economica, disoccupazione cronica, disordini sociali e guerre locali, carenza di energia e ricambi, eccetera, certamente disporre di tecnologie e conoscenze ripescate da un passato più o meno remoto può rivelarsi un’eccellente opzione.