Osservo in questi giorni il nuovo look
degli spot pubblicitari che passano in TV. Oltre al rinnovato green-washing di
cui mi sono già occupato (articolo “Il
Green business che ci aspetta”) vedo un grande sfoggio di mascherine e di
slogan inneggianti alla ripartenza dell’Italia. In pieno lockdown il ritornello
era “io resto a casa”, ora è tornata la speranza e, con l’invito a mantenere il
distanziamento sociale, si assiste a spot che mostrano ogni genere di attività
lavorativa in corso di riapertura.
Fin qui nulla di strano. In fondo la pubblicità
e la televisione rispecchiano i comportamenti della società, esattamente come i
comportamenti della società sono influenzati dalla pubblicità e dalla televisione,
similmente al classico girotondo del cane che si morde la coda.
Ma l’osservazione di questo stato di
cose può offrire lo spunto per considerazioni di più ampio respiro.
Così come stiamo superando una pandemia
che ci ha costretti all’isolamento sociale per tre lunghi mesi, in passato l’umanità
ha superato crisi ben più micidiali.
Ricorderò solo alcune delle emergenze
più gravi che hanno afflitto i nostri antenati:
- le
glaciazioni. L’ultima, Wurm, interessò il pianeta tra 110.000 e 12.000
anni fa. Nel periodo che va dalla metà del XIV alla metà del XIX secolo la
Terra fu caratterizzata da un clima freddo denominato PEG, piccola era
glaciale
- le pandemie.
Andando a ritroso nel tempo, il genere umano è stato afflitto dal virus
dell’Hiv/Aids (tra i 25 e 35 milioni di morti), dall’influenza Spagnola
(tra i 40 e i 50 milioni di morti), dal Vaiolo (oltre 50 milioni di morti),
dalla Peste e dal Colera (oltre 200 milioni di morti), solo per citare le
malattie più letali
- le guerre.
Inutile qui fare il riassunto degli eventi e del numero di morti di cui è
pieno ogni manuale di storia.
Ebbene, nonostante tutti questi eventi
catastrofici e i tanti altri che per brevità ho omesso di annoverare, la
popolazione umana ha continuato a crescere a dismisura, raggiungendo il ritmo
parossistico di riproduzione che ben conosciamo.
Che interpretazione dare a questa
realtà? Una e una sola: l’abnorme evoluzione patìta dal nostro encefalo (conseguenza
di alterazioni casuali intervenute ai danni di alcuni geni) ci ha messi in
grado di superare gli ostacoli che la natura ha posizionato via via sul nostro
cammino, consentendoci di proseguire lungo il nostro folle itinerario distruttivo
anziché fermarci, come sarebbe accaduto in assenza di quella abnorme
evoluzione.
Scienza, tecnica, industriosità e lavoro
sono riusciti nell’intento di farci sopravvivere a ogni disastro naturale e
artificiale. Non solo. Ci hanno consentito di dilagare in ogni angolo del
pianeta.
L’autoriflessione, altra peculiarità del
genere umano derivata da quella abnorme evoluzione, ci consente inoltre di modificare
le nostre piccole abitudini quotidiane in modo da adattarci ad ogni nuova consuetudine
impostaci dalle circostanze esterne.
Per la verità questa è una
caratteristica che abbiamo in comune anche con gli altri animali. Basti pensare
a come questi ultimi si siano adattati per secoli a vivere nelle gabbie degli
zoo, a esibirsi nei circhi o a lottare nelle arene.
È dunque l’istinto a sospingere ogni
essere vivente a modificare il proprio stile di vita, pur di sopravvivere in
ogni nuova situazione imposta dal destino.
Ma in noi questa adattabilità è mediata
dalla autoriflessione, che ci induce a comprendere e condividere le nuove
realtà in cui veniamo a trovarci e, quindi, a viverle più coscientemente.
Il nuovo look degli spot televisivi cui
accennavo in apertura è la riprova più evidente di questa realtà.
La “plasticità” del nostro cervello, e
quindi del nostro corpo, ci consentirà di affrontare prove ben più impegnative
di Covid19. Mi riferisco ai disastri ecologici e alla distruzione dell’ambiente
naturale che stiamo compiendo. Il collasso non avverrà di colpo e la lunga agonia
che attende i nostri pronipoti sarà assai graduale.
Ad ogni effetto negativo per l’uomo causato
dagli squilibri nella biosfera, verranno poste in atto contromisure che
controbilanceranno per un certo periodo l’effetto di cui trattasi. Ma poi
queste contromisure comporteranno a loro volta nuovi squilibri che causeranno
nuovi effetti negativi, in una catena di azioni e reazioni sempre più
stringente.
E nel corso di questa lotta disperata per
la sopravvivenza, a ogni tappa l’essere umano modificherà i suoi comportamenti
per adattarsi alle nuove situazioni.
Altro che isolamento e distanziamento
sociale! Bisognerà cambiare le abitudini alimentari (finché ci sarà cibo),
modificare il modo di viaggiare (torneranno in auge i cavalli?), vestirsi
diversamente e imparare a coltivare parchi e giardini.
Non amo avventurarmi nel campo della
fantascienza, ma qualche volta le immagini terrificanti del futuro che ci
aspetta possono essere utili per indurci a tirare i freni di un veicolo che sta
correndo a folle velocità.
Le mascherine e i nuovi slogan degli
spot televisivi ci facciano riflettere su come potrà essere il nostro domani.