venerdì 24 luglio 2020

La adattabilità del genere umano


Osservo in questi giorni il nuovo look degli spot pubblicitari che passano in TV. Oltre al rinnovato green-washing di cui mi sono già occupato (articolo “Il Green business che ci aspetta”) vedo un grande sfoggio di mascherine e di slogan inneggianti alla ripartenza dell’Italia. In pieno lockdown il ritornello era “io resto a casa”, ora è tornata la speranza e, con l’invito a mantenere il distanziamento sociale, si assiste a spot che mostrano ogni genere di attività lavorativa in corso di riapertura.
Fin qui nulla di strano. In fondo la pubblicità e la televisione rispecchiano i comportamenti della società, esattamente come i comportamenti della società sono influenzati dalla pubblicità e dalla televisione, similmente al classico girotondo del cane che si morde la coda.
Ma l’osservazione di questo stato di cose può offrire lo spunto per considerazioni di più ampio respiro.
Così come stiamo superando una pandemia che ci ha costretti all’isolamento sociale per tre lunghi mesi, in passato l’umanità ha superato crisi ben più micidiali.
Ricorderò solo alcune delle emergenze più gravi che hanno afflitto i nostri antenati:
  • le glaciazioni. L’ultima, Wurm, interessò il pianeta tra 110.000 e 12.000 anni fa. Nel periodo che va dalla metà del XIV alla metà del XIX secolo la Terra fu caratterizzata da un clima freddo denominato PEG, piccola era glaciale
  • le pandemie. Andando a ritroso nel tempo, il genere umano è stato afflitto dal virus dell’Hiv/Aids (tra i 25 e 35 milioni di morti), dall’influenza Spagnola (tra i 40 e i 50 milioni di morti), dal Vaiolo (oltre 50 milioni di morti), dalla Peste e dal Colera (oltre 200 milioni di morti), solo per citare le malattie più letali
  • le guerre. Inutile qui fare il riassunto degli eventi e del numero di morti di cui è pieno ogni manuale di storia.
Ebbene, nonostante tutti questi eventi catastrofici e i tanti altri che per brevità ho omesso di annoverare, la popolazione umana ha continuato a crescere a dismisura, raggiungendo il ritmo parossistico di riproduzione che ben conosciamo.
Che interpretazione dare a questa realtà? Una e una sola: l’abnorme evoluzione patìta dal nostro encefalo (conseguenza di alterazioni casuali intervenute ai danni di alcuni geni) ci ha messi in grado di superare gli ostacoli che la natura ha posizionato via via sul nostro cammino, consentendoci di proseguire lungo il nostro folle itinerario distruttivo anziché fermarci, come sarebbe accaduto in assenza di quella abnorme evoluzione.
Scienza, tecnica, industriosità e lavoro sono riusciti nell’intento di farci sopravvivere a ogni disastro naturale e artificiale. Non solo. Ci hanno consentito di dilagare in ogni angolo del pianeta.
L’autoriflessione, altra peculiarità del genere umano derivata da quella abnorme evoluzione, ci consente inoltre di modificare le nostre piccole abitudini quotidiane in modo da adattarci ad ogni nuova consuetudine impostaci dalle circostanze esterne.
Per la verità questa è una caratteristica che abbiamo in comune anche con gli altri animali. Basti pensare a come questi ultimi si siano adattati per secoli a vivere nelle gabbie degli zoo, a esibirsi nei circhi o a lottare nelle arene.
È dunque l’istinto a sospingere ogni essere vivente a modificare il proprio stile di vita, pur di sopravvivere in ogni nuova situazione imposta dal destino.
Ma in noi questa adattabilità è mediata dalla autoriflessione, che ci induce a comprendere e condividere le nuove realtà in cui veniamo a trovarci e, quindi, a viverle più coscientemente.
Il nuovo look degli spot televisivi cui accennavo in apertura è la riprova più evidente di questa realtà.
La “plasticità” del nostro cervello, e quindi del nostro corpo, ci consentirà di affrontare prove ben più impegnative di Covid19. Mi riferisco ai disastri ecologici e alla distruzione dell’ambiente naturale che stiamo compiendo. Il collasso non avverrà di colpo e la lunga agonia che attende i nostri pronipoti sarà assai graduale.
Ad ogni effetto negativo per l’uomo causato dagli squilibri nella biosfera, verranno poste in atto contromisure che controbilanceranno per un certo periodo l’effetto di cui trattasi. Ma poi queste contromisure comporteranno a loro volta nuovi squilibri che causeranno nuovi effetti negativi, in una catena di azioni e reazioni sempre più stringente.
E nel corso di questa lotta disperata per la sopravvivenza, a ogni tappa l’essere umano modificherà i suoi comportamenti per adattarsi alle nuove situazioni.
Altro che isolamento e distanziamento sociale! Bisognerà cambiare le abitudini alimentari (finché ci sarà cibo), modificare il modo di viaggiare (torneranno in auge i cavalli?), vestirsi diversamente e imparare a coltivare parchi e giardini.
Non amo avventurarmi nel campo della fantascienza, ma qualche volta le immagini terrificanti del futuro che ci aspetta possono essere utili per indurci a tirare i freni di un veicolo che sta correndo a folle velocità.
Le mascherine e i nuovi slogan degli spot televisivi ci facciano riflettere su come potrà essere il nostro domani.