lunedì 13 aprile 2015

Lo strano caso dei conciatori climatologi

Vero cuoio? Probabilmente si, ma sarà vera la lettera sul cambiamento climatico che è arrivata dall'unione nazionale industrie conciarie (UNIC)?



Che ne pensereste se un'associazione di climatologi si mettesse a spiegare ai conciatori come si conciano le pelli? Se per caso avvenisse una cosa del genere, come minimo i climatologi che ci si fossero impegnati andrebbero gentilmente indirizzati a uno psichiatra.

Altrettanto strano sarebbe che un'associazione di conciatori di pelli tirasse fuori un comunicato dove si spiega ai climatologi che hanno sbagliato tutto fino ad ora e che la vera scienza del clima la sanno loro, i conciatori!

Bene, sembra che sia avvenuta proprio una cosa del genere con l'Unione Nazionale Industria Conciaria (UNIC) che ha inviato ai propri associati delle lettere sul clima completamente assurde.

Nella prima lettera, datata il 20 Marzo 2015, si spiega, fra le altre cose, che il riscaldamento globale non esiste, che comunque è causato dal sole e che stiamo andando verso una nuova era glaciale. La lettera arrivava dal "Servizio Ambiente" dell'UNIC, con firma illeggibile. Qualche giorno dopo, in data 1 Aprile, è arrivata un'altra lettera sull'argomento, ancora più assurda e piena di errori (fra le altre cose, sbagliando l'IPCC con l'IPPC - che è tutta un'altra cosa). Questa seconda lettera è firmata da S. Mercogliano, Direttore Generale di UNIC.

Ora, queste due lettere avevano tutta l'aria di un pesce d'Aprile, specialmente la seconda. Ma non era chiaro e, comunque, come pesce d'Aprile sembrava alquanto di cattivo gusto. Perciò mi è parso il caso di scrivere a UNIC sul loro sito, chiedendo gentilmente se era opera loro (e, nel qual caso, come la si dovesse intendere) oppure se qualcuno avesse scritto questo documento per metterli in cattiva luce.

Due settimane dopo, nessuna risposta da UNIC.

A questo punto, dobbiamo veramente credere che il direttore Generale dell'Unione Nazionale Industria Conciaria si sia improvvisamente scoperto climatologo e abbia scritto delle lettere del genere? Lettere, poi, spedite a nome di un'associazione teoricamente seria e che dovrebbe rappresentare un'intera categoria di industrie italiane? E' possibile che le industrie italiane del cuoio accetino di essere rappresentate da persone che si lanciano pubblicamente a scrivere colossali sciocchezze sul clima terrestre?

Non vi so che dire, l'unica cosa che posso commentare al momento è che non siamo ancora in Estate, per cui l'ipotesi di un colpo di sole sembrerebbe da scartare, almeno per ora.

Se qualcuno dell'UNIC, o lo stesso Sig. Mercogliano, vogliono smentire la provenienza di questi documenti, sarò lieto di pubblicare la loro smentita su questo blog. Altrimenti, mettiamo questa strana storia in archivio come "lo strano caso dei conciatori climatologi;" una delle tante assurdità del dibattito sul clima.


Di questa curiosa storia ha parlato anche Ocasapiens sul blog di Repubblica, come pure Daniele Pernigotti, qui, e qui (che ringrazio per avermi i documenti  dell'UNIC)

Ecco le due lettere

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La circolare n. 43 dell'UNIC (??)

Milano, 20 marzo 2015
 

CIRCOLARE N. 43 ALLE AZIENDE ASSOCIATE
RISCALDAMENTO GLOBALE?
 

La teoria del riscaldamento globale di origine antropica, propagandata da media e governi, risulta sempre più lontana dalla realtà. I fatti dicono che i ghiacci dell’Artico non stanno scomparendo, che dal 2000 al 2014 la temperatura media globale non è aumentata e le aree desertiche sono in diminuzione. Secondo alcuni studi scientifici, l’aumento della temperatura media del globo riscontrato nel secolo scorso è spiegabile sulla base dell’andamento dell’attività del Sole, deducibile dall’analisi delle macchie solari.

In base alle recenti rilevazioni compiute dai ricercatori, dal 1938 al 2000 l’attività delle macchie solari ha manifestato un periodo di forte intensità, indice di una maggiore radiazione solare (energia) trasmessa nello spazio circostante e quindi verso la Terra. Le variazioni di energia solare hanno un impatto sul clima terrestre sia diretto, tramite il calore che influisce direttamente sulla temperatura, che indiretto, attraverso la formazione delle nuvole (effetto raffreddante).

Dal 2000 l’analisi dei cicli di macchie solari mostra una diminuzione dell’attività solare e l’inizio di un “ciclo” freddo, che porterà nei prossimi anni ad un sensibile raffreddamento ed a maggiori precipitazioni. 

SERVIZIO AMBIENTE Prot. n. 123.436 SM/FO 


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UNIONE NAZIONALE INDUSTRIA CONCIARIA
Aderente a Confindustria
20123 Milano, Via Brisa, 3 – Italy
Tel. 02 880771.1 Fax 02 860032
e-mail unic@unic.it
www.unic.it
Milano, 1 aprile 2015
Prot. n. 123.452 SM/FO
 

ALLE AZIENDE INTERESSATE
RISCALDAMENTO GLOBALE
 

Steve Cohen, direttore dell’Earth Institute della Columbia University di New York, uno dei maggiori centri internazionali di studi ambientali, ha ammesso che il catastrofismo ha stancato.
 

Il filosofo francese Pascal Bruckner ha contestato le comunicazioni verdi “alla Al Gore”, tese a spaventare per estorcere sacrifici (e finanziamenti).
 

Naomi Klein, famosa no-global anti-capitalista, ha riconosciuto che il movimento ha fallito, sia per essersi affidato a testimoni messianici (Obama) sia per aver rifiutato sistematicamente senza alcuno spirito costruttivo.
 

I dati sul surriscaldamento terrestre oggi sono controversi.
 

L’Hadley Centre dell’ufficio meteorologico britannico ed il Climatic Research Unit dell’Università East Anglia hanno rilevato che l’aumento delle temperature si è fermato da un quindicennio.
 

Gli si contrappone, spinto da potenti lobby, l’IPPC, organismo ONU, che da decenni addossa ogni colpa alle emissioni di anidride carbonica provocate dall’uomo.
 

Nel frattempo multinazionali ed industrie private hanno adottato autonomamente processi ed impatti sostenibili, per risparmiare e per maggiore efficienza, come è avvenuto per la conceria italiana.
 

Chicco Testa, ex leader ambientalista e parlamentare di sinistra, ha constatato che la furia anti-capitalista di gran parte degli schieramenti ecologisti ha sbagliato; anzi, proprio gli imprenditori hanno saputo fare propri i temi e trasformarli in mode di consumo. Ha inoltre dichiarato che Greenpeace è diventata una società di comunicazione, che raccoglie soldi dai donatori attraverso la “spettacolarizzazione” continua dei problemi: balene, carbone, pozzi petroliferi. Gridando all’emergenza avrebbero racimolato l’anno scorso 200 milioni di dollari.
 

Il prof. Maurizio Masi, Direttore del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica del Politecnico di Milano, che collabora con noi, condivide l’approccio pragmatico verso l’uso razionale delle risorse, attestato da: report di sostenibilità, redazione di capitolati sostenibili, efficienza energetica. I calcoli attualmente in discussione sull’impronta ambientale (carbon footprint), che ci vedono penalizzati a causa degli atteggiamenti di burocrazia comunitaria e lobby di terzi (macellatori francesi), dovranno pertanto essere rivisti in chiave più favorevole alla concia.
 

Cordialità
 

S.Mercogliano

domenica 12 aprile 2015

La circolazione atlantica è la più debole degli ultimi mille anni

Da “Climate Central”. Traduzione di MR (h/t Michael Mann)

Di John Upton 

Un trascinante sistema di trasporto oceanico che introduce acque calde tropicali nel Nord Atlantico sembra avere parzialmente recuperato da un quasi collasso più o meno quando si sono sciolti i Beatles, ma il sistema rimane più debole di quanto fosse da quando gli esseri umani hanno trovato il modo di scrivere musica su una pagina. Le potenti correnti dell'Oceano Atlantico alimentano il i flussi del Golfo, condizionano i livelli del mare, riscaldano le città dell'Europa Continentale e del Nord America e trasportano i nutrienti in superficie dalle profondità dell'oceano che aiutano a sostenere gli ecosistemi marini e la pesca. Ma una valanga di acqua fredda proveniente dalla fusione della calotta glaciale della Groenlandia sembra che stia rallentando la circolazione oceanica a livelli mai verificatisi in più di 1.000 anni.

sabato 11 aprile 2015

Livelli di metano inizio 2015

Da “Arctic News”. Traduzione di MR

Di Sam Carana

L'immagine sotto mostra le letture medie più alte di metano nello stesso giorno, in questo caso il 10 marzo, in tre anni diversi, 2013, 2014 e 2015, ad altitudini prestabilite. Il confronto indica che l'aumento di metano in atmosfera sta accelerando, specialmente ad altitudini maggiori.


Dobbiamo farla finita con questa assurdità del “effetto sgocciolamento” una volta per tutte

Da “The Guardian”. Traduzione di MR

La mercificazione delle nostre vite sta creando una società povera di tempo che danneggia la nostra felicità e il nostro pianeta e alla fine danneggerà anche la nostra economia


‘Storicamente, la crescita e la disuguaglianza sono state partner di una danza macabra di reciproca legittimazione'. Foto: Jorge Royan/Alamy 

Quali sono i mattoni di una politica post crescita? E come possiamo arrivarci da qui? Una parte cruciale della risposta è che ci serve una profonda riformulazione delle domande centrali della politica. In primo luogo, dovremmo parlare di meno di economia come macchina per produrre più beni (molti dei quali risultano essere dei 'mali'). Dovremmo parlare di più dello scopo di un'economia: soddisfare bisogni, creare una società migliore e migliorare la nostra qualità di vita. Una volta fatto questo, vediamo che la crescita continua può essere controproducente, così come impossibile in un sistema finito come il pianeta in cui viviamo.

venerdì 10 aprile 2015

Il contesto del nostro collasso

DaThe Oil Crash”. Traduzione di MR



Cari lettori,

qualche giorno fa la rivista L'esprill (www.uv.es/lespill) ha pubblicato un articolo (nel numero 48) che ho scritto per loro qualche mese fa. Col loro permesso, pubblico qui la traduzione in castigliano (e quindi in italiano) dello stesso.

Saluti cordiali,
Antonio

Il contesto del nostro collasso

Antonio Turiel

Dopo quasi cinque anni a fare divulgazione sui gravi problemi di sostenibilità della nostra società, in particolare della crisi energetica, attraverso il blog The Oil Crash, le molteplici conferenze che tengo e alcune interviste che mi sono state richieste dai mezzi di comunicazione, ho osservato che c'è una domanda che la gente mi fa in continuazione. Molte volte sostengo che se non si prendono misure decise che rompano col paradigma irrazionale e suicida della nostra società dei consumi – unico modo per uscire da questa crisi economica senza fine - , questo impasse storico del nostro sistema economico causerà una disfunzionalità crescente della nostra società e alla fine ci porterà al collasso. L'idea del collasso, e ancora di più del collasso sociale, era un concetto per niente abituale nelle conversazioni di qualche anno fa, anche se ora si sta trasformando in un tema ricorrente, specialmente da quando la NASA (1) o grandi ditte di intermediazione finanziaria (2) pubblicano studi sul tema. Quando emerge questa parola, collasso, di solito si hanno due tipi di reazione, una minoritaria e l'altra maggioritaria. La minoranza mi chiede cosa sia un “collasso sociale”, nonostante che più o meno tutti abbiano un'immagine mentale di questo tipo di evento (non necessariamente tutti, comunque, hanno la stessa idea di cosa sia un collasso). La maggioranza mi chiede una cosa ben diversa, cioè quando sopraggiungerà questo collasso che prevedo.

Quando. Non tutti coloro che mi chiedono quando si verificherà il collasso hanno le stesse motivazioni, ma disgraziatamente quasi tutti giungono alla stessa conclusione: l'inazione.

giovedì 9 aprile 2015

Estinzioni: addio ai rinoceronti

da "Desdemona Despair" - traduzione di Massimiliano Rupalti



Gli ultimi 3 rinoceronti più rari al mondo sono incapaci di riprodursi – 'L'avidità e l'ego umani hanno massacrato questa specie fino alla catastrofe irreversibile'


Sudan, l'ultimo maschio di rinoceronte bianco del nord sul pianeta. Foto: Ed Barthrop / Ol Pejeta Conservancy

Di Tisha Wardlow

Il Piano A era di rendere le condizione di procreazione il più perfette possibile per gli ultimi rinoceronti bianchi settentrionali rimasti. Ol Pejeta ha fatto tutto ciò che poteva per renderlo possibile.

Il Piano B era di incrociare i rinoceronti bianchi settentrionali con quelli del sud per perpetuare almeno questo prezioso pool genetico. In qualche modo, avrebbero continuato a vivere come parte dei geni delle popolazioni di rinoceronti a venire.

Ma per l'ultimo esemplare maschio, Sudan, e per le due femmine rimaste, Najin e la figlia Fatu, non ci sarà questa possibilità. Tutti e tre sono avanti con l'età. Najin (25 anni) ha le ginocchia deboli e non può sostenere i tentativi di fecondazione. In un crudele scherzo del destino, Fatu (14 anni) è sterile e Sudan (38 anni) ha lo sperma debole.

E adesso? Non c'è superuomo, né miracolo dell'undicesima ora, non ci rimane nessuna opzione conosciuta. Questa è l'estinzione. Guardateli, apprezzateli ed ammirateli finché respirano.

L'avidità  e l'ego umani hanno massacrato questa specie fino alla catastrofe irreversibile. Stiamo vedendo gli ultimi rinoceronti bianchi settentrionali. E' inevitabile.

Ma la grande domanda è: impareremo da questo? Permetteremo che accada ancora? I rinoceronti di Sumatra, quelli di Java, anche loro sono pericolosamente vicini allo stesso destino. I rinoceronti bianche e neri con un solo corno non sono troppo lontani.

Non dobbiamo permettere che i rinoceronti bianchi settentrionali muoiano invano. E' nostra responsabilità imparare da loro e impedire la futura decimazione dei rinoceronti e di altre specie sul nostro pianeta. Il futuro dei rinoceronti non è condannato, è in bilico, in attesa che noi ne determiniamo il risultato. Vigilanza, impegno e determinazione possono preservare il destino dei rinoceronti e, alla fine, anche il nostro.



mercoledì 8 aprile 2015

La guerra dei mondi: sta arrivando per davvero!


di Jacopo Simonetta

Gli appassionati di fantascienza conoscono molto molto bene questo autentico “cult” dell’ormai lontano 1897.   Da allora, infinite sono state le fantasie circa un’invasione extraterrestre, eppure per assistere ad una guerra fra popoli alieni non c’è bisogno di aspettare l’improbabile arrivo di navi spaziali.   E’ già in corso sotto i nostri occhi ed è probabile che il grosso debba ancora arrivare.
Ovvio che dietro ogni guerra vi siano punti di vista tanto diversi e tanto forti da indurre la gente a pensare che valga la pena di morire per essi.   Ma non necessariamente si tratta di guerre fra genti aliene.

Per spiegarmi, farò due esempi: la guerra russo-ucraina e la Jihad dell’ISIL, ma prima è necessaria una premessa antropologica.

Sicuramente la più peculiare delle prerogative umane, quella che più ci distingue dagli altri animali, è la necessità che abbiamo di dare un significato ed uno scopo alla nostra vita.   Tutti gli altri esseri vivono, godono e soffrono; poi muoiono e basta.   Noi no.   Se non siamo in grado di assegnare un significato ed uno scopo alla nostra esistenza semplicemente non riusciamo a vivere. Depressione, droga, autolesionismo, violenza gratuita e molti altri sono i sintomi di questo tipo di patologia.   Ma cosa c’entra questo con la guerra e le invasioni aliene?   Ci arriveremo.

L’uomo industriale non solo ha elaborato stili di vita e tecnologie uniche nella storia.   Assai più importante è il fatto che si è dato uno scopo: soggiogare la Natura ed un significato: essere Dio.   Due affermazioni che necessitano di una giustificazione.

Per quanto riguarda lo scopo, si può facilmente obbiettare che la stessa identica idea l’avevano anche i nostri antenati e gli altri popoli della Terra; la differenza è che noi ci siamo riusciti o quasi.   Un’opinione estremamente diffusa, ma non corroborata da alcun documento disponibile non solo circa i popoli “primitivi”, ma anche dei nostri stessi antenati.   Beninteso, vivere comodi ed a lungo è sempre stata cosa gradita e perseguita, ma di solito non se ne faceva uno scopo di vita.   Per noi, sono viceversa valori fondanti che danno un senso alla nostra esistenza.   Anzi, la sicumera con cui attribuiamo ad altri questi stessi ideali la dice lunga su come questi siano profondamente radicati nella nostra mente individuale e collettiva.

Per quanto riguarda il secondo punto, essere Dio, ovviamente non intendo dire che ognuno di noi pensi di essere un dio in terra.   Intendo dire che, collettivamente, riteniamo che l’umanità nel suo insieme sia qualcosa di intrinsecamente ed infinitamente superiore a qualunque altra cosa esistente.
L’idea di essere superiori agli Dei non è nuova.   Perlomeno fra i classici greci e latini si trova un’ampia casistica, mirabilmente riassunta da Ovidio nelle “Metamorfosi”.   Ma si chiamava Hybris e, nel loro modo di ragionare, era un viatico sicuro per la dannazione eterna.   Ovidio stesso pagò con l’esilio il suo punto di vista quanto mai “contemporaneo”  in proposito e, per un romano, l’esilio era qualcosa di molto vicino alla dannazione.

Ma se la reverenza verso il divino ha trovato spiriti critici ed oppositori in ogni epoca e luogo, noi abbiamo fatto di più.   Abbiamo acquisito la capacità di plasmare a nostro piacimento la Natura.   Dal genoma alla geografia di intere regioni, dalla composizione chimica dell’atmosfera a quella degli oceani.    Siamo in grado di raggiungere altri corpi celesti e di realizzare macchine che simulano molte delle funzioni della vita.   Tutto questo  ci ha inconsapevolmente portati a pensare che non ognuno di noi singolarmente,  bensì l’Uomo (rappresentazione astratta dell’umanità intera) sia oramai l’unico arbitro del proprio destino.   Come dire che l’umanità è la forza suprema dell’universo; o perlomeno del mondo.   Per dirla all’antica, sentiamo che l’Uomo sia ormai capace di modificare il Fato, ciò che neppure i più venerati Dei dell’antichità hanno mai potuto fare.   E questo ci rende superiori a qualsiasi altra cosa.   In una parola, ci rendedivini”.   Né il disdegnare tale etichetta intacca minimamente il nostro smisurato ego collettivo.

Ovviamente, non si tratta di un’idea razionalmente espressa, bensì di un sentimento profondo e più o meno inconscio,  che da fondamento al nostro mondo, attribuisce un significato alla nostra vita, plasma le nostre scelte personali e collettive.

Georges Dumézil , uno dei massimi studiosi di mitologia, definì la religione con queste parole:  “La religione è una spiegazione generale e coerente dell’universo, che sostiene ed anima la vita delle società e degli individui.”   Se accettiamo questa definizione molto ampia, non c’è dubbio che “il Progresso” sia a tutti gli effetti di una vera e propria religione.   Senza dare la benché minima accezione negativa a questo termine.

A volte un’immagine è più significativa di tante parole.  

Dal blog Energia e Motori.
Torniamo dunque ai mondi in guerra. Quanto sopra è importante perché nell’uomo esiste quella che viene chiamata “costruzione sociale della realtà”.   Con ciò, generalmente, si intende che il condizionamento sociale del bambino ne plasma gli archetipi mentali ed i valori di riferimento.   In altre parole, plasma il modo in cui la realtà viene percepita e, dunque, le decisioni.   Ma soprattutto definisce lo scopo ed il significato della sua vita.

Dunque, individui nati e cresciuti in comunità che concepiscono il mondo e la vita in modo completamente diverso, anche se condividono la stessa realtà fisica, vivono psicologicamente e spiritualmente in mondi fra loro alieni.   Non meno di quanto fossero Marte e la Terra nell’idea di Orwell.   Così sono apparsi i conquistadores agli aztechi e viceversa.   Per fare un esempio assai meno cruento, fra “picchisti” e “crescisti“  si può dialogare allo sfinimento ed entrambi possono imparare cose interessanti, ma nessuno dei due convincerà mai  l’altro semplicemente perché stanno parlando di mondi diversi.

Fino al XX secolo, un gran numero di “mondi” conviveva sullo stesso pianeta, ma con l’affermazione globale della civiltà industriale questa diversità si è ridotta a fenomeni residuali o di nicchia.   Un unico mondo, governato dall’ineluttabile destino di un progresso infinito, ha dominato la Terra e, soprattutto, la mente dei terrestri.

Contrariamente alle altre grandi religioni che la hanno preceduta, la fede nel progresso è devota all’Uomo e non ad un Dio.   Un dettaglio che le ha permesso di stratificarsi sulle precedenti fedi con relativa facilità, assorbendole senza che la maggior parte dei fedeli se ne rendesse neppure conto.   Per essere chiari, si può essere contemporaneamente progressista e cattolico, oppure mussulmano, protestante, ecc.    Ma, a differenza di tante altre religioni, il Progresso non ha promesso il paradiso in una prossima ed ipotetica vita, bensì in questa.  O perlomeno, ha promesso di potercisi avvicinare.   Una differenza fondamentale che ha conquistato i cuori e le menti di quasi tutta l’umanità nei decenni in cui sembrava che questo stesse davvero avvenendo.

Ma il Fato, sotto forma di leggi fisiche e biologiche, non poteva essere violato e, dove prima e dove dopo, il paradiso a cominciato a sfumare.   Pian piano, un numero crescente di persone si sono guardate intorno e si sono rese conto che la loro vita stava peggiorando.   Che le prospettive erano sempre più fosche e che tutto ciò per cui avevano lavorato o combattuto si stava sciogliendo, come i ghiacciai.   Insomma, si sono visti in un mondo molto diverso da quello in cui pensavano di vivere.

Così, come già era accaduto per le religioni precedentemente decadute o scomparse, la gente ha cominciato a cercare una diversa spiegazione generale e coerente dell’universo.   Cioè una nuova fede capace di attribuire alla vita di ognuno significati, valori e scopi per cui valga la pena di vivere, lavorare, combattere ed eventualmente morire.

Alcuni non ne hanno trovati e si sono ammalati.   Altri li hanno trovati in nuovi sistemi di archetipi.   Come dire: in altri mondi.   Talvolta si tratta di costruzioni ex novo, ma assai più spesso si tratta di reinvenzioni post-moderne di tradizioni più o meno antiche, spesso assai vagamente ricordate.   E da sempre si sa che gli apostati sono i più feroci avversari della fede che hanno rinnegato.   Di qui la guerra.   Una guerra che non è solo fra eserciti e popoli, ma fra mondi alieni che si odiano e non possono trovare alcun compromesso perché non condividono la stessa realtà.

Giungiamo così al nostro esempio.

La guerra fra Ucraina e Russia è una guerra fra due stati, ognuno dei quali pensa di poter lenire i suoi drammatici problemi interni combattendo con l’altro.
Ma appartengono allo stesso mondo.   Non è detto che trovino un accordo, ma è possibile perché vi sono limiti che ognuno dei due, per ora, pensa che non gli convenga valicare.   Ma soprattutto perché quando i generali ed i ministri parlano fra loro si capiscono: parlano della stessa realtà.

Viceversa, credo che la guerra condotta dalle varie milizie jihadiste abbia motivazioni diverse.    Naturalmente, anche a loro interessano il petrolio, il potere ed il denaro, ma non è questo che da significato alla loro vita ed alla loro morte.   Si tratta di una sensazione del tutto personale, ma ho l’impressione che la molla principale che spinge tanti giovani, anche europei ed americani, ad arruolarsi tra le loro fila sia dare uno scopo alla propria esistenza.

John Kerry ha dichiarato che l’ISIL deve essere sconfitto non solo sul piano militare, ma anche su quello economico ed ideologico.  Sui primi due punti vedo buone possibilità, ma nessuna sul terzo perché cosa si potrebbe offrire in cambio del sogno di ripristinare il califfato e la presunta vera fede?   Un sogno che somiglia molto ad un’allucinazione o ad un incubo, ma non è che il “sogno americano” abbia molto da offrire, oggi come oggi.

Del resto, lo zelo fanatico di soggetti come i fratelli Koch o Sarah Palin non è meno ottuso di quello degli imam del califfato.   Certo non sono mandanti od esecutori di brutali delitti, ma il perseguimento dei loro scopi non è certo privo di sangue.    Se ci pare normale è solo perché, malgrado possiamo detestarli, appartengono al nostro stesso mondo.   Altri potrebbero pensarla diversamente.
Con ciò, tengo a precisare, non voglio fornire la benché minima giustificazione all'operato delle milizie e dell'ISIL, i cui nemici principali non siamo noi, bensì i governi arabi e le minoranze religiose locali.   Voglio solo far osservare che gli occidentali semplicemente non capiscono come ragiona questa gente.  

Viceversa, sembra che loro conoscano noi piuttosto bene, ma questo potrebbe essere argomento per un altro articolo.

Temo comunque che negli anni a venire la nebulosa in cui si sta dissolvendo l’ordinato mondo industriale sarà esplorata da un numero crescente di popoli alieni.   Tutti profughi di un unico mondo in agonia, ma in cerca di spiagge molto diverse su cui approdare.    E spesso mortali nemici fra loro.