di Jacopo Simonetta
Gli appassionati di fantascienza conoscono molto molto bene questo autentico “cult” dell’ormai lontano 1897. Da allora, infinite sono state le fantasie circa un’invasione extraterrestre, eppure per assistere ad una guerra fra popoli alieni non c’è bisogno di aspettare l’improbabile arrivo di navi spaziali. E’ già in corso sotto i nostri occhi ed è probabile che il grosso debba ancora arrivare.
Ovvio che dietro ogni guerra vi siano punti di vista tanto diversi e tanto forti da indurre la gente a pensare che valga la pena di morire per essi. Ma non necessariamente si tratta di guerre fra genti aliene.
Per spiegarmi, farò due esempi: la guerra russo-ucraina e la Jihad dell’ISIL, ma prima è necessaria una premessa antropologica.
Sicuramente la più peculiare delle prerogative umane, quella che più ci distingue dagli altri animali, è la necessità che abbiamo di dare un significato ed uno scopo alla nostra vita. Tutti gli altri esseri vivono, godono e soffrono; poi muoiono e basta. Noi no. Se non siamo in grado di assegnare un significato ed uno scopo alla nostra esistenza semplicemente non riusciamo a vivere. Depressione, droga, autolesionismo, violenza gratuita e molti altri sono i sintomi di questo tipo di patologia. Ma cosa c’entra questo con la guerra e le invasioni aliene? Ci arriveremo.
L’uomo industriale non solo ha elaborato stili di vita e tecnologie uniche nella storia. Assai più importante è il fatto che si è dato uno scopo: soggiogare la Natura ed un significato: essere Dio. Due affermazioni che necessitano di una giustificazione.
Per quanto riguarda lo scopo, si può facilmente obbiettare che la stessa identica idea l’avevano anche i nostri antenati e gli altri popoli della Terra; la differenza è che noi ci siamo riusciti o quasi. Un’opinione estremamente diffusa, ma non corroborata da alcun documento disponibile non solo circa i popoli “primitivi”, ma anche dei nostri stessi antenati. Beninteso, vivere comodi ed a lungo è sempre stata cosa gradita e perseguita, ma di solito non se ne faceva uno scopo di vita. Per noi, sono viceversa valori fondanti che danno un senso alla nostra esistenza. Anzi, la sicumera con cui attribuiamo ad altri questi stessi ideali la dice lunga su come questi siano profondamente radicati nella nostra mente individuale e collettiva.
Per quanto riguarda il secondo punto, essere Dio, ovviamente non intendo dire che ognuno di noi pensi di essere un dio in terra. Intendo dire che, collettivamente, riteniamo che l’umanità nel suo insieme sia qualcosa di intrinsecamente ed infinitamente superiore a qualunque altra cosa esistente.
L’idea di essere superiori agli Dei non è nuova. Perlomeno fra i classici greci e latini si trova un’ampia casistica, mirabilmente riassunta da Ovidio nelle “Metamorfosi”. Ma si chiamava Hybris e, nel loro modo di ragionare, era un viatico sicuro per la dannazione eterna. Ovidio stesso pagò con l’esilio il suo punto di vista quanto mai “contemporaneo” in proposito e, per un romano, l’esilio era qualcosa di molto vicino alla dannazione.
Ma se la reverenza verso il divino ha trovato spiriti critici ed oppositori in ogni epoca e luogo, noi abbiamo fatto di più. Abbiamo acquisito la capacità di plasmare a nostro piacimento la Natura. Dal genoma alla geografia di intere regioni, dalla composizione chimica dell’atmosfera a quella degli oceani. Siamo in grado di raggiungere altri corpi celesti e di realizzare macchine che simulano molte delle funzioni della vita. Tutto questo ci ha inconsapevolmente portati a pensare che non ognuno di noi singolarmente, bensì l’Uomo (rappresentazione astratta dell’umanità intera) sia oramai l’unico arbitro del proprio destino. Come dire che l’umanità è la forza suprema dell’universo; o perlomeno del mondo. Per dirla all’antica, sentiamo che l’Uomo sia ormai capace di modificare il Fato, ciò che neppure i più venerati Dei dell’antichità hanno mai potuto fare. E questo ci rende superiori a qualsiasi altra cosa. In una parola, ci rende “divini”. Né il disdegnare tale etichetta intacca minimamente il nostro smisurato ego collettivo.
Ovviamente, non si tratta di un’idea razionalmente espressa, bensì di un sentimento profondo e più o meno inconscio, che da fondamento al nostro mondo, attribuisce un significato alla nostra vita, plasma le nostre scelte personali e collettive.
Georges Dumézil , uno dei massimi studiosi di mitologia, definì la religione con queste parole: “La religione è una spiegazione generale e coerente dell’universo, che sostiene ed anima la vita delle società e degli individui.” Se accettiamo questa definizione molto ampia, non c’è dubbio che “il Progresso” sia a tutti gli effetti di una vera e propria religione. Senza dare la benché minima accezione negativa a questo termine.
A volte un’immagine è più significativa di tante parole.
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Dal blog Energia e Motori. |
Dunque, individui nati e cresciuti in comunità che concepiscono il mondo e la vita in modo completamente diverso, anche se condividono la stessa realtà fisica, vivono psicologicamente e spiritualmente in mondi fra loro alieni. Non meno di quanto fossero Marte e la Terra nell’idea di Orwell. Così sono apparsi i conquistadores agli aztechi e viceversa. Per fare un esempio assai meno cruento, fra “picchisti” e “crescisti“ si può dialogare allo sfinimento ed entrambi possono imparare cose interessanti, ma nessuno dei due convincerà mai l’altro semplicemente perché stanno parlando di mondi diversi.
Fino al XX secolo, un gran numero di “mondi” conviveva sullo stesso pianeta, ma con l’affermazione globale della civiltà industriale questa diversità si è ridotta a fenomeni residuali o di nicchia. Un unico mondo, governato dall’ineluttabile destino di un progresso infinito, ha dominato la Terra e, soprattutto, la mente dei terrestri.
Contrariamente alle altre grandi religioni che la hanno preceduta, la fede nel progresso è devota all’Uomo e non ad un Dio. Un dettaglio che le ha permesso di stratificarsi sulle precedenti fedi con relativa facilità, assorbendole senza che la maggior parte dei fedeli se ne rendesse neppure conto. Per essere chiari, si può essere contemporaneamente progressista e cattolico, oppure mussulmano, protestante, ecc. Ma, a differenza di tante altre religioni, il Progresso non ha promesso il paradiso in una prossima ed ipotetica vita, bensì in questa. O perlomeno, ha promesso di potercisi avvicinare. Una differenza fondamentale che ha conquistato i cuori e le menti di quasi tutta l’umanità nei decenni in cui sembrava che questo stesse davvero avvenendo.
Ma il Fato, sotto forma di leggi fisiche e biologiche, non poteva essere violato e, dove prima e dove dopo, il paradiso a cominciato a sfumare. Pian piano, un numero crescente di persone si sono guardate intorno e si sono rese conto che la loro vita stava peggiorando. Che le prospettive erano sempre più fosche e che tutto ciò per cui avevano lavorato o combattuto si stava sciogliendo, come i ghiacciai. Insomma, si sono visti in un mondo molto diverso da quello in cui pensavano di vivere.
Così, come già era accaduto per le religioni precedentemente decadute o scomparse, la gente ha cominciato a cercare una diversa spiegazione generale e coerente dell’universo. Cioè una nuova fede capace di attribuire alla vita di ognuno significati, valori e scopi per cui valga la pena di vivere, lavorare, combattere ed eventualmente morire.
Alcuni non ne hanno trovati e si sono ammalati. Altri li hanno trovati in nuovi sistemi di archetipi. Come dire: in altri mondi. Talvolta si tratta di costruzioni ex novo, ma assai più spesso si tratta di reinvenzioni post-moderne di tradizioni più o meno antiche, spesso assai vagamente ricordate. E da sempre si sa che gli apostati sono i più feroci avversari della fede che hanno rinnegato. Di qui la guerra. Una guerra che non è solo fra eserciti e popoli, ma fra mondi alieni che si odiano e non possono trovare alcun compromesso perché non condividono la stessa realtà.
Giungiamo così al nostro esempio.
La guerra fra Ucraina e Russia è una guerra fra due stati, ognuno dei quali pensa di poter lenire i suoi drammatici problemi interni combattendo con l’altro.
Ma appartengono allo stesso mondo. Non è detto che trovino un accordo, ma è possibile perché vi sono limiti che ognuno dei due, per ora, pensa che non gli convenga valicare. Ma soprattutto perché quando i generali ed i ministri parlano fra loro si capiscono: parlano della stessa realtà.
Viceversa, credo che la guerra condotta dalle varie milizie jihadiste abbia motivazioni diverse. Naturalmente, anche a loro interessano il petrolio, il potere ed il denaro, ma non è questo che da significato alla loro vita ed alla loro morte. Si tratta di una sensazione del tutto personale, ma ho l’impressione che la molla principale che spinge tanti giovani, anche europei ed americani, ad arruolarsi tra le loro fila sia dare uno scopo alla propria esistenza.
John Kerry ha dichiarato che l’ISIL deve essere sconfitto non solo sul piano militare, ma anche su quello economico ed ideologico. Sui primi due punti vedo buone possibilità, ma nessuna sul terzo perché cosa si potrebbe offrire in cambio del sogno di ripristinare il califfato e la presunta vera fede? Un sogno che somiglia molto ad un’allucinazione o ad un incubo, ma non è che il “sogno americano” abbia molto da offrire, oggi come oggi.
Del resto, lo zelo fanatico di soggetti come i fratelli Koch o Sarah Palin non è meno ottuso di quello degli imam del califfato. Certo non sono mandanti od esecutori di brutali delitti, ma il perseguimento dei loro scopi non è certo privo di sangue. Se ci pare normale è solo perché, malgrado possiamo detestarli, appartengono al nostro stesso mondo. Altri potrebbero pensarla diversamente.
Con ciò, tengo a precisare, non voglio fornire la benché minima giustificazione all'operato delle milizie e dell'ISIL, i cui nemici principali non siamo noi, bensì i governi arabi e le minoranze religiose locali. Voglio solo far osservare che gli occidentali semplicemente non capiscono come ragiona questa gente.
Viceversa, sembra che loro conoscano noi piuttosto bene, ma questo potrebbe essere argomento per un altro articolo.
Temo comunque che negli anni a venire la nebulosa in cui si sta dissolvendo l’ordinato mondo industriale sarà esplorata da un numero crescente di popoli alieni. Tutti profughi di un unico mondo in agonia, ma in cerca di spiagge molto diverse su cui approdare. E spesso mortali nemici fra loro.
E fu il caos, quello in cui stiamo precipitando mentre il paradigma economico crolla. A proposito di invasione aliena, ora in rete sta girando l'ennesima appendice complottista (non che i complotti delle elite dirigenti non esistano ma non è che bisogna credere a tutto), ovvero il voler far credere nel prossimo futuro alle masse che gli alieni stiano invadendo la Terra, per far accettare loro un governo e un esercito mondiali. Obiettivo raggiungibile con l'ausilio di frequenze a 500 Mhz in grado di indurre allucinazioni.
RispondiEliminaVabbè, la disinformazione di massa operata dai media allineati, già grossi risultati di indottrinamento delle masse li ha raggiunti. Ed è anche vero che il dissenso sia un grosso fastidio per i grandi gruppi di potere globale. Se non con la storiella degli alieni è plausibile che una sorta di governo mondiale sia l'obiettivo di tali gruppi ed il loro braccio armato (usraele).
...scusa tanto se ti contraddico, ma la guerra in Ucraina non è fra ucraini e russi visto che che si tratta di una guerra civile interna alla stessa Ucraina e iniziata un anno fa da un regime golpista di stampo neonazista appoggiato dalle maggiori potenze occidentali. Caso mai, se vuoi dare informazioni corrette, puoi dire che si tratta di una guerra in cui la minoranza russofona residente nella regioni orientali ha deciso di difendersi contro i soprusi e i massacri perpetrati dall'illegittimo regime golpista.
RispondiEliminaQuindi più che di "guerre tra alieni" preferirei parlare di guerre scatenate da "alienati" (che sono proprio in mezzo a noi, senza bisogno di andarli a cercare chissà dove, e che molto presto ci riguarderanno direttamente).
Scusa la precisazione, ma dopo avere sentito sparare a zero su Maynard Keynes (che era una persona di estrema cultura, a differenza degli economisti che ci tocca sopportare oggi) e avere dovuto sentire cose del tipo "Ma perché i politici non danno retta agli scienziati?", si cominciano a rizzarmi i capelli in testa.
"la guerra in Ucraina non è fra ucraini e russi visto che che si tratta di una guerra civile interna alla stessa Ucraina e iniziata un anno fa da un regime golpista di stampo neonazista appoggiato dalle maggiori potenze occidentali"
Elimina1) che il fronte ucraino venga bollato come unitariamente 'neonazista' è assolutamente ridicolo. In Ucraina l'estrema destra ha un peso elettorale ridicolo (2% circa), entro uno Stato retto da una forma di governo liberal-democratica. I ribelli florussi, d'altro canto, hanno dato vita a repubbliche rette sulla base di costituzioni, dirigenze e basi intellettuali compiutamente neofasciste ( https://crisiglobale.wordpress.com/2014/11/03/focus-ucraina-i-luoghi-comuni-della-sinistra-sullucraina/ ). Inoltre, l'estrema destra internazionale è compattamente schierata dalla parte della Russia ( https://crisiglobale.wordpress.com/2015/03/26/focus-ucraina-il-cuore-dei-neofascisti-batte-per-la-russia/ ). Se il metro di giudizio che si adottasse fosse il medesimo, a definire 'neonazisti' gli ucraini si dovrebbe semplicemente considerare i filorussi un manipolo di Hitler reincarnati.
2) L'intervento militare russo in Ucraina ormai non è più messo in discussione nemmeno da personaggi che, dal Cremlino, dipendono direttamente per l'integrità del proprio portafoglio (come Giulietto Chiesa). D'altronde Putin ha di recente dichiarato che era pronto a tirare persino l'atomica per saldare la questione. Quindi scrive correttamente chi scrive 'Ucraina contro Russia'.
Botta e risposta e siete pari. Adesso la discussione su questo argomento è chiusa.
Eliminainfatti non vale la pena rispondere a certe idiozie assolute da parte di disinformati in malafede... Tutto questo va solo a detrimento del vostro blog
EliminaIl bello dell'anonimato è che non si sa a quale delle due posizioni ti riferisci - o forse a tutte e due (il che mi troverebbe parzialmente d'accordo con te; di sicuro la guerra in Ucraina non è una partita di calcio dove uno fa il tifo per la squadra del cuore). In ogni caso, va bene così!
EliminaIl punto qui non è chi abbia torto e chi ragione, bensì il fatto che entrambe le parti in conflitto appartengono al medesimo "mondo mentale". Possono quindi macellarsi o trovare un accordo, ma in ogni caso si capiscono. Viceversa, in altri conflitti i contendenti non sono in grado di capire le motivazioni del nemico e questo cambia completamente il quadro.
Elimina"Non meno di quanto fossero Marte e la Terra nell’idea di Orwell."
RispondiEliminaEhm... Wells, non Orwell... ;-D
Beh, io intanto vedro di leggerrmi appena possibile l'ultimissimo libro di Brenardo Kastrup, e poi provero' a commentare.
RispondiEliminaBernardo Kastrup
RispondiEliminaQuando Randers e i Meadows ricevevano l'obiezione che World3 è un modello mentale e non il mondo reale, giustavamente replicavano che il 'mondo reale' è in realtà un modello mentale, e che la differenza di World3 rispetto ad altri modelli e che l'uso del computer lo rendeva molto più rigoroso.
RispondiEliminaCredo che nell'articolo di Jacopo ci sia una considerazione latente ma che forse è necessario esplicitare: l'ideologia del progresso è tale per cui anche scienza e tecnica sono tali solo se riescono a corrobare l'ideologia del progresso e dello sviluppo. In questo senso, una scienza dei limiti e una tecnologia low sono semplicemente degli ossimori. E qui credo sia apra un enorme vaso di Pandora... sì, si sono attivati dei corsi di laurea in sostenibilità. Ci sono scienziati, e non da oggi, che stanno adottanto paradigmi diversi da quelli riduzionistici: ma come ci sono arrivati? L'attuale suddivisione delle discipline e la compartimentazione del mondo accademico - che riflettono per lo più l'ideologia di base dei lumi e quindi un determinato modello mentale di mondo - quanto aiuta? Come andrebbe ristrutturato il panorama universitario per adattarlo alle sfide del presente e del domani?
R " Come andrebbe ristrutturato il panorama universitario per adattarlo alle sfide del presente e del domani? " legando la retribuzione dei docenti ed impiegati vari a quella media dei laureati a 5 anni circa dalla laurea, per esempio....
EliminaA mio avviso non è la scienza il problema ma lo "scientismo". Vale a dire la convinzione che la scienza possa trovare rimedio a qualunque idiozia facciamo, anche quelle che ci dice espressamente di NON fare. Del resto Konrad Lorenz (non proprio l'ultimo degli scienziati) diceva che lo scientismo è una malattia mentale grave.
EliminaMolto bella questa distinzione fra scienza e scientismo !
EliminaC'è sempre da imparare, leggendo il blog. :-)
GT
L'articolo é come sempre molto ben costruito e si regge su passaggi logici saldi. Mi permetto solo di annotare che la scelta jadista credo nasca da potenzialità intrinseche alla religione islamica (il concetto di jihad é facilmente shiftabile da un piano personale ad uno sociale) fattori storici (i danni del colonialismo) ed antropologici (in breve c'é un'antitesi irrisolvibile nell'essere pii al vero Dio e osservare miscredenti occidentali godere di opulenza e potere), per cui io vedo fattori esterni alla questione post-picchista in sé.
RispondiEliminaSul rapporto tecnologia crescita (nella mia epistemologia personale progresso non significa crescita e ho anche dubbi che ogni atto umano possa essere riportato alla sfera economica) mi par ovvio che la tecnologia sia uno dei carburanti della crescita ma non il solo: marketing, ossia plusvalore ideologico e capacità di costruire il nuovo rimescolando gli stessi tasselli (spt nell'immateriale). Poi la tecnologia é stato il primo fupco acceso e la prima pietra scheggiata; allora quando é divenuta "cattiva" ed asservita? Siamo sicuri che già lì non vi fossero i semi di tutto?
La tua epistemologia è a mio avviso molto condivisibile, ma non è quella che tratteggia la nostra civiltà. Purtroppo!
EliminaLuigi Sertorio ha scritto cose molto interessanti sulla disgiunzione tra economia,
RispondiEliminaetica e scienza: ci siamo fatti incantare (e direi anche incatenare) dalle protesi
di potenza (i libri sono: "Storia dell'incertezza", "Storia dell' abbondanza" e
"Vivere in nicchia pensare globale" ) .
Ritengo che queste sono tra le cause della dissonanza cognitiva e comportamentale
delle società globali.
S. Molfese
Personalmente non credo più a nulla di quanto viene trasmesso nei media ufficiali. Credo che ci siano parecchie mezze verità .. ma non più di quello è solo se conviene all'editore di riferimento (che penso siano spesso nascosti da prestanome ed ignoti ).
RispondiEliminaSocraticamente so di non sapere. Nulla. Cosa è Isis? Esiste? I filmati dove sono fatt e da chi? Cosa è? Che obiettivi politici ha? È una organizzazione evanescente come Elquada? O Con obiettivi più chiari come la Spectre di James Bond? Ecc. Ecc.
Aggiungo per completezza che l'unico dato certo per me sono i filmati dell'Isis che 1-vengono trasmessi e pubblicizzati ampiamente sui media occidentali cosa che difficilmente viene fatta con la propaganda nemica 2- i filmati sembrano progettati per suscitare orrore e repulsione nel cittadino medio occidentale e per provocare una risposta emotiva, cosa che potrebbe suscitare una riflessione su chi li ha fatti e con quale obiettivo politico.
EliminaPersonalmente sono convinto che difficilmente a qualunque rivoluzionario con serie intenzioni di governare qualunque territorio convenga attrarre su di sé l'attenzione "morale" del cittadino medio occidentale con le associate incursioni aeree ed invasioni "umanitarie"
Il target della propaganda dell'ISIL o come si chiama, non è il cittadino medio benpensante occidentale, ma il giovane frustrato e senza futuro delle banlieu arabe e, secondariamente, europee. E visti i risultati, si direbbe che funziona molto bene. Inoltre, a costo di una qualche banale atrocità, riescono ad avere gratis una visibilità mondiale. Al contrario di quel che dici, direi che sono (o sono stati) dei geni del marketing e questo è uno degli aspetti della questione che mi fanno pensare che, mentre noi conosciamo pochissimo loro, loro conoscono benissimo noi ed i nostri punti deboli.
EliminaIl che non gli impedisce di fare errori. Mica possiamo sbagliare sempre e solo noi!
Grandissimo Articolo. Grazie per aver condiviso con tutti questa riflessione.
RispondiEliminaComplimenti Jacopo.
A proposito, un libro che consiglio sul tema del progresso e della crescita è "IL SISTEMA TECNICO" del francese Jacques Ellul. 400 Pagine dove il mondo tecnico-scientista viene demolito pezzo dopo pezzo.
Un incubo per il sottoscritto (che nella vita fa il tecnico !!!).
Scritto nel 1977, sembra scritto ieri.
Oppure rivisto in chiave aggiornata, nel libro di : Porquet Jean_luc
"Jacques Ellul. L'uomo che aveva previsto (quasi) tutto"