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lunedì 1 aprile 2019
Dichiarazione-choc di Greta Thunberg. Lo scopo è stato raggiunto: non c'è più bisogno di scioperare per il clima.
Posted by
Ugo Bardi
Notizia bomba dalla Svezia: Greta Thunberg ha raggiunto il suo scopo e interrompe la sua azione per combattere il cambiamento climatico.
La giovane attivista svedese ha dichiarato che "dopo aver parlato con tanti dei nostri leader, mi rendo conto ora che hanno sotto controllo la crisi climatica, capiscono l'emergenza, e sono pronti ad agire. Quindi, ho deciso di smettere di scioperare e ritornare a scuola come si deve, Niente più sciopero del venerdì"
venerdì 10 aprile 2015
Il contesto del nostro collasso
Da “The Oil Crash”. Traduzione di MR
Cari lettori,
qualche giorno fa la rivista L'esprill (www.uv.es/lespill) ha pubblicato un articolo (nel numero 48) che ho scritto per loro qualche mese fa. Col loro permesso, pubblico qui la traduzione in castigliano (e quindi in italiano) dello stesso.
Saluti cordiali,
Antonio
Il contesto del nostro collasso
Antonio Turiel
Dopo quasi cinque anni a fare divulgazione sui gravi problemi di sostenibilità della nostra società, in particolare della crisi energetica, attraverso il blog The Oil Crash, le molteplici conferenze che tengo e alcune interviste che mi sono state richieste dai mezzi di comunicazione, ho osservato che c'è una domanda che la gente mi fa in continuazione. Molte volte sostengo che se non si prendono misure decise che rompano col paradigma irrazionale e suicida della nostra società dei consumi – unico modo per uscire da questa crisi economica senza fine - , questo impasse storico del nostro sistema economico causerà una disfunzionalità crescente della nostra società e alla fine ci porterà al collasso. L'idea del collasso, e ancora di più del collasso sociale, era un concetto per niente abituale nelle conversazioni di qualche anno fa, anche se ora si sta trasformando in un tema ricorrente, specialmente da quando la NASA (1) o grandi ditte di intermediazione finanziaria (2) pubblicano studi sul tema. Quando emerge questa parola, collasso, di solito si hanno due tipi di reazione, una minoritaria e l'altra maggioritaria. La minoranza mi chiede cosa sia un “collasso sociale”, nonostante che più o meno tutti abbiano un'immagine mentale di questo tipo di evento (non necessariamente tutti, comunque, hanno la stessa idea di cosa sia un collasso). La maggioranza mi chiede una cosa ben diversa, cioè quando sopraggiungerà questo collasso che prevedo.
Quando. Non tutti coloro che mi chiedono quando si verificherà il collasso hanno le stesse motivazioni, ma disgraziatamente quasi tutti giungono alla stessa conclusione: l'inazione.
Cari lettori,
qualche giorno fa la rivista L'esprill (www.uv.es/lespill) ha pubblicato un articolo (nel numero 48) che ho scritto per loro qualche mese fa. Col loro permesso, pubblico qui la traduzione in castigliano (e quindi in italiano) dello stesso.
Saluti cordiali,
Antonio
Il contesto del nostro collasso
Antonio Turiel
Dopo quasi cinque anni a fare divulgazione sui gravi problemi di sostenibilità della nostra società, in particolare della crisi energetica, attraverso il blog The Oil Crash, le molteplici conferenze che tengo e alcune interviste che mi sono state richieste dai mezzi di comunicazione, ho osservato che c'è una domanda che la gente mi fa in continuazione. Molte volte sostengo che se non si prendono misure decise che rompano col paradigma irrazionale e suicida della nostra società dei consumi – unico modo per uscire da questa crisi economica senza fine - , questo impasse storico del nostro sistema economico causerà una disfunzionalità crescente della nostra società e alla fine ci porterà al collasso. L'idea del collasso, e ancora di più del collasso sociale, era un concetto per niente abituale nelle conversazioni di qualche anno fa, anche se ora si sta trasformando in un tema ricorrente, specialmente da quando la NASA (1) o grandi ditte di intermediazione finanziaria (2) pubblicano studi sul tema. Quando emerge questa parola, collasso, di solito si hanno due tipi di reazione, una minoritaria e l'altra maggioritaria. La minoranza mi chiede cosa sia un “collasso sociale”, nonostante che più o meno tutti abbiano un'immagine mentale di questo tipo di evento (non necessariamente tutti, comunque, hanno la stessa idea di cosa sia un collasso). La maggioranza mi chiede una cosa ben diversa, cioè quando sopraggiungerà questo collasso che prevedo.
Quando. Non tutti coloro che mi chiedono quando si verificherà il collasso hanno le stesse motivazioni, ma disgraziatamente quasi tutti giungono alla stessa conclusione: l'inazione.
sabato 13 dicembre 2014
Sembrerei pazza...
Da “Decline of the empire”. Traduzione di MR
di Dave Cohen
Finiamo questa settimana brutale con una nota divertente, si può?
Citerò da una recente intervista ad Elizabeth Kolbert, il cui libro “La Sesta Estinzione: una Storia Innaturale” è uscito all'inizio di quest'anno. Mi piace questa robaccia.
D: C'è una qualche possibilità che l'evoluzione salvi il salvabile? Che il mondo si adatterà ed adeguerà a noi?
R: Penso che ci siano due quadri temporali per rispondere a questo. Il primo è che se ci sono tassi molto elevati di estinzione, l'evoluzione non è sufficientemente rapida. Non bisogna presumere che siccome le cose muoiono più velocemente del normale la speciazione avvenga più velocemente del normale.
Non abbiamo nessuna prova di questo. L'evoluzione ha la propria scala temporale, che dipende dai tassi di riproduzione. Se si è animali che si riproducono ogni 20-30 anni, c'è un limite a quanto rapidamente ci si possa evolvere. Sul breve termine o sul medio, non penso che ci siano molte possibilità che l'evoluzione tenga il passo.
Su un termine molto lungo, quando si osservano le estinzioni di massa del passato, sì, alla fine. Quelle nicchie ecologiche vuote vengono riempite e la diversità si diffonde di nuovo. Nei reperti fossili, ciò tende ad impiegare milioni di anni. Stiamo parlando di un tempo molto lungo. Un'estinzione di massa non è una cosa in cui possiamo semplicemente sperare per il meglio. Non funziona in quel modo.
Giusto, non funziona in quel modo. Ecco il divertimento.
D: Cosa possiamo fare?
R: Il mio libro espone i problemi su una scala molto, molto ampia. Quali sono i motori di un'estinzione oggi? In effetti avrei potuto sceglierne diversi, ma ho scelto quelli che sono i fattori principali dell'estinzione, che sono delle forze molto grandi all'opera.
Cambiamento climatico, perdita di habitat, spostamento di specie nel mondo... se proponessi un modo per fermare uno qualsiasi di questi fattori, sembrerei pazza. Non succederà. Non lo faccio.
Non potrei essere più d'accordo – solo un pazzo proporrebbe che gli esseri umani cambino il proprio comportamento per fermare le catastrofi create dagli esseri umani come la sesta Estinzione.
Dico solo che questo è ciò che sta accadendo, questo è ciò che alimenta questi tassi di estinzione e lascio che la gente tragga le sue conclusioni su cosa possiamo o dobbiamo fare.
Tutte queste cose sono molto legate al modo in cui viviamo oggi, con la globalizzazione, la modernità e l'industrializzazione. L'idea che smetteremo improvvisamente di fare quelle cose, sfortunatamente, non credo sia probabile. Come questo si porrà in atto è davvero la domanda del nostro tempo.
Giusto, non è probabile. Leggete qui:.
D: Quindi cosa dice alle persone che lo negano?
R: E’ una cosa interessante. Ci sono dei negazionisti del riscaldamento globale, ma non ci sono in realtà negazionisti della frammentazione dell'habitat, o delle specie invasive. Non ci sono in realtà dei negazionisti dell'estinzione. Si può obbiettare che è perché alla gente in realtà non interessano le altre specie. Non si alterano nemmeno per questo. Non si hanno tante reazioni contrarie quando si dice che i tassi di estinzione sono davvero molto alti oggi. Non credo che questo sia argomento di dibattito.
Sì, è esattamente l'argomentazione che ho usato in “Avventure in Pianura – parte II”. E il finale...
D: C'è una qualche nota positiva per concludere?
R: La gente mi chiede perché ho scritto questo libro se non espongo una prescrizione riguardo a cosa dobbiamo fare. Io sostengo che è molto importante che ci rendiamo conto di cosa facciamo, di cosa sta succedendo. Questo è il solo modo per cominciare a pensare a come possiamo migliorare questa situazione. Voglio dire che ci sono un sacco di cose che potremmo fare. E' solo che niente di ciò che possiamo fare sarebbe semplice. Quindi, ci sono tonnellate di cose da fare. La prima cosa che potremmo fare è di ridurre in modo molto drammatico le nostre emissioni di carbonio; cosa che possiamo fare, ma lo dobbiamo scegliere.
La Signora Kolbert è stata davvero brava a non rispondere eludendo la domanda sul “finire su una nota allegra”.
di Dave Cohen
Finiamo questa settimana brutale con una nota divertente, si può?
Citerò da una recente intervista ad Elizabeth Kolbert, il cui libro “La Sesta Estinzione: una Storia Innaturale” è uscito all'inizio di quest'anno. Mi piace questa robaccia.
D: C'è una qualche possibilità che l'evoluzione salvi il salvabile? Che il mondo si adatterà ed adeguerà a noi?
R: Penso che ci siano due quadri temporali per rispondere a questo. Il primo è che se ci sono tassi molto elevati di estinzione, l'evoluzione non è sufficientemente rapida. Non bisogna presumere che siccome le cose muoiono più velocemente del normale la speciazione avvenga più velocemente del normale.
Non abbiamo nessuna prova di questo. L'evoluzione ha la propria scala temporale, che dipende dai tassi di riproduzione. Se si è animali che si riproducono ogni 20-30 anni, c'è un limite a quanto rapidamente ci si possa evolvere. Sul breve termine o sul medio, non penso che ci siano molte possibilità che l'evoluzione tenga il passo.
Su un termine molto lungo, quando si osservano le estinzioni di massa del passato, sì, alla fine. Quelle nicchie ecologiche vuote vengono riempite e la diversità si diffonde di nuovo. Nei reperti fossili, ciò tende ad impiegare milioni di anni. Stiamo parlando di un tempo molto lungo. Un'estinzione di massa non è una cosa in cui possiamo semplicemente sperare per il meglio. Non funziona in quel modo.
Giusto, non funziona in quel modo. Ecco il divertimento.
D: Cosa possiamo fare?
R: Il mio libro espone i problemi su una scala molto, molto ampia. Quali sono i motori di un'estinzione oggi? In effetti avrei potuto sceglierne diversi, ma ho scelto quelli che sono i fattori principali dell'estinzione, che sono delle forze molto grandi all'opera.
Cambiamento climatico, perdita di habitat, spostamento di specie nel mondo... se proponessi un modo per fermare uno qualsiasi di questi fattori, sembrerei pazza. Non succederà. Non lo faccio.
Non potrei essere più d'accordo – solo un pazzo proporrebbe che gli esseri umani cambino il proprio comportamento per fermare le catastrofi create dagli esseri umani come la sesta Estinzione.
Dico solo che questo è ciò che sta accadendo, questo è ciò che alimenta questi tassi di estinzione e lascio che la gente tragga le sue conclusioni su cosa possiamo o dobbiamo fare.
Tutte queste cose sono molto legate al modo in cui viviamo oggi, con la globalizzazione, la modernità e l'industrializzazione. L'idea che smetteremo improvvisamente di fare quelle cose, sfortunatamente, non credo sia probabile. Come questo si porrà in atto è davvero la domanda del nostro tempo.
Giusto, non è probabile. Leggete qui:.
D: Quindi cosa dice alle persone che lo negano?
R: E’ una cosa interessante. Ci sono dei negazionisti del riscaldamento globale, ma non ci sono in realtà negazionisti della frammentazione dell'habitat, o delle specie invasive. Non ci sono in realtà dei negazionisti dell'estinzione. Si può obbiettare che è perché alla gente in realtà non interessano le altre specie. Non si alterano nemmeno per questo. Non si hanno tante reazioni contrarie quando si dice che i tassi di estinzione sono davvero molto alti oggi. Non credo che questo sia argomento di dibattito.
Sì, è esattamente l'argomentazione che ho usato in “Avventure in Pianura – parte II”. E il finale...
D: C'è una qualche nota positiva per concludere?
R: La gente mi chiede perché ho scritto questo libro se non espongo una prescrizione riguardo a cosa dobbiamo fare. Io sostengo che è molto importante che ci rendiamo conto di cosa facciamo, di cosa sta succedendo. Questo è il solo modo per cominciare a pensare a come possiamo migliorare questa situazione. Voglio dire che ci sono un sacco di cose che potremmo fare. E' solo che niente di ciò che possiamo fare sarebbe semplice. Quindi, ci sono tonnellate di cose da fare. La prima cosa che potremmo fare è di ridurre in modo molto drammatico le nostre emissioni di carbonio; cosa che possiamo fare, ma lo dobbiamo scegliere.
La Signora Kolbert è stata davvero brava a non rispondere eludendo la domanda sul “finire su una nota allegra”.
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