domenica 13 marzo 2011
Ponyo e lo tsunami
Posted by
Ugo Bardi
Non so se avete visto il film di Miyazaki "Ponyo" del 2008. Film bellissimo, sognante e delicato. C'è dentro un po' tutto quello che è successo questa settimana in Giappone. lo tsunami, il mare che invade la terra, la gente che si rifugia dove e come può. E' anche un'illustrazione del rapporto che i Giapponesi hanno con il mare: un po' di paura, un po' di rispetto e anche un po' di amore. Il tutto personificato dalla dea del mare del film, Granmamare; figura che riecheggia le antiche divinità Mediterranee - Iside o Amphitrite - che a noi sono più familiari.
Il mare non ce l'ha con noi, ovviamente. Ma, come per tante cose su questo pianeta, non possiamo pretendere di ignorarlo e - meno che mai - dominarlo. Eppure, è un errore che facciamo continuamente: costruire centrali atomiche in riva al mare è soltanto uno dei tanti.
mercoledì 9 marzo 2011
E continua a salire....
Posted by
Ugo Bardi
Dal NOAA, gli ultimi dati sulla concentrazione di CO2 nell'atmosfera, aggiornati a Gennaio 2011. Vediamo che quando è inverno nell'emisfero Nord, la concentrazione sale. Questo è perché le terre emerse dell'emisfero nord occupano un area maggiore, e quindi la scarsa attività delle piante genera una crescita del CO2. E' un'asimmetria planetaria che ha un effetto importante sul clima; è anche la ragione per la quale i cicli orbitali di Milankovih causano l'alternanza di ere glaciali e interglaciali.
Le piante riprenderanno con la fotosintesi a primavera, e vedremo calare di nuovo la concentrazione di CO2. Ma solo fino all'inverno successivo. A questo ritmo, ci vorrà ancora qualche anno prima di toccare le 400 parti per milione; ma speriamo che il ritmo di crescita non aumenti. E comunque è già troppo quello che abbiamo ora.
domenica 6 marzo 2011
Segare un ramo inesistente
Posted by
Ugo Bardi
In un post precedente avevo fatto l'analogia della situazione attuale con la storia quello che segava il ramo sul quale stava seduto.
Ora, ho l'impressione che la situazione sia ancora peggiore. Che il ramo sia stato già segato; che stiamo già cadendo.
Ma continuiamo a muovere la sega su e giù a segare un ramo inesistente mentre discutiamo se stiamo cadendo oppure no.
_____________________________
L'articolo che segue è interessante (e inquietante) per vari motivi. Non è un articolo di climatologia; è un articolo scritto - mi sembra di capire - da due economisti che esamina la tendenze alla crescita della concentrazione di CO2 che viene fuori essere non semplicemente esponenziale, ma "super-esponenziale", ovvero ancora più rapida che esponenziale. Il tipo di trattamento matematico che considera questa crescita genera una "singolarità", ovvero un punto in cui la curva va all'infinito. Questo non deve, ovviamente, essere inteso come un fatto fisico, ma come una tendenza del sistema a una transizione verso un nuovo e diverso stato. Il "tipping point", in sostanza. Come vedete, non c'è bisogno di essere climatologi per capire che qualcosa sta andando fuori controllo su questo pianeta.
Via "Climate Change: the next generation"
Evidence for super-exponentially accelerating atmospheric carbon dioxide growth
A. D. Husler and D. Sornette
Department of Management, Technology and Economics, ETH Zurich, Kreuzplatz 5, CH-8032 Zurich, Switzerland
Abstract
We analyze the growth rates of atmospheric carbon dioxide and human population, by comparing the relative merits of two benchmark models, the exponential law and the fi nite-time-singular (FTS) power law. The later results from positive feedbacks, either direct or mediated by other dynamical variables, as shown in our presentation of a simple endogenous macroeconomic dynamical growth model. Our empirical calibrations confi rm that human population has decelerated from its previous super-exponential growth until 1960 to "just" an exponential growth, but with no sign of more deceleration. As for atmospheric CO2 content, we find that it is at least exponentially increasing and most likely characterized by an accelerating growth rate as of 2009, consistent with an unsustainable FTS power law regime announcing a drastic change of regime. The coexistence of a quasi-exponential growth of human population with a super-exponential growth of carbon dioxide content in the atmosphere is a diagnostic that, until now, improvements in carbon efficiency per unit of production worldwide has been dramatically insufficient.
http://arxiv.org/PS_cache/arxiv/pdf/1101/1101.2832v2.pdf
http://arxiv.org/PS_cache/arxiv/pdf/1101/1101.2832v2.pdf
venerdì 4 marzo 2011
Tertulliano non credeva agli allunaggi: la rottura dell'auctoritas nel dibattito sul clima
Posted by
Ugo Bardi
Quinto Settimio Tertulliano è vissuto fra il secondo e il terzo secolo AD. Nella sua prolifica opera, è noto soprattutto per la frase a lui attribuita "Credo quia absurdum." In realtà, aveva detto una cosa un po' diversa, ma il concetto è simile. Quella di Tertulliano è la rottura totale con tutto il pensiero che esisteva prima di lui. Era la perdita dell' "auctoritas" classica che sarebbe stata recuperata soltanto molto dopo e in una forma diversa con la filosofia scolastica nel Medio Evo. Qui cito Tertulliano come parte di un'analisi della frattura culturale fra scienza e politica che si sta creando nella nostra società in un modo forse non dissimile da quella che si era creata al tempo di Tertulliano fra il mondo pagano e quello cristiano.
Verso l'inizio del terzo secolo A.D., Tertulliano, campione del cristianesimo contro i pagani, ci da una visione lampante della la rottura fra vecchia e nuova auctoritas. Di lui ci ricordiamo la celebre frase "Credo quia absurdum" (anche se non esattamente). Tertulliano cercava l'assurdità, lo scandalo, come arma contro i vecchi paradigmi; era un rivoluzionario, un sovversivo.
Ripensando a questi antichi tempi, fa impressione notare quanto somigliante è lo sconvolgimento di paradigma in cui ci troviamo oggi e che si esprime spesso con quelle forme di rifiuto totale di tutto quello che è condiviso in termini di auctoritas. Queste forme di rifiuto una volta si esprimevano in ideologie rivoluzionarie o sovversive. Ma oggi si sono sfilacciate in qualcosa di negativo che chiamiamo "complottismo" che, in fondo, è l'unica nuova, vera ideologia del ventunesimo secolo.
Se Tertulliano fosse vivo oggi, la sua rottura con i paradigmi condivisi, la sua ricerca dell'assurdo dirompente si esprimerebbe forse con il sostenere che gli allunaggi degli anni '60 erano tutta una messinscena, che le torri gemelle sono state distrutte da una demolizione controllata, e che gli aerei che volano sopra le nostre teste spargono veleni terribili per l'atmosfera.
Questa rottura è indice di un profondo cambiamento nella trasmissione della cultura. Tutta la conoscenza umana è strutturata. Ogni apprendimento è basato sull'unità fondamentale del rapporto fra maestro e allievo. Non è un rapporto paritetico, è un rapporto gerarchico. Il maestro è tale perché ha quella cosa che i latini chiamavano "auctoritas;" non un'imposizione ma parte della struttura stessa della società. Sull'auctoritas si basa l'ordinamento della conoscenza; quella cosa che chiamiamo "sapienza" e a volte, "saggezza".
Ma tutto va per cicli e il male, come ha detto una volta Poul Anderson, è il bene che è marcito. Non sempre l'auctoritas corrente riesce a seguire i cambiamenti della società. Allora, l'auctoritas si cristallizza e da una guida diventa una gabbia contro la quale le menti libere si ribellano. Ma la sapienza, come la società, è sempre in movimento. C'è sempre una transizione alla ricerca di una nuova saggezza. E' soltanto che certe volte la transizione avviene gradualmente, a volte attraverso una rottura.
Un esempio di questa rottura traumatica lo troviamo con i tempi di Tertulliano. Gli antichi Romani vedevano la loro prosperità materiale dovuta in gran parte al favore degli dei pagani. Quando questa prosperità è svanita, chi ne ha fatto le spese sono stati i rappresentanti del vecchio ordine. Ci ricordiamo della filosofa pagana Ipazia; fatta a pezzi a mani nude da una folla inferocita. Questo è avvenuto solo un paio di secoli dopo Tertulliano; quando la rottura fra vecchio e il nuovo non era più il paradigma di qualche isolato sovversivo, ma un onda di rabbia che spazzava tutta la società. Una rabbia che fa paura, che non si spiega se non con la perdita totale di orizzonti condivisi; una società che ha perso completamente il rapporto fra maestro e allievo. Che ha perso la sapienza, la saggezza, l'auctoritas.
Oggi, ritroviamo questo stesso smarrimento; questa perdita di orizzonti condivisi. La nostra prosperità materiale è dovuta in gran parte alla scienza e al metodo scientifico, o perlomeno così la percepiamo. E allora è uno sconvolgimento totale sentirsi dire che abbiamo sbagliato tutto; che tutte le cose che stavamo facendo e che fino ad oggi ci avevano dato per buone ci stanno portando a esaurire le risorse del pianeta e a surriscaldarlo oltre i limiti della nostra stessa sopravvivenza. E questo, addirittura, ce lo dicono gli scienziati - proprio loro che ci hanno portato al punto in cui siamo. Come non cedere alla tentazione di prendersela con gli scienziati stessi?
Gianluca Freda queste cose ce le ha chiarissime in mente quando risponde a un mio post sul complottismo scrivendo in un testo intitolato "Cassandra Crossing" parlando di
.... un ordine elitario che ha fatto il suo tempo, che è sopravvissuto a se stesso, che ha reso trasparenti le proprie mire propinandoci per decenni sempre gli stessi giochi di prestigio, senza essere più in grado di conferire la minima credibilità all’universo che, tanti secoli fa, aveva proposto alle masse come nuova realtà abitabile, per chiedere su di esso la fiducia e proporsi come gestore e custode della sua solidità. Questo vecchio universo sta sfilacciandosi, sta cadendo a pezzi e con esso si decompongono i suoi architetti.
Lo scardinamento del paradigma, oggi, è anche superiore a quello del tempo di Ipazia. Le conseguenze, non le abbiamo ancora viste veramente. Ma già vediamo questa rabbia sorda che non ha ancora trovato nè un obbiettivo preciso di odio nè un paradigma nuovo che sostituisca il vecchio. E' ancora in uno stato informe; si esprime con il dubbio totale su tutto. E da questa rabbia non ci possiamo aspettare niente di buono.
La trasformazione fra paganesimo e cristianesimo non fu breve e fu punteggiata da martiri, lotte e rivoluzioni. Un paio di secoli dopo il rivoluzionario Tertulliano, ritroviamo il paradigma cristiano trasformato in religione ufficiale, con l'imperatore Teodosio I che proibiva ufficialmente tutte le religioni non cristiane nell'Impero Romano. E' curioso pensare, tuttavia, che tanta lotta ha portato alla fine a quella fioritura di pensiero che chiamiamo la "filosofia scolastica" che, in fin dei conti, è stata la riscoperta della vecchia auctoritas, quella pagana, da parte della nuova auctoritas, quella cristiana.
Anche la conoscenza si muove in cicli. Il rapporto fra maestro e allievo era lo stesso al tempo di Aristotele come lo era al tempo di Ugo di San Vittore, nel Medio Evo e così come lo è oggi in una università. Sono rapporti basati basati sullo stesso principio di "auctoritas." E, in fondo, i problemi affrontati, allora come oggi, sono gli stessi e le risposte non sono tanto diverse.
E' un altro ciclo quello che si sta aprendo oggi; ne stiamo vedendo soltanto le fasi iniziali - un giorno lo vedremo più chiaramente e forse era quello che ci voleva dire Paolo di Tarso con la sua frase famosa che se oggi vediamo oscuramente, come in uno specchio, un giorno vedremo con chiarezza, "facie ad faciem." .
_______________________________________________________________
Nota
Questo post nasce come seguito di uno che avevo dedicato a Gianluca Freda. Alcuni lo hanno interpretato come una presa di giro dei complottisti, e in un certo senso lo era. Ma era anche un tentativo di capire il loro pensiero, di capire le ragioni dello scollamento culturale che stiamo vivendo. Quello che fa impressione nei post di Gianluca Freda è l'estrema lucidità della sua espressione. Freda non scende a mezzi termini: non lo fa quando parla di olocausto e non lo fa nemmeno quando parla dell'origine del suo pensiero. In un suo post, dice:
Ognuno di noi diventa una “auctoritas” quando riesce a crearsi una propria visione soggettiva del mondo fondata sulla ricerca e sul confronto delle informazioni, rinunciando all’idea che la Verità Oggettiva possa essere attinta, senza troppi sforzi, da un’unica fonte.
Nel mio post, avevo interpretato questa frase come "ognuno crede alla prima cosa che gli viene in mente". Freda mi ha criticato dicendo che non è questione di solipsismo ma di realtà condivisa. E' vero, ma cambia poco se la convinzione complottista si trova a livello di singoli o di gruppo. Anzi, le logiche di rinforzo reciproco del pensiero di gruppo rendono anche più difficile evitare la caduta a spirale nell'abisso del complottismo più sfrenato (vedasi gli sciachimisti, i lunacomplottisti e quelli assai meno innoqui di loro).
Freda ha perfettamente colto la tendenza in atto - in un certo senso è da ammirare. Ma lo dico anche con una sensazione di orrore; perché quello che sta succedendo è terrificante. Guardate il dibattito sul clima; ognuno ritiene di essere la propria auctoritas sull'argomento. Anche se è un veterinario o un visconte, ritiene di potersi mettere a tu per tu con gli scienziati - che sono la legittima auctoritas - e pretende avere ragione.
Il risultato è imbarbarimento del discorso; una perdita di approfondimento, di finezza, di saggezza. Il cosiddetto "dibattito" sul clima si riduce a un battibecco calcistico; con tutta la profondità di pensiero che ha "Il processo del lunedi'". Il dibattito è come la moneta; dove si dice che la cattiva caccia via la buona.
A differenza di Tertulliano, Freda non si fa portatore di un nuovo paradigma; si limita a notare lo sfilacciamento del vecchio e a gioirne. In effetti, il crollo di un'intera società è un momento di opportunità, ma dobbiamo anche ricordarci che, per i cinesi, vivere in tempi interessanti è una maledizione. E se Freda ha qualche elemento che lo accomuna a Tertulliano, personalmente mi vedo male nei panni di Celso.
Quello che vorrei dire è che credo che il metodo scientifico non è la stessa cosa di una religione o un sistema politico o filosofico. Una religione o un sistema filosofico sono modi di vedere e interpretare il mondo; di creare quella realtà condivisa di cui parla Freda. Il metodo scientifico è una cosa diversa: è uno strumento, una tecnica. E' qualcosa come la ruota, il fuoco, o la scrittura. Sono strumenti che si possono usare in modi diversi. Se hai la scrittura, puoi scrivere il Mein Kampf o Das Kapital. Entrambi usano la stessa scrittura, ma dicono cose diverse. Se hai la ruota, ci puoi fare un carro da guerra oppure un carro per portare il grano in città. Queste cose sono neutrali. Forse il metodo scientifico non è altrettanto neutrale di una ruota - ma lo puoi usare per tante cose; buone e cattive..
Più che altro, senza il metodo scientifico, uno è completamente perso di fronte alla complessità della realtà che è costretto a interpretare secondo una logica semplice e brutale: quello che dice l'auctoritas vigente è tutto vero, oppure è tutto falso. Ma il mondo è più complesso e variegato di così. E' un difficile equilibrio quello di valutare caso per caso. La verità è un picco un po' instabile ed è facile scivolare o da una parte o dall'altra: o la verità è sempre e solo la versione ufficiale, oppure tutto è sempre un complotto. In altre parole, ci vuole un metodo ed è questo il punto fondamentale. E questo metodo non può essere che il metodo scientifico.
In certi periodi storici, il collasso di una società ha portato a tali perdite culturali che si è visto persino la sparizione della scrittura. E' per questo che oggi noi non scriviamo in cuneiforme. Se è improbabile, tuttavia, che il prossimo, possibile, collasso ci porti a perdere la scrittura, potremmo benissimo perdere il metodo scientifico; travolto nel generale rifiuto di tutto quello che era parte del vecchio ordinamento. Se questo avverrà, avremo perso ogni possibilità di fare qualcosa per impedire che il cambiamento climatico ci spazzi via per sempre.
giovedì 3 marzo 2011
Cassandra's legacy
Posted by
Ugo Bardi
Un nuovo blog di Ugo Bardi "Cassandra's Legacy" - l'eredità di Cassandra
Sull'onda del mio nuovo libro "The Limits to Growth Revisited", che dovrebbe uscire a breve con Springer, mi sono deciso a farmi un piccolo blog in Inglese.
L'ho chiamato "Cassandra's legacy", l'eredità di Cassandra. Per il momento c'è solo un post e qualche idea di che cosa il nuovo blog potrebbe - o potrà - essere. I blog sono un po' come un figlio. Quando nasce, non sai esattamente cosa sarà e farà da grande.
Di una cosa sono sicuro, la versione inglese di Cassandra sarà molto diversa da quella italiana. E' un pubblico diverso quello che legge in Inglese e ci sono già degli ottimi blog sul cambiamento climatico dedicati a sbufalare i venduti e i fuori di testa che infestano la discussione.
Per cui, con l'eredità di Cassandra, penso di dedicarmi di più a degli approfondimenti sui modelli dinamici e - occasionalmente - a dare sfogo a qualche mia velleità letteraria, come pure a qualche traduzione di post fatti nel passato che credo abbastanza significativi.
Bene. Questo era l'annuncio - spero che mi seguirete anche in Inglese; se non lo masticate bene ci sono i programmi automatici di traduzione. Il risultato è, beh... insomma, ci si deve contentare!
UB
lunedì 28 febbraio 2011
I giornalisti non sono i nemici della scienza
Posted by
Ugo Bardi
Gli scienziati sembrano avere, mediamente, una pessima opinione dei giornalisti. Magari non proprio come suggerisce la figura, ma, insomma, qualcosa del genere. In questo post, suggerisco che i giornalisti non vanno considerati alla pari dei vari venduti e fuori di testa che infestano il dibattito sul clima. I giornalisti sono i nostri alleati, bisogna, però dargli anche una mano.
Circa un mese fa, l'Istituto Bruno Leoni ha presentato con un comunicato stampa la traduzione del pessimo "Rapporto Montford;" un'ulteriore rimasticatura di cose già note riguardo al cosiddetto scandalo del "Climategate." Su questo immondo rapporto avevo già commentato in un post su "Cassandra." Fra le altre cose, la mia opinione molto negativa è anche apparsa in un articolo di Valentina Arcovio su La Stampa, insieme con quella di alcuni colleghi di "Climalteranti"
In questi giorni, Marco F. dell'ottimo blog "Leucophaea" ha commentato l'articolo della "Stampa;" cosa che mi spinge a dire due parole in proposito. L'avrei voluto fare prima, ma troppe altre cose me lo avevano fatto mettere in coda.
L'articolo di Marco F. fa molte interessanti considerazioni sulla comunicazione scientifica e il rapporto fra scienziati e giornalisti. Alla fine, critica l'articolo della Stampa sul rapporto Montford dicendo che:
...... è un esempio di un’altra cattiva abitudine dei giornalisti, specie quelli che si addentrano per la prima volta negli argomenti un po’ critici; cioè il desiderio di obiettività, di trattamento bilanciato di un tema. Che se va bene per un’analisi sociologica complessa e per la situazione politica, è da respingere quando si parla di consensus scientifico. I soliti argomenti (evoluzionismo, riscaldamento globale, anti-vaccinismo eccetera) non hanno bisogno di un trattamento bilanciato. Da una parte stanno secoli di ricerca, dall’altra solo opposizione preconcetta. Eppure la maggior parte dei giornalisti si trascina, dalla pratica quotidiana, questo approccio. E i danni che fanno sono a volte molto gravi, come comparare posizioni dal peso totalmente differente o far sembrare ragionevoli ipotesi senza fondamento. Se leggete bene, l’articolo si conclude con tre o quattro interviste a esperti veri, che lo definiscono spazzatura. E allora perché scriverlo?
Il che è corretto per certi aspetti, ma anche eccessivo a mio parere. Credo che, su questo punto, dovremmo confrontarci un attimo. Il nostro rapporto, come scienziati e ricercatori, con i giornalisti non è già che sia tanto buono. Mi scuserà allora Marco se commento che non è il caso di peggiorarlo ulteriormente con questo tipo di atteggiamento. I giornalisti, sembra strano doverlo dire, non sono i nemici della scienza (come ce ne sono, purtroppo).
A proposito dell'articolo sulla Stampa, credo che sia il caso di raccontare la storia di come è venuto fuori così come è venuto. Non conosco personalmente l'autrice, Valentina Arcovio, però conosco il suo collaboratore, Emanuele Perugini e il loro sito http://www.climascienza.it. Proprio Perugini mi ha chiesto un parere sul comunicato stampa dell'IBL, passandomi l'articolo in una versione ancora senza i miei commenti.
Confesso che la mia reazione immediata è stata esattamente la stessa di Marco F.; ho risposto, più o meno, "ma perché diavolo vuoi pubblicare questa scemenza? Butta via tutto e lascia perdere." Poi, però, ci ho ripensato sopra e mi sono accorto che il mio non era l'atteggiamento giusto.
La faccenda ha a che fare con la diversa percezione di giornalisti e ricercatori su quale sia l'unità elementare di informazione. Per il giornalista è la "notizia" per lo scienziato è la "scoperta". Occasionalmente, il ricercatore che ha un blog si comporta da giornalista pubblicando notizie, oppure il giornalista fa il divulgatore e allora si occupa di scoperte. Ma c'è una differenza fondamentale fra le due cose.
Allora, mettetevi nei panni di un giornalista. Arriva un comunicato stampa da IBL (che vorrebbero passare da persone serie e qualcuno anche li ritiene tali). Il comunicato descrive l'uscita di un documento in Italiano che traduce una cosa che si chiama "Rapporto Montford"che pare faccia parte di un gruppo chiamato "Global Warming Policy Foundation". Beh, dal punto di vista del giornalista, questa è una "notizia". Il giornalista, di notizie ci vive; è il suo mestiere. Quindi, per coerenza professionale, la notizia la deve dare e la deve commentare.
Ora, un giornalista poco serio, quando gli arriva una notizia, non fa altro che ritrasmetterla al suo giornale senza troppo perderci tempo: un riassuntino, qualche commento e via. Un giornalista serio, invece, approfondisce. Questo è quello che hanno fatto Valentina Arcovio e Emanuele Perugini. Hanno cercato di approfondire, per questo mi hanno contattato. Ne abbiamo discusso; io ho contattato i colleghi di Climalteranti i quali hanno anche loro espresso la loro opinione fortemente negativa. Il risultato finale è stato un articolo dove l'opinione dei climatologi è apparsa in modo ben evidente nell'articolo. Credo che sia già un buon risultato e direi che Arcovio e Perugini hanno fatto un buon lavoro.
Capisco benissimo che, dal punto di vista dello scienziato, l'articolo mischia la scienza con la politica, il sacro col profano. Capisco anche che è un vizio di molti giornalisti quello di trattare un po' tutti gli argomenti come se fossero un dibattito politico o, peggio, calcistico. Però, a ognuno i suoi vizi e le sue virtù - se i giornalisti hanno dei difetti, anche gli scienziati hanno i loro e non pochi. Uno dei principali è quello di un atteggiamento che non può che apparire "snob" a chi lo vede dal di fuori. E qui, devo anche dire che, se alcuni dei colleghi si sono mostrati molto disponibili a commentare la notizia sul rapporto Montford, altri hanno semplicemente scrollato le spalle e risposto che non si sarebbero sporcati le mani con tali sciocchezze. Ma, pensateci su un momento, se tutti avessimo fatto così, l'articolo sarebbe apparso sulla "Stampa" senza un contrappeso alle opinioni espresse dal comunicato dell'IBL
Bene. Per tornare al punto da dove avevo iniziato, i giornalisti non sono i nostri nemici; sono i nostri alleati. Però, bisogna anche capire che il loro mestiere è di trasmettere notizie e che non si può pretendere che siano tutti scienziati. Dato che questo è il loro mestiere, dovremmo cercare di dargli una mano per mutuo beneficio. Su questo punto, finora abbiamo fatto ben poco. Dovremmo decisamente cercare di migliorare.
_________________________________________
Come noticina finale, leggo sul sito dell'istituto Bruno Leoni che
L’Istituto Bruno Leoni promuove una discussione pubblica più consapevole ed informata sui temi dell’ambiente, della concorrenza, dell’energia, delle liberalizzazioni, della fiscalità, delle privatizzazioni e della riforma dello Stato sociale.
E allora, cosa vanno a occuparsi di clima se non è nemmeno nel loro statuto e - peggio - non hanno nessuna competenza al riguardo? Se poi viene fuori un articolo stupido sulla Stampa, è colpa loro, non dei giornalisti!
______________________________________________
Ecco l'articolo completo apparso sulla Stampa
http://www3.lastampa.it/ambiente/sezioni/ambiente/articolo/lstp/387342/
Climatologi assolti, o quasi
Ora è scontro per le indagini sul "climategate": "Sono da rifare"
VALENTINA ARCOVIO
La polemica sollevata dallo scandalo ribattezzato «Climategate» è tutt'altro che archiviata. Anzi, si è estesa alle 3 indagini che avrebbero dovuto fare luce proprio sulla vicenda delle e-mail dei climatologi che hanno lavorato alla stesura del rapporto dell'Ipcc (il Gruppo Intergovernamentale per il Cambiamento Climatico).Apparsi su Internet, questi messaggi erano finiti sotto accusa perché rivelerebbero gravi difetti e omissioni nella selezione e nell’elaborazione dei dati. Di fatto, le indagini hanno scagionato gli scienziati, ma un nuovo rapporto - intitolato «The Climategate Inquires» - solleva dubbi e sospetti sulla non imparzialità delle 3 inchieste svolte. Il documento è stato commissionato dalla Fondazione per la Politica sul Riscaldamento Globale (GWPF) ad Andrew Montford, blogger e autore di un istant-book «The Hockey Stick Illusion».
Questa volta sotto la lente d'ingrandimento è finito l'operato delle commissioni che hanno svolto le ricerche sulle e-mail e sui documenti provenienti dall'Unità di Ricerca Climatica (CRU) presso l'Università di East Anglia (UEA). Quattro erano state le accuse rivolte agli scienziati: il non aver fornito ai politici e all'Ipcc una visione completa e sincera degli elementi a loro disposizione; l'aver deliberatamente impedito l'accesso ai dati e alle metodologie a chi avesse opinioni diverse dalle loro; il non aver rispettato la legislazione in materia di diritto di accesso alle informazioni pubbliche; e l'aver cercato di influenzare i «revisori paritari», vale a dire le commissioni di esame di alcune riviste scientifiche, al fine di impedire la pubblicazione di prove in contrasto con le loro. Da qui sono partite 3 indagini inglesi: quella della Commissione per la Scienza e la Tecnologia della Camera dei Comuni; quella del Comitato di revisione delle e-mail sui cambiamenti climatici istituito dalla UEA e quella della Commissione di valutazione scientifica sempre dell'UEA.
«Purtroppo, come dimostra il rapporto di Montford, le conclusioni dei 3 gruppi hanno evidenti e gravi difetti», scrive nella prefazione Lord Andrew Turnbull, membro del Gruppo Parlamentare Interpartitico della Camera dei Lord. Le indagini sarebbero state frettolose, superficiali e in gran parte poco convincenti. In particolare la Commissione Parlamentare per la Scienza e la Tecnologia, secondo Montford, non avrebbe considerato tutte le prove e le testimonianze utili, liquidandone alcune come tesi negazioniste. Inoltre, la commissione avrebbe ignorato una serie di e-mail che, secondo Montford, rappresentano la prova schiacciante che i climatologi abbiano omesso dei dati e delle informazioni importanti. In particolare sono state messe in discussione anche le indagini che hanno riguardato alcuni presunti «aggiustamenti» dei dati, nonché la loro selezione. A niente avrebbero portato, poi, le ricerche su presunte pressioni subite dalle riviste scientifiche. Ipotesi che, secondo Montford, sarebbe stata esclusa senza esaminare tutte le prove.
Il rapporto ha quindi messo in discussione le conclusioni della successiva inchiesta della Commissione di Valutazione Scientifica. «La Commissione – si legge nel documento – sembra essere stata deliberatamente scelta affinché avesse una maggioranza che non avrebbe affrontato le questioni in maniera oggettiva e in modo da escludere le opinioni scettiche». Stesse obiezioni sono state fatte alla Commissione di revisione delle e-mail sul cambiamento climatico. «Diversi membri – dice Montford – erano inadatti, perché avevano connessioni con la UEA o una tendenza a fornire dichiarazioni allarmistiche sull'impatto del riscaldamento globale di origine umana».
L'ultima parola, ora, spetta al Comitato Ristretto per la Scienza e la Tecnologia alla Camera dei Comuni, che dovrebbe prendere in mano di nuovo l'inchiesta per affrontare tutte le questioni non approfondite. Inoltre, verrà analizzato il rapporto di Montford che ha già attirato l'attenzione dei critici.
«Il rapporto Montford – commenta Ugo Bardi, docente di Chimica Fisica presso l'Università di Firenze - ripropone una storia vecchia. Mentre la scienza avanza, c'è chi non trova di meglio che continuare a frugare in messaggi di 10 anni fa, cercando le “prove” di complotti da parte dei climatologi. Ma nessuna prova è venuta fuori e il rapporto Montford non contiene niente che non si sapesse». Condividono l’opinione anche altri suoi colleghi, come Stefano Caserini del Politecnico di Milano, Guido Barone dell'Università di Napoli Federico II e Antonio Zecca dell'Università di Trento. «Questa non è scienza – dicono -: è propaganda di parte. Montford stesso non ha nessuna competenza nella scienza del clima».
Gli scienziati italiani invitano a concentrarsi piuttosto sulle ultime ricerche. «Queste - conclude Bardi - indicano un'accelerazione del problema climatico: il fatto che il 2010 sia risultato l'anno più caldo nella storia delle misurazioni della temperatura deve darci un idea dell'urgenza di prendere misure immediate contro il riscaldamento globale».
venerdì 25 febbraio 2011
L'armata dei robot negazionisti (III): come difendersi
Posted by
Ugo Bardi
Questo è il terzo post di una piccola serie sull'argomento (qui e qui) di un nuovo imbroglio che ci stanno propinando. E' venuto fuori ultimamente che esistono dei software di "gestione del personaggio" che permettono ai disinformatori di apparire sul web con multiple personalità per promuovere gli interessi delle lobby che li pagano. Qui, provo a proporre qualche metodo per difendersi da questa gente (se sono gente).
L'internet ci era parso fino ad oggi una specie di "agorà virtuale," un luogo di discussione libero per tutti, dove c'era tanto spazio per presentare le proprie idee. Insomma, il luogo ideale per la democrazia partecipata.
Invece, si sta rivelando una specie di oscuro tunnel dell'orrore dove non sai mai veramente con chi stai parlando; se hai di fronte una persona normale oppure un vampiro sotto mentite spoglie che sta solo aspettando l'occasione buona per saltarti addosso e succhiarti il sangue.
Le ultime novità sono veramente agghiaccianti. Non solo l'internet è pieno di gente pagata per imbrogliarci, ma questi fanno uso anche di programmi sofisticati di "gestione del personaggio" per apparire con false identità multiple e imbrogliarti ancora di più. Sono dei veri robot-disinformatori che girano su internet. Questa cosa ricorda un po' il vangelo, quando Cristo interroga il demonio che ha posseduto l'indemoniato e quello risponde "siamo legione."
Sembrerebbe che, per fortuna, in Italia questi software per imbroglioni ancora non siano utilizzati - o forse semplicemente non ancora diffusi. Comunque, ci sono già abbastanza imbrogli in giro per cui dobbiamo difenderci. Continuare ad assumere che i nostri interlocutori siano persone oneste e disinteressate si sta rivelando un errore clamoroso.
Allora, su questo argomento ci ho ragionato sopra parecchio e credo di poter proporre qualche idea. In sostanza, a mio parere dovremmo cercare di usare queste strategie:
1. Strutturare l'informazione. Questo vuol dire avere chiaro che non tutte le informazioni hanno lo stesso peso e la stessa validità. Quando si tratta, per esempio, della salute di qualcuno, l'opinione di un medico vale di più di quella di un meccanico di biciclette. Quando si parla di clima, l'opinione di un climatologo vale di più di quella di un veterinario, e così via. A parte le qualifiche formali, in generale l'opinione di una persona che ha una faccia e un nome e cognome vale di più di quella di un anonimo che si presenta soltanto con un nick. L'informazione deve essere strutturata in modo da tener conto di questo diverso valore.
Per esempio, un blog è già più strutturato di altri sistemi. In un blog c'è un "punto focale" che è il post. C'è un autore che ha una sua storia e un suo prestigio; c'è una storia del blog che ha un suo impatto - anche quantificabile con wikio e cose simili. Tutto questo da un'idea del valore informativo del post stesso. I commenti, invece, sono informazione di "secondo livello," più basso se vogliamo. Arriva uno sconosciuto che commenta con un nick non riconoscibile - questo commento ha un valore inferiore - un fatto che va messo in luce nella moderazione. Si possono e si devono limitare i commenti che sono chiaramente di basso valore, sparati unicamente per far confusione.
Al contrario, sistemi come i "forum" sono pessimi in questo senso, dato che non c'è una buona strutturazione. Spesso la discussione è solo una serie di commenti e contro-commenti dove è più difficile distinguere il buono dal cattivo. Allora, bisogna cercare di usare strumenti adatti alla strutturazione dell'informazione - come i blog - e non usare, o usare di meno, gli strumenti meno adatti, tipo i forum.
2. Metterci la faccia. Messaggio e messaggero non sono due cose indipendenti. Il tuo messaggio può essere corretto, ma devi metterci la faccia per essere creduto. Fateci caso, le persone di cui vi fidate sul web sono tutte persone che hanno un nome e un cognome. La fiducia si ottiene esponendosi personalmente; altrimenti vuol dire che sei tu il primo a non credere a quello che stai dicendo. Questo è un punto che avevo già fatto in un post di due anni fa quando avevo notato come, fra le altre cose, i politici in campagna elettorale ci "mettono la faccia" sui manifesti.
Il fatto di metterci la faccia ti da anche un arma contro robot, astroturfers, troll e tutte le diavolerie che infestano l'internet. Questi, o non hanno faccia (robot) oppure se ce l'hanno si vergognano a metterla in pubblico (troll e astroturfer).
Questo non vuol dire necessariamente che si devono bandire i nick - c'è chi la sua faccia se l'è creata con un nick; ma si sa anche chi è in realtà la persona dietro il nick - per esempio, Paolo Attivissimo è ben noto con il suo nick "il disinformatico." Oppure "Greenman" di "Climate Crock of the Week" che si sa che è una persona chiamate Peter Sinclair.
Il nick può essere una cosa carina, ma non deve servire per nascondere la mano dopo che lancia il sasso. Così, a parte casi evidenti di necessità di rimanere anonimi, chi non ha il coraggio di rendere noto il suo nome e cognome in una discussione è un vigliacco e come tale va trattato.
3. Non farsi fregare. Questo vuol dire essere sempre all'erta e partire dal concetto che quando parli con qualcuno che non conosci - e del quale non hai nemmeno nome e cognome - è possibile; anzi, probabile, che stai parlando con uno che è pagato per fregarti. Allora, non devi fare l'errore di dargli spazio in nome della libertà di parola. La libertà di parola ce l'ha lui (o lei) nel suo blog o nel suo sito, o dove vuole; sull'internet c'è posto per tutti. Ma tu non sei tenuto a dare pubblicità gratuita a un vigliacco senza nome (o a un robot) sul tuo blog.
In realtà, non è nemmeno molto difficile distinguere i robot e gli astroturfers dalle persone normali, Tipicamente, questi non sono in grado di passare il test di Turing (nemmeno se umani!!). Li riconosci per la loro vuota aggressività, per l'uso di termini inflazionati ("serristi" è uno tipico), per il ripetere ossessivamente sempre le stesse cose, per sparare link a caso, insomma è uno stile abbastanza evidente.
In pratica, bisogna essere decisi (e anche spietati) nella gestione dei commenti. Tagliare dove necessario, non farsi trascinare in discussioni insensate e - quando ci vuole - dire a questa gente (se sono gente) quello che si meritano.
Non che tutto questo sia un rimedio perfetto agli attacchi da parte delle lobby anti-scienza. Ma, perlomeno, dobbiamo cercare di capire e seguire lo sviluppo rapidissimo dell'informazione su internet senza rimanere fissati sul passato. Ovvero, non possiamo trattare l'internet secondo paradigmi obsoleti, tipo quello "assembleare" che si usava nel '68. Non funziona così; l'internet è una cosa ben diversa e va capita.
Verrebbe da pensare, in effetti, se non sarebbe il caso di utilizzare tecniche di disinformazione - tipo i robot-personaggio - per scopi buoni. Direi che è assolutamente sconsigliabile: si sa che la magia nera non si può usare per scopi buoni (come ci insegna Topolino nell' "Apprendista Stregone"). Se uno ha il coraggio delle proprie idee, di queste tecniche non ha bisogno - lasciamole agli imbroglioni che sono pagati apposta per utilizzarle.
Iscriviti a:
Post (Atom)