giovedì 9 settembre 2010

Le scuse del Telegraph a Rajendra Pachauri


Rajendra Pachauri (a destra nella foto) e Al Gore alla cerimonia di consegna del premio nobel per  la pace nel 2007.


Un bel po' di gente ha tradotto in Italiano le accuse fatte dal Telegraph contro Rajendra Pachauri, direttore dell'IPCC, e le ha diffuse in rete con grande gioia e poco discernimento. Ma nessuno si è preoccupato di tradurre in Italiano le scuse che il Telegraph ha fatto a Pachauri per quello che aveva scritto. Allora, lo faccio io.

Sono scuse a denti stretti, ma sono qualcosa. Personalmente, mi auguro che non finisca qui e che gli avvocati di Pachauri glie la facciano pagare a quelli del Telegraph come si meritano per le bugie che hanno detto.


Scuse al Dr. Pachauri (dal "Telegraph" del 21 Agosto 2010)

Il 20 Dicembre 2009 abbiamo pubblicato un articolo a proposito del Dr. Pachauri e dei suoi affari. Non era inteso come un suggerimento che il dr. Pachauri era corrotto o abusasse della sua posizione come capo dell'IPCC e accettiamo che KPMG ha trovato che il Dr. Pachauri non ha guadagnato "milioni di dollari" negli ultimi anni. Ci scusiamo con il Dr. Pachauri per qualunque imbarazzo causato


 
Ulteriori informazioni sul caso Telegraph le trovate nel mio post precedente e in questo articolo del Guardian


Testo originale dal telegraph:


Dr Pachauri - Apology
 

On 20 December 2009 we published an article about Dr Pachauri and his business interests. It was not intended to suggest that Dr Pachauri was corrupt or abusing his position as head of the IPCC and we accept KPMG found Dr Pachauri had not made "millions of dollars" in recent years. We apologise to Dr Pachauri for any embarrassment caused.

mercoledì 8 settembre 2010

Rajendra Pachauri: eroe della scienza del clima



Esistono ancora uomini onesti su questo pianeta: uno e Rajendra Pachauri, direttore dell'IPCC. 


Come direttore dell'IPCC, il pannello per la scienza del clima, Rajendra Pachauri si poteva certamente aspettare di essere bersaglio dei poteri forti che reggono questo pianeta. Forse non si aspettava, però, che l'offensiva contro di lui fosse così violenta e aggressiva. L'attacco a Pachauri ha, in effetti, preso esattamente l'aspetto delle demolizioni dei "nemici del popolo" che usavano una volta in Unione Sovietica.

A Dicembre dell'anno scorso, Il Daily Telegraph ha pubblicato un attacco violentissimo contro Pachauri a firma di Christopher Booker and Richard North. L'articolo è stato successivamente rimosso dal loro sito, ma si trova facilmente su internet, per esempio qui.  Merita di essere letto, perché è veramente una cosa infame. Senza uno straccio di prova, Booker e North qui accusano tranquillamente Pachauri di avere interessi privati nella questione del cambiamento climatico e di avere incassato di conseguenza "milioni di dollari" fra consulenze e tangenti varie ("One subject the talkative Dr Pachauri remains silent on, however, is how much money he is paid for all these important posts, which must run into millions of dollars.")

Pachauri ha prima chiesto una rettifica al Daily Telegraph, che gli è stata negata. Dopodiché si è rivolto a degli avvocati e a un istituto di "auditors" (una ditta chiamata KPMG). Questi ultimi sono andati a fare le pulci, come si suol dire, ai suoi conti in banca.

E' venuto fuori che Pachauri campa quasi soltanto dello stipendio che gli da l'istituto non profit TERI (Tata Energy and Resource Institute). Mi duole dire che lo stipendio annuale di Pachauri (45.000 sterline l'anno)  è più basso di quello di un professore universitario italiano di una certa anzianità.

In aggiunta, Pachauri ha incassato alcuni compensi per certe conferenze, royalties sui suoi libri e altre cosette, per un totale di poche migliaia di euro. Di un premio che ha ricevuto di 200.000 rupie e che si sarebbe potuto legittimamente tenere in tasca, non si è tenuto niente e ha devoluto tutto a TERI. E quanto prende di stipendio per essere direttore dell'IPCC? Zero tondo; esattamente "0".

Insomma, ne è venuto fuori che Pachauri è una persona di specchiata onestà che vive di uno stipendio abbastanza modesto. Altro che i "milioni di dollari" dell'accusa che gli avevano fatto. E il Telegraph è stato costretto, a denti stretti, a togliere dal suo sito le accuse infamanti fatte contro Pachauri e pubblicare una nota di scuse e di ritrattazione.

Purtroppo, come si sa, le bugie fanno il giro del mondo nel tempo che la verità ci mette ad allacciarsi le scarpe. Gli attacchi contro Pachauri non si placano e Richard North ha scritto un altro violento articolo contro di lui dove ribadisce le sue (infondate) accuse e considera una colpa il fatto che Pachauri si è rivolto a degli avvocati per ottenere la ritrattazione dal Daily Telegraph. E' un'inversione dei ruoli fra aggredito e aggressore che ricorda moltissimo, a questo punto, la "polizia del pensiero" di Orwell.

In Italia, tantissimi hanno maltrattato Pachauri sull'onda del primo articolo del Telegraph, ma non mi risulta che per ora nessuno abbia tradotto la ritrattazione o abbia chiesto scusa per le infami accuse contro di lui ripetute in Italiano. Anzi, anche dopo la ritrattazione, c'è chi si è messo all'anima di tradurre le ulteriori accuse del Telegraph;  felici come bambini allo spettacolo di veder continuare il linciaggio mediatico di una brava persona.


Pachauri non è uno specialista di clima, ma è piuttosto un economista di formazione che si è costruito una carriera come esperto in sostenibilità ambientale. Docente a varie università in India e negli Stati Uniti, membro di comitati di enti governativi e privati, presidente di istituti di ricerca e compagnie private. Ha ricevuto molteplici premi internazionali per la sua attività, incluso il premio Nobel come direttore dell'IPCC. E' autore di un gran numero di articoli e di 21 libri, incluso anche un romanzo che ha pubblicato recentemente. E' un vero uomo del rinascimento. La sua biografia la trovate, per esempio, qui. 


Ulteriori informazioni sul caso Telegraph le trovate in questo articolo del Guardian.

domenica 5 settembre 2010

Intervista a Michael Mann


Michael Mann, qui mostrato con uno dei suoi campioni da cui ha ricavato i dati climatologici del passato millennio. Uno dei climatologi più noti al mondo, ha gentilmente concesso un'intervista in esclusiva per "Cassandra." 

Michael Mann è noto in gran parte per il suo lavoro nel campo della paleoclimatologia. Questo lavoro lo ha portato alla scoperta del cosiddetto "hockey stick", o "mazza da hockey", una ricostruzione delle temperature su un arco di circa 1000 anni che mostra una netta discontinuità nell'ultimo secolo, circa, con le temperature in rapida salita in modo mai riscontrato fino ad oggi.

La "mazza da hockey" è stata una parte importante dei rapporti dell'IPCC e la sua importanza per la comprensione della situazione climatica ha reso Mann e il suo lavoro oggetto di attacchi di ogni genere. I tentativi di screditare il suo lavoro sono falliti quando molti ricercatori indipendenti hanno ritrovato risultati molto simili. Anche l'ultima revisione dei dati disponibili ha sostanzialmente confermato questi risultati. Ciononostante, Michael Mann è stato oggetto di una campagna di denigrazione senza precedenti, basata anche sul furto di dati noto come "Climategate;" una cosa che ricorda la caccia alle streghe del Medio Evo.  Michael Mann è stato oggetto di scherno sui canali nazionali americani e anche minacciato più volte di morte dai soliti fanatici.

Ciononostante, Michael Mann continua il suo lavoro con grandissimo coraggio e non si da per vinto. In effetti, via via che il tempo passa, i suoi risultati vengono confermati, come pure la sua integrità personale e come ricercatore.

Ringrazio Michael per il tempo che ha dedicato al modesto blog "Cassandra" ed ecco qui l'intervista
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INTERVISTA A MICHAEL MANN

Dal blog "Effetto Cassandra" 05 Settembre 2010

di Ugo Bardi


1. Prima di tutto, Michael, ci può dire qualcosa sulla sua carriera scientifica? Come è successo che ha cominciato a studiare il clima del passato e gli anelli degli alberi. 

E' stata una strada lunga e tortuosa. Ho cominciato con la fisica; avevo passato tutti gli esami e stavo per cominciare un Ph.D. in ricerca in fisica teorica. Ma il mio cuore era altrove. Volevo lavorare su qualcosa che avesse applicazioni più dirette nel mondo reale. Ho visto che c'erano altre facoltà all'università dove stavo studiando (Università di Yale) che lavoravano in applicazioni della fisica nelle scienze geologiche. In particolare, c'era un professore (Barry Saltzman) che lavorava sul problema di modellizzare il clima terrestre. Questomi sembrava affascinante. Sono andato a parlargli è lui è stato daccordo a prendermi come studente per l'estate. Questo funzionò bene e alla fine sono andato a fare il mio Ph.D. con lui, nel dipartimento di geologia e geofisica. Il mio Ph.D. si è svolto studiando la variabilità naturale del sistema climatico (ovvero le oscillazioni a lungo termine del clima) utilizzando modelli teorici del clima e analisi delle osservazioni disponibili. Il record storico non era abbastanza lungo da permettere di studiare oscillazioni su scala dei secoli. Questo è quello che mi ha portato in origine a studiare i dati "proxy", come gli anelli degli alberi, i coralli, le carote di ghiaccio, eccetera. Queste cose potevano fornire una prospettiva più a lungo termine, anche se incerta, dell'evoluzione del clima terrestre nei secoli. Ironicamente, il mio primo ingresso nei dati climatici proxy non aveva niente a che vedere con il cambiamento climatico di per se.

2. A un certo punto, le deve essere apparso chiaro che la discussione sulla validità dei dati paleoclimatici non era più scientifica ma era diventata politica. Ci può dire quando e come ha scoperto che la disputa era andata ben al di là di un dibattito scientifico?

Beh, dopo che la nostra ricostruzione delle temperature (la cosiddetta "mazza da hockey") era finita in bella evidenza nel sommario per i decisori del rapporto IPCC del 2001, avevamo subito sospettato che saremmo stati oggetto di attacchi da parte dei negazionisti climatici. E loro non ci hanno deluso. La loro strategia è sempre stata quella di attaccare il messaggero, screditare la scienza e gli scienziati e imbrogliare il pubblico. L'abbiamo visto per decenni. E' lo stesso libro di regole che hanno usato per esempio l'industria del tabacco, l'industria chimica e l'industria farmaceutica, tutti quanti l'hanno usato per cercare di screditare la scienza che dimostra gli effetti potenzialmente dannosi dell'uso dei loro prodotti. L'industria dei combustibili fossili, tuttavia, ha portato questa idea a dei livelli ben superiori. Abbiamo letteralmente l'industria più potente che sia mai esistita sulla terra che usa parecchie delle sue risorse per screditare la scienza e confondere il pubblico a proposito degli effetti negativi della combustione dei fossili. La storia non sarà gentile nei riguardi di questi individui pagati dall'industria che hanno cercato intenzionalmente di confondere il pubblico a proposito della realtà del cambiamento climatico causato dall'uomo.


3. Con la grande confusione creata dalla "mazza da hockey" e da "Climategate" credo che non poca gente si sia convinta - in molti casi credo in buona fede - che lei è un mentitore, un criminale o peggio. Come influisce tutto questo sulla sua vita quotidiana? Per esempio, come lo prendono i suoi studenti?

Beh, mi piace pensare che le persone in buona fede non penserebbero una cosa del genere, quando anche un'esame sommario dei fatti dimostra il contrari. Ma credo che c'è stata una tale campagna di denigrazione, concertata e ben finianziata contro la scienza del clima e gli scienziati, da parte di gruppi industriali e l'estrema destra, che anche persone ragionevoli possono finire per essere piutosto confuse sui fatti. Questa, naturalmente, è l'intenzione della campagna di disinformazione pagata dall'industria. Fortunatamente, ho avuto molto appoggio dai miei studenti, dai miei colleghi all'università, e da scienziati in tutto il mondo che si rendono conto di che cos'è esattamente la campagna di denigrazione lanciata contro di me e contro altri scienziati del clima. Ovviamente, ci sono alcuni individui male informati là fuori che si sono impegnati in attività alquanto antipatiche, come mandarmi note e email di odio. Sfortunatamente, oggi è un fatto della vita che se sei uno scienziato del clima ben noto sarai soggetto a queste tattiche.

4. Credo che noi - intesi come scienziati - dobbiamo aver fatto degli errori seri nella nostra strategia di comunicazione se i negazionisti hanno avuto tanto successo nell'attaccare la scienza del clima. Naturalmente, una delle ragioni è che loro sono guidati da professionisti nel campo delle pubbliche relazioni, molto bravi a questo tipo di campagne. Tuttavia, io credo che la comunità scientifica ha trascurato la comunicazione. Sarebbe daccordo con me su questo punto? E che cosa pensa che dovremmo fare nel futuro per migliorare la nostra strategia di comunicazioni e evitare di rivedere un'altra volta qualcosa tipo il Climategate?

Beh, sono daccordo che la comunità scientifica in certi momenti è stata lenta a capire che esisteva questa campagna di denigrazione ben finanziata e concertata contro di noi, e lenta a fare qualcosa per rispondere. Sull'onda della campagna costruita del "climategate" e gli attacchi contro l'IPCC, molti dei miei colleghi si sono adesso risvegliati e hanno capito che cosa hanno di fronte. Allora, forse c'è qualcosa di buono in questa storia. Io credo che nel futuro vedremo  ben maggiori risorse dedicate a raggiungere il pubblico e a comunicare; incluso ina strategia di risposta rapida contro gli sforzi concertati per denigrare la nostra scienza e gli scienziati.


5. Spesso gli scienziati tendono a cercare l'anonimità. Sembrano credere "i fatti dovrebbero parlare da soli". Invece, i negazionisti si pongono come figure pubbliche. Non sono necessariamente persone simpatiche, ma sanno che il messaggio e il messaggero non possono essere separati e questa tattica ha avuto successo. Personalmente, io credo che questa sia una delle (poche) cose che dovremmo imparare da loro. Lei è daccordo? Crede che sia necessario che tutti quanti lavoriamo per una maggior visibilità personale?

Sono completamente daccordo. Credo che dobbiamo umanizzare la figura dello scienziato con il pubblico. Troppo spesso, gli scienziati sono visti come creature fredde, remote antisociali. C'è sempre qualche pecora nera in tutti i gruppi. Ma nella grande maggioranza dei casi, nulla potrebbe essere più lontano dalla realtà. La campagna professionale di negazionismo ha reclutato e addestrato un quadro di individui carismatici che, anche se dei completi ciarlatani, sono bravi a presentarsi pubblicamente come persone affabili e sono anche molto bravi nella retorica. Gli scienziati sono spesso surclassati da questa gente nei dibattiti e in altri forum pubblici, anche se hanno dalla loro parte la realtà oggettiva e la verita. Questo problema è oggi ben chiaro e ci sono svariati gruppi di persone che cercano di rimediare. Quindi, mi aspetto dei seri sforzi per risolvere questo problema nei prossimi mesi.

6. La paleoclimatologia è una scienza affascinante - peccato che è stata così offuscata dalle stupide controversie sulla "mazza da hockey". A parte questo, tuttavia, la paleoclimatologia va a affrontare un punto fondamentale: la relazione fra gli esseri umani e il loro ambiente. Così, il cambiamento climatico ha effetto sull'uomo, ma anche gli esseri umani cambiano il clima. Abbiamo tanti esempi dove il collasso di una civiltà è stato legato al cambiamento climatico, dai Maya all'impero romano, ma non siamo ancora in grado di stabilire una reazione di causa ed effecto in queste cose. Secondo Ruddiman, gli esseri umani hanno causato cambiamenti climatici fin dall'inizio dell'agricoltura, ma è anche possibile che ci siano stati dei fattori esterni in gioco, come per esempio piccoli cambiamenti nell'irradiazione solare. Ovviamente, questo è un campo ancora nella sua infanzia, ma lei è alla frontiera di questi studi e potrebbe dirci - forse - la sua opinione: esiste una relazione fra attività umana e cambiamento climatico nel passato? E' il cambiamento climatico che causa il collasso delle civiltà, oppure sono le civiltà che creano il cambiamento climatico che le distrugge?


Splendida domanda e mi piacerebbe avere tutte le risposte. Credo che Jared Diamond ha forse affrontato meglio di tutti gli altri alcune delle grandi domande qui nel suo libro "Collasso". Ci sono molti esempi che troviamo nel passato dove gli esseri umani hanno avuto l'abilità di sfruttare e degradare il loro ambiente fino al punto dell'insostenibilità. La distruzione dell'Isola di Pasqua causata dalla deforestazione incontrollata è una delle storie istruttive per l'umanita su questo punto. Bill Ruddiman ha argomentato in modo concincente che l'attività umana (per esempio la coltivazione del riso e la deforestazione) potrebbero aver cominciato a influenzare la concentrazione di gas serra al punto di avere un effetto sul clima già migliaia di anni fa. Questa opinione rimane piuttosto controversa. Quello che non è controverso è che solo entro il secolo passato siamo stati in grado di cambiare il clima in modo spettacolare e su una scala di tempo molto breve. Il rischio principale è proprio la velocità con la quale gli esseri umani stanno influenzando il clima. Gli esseri umani e gli ecosistemi si possono adattare a un cambiamento climatico lento. Non c'è nessun analogo che conosciamo nel passato in cui il clima globale è stato alterato così rapidamente come lo stiamo cambiando oggi. Cosi, navighiamo in acque sconosciute, impegnati in un esperimento fuori controllo e con l'ambiente potenzialmente a rischio.
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Original version

Interview to Michael Mann - by Ugo Bardi 05 Sep 2010 - the Cassandra Blog

1. First of all, can you tell us something of your scientific career? How did you arrive to study tree rings and paleoclimate?
 

It was a long and circuitous route. I started out as a physicist and had passed my exams and was ready to go on and do Ph.D. research in theoretical physics. But my heart was elsewhere. I wanted to work on something that had more obvious world-world implications. I saw that there were other faculty at the university I was studying at (Yale University) who worked on applications of physics to the geosciences. In particular, there was a professor (Barry Saltzman) who was working on the problem of modeling Earth's climate. that sounded fascinating to me. I went and talked with him, and he agreed to take my on as a student for the summer. That worked out well, and I ended up doing my Ph.D. with him, in the department of geology & geophysics. My Ph.D. involved studying the natural variability of the climate system (i.e. the natural long-term oscillations of the climate) using theoretical climate models and analysis of available observations. The historical record wasn't long enough to study possible century-scale oscillations. That's what originally led me to turn to climate proxy data, such as tree-rings, corals, ice cores, etc. they could provide a longer-term, if more uncertain, perspective on the evolution of Earth's climate over the centuries. Ironically, my original foray into climate proxy data had nothing to do with climate change per se!


2. At some point, you must have realized that the discussion about the validity of the paleoclimate studies had turned from a scientific one to a political one. Can you tell us how and when you discovered that the dispute had stepped outside the limits of the scientific debate?

Well, after our temperature reconstruction (the so-called "Hockey Stick") was featured in the very prominent IPCC summary for policy makers in 2001, we suspected we would be subject to attack by climate change deniers. And they haven't disappointed. Their strategy has always been to attack the messenger, discredit the science and scientists, and fool the public. We've seen this for decades. Its the same playbook that for example the tobacco industry, the chemical industry, and the pharmaceutical industry have all used to try to discredit science demonstrating potential adverse effects from the use of their product. The fossil fuel industry has taken it to a whole other level however. We literally have the most powerful industry that ever existed on earth using much of their resources to smear the science and confuse the public about the adverse effects to our world of fossil fuel burning. History will look back most unkindly on industry-funded individuals and groups  who sought to intentionally mislead the public about the reality and threat of human-caused climate change.


3. With the great noise about the "hockey stick" and about "Climategate", many people became convinced - in many cases, I think, in good faith - that you are a liar, a criminal and worse. How does that affect your everyday life? For instance, how about your students?

Well, I like to think that individuals engaged in good faith would think no such thing, as even a cursory examination of the facts demonstrates otherwise. But I do think that there has been such a concerted, well-funded smear campaign against climate science and climate scientists by  industry front groups and the far right, that even some reasonable people may be rather confused now about the facts. That of course is the intent of the industry-funded disinformation campaign. Fortunately, I have had much support from my students and colleagues at the University, and scientists around the world, who recognize the smear campaign against me and other climate scientists, for what it is. Of course, there are some ill-informed individuals out there who have engaged in some rather nasty activities, including hateful note and emails, and the like. Unfortunately, its now a fact of life if you're a prominent climate change researcher that you will be subject to these tactics.


4. I think that we - as scientists - must have made some serious mistakes in our communication strategy if deniers have been so successful in attacking climate science. Of course, one of the reasons is that they are led by professional PR people, very good at this kind of campaigns. Yet, I think that the scientific community has neglected communication - would you agree with me on this point? And what do you think we should do in the future to improve our strategy of communication and avoid seeing again such things as Climategate?

Well, I do agree that the scientific community at times has been slow to recognize the concerted, well-funded smear campaign against us and to do something to fight back. In the wake of the manufactured 'climategate' campaign and the attacks against the IPCC, many of my colleagues have now awakened to what we're up against. So perhaps that is the silver lining in all of this. I think in the future you will see far more resources devoted to outreach and communication, including a rapid response strategy to concerted efforts to smear our science and scientists.


5. Scientists often tend to seek public anonymity. They seem to believe that "facts should speak for themselves". Instead, deniers promote themselves as public figures. They may not be nice people, but they know that the message and the messenger cannot be separated and this tactic has been successful. Personally, I believe that this is one of the (very few) things we should learn from them. Do you agree with me? Do you think we should all acquire a better personal visibility?

I do agree. I think we need to humanize the image of the scientist to the public. Too often, scientists are viewed as cold, disconnected, antisocial beings. There are always a few bad apples. But n the vast majority of cases, nothing could be further from the truth. The professional climate change denial campaign has recruited and trained a cadre of charismatic individuals who, though thorough charlatans, are versed in presenting a public face of affability and are quite skilled rhetorically. Scientists are often out-matched when going up against them in debates and other public forums, even though we have objective reality and truthfulness on our side. This problem is now well recognized, and there are many individuals and groups that are trying to deal with it. So I expect much serious efforts to address this problem in the months ahead.


6. Paleoclimatology is a fascinating subject, too bad that it has been so clouded by silly controversies about the "hockey stick". Apart from that; paleoclimatology goes to explore a fundamental point: the relation of human beings with their environment. So, climate change affects humans but also humans change climate. We have plenty of examples in which the collapse of a civilization has been linked to climate change; from the Maya to the Romans, but we still are not able to establish a relation of cause and effect. According to Ruddiman, humans have been affecting climate from the starting of agriculture, but it is also possible that external factors have been at play as well, for instance small changes in the solar output. Of course, this is a field that is still in its infancy, but you are at the forefront of these studies and you could tell us - perhaps - your opinion: do we find a relation between human activity and climate change in the past? Are civilizations brought down by climate change, or do civilizations create the change that destroys them?

Great questions, and I wish I had all of the answers. I think Jared Diamond has perhaps addressed best some of the larger questions here in his book "Collapse". There are many examples we can look to in the past where human's had the ability to exploit and degrade their environment to the point of unsustainability. The destruction of Easter Island through uncontrolled deforestation is one of the great cautionary tales to humanity in this regard. Bill Ruddiman has made a compelling argument that human activity (e.g. rice cultivation and deforestation) might have begun to influence the concentrations of greenhouse gases to the point of having some climate impact several thousand years back. The claim remains rather controversial. What is not controversial is that only within the past century to we have the means at our disposal to change global climate in a dramatic fashion over such a short timescale. It is really the rate at which humans are influencing the climate which poses the greatest threat. Humans and natural ecosystems can adapt to slow change in climate. There is no analog we know of in the past where global climate has been altered as rapidly as we are changing it today. So we are in unchartered waters, engaged in an uncontrolled experiment with the future of civilization and the environment potentially hanging in the balance.

mercoledì 1 settembre 2010

Freda, o dell'inconoscibile


Gorgia, il filosofo, aveva detto che a) nulla è; b) se qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile e c) se qualcosa fosse conoscibile non sarebbe comunicabile. Questa cosa mi è tornata in mente leggendo il blog di  Gianluca Freda.


In un vecchio racconto di Jorge Luis Borges, si narra la storia di un gruppo di folli fanatici che si riuniscono per costituire una setta segreta che ha lo scopo di impadronirsi del potere per restaurare i tempi andati. Tuttavia, non riescono a mettersi daccordo su cosa siano esattamente i "tempi andati". Va bene tornare al passato, ma quando? Dobbiamo far tornare l'Europa al Medioevo o al tempo dell'Impero Romano?  E perché non ridare l'Italia ai Bizantini o i Balcani ai Turchi?  La Toscana agli Etruschi e l'Iraq ai Sumeri? Insomma, neanche gli schemi più folli possono prescindere dalla logica.

Questa storia mi è venuta in mente quando mi è capitato di leggere un post di Gianluca Freda, autore del blog "blogghete" Personaggio interessante, addirittura affascinante in un senso un po' perverso del termine. Freda ha riassunto la sua posizione in un recente post "Rollo Funebbre" di cui vi riproduco alcuni paragrafi:


... tutte le categorie mentali su cui avevo costruito la mia percezione del mondo erano nella migliore delle ipotesi discutibili, quando non completamente campate in aria. E non lo erano per caso: tutta la mia (la nostra) percezione del mondo era stata edificata dall’apparato dell’informazione su una quantità di assunti falsi o indimostrabili allo scopo di controllare i nostri comportamenti e le nostre reazioni di fronte ad ogni aspetto della vita. E quando dico “tutta la mia percezione”, intendo proprio TUTTA, non semplicemente quella attinente alle trascurabili performance della politica italiana, incarnata dall’uno o dall’altro dei suoi figuranti. Mi accorsi che la cosiddetta “informazione” (giornali e TV) non aveva affatto lo scopo di “informare” l’uomo della strada: al più serviva a condizionarlo e manipolare le sue percezioni, ma la sua funzione principale era quella di operare come strumento di pressione tra gruppi di potere o come canale attraverso il quale i dominanti si scambiano tra loro subdoli messaggi in codice che solo i diretti interessati possono decodificare. 
.. 

E non era solo l’informazione quotidiana: capii con orrore che TUTTA la Storia che ci era stata raccontata sui banchi di scuola era un cumulo di menzogne. Mi accorsi che esistevano “due storie”: quella agiografica e distorta che viene regolarmente propinata agli studenti di ogni età negli appositi falansteri della cultura; e quella “seria”, nota solo ai professionisti, in cui la prospettiva comune sulla stragrande maggioranza degli eventi del passato veniva completamente ribaltata da dati e nozioni che sono di pubblico dominio, ma che vengono tenuti nascosti al grande pubblico o ridotti al silenzio (nei rari casi in cui riescono ad affiorare) dallo strepito dei dobermann dell’ufficialità mediatica. Mi accorsi che buona parte di ciò che crediamo di sapere sulla medicina, sull’astronomia, sulla fisica, sulla biologia era in realtà un cumulo di nozioni astratte, destituite di ogni fondamento scientifico. Capii che i meccanismi che muovono la politica degli stati non hanno nulla a che fare con le favole “fasciste” e “comuniste” che ci hanno abituato ad immaginare. Capii che l’osannata “democrazia” era nella migliore delle ipotesi una narrazione fiabesca scritta con lo scopo di scongiurare ribellioni schiavili. Capii che l’AIDS è una malattia inventata, che i “terrorismi” e i “banditismi” di ogni epoca non sono che la narrazione, ad uso dei lattanti, di complesse strategie geopolitiche che l’umanità non deve conoscere. Capii che perfino la rivoluzione della Terra intorno al Sole non è un dato scientifico oggettivo ma soltanto un’interpretazione, non esente da implicazioni politiche che riflettono un conflitto retrostante tra i grandi gruppi di potere per il controllo dell’immaginario umano.

E' un'esposizione di una chiarezza quasi abbagliante di quello che potrei chiamare il "totalitarismo del complotto" ovvero l'ascesa del complotto ad abbracciare l'intera realtà. Freda non crede alle versioni ufficiali dell'AIDS, degli attacchi dell'11 settembre, dell'Olocausto, del riscaldamento globale causato dall'uomo e - ovviamente - al picco del petrolio. Freda sostiene che "Il picco petrolifero non soltanto è una bufala, ma è una bufala mostruosa, concepita ad arte per giustificare la ferocia predatoria di Stati Uniti e Israele contro il Medio Oriente."

Tutto ciò, come dicevo, è quasi affascinante. Ma c'è un problema: il fatto che i complotti sono come le scatole cinesi: una dentro l'altra e non finiscono mai. I "picchisti" sono dei complottisti anche loro in quanto sostengono che i proclami di abbondanza che arrivano dalle compagnie petrolifere sono una bufala per nascondere il picco del petrolio. Freda, come abbiamo visto, ritiene che la bufala sia il picco. Ma, allora, perché non pensare che la storia che il picco sia una bufala non è anche quello una bufala, messa in giro da chi non vuol far sapere che il picco è reale? E chi urla più forte in favore del picco, non potrebbe farlo per screditare i picchisti? Appunto, scatole cinesi, un gioco di specchi, una serie di ologrammi cognitivi che si guardano in cagnesco e che si urlano vicendevolmente "sono io quello vero!!"

Così, possiamo classificare i complotti in ordine di profondità. Il "complotto di ordine zero" vuole che non ci sia nessun complotto, che tutto sia avvenuto secondo quanto ci dicono i media. C'è poi il "complotto al primo ordine" (ordine 1) che vuole che ci abbiano imbrogliato. Il complotto al second'ordine (ordine 2) vuole che il complotto del primo ordine sia stato ordito per nascondere il complotto di ordine zero. E così via, ad infinitum...

Facciamo un esempio: nelle elezioni del 2006, Berlusconi sostenne che c'erano stati dei brogli (complotto al primo ordine). La maggior parte della sinistra sostenne il contrario, ovvero che non c'era stato nessun complotto (complotto di ordine zero) ma alcuni sostennero che Berlusconi strepitava di brogli fatti da altri per nascondere il fatto che i brogli li aveva fatti lui, anche se non gli erano riusciti bene (complotto al second'ordine). Cercando bene, chissa che non si possano trovare dei Berlusconiani che sostengono che chi sostiene che Berlusconi strepitava per nascondere il suo propro imbroglio lo fa per nascondere il complotto che la sinistra ha ordito contro Berlusconi (complotto al terz'ordine). Sono possibili anche ordini superiori di complottismo.

Insomma, viene in mente Baudelaire con la sua "foresta di simboli". O forse la Bibbia con la sua "Vanitas vanitatum et omnia vanitas". Ti vengono in mente le ombre platoniche, l'universo virtuale di "Matrix," la filosofia di Gorgia, il nichilismo, il solipsismo e tante altre cose.

Chissà, forse Freda ha ragione: come facciamo a essere sicuri che i pianeti non girano sorretti da sfere di cristallo e che la fisica Newtoniana non è un invenzione dei fisici per guadagnarsi qualche lucroso contratto di ricerca?

Freda, in effetti, arriva a degli abissi veramente affascinanti:

Succo del discorso: non esistono “fonti attendibili” e tantomeno “autorevoli” per interpretare la realtà. O meglio, sì: ciascuno di noi diventa una “fonte autorevole”, ogni volta che controlla, verifica, analizza, confronta, passa al setaccio ciò che sta leggendo. Ognuno di noi diventa una “auctoritas” quando riesce a crearsi una propria visione soggettiva del mondo fondata sulla ricerca e sul confronto delle informazioni, rinunciando all’idea che la Verità Oggettiva possa essere attinta, senza troppi sforzi, da un’unica fonte. Le fonti servono per bere. Non bevete. Imparate a sintetizzare l’acqua o sarete schiavi per sempre delle multinazionali idriche.

E' il fascino dell'orrido. Mettere in pratica una cosa del genere vuol dire isolarsi completamente dal mondo e autoconvincersi che qualsiasi cosa ti venga in mente li' per li è vera. In sostanza, se ti viene in mente che, per esempio, il riscaldamento globale non esiste, siccome sei tu l'autorità che decide, ne consegue che il riscaldamento globale non esiste.

Strano? Si, ma pensate a quanta gente, la fuori, ragiona esattamente così!

E allora non ci resta che attaccarsi al metodo scientifico come se fosse un ancora, una zattera e un salvagente. Non abbiamo che quello per non cadere nell'abisso dell'inconoscibile.


Nota del 2 Agosto: Gianluca Freda mi dedica un post di risposta intitolato "Cassandra Crossing" Su questo suo commento, farò un ulteriore commento appena possibile.

lunedì 30 agosto 2010

Michael Mann: eroe della scienza del clima



Arriva oggi la notizia di una bella vittoria per Michael Mann e una vittoria per la democrazia e la giustizia. Il giudice della Virginia ha dato ragione all'Università della Virginia e ha respinto la richiesta del procuratore generale Cuccinelli di dare inizio alla sua investigazione sui contratti di ricerca di Mann.

Cuccinelli non si da per vinto è ha dichiarato che ripresenterà la sua domanda. Continua la caccia alle streghe diretta contro Michael Mann, scelto come vittima sacrificale per una crociata anti-scientifica. Attaccato da tutte le parti, minacciato di morte, messo in lista come "ebreo" nei siti nazisti, oggetto di odio, offese, ludibrio, vignette e film satirici propagandistici, la sua posta privata è stata rubata e messa in piazza e lui trattato come un criminale.

Eppure, Mann resiste: il suo "hockey stick" ha resistito a tutti i test e agli sforzi di trovarci degli errori. Nonostante le minacce e le offese, Mann continua il suo lavoro e non si arrende. Non scende a compromessi e continua a dire la sua.

Quelli che continuano a fare il loro dovere di fronte a grandi difficoltà, attaccati da forze preponderanti, e anche a rischio della vita, quelli li chiamiamo "eroi."  Michael Mann, a questo punto, si merita questo titolo: un vero eroe della scienza del clima. Bravo Michael, continua così!!!


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Judge Rules Against Cuccinelli’s Witch Hunt Of Michael Mann


Virginia Attorney General and global warming denier Ken Cuccinelli has been rebuffed by a state Circuit Court judge who ruled today that Cuccinelli's politically-charged subpoena against the University of Virginia and climate scientist Michael Mann lacked an “objective basis.”
Judge Paul M. Peatross Jr. ruled that Cuccinelli’s subpoena failed to include a "reason to believe" that Mann violated Virginia fraud statutes by receiving research grants from the state to study climate change.  Cuccinelli is seeking years’ worth of documents related to Mann’s work at UVA, but his political attacks on climate science and efforts to waste Virginia taxpayers’ money will have to return to the drawing board.
In his six-page ruling Judge Peatross wrote:
"What the Attorney General suspects that Dr. Mann did that was false or fraudulent in obtaining funds from the Commonwealth is simply not stated."
Dr. Mann, who now works at Penn State University, said in a statement: "It is a victory not just for me and the university, but for all scientists who live in fear that they may be subject to a politically-motivated witch hunt when their research findings prove inconvenient to powerful vested interests.”

But the victory is likely to be short-lived.  Any hopes that Cuccinelli would finally end his political circus act and focus on fighting real crime in Virginia were dashed when he immediately announced intentions to re-file the civil investigative demand.
Extensive independent reviews of Mann’s work have all concluded the climate scientist has been nothing but honest and transparent.  Mann’s only ‘crime’ in Cuccinelli’s eyes is that he is a leading scientist conducting research that confirms humans have dangerously altered the climate.
For that he must be smeared at taxpayers’ expense, according to Cuccinelli, whose crusade against science and reason is sure to continue.

domenica 29 agosto 2010

Quando il clima si fa rovente: minacce di morte a Ugo Bardi


Questa è una delle minacce che ho ricevuto ieri sul sito "New Ice Age" (successivamente cancellata). Lo so che c'è chi riceve minacce ben più gravi e preoccupanti ma, per il momento, mi devo contentare!


Uno dei modi di accorgersi che stai facendo qualcosa di intelligente è quando qualche imbecille se la prende a male. Secondo questo metro di giudizio, il blog "Cassandra" sta avendo veramente un grande successo se in poco più di sei mesi di esistenza ha già generato un'intero post zeppo di insulti nei miei riguardi su "New Ice Age". Considerando poi che alcuni commenti possono essere intesi come minacce di morte, non posso nascondere la mia soddisfazione nel fatto di trovarmi oggi quasi alla pari con persone di ben maggior valore scientifico di me che le hanno ricevute anche loro; tipo Michael Mann e Luca Mercalli.

Mi hanno dato di disinformatore, incompetente, presuntuoso, asino col paraocchi, hanno detto che scrivo castronerie, che la mia laurea dovrebbe essere annullata, che dovrei tornare sui banchi di scuola. In un commento a un'altro post, qualcuno ha detto che il mio scopo è di farmi una "mega villa" come quella di Al Gore e compagni e in un altro che sono "assoldato dal sistema multi milionario dell’Agw" E poi, cosa leggermente più antipatica, che dovrei essere "messo al rogo" e che "il mio destino è segnato". (quasi tutte queste cose sono state poi cancellate dagli amministratori di NIA - però le ho salvate)


Commentando su questa faccenda, vi posso dire che le minacce e gli insulti ricevuti da parte di qualche squilibrato non mi preoccupano. Quello che è preoccupante è, piuttosto, l'atmosfera di odio e di rabbia che si è generata intorno alla questione climatica. I climatologi americani ricevono insulti tutti i giorni, e minacce ben più gravi e preoccupanti di quelle che ho ricevuto io. A queste cose bisogna stare attenti: le varie "cacce alle streghe" della storia umana sono tutte cominciate con i vaneggiamenti di qualche squilibrato. Il problema è stato che poi qualcuno gli ha dato retta.

Evidentemente, non possiamo dare tutta la colpa per questa situazione ai disinformatori e alla lobby petrolifera (che, pure, di colpe ne hanno, eccome!). Noi (intesi come scienziati e divulgatori della scienza)  abbiamo fatto dei grossi errori di comunicazione nel presentare i nostri risultati. Questo lo dimostra - fra le tante cose -  un sito come "New Ice Age."  Nel loro gruppo mi sembra che ci siano anche persone in gamba che potrebbero dare un contributo serio alla scienza del clima, se soltanto riescono a crescere e affinarsi un po'. Ma il fatto che si siano messi in una situazione di contrapposizione frontale rispetto alla scienza e agli scienziati indica che c'è stato qualche errore grave - probabilmente da tutte e due le parti. E' ancora possibile rimediare? Forse si; ma non finchè il sito di NIA da spazio a persone con le quali è impossibile discutere seriamente.

Per concludere, ringrazio Luci0 e Fabio Nintendo per aver rimosso le offese e le minacce dal sito e per avermi anche chiesto scusa, dimostrando così di essere persone serie. Spero dunque che da questa faccenda possiamo tutti imparare qualcosa.


Nota aggiunta il 30 Agosto 2010: NIA ha pubblicato un post dove chiede ufficialmente scusa al sottoscritto per le offese ricevute. Ringrazio gli amministratori del sito e accetto volentieri le scuse. Mettiamoci una pietra sopra e andiamo avanti.

venerdì 27 agosto 2010

Il picco della produttività terrestre: verso una desertificazione planetaria?


L'andamento della produttività planetaria negli ultimi 30 anni. I dati sono da Nemani et al. fino al 2000 e da Zhao e Running fino ad oggi. Ringrazio Stuart Staniford per i dati digitizzati.

Il grafico che vedete qui mostra i dati per la produttività planetaria netta (NPP) espressi in gigatonnellate/anno come "anomalia", ovvero come variazione rispetto a un valore fisso. Per produttività planetaria si intende la quantità di biomassa che si rileva sulla superficie del pianeta con osservazioni satellitarie.

Come argomentavo in un post precedente, sembra abbastanza chiaro che abbiamo passato un "picco di produttività" planetaria verso il 1998. I dati qui sopra li ho fittati alla buona con una lorenziana (era quella che veniva meglio fra curve simili). Tenete anche conto che siamo di fronte a un processo più complesso di quello che vediamo quando si tratta di esaurimento delle risorse; tipo il petrolio per intenderci.

Qui abbiamo una serie di fattori che hanno a che vedere con i cambiamenti climatici planetari: l'aumento della concentrazione di CO2 fa bene alle piante, ma l'aumento delle temperature che ne risulta genera desertificazione e questa è la ragione probabile della perdita di produttività che abbiamo visto negli ultimi anni. Probabilmente anche altri tipi di attività umane (desertificazione, cementificazione, erosione del suolo) hanno un effetto.

In sostanza, questi dati potrebbero essere un'indicazione che la terra sta cominciando a desertificarsi a causa del cambiamento climatico e altre attività umane. Non ne possiamo essere completamente sicuri, ma c'è ampia evidenza per esserne preoccupati.

(Nota: anche Stuart Staniford esamina questi dati nel suo blog)