Covid-19: cosa è successo ai bambini e ai ragazzi?
Da "Pillole di Ottimismo", 8 Luglio 2020
Alessandra Basso (TINT, Università di Helsinki), Valentina Flamini
(Biologa molecolare) Eleonora Franchini (docente di scuola secondaria di
secondo grado), Sara Gandini (IEO, SEMM)
“
I bambini non sono i
più colpiti da questa pandemia, ma rischiano di essere le sue più grandi
vittime”. Così apre il report delle nazioni unite dedicato all’impatto
del Covid-19 sui bambini (1).
Effetti della chiusura delle scuole
La chiusura delle scuole e il confinamento domestico hanno
rappresentato un grosso sacrificio per le categorie più giovani che
hanno subito un cambiamento repentino e prolungato della loro
quotidianità. Bambini e ragazzi sono stati costretti a rinunciare alla
scuola, luogo insostituibile non solo per il loro bisogno di
apprendimento, ma anche di crescita sociale ed emotiva. Questa rinuncia
ha generato una sofferenza che è stata comunicata in modi diversi,
spesso con segnali di iperattività e irrequietezza, oppure, al
contrario, con la comparsa di abulia, stanchezza, disturbi del sonno
(2).
Numerosi studi hanno dimostrato che il confinamento domestico e
la chiusura delle scuole hanno avuto conseguenze negative gravi e di
lunga durata sulla salute fisica e psicologica dei bambini. Gli effetti
sulla salute fisica sono legati soprattutto ad una alimentazione meno
sana, una diminuita attività fisica e all’aumento dell’uso di
dispositivi elettronici: televisione, cellulare e video-giochi (3).
Gli
effetti sul benessere psicologico ed emotivo erano già stati ampiamente
documentati durante le epidemie di SARS e Ebola, e sono stati confermati
dalle indagini condotte nei mesi scorsi. Il confinamento domestico,
infatti, ha causato un aumento del livello di stress che può avere
effetti a lungo termine sul benessere di bambini e ragazzi e aumenta il
rischio di sviluppo di malattie mentali nell’età adulta. Uno studio del
2013, per esempio, ha evidenziato un livello di stress-post traumatico
quattro volte superiore nei bambini sottoposti a misure di confinamento
domestico rispetto a quelli non sottoposti alla quarantena (4). Tra i
sintomi più diffusi, ci sono l’insorgenza di nuove paure (come la paura
di essere contagiati), l’ansia da separazione, segnali di regressione,
disturbi del sonno, irritabilità e comportamento oppositivo.
Una recente
indagine condotta dal Gaslini di Genova rileva problematiche
comportamentali e sintomi di regressione nel 65% dei bambini minori 6
anni, e nel 71% di bambini e ragazzi compresi tra i 7 e i 18 anni (5).
Sempre in Italia, lo studio osservazionale condotto da Pisano, Galimi e
Cerniglia ha fatto emergere una prevalenza di comportamenti oppositivi
(il 53% dei bambini mostra segni di irritabilità e intolleranza alle
regole), e anche di comportamenti adattivi (il 49% è apparso capace di
adattarsi alle regole del confinamento), ma ammonisce che questi indizi
di resilienza possano in realtà nascondere un maggiore disagio
psicologico (6). La chiusura delle scuole, inoltre, causa un ritardo nel
conseguimento degli obiettivi scolastici e più in generale dello
sviluppo socio-emotivo nell’età evolutiva. Un mese di vita pesa in modo
molto differente nell’età dello sviluppo rispetto all’età adulta.
Non si tratta solo delle opportunità di apprendimento andate perdute, ma
anche del rischio di dimenticare quello che è stato acquisito fino a
quel momento con il risultato di un regresso duraturo che difficilmente
potrà essere recuperato. In passato, studi sulla chiusura estiva e
sull’interruzione dei servizi scolastici causata da eventi metereologici
hanno dimostrato effetti duraturi nell’apprendimento scolastico: ogni
10 giorni di chiusura straordinaria provocano una diminuzione del 5% del
numero di studenti che raggiungono gli obiettivi di fine anno (7, 8).
Un recente articolo di Guido Neidhöfer, inoltre, mette in luce come la
pandemia e le misure restrittive abbiano effetti differenziati sui
bambini, colpendo più gravemente quelli provenienti da contesti
svantaggiati, e di conseguenza possano inasprire le disuguaglianze
sociali nel lungo periodo (9).
L’articolo rileva che la pandemia e le
conseguenti misure restrittive possono ingrandire le disuguaglianze
economiche e sociali agendo su più livelli. Da una parte, la riduzione
del rendimento scolastico associata alla chiusura delle scuole incide
sulle future competenze professionali e sui redditi una volta entrati
nel mondo del lavoro. Negli Stati Uniti, il costo della chiusura delle
scuole in termini di mancati rendimenti futuri è stato stimato al 12,7%
del PIL. Gli studenti provenienti da contesti svantaggiati hanno minori
opportunità educative oltre alla scuola e pertanto sono più esposti a
questo effetto collaterale. Un secondo veicolo di inasprimento delle
disuguaglianze sociali è legato agli effetti del lockdown sul lavoro dei
genitori. I lavoratori meno qualificati, e ancora di più quelli del
settore informale, sono i più vulnerabili alla riduzione dei salari e
alla perdita del lavoro. Di conseguenza, le famiglie in fondo alla
distribuzione reddituale affrontano una riduzione più accentuata delle
risorse economiche e questo ha un impatto profondo sulle opportunità dei
figli.
Un documento firmato da 9 reti di associazioni (circa
duecento in tutto) che lavorano con bambini e ragazzi in Italia
sottolinea le disuguaglianze nelle opportunità di crescita, di
apprendimento e di sviluppo nel nostro paese: secondo dati Istat
2018/2019, il 12,3% dei ragazzi di 6-17 anni vive in case prive di pc o
tablet; secondo dati Eurostat 2019, il 10,7% dei giovani di 15-19 anni
non sono occupati e non sono in formazione. Il documento evidenzia
inoltre che l’educazione è cruciale per ridurre le disuguaglianze:
secondo l’ONU e un’ampia letteratura scientifica nazionale e
internazionale, l’investimento in educazione, in particolare quella dei
bambini in età 0-2, è quello maggiormente in grado di prevenire le
ineguaglianze nel corso della vita.
Che ruolo hanno i bambini nella trasmissione del virus?
Stanti gli studi scientifici e le evidenze dagli altri paesi ad oggi
disponibili sul ruolo dei bambini nella trasmissione del virus,
l’apertura delle scuole non dovrebbe creare paure perché i dati sono
rassicuranti: i bambini e i ragazzi si ammalano meno e hanno meno
probabilità di trasmettere il virus alle persone con cui entrano in
contatto. Mentre è noto che i bambini siano veicolo di infezione per
malattie come l’influenza stagionale, gli studi finora condotti mostrano
che ciò non sia vero nel caso del COVID-19 (10, 11, 12).
Una
indagine condotta nella regione francese Crépy-en-Valois, a nord-est di
Parigi, recentemente pubblicata, ha analizzato l’andamento dell’epidemia
su un campione di 1.340 persone, di cui 510 bambini di sei diverse
scuole elementari. Prima che le scuole chiudessero per le vacanze di
febbraio e per il successivo lockdown, sono stati riportati solo tre
casi di infezione riconducibile al Sars-Cov-2 nei bambini i quali,
peraltro, hanno manifestato sintomi lievi della malattia (11). La bassa
percentuale degli infettati tra il personale docente (7,1%) e non
docente (3,6%), contrapposta all’alta percentuale degli infetti tra i
genitori dei bambini (61,0%) ha portato alla conclusione che i bambini
non siano stati il veicolo per la trasmissione del virus. I ricercatori
ipotizzano che, al contrario, possano essere stati i genitori ad
infettare i figli e non viceversa.
Un altro studio condotto tra
aprile e maggio a Parigi, la regione più colpita dall’epidemia in
Francia, su 605 bambini e ragazzi di età compresa fra gli zero e i 15
anni conferma i risultati dell’indagine preliminare appena descritta: i
bambini sembrano essere meno suscettibili alla malattia e sono
probabilmente anche poco contagiosi (10). I ricercatori hanno combinato i
risultati di tamponi e test sierologici con lo scopo di valutare la
diffusione del virus tra i più giovani. Si è visto che fratelli e
sorelle all’interno di famiglie con almeno un membro affetto non
risultavano più facilmente positivi al tampone né all’esame sierologico e
questo conferma che il contagio dei bambini avvenga attraverso i
genitori.
Anche un recente studio condotto da Andrea Crisanti a
Vò Euganeo, che uscirà a breve su Nature, conferma che i bambini non si
ammalano anche in presenza di una forte esposizione: dei 234 bambini
sotto i 10 anni presi in considerazione, nessuno è risultato positivo al
virus, nemmeno i 13 che hanno vissuto a contatto con positivi in grado
di trasmettere l’infezione (13).
Le scuole hanno ricominciato la
didattica in presenza in diversi stati europei. In Germania la spinta
alla riapertura è seguita ai risultati di uno studio preliminare di
quattro università tedesche (Heidelberg, Friburgo, Tubinga e Ulm) su
2.500 bambini di età compresa fra uno e dieci anni e i loro genitori.
Dai test effettuati è emerso che nel periodo preso in esame, tra aprile e
maggio, un bambino e un genitore si sono ammalati, mentre 64 sono
risultati positivi al test sugli anticorpi, dunque avevano contratto il
virus senza accorgersene. Meno di un terzo dei contagiati erano bambini.
Nella maggioranza di casi di genitori contagiati, poi, non si osservava
l’infezione nei figli, confermando che i bambini sono meno suscettibili
al virus Sars-Cov-2 (14).
In Olanda alla riapertura delle scuole,
avvenuta gradualmente fra l’11 maggio e l’8 giugno, senza misure di
distanziamento sociale stringenti, non è conseguita l’insorgenza di
focolai e i test condotti sul personale scolastico dal 6 maggio in poi
non ha mostrato un aumento dei casi in percentuale positivi al
Sars-Cov-2 (12). L’esperienza olandese conferma, ancora una volta,
l’impatto minimo della riapertura delle scuole sull’evoluzione della
pandemia.
Conclusioni
Alla luce delle recenti evidenze
scientifiche rispetto ai rischi di contagio da parte dei bambini e
ragazzi, possiamo concludere che la riapertura delle scuole non sembra
influire in maniera determinante sull’andamento della pandemia da
Sars-Cov-2 mentre la chiusura rischia di minare la salute psico-fisica,
l’apprendimento scolastico e la socialità delle future generazioni,
soprattutto per i bambini e ragazzi provenienti da contesti più
difficili. Resta aperta la riflessione sulle “modalità di apertura” che
auspichiamo tengano conto dei dati scientifici prodotti, oltre che delle
esperienze già in atto nei paesi citati, e mirino a ristabilire in
bambini e ragazzi la serenità e spontaneità nell’incontro con l’altro.
Referenze
(1) UN Policy Brief: The Impact of COVID-19 on children, 15 April 2020
(2) Pellai, Alberto (2020) Il distanziamento fisico e i bisogni evolutivi del bambino.
(3) Pietrobelli A, Pecoraro L, Ferruzzi A, et al. Effects of COVID-19
Lockdown on Lifestyle Behaviors in Children with Obesity Living in
Verona, Italy: A Longitudinal Study [published online ahead of print,
2020 Apr 30]. Obesity (Silver Spring). 2020;10.1002/oby.22861.
doi:10.1002/oby.22861
(4) Sprang G, Silman M. Posttraumatic
stress disorder in parents and youth after health-related disasters.
Disaster Med Public Health Prep. 2013;7(1):105-110.
doi:10.1017/dmp.2013.22
(5) Uccella, Sara, Fabrizio De Carli,
Lino Nobili et al. Impatto Psicologico e Comportamentale sui Bambini
delle Famiglie in Italia. Gaslini, Università degli Studi di Genova.
(6) Pisano, Luca, Domenico Galimi e Luca Cerniglia (2020) A qualitative
report on exploratory data on the possible emotional/behavioral
correlates of Covid-19 lockdown in 4-10 years children in Italy.
(7) Marcotte, Unscheduled School Closings and Student Performance
(8) Cooper, H., Nye, B., Charlton, K., Lindsay, J., & Greathouse,
S. (1996). The Effects of Summer Vacation on Achievement Test Scores: A
Narrative and Meta-Analytic Review. Review of Educational Research,
66(3), 227–268.
https://doi.org/10.3102/00346543066003227
(9) Long run consequences of the COVID-19 pandemic on social inequality
Portrait of Guido Neidhöfer di Guido Neidhöfer
https://www.latinamerica.undp.org/…/consecuencias-de-la-pan…
(10) Assessment of spread of SARS-CoV-2 by RT-PCR and concomitant serology in children
in a region heavily affected by COVID-19 pandemic.
Robert Cohen, Camille Jung,, Naim Ouldali, Aurélie Sellam, Christophe
Batard, Fabienne Cahn-Sellem, Annie Elbez, Alain Wollner, Olivier Romain,
François Corrard, Said Aberrane, Nathalie Soismier, Rita Creidy, Mounira Smati
Lafarge, Odile Launay, Stéphane Béchet, Emmanuelle Varon, Corinne Levy
(11) SARS-CoV-2 infection in primary schools in northern France: A
retrospective cohort study in an area of high transmission, 23 juin
2020.
Arnaud Fontanet, MD, DrPH, Rebecca Grant, Laura Tondeur, MSc,
Yoann Madec, PhD, Ludivine Grzelak, Isabelle Cailleau, MSc, Marie-Noëlle
Ungeheuer, MD, PhD, Charlotte Renaudat, MD, Sandrine Fernandes
Pellerin, PhD, Lucie Kuhmel, MD, Isabelle Staropoli, François Anna,
Pierre Charneau, Caroline Demeret, Timothée Bruel, PhD, Olivier
Schwartz, PhD, Bruno Hoen, MD, PhD
(12) Children and COVID-19, National Institute for Public Health and Environment
https://www.rivm.nl/…/novel-coronavi…/children-and-covid-19…
(13)
https://www.adnkronos.com/…/coronavirus-crisanti-bambini-fi…
(14) Prevalence of COVID-19 in children in Baden-Württemberg Preliminary study report Klaus-Michael Debatin et al.
https://www.klinikum.uni-heidelberg.de/…/Prevalence_of_COVI…