martedì 15 marzo 2016

Notize dall'Antartide: male, molto male, sempre peggio

Da “NASA Earth Observatory”. Traduzione di MR

La piattaforma glaciale Nansen in Antartide si sta spaccando




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Una piattaforma galleggiante di ghiaccio attaccata alla costa dell'Antartide sembra pronta a riversare un iceberg nell'Oceano Meridionale. Nel corso di due anni, una piccola frattura è diventata sufficientemente grande da diffondersi per quasi tutta la profondità della piattaforma glaciale Nansen. L'Operational Land Imager (OLI) sul satellite Landsat 8 ha acquisito l'immagine in alto il 26 dicembre del 2013. OLI ha catturato la seconda immagine il 16 dicembre del 2015. Le piattaforme glaciali fiancheggiano il perimetro dell'Antartide e si presentano in ogni forma e dimensione. La Nansen misura circa 35 km di profondità e 50 km di lunghezza. La vicina Lingua di Ghiaccio Drygalski, subito a sud della Nansen, si allunga per 80 km nel mare. Queste piattaforme galleggianti sono importanti per trattenere il flusso di ghiaccio dall'interno del continente verso il mare. Il ghiaccio che si stacca da una piattaforma galleggiante non aumenta il livello del mare. Ma perde parte della piattaforma glaciale e i flusso verso il mare del ghiaccio di terra può accelerare – un fenomeno che contribuisce all'aumento del livello del mare.
 

lunedì 14 marzo 2016

Emergenza Clima: un articolo di Hansen e Sato




Sembra proprio che siamo arrivati a una seria emergenza climatica, con le temperature di Febbraio che hanno schiantato tutti i record precedenti. Non sappiamo cosa potrebbe succedere nel prossimo futuro, ma sicuramente niente di buono. Nell'articolo che segue, Hansen e Sato fanno il punto sulla situazione. (Immagine: temperature di Febbraio da think progress)




Cambiamenti climatici regionali e responsabilità nazionali


di James Hansen e Makiko Sato [a]
(Earth Institute | Columbia University)

Traduzione di Stefano Ceccarelli

da: Climate Science, Awareness and Solutions

Il riscaldamento globale di circa 0,6°C rispetto ai decenni passati ora “blocca i dadi del clima”. La Fig. 1 aggiorna l’analisi delle curve a campana del nostro studio del 2012 [1] per le terre dell’emisfero settentrionale, che mostravano come estati estremamente calde ora si verificano significativamente più spesso di quanto avvenisse 50 anni fa. Il nostro nuovo studio [2] mostra che ci sono forti variazioni regionali nello scostamento di queste curve a campana, e che gli effetti più marcati avvengono nelle nazioni meno responsabili del cambiamento climatico.

Negli USA lo scostamento della curva a campana è di solo una deviazione standard (una misura della tipica fluttuazione annuale delle temperature medie stagionali) in estate e meno di metà deviazione standard in inverno (Fig. 2). Misurato in unità di °C, il riscaldamento è simile in estate e in inverno negli USA ma l’implicazione pratica della Fig. 2 è che le persone negli USA dovrebbero avvertire che le estati stanno diventando più calde, ma è meno probabile che notino la variazione in inverno. Estati più fresche della media delle estati del periodo 1951-1980 ancora si verificano, ma solo il 19% circa delle volte. Il calore estremo estivo, definito come almeno 3 deviazioni standard più caldo della media 1951-1980, che non avveniva quasi mai 50 anni fa, oggi si verifica con frequenza di circa il 7%.

Il riscaldamento in Europa (si veda l’articolo) è poco più accentuato che negli USA. In Cina (Fig. 2) il riscaldamento è ora quasi 1½ deviazioni standard in estate e una deviazione standard in inverno, vale a dire un cambiamento climatico che dovrebbe essere evidente per persone abbastanza anziane da ricordare il clima di 50 anni fa. In India, gli scostamenti della curva a campana (vedi articolo) sono leggermente più ampi che in Cina.

Nell’area mediterranea e in Medio Oriente lo scostamento della curva a campana in estate è di quasi 2½ deviazioni standard (Fig. 2). Ogni estate è oggi più calda della media climatica del periodo 1951-1980, e il periodo con clima estivo è oggi considerevolmente più lungo. Poiché le estati sono già molto calde in queste regioni, il cambiamento ha influenza sulla vivibilità e sulla produttività, come diremo più avanti. Gli scostamenti della curva a campana nei tropici, compresa l’Africa centrale (vedi articolo) e il Sudest asiatico (Fig. 2), aree anch’esse già molto calde, sono di circa 2 deviazioni standard ed avvengono tutto l’anno.


Fig. 1. Frequenza delle anomalie della temperatura locale (relative alla media 1951-80) in funzione della deviazione standard locale (asse orizzontale) per le terre dell’emisfero boreale. La fila in alto si riferisce all’estate (da giugno ad agosto) e la fila in basso all’inverno (da dicembre a febbraio). Maggiori dettagli nei nostri lavori del 2012 e 2016.


Fig. 2. Frequenza delle anomalie della temperatura locale (relative alla media 1951-80) in funzione della deviazione standard locale (asse orizzontale) per le terre delle aree mostrate sulla mappa. L’area sottesa da ciascuna curva è unitaria. I numeri sulle mappe rappresentano la percentuale del globo coperta dalla regione considerata. Gli scostamenti (shift) si riferiscono alla linea tratteggiata adattata ai dati 2005-2015 e sono relativi al periodo base.

I tropici e il Medio Oriente in estate sono a rischio di diventare praticamente inabitabili per la fine del secolo se le emissioni di combustibili fossili continueranno secondo lo scenario business as usual (BAU), poiché la temperatura di bulbo umido potrà avvicinarsi al livello nel quale il corpo umano non è più in grado di raffreddarsi all’aria aperta neanche in presenza di adeguata ventilazione [3]. Anche un riscaldamento più contenuto rende la vita più difficile in queste regioni e riduce la produttività, in quanto le temperature si avvicinano al limite della tolleranza umana e il lavoro agricolo e in edilizia sono principalmente attività che si svolgono all’esterno. I paesi delle latitudini intermedie hanno una temperatura media quasi ottimale per la produttività del lavoro, mentre i paesi più caldi quali l’Indonesia, l’India e la Nigeria si collocano su un pendio ripido con una produttività che declina rapidamente all’aumentare della temperatura (vedi fig. 2 di Burke et al. [4], 2015).

Il riscaldamento e gli effetti climatici non sono uniformi all’interno delle regioni prese in considerazione. Negli USA, p.es., il riscaldamento è maggiore nel sudovest, consistente con l’atteso riscaldamento amplificato delle regioni subtropicali secche [5]. Similmente, il riscaldamento estivo è amplificato nelle regioni mediterranee e in Medio Oriente, dove come minimo esso intensifica le condizioni siccitose come quelle occorse in Siria in anni recenti, quando non ne è la principale causa [6].

L’aumento delle temperature sembra avere un effetto significativo sulla violenza interpersonale e sui conflitti umani, come indicato da un insieme di evidenze empiriche in un’area di studio scientifico in rapida espansione. Da una rassegna di 60 studi quantitativi [7] che coprono tutte le maggiori regioni del mondo, è emerso che la violenza interpersonale aumenta del 4% e i conflitti fra gruppi del 14% per ogni deviazione standard di aumento della temperatura. Tali risultati non costituiscono leggi naturali, ma forniscono un’utile stima empirica degli impatti del cambiamento di temperatura.

La salute umana è colpita dall’aumento delle temperature attraverso l’impatto di ondate di calore, siccità, incendi, alluvioni e tempeste, e indirettamente dalla rottura degli equilibri ecologici indotta dal cambiamento climatico, comprese le alterazioni del quadro epidemico (vedi il Capitolo 11 di IPCC, 2014, e riferimenti ivi citati). Le malattie trasmissibili, che implicano solitamente infezioni trasmesse da zanzare o zecche, possono diffondersi alle latitudini più alte e a maggiori altitudini man mano che il riscaldamento globale aumenta.

E’ possibile attribuire responsabilità nazionali del riscaldamento globale poiché la CO2 prodotta dai combustibili fossili è la principale causa del riscaldamento a lungo termine. La deforestazione e le attività agricole contribuiscono all’aumento di CO2, ma il ripristino del carbonio nei suoli e nella biosfera è possibile mediante pratiche agricole e forestali migliorate, che sono infatti richieste se si vuole stabilizzare il clima. Al contrario, il carbonio dei combustibili fossili non sarà rimosso dal sistema climatico per millenni [8]. Altri gas in tracce contribuiscono al cambiamento climatico, ma la CO2 è la causa dell’80% dell’aumento della forzante climatica dei gas a effetto serra degli ultimi due decenni [9] e molto del rimanente 20% è correlato all’estrazione e all’uso di combustibili fossili.

Il cambiamento climatico è accuratamente proporzionale alle emissioni cumulate di CO2 (Fig. 3a). Gli USA e l’Europa sono ciascuna responsabili per più di un quarto delle emissioni cumulate, la Cina per il 10% e l’India per il 3%. La disparità fra le emissioni dei paesi sviluppati e in via di sviluppo è anche maggiore se vengono contabilizzate le emissioni basate sui consumi [10]. Anche senza voler considerare le emissioni basate sui consumi, le emissioni pro capite di USA ed Europa sono almeno un ordine di grandezza più elevate di quelle della maggior parte dei paesi in via di sviluppo.

Emerge così una impressionante incongruità fra la localizzazione dei più forti cambiamenti climatici e le responsabilità dovute alle emissioni da fonti fossili. Gli scostamenti maggiori della curva a campana si riscontrano nelle foreste tropicali, nel Sudest asiatico, Sahara e Sahel, dove le emissioni da combustibili fossili sono molto ridotte. Il cambiamento climatico è anche più marcato nel Medio Oriente, dove le emissioni sono alte e in rapida crescita, con diverse nazioni che hanno raggiunto emissioni pro capite più alte degli Stati Uniti (vedi articolo).

Fig. 3. Emissioni cumulate di CO2 da combustibili fossili per fonte nazionale (a) e pro capite (b). I risultati per altre singole nazioni sono disponibili in: www.columbia.edu/~mhs119/CO2Emissions/.


Discussione. Noi concludiamo che proseguire con le emissioni da combustibili fossili secondo lo scenario BAU comincerà a rendere le basse latitudini inabitabili. Se accompagnate da un aumento di alcuni metri del livello del mare, le risultanti migrazioni forzate e la crisi economica potranno essere devastanti.

Anche un riscaldamento globale contenuto come 2°C, talvolta ritenuto un limite sicuro, può avere grandi effetti. Gli scostamenti della curva a campana mostrati per il periodo 2005-2015 sono la conseguenza di un riscaldamento di circa 0,6°C rispetto al periodo 1951-1980. Così, un riscaldamento di 2°C rispetto al periodo preindustriale (pari a 1,7°C rispetto al 1951-1980) darà luogo a scostamenti della curva a campana e impatti sul clima circa tre volte più grandi di quelli già verificatisi. Ci si attende che un riscaldamento globale di 2°C causerà un aumento del livello del mare di alcuni metri [12], portando a concludere che il potenziale aumento del livello del mare durante questo secolo è pericoloso.

Il messaggio complessivo che la scienza del clima consegna alla società, ai decisori politici e all’opinione pubblica è questo: abbiamo un’emergenza globale. Le emissioni di CO2 da fonti fossili devono essere ridotte il più rapidamente possibile. Noi riteniamo che i contributi volontari delle singole nazioni, che costituiscono l’approccio della 21ma Conferenza delle Parti [13], non possono condurre a una rapida riduzione delle emissioni da combustibili fossili fintanto che alle fonti fossili sarà permesso di essere l’energia più a buon mercato. Sarà necessario includere una componente tariffaria sul carbonio che consenta di incorporare nel suo prezzo le esternalità negative dei combustibili fossili. L’introduzione di dazi doganali su prodotti provenienti da paesi privi di una tassa sul carbonio condurrebbe la maggior parte delle nazioni ad adottare una simile tassa.

Alla luce della disparità fra le emissioni dei paesi sviluppati e quelle dei paesi in via di sviluppo, c’è un obbligo riconosciuto di assistenza da parte dei paesi sviluppati. I paesi in via di sviluppo hanno dalla loro una forte leva per ottenere una tale assistenza, perché la loro cooperazione per migliorate pratiche agricole e forestali è necessaria per trattenere più carbonio nei suoli e nella biosfera e per limitare le emissioni dei gas serra in tracce. E’ inoltre necessaria la cooperazione internazionale per generare più energia decarbonizzata a costi accessibili, perché altrimenti lo sviluppo economico in molte nazioni continuerà ad essere basato sulle fonti fossili a dispetto dell’inquinamento e degli impatti sul clima.

Riferimenti:
[a] Questa Comunicazione riassume un articolo con questo titolo (Hansen e Sato, 2016); è anche disponibile un Video abstract.
[1] Hansen, J., Sato, M. and Ruedy, R.: Perception of climate change, Proc. Natl. Acad. Sci. 109, 14726-14734, 2012.
[2] Hansen J. and Sato M.: Regional climate change and national responsibilities, Environ. Res. Lett. (in press).
[3] Sherwood, S.C. and Huber, M.: An adaptability limit to climate change due to heat stress, Proc. Natl. Acad. Sci. 107, 9552-9555, 2010.
[4] Burke, M, Hsiang, S.M. and Miguel, E.: Global non-linear effect of temperature on economic production, Nature 527, 235-239, 2015.
[5] Cook, K.H. and Vizy, E.K.: Detection and analysis of an amplified warming of the Sahara, J. Clim. 28, 6560-6580, 2015.
[6] Kelley, C.P., Mohtadi, S., Cane, M.A., Seager, R. and Kushnir, Y.: Climate change in the Fertile Crescent and implications of the recent Syrian drought, Proc. Natl. Acad. Sci. USA 112, 3241-3246, 2015.
[7] Hsiang, S.M., Burke, M. and Miguel, E.: Quantifying the influence of climate on human conflict, Science 341, doi:10.1126/science.1235367
[8] Archer, D.: Fate of fossil fuel CO2 in geologic time, J. Geophys. Res. 110, C09S05, 2005.
[9] Hansen, J., Kharecha, P. and Sato, M.: Climate forcing growth rates: doubling down on our Faustian bargain, Environ. Res. Lett. 8, 011006, 2013.
[10] Peters, G.P.: From production-based to consumption-based national emissions inventories, Ecolog. Econ. 65, 13-23, 2008.
[11] Hansen, J., et al.: Ice melt, sea level rise and superstorms: Evidence form paleoclimate data, climate modeling and modern observations that 2°C global warming is dangerous, arXiv:1602.01393
[12] Dutton, A., Carlson, A.E., Long, A.J., Milne, G.A., Clark, P.U., DeConto, R., Horton, B.P., Rahmstorf, S., and Raymo, M.E.: Sea-level rise due to polar ice-sheet mass loss during past warm periods, Science, 349, doi:10.1126/science.aaa4019, 2015
[13] Davenport, C.: Nations Approve Landmark Climate Accord in Paris, New York Times, 12 December, 2015.

domenica 13 marzo 2016

La scoperta più deprimente della storia: più sai, meno ragioni

Da “Alternet”. Traduzione di MR (via Bodhi Paul Chefurka)

Dite addio al sogno per cui educazione, giornalismo, prove scientifiche o ragione possano fornire gli strumenti di cui le persone hanno bisogno per prendere le giuste decisioni.

Di Marty Kaplan 

Il nuovo articolo di ricerca del professore di giurisprudenza di Yale Dan Kahan si chiama “La capacità di calcolo motivata e l'autogoverno illuminato”, ma per me il titolo del pezzo del divulgatore scientifico Chris Mooney su questo stesso tema su Grist è migliore: “La scienza conferma: la politica distrugge la tua capacità di far di conto”. Kahan ha condotto alcuni esperimenti ingegnosi sull'impatto della passione politica sulla capacità delle persone di pensare in modo chiaro. La sua conclusione, nelle parole di Mooney: la partigianeria “può anche minare le nostre stesse capacità fondamentali di ragionamento... [Le persone] che sono molto brave in matematica potrebbero cannare totalmente un problema che sarebbero stati in grado di risolvere semplicemente perché dare la risposta giusta va contro le loro credenze politiche”.

Tutti quanti al lavoro per distruggere i sistemi che ci fanno vivere

Da “The conversation”. Traduzione di MR (via Bodhi Paul Chefurka)

di Tara Martin e James Watson

Quando pensiamo all'adattamento dell'umanità alle sfide del cambiamento climatico, la tentazione è quella di puntare a soluzioni tecnologiche. Parliamo di fertilizzare gli oceani e le nuvole con composti progettati per innescare la pioggia o aumentare l'assorbimento di carbonio. Parliamo di costruire grandi strutture per proteggere le nostre coste dall'aumento dei livelli del mare e dalle mareggiate. Tuttavia, come discutiamo su Nature Climate Change, la nostra concentrazione su queste soluzioni high-tech e pesantemente ingegnerizzate ci sta rendendo ciechi nei confronti di una soluzione più facile, più economica, più semplice e migliore per l'adattamento: prendiamoci cura degli ecosistemi del pianeta e loro si prenderanno cura di noi.

sabato 12 marzo 2016

Il peso sulla Luna è la metà della metà. Ovvero: e questi umani vorrebbero gestire un pianeta.......???




Modugno: "Selene" (1962) Tutto sommato accurato come descrizione della gravità e della geologia lunare!



Nota: le affermazioni riportate in questo post non sono suffragate da prove. Tuttavia, vista la situazione, là fuori, con tutti quanti che credono alle scie chimiche, alla demolizione programmata delle torri gemelle e roba del genere, mi sembra che questa storia sia abbastanza verosimile. Comunque, se qualcuno ha dati che dimostrano che è una bufala, lo scriva nei commenti. E' comunque un testo divertente.


---Originale di Adam Atkinson in MATE.ITA

Ho gia' messo una versione di questo messaggio in matenigmici, ma quest' area mi sembra piu' adatta... l'ho tradotto molto frettolosamente dalla versione originale in inglese. Chiedo scusa per eventuali errori di grammatica. Io essere povero straniero. Non sapere parlare.

 Da due fonti (una americana, una inglese) ho sentito una storia che mi sembrava assurda e da non credere che MOLTE persone, se le chiedi "Cosa succede se vai sulla luna, metti una penna ad un metro della superficie e la rilasci?" dicono "Rimane li'" o "Vola via". Poi, secondo la storia, la conversazione tipo continua cosi': "Perche'?" "Perche' non c'e' la gravita' sulla luna/nello spazio" "Hai visto i video degli astronauti Apollo?" "Si" "Cosa facevano" (imitazione di cammino sulla luna) "Come facevano a tornare/stare giu' se non c'e' la gravita'?" "Portavano gli stivali pesanti"

Io NON credevo a questa storia, e l'ho raccontato come barzelletta ad un gruppo di amici qui. Mi hanno guardato in maniera strana e hanno detto "E allora? Mica stai cercando di dire che le cose cadano sulla luna!" e ho scoperto che avrebbero sbagliato... Cosi' ho fatto le domande sopraelencate a MOLTE persone (quasi tutte laureate) e, non contando i fisici e matematici, almeno 90% hanno sbagliato. Poi, se la prendono se suggerisci che avrebbero dovuto saperlo, o ti prendono in giro perche' pretendi cose assurde. "SIiiiiii' Adam. Ovviamente TUTTI sanno che c'e' la gravita' sulla luna,hahaha" (tono sarcastico) come se avessi chiesto il quinto potenziale di ionizzazione dell'Uranio 235. Le poche volte che l'ho raccontato come barzelletta mi sono trovato nei guai perche' almeno uno/a dei presenti non lo sapeva e lo trovava una cosa oscura/arcana che uno puo' benissimo non sapere. Alcuni (parecchi, anzi) non mi credono e dicono che la gravita' sulla luna NON c'e' e lo sanno di sicuro. (La segretaria di un gruppo di astrofisici al CNR mi ha dato dell'ignorante...)

Oramai la racconto come barzelletta solamente in posti sicuri tipo facolta' di fisica...

Due mie amiche (che avevano sbagliato...) qui sono rimaste a bocca aperta quando hanno saputo che un mio visitatore non sapeva cosa era/erano "gli Uffizi" a Firenze e hanno cominciato a dire "Ma sei ignorante! Che vergogna!" Io ho detto "Hmm. Piu' o meno come non sapere che le cose sulla luna cadono?" Queste due si sono arrabbiate in maniera incredibile. "No! Non e' la stessa cosa! Gli Uffizi fanno parte della esperienza quotidiana di tutti, ma la luna no. Non PUOI pretendere che la gente sappia cosa succede sulla luna. E' totalmente irragionevole."

Una rivista americana/inglese a Roma ("Metropolitan") mi ha chiesto di scrivere degli articoli umoristici, e ho offerto un resoconto breve della storia "stivali pesanti". Quelli in redazione non hanno "capito cosa stavo cercando di dire". Ho detto "Beh. Non ti sembra sorprendente che la gente pensa che non ci sia la gravita' sulla luna?" "Ma NON c'e' la gravita' sulla luna, Adam. Sarebbe questo l'umorismo nella tua storia cosiddetta umoristica?" Cosi' ho scoperto che (a parte uno) nessuno a questa rivista avrebbe superato il "test". Anche loro mi dicevano che era totalmente irragionevole pretendere queste cose ecc. ecc. Commenti tipo "Who gives a fuck whether there's gravity on the moon or not? Who cares? It doesn't matter!" Ho detto "Ok, puoi benissimo passare la tua vita pensando che non ci sia la gravita' sulla luna, ma se tu scoprissi oggi che 90% dei tuoi amici pensassero che la capitale della Francia fosse Islamabad e che Beethoven fosse scultore, non ti meravigleriesti?" (Hmm non me la cavo molto bene con il congiuntivo...) Hanno detto "ovviamente si', ma non e' la stessa cosa".

Secondo me, "gli astronauti portano stivali pesanti per non volare via"
e "Betthoven era scultore" sono ignoranza da premio Nobel tutti e due.

(La stessa rivista ha quasi rifiutato di mettere una cosa su mclink e internet, dicendo in tono di voce molto pesante che i loro lettori indubbiamente non si potrebbero fregare di meno di queste cose da tecnomani, che cavolo sarebbe internet, a cosa servirebbe, hahhaha e tu SI certo che mandi messaggi in svezia tutti i giorni Adam ecc. Burini ignoranti, direi. La posta elettronica in America e' abbastanza diffusa e 'sti pseudo-giornalisti americani non sapevano cos'era) Ok. la maggior parte della gente (anche dei laureati) non sa risolvere le equazioni differenziali e probabilmente non sa neanche cosa sono. Forse non sa neanche risolvere 3x+1=10 o trovare la somma di due frazioni. (secondo me, patetico, ma cosi' stanno le cose e riesco a crederci se mi sforzo) ma questa cosa sugli stivali pesanti e' totalmente assurdo.

La cosa piu' bella e che quando racconto questa storia ai fisici mi dicono "Ma su, Adam! Questi tizi ti stanno prendendo in giro! Non c'e' NESSUNO cosi' ignorante" ma quando un fisico mi dice questo davanti a non-fisici (per. es. il caso degli Uffizi) le discussioni diventano sempre MOLTO accese e io mi nascondo.. Io ed i miei amici fisici siamo irragionevoli? Se io devo sapere che Caravaggio era artista e che la capitale della Francia e' Parigi perche' i miei amici "artistici" non devono sapere che c'e' la gravita' sulla luna? (le famose due amiche citate sopra hanno poi chiesto "Allora, se non e' per mancanza di gravita', perche' gli astronauti avevano stivali cosi' grandi?"

Quando ho menzionato il vuoto e la temperatura, hanno detto "OOh! uau! E quelli della NASA sapevano queste cose prima ancora di andare sulla Luna? Che bravi!" e NON in toni da preso in giro - dicevano sul serio. Commenti? Fra gli "ignoranti" ci sono professori (ambisessi) della Sapienza, (almeno uno/a di Biologia), un ingegnere aerospaziale della European Space Agency (brutta esperienza, questa...), la segretaria al CNR che ho gia' menzionato, molti redattori alla Treccani, mia madre, svariati laureati di Cambridge in materie umanistiche, quasi tutta la redazione di "Metropolitan", quasi tutti gli insegnanti e studenti in una scuola privata di business studies.

Il contesto della barzelletta internet sulla luna era che un prof di filosofia in una lezione unversitaria in America ha detto "Cartesio ci ha insegnato che le cose non succedono sempre come potresti immaginare. Per esempio, se rilascio questa penna qui, cade, e potresti immaginare che la stessa cosa accadrebbe sulla Luna. Ma invece no. Sulla Luna, la penna rimarebbe sospesa..." Uno studente di fisica presente per motivi di "distribuzione" (un'idea interessante nelle (o in alcune?) universita' americane che ti costringe a fare dei corsi elementari in facolta' diverse dalla tua) ha cercato di correggere il prof, che ha insistito che lui aveva ragione. Gli altri studenti guardavano male il fisico. Molti anni fa, all'inizio del mio secondo anno di italiano, stavamo (io e 20+ studenti del secondo anno del corso di laurea di Italiano a Cambridge) in Language Laboratory 2. Abbiamo visto una "puntata" di tg qualcosa e la professoressa ha cercato di farci parlare. Essendo piccole creature all'inizio del secondo anno, non sapevamo dire molto, e molti di noi non avevamo capito molto del tg. (All'epoca, ero al livello di "Ho sentito 'nonna' da qualche parte in quel brano di 15 minuti che ci ha fatto sentire, professoressa Tandello.")

Lo space shuttle (navetta spaziale) era nel tg, e allora la prof ha detto (dopo una cosa sulla versione Topolino di Casablanca) "Allora, ragazzi,cosa pensate del brano sugli astronauti? Secondo me, la parte piu' divertente dev'essere quando si allenano nella stanza senza gravita' nella loro base." (Capivo le persone, ma non le tv/radio) L'unico turbato ero io "Er. Cosa intende, stanza senza gravita'?" "Sai, la stanza nella loro base dove vanno a fare pratica in assenza di gravita'" "Ah, no. Penso che Lei abbia visto filmati presi all'interno di un'aereo che temporaneamente segue una traiettoria orbitale o va in caduta libera o qualcosa del genere." "No, no, e' nella loro base sulla Terra" "Ah. E come fanno a non averci la gravita'?" "Ci sono gli scudi antigravitazionali tutto intorno" "Ah. Ne dubito. Gli scudi antigravitazionali non esistono." "Forse sei poco informato? Mi puoi garantire che non esistono?" "Se esistessero gia', avrei probabilemente visto qualcosa su Scientific American o New Scientist, a meno che la NSA non ci nasconda proprio tutto. Ma in quel caso, non lo metterebbero nel tg. Se sono POSSIBILI, vuol dire che tutta la fisica moderna e' sbagliata ma ovviamente questo non e' da escludere." (non garantisco ogni parola, ma e' stato piu' o meno cosi') Tutti gli altri studenti non capivano che problema avevo con l'idea della prof. Se le persone, avendo visto filmati di astonauti in orbita, pensano che "non ci sia" la gravita' in orbita, ci posso credere. Quella e' ignoranza abbastanza sofisticata. (come avere idee un po' confuse su come funzionano le maree). Ma se hai visto che gli astronauti sulla luna tornano giu' quando saltano, dire che non c'e' la gravita' sulla luna e' assurdo. Infatti, quando menzioni gli astronauti alcune persone dicono "Eh. Gia'. Allora, la penna cade perche' la gravita' c'e'!" ma non molte.


h/t Gianni Comoretto

Balzani: perché dobbiamo dire di NO (ovvero, votare "SI") al referendum sulle trivelle


Guest post di Vincenzo Balzani
Università di Bologna, coordinatore del gruppo energiaperlitalia.it


Con l’avvicinarsi del referendum sulle trivellazioni, la lobby del petrolio si è fatta sentire con un apocalittico articolo del professor Alberto Clò su formiche.net, intitolato “Ecco gli effetti nefasti del NO alle trivelle”.

Clò parte da lontano. Sostiene che la vittoria del NO al rientro dell’Italia nel nucleare ha causato “la distruzione di un’intera industria – quella elettromeccanica – che contava decine e decine di migliaia di occupati, un gran numero di ingegneri, eccellenti capacità manifatturiere, un sapere scientifico e accademico tra i primi al mondo”. E aggiunge: “Con la vittoria dei NO-TRIV avremmo il medesimo risultato: la distruzione di un’altra industria italiana”.
E’ vero, la storia si ripete, ma le conseguenze sono state, sono e saranno ben diverse da quelle indicate da Clò.
Nel giugno 2011, dopo il referendum sul nucleare, importanti esponenti politici e le lobby interessate sostennero, come ripete oggi Clò, che l’Italia aveva “perso il treno”. I fatti, invece, hanno dimostrato, anche se qualcuno non se n’è ancora accorto, che rinunciare al nucleare è stata una scelta saggia e lungimirante. Grazie a quella scelta non produciamo scorie radioattive, che non sapremmo dove mettere, non rischiamo disastri e non siamo impantanati nella costruzione di centrali che avrebbero richiesto tempi e investimenti economici fuori controllo, come dimostrano gli esempi di Olkiluoto e Flamanville. Per contro, il NO al nucleare ha reso possibile il decollo delle energie rinnovabili: il fotovoltaico produce oggi una quantità di energia paragonabile a quella che avrebbero generata due reattori nucleari che, nella migliore delle ipotesi, sarebbero stati pronti nel 2025.

La storia, appunto, si ripete. Alcuni esponenti del Governo e la lobby del petrolio sostengono che rinunciando allo sfruttamento delle riserve di combustibili fossili, per altro molto marginali, perderemmo un altro treno. Anche in questo caso, però, si tratta di un treno vecchio, che causa danni dove passa e che è destinato ad arrestarsi in un futuro non troppo lontano. Meglio quindi dedicare tutte le nostre forze per salire sul treno giusto, il treno del futuro, quello delle fonti rinnovabili. Ormai tutti dovrebbero aver capito, dopo i numerosi moniti degli scienziati, la conferenza Cop21 di Parigi e l’encliclica Laudato sì di papa Francesco, che la cosa più urgente da fare è custodire il pianeta. Solo una rapida transizione dall’uso dei combustibili fossili a quello delle fonti rinnovabili può risolvere la crisi energetico-climatica. E’ una transizione già in atto, un processo inarrestabile dal quale il nostro Paese può trarre molti benefici perché siamo all’avanguardia nel manifatturiero, un settore chiave per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Si tratta di un vantaggio che, assieme alle abbondanti fonti rinnovabili di cui disponiamo e alle ottime prospettive di mercato in campo internazionale, ci permette di guardare al futuro con serenità.
Ecco, allora, che il referendum sulle trivellazioni del 17 aprile ha un significato che va ben al di là del contenuto dei suoi singoli quesiti. Si tratta, nientemeno, di dare un senso al futuro per quanto riguarda clima, ambiente ed energia.



venerdì 11 marzo 2016

Davvero vuoi la rivoluzione ? Elogio del Luddismo pigro


Una delle tante leggende metropolitane che circolano è che ci voglia una rivoluzione per rovesciare un sistema corrotto ed inefficiente.  

Sbagliato.

In molto grossolana approssimazione le rivoluzioni storiche si possono dividere in due grandi categorie: quelle che hanno vinto e quelle che hanno perso.

Cominciamo dalle seconde.   Cosa hanno in comune sommosse avvenute in luoghi e tempi lontanissimi?   Due cose: la prima è che la gente si ribella quando non ne può più.    La seconda è che, alla fine,  la gente esausta accetta condizioni molto peggiori di quelle da cui era partita.

Le rivoluzioni che vincono, si dividono ancora in due categorie: quelle che ottengono qualcosa e quelle che stravolgono il sistema.   Le rivolte che portano a riforme, di fatto sono una dinamica interna al sistema stesso che, in questo modo, corregge alcuni errori e riesce a tirare avanti ancora.  

Per esempio la lotta per il voto alle donne.

Le rivolte che stravolgono il sistema quasi sempre ne insediano un altro peggiore.    Ne hanno fatto l’esperimento i francesi che hanno ghigliottinato Luigi XVI per trovarsi nelle mani prima di un manipolo di terroristi ben peggiori dall'attuale ISIL; e poi per 20 anni in quelle di un dittatore megalomane.

Lo hanno sperimentato i russi che si sono sbarazzati del regime zarista per cuccarsi Stalin.    E si potrebbe andare avanti.

Gli esempi di rivoluzioni che hanno instaurato sistemi completamente diversi dal precedente e (almeno temporaneamente) migliori sono stati veramente pochi.   Per esempio la “Rivoluzione Meiji”, condotta dall'Imperatore in persona; roba da giapponesi.   Oppure la “non guerra di indipendenza indiana” che ha ottenuto l’indipendenza dall'Inghilterra proprio perché non è stata combattuta.

Dunque vogliamo rovesciare o vogliamo salvare il sistema?   Ognuno ci pensi bene perché cercare di correggerne le macroscopiche nefandezze non fa altro che aumentarne l’efficienza e , quindi, la durata.

Lo abbiamo ben visto noi stessi.    Uno dei fattori che ha favorito il capitalismo nel suo storico scontro col comunismo sono state le opposizioni ambientaliste e socialiste in occidente.   Sono loro, infatti, che hanno spuntato migliori condizioni per i lavoratori ed un minimo di tutela per l’ambiente, fattori risultati strategici per migliorare le generali condizioni di vita, dunque aumentare i consumi e consentire la crescita economica che c’è stata.  

Al di la della cortina di ferro, il governo perseguiva sostanzialmente gli stessi scopi di sviluppo e di potenza dei governi occidentali, ma chi dava fastidio vinceva un viaggio premio di sola andata.    Il risultato è che il sistema, privo di una sostanziale opposizione, si è avvitato su sé stesso, finendo schiacciato sotto la propria inefficienza.

Stesso film, su scala ancor più vasta, è andato in onda dopo il parziale collasso sovietico.   Annichilite o marginalizzate le opposizioni (perlopiù con le buone, per carità), il sistema capitalista si è sviluppato liberamente, portando alle estreme conseguenze i propri presupposti.   Ed avvitandosi sempre più su se stesso.

Detto in termini tecnici: l’autodistruzione è il destino di qualunque sistema lasciato in balia delle proprie retrazioni positive.   In altri termini, sono i fattori limitanti che garantiscono la durata dei sistemi, proprio perché ne ostacolano la crescita.

Detto in parole povere, una società dove quelli che contano la pensano tutti alla stessa maniera non può che finire male.

E dunque che fare?    La rivoluzione!  

Cosa succederebbe se perdessimo?   Che un sacco di gente avrebbe una dose supplementare di sofferenza non necessaria, in aggiunta a quella inevitabile che già non sarà poca.

E che succederebbe se vincessimo?   Che passerebbero delle riforme come il razionamento dell’energia e dell’acqua, la ridistribuzione dei redditi eccetera.   Tutti correttivi in grado di far durare il sistema per altri 50 anni.

Dunque, se davvero vuoi spaccare tutto, aderisci al “Luddismo Pigro”.   Il principio basilare è semplice: chi va in giro a spaccare robe prima o poi troverà qualcuno che spacca lui.   Se invece lasci che tutto fili esattamente come ora, il sistema non mancherà di disintegrarsi da solo il più rapidamente possibile.

E' a quel punto che inizierà il gioco vero, che non sarà più puntellare una versione più o meno corretta del progressismo, ma costruire da zero qualcosa di completamente diverso.    Sarà un gioco molto duro, ma anche molto interessante che si farà col poco che sarà rimasto.   E che cosa è veramente indispensabile?

Biodiversità, fertilità, acqua e cultura; le civiltà si costruiscono con questo.

Dunque, invece di spaccare vetrine e bruciare macchine, bisogna cercare di guadagnare tempo e salvare il più possibile di queste quattro cose dalla mega-macchina tritatutto.  

Ad esempio, riuscire posticipare la costruzione di una nuova strada sull'ultima striscia di bosco del tuo comune può essere utile.   Magari fra tre o quattro anni non ci saranno più i soldi per farlo.   Oppure restaurare un oggetto artistico od un monumento.    Prima o poi andranno comunque distrutti, ma più a lungo durano e più potranno ispirare gli artisti del futuro.

Biodiversità, fertilità, acqua e cultura sono le sole quattro eredità che contano.   
Invece di fare casino, cerchiamo di lasciarne il più possibile dietro di noi.