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martedì 14 luglio 2020

Ci sentiamo unici e speciali, ma lo siamo veramente?


Di Fabio Vomiero


Sono almeno 50.000 anni e cioè da quando la specie Homo sapiens ha iniziato a differenziarsi culturalmente dagli altri primati in modo evidente e sensibile (espressione pittorica astratta, manufatti creativi ecc.), che l'uomo stesso, in un modo o nell'altro, si sente un essere unico e speciale.

Del resto, questa particolare percezione di sè, che si traduce poi spontaneamente in un umanesimo autoreferenziale di impostazione antropocentrica, è sempre stata ben strutturata e rappresentata nell'ambito di quasi tutte le culture, religioni e filosofie.

Ma mentre sul concetto di "unicità" non c'è alcun problema di carattere interpretativo, ogni specie infatti è certamente unica rispetto a tutte le altre, su quello di "speciale" si potrebbe invece dibattere a lungo, senza probabilmente riuscire mai a trovare un accordo unico e condiviso.

Ma perchè, in effetti, l'uomo dovrebbe essere così speciale rispetto alle altre specie animali, per esempio... Perchè è più intelligente? Perchè possiede un'autocoscienza? Può darsi, ma che cosa sono allora l'intelligenza e la coscienza... E come è possibile riuscire a stabilire dei criteri di demarcazione tra uomo e animali tali da giustificare una presunta "superiorità" umana... E chi avrebbe il diritto eventualmente di deciderlo...

Il problema nasce dal fatto che, seppure in un contesto culturale e sociale ancora dominato da posizioni fortemente antropocentriche, i risultati della recente ricerca scientifica nei campi principalmente della biologia evolutiva, neuroscienza, psicologia cognitiva, etologia umana, sociobiologia, stanno invece mostrando una prospettiva completamente diversa.

Gli animali più simili a noi, infatti, principalmente i primati e gli altri mammiferi, ma in parte anche gli uccelli e i pesci, oltre che a condividere con noi il codice genetico, la morfologia e il funzionamento cellulare e grandi tratti di anatomia, fisiologia e strutture nervose, condividono anche alcune abilità cognitive e certi aspetti comportamentali che esprimono una qualche forma di coscienza.

Tutte le evidenze, infatti, inducono oggi a pensare alla coscienza non più come a uno schema unico e fisso esclusivo della specie umana, ma piuttosto come a una proprietà di espressione di una serie di facoltà mentali e intellettive che possano manifestarsi in modi e livelli diversi in più specie anche filogeneticamente lontane.

Risultati che fino a qualche decennio fa sarebbero stati impensabili, ma che recentemente hanno invece spinto una commissione di illustri scienziati a concordare addirittura la Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza, un documento del 2012, in cui si afferma che «... il peso delle prove indica che gli esseri umani non sono gli unici a possedere i substrati neurologici che generano la coscienza. Anche animali non umani, ivi compresi tutti i mammiferi e gli uccelli e molte altre creature, per esempio i polpi, possiedono tali substrati».

Si potrebbero riportare, infatti, decine di esempi di comportamenti animali che suggeriscono azioni intenzionali e coscienti, tuttavia, senza entrare nel merito dei lavori scientifici, possiamo almeno dare qualche indicazione generale sul tipo di evidenze che sono state raccolte.

Innanzitutto si è dimostrato che è il cervello a produrre le facoltà mentali, nell'uomo come negli altri animali, concetto niente affatto scontato visto ancora il diffuso convincimento in base al quale l'uomo sarebbe costituito invece da un corpo materiale e da una mente (o anima) immateriale (dualismo cartesiano). Si è anche capito che i comportamenti simili presenti in specie diverse sono in realtà spesso influenzati dagli stessi meccanismi ormonali e dagli stessi neurotrasmettitori, e ancora, che alcune specie animali oltre che a possedere abilità cognitive in certi casi superiori a quelle dei nostri bambini di età prescolare, mostrano di essere dotati anche di stati emozionali e sentimentali di tipo simil-umano, amicizia, paura, sofferenza, gratitudine, gioia, gelosia, tristezza, lutto, empatia, solidarietà, in particolare nel caso delle specie a spiccata vocazione sociale.

Riguardo invece la capacità di costruire manufatti e di utilizzare utensili, nonchè di modificare l'ambiente a proprio vantaggio, argomenti generalmente riportati come esempi di esclusività umana, basta soltanto ricordare l'uso di diversi utensili anche da parte degli scimpanzè, oppure guardare ai nidi degli uccelli, alle dighe dei castori, alla geometrica complessità degli alveari, ai comodi giacigli costruiti dai gorilla. E che dire inoltre dei termitai, queste sorprendenti strutture ingegneristiche alte alcuni metri, la cui architettura, fatta di stanze e cunicoli, permette un ottimo ricircolo dell'aria e quindi il mantenimento di una temperatura ottimale costante.

Si tratta semplicemente di istinto? E che cos'è allora l'istinto... Come facciamo a riconoscere il sottile confine che esiste tra istintualità e intenzionalità... E in fondo, non siamo anche noi degli animali in parte istintuali? E se non sono l'intelligenza, la coscienza e la capacità di utilizzare utensili a renderci speciali, in che cosa consiste allora l'evidente diversità umana che comunque ci rende l'unica specie apparentemente capace di un pensiero astratto simbolico e di una vita mentale estremamente complessa?

Ovviamente si tratta della classica domanda da un milione di dollari, tuttavia si può plausibilmente supporre che queste proprietà emergenti uniche e speciali siano state acquisite da Homo sapiens nel corso della sua storia evolutiva in seguito a qualche particolare e fortunata combinazione co-evolutiva tra genetica, linguaggio e socializzazione, che in qualche modo è riuscita poi a gettare le basi per una rapida e inarrestabile evoluzione culturale.

Una volta infatti selezionati i caratteri per l'adattamento alla fonazione e acquisita una predisposizione cognitiva al linguaggio articolato in seguito alla mutazione di alcuni geni regolatori tipo il FOXP2, il resto non è così difficile da immaginare. Abbozzi strutturali che generano abbozzi culturali, e conquiste culturali che a loro volta retroagiscono sul sistema stimolando ulteriormente la plasticità neuronale e la comparsa di nuove abilità cognitive in un continuo processo autopoietico di selezione e adattamento culminato infine nella straordinaria encefalizzazione degli esseri umani.

Se si considerano inoltre, una modalità di comunicazione sempre più complessa e raffinata in grado di trasformare un protolinguaggio gestuale in un linguaggio codificato e la determinante acquisizione della capacità di insegnamento intenzionale che amplifica esponenzialmente la trasmissione dei saperi, il quadro teorico è così delineato.

Se tutto questo è vero, allora anche molti comportamenti umani che sembrano dettati da una qualche forma variabile e soggettiva di "libero arbitrio" potrebbero invece essere più semplicemente spiegati su basi biologiche, come peraltro sarebbe suggerito dal semplice fatto che, molto spesso, si tratta di schemi comportamentali sostanzialmente rintracciabili anche in altre specie animali.

Per esempio l'ambizione al comando, la ricerca del potere, l'esibizione di sè, le risposte alle provocazioni, la competizione, la subordinazione, la diffidenza nei confronti del diverso e dell'estraneo, l'adulterio, l'accaparramento egoistico di beni, la predisposizione ad alimentarsi oltre il necessario, lo scontro per la conquista del territorio e per il controllo delle risorse, le dipendenze, ma anche la solidarietà e la cooperazione all'interno del gruppo, il bisogno di curare i rapporti sociali, le cure parentali e molto altro ancora.

In altre parole, pare proprio che al di sotto della plurimillenaria polvere di un umanesimo per certi versi un pò naif, esista invece un evidente continuum biologico tra le specie, che, senza sminuirlo, rende l'essere umano molto meno speciale di quanto comunemente si creda.




sabato 12 marzo 2016

Il peso sulla Luna è la metà della metà. Ovvero: e questi umani vorrebbero gestire un pianeta.......???




Modugno: "Selene" (1962) Tutto sommato accurato come descrizione della gravità e della geologia lunare!



Nota: le affermazioni riportate in questo post non sono suffragate da prove. Tuttavia, vista la situazione, là fuori, con tutti quanti che credono alle scie chimiche, alla demolizione programmata delle torri gemelle e roba del genere, mi sembra che questa storia sia abbastanza verosimile. Comunque, se qualcuno ha dati che dimostrano che è una bufala, lo scriva nei commenti. E' comunque un testo divertente.


---Originale di Adam Atkinson in MATE.ITA

Ho gia' messo una versione di questo messaggio in matenigmici, ma quest' area mi sembra piu' adatta... l'ho tradotto molto frettolosamente dalla versione originale in inglese. Chiedo scusa per eventuali errori di grammatica. Io essere povero straniero. Non sapere parlare.

 Da due fonti (una americana, una inglese) ho sentito una storia che mi sembrava assurda e da non credere che MOLTE persone, se le chiedi "Cosa succede se vai sulla luna, metti una penna ad un metro della superficie e la rilasci?" dicono "Rimane li'" o "Vola via". Poi, secondo la storia, la conversazione tipo continua cosi': "Perche'?" "Perche' non c'e' la gravita' sulla luna/nello spazio" "Hai visto i video degli astronauti Apollo?" "Si" "Cosa facevano" (imitazione di cammino sulla luna) "Come facevano a tornare/stare giu' se non c'e' la gravita'?" "Portavano gli stivali pesanti"

Io NON credevo a questa storia, e l'ho raccontato come barzelletta ad un gruppo di amici qui. Mi hanno guardato in maniera strana e hanno detto "E allora? Mica stai cercando di dire che le cose cadano sulla luna!" e ho scoperto che avrebbero sbagliato... Cosi' ho fatto le domande sopraelencate a MOLTE persone (quasi tutte laureate) e, non contando i fisici e matematici, almeno 90% hanno sbagliato. Poi, se la prendono se suggerisci che avrebbero dovuto saperlo, o ti prendono in giro perche' pretendi cose assurde. "SIiiiiii' Adam. Ovviamente TUTTI sanno che c'e' la gravita' sulla luna,hahaha" (tono sarcastico) come se avessi chiesto il quinto potenziale di ionizzazione dell'Uranio 235. Le poche volte che l'ho raccontato come barzelletta mi sono trovato nei guai perche' almeno uno/a dei presenti non lo sapeva e lo trovava una cosa oscura/arcana che uno puo' benissimo non sapere. Alcuni (parecchi, anzi) non mi credono e dicono che la gravita' sulla luna NON c'e' e lo sanno di sicuro. (La segretaria di un gruppo di astrofisici al CNR mi ha dato dell'ignorante...)

Oramai la racconto come barzelletta solamente in posti sicuri tipo facolta' di fisica...

Due mie amiche (che avevano sbagliato...) qui sono rimaste a bocca aperta quando hanno saputo che un mio visitatore non sapeva cosa era/erano "gli Uffizi" a Firenze e hanno cominciato a dire "Ma sei ignorante! Che vergogna!" Io ho detto "Hmm. Piu' o meno come non sapere che le cose sulla luna cadono?" Queste due si sono arrabbiate in maniera incredibile. "No! Non e' la stessa cosa! Gli Uffizi fanno parte della esperienza quotidiana di tutti, ma la luna no. Non PUOI pretendere che la gente sappia cosa succede sulla luna. E' totalmente irragionevole."

Una rivista americana/inglese a Roma ("Metropolitan") mi ha chiesto di scrivere degli articoli umoristici, e ho offerto un resoconto breve della storia "stivali pesanti". Quelli in redazione non hanno "capito cosa stavo cercando di dire". Ho detto "Beh. Non ti sembra sorprendente che la gente pensa che non ci sia la gravita' sulla luna?" "Ma NON c'e' la gravita' sulla luna, Adam. Sarebbe questo l'umorismo nella tua storia cosiddetta umoristica?" Cosi' ho scoperto che (a parte uno) nessuno a questa rivista avrebbe superato il "test". Anche loro mi dicevano che era totalmente irragionevole pretendere queste cose ecc. ecc. Commenti tipo "Who gives a fuck whether there's gravity on the moon or not? Who cares? It doesn't matter!" Ho detto "Ok, puoi benissimo passare la tua vita pensando che non ci sia la gravita' sulla luna, ma se tu scoprissi oggi che 90% dei tuoi amici pensassero che la capitale della Francia fosse Islamabad e che Beethoven fosse scultore, non ti meravigleriesti?" (Hmm non me la cavo molto bene con il congiuntivo...) Hanno detto "ovviamente si', ma non e' la stessa cosa".

Secondo me, "gli astronauti portano stivali pesanti per non volare via"
e "Betthoven era scultore" sono ignoranza da premio Nobel tutti e due.

(La stessa rivista ha quasi rifiutato di mettere una cosa su mclink e internet, dicendo in tono di voce molto pesante che i loro lettori indubbiamente non si potrebbero fregare di meno di queste cose da tecnomani, che cavolo sarebbe internet, a cosa servirebbe, hahhaha e tu SI certo che mandi messaggi in svezia tutti i giorni Adam ecc. Burini ignoranti, direi. La posta elettronica in America e' abbastanza diffusa e 'sti pseudo-giornalisti americani non sapevano cos'era) Ok. la maggior parte della gente (anche dei laureati) non sa risolvere le equazioni differenziali e probabilmente non sa neanche cosa sono. Forse non sa neanche risolvere 3x+1=10 o trovare la somma di due frazioni. (secondo me, patetico, ma cosi' stanno le cose e riesco a crederci se mi sforzo) ma questa cosa sugli stivali pesanti e' totalmente assurdo.

La cosa piu' bella e che quando racconto questa storia ai fisici mi dicono "Ma su, Adam! Questi tizi ti stanno prendendo in giro! Non c'e' NESSUNO cosi' ignorante" ma quando un fisico mi dice questo davanti a non-fisici (per. es. il caso degli Uffizi) le discussioni diventano sempre MOLTO accese e io mi nascondo.. Io ed i miei amici fisici siamo irragionevoli? Se io devo sapere che Caravaggio era artista e che la capitale della Francia e' Parigi perche' i miei amici "artistici" non devono sapere che c'e' la gravita' sulla luna? (le famose due amiche citate sopra hanno poi chiesto "Allora, se non e' per mancanza di gravita', perche' gli astronauti avevano stivali cosi' grandi?"

Quando ho menzionato il vuoto e la temperatura, hanno detto "OOh! uau! E quelli della NASA sapevano queste cose prima ancora di andare sulla Luna? Che bravi!" e NON in toni da preso in giro - dicevano sul serio. Commenti? Fra gli "ignoranti" ci sono professori (ambisessi) della Sapienza, (almeno uno/a di Biologia), un ingegnere aerospaziale della European Space Agency (brutta esperienza, questa...), la segretaria al CNR che ho gia' menzionato, molti redattori alla Treccani, mia madre, svariati laureati di Cambridge in materie umanistiche, quasi tutta la redazione di "Metropolitan", quasi tutti gli insegnanti e studenti in una scuola privata di business studies.

Il contesto della barzelletta internet sulla luna era che un prof di filosofia in una lezione unversitaria in America ha detto "Cartesio ci ha insegnato che le cose non succedono sempre come potresti immaginare. Per esempio, se rilascio questa penna qui, cade, e potresti immaginare che la stessa cosa accadrebbe sulla Luna. Ma invece no. Sulla Luna, la penna rimarebbe sospesa..." Uno studente di fisica presente per motivi di "distribuzione" (un'idea interessante nelle (o in alcune?) universita' americane che ti costringe a fare dei corsi elementari in facolta' diverse dalla tua) ha cercato di correggere il prof, che ha insistito che lui aveva ragione. Gli altri studenti guardavano male il fisico. Molti anni fa, all'inizio del mio secondo anno di italiano, stavamo (io e 20+ studenti del secondo anno del corso di laurea di Italiano a Cambridge) in Language Laboratory 2. Abbiamo visto una "puntata" di tg qualcosa e la professoressa ha cercato di farci parlare. Essendo piccole creature all'inizio del secondo anno, non sapevamo dire molto, e molti di noi non avevamo capito molto del tg. (All'epoca, ero al livello di "Ho sentito 'nonna' da qualche parte in quel brano di 15 minuti che ci ha fatto sentire, professoressa Tandello.")

Lo space shuttle (navetta spaziale) era nel tg, e allora la prof ha detto (dopo una cosa sulla versione Topolino di Casablanca) "Allora, ragazzi,cosa pensate del brano sugli astronauti? Secondo me, la parte piu' divertente dev'essere quando si allenano nella stanza senza gravita' nella loro base." (Capivo le persone, ma non le tv/radio) L'unico turbato ero io "Er. Cosa intende, stanza senza gravita'?" "Sai, la stanza nella loro base dove vanno a fare pratica in assenza di gravita'" "Ah, no. Penso che Lei abbia visto filmati presi all'interno di un'aereo che temporaneamente segue una traiettoria orbitale o va in caduta libera o qualcosa del genere." "No, no, e' nella loro base sulla Terra" "Ah. E come fanno a non averci la gravita'?" "Ci sono gli scudi antigravitazionali tutto intorno" "Ah. Ne dubito. Gli scudi antigravitazionali non esistono." "Forse sei poco informato? Mi puoi garantire che non esistono?" "Se esistessero gia', avrei probabilemente visto qualcosa su Scientific American o New Scientist, a meno che la NSA non ci nasconda proprio tutto. Ma in quel caso, non lo metterebbero nel tg. Se sono POSSIBILI, vuol dire che tutta la fisica moderna e' sbagliata ma ovviamente questo non e' da escludere." (non garantisco ogni parola, ma e' stato piu' o meno cosi') Tutti gli altri studenti non capivano che problema avevo con l'idea della prof. Se le persone, avendo visto filmati di astonauti in orbita, pensano che "non ci sia" la gravita' in orbita, ci posso credere. Quella e' ignoranza abbastanza sofisticata. (come avere idee un po' confuse su come funzionano le maree). Ma se hai visto che gli astronauti sulla luna tornano giu' quando saltano, dire che non c'e' la gravita' sulla luna e' assurdo. Infatti, quando menzioni gli astronauti alcune persone dicono "Eh. Gia'. Allora, la penna cade perche' la gravita' c'e'!" ma non molte.


h/t Gianni Comoretto