mercoledì 1 settembre 2010

Freda, o dell'inconoscibile


Gorgia, il filosofo, aveva detto che a) nulla è; b) se qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile e c) se qualcosa fosse conoscibile non sarebbe comunicabile. Questa cosa mi è tornata in mente leggendo il blog di  Gianluca Freda.


In un vecchio racconto di Jorge Luis Borges, si narra la storia di un gruppo di folli fanatici che si riuniscono per costituire una setta segreta che ha lo scopo di impadronirsi del potere per restaurare i tempi andati. Tuttavia, non riescono a mettersi daccordo su cosa siano esattamente i "tempi andati". Va bene tornare al passato, ma quando? Dobbiamo far tornare l'Europa al Medioevo o al tempo dell'Impero Romano?  E perché non ridare l'Italia ai Bizantini o i Balcani ai Turchi?  La Toscana agli Etruschi e l'Iraq ai Sumeri? Insomma, neanche gli schemi più folli possono prescindere dalla logica.

Questa storia mi è venuta in mente quando mi è capitato di leggere un post di Gianluca Freda, autore del blog "blogghete" Personaggio interessante, addirittura affascinante in un senso un po' perverso del termine. Freda ha riassunto la sua posizione in un recente post "Rollo Funebbre" di cui vi riproduco alcuni paragrafi:


... tutte le categorie mentali su cui avevo costruito la mia percezione del mondo erano nella migliore delle ipotesi discutibili, quando non completamente campate in aria. E non lo erano per caso: tutta la mia (la nostra) percezione del mondo era stata edificata dall’apparato dell’informazione su una quantità di assunti falsi o indimostrabili allo scopo di controllare i nostri comportamenti e le nostre reazioni di fronte ad ogni aspetto della vita. E quando dico “tutta la mia percezione”, intendo proprio TUTTA, non semplicemente quella attinente alle trascurabili performance della politica italiana, incarnata dall’uno o dall’altro dei suoi figuranti. Mi accorsi che la cosiddetta “informazione” (giornali e TV) non aveva affatto lo scopo di “informare” l’uomo della strada: al più serviva a condizionarlo e manipolare le sue percezioni, ma la sua funzione principale era quella di operare come strumento di pressione tra gruppi di potere o come canale attraverso il quale i dominanti si scambiano tra loro subdoli messaggi in codice che solo i diretti interessati possono decodificare. 
.. 

E non era solo l’informazione quotidiana: capii con orrore che TUTTA la Storia che ci era stata raccontata sui banchi di scuola era un cumulo di menzogne. Mi accorsi che esistevano “due storie”: quella agiografica e distorta che viene regolarmente propinata agli studenti di ogni età negli appositi falansteri della cultura; e quella “seria”, nota solo ai professionisti, in cui la prospettiva comune sulla stragrande maggioranza degli eventi del passato veniva completamente ribaltata da dati e nozioni che sono di pubblico dominio, ma che vengono tenuti nascosti al grande pubblico o ridotti al silenzio (nei rari casi in cui riescono ad affiorare) dallo strepito dei dobermann dell’ufficialità mediatica. Mi accorsi che buona parte di ciò che crediamo di sapere sulla medicina, sull’astronomia, sulla fisica, sulla biologia era in realtà un cumulo di nozioni astratte, destituite di ogni fondamento scientifico. Capii che i meccanismi che muovono la politica degli stati non hanno nulla a che fare con le favole “fasciste” e “comuniste” che ci hanno abituato ad immaginare. Capii che l’osannata “democrazia” era nella migliore delle ipotesi una narrazione fiabesca scritta con lo scopo di scongiurare ribellioni schiavili. Capii che l’AIDS è una malattia inventata, che i “terrorismi” e i “banditismi” di ogni epoca non sono che la narrazione, ad uso dei lattanti, di complesse strategie geopolitiche che l’umanità non deve conoscere. Capii che perfino la rivoluzione della Terra intorno al Sole non è un dato scientifico oggettivo ma soltanto un’interpretazione, non esente da implicazioni politiche che riflettono un conflitto retrostante tra i grandi gruppi di potere per il controllo dell’immaginario umano.

E' un'esposizione di una chiarezza quasi abbagliante di quello che potrei chiamare il "totalitarismo del complotto" ovvero l'ascesa del complotto ad abbracciare l'intera realtà. Freda non crede alle versioni ufficiali dell'AIDS, degli attacchi dell'11 settembre, dell'Olocausto, del riscaldamento globale causato dall'uomo e - ovviamente - al picco del petrolio. Freda sostiene che "Il picco petrolifero non soltanto è una bufala, ma è una bufala mostruosa, concepita ad arte per giustificare la ferocia predatoria di Stati Uniti e Israele contro il Medio Oriente."

Tutto ciò, come dicevo, è quasi affascinante. Ma c'è un problema: il fatto che i complotti sono come le scatole cinesi: una dentro l'altra e non finiscono mai. I "picchisti" sono dei complottisti anche loro in quanto sostengono che i proclami di abbondanza che arrivano dalle compagnie petrolifere sono una bufala per nascondere il picco del petrolio. Freda, come abbiamo visto, ritiene che la bufala sia il picco. Ma, allora, perché non pensare che la storia che il picco sia una bufala non è anche quello una bufala, messa in giro da chi non vuol far sapere che il picco è reale? E chi urla più forte in favore del picco, non potrebbe farlo per screditare i picchisti? Appunto, scatole cinesi, un gioco di specchi, una serie di ologrammi cognitivi che si guardano in cagnesco e che si urlano vicendevolmente "sono io quello vero!!"

Così, possiamo classificare i complotti in ordine di profondità. Il "complotto di ordine zero" vuole che non ci sia nessun complotto, che tutto sia avvenuto secondo quanto ci dicono i media. C'è poi il "complotto al primo ordine" (ordine 1) che vuole che ci abbiano imbrogliato. Il complotto al second'ordine (ordine 2) vuole che il complotto del primo ordine sia stato ordito per nascondere il complotto di ordine zero. E così via, ad infinitum...

Facciamo un esempio: nelle elezioni del 2006, Berlusconi sostenne che c'erano stati dei brogli (complotto al primo ordine). La maggior parte della sinistra sostenne il contrario, ovvero che non c'era stato nessun complotto (complotto di ordine zero) ma alcuni sostennero che Berlusconi strepitava di brogli fatti da altri per nascondere il fatto che i brogli li aveva fatti lui, anche se non gli erano riusciti bene (complotto al second'ordine). Cercando bene, chissa che non si possano trovare dei Berlusconiani che sostengono che chi sostiene che Berlusconi strepitava per nascondere il suo propro imbroglio lo fa per nascondere il complotto che la sinistra ha ordito contro Berlusconi (complotto al terz'ordine). Sono possibili anche ordini superiori di complottismo.

Insomma, viene in mente Baudelaire con la sua "foresta di simboli". O forse la Bibbia con la sua "Vanitas vanitatum et omnia vanitas". Ti vengono in mente le ombre platoniche, l'universo virtuale di "Matrix," la filosofia di Gorgia, il nichilismo, il solipsismo e tante altre cose.

Chissà, forse Freda ha ragione: come facciamo a essere sicuri che i pianeti non girano sorretti da sfere di cristallo e che la fisica Newtoniana non è un invenzione dei fisici per guadagnarsi qualche lucroso contratto di ricerca?

Freda, in effetti, arriva a degli abissi veramente affascinanti:

Succo del discorso: non esistono “fonti attendibili” e tantomeno “autorevoli” per interpretare la realtà. O meglio, sì: ciascuno di noi diventa una “fonte autorevole”, ogni volta che controlla, verifica, analizza, confronta, passa al setaccio ciò che sta leggendo. Ognuno di noi diventa una “auctoritas” quando riesce a crearsi una propria visione soggettiva del mondo fondata sulla ricerca e sul confronto delle informazioni, rinunciando all’idea che la Verità Oggettiva possa essere attinta, senza troppi sforzi, da un’unica fonte. Le fonti servono per bere. Non bevete. Imparate a sintetizzare l’acqua o sarete schiavi per sempre delle multinazionali idriche.

E' il fascino dell'orrido. Mettere in pratica una cosa del genere vuol dire isolarsi completamente dal mondo e autoconvincersi che qualsiasi cosa ti venga in mente li' per li è vera. In sostanza, se ti viene in mente che, per esempio, il riscaldamento globale non esiste, siccome sei tu l'autorità che decide, ne consegue che il riscaldamento globale non esiste.

Strano? Si, ma pensate a quanta gente, la fuori, ragiona esattamente così!

E allora non ci resta che attaccarsi al metodo scientifico come se fosse un ancora, una zattera e un salvagente. Non abbiamo che quello per non cadere nell'abisso dell'inconoscibile.


Nota del 2 Agosto: Gianluca Freda mi dedica un post di risposta intitolato "Cassandra Crossing" Su questo suo commento, farò un ulteriore commento appena possibile.

lunedì 30 agosto 2010

Michael Mann: eroe della scienza del clima



Arriva oggi la notizia di una bella vittoria per Michael Mann e una vittoria per la democrazia e la giustizia. Il giudice della Virginia ha dato ragione all'Università della Virginia e ha respinto la richiesta del procuratore generale Cuccinelli di dare inizio alla sua investigazione sui contratti di ricerca di Mann.

Cuccinelli non si da per vinto è ha dichiarato che ripresenterà la sua domanda. Continua la caccia alle streghe diretta contro Michael Mann, scelto come vittima sacrificale per una crociata anti-scientifica. Attaccato da tutte le parti, minacciato di morte, messo in lista come "ebreo" nei siti nazisti, oggetto di odio, offese, ludibrio, vignette e film satirici propagandistici, la sua posta privata è stata rubata e messa in piazza e lui trattato come un criminale.

Eppure, Mann resiste: il suo "hockey stick" ha resistito a tutti i test e agli sforzi di trovarci degli errori. Nonostante le minacce e le offese, Mann continua il suo lavoro e non si arrende. Non scende a compromessi e continua a dire la sua.

Quelli che continuano a fare il loro dovere di fronte a grandi difficoltà, attaccati da forze preponderanti, e anche a rischio della vita, quelli li chiamiamo "eroi."  Michael Mann, a questo punto, si merita questo titolo: un vero eroe della scienza del clima. Bravo Michael, continua così!!!


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Judge Rules Against Cuccinelli’s Witch Hunt Of Michael Mann


Virginia Attorney General and global warming denier Ken Cuccinelli has been rebuffed by a state Circuit Court judge who ruled today that Cuccinelli's politically-charged subpoena against the University of Virginia and climate scientist Michael Mann lacked an “objective basis.”
Judge Paul M. Peatross Jr. ruled that Cuccinelli’s subpoena failed to include a "reason to believe" that Mann violated Virginia fraud statutes by receiving research grants from the state to study climate change.  Cuccinelli is seeking years’ worth of documents related to Mann’s work at UVA, but his political attacks on climate science and efforts to waste Virginia taxpayers’ money will have to return to the drawing board.
In his six-page ruling Judge Peatross wrote:
"What the Attorney General suspects that Dr. Mann did that was false or fraudulent in obtaining funds from the Commonwealth is simply not stated."
Dr. Mann, who now works at Penn State University, said in a statement: "It is a victory not just for me and the university, but for all scientists who live in fear that they may be subject to a politically-motivated witch hunt when their research findings prove inconvenient to powerful vested interests.”

But the victory is likely to be short-lived.  Any hopes that Cuccinelli would finally end his political circus act and focus on fighting real crime in Virginia were dashed when he immediately announced intentions to re-file the civil investigative demand.
Extensive independent reviews of Mann’s work have all concluded the climate scientist has been nothing but honest and transparent.  Mann’s only ‘crime’ in Cuccinelli’s eyes is that he is a leading scientist conducting research that confirms humans have dangerously altered the climate.
For that he must be smeared at taxpayers’ expense, according to Cuccinelli, whose crusade against science and reason is sure to continue.

domenica 29 agosto 2010

Quando il clima si fa rovente: minacce di morte a Ugo Bardi


Questa è una delle minacce che ho ricevuto ieri sul sito "New Ice Age" (successivamente cancellata). Lo so che c'è chi riceve minacce ben più gravi e preoccupanti ma, per il momento, mi devo contentare!


Uno dei modi di accorgersi che stai facendo qualcosa di intelligente è quando qualche imbecille se la prende a male. Secondo questo metro di giudizio, il blog "Cassandra" sta avendo veramente un grande successo se in poco più di sei mesi di esistenza ha già generato un'intero post zeppo di insulti nei miei riguardi su "New Ice Age". Considerando poi che alcuni commenti possono essere intesi come minacce di morte, non posso nascondere la mia soddisfazione nel fatto di trovarmi oggi quasi alla pari con persone di ben maggior valore scientifico di me che le hanno ricevute anche loro; tipo Michael Mann e Luca Mercalli.

Mi hanno dato di disinformatore, incompetente, presuntuoso, asino col paraocchi, hanno detto che scrivo castronerie, che la mia laurea dovrebbe essere annullata, che dovrei tornare sui banchi di scuola. In un commento a un'altro post, qualcuno ha detto che il mio scopo è di farmi una "mega villa" come quella di Al Gore e compagni e in un altro che sono "assoldato dal sistema multi milionario dell’Agw" E poi, cosa leggermente più antipatica, che dovrei essere "messo al rogo" e che "il mio destino è segnato". (quasi tutte queste cose sono state poi cancellate dagli amministratori di NIA - però le ho salvate)


Commentando su questa faccenda, vi posso dire che le minacce e gli insulti ricevuti da parte di qualche squilibrato non mi preoccupano. Quello che è preoccupante è, piuttosto, l'atmosfera di odio e di rabbia che si è generata intorno alla questione climatica. I climatologi americani ricevono insulti tutti i giorni, e minacce ben più gravi e preoccupanti di quelle che ho ricevuto io. A queste cose bisogna stare attenti: le varie "cacce alle streghe" della storia umana sono tutte cominciate con i vaneggiamenti di qualche squilibrato. Il problema è stato che poi qualcuno gli ha dato retta.

Evidentemente, non possiamo dare tutta la colpa per questa situazione ai disinformatori e alla lobby petrolifera (che, pure, di colpe ne hanno, eccome!). Noi (intesi come scienziati e divulgatori della scienza)  abbiamo fatto dei grossi errori di comunicazione nel presentare i nostri risultati. Questo lo dimostra - fra le tante cose -  un sito come "New Ice Age."  Nel loro gruppo mi sembra che ci siano anche persone in gamba che potrebbero dare un contributo serio alla scienza del clima, se soltanto riescono a crescere e affinarsi un po'. Ma il fatto che si siano messi in una situazione di contrapposizione frontale rispetto alla scienza e agli scienziati indica che c'è stato qualche errore grave - probabilmente da tutte e due le parti. E' ancora possibile rimediare? Forse si; ma non finchè il sito di NIA da spazio a persone con le quali è impossibile discutere seriamente.

Per concludere, ringrazio Luci0 e Fabio Nintendo per aver rimosso le offese e le minacce dal sito e per avermi anche chiesto scusa, dimostrando così di essere persone serie. Spero dunque che da questa faccenda possiamo tutti imparare qualcosa.


Nota aggiunta il 30 Agosto 2010: NIA ha pubblicato un post dove chiede ufficialmente scusa al sottoscritto per le offese ricevute. Ringrazio gli amministratori del sito e accetto volentieri le scuse. Mettiamoci una pietra sopra e andiamo avanti.

venerdì 27 agosto 2010

Il picco della produttività terrestre: verso una desertificazione planetaria?


L'andamento della produttività planetaria negli ultimi 30 anni. I dati sono da Nemani et al. fino al 2000 e da Zhao e Running fino ad oggi. Ringrazio Stuart Staniford per i dati digitizzati.

Il grafico che vedete qui mostra i dati per la produttività planetaria netta (NPP) espressi in gigatonnellate/anno come "anomalia", ovvero come variazione rispetto a un valore fisso. Per produttività planetaria si intende la quantità di biomassa che si rileva sulla superficie del pianeta con osservazioni satellitarie.

Come argomentavo in un post precedente, sembra abbastanza chiaro che abbiamo passato un "picco di produttività" planetaria verso il 1998. I dati qui sopra li ho fittati alla buona con una lorenziana (era quella che veniva meglio fra curve simili). Tenete anche conto che siamo di fronte a un processo più complesso di quello che vediamo quando si tratta di esaurimento delle risorse; tipo il petrolio per intenderci.

Qui abbiamo una serie di fattori che hanno a che vedere con i cambiamenti climatici planetari: l'aumento della concentrazione di CO2 fa bene alle piante, ma l'aumento delle temperature che ne risulta genera desertificazione e questa è la ragione probabile della perdita di produttività che abbiamo visto negli ultimi anni. Probabilmente anche altri tipi di attività umane (desertificazione, cementificazione, erosione del suolo) hanno un effetto.

In sostanza, questi dati potrebbero essere un'indicazione che la terra sta cominciando a desertificarsi a causa del cambiamento climatico e altre attività umane. Non ne possiamo essere completamente sicuri, ma c'è ampia evidenza per esserne preoccupati.

(Nota: anche Stuart Staniford esamina questi dati nel suo blog)

mercoledì 25 agosto 2010

In calo la produttività dell'ecosistema terrestre? La Terra non ce la fa più a reagire al cambiamento climatico


Da Zhao e Running, 2010, variazione spaziale della produttività planetaria (NPP) negli ultimi 10 anni. Le zone rosse indicano una riduzione di produttività, quelle verdi un aumento. La NPP media è statica o in lieve diminuzione. 

Esce in questi giorni un articolo molto interessante di Zhao e Running su Science (richiede abbonamento). Gli autori hanno misurato la "Net Planetary Production", (NPP) ovvero la produzione di biomassa planetaria. In sostanza, hanno usato misure satellitarie per determinare quante foreste ci sono.

I risultati sono che negli ultimi 10 anni la produttività ha avuto un vero tracollo in certe zone tropicali, tipo l'Amazzonia e l'Indonesia. In altre regioni, invece, si è visto un certo aumento. La media è approssimativamente costante o in lieve diminuzione.

La misura della produttività media è piuttosto incerta e Stuart Staniford nel suo blog critica gli autori per non aver stimato l'errore sperimentale. Staniford ha ragione su questo punto, ma il significato delle musure di Zhao e Running non è tanto quello di determinare se la produttività è statica o in diminuzione; il significato è di confrontare con uno studio precedente di Nemani et al. (2003) (anche questo richiede un abbonamento) che avevano trovato la tendenza opposta per i due decenni a partire dal 1980:


Vedete qui come la produttività planetaria era in aumento un po' ovunque fino al 2000, circa; questi risultati sono in netto contrasto con quelli dell'ultimo decennio.

Cosa sta succedendo? Beh, si sa che il CO2 nell'atmosfera è in aumento e che il clima sta cambiando come conseguenza. Questo deve avere degli effetti sulla produttività degli ecosistemi. C'è chi si diverte a raccontare che il CO2 è "cibo per le piante"; il che è vero in senso stretto, ma il CO2 non è il solo fattore che influisce sulla produttività delle piante. Nella pratica, è probabile che, fino al 2000 circa, l'aumento della concentrazione di CO2 abbia fatto bene - nella media - alle piante; rendendo le foreste più rigogliose. Dal 2000 a oggi, invece, questo effetto non si vede più, molto probabilmente a causa della siccità generata dal cambiamento climatico.

Non siamo sicuri al 100% che questa interpretazione sia corretta, ma non c'è bisogno di essere completamente sicuri di una cosa per essere preoccupati. E se questa è la tendenza, vuol dire che la Terra non ce la fa più a reagire allo stress da cambiamento climatico: si sta cominciando a inaridire. Per ora è solo un accenno, ma è veramente preoccupante.


(Da notare anche un altro effetto interessante trovato in entrambi gli articoli che ho citato: il fatto che la crescita/decrescita della vegetazione sia in proporzione inversa alla crescita annuale del CO2. E' probabile che questo sia dovuto al fatto che la decrescita della vegetazione riemette CO2 nell'atmosfera e viceversa)

domenica 22 agosto 2010

Mazza che mazza! L'hockey stick e la sindrome del Gatto Silvestro


Due statistici, McShane e Wyer, si sono impegnati in una nuova ricostruzione dei dati paleoclimatici. Il loro risultato? Grandi discorsi ma sostanzialmente la conferma dei dati esistenti, a parte sostenere che l'incertezza è più grande; come potete vedere nella figura sopra. Ciononostante, questo lavoro sta rinfocolando la polemica sulla "mazza da hockey" che dura ormai da anni. E' una vera ossessione che ricorda quella del gatto Silvestro per il canarino Titti. 



Anni fa, ero impegnato in una faccenda abbastanza astrusa e difficile che era lo studio dello scattering di ioni di bassa energia. La cosa richiedeva il rilevamento di correnti debolissime ed era complessa a sufficienza da rendere significativa la domanda se quello che facevamo aveva senso. Stavamo veramente misurando una corrente di ioni scatterati, oppure stavamo amplificando un rumore di fondo casuale?

Per risolvere la questione, ci impegnammo in un progetto che raccoglieva quasi tutti i laboratori europei che lavoravano in questo campo. Facemmo una serie di misure "round robin" (non so cosa c'entrasse Robin) prendendo gli stessi campioni e misurandoli nei vari laboratori. Cercammo anche di di coinvolgere alcuni statistici con l'idea di quantificare le incertezze della misura analizzando i dati raccolti. I risultati furono nel complesso abbastanza confortanti. Le misure che facevamo erano sensate. Tuttavia, la mia impressione è che tutto l'esercizio - e in particolare l'analisi statistica dei dati - fosse stato abbastanza fine a se stesso..

Che le nostre misure fossero sensate lo sapevamo già prima di fare il "round robin."  Lo sapevamo dal confronto con altri tipi di misura. Era dalla coerenza con tutto quello che si sapeva di scienza delle superfici solide che ci rendevamo conto dell'affidabilità di quello che facevamo. Al contrario, l'analisi dei soli dati di scattering di ioni poteva essere fuorviante: nessun'analisi statistica può rilevare un errore sistematico. Vale il principio di Rumsfeld (per il quale lui sarà ricordato nella storia) degli "unknown unknowns." Il che, tradotto nella pratica delle misure, vuol dire "se il tuo termometro è scalibrato, ti sembrerà sempre di avere la febbre!"





Ora, questi sani principi si applicano al caso del famoso "hockey stick" (la mazza da hockey) apparso alla ribalta per la prima volta nel rapporto IPCC del 2001 a opera di Michael Mann. Si chiama così la ricostruzione delle temperature dei passati 1000 anni, circa, ottenute mediante dati cosiddetti "proxy"; ovvero cercando di stimare le temperature del passato da cose come gli anelli di crescita degli alberi. Secondo i dati di Mann, le temperature degli ultimi decenni mostrano una rapida salita che le ha portate a valori nettamente più alti di qualsiasi valore misurato negli ultimi 1000 anni. Questo risultato è stato poi confermato da un gran numero di studi successivi. Quello che ci dice che queste misure hanno senso è il fatto che misure fatte con "proxy" diversi sono compatibili fra di loro. Inoltre, sono misure compatibili con quelle fatte con termometri in tempi recenti e con tutto quello che sappiamo di scienza del clima.

Tuttavia, sapete certamente della polemica che è nata da alcune analisi statistiche dei dati dell'hockey stick. Se cercate "hockey stick" e "climate" con Google ci troverete 250.000 pagine e vi accorgerete subito di quanto sia rabbiosa la polemica sull'argomento. Si sostiene che l'analisi statistica dimostra che le ricostruzioni paleoclimatiche sono "sbagliate" e che il cosiddetto "periodo medievale caldo" è stato più caldo di quanto Mann è gli altri non abbiano trovato. Da qui, si deduce che il riscaldamento di oggi è di origine naturale e non antropogenica. La faccenda dell'hockey stick si è poi anche intrecciata con quella del "climategate" con Steve McIntyre (un altro statistico) e altri che hanno accusato Michael Mann e gli altri climatologi di aver falsificato i dati per imbrogliare la gente. Queste accuse sono state smentite più di una volta, ma la polemica non si calma.

In questi giorni, la polemica si riaccende con il lavoro di due statistici, McShane e Wyer, che vengono fuori con un ulteriore articolo sulla faccenda. Sono 45 pagine di elucubrazioni, delle quali dirò francamente che uno che non è uno statistico di professione non ne può capire una beneamata mazza (appunto). Comunque, il risultato finale è la figura che vedete in cima a questo post. In sostanza, ritrovano i dati di Mann e degli altri; però con l'anno mille 2-3 decimi di grado più caldo di quanto non trovassero le altre ricostruzioni. Sostengono anche che l'incertezza è molto grande e la quantificano in due "bande" molto ampie intorno ai dati medi. E quindi concludono che - con questa incertezza - non si può veramente dire che le temperature di oggi siano maggiori di quelle del "periodo Medievale caldo".

Di fronte a questa cosa viene veramente voglia di ringraziare la mazza (quell'altra). Non tanto per l'articolo in se di McShane e Wyer, i quali mi sembra abbiano fatto un lavoro onesto, sia pure condito di ragionamenti molto opinabili. Ma per la pura follia di una gran quantità di gente che di statistica non capisce - appunto - una mazza e che però in questo momento è impegnata a proclamare che i risultati dei due tali demoliscono alla base l'idea stessa di riscaldamento globale antropogenico.

E' impressionante come tanti riescano a estrarre un dettaglio da un sistema complesso è su questo si costruiscono la loro personale teoria che contraddice tutto quello che si sa dell'argomento. La scienza del clima comprende un tantino più di cose che il "periodo caldo medievale." Solo l'ultimo rapporto dell'IPCC comprende più di 3000 pagine ed è soltanto un riassunto. Se dovessimo stampare tutto quello che è stato scritto seriamente sul clima, faremmo milioni di pagine. La temperatura dell'anno 1000 è un elemento infinitesimale di tutta la faccenda.

Ripeto: la mazza da hockey NON è la scienza del clima e la scienza del clima NON è basata sulla mazza da hockey. Possiamo buttar via tutti i dati paleoclimatici degli ultimi 1000 anni e ammazzare Michael Mann e gli altri (come qualcuno ha proposto di fare). E questo non cambierebbe una virgola alla scienza del clima.

Ma, io credo che le ricostruzioni paleoclimatiche siano un utile dato che ha il suo posto nel contesto della scienza del clima. In effetti, i risultati di McShane e Wyer, se analizzati correttamente, danno ragione ai climatologi e non ai loro denigratori. Notate un paio di cose:

1) L'unico modo serio in cui i dati paleoclimatici potrebbero falsificare la teoria alla base del concetto di global warming antropogenico è se trovassimo che nel passato ci sono stati degli aumenti di temperatura comparabili a quelli odierni, senza però che li possano attribuire ai combustibili fossili. E l'analisi di McShane e Wyer ci dice che non è così. Ammesso che la loro ricostruzione sia quella giusta, l'hockey stick rimane vivo e vegeto a mostrare l'impennata delle temperature odierna, ma non mostra niente di simile nel passato. Se poi è vero che l'incertezza è così ampia come dicono, allora non possiamo certamente dire che il periodo caldo medievale è stato più caldo di oggi; potremmo dire altrettanto bene che era più freddo. Di conseguenza, i dati non possono comunque essere usati per falsificare il concetto di riscaldamento globale antropogenico.

2) L'altro modo (non serio) in cui si negava il concetto di riscaldamento antropogenico era con il discorso della falsificazione volontaria dei dati da parte dei climatologi. Ebbene, anche qui McShane e Wyer ci dicono che non c'è stata nessuna falsificazione. I dati erano giusti dato che loro li hanno analizzati senza trovare nessuna delle inconsistenze che verrebbero fuori se i dati fossero stati manipolati.


Diavolo, ci vuole anche un po' di buon senso in queste cose. Se questi metodi fossero stati applicati alla mela di Newton, qui saremmo ancora a discutere di sfere di cristallo. Questa fissazione con la mazza da hockey ha dei tratti maniacali - da sindrome del Gatto Silvestro.

giovedì 19 agosto 2010

La Luna si scalda: dunque il riscaldamento globale è dovuto al sole!


Alcuni dei dati riportati da Nagihara et al che mostrano il progressivo riscaldamento della superficie lunare. Sulle ascisse, le temperature in gradi Kelvin, sulle ordinate i giorni lunari. 



Per quelli di voi che sono stati incuriositi dal mio post di ieri, intitolato "E' il sole, non l'uomo, che scalda la terra" ecco qualche chiarimento e qualche spiegazione.

La storia comincia l'altro giorno quando, girellando su internet, ho trovato un articolo interessante di Nagihara e altri che riportava i dati delle temperature lunari misurate da alcune sonde lasciate li' dalle missioni Apollo 15 e Apollo 17 nei primi anni '70. I risultati erano un po' smozzicati, ma era chiaro che c'era stato un certo riscaldamento nei circa 5-6 anni di misura.

L'articolo è relativamente recente (febbraio 2010), ma mi sono stupito che i negazionisti non l'avessero già trovato e utilizzato per i loro imbrogli. Come sapete, a partire dal loro maschio alfa, il visconte sconclusionato Chris Monckton, la tattica dei negazionisti è sempre la stessa: scavare nei dati per trovare anche il minimo dettaglio che, scorporato dal contesto, possa servire per confondere le idee a chi non ha avuto il tempo di approfondire. Che cosa meglio che trovare che "La Luna si scalda" per ripartire con la polemica di Giove che si scalda, Marte che si scalda, ecc; e da li' negare il ruolo umano nel riscaldamento globale?

Appunto, la cosa mi ha stupito. Forse i negazionisti si sono impigriti? Chissà. Comunque mi sono detto che - per una volta - potevo prenderli in contropiede e prenderli in giro prima che venissero fuori con la solita solfa e che toccasse ai poveri climatologi perdere il loro tempo per smentire.

E quindi ho scritto il post "E' il sole, non l'uomo...." mettendomi nei panni del negazionista. Più di uno mi ha detto che il risultato è stato divertente, ma bisogna anche che spieghi come stanno le cose perché ci sarà probabilmente qualcuno che - altrimenti - mi prende sul serio. Queste spiegazioni sono qui di seguito.

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La faccenda dei "pianeti che si scaldano" come prova del ruolo preponderante del sole nel riscaldamento globale è una classica bufala, come ho spiegato in post precedenti (su Giove, Nettuno, e Marte).

A proposito della Luna, l'articolo che ho citato ci dice che in un paio di punti specifici sulla superficie, le temperature sono leggermente aumentate nell'arco di qualche anno. Come dobbiamo interpretare il dato? Ci sono varie possibilità, tutte considerate dagli autori dell'articolo. Non è da escludere una deriva delle sonde, ma l'effetto più probabile sembra essere dovuto alla precessione dell'orbita lunare che ha un ciclo di 18.6 anni. In questo caso sarebbe un effetto simile a quello delle stagioni terrestri, niente di particolare.

Ma perché non potrebbe essere, invece, che è proprio l'irradiazione solare ad essere aumentata? In questo caso, saremmo nella stessa condizione dei casi di Marte, Giove e Nettuno e potremmo concludere che anche l'aumento di temperatura sulla terra osservato nello stesso periodo è dovuto alla stessa causa; ovvero un aumento dell'irradiazione solare. Eh beh, qui, casca l'asino, come si suol dire.

Vediamo quali dati abbiamo sulla variazione dell'irradiazione solare (o irradianza) negli ultimi decenni (la figura è presa da un articolo sul New Scientist)



Vedete che abbiamo dati satellitari sull'irradianza solare a partire dal 1978; Prima, abbiamo dati "proxy" ovvero basati sulle macchie solari, che comunque continuano la tendenza misurata. Questi dati ci dicono che - probabilmente - il lieve aumento di temperatura misurato dalle sonde Apollo NON è dovuto a un aumento dell'irradianza solare, che, anzi, è diminuita nel periodo della misura.

Ma, più che altro, i dati ci dicono una cosa ben precisa: che non c'è stato nessun aumento dell'irradianza solare negli ultimi anni che possa spiegare gli aumenti di temperatura osservato sulla terra. (Incidentalmente, ci dicono una cosa estremamente preoccupante, ovvero che gli ultimi aumenti osservati sono in corrispondenza di un minimo solare; se il sole riprende il ciclo, saranno guai; ma questa è un altra storia).

Ora, attenzione al punto cruciale del ragionamento: tutti quelli che sostengono con un minimo di serietà che è il Sole (e non la CO2) responsabile del riscaldamento globale (per esempio Scafetta), NON sostengono che l'irradianza solare è aumentata. Assolutamente no; sarebbe una sciocchezza: i dati sono li' davanti a noi a negarlo. Sostengono, semmai, che il riscaldamento è dovuto a un effetto di amplificazione che non è l'intensità della radiazione, ma il campo magnetico solare, il vento solare o altri parametri correlati al Sole. Questi parametri interagirebbero con l'atmosfera generando una cascata di effetti che ne amplificherebbe enormemente l'effetto.

Bene: allora pensateci sopra un momento: la Luna NON ha atmosfera e allora con cosa diavolo dovrebbe interagire il vento solare o il campo magnetico solare per generare il riscaldamento? Appunto, qui casca l'asino. Lo stesso vale per Marte - insomma, è sempre la solita bufala; quella dei "pianeti che si scaldano" e che - tuttavia - continua a girare. Non c'è limite all'umana credulità.


(nota aggiunta il 23 Agosto 2010: credevo di essere stato il primo a scovare questi dati dell'Apollo 15 e Apollo 17. Invece, rafanando su internet, devo ricredermi. Devo dare atto che c'era già stato veramente un negazionista che li aveva menzionati in un commento su "New Ice Age" prendendoli seriamente per supportare la sua tesi. Incredibile! Veramente non c'è limite l'immaginazione!)