giovedì 13 maggio 2010

Da Firenze con Climalteranti


La cupola dell'osservatorio Ximeniano di Firenze insieme con la cupola di Brunelleschi. Foto presa oggi al primo "Summit di Climalteranti".


E' finito solo un paio d'ore fa il primo "Summit di Climalteranti" la riunione del gruppo che gestisce il blog "www.climalteranti.it" e che comprende un bel gruppo di climatologi italiani come pure ricercatori in altri campi interessati in generale al tema della sostenibilità.

Del summit, vi farò un resoconto appena posso. Per ora, mi limito a dire che è stato un convegno estremamente stimolante per il tema assai poco usuale nei convegni scientifici. Era centrato sulla comunicazione ed è stata l'occasione di un incontro fra scienziati, giornalisti e esperti di public relations.

Ringrazio Stefano Caserini per l'organizzazione del convegno, Franco Miglietta per l'organizzazione locale presso l'osservatorio Ximeniano e tutti gli intervenuti, in particolare gli ospiti, Luca Carra e Dalma Domeneghini. Il convegno è stato sponsorizzato da ASPO-Italia che ha fornito un piccolo contributo finanziario all'organizzazione e i cui membri sono apparsi in forze (otto su un totale di 27) al convegno.

Dunning–Kruger, Prologo

Io sono tra quella pattuglia di vecchi che si ricorda di internet prima che il web nascesse. Nel 1992 ho infatti avuto il mio primo approccio col Gopher e poco più in là con i newsgroup.

Sono rimasto molto affascinato da questo modo per me del tutto nuovo di comunicare. Ricordo che ho subito notato che rispetto alla comunicazione interpersonale della vita reale c'era una maggiore aggressività nel linguaggio e la tendenza a corprirsi di ridicolo.

Il primo è facile da interpretare: dal monitor non ti può arrivare un cazzotto sui denti, e in genere l'assenza di un contatto diretto abbassa i freni inibitori. Addirittura si scopre che in molti la gioia che procura il premere in tutta sicurezza i bottoncini che fanno perdere le staffe al prossimo attiva un feedback gratificante (in effetti è una forma di potere sugli altri), per cui spesso la cosa viene fatta di proposito, parliamo dei famosi Troll (da una tecnica di pesca, nulla a che vedere con JRR Tolkien).

Il secondo invece mi ha sempre lasciato perplesso. Senza sforzarmi troppo mi ricordo di aver visto gente che proclamava di aver provato il teorema di Fermat in pochi semplici passaggi (Andrew Wiles ha avuto bisogno di 200 pagine di strumenti matematici molto sofisticati per farlo), il tutto fatto davanti a seri matematici. Gente che pretendeva di curare il cancro col bicarbonato di sodio (per altro provandoci davvero, con diversi morti strada facendo) davanti a medici. Gente che pretendeva di curare l'Aids e praticamente tutte le malattie con le vitamine, gente che faceva la stessa cosa bevendo l'urina. Poi ci sono i motori gravitazionali, il moto pertpetuo ecc. Ok, mi sono detto, questi sono dei Netkook, fanno parte del bestiario di Internet, stanne alla larga e va tutto bene. Ma poi con l'esperienza ho realizzato che questi sono solo esempi estremi di una tendenza molto diffusa e non sempre così evidente. Una tendenza quindi che andrebbe compresa meglio e che invece io non capisco.

Finalmente ho trovato una spiegazione che mi ha illuminato. Devo ringraziare per questo Skeptical Science. Per i non anglofoni, dirò di che si tratta nel mio prossimo intervento su Cassandra.

martedì 11 maggio 2010

Il nerd ed il sole


Una delle falsità che vengono propagate dai negazionisti è che i climatologi ignorino l'attività del sole nei loro modelli. Come dire, che gli ingegneri nella progettazione degli edifici ignorino la gravità o nella costruzione di un ponte ignorino il vento.

I climatologi, come tutti gli scienziati, potranno anche essere incapaci di comunicare, chiusi nel proprio guscio, restii ai cambiamenti e socialmente inetti (dei nerd, insomma), ma non sono certo così idioti da ignorare il *sole*  quando si parla di *riscaldamento* globale (in realtà è proprio il contrario, nel loro lavoro sono piuttosto bravini).

Pensare una cosa del genere, ma come si fa ad essere così arroganti (e stupidi)? Qui abbiamo migliaia di persone che collettivamente dedicano l'intera vita professionale a studiare come varia il clima, parliamo di 10e14/10e15 neuroni che in qualsiasi momento delle 24 ore sono focalizzati sul problema del cambiamento climatico. Un autentico esercito che utilizza il rigore del metodo scientifico, la ragione, la logica e i dati più sofisticati e i mezzi più avanzati che abbiamo mai avuto nella storia dell'umanità, per capire se e come la terra si scalda. Tra l'altro questo è un esercito che fa una sanguinosissima guerra civile, visto che la ricerca della fama e la carriera richiedono l'affermazione delle proprie idee e quindi la demolizione delle opinioni contrastanti. Chi sopravvive è un autentico Rambo.

Poi arriva l'Uriel di turno che pensa che tale prodotto darwiniano di una enorme attività intellettuale e tecnologica è puro escremento bovino e che solo lui col suo blogghetto ti può spiegare le cose. Io proprio non capisco questo genere di arroganza.

Comunque torniamo al punto. Dicevamo del sole. Nei modelli si tiene conto di quello che si sa al momento, e nel caso specifico che il Sole come forzante climatica da un certo momento in poi ha inciso in maniera trascurabile e di conseguenza il parametro viene adeguatamente fattorizzato nei modelli.

Come si sa questo? Da una carrettata di lavori passati attraverso il più massacrante processo di revisione (chi fa questo lavoro, vi garantisco non ci dorme la notte a causa dei reviewers, altro che Uriel). Skeptical science ne ha fatto una raccolta.

L'ultimo in ordine di tempo è del marzo 2010 e ha concluso che il sole in caso di un un nuovo minimo di Maunder non potrebbe influire per di più di 0.3 gradi Celsius su un aumento di circa 4 gradi dovuto ai gas serra.


Ok, ma possibile che tutti questi nerd dicano che il sole non scalda? Certo che lo dicono, per esempio Lockwood et al hanno appena pubblicato che l'attuale minimo solare ha un effetto *locale* sull'Europa non grandissimo, ma altamente significativo di 0.5 gradi sulla media. Qui da noi col sole al minimo fa più freddo che altrove. Questo analizzando i dati del Regno Unito degli ultimi 350 anni e armonizzando i risultati con dei semplici modelli che tengono conto delle dinamiche atmosferiche rispetto al riscaldamento solare e che spiegano come l'Europa sia un po' più influenzata dall'attività del sole. Il resto del mondo, not so much.

Il nerd sarà socialmente inetto, ma come dicevo prima, il suo mestiere lo sa fare bene, come minimo occorre pensare a quei milioni di miliardi di neuroni che proprio in questo preciso momento stanno lavorando su tutto ciò, prima di aprire bocca.

Aggiornamento: ho cambiato lievemente il testo per chiarire meglio alcuni termini e riferimenti (vedi commenti).

L'era glaciale continua a farsi attendere


Meteo e clima sono due cose diverse. Il primo è un fenomeno locale mentre l'altro ha una natura globale.

Anche un bambino capisce questo semplice concetto, non servono certo i climatologi. Il semplice buon senso dovrebbe dirci che quando arriva un'ondata di gelo è una sciocchezza sostenere che il riscaldamento globale non esiste e che anzi stiamo "evidentemente" andando verso una nuova era glaciale (ovviamente questo vale anche per le argomentazioni in senso contrario). Basta quindi usare il cervello per riconoscere questo tipo di argomenti come delle emerite castronerie e classificare come venditori di fumo quelli che se ne servono.

Come per esempio Fox News, il più sfacciato rappresentante degli interessi delle grandi corporazioni, inclusa  l’industria militare, petrolifera e del tabacco. Questo inverno infatti tutti i media di Murdock hanno suonato i loro tromboni contro la scienza del clima quando ci sono state massicce tempeste nel territorio americano. Più si spalava la neve via dalle strade e più loro spalavano letame addosso ai climatologi. Ovviamente ad un migliaio di chilometri da Seattle i canadesi dovevano usare la neve artificiale per far svolgere le olimpiadi invernali, ma questo piccolo dettaglio semplicemente spariva dai telegiornali.

Ok, adesso che l’ inverno è finito, che è successo alla neve americana? Sarà ancora tutta là come monito per gli stolti verso l'imminente arrivo della nuova era glaciale?

Non esattamente.

Il NOAA ci fa sapere nel suo rapporto mensile che non solo in aprile continua l’anomalia di caldo in larga parte del territorio americano, ma anche che il "Rutgers Snow Lab" riporta questo mese come in assoluto quello che ha avuto la copertura di neve nel Nord America più piccola e l'anomalia di questo tipo più grande mai documentata.

lunedì 10 maggio 2010

Siamo tutti Neanderthal


Un bambino (o forse una bambina) neanderthal di circa 30.000 anni fa ricostruito sulla base dei resti fossili all'Università di Zurigo.

Notizie eccezionali dall'ultimo numero di "Science" (7 Maggio 2010). I Neanderthal sono vivi! Siamo tutti un po' Neanderthal.

Potete trovare un riassunto dell'articolo su "Le Scienze" su "Earth News." In sostanza, un gruppo di scienziati, guidati dal prof. Green dell'Università di Santa Cruz, California, hanno esaminato il genoma dei Neanderthal estratto da ossa trovate in caverne in Europa e non ancora fossilizzate. E' stato un lavoro molto complesso e difficile, ma alla fine dei conti hanno trovato che il genoma dei Neanderthal contiene tracce di "interbreeding" con noi Sapiens. Solo delle tracce e, ovviamente, con tutte le incertezze del caso. Ma questo vuol dire che è perlomeno molto probabile che fra i nostri remoti antenati ci sia anche qualche Neanderthal. Era una cosa dibattuta da anni, ma dai resti scheletrici non si poteva veramente dire se i Neanderthal e i Sapiens erano in grado di generare figli. Adesso lo sappiamo: era possibile ed è successo, perlomeno qualche volta.

Non so cosa ne pensate voi; ma è una cosa che a me fa immensamente piacere. I Neanderthal mi sono sempre stati simpatici: non erano affatto i bruti ignoranti che per tanti anni si è detto che erano (come ho scritto qui). Erano un po' diversi da noi, sicuramente più robusti, probabilmente meno bravi a costruire aggeggi. Ma erano perfettamente adattati al loro mondo.

Tutta la faccenda mi fa venire in mente la famosa storia dell'antico dibattito sull'evoluzione fra Thomas Huxley e l'arcivescovo Wilberforce. L'avete sentita raccontare tutti, immagino; c'è quel punto culminante in cui Wilberforce cerca di prendere in giro Huxley chiedendogli se è per parte di madre o di padre che sostiene di essere disceso dalle scimmie. E Huxley, a muso duro, gli risponde che preferisce avere una scimmia come antenato piuttosto che un arcivescovo che usa la sua intelligenza per raccontare fesserie. Bene, io preferisco di gran lunga avere dei Neanderthal come antenati piuttosto che certi Sapiens che vedo in giro oggi, mentitori patologici che passano la loro vita a imbrogliare la gente.

La storia dei Neanderthal non ha niente a che vedere con le fesserie che ci sembrano tanto importanti oggi, i politici, le crisi della borsa e tutto il resto. Ci preoccupiamo di sapere se il picco del petrolio sarà oggi o fra due anni. Quando parliamo di cambiamento climatico, quello che succederà fra cento anni ci sembra talmente lontano da non essere minimamente interessante. Ma quando parliamo dei Neanderthal, parliamo di una storia che è cominciata forse mezzo milione di anni fa e si è conclusa trentamila anni fa - un arco di tempo lunghissimo. Chi lo sa quante cose sono successe, quanto hanno girato per l'Europa (a quel tempo in gran parte ghiacciata) i nostri antenati. Si sono incontrati, osservati, picchiati, amati. Si saranno scambiati punte di freccia, pelli di orso, statuette della dea della fertilità, e chissà che altro. Di tutto quel tempo non è rimasto quasi niente; dei Neanderthal solo qualche osso e qualche tomba dove - forse - il corpo del defunto è stato seppellito coperto di fiori.

Cosa rimarrà di noi fra centomila anni? Non lo possiamo sapere. Ma è bello sapere che i Neanderthal vivono ancora. Viva Neanderthal!

domenica 9 maggio 2010

"Cassandra" su Springer



"Effetto Cassandra" riverbera su Springer, la casa editrice internazionale che una volta andava sotto il nome di "Springer-Verlag". Gli editori di Springer hanno accettato la mia proposta di scrivere un libro che sarà intitolato "The Limits to Growth Revisited" (la proposta originale del titolo era "The Cassandra Effect" ma gli editori hanno preferito una versione più "seria").

Il libro è una rivisitazione della storia e dei contenuti del libro noto in Italia come "I Limiti dello Sviluppo" che fu pubblicato per la prima volta nel 1972 a opera di un gruppo di autori del MIT sponsorizzati dal club di Roma. Osannato inizialmente, poi criticato e finalmente consegnato alla pattumiera della storia da una campagna propagandistica che ha generato la leggenda che fosse "sbagliato": Tuttavia, lo studio riemerge oggi come particolarmente profetico per via delle crisi finanziarie in atto. Sembrerebbero essere un segnale dell'inizio di quel collasso sistemico previsto già nel 1972 per i primi decenni del ventunesimo secolo.

Il libro non è a proposito del cambiamento climatico, ma conterrà un capitolo su come i metodi messi in atto negli anni 1980 per demonizzare i "Limiti" sono gli stessi di quelli oggi usati per demonizzare la scienza del clima - la differenza è che oggi sono metodi più raffinati. Ma è sempre la stessa storia: bugie e propaganda contro scienza e spesso le bugie vincono perché la gente si fa imbrogliare con gran facilità.

Pubblicare una monografia su Springer è un grosso successo personale, ma anche di una certa "visione" che io e altri stanno cercando di portare avanti; la visione "dinamica" del sistema economico che non si può continuare a considerare come svincolato dagli ecosistemi che gli forniscono materie prime. Infatti, il mio libro farà parte di una serie che si intitolerà "Springer brief in energy analysis". La serie è coordinata da Charles Hall e si preannuncia estremamente interessante.

Come avevo detto in un altro post, con "Cassandra" mi sto levando parecchi sassolini dalle scarpe. Con il libro su Springer, posso levarmi anche diversi pietroni. Il problema è che ora bisogna che mi metta a scriverlo. In più devo tenere un corso questo semestre, due il prossimo, devo occuparmi del mio laboratorio, cercare soldi per dare stipendi ai miei studenti, fare il presidente di ASPO-Italia..... Insomma ne avrò di cose da fare!

Questo vuol dire che dovrò ridurre l'impegno con "Effetto Cassandra". Finora ho pubblicato un post al giorno (sassolini, sassolini.....) ma, ovviamente, non posso tenere questo ritmo e scrivere anche un libro nel frattempo. Quindi, aspettatevi una diminuzione del flusso dei post, ma "Effetto Cassandra" non sparisce - assolutamente no!

Se poi qualcuno di voi vuole prendere in mano la torcia e scrivere su "Cassandra" - i vostri contributi sono benvenuti.

E vai.........................!!!!!

venerdì 7 maggio 2010

255 prestigiosi scienziati a sostegno della scienza del clima.

Gli scienziati si stanno accorgendo che la loro politica di comunicazione (anzi, la totale mancanza della stessa) rischia di distruggere i fondamenti stessi della scienza moderna. Mentre fino ad oggi il mestiere dello scienziato era "pubblicare o perire" (publish or perish), adesso bisogna cominciare a pensare in termini di "pubblicizzare o perire" o - meglio - "comunicare o perire".

Così, vediamo una reazione che si sta facendo anche abbastanza efficace contro la campagna di disinformazione messa in atto dalle lobby dei combustibili fossili. Oggi, la prestigiosa rivista "Science" pubblica un comunicato firmato da 255 membri dell'accademia delle scienze degli Stati Uniti. Un gruppo importante che arriva a dare sostegno ai climatologi sotto attacco. Arriva forse un po' in ritardo, ma - come la cavalleria nei film western - l'importante è che arrivi.

Questo testo arriva in anteprima da "Climate Progress".Ve lo passo prima in traduzione, poi nell'originale in inglese.

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Il cambiamento climatico e l'integrità della scienza

Climate Progress - 7 Maggio 2010
Traduzione di Ugo Bardi

Siamo profondamente scossi dal recente aumento degli attacchi politici contro gli scienziati in generale e contro gli scienziati del clima in particolare. Tutti i cittadini dovrebbero capire alcuni punti fondamentali della scienza. Esiste sempre una certa incertezza associata con le conclusioni scientifiche. La scienza non prova mai niente in termini assoluti. Quando qualcuno dice che la società dovrebbe attendere finché gli scienziati non sono assolutamente certi prima di fare qualcosa, è la stessa cosa di dire che la società non dovrebbe mai agire. Per un problema potenzialmente così catastrofico come il cambiamento climatico, non agire pone dei rischi pericolosi per il nostro pianeta.

Le conclusioni della scienza derivano dalla comprensione delle leggi fondamentali, con il supporto di esperimenti di laboratorio, osservazioni della natura e modelli matematici al computer. Come tutti gli esseri umani, gli scienziati fanno degli errori, ma il processo scientifico è progettato in modo da trovarli e correggerli. Questo processo è inerentemente conflittuale; gli scienziati si costruiscono una reputazione e guadagnano visibilità non soltanto con il supportare la saggezza convenzionale, ma anche di più dimostrando che il consenso scientifico è errato e che c'è una spiegazione migliore. Questo è quello che Galileo, Pasteur, Darwin e Einstein hanno fatto. Ma quando alcune conclusioni sono state provate, messe in discussione, e esaminate in modo completo e profondo, guadagnano la reputazione di "teorie ben assodate" e sono spesso descritte come "fatti".

Per esempio, esiste una forte evidenza che il nostro pianeta esiste da circa 4,5 miliardi di anni (la teoria dell'origine della Terra), che il nostro universo è nato da un singolo evento circa 14 miliardi di anni fa (la teoria del Big Bang), e che gli organismi che vivono oggi si sono evoluti da organismi che sono vissuti nel passato (la teoria dell'evoluzione). Anche se queste teorie sono largamente accettate dalla comunità scientifica, chiunque potesse provarle errate guadagnerebbe tuttavia una grande fama. Il cambiamento climatico si trova oggi in questa categoria: esiste evidenza forte, comprensiva, consistente e obbietiva che gli esseri umani stanno cambiando il clima in modi che minacciano la nostra società e gli ecosistemi da cui dipendiamo

Molti dei recenti attacchi contro la scienza del clima e - in modo più preoccupante - contro gli scienziati del clima da parte dei negazionisti climatici sono tipicamente generati da interessi particolari o da dogmi, non da uno sforzo onesto di fornire una spiegazione alternativa che soddisfi l'evidenza in modo credibile. Il Pannello Intergovernativo sulla Scienza del Clima (IPCC) e altri resoconti scientifici sul cambiamento climatico, hanno fatto, come ci si può aspettare normalmente, qualche errore. Quando gli errori vengono fatti notare, si correggono. Ma non c'è nulla nemmeno vagamente identificato negli eventi recenti che cambia le conclusioni fondamentali a proposito del cambiamento climatico:

(i) Il pianeta si sta scaldando a causa dell'aumento della concentrazione di gas climalteranti nella nostra atmosfera. Un inverno nevoso a Washington non cambia questo fatto.

(ii) La parte principale dell'aumento della concentrazione di questi gas nel secolo passato è dovuta all'attività umana, specialmente all'uso dei combustibili fossili e alla deforestazione.

(iii) Le cause naturali hanno sempre un ruolo nel modificare il clima terrestre, ma sono oggi sopraffatte dai cambiamenti causati dagli esseri umani.

(iv) Il riscaldamento del pianeta causerà il cambiamento di molti altri fenomeni climatici a velocità mai viste in tempi moderni, incluso aumenti nella velocità della crescita del livello del mare e alterazioni nei cicli idrogeologici. Le concentrazioni in aumento di biossido di carbonio stanno rendendo più acidi gli oceani.

(v) La combinazione di questi complessi cambiamenti climatici minaccia le comunità e le città costiere, le nostre risorse di cibo e di acqua, gli ecosistemi marini e di acqua dolce, le foreste, gli ambienti montani a grandi altezze e molto di più.

Si può dire molto di più, ed è stato detto, dalle società scientifiche mondiali, dalle accademie nazionali, ma queste conclusioni dovrebbero essere sufficienti per indicare le ragioni per le quali gli scienziati sono preoccupati per quello che le generazioni future dovranno fronteggiare se continuiamo nelle nostre pratiche senza cambiarle. Esortiamo i politici e il pubblico a muoversi immediatamente al riguardo delle cause del cambiamento climatico, incluso il consumo senza limiti dei combustibili fossili.

Chiediamo anche la fine delle minacce in stile McCarthy di incriminare i nostri colleghi basate su voci incontrollate e colpevolezza per associazione, all'intimidazione degli scienziati da parte di politici che cercano di sviare l'attenzione lontano dalla necessità di agire, come pure alla diffusione di pure menzogne sugli scienziati. La società ha due scelte: possiamo ignorare la scienza e nascondere la testa nella sabbia, sperando di essere fortunati, oppure possiamo agire nell'interesse pubblico per ridurre la minaccia del cambiamento climatico rapidamente e in modo sostanziale. Le buone notizie sono che esistono delle azioni intelligenti ed efficaci. Ma il ritardo non deve essere un'opzione.

P. H. Gleick,* R. M. Adams, R. M. Amasino, E. Anders, D. J. Anderson, W. W. Anderson, L. E. Anselin, M. K. Arroyo, B. Asfaw, F. J. Ayala, A. Bax, A. J. Bebbington, G. Bell, M. V. L. Bennett, J. L. Bennetzen, M. R. Berenbaum, O. B. Berlin, P. J. Bjorkman, E. Blackburn, J. E. Blamont, M. R. Botchan, J. S. Boyer, E. A. Boyle, D. Branton, S. P. Briggs, W. R. Briggs, W. J. Brill, R. J. Britten, W. S. Broecker, J. H. Brown, P. O. Brown, A. T. Brunger, J. Cairns, Jr., D. E. Canfield, S. R. Carpenter, J. C. Carrington, A. R. Cashmore, J. C. Castilla, A. Cazenave, F. S. Chapin, III, A. J. Ciechanover, D. E. Clapham, W. C. Clark, R. N. Clayton, M. D. Coe, E. M. Conwell, E. B. Cowling, R. M Cowling, C. S. Cox, R. B. Croteau, D. M. Crothers, P. J. Crutzen, G. C. Daily, G. B. Dalrymple, J. L. Dangl, S. A. Darst, D. R. Davies, M. B. Davis, P. V. de Camilli, C. Dean, R. S. Defries, J. Deisenhofer, D. P. Delmer, E. F. Delong, D. J. Derosier, T. O. Diener, R. Dirzo, J. E. Dixon, M. J. Donoghue, R. F. Doolittle, T. Dunne, P. R. Ehrlich, S. N. Eisenstadt, T. Eisner, K. A. Emanuel, S. W. Englander, W. G. Ernst, P. G. Falkowski, G. Feher, J. A. Ferejohn, A. Fersht, E. H. Fischer, R. Fischer, K. V. Flannery, J. Frank, P. A. Frey, I. Fridovich, C. Frieden, D. J. Futuyma, W. R. Gardner, C. J. R. Garrett, W. Gilbert, R. B. Goldberg, W. H. Goodenough, C. S. Goodman, M. Goodman, P. Greengard, S. Hake, G. Hammel, S. Hanson, S. C. Harrison, S. R. Hart, D. L. Hartl, R. Haselkorn, K. Hawkes, J. M. Hayes, B. Hille, T. Hökfelt, J. S. House, M. Hout, D. M. Hunten, I. A. Izquierdo, A. T. Jagendorf, D. H. Janzen, R. Jeanloz, C. S. Jencks, W. A. Jury, H. R. Kaback, T. Kailath, P. Kay, S. A. Kay, D. Kennedy, A. Kerr, R. C. Kessler, G. S. Khush, S. W. Kieffer, P. V. Kirch, K. Kirk, M. G. Kivelson, J. P. Klinman, A. Klug, L. Knopoff, H. Kornberg, J. E. Kutzbach, J. C. Lagarias, K. Lambeck, A. Landy, C. H. Langmuir, B. A. Larkins, X. T. Le Pichon, R. E. Lenski, E. B. Leopold, S. A. Levin, M. Levitt, G. E. Likens, J. Lippincott-Schwartz, L. Lorand, C. O. Lovejoy, M. Lynch, A. L. Mabogunje, T. F. Malone, S. Manabe, J. Marcus, D. S. Massey, J. C. McWilliams, E. Medina, H. J. Melosh, D. J. Meltzer, C. D. Michener, E. L. Miles, H. A. Mooney, P. B. Moore, F. M. M. Morel, E. S. Mosley-Thompson, B. Moss, W. H. Munk, N. Myers, G. B. Nair, J. Nathans, E. W. Nester, R. A. Nicoll, R. P. Novick, J. F. O'Connell, P. E. Olsen, N. D. Opdyke, G. F. Oster, E. Ostrom, N. R. Pace, R. T. Paine, R. D. Palmiter, J. Pedlosky, G. A. Petsko, G. H. Pettengill, S. G. Philander, D. R. Piperno, T. D. Pollard, P. B. Price, Jr., P. A. Reichard, B. F. Reskin, R. E. Ricklefs, R. L. Rivest, J. D. Roberts, A. K. Romney, M. G. Rossmann, D. W. Russell, W. J. Rutter, J. A. Sabloff, R. Z. Sagdeev, M. D. Sahlins, A. Salmond, J. R. Sanes, R. Schekman, J. Schellnhuber, D. W. Schindler, J. Schmitt, S. H. Schneider, V. L. Schramm, R. R. Sederoff, C. J. Shatz, F. Sherman, R. L. Sidman, K. Sieh, E. L. Simons, B. H. Singer, M. F. Singer, B. Skyrms, N. H. Sleep, B. D. Smith, S. H. Snyder, R. R. Sokal, C. S. Spencer, T. A. Steitz, K. B. Strier, T. C. Südhof, S. S. Taylor, J. Terborgh, D. H. Thomas, L. G. Thompson, R. T. TJian, M. G. Turner, S. Uyeda, J. W. Valentine, J. S. Valentine, J. L. van Etten, K. E. van Holde, M. Vaughan, S. Verba, P. H. von Hippel, D. B. Wake, A. Walker, J. E. Walker, E. B. Watson, P. J. Watson, D. Weigel, S. R. Wessler, M. J. West-Eberhard, T. D. White, W. J. Wilson, R. V. Wolfenden, J. A. Wood, G. M. Woodwell, H. E. Wright, Jr., C. Wu, C. Wunsch, M. L. Zoback

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Climate Change and the Integrity of Science

We are deeply disturbed by the recent escalation of political assaults on scientists in general and on climate scientists in particular. All citizens should understand some basic scientific facts. There is always some uncertainty associated with scientific conclusions; science never absolutely proves anything. When someone says that society should wait until scientists are absolutely certain before taking any action, it is the same as saying society should never take action. For a problem as potentially catastrophic as climate change, taking no action poses a dangerous risk for our planet.

Scientific conclusions derive from an understanding of basic laws supported by laboratory experiments, observations of nature, and mathematical and computer modeling. Like all human beings, scientists make mistakes, but the scientific process is designed to find and correct them. This process is inherently adversarial—scientists build reputations and gain recognition not only for supporting conventional wisdom, but even more so for demonstrating that the scientific consensus is wrong and that there is a better explanation. That’s what Galileo, Pasteur, Darwin, and Einstein did. But when some conclusions have been thoroughly and deeply tested, questioned, and examined, they gain the status of “well-established theories” and are often spoken of as “facts.”
For instance, there is compelling scientific evidence that our planet is about 4.5 billion years old (the theory of the origin of Earth), that our universe was born from a single event about 14 billion years ago (the Big Bang theory), and that today’s organisms evolved from ones living in the past (the theory of evolution). Even as these are overwhelmingly accepted by the scientific community, fame still awaits anyone who could show these theories to be wrong. Climate change now falls into this category: There is compelling, comprehensive, and consistent objective evidence that humans are changing the climate in ways that threaten our societies and the ecosystems on which we depend.
Many recent assaults on climate science and, more disturbingly, on climate scientists by climate change deniers are typically driven by special interests or dogma, not by an honest effort to provide an alternative theory that credibly satisfies the evidence. The Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) and other scientific assessments of climate change, which involve thousands of scientists producing massive and comprehensive reports, have, quite expectedly and normally, made some mistakes. When errors are pointed out, they are corrected. But there is nothing remotely identified in the recent events that changes the fundamental conclusions about climate change:

(i) The planet is warming due to increased concentrations of heat-trapping gases in our atmosphere. A snowy winter in Washington does not alter this fact.
(ii) Most of the increase in the concentration of these gases over the last century is due to human activities, especially the burning of fossil fuels and deforestation.
(iii) Natural causes always play a role in changing Earth’s climate, but are now being overwhelmed by human-induced changes.
(iv) Warming the planet will cause many other climatic patterns to change at speeds unprecedented in modern times, including increasing rates of sea-level rise and alterations in the hydrologic cycle. Rising concentrations of carbon dioxide are making the oceans more acidic.
(v) The combination of these complex climate changes threatens coastal communities and cities, our food and water supplies, marine and freshwater ecosystems, forests, high mountain environments, and far more.
Much more can be, and has been, said by the world’s scientific societies, national academies, and individuals, but these conclusions should be enough to indicate why scientists are concerned about what future generations will face from business-as-usual practices. We urge our policy-makers and the public to move forward immediately to address the causes of climate change, including the un restrained burning of fossil fuels.

We also call for an end to McCarthy-like threats of criminal prosecution against our colleagues based on innuendo and guilt by association, the harassment of scientists by politicians seeking distractions to avoid taking action, and the outright lies being spread about them. Society has two choices: We can ignore the science and hide our heads in the sand and hope we are lucky, or we can act in the public interest to reduce the threat of global climate change quickly and substantively. The good news is that smart and effective actions are possible. But delay must not be an option.