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domenica 26 febbraio 2012

Libero accesso alla Scienza

Traduzione dall'originale in inglese su Cassandra's Legacy di Massimiliano Rupalti

Di Ugo Bardi


Lungi dall'essere una torre d'avorio, oggigiorno la scienza sembra piuttosto una cittadella malconcia assediata da un esercito di orchi. Non aiuta il fatto che gli scienziati non sembrano capire che il pubblico ha il diritto di avere accesso ai risultati del lavoro di ricerca realizzato coi soldi delle loro tasse. Abbiamo bisogno di rendere più aperta la scienza se vogliamo agire sulla base della conoscenza che la scienza produce. (immagine da "crossbow and catapults


Negli anni 90, quando internet era giovane, mi era venuta in mente l'idea di fare una “rivista ad accesso libero” su quello che a quel tempo era il mio campo scientifico: la scienza della superficie. L'idea era che la ricerca scientifica è pagata dal pubblico e che, per questo motivo, i risultati della ricerca scientifica devono essere liberamente accessibili al pubblico. Quindi, insieme ad alcuni colleghi, abbiamo fatto partire un sito internet chiamato "The Surface Science Forum" che pubblicava articoli sulla scienza delle superfici liberamente accessibili sul Web, aggirando le tradizionali riviste scientifiche.

Non è stato un successo. Il “Surface science forum” è sopravvissuto per alcuni anni e non ha mai avuto un impatto reale. Nel 2000 mi stavo spostando in un campo diverso ed ho deciso di chiudere il forum. Se siete curiosi, lo potete ancora trovare qui. Ma i problemi con gli articoli scientifici che il forum aveva provato ad affrontare ci sono ancora e, col tempo, diventano sempre più seri. Non molto tempo fa, George Monbiot ha dato una buona descrizione di questi problemi in un articolo sul "The Guardian" dice:

La sfiducia (nella scienza) è stata moltiplicata dagli editori di riviste scientifiche, le cui pratiche monopolistiche fanno sembrare le aree dominate dalla camorra un paradiso e che sono da lungo tempo in attesa di un rinvio alla Competition Commission. Non pagano nulla per la maggior parte del materiale che pubblicano, inoltre, anche se siete collegati ad un istituto accademico, vi chiederanno 20 sterline o più per un singolo articolo. In alcuni casi ne chiedono decine di migliaia per un abbonamento attuale. Se gli scienziati vogliono che la gente cerchi almeno di capire il loro lavoro, dovrebbero mettere in piedi un rivolta su scala globale contro le riviste che li pubblicano. Non è più accettabile che i custodi del sapere si comportino come dele guardie che cacciano i proletari dalle grandi tenute.

Ciò che Monbiot dice è vero: nel dare il risultato del proprio lavoro agli editori gratuitamente, gli scienziati vengono sfruttati come se fossero dei raccoglitori stagionali di frutta. Naturalmente, non ci sarebbe niente di sbagliato in questo modo di fare se il denaro pagato per avere accesso ai saggi scientifici andasse a finanziare la ricerca o a pagare servizi utili alla ricerca. Ma non è così che funziona. Gli editori commerciali non finanziano la ricerca ed hanno dei costi molto modesti per la loro attività. Il "peer review", per esempio, è fatto dagli scienziati gratuitamente (ancora!).

Gli scienziati non dovrebbero starsene zitti ma, di solito, non protestano. Questo loro comportamento è il risultato di un fattore specifico: il fatto che i saggi scientifici sono una specie di “valuta” nel mondo scientifico. I soldi, come si sa bene, non sono altro che credito, e, per gli scienziati, ogni articolo o pubblicazione è una forma di credito che può essere riscattato in seguito, in termini di avanzamento di carriera, contributi, posizioni accademiche e cose simili. E' “denaro”, per farla breve.

Gli editori scientifici sono riusciti ad accreditarsi come delle “banche” della conoscenza scientifica. In quanto banche, garantiscono il valore della valuta che gestiscono; di fatto la creano sotto forma di saggi pubblicati. Quindi è comprensibile che gli scienziati non vogliano vedere svalutata la loro valuta. Pubblicare fuori dal sistema, per uno scienziato, è l'equivalente di stampare banconote false. Non è solo senza valore, potrebbe avere un valore negativo, danneggiando la reputazione dello scienziato. Ad esempio, in certi ambienti, avere un blog è considerato una macchia sulla reputazione di uno scienziato. Questo è stato l'atteggiamento che ha condannato il “Surface Science Forum” e che è ancora quello prevalente nella scienza.

Ma i tempi cambiano rapidamente. Una volta la scienza poteva essere vista come una torre d'avorio, in grado di mantenere la propria valuta. Ora, somiglia di più ad una cittadella malconcia assediata da un esercito di orchi con le catapulte. La situazione è particolarmente pesante per la scienza del clima, oggetto di campagne politiche progettate per distruggere la reputazione di singoli scienziati così come dell'intero settore. Il pubblico tende a chiedere alla scienza soluzioni miracolose ai nostri problemi e la gente è delusa quando gli si dice che non ve ne sono. La gente delusa tende ad essere aggressiva, come potete vedere, a mo' di esempio, in alcuni commenti sul recente imbroglio dell'E-Cat. In questa situazione, i tradizionali metodi di pubblicazione scientifica non andranno ad accrescere il prestigio della scienza.

Fortunatamente, sembra che gli scienziati stiano scoprendo che non si possono più basare sui vecchi metodi. Tendono a pubblicare sempre di più su "riviste ad accesso libero", che non esistevano fino a poco tempo fa. Ora esiste un "movimento per la scienza aperta" ed uno per boicottare Elsevier, individuata, fra i molti editori scientifici, come uno il cui comportamento è particolarmente negativo.

Tutto ciò e sufficiente? Di sicuro è uno sviluppo positivo, ma dobbiamo fare di più. La scienza non è una torre d'avorio e nemmeno una cittadella assediata. E' un'impresa progettata per produrre conoscenza ed abbiamo un gran bisogno di questa conoscenza in questo momento difficile. Non è abbastanza rendere accessibile questa conoscenza a coloro che l'hanno pagata, dobbiamo anche batterci per renderla comprensibile a coloro che possono basare le proprie azioni di di essa. Come farlo? Be', ci sono molti modi. Tanto per cominciare, perché non tenete un blog anche voi?

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sabato 8 gennaio 2011

Isaac Asimov: un'altra Cassandra



Un impressionante video da " Climate Crock of the Week" che ci fa vedere Isaac Asimov che parla di cambiamento climatico nel 1989.

E' in inglese, ma un inglese molto facile da capire. Asimov non era soltanto chiaro quando scriveva, era chiaro anche quando parlava. Qui, ci da una spiegazione veramente chiarissima dell'effetto serra dovuto al biossido di carbonio, cosa che era già perfettamente evidente già verso la fine degli anni 80 - in effetti anche molto prima. Dice che ne parlava già venti anni prima di questa registrazione, e in effetti "Greenman" riporta anche un suo intervento alla radio di venti anni prima.

Non so come vi ricordate voi di Isaac Asimov. Per me, era quello della fantascienza, della trilogia galattica della "Fondazione", delle tre leggi della robotica, e di tante altre cose -  ma anche della "guida alla scienza per l'uomo moderno". Tutti libri che hanno avuto un impatto nella mia vita. Ed era - come è chiaro da questo video - un uomo che aveva chiare tante cose; anche sulla questione climatica.

Certo, se Asimov vedesse oggi come la scienza viene attaccata e brutalizzata da una legione di ignoranti irresponsabili.....

mercoledì 26 maggio 2010

Astroturfing

Di Carlo Fusco


Rovistando su google news, scopro che la signora Chasity Goddard sull'Examiner scrive: Proteste per la  laurea Honoris Causa ad Al Gore dall'Università del Tennessee. E dice:
"Il cambiamento climatico globale viene difeso con la stessa veemenza di una religione; i suoi princìpi si accettano come una fede. Phil Jones, ex direttore dell'unità di ricerca climatica dell'università dell'East Anglia, si è dimesso dalla sua posizione a seguito dello scandalo climategate. Jones ha ammesso che la terra durante il medioevo potrebbe essere stata più calda di oggi e che nessun documentato, significativo riscaldamento ha avuto luogo in oltre 15 anni. Le sue affermazioni hanno riacceso ancora una volta il dibattito circa il riscaldamento globale di origine antropica."
La parte in grassetto non contiene neppure 1 (U N A) affermazione che non sia una menzogna, consapevole, voluta e studiata nei minimi dettagli. L'intervista a Phil Jones con quello che lui ha veramente detto si trova sul sito della BBC. Chi avesse dei dubbi vada pure a leggerla. Sul fatto che la climatologia, su i cui princìpi si basano centinaia di studi peer reviewed sul cambiamento climatico, operi sull'accettazione fideistica tipica delle religioni meriterebbe solo il dito medio proteso verso l'infinito, ma qui non sono a casa mia per cui non metto alcuna immagine volgare.

OK, andiamo di google. Vediamo che dice wikipedia sull'Examiner:

"Examiner.com is a media company based in Denver, Colorado, that operates a network of hyperlocal news websites, allowing citizen journalists to share their city-based knowledge on a blog-like platform, in over 100 marketsUnited States and parts of Canada. Examiner.com is a division of Clarity Media Group, with the primary investor being conservative Philip Anschutz, owner of Anschutz Entertainment Group (AEG), throughout the businessman, billionaire [...]"
In pratica ci dice che l'Examiner è un blog travestito da giornale che offrirebbe l'opportunità di fare "giornalismo dal basso" e che questo appartiene al miliardario, conservatore ed affarista Philip Anschutz.

OK e che cosa ci dice wikipedia di questo nostro miliardario, conservatore ed affarista?

"Philip Frederick Anschutz [...] is an American entrepreneur. Anschutz bought out his father's drilling company in 1961[...]Anschutz's father was a land investor who invested in ranches in Colorado, Utah and Wyoming, and eventually went into the oil-drilling business."
Oil-drilling indeed, non ti potevi certo sbagliare. Manco la legge di gravitazione universale è così riproducibile. Dove c'è una menzogna sul clima (ed in particolare sui climatologi ed ancora più in particolare su Phil Jones o Michael Mann) c'è qualcuno che in qualche modo ha a che fare con delle trivelle.

A proposito di giornalismo dal basso, questa è l' immagine che tipicamente lo rappresenta:

grassroots appunto, qualche cosa di naturale e spontaneo. Quello che fanno questi signori non è giornalismo dal basso, ma astroturfing. Artificiale come questo:
Tragicamente l'astroturfing sul web è ovunque, a massacrare la vita a delle persone oneste, che chiedono solo di poter fare il proprio lavoro, ed a spingere l'opinione pubblica verso una politica demenziale e autodistruttiva che serve solo per arricchire qualche imbecille senza scrupoli, mettendo così in pericolo le generazioni future, la nostra unica opportunità di dare un senso alla nostra attuale esistenza.

martedì 11 maggio 2010

Il nerd ed il sole


Una delle falsità che vengono propagate dai negazionisti è che i climatologi ignorino l'attività del sole nei loro modelli. Come dire, che gli ingegneri nella progettazione degli edifici ignorino la gravità o nella costruzione di un ponte ignorino il vento.

I climatologi, come tutti gli scienziati, potranno anche essere incapaci di comunicare, chiusi nel proprio guscio, restii ai cambiamenti e socialmente inetti (dei nerd, insomma), ma non sono certo così idioti da ignorare il *sole*  quando si parla di *riscaldamento* globale (in realtà è proprio il contrario, nel loro lavoro sono piuttosto bravini).

Pensare una cosa del genere, ma come si fa ad essere così arroganti (e stupidi)? Qui abbiamo migliaia di persone che collettivamente dedicano l'intera vita professionale a studiare come varia il clima, parliamo di 10e14/10e15 neuroni che in qualsiasi momento delle 24 ore sono focalizzati sul problema del cambiamento climatico. Un autentico esercito che utilizza il rigore del metodo scientifico, la ragione, la logica e i dati più sofisticati e i mezzi più avanzati che abbiamo mai avuto nella storia dell'umanità, per capire se e come la terra si scalda. Tra l'altro questo è un esercito che fa una sanguinosissima guerra civile, visto che la ricerca della fama e la carriera richiedono l'affermazione delle proprie idee e quindi la demolizione delle opinioni contrastanti. Chi sopravvive è un autentico Rambo.

Poi arriva l'Uriel di turno che pensa che tale prodotto darwiniano di una enorme attività intellettuale e tecnologica è puro escremento bovino e che solo lui col suo blogghetto ti può spiegare le cose. Io proprio non capisco questo genere di arroganza.

Comunque torniamo al punto. Dicevamo del sole. Nei modelli si tiene conto di quello che si sa al momento, e nel caso specifico che il Sole come forzante climatica da un certo momento in poi ha inciso in maniera trascurabile e di conseguenza il parametro viene adeguatamente fattorizzato nei modelli.

Come si sa questo? Da una carrettata di lavori passati attraverso il più massacrante processo di revisione (chi fa questo lavoro, vi garantisco non ci dorme la notte a causa dei reviewers, altro che Uriel). Skeptical science ne ha fatto una raccolta.

L'ultimo in ordine di tempo è del marzo 2010 e ha concluso che il sole in caso di un un nuovo minimo di Maunder non potrebbe influire per di più di 0.3 gradi Celsius su un aumento di circa 4 gradi dovuto ai gas serra.


Ok, ma possibile che tutti questi nerd dicano che il sole non scalda? Certo che lo dicono, per esempio Lockwood et al hanno appena pubblicato che l'attuale minimo solare ha un effetto *locale* sull'Europa non grandissimo, ma altamente significativo di 0.5 gradi sulla media. Qui da noi col sole al minimo fa più freddo che altrove. Questo analizzando i dati del Regno Unito degli ultimi 350 anni e armonizzando i risultati con dei semplici modelli che tengono conto delle dinamiche atmosferiche rispetto al riscaldamento solare e che spiegano come l'Europa sia un po' più influenzata dall'attività del sole. Il resto del mondo, not so much.

Il nerd sarà socialmente inetto, ma come dicevo prima, il suo mestiere lo sa fare bene, come minimo occorre pensare a quei milioni di miliardi di neuroni che proprio in questo preciso momento stanno lavorando su tutto ciò, prima di aprire bocca.

Aggiornamento: ho cambiato lievemente il testo per chiarire meglio alcuni termini e riferimenti (vedi commenti).

domenica 4 aprile 2010

La scienza è la poesia della realtà

Hagar l'Orribile è un barbaro simpatico. Non lo sono quelli che stanno cercando di distruggere la scienza con una campagna di bugie sul clima


Per la serie "la scienza comincia a reagire contro la barbarie incombente", vi segnalo questo ottimo blog creato recentemente da Christian Polson-Brown, studente di biologia a Perth, Australia.

http://friendofreason.wordpress.com/

Il blog ha oggi on line un bel post che comincia citando le parole di Richard Dawkins "La scienza è la poesia della realtà"

C'è bisogno di uscire all'aperto e dire le cose che vanno dette sulla scienza. Nel mondo anglosassone stiamo vedendo un fiorire di iniziative del genere. In Italia, c'è qualche timido accenno. Se ci tenete alla scienza e alla ragione e non volete finire sommersi dalla barbarie avanzante, venite fuori anche voi!

mercoledì 17 marzo 2010

Tirare uova marce agli scienziati del clima

George Monbiot è uno dei più lucidi e informati giornalisti che abbiamo oggi. Uno che ha chiarissime le questioni relative alla scienza, alla comunicazione, e al cambiamento. Questo articolo che ha scritto sul "Guardian" è talmente interessante che mi ha fatto superare la mia pigrizia a tradurre le cose: mi sono messo lì e l'ho tradotto. E' veramente denso di cose da capire e da meditare. Monbiot non è tenero con gli scienziati, e per delle buone ragioni; parla addirittura di tirargli dietro delle uova marce. Ma ritiene anche che la scienza, nel complesso, funziona. Il problema è la società che non riesce ad agire di conseguenza. La conclusione di Monbiot è pessimistica ma non ingiustificata vista la situazione: "nulla funziona". Ovvero, riusciremo a far meglio dei batteri in una piastra di Petri che crescono finché c'è cibo disponibile e poi muoiono soffocati nei loro stessi escrementi? Leggetevi l'articolo, poi mi propongo di commentarlo in dettaglio in altri post.


Il problema della fiducia nella scienza complessa


Di George Monbiot - The Guardian, 9 Marzo 2010

Non c'è un modo semplice per combattere la pubblica ostilità verso la ricerca climatica. Come ci fanno vedere gli psicologi, in ogni caso non sono i fatti che ci fanno cambiare idea.

C'è una domanda alla quale nessuno di quelli che negano il riscaldamento globale causato dall'uomo vuole rispondere: che cosa ci vorrebbe per persuaderti? Nella maggioranza dei casi, la risposta sembra essere nulla. Nessun livello di evidenza può scuotere la credenza in crescita che la scienza del clima è un gigantesco complotto messo insieme dalle teste d'uovo e dai governi per tassarci e controllarci. Il nuovo studio del Met Office che dipinge un quadro anche più oscuro di quello del Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) non farà niente per cambiare questa visione.

L'attacco contro gli scienziati del clima si sta oggi allargando a una guerra totale contro la scienza. Scrivendo recentemente per il Telegraph, l'opinionista Gerald Warner ha trattato gli scienziati con i termini di "Narcisisti e Prime Donne, teste bacate in camice bianco [che] hanno ripreso il loro ruolo di pazzoidi.... Il pubblico non ha più rispetto per gli scienziati. Come le chiese evangeliche in continuo litigio fra loro nell'800, possono formare tutte le sette scismatiche che vogliono, tanto nessuno gli da più retta."


Opinioni di questo genere possono essere spiegate in parte come una rivincita degli umanisti. Ci sono poche eccezioni al fatto che non ci sono editori o dirigenti in una ditta di media - e pochissimi giornalisti - che abbia un titolo di studio scientifico, tuttavia tutti sanno che i nerd stanno conqustando il mondo.  Ma il problema è reso più difficile dalla complessità. Arthur C. Clarke ha detto che "ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia". Avrebbe potuto aggiungere che ogni conoscenza sufficientemente avanzata non è distinguibile dalle ciarle senza senso. La specializzazione scientifica è oggi così estrema che anche persone che studiano campi vicini all'interno della stessa disciplina scientifica, non si capiscono più fra di loro. Il dettaglio della scienza moderna è incomprensibile per quasi tutti, il che significa che dobbiamo accettare sulla fiducia quello che gli scienziati dicono. Eppure la scienza ci dice che non bisogna fidarsi di niente. Questa contraddizione è fatale per la fiducia del pubblico.


La sfiducia è stata moltiplicata dagli editori delle riviste scientifiche, le cui pratiche monopolistiche fanno si che i supermercati sembrino degli angioletti, e che sono dovute da tempo per un'inchiesta da parte della Commissione alla Competizione. Gli editori non pagano per la maggior parte del materiale che pubblicano eppure, a meno che voi non siate membdi di un'istituzione accademica, vi fanno pagare 20 sterline o più per accedere a un singolo articolo. In certi casi, fanno pagare alle biblioteche decine di migliaia di sterline per un abbonamento annuale. Se gli scienziati vogliono che la gente provi perlomeno a capire il loro lavoro, dovrebbero far partire una rivolta su larga scala contro le riviste che pubblicano i loro lavori. Non è più accettabile per i guardiani del sapere di comportarsi come dei guardiacaccia dell'800, che cacciano via i proletari dalle grandi tenute dei ricchi.


Ma c'è un sospetto più profondo qui. La mitologia popolare, da Faust al Dr. No, attraverso Frankenstein - propone gli scienziati come sinistri cospiratori, che utilizzano le arti oscure per avanzare i loro poteri diabolici. Alle volte, questo non è così lontano dalla verità. Alcuni scienziati hanno usato il loro genio per trasformare l'antrace in armi per i governi della Russia o degli Stati Uniti. Alcuni isolano geni assassini per le ditte di biotecnologia, allo scopo di impedire ai coltivatori di propagare i loro semi. Alcuni cedono i loro nomi per articoli scritti segretamente dalle ditte farmaceutiche con lo scopo di imbrogliare i dottori riguardo alle proprietà delle medicine che vendono.


Finché non avremo un codice di comportamento globale o un giuramento Ippocratico che costringe gli scienziati a non fare danni, la reputazione della scienza sarà trascinata nella polvere da ricercatori che inventano sempre nuovi modi di farci del male.


Ieri, Peter Preston ha scritto sul Guardian un appello per un profeta che potesse tirarci fuori dalla selva oscura. "Abbiamo bisogno di uno scienziato appassionato e persuasivo che può stabilire una connessione con il pubblico e convincerlo.... Abbiamo bisogno che un credente ci insegni a credere." Funzionerebbe? No, guardate all'odio e alla derisione che l'appassionato e persuasivo Al Gore ha generato. Il problema è non solo il fatto che la maggior parte degli scienziati non sono in grado di parlare in un linguaggio umano riconoscibile, ma sta anche nell'aspettativa che la gente sia sensibile alla persuasione.


Nel 2008, il Washington Post aveva riassunto i risultati di alcune recenti ricerche nella psicologia della disinformazione. Queste ricerche dimostrano che, in certi casi, smentire una storia falsa può aumentare il numero di persone che ci credono. In uno studio, il 34% dei conservatori ai quali era stato detto che l'Iraq aveva armi di distruzione di massa, tendevano a crederci. Ma fra quelli ai quali si faveva vedere che le affermazioni del governo erano completamente smentite dal rapporto Duelfer, il 64% aveva finito per credere che l'Iraq aveva armi di distruzione di massa.


C'è una spiegazione possibile in un articolo pubblicato su "Nature" in gennaio. L'articolo dimostra che la maggior parte delle persone tendono a "prendere spunto per quello che devono provare come sentimento, e quindi credere, dalle esclamazioni di approvazione o disapprovazione della propria platea". Quelli che si considerano indivualisti e quelli che rispettano l'autorità, per esempio, "tendono a trascurare l'evidenza di rischi ambientali, perché l'accettazione generalizzata di questa evidenza porterebbe a restrizioni al commercio e all'industria, attività che loro ammirano." Quelli che hanno una visione più centrata sull'uguaglianza sono "più soggetti a credere che queste attività portano a rischi inaccettabili e quindi dovrebbero essere limitate.


I ricercatori hanno trovato che queste divisioni spiegano meglio di ogni altro fattore le differenti risposte alle stesse informazioni. I nostri filtri ideologici ci incoraggiano a interpretare nuove evidenze in modo tale da rinforzare quello che già crediamo. Come risultato, i gruppi che hanno valori opposti diventano più polarizzati, e non di meno, quando sono di fronte a informazioni scientificamente corrette. I conservatori nell'esperimento sull'Iraq potrebbero aver reagito contro qualcosa che loro percepivano come associato al rapporto Duelfer, piuttosto che alle informazioni che esso conteneva.


Per quanto questa analisi possa suonare giusta, la descrizione di dove si trova la linea di divisione non è completamente corretta. Non descrive la strana posizione in cui mi trovo. Nonostante i miei sentimenti iconoclastici e anti-corporazioni, sto spendendo molto del mio tempo a difendere il "sistema" scientifico contro quel tipo di fomentatori di disordini con i quali mi trovo spesso associato. Il mio cuore si ribella contro questo progetto: vorrei piuttosto tirare uova marce agli scienziati che cercare di capire i loro dati. Ma i miei principi mi obbligano a cercare di capire la scienza e spiegarne le conseguenze. Questo progetto è risultato il più settario nel quale mi sia mai trovato a lavorare. Più mi concentro sui fatti, più virulenta diventa la loro deformazione.


Tutto questo non mi da fastidio - ho una pelle da dinosauro - ma rinforza l'impressione terribile che nulla funziona. La ricerca pubblicata nell'articolo su Nature mostra che quando gli scienziati si vestono sobriamente, si tagliano la barba, e danno dei titoli conservativi ai loro articoli, riescono a comunicare con l'altra parte. Ma nel fare in questo modo sicuramente si allontanano da persone che sarebbero inclini ad aver fiducia in loro. Come mostra la saga del vaccino contro il morbillo, le persone che non hanno fiducia nell'autorità possono prendere a calci la scienza altrettanto bene di quelli che invece ne hanno.


Forse dobbiamo accettare il fatto che non esiste una soluzione semplice alla pubblica sfiducia contro la scienza. La battaglia sul cambiamento climatico suggerisce che più chiaramente spieghi qual'è il problema, più allontani la gente. E addio a una vita di lavoro, la mia.

giovedì 25 febbraio 2010

L'attacco alla scienza: siamo alle liste di proscrizione



Si chiama "feeding frenzy" (frenesia famelica) quello che succede quando gli squali sentono l'odore del sangue. Questo è quello che sta succedendo con la scienza del clima: i politici hanno sentito l'odore del sangue e si stanno scatenando in una campagna di demolizione contro gli scienziati colpevoli di aver smosso le acque. E' la vendetta delle lobby del carbone e del petrolio.

Ora, il senatore degli Stati Uniti James Inhofe ha pubblicato un rapporto dove elenca esplicitamente i nomi delle persone da prendere a bersaglio per azioni contro comportamenti "non etici e potenzialmente illegali", come trovate scritto qui.

E' una vera lista di proscrizione di nomi che comprendono una buona frazione degli scienziati di punta della scienza del clima mondiale. Eccoli qui. Per ora, penso che non ci sia nella lista nessun lettore di questo blog. Ma solo per ora.....


Raymond Bradley
Keith Briffa
Timothy Carter
Edward Cook
Malcolm Hughes
Phil Jones
Thomas Karl
Michael Mann
Michael Oppenheimer
Jonathan Overpeck
Benjamin Santer
Gavin Schmidt
Stephen Schneider
Susan Solomon
Peter Stott
Kevin Trenberth
Thomas Wigley