martedì 9 marzo 2010

Fiducia, rispetto e propaganda.

 

Questo diagramma, preso da "linguaditerra" ci da un'idea dell'estrema difficoltà che abbiamo davanti se vogliamo coinvolgere la popolazione sulla questione del riscaldamento globale. I dati non sono recentissimi, ma la situazione non credo sia cambiata molto a oggi, anzi potrebbe essere peggiorata. Allora, vediamo che circa il 65% della popolazione viene classificata come composta di "analfabeti" o "semianalfabeti" funzionali. Questo vuol dire che non sono normalmente in grado di decifrare un messaggio scritto che non sia di semplicità estrema. Questo analfabetismo che riguarda la lingua scritta si riflette poi sulla capacità di decifrare un messaggio di tipo tecnico o scientifico.

Ora, se prendiamo il problema climatico, si vede subito da questi dati qual'è il problema di spiegarlo alla gente. La catena di eventi che fa si che guidare un'automobile in Italia da un contributo alla fusione della calotta artica è una cosa che può essere capita soltanto con un minimo di preparazione scientifica. Dai dati di cui sopra, vediamo che la frazione di persone in Italia con quel tipo di preparazione potrebbe essere, al massimo, di qualche percento della popolazione.

Eppure, il fatto che "la gente" non abbia gli strumenti culturali adatti a capire certe cose non vuol dire che siano scemi; assolutamente no. La gente siamo noi, siamo le nostre famiglie, i nostri amici, siamo padri e madri preoccupati per i nostri figli. Ricchi o poveri, colti o ignoranti, vogliamo sapere come stanno le cose sulla questione del riscaldamento globale e su tanti altri argomenti importanti. E queste cose le possiamo sapere se abbiamo fiducia negli esperti e se gli esperti hanno rispetto per noi.

Se ci pensate sopra un attimo, tantissime cose che si fanno normalmente si fanno su questa base: fiducia e rispetto reciproci. Pensate al dottore che vi cura, al maestro che vi insegna qualcosa, anche semplicemente al meccanico che vi ripara l'automobile. Per essere curati dal vostro dottore non avete bisogno di una laurea in medicina per capire esattamente il meccanismo biomolecolare del funzionamento della medicina che prendete. Avete bisogno di fiducia nel medico che vi prescrive quella medicina. E il vostro medico si guadagnerà la vostra fiducia se vi rispetta come persone, e non invece vedendovi soltanto come un caso clinico. Se vi rispetta, vi potrà spiegare come funziona quella medicina e perché la dovete prendere.

E' possibile costruire questo rapporto di reciproco rispetto e fiducia fra esperti e pubblico sulla questione del riscaldamento globale? Si, è possibile. Se guardate la storia di come il problema era stato affrontato all'inizio, vedrete che era esattamente così che il rapporto fra esperti e pubblico si stava sviluppando. C'erano conferenze e rapporti sul clima che nessuno contestava. Nessuno offendeva gli scienziati dandogli di bugiardi e di imbroglioni. I politici mettevano la questione del riscaldamento globale al centro della loro azione. Insomma, il pubblico aveva fiducia negli esperti che - da parte loro - questa fiducia in qualche modo se l'erano guadagnata.

Questo rapporto di fiducia e di rispetto è continuato finché il problema climatico non è andato a impattare contro interessi economici consolidati; quelli delle lobby del petrolio e del carbone, principalmente. A questo punto, è entrata in gioco la propaganda - un meccanismo ben collaudato e ben finanziato che è stato messo in azione per distruggere tutto quello che era stato costruito fino ad allora. 

Se ci pensate sopra un momento, la propaganda anti-scienza che vediamo in azione in questo momento agisce in modo esattamente il contrario di quello che dicevo che si dovrebbe fare. Per prima cosa, mina la fiducia negli scienziati, attaccandoli a livello personale. Poi non ha rispetto per nessuno. In effetti, la propaganda disprezza il pubblico ed è così che deve fare, altrimenti come lo potrebbe imbrogliare? E questo disprezzo lo mostra in continuazione sulla questione del riscaldamento globale. Lo fa banalizzando le cose oppure dando importanza a dettagli inutili o a pure falsità. Così, la propaganda vi farà credere che le cose veramente importanti nella scienza del clima sono la temperatura di oggi, certe lettere scritte da qualcuno 10 anni fa, il clima di Plutone, oppure sapere esattamente a che velocità si sciolgono i ghiacci dell'Himalaya. La propaganda non cerca il rispetto o la fiducia di nessuno: cerca solo di distruggere entrambe le cose.

Distruggere è sempre molto più facile di costruire e non c'è dubbio che la propaganda anti-scienza ha avuto molto successo in questi ultimi tempi. Sono riusciti a minare la fiducia del pubblico negli scienziati e a generare una tale confusione che molta brava gente si trova oggi a credere in perfetta buona fede che il riscaldamento globale è tutto un imbroglio. In più, sono riusciti a scatenare un clima da caccia alle streghe che ha dato spazio a un gran numero di persone aggressive e mentalmente instabili per scagliarsi contro i loro incubi personali, in questo caso identificati nei climatologi e negli scienziati in generale.

Possiamo recuperare? Io credo di si. Io credo che ci sia ancora spazio per superare questa fiammata di propaganda. Rendersi conto di quello che sta succedendo è già un grosso passo avanti e far notare alla gente le trappole propagandistiche che li circondano spesso fa miracoli nel far loro capire che li stanno imbrogliando. Noi stessi non dobbiamo cadere nelle trappole mediatiche che ci vengono tese da gente che è pagata apposta evitando di farci menare per il naso in dibattiti insensati. Soprattutto, dobbiamo ricordarci che il pubblico (la gente; e la gente siamo noi) va rispettato. Si tratta di raccontare le cose come stanno. Non sarà facile, ma a lungo andare, la verità finisce per vincere.



lunedì 8 marzo 2010

Verso lo scontro con la tragedia

C'è un post estremamente interessante sul blog di "Lou", "The Cost of energy". Si intitola Verso lo scontro con la tragedia. La tesi di Lou è che la situazione dell'economia, dell'ambiente e del clima si è talmente degradata che molta gente si trova alla disperazione. Per questo motivo, alcuni sono arrivati a un livello di violenza verbale e di intimidazione che prelude a un possibile attacco fisico contro gli scienziati.

Non ce la faccio a tradurvi il post di Lou, ma ve lo riassumo brevemente. Parte da una breve selezione di email ricevute dai climatologi e contententi offese scurrili e minacce di morte. Va poi a indicare i nomi di quelli che hanno dato inizio alla campagna. Sono nomi poco noti in Italia, ma assai conosciuti negli Stati Uniti: Marc Morano, Tom Harris, Marc Milloy e altri uomini di "public relations", pagati dalle lobby dei combustibili fossili e che sanno indubbiamente fare il loro mestiere. Ci sono poi i giornalisti come Glenn Beck e Rush Limbaugh che hanno pubblicamente minacciato di morte chi si è dichiarato a favore dell'idea che l'uomo sia la causa del riscaldamento globale. Infine, il senatore James Inhofe, a sua volta, ha minacciato di processare i climatologi come criminali.

Questa serie di attacchi sui media hanno generato una reazione violenta (per il momento solo a livello verbale) da parte di persone evidentemente alla ricerca di un capro espiatorio per i loro guai. A questo proposito, Lou dice:

"Le persone responsabili per questi atti si sono convinti che il loro modo di vivere, le loro stesse vite, addirittura, sono minacciate da un qualche "Innominabile Entità Malvagia Esterna". Ci sono sempre persone del genere in giro, gente che vive uno spazio negativo e che definiscono se stessi per quello che odiano invece di quello che amano. Per alcuni di loro, il gruppo scelto per entrare nella categoria dell'Entità Malvagia Esterna è quello degli scienziati del clima e di quelli che vorrebbero che tutti noi agissimo in accordo con quello che gli scienziati dicono che dovremmo fare per minimizzare l'impatto umano sul cambiamento climatico."

Vale la pena di leggere il post  per il puro orrore di vedere svilupparsi una situazione di "caccia alle streghe" ormai fuori controllo ma che non è nata per caso. Qualcuno ha soffiato sul fuoco; qualcuno ha voluto questa campagna di odio. Non c'è di che stupirsene: non è certo la prima volta che qualcuno utilizza le tendenze aggressive di persone emotivamente poco stabili per avanzare una tesi politica. Ultimamente, questo modo di agire lo abbiamo chiamato "terrorismo." Per ora, nel dibattito sul cambiamento climatico il terrorismo si limita all'intimidazione, ma queste cose fanno alla svelta a passare ai fatti.


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Vi passo un pezzetto da "Climate Progress" che da un'idea di dove siamo arrivati.


One scientist was called a 

Loudmouth, arrogant, conceited, ignorant wanker”.

The emails frequently accuse the scientists of being frauds who manipulate their research in order to receive funding, such as this one to Ben McNeil at the UNSW:

“It’s so obvious you are an activist going along with the climate change lie to protect your very lucrative employment contract.”

They often blame the recipients of being guilty of crimes, as in this one received by Professor David Karoly at the University of Melbourne:

“It is probably not to (sic) extreme to suggest that your actions (deceitful) were so criminal to be compared with Hitler, Stalin and Pol Pot. It is called treason and genocide.

“Oh, as a scientist, you have destroyed peoples trust in my profession. You are a criminal . Lest we forget.”

Receiving emails like these is unsettling and at times disturbing, which of course is the point. They become worrying when they cross the line to personal threats, such as these sent to Professor Andy Pitman at the UNSW:

“There will be a day of facing the music for the Pitman type frauds… Pitman you are a f**king fool!”

And this one:

“If we see you continue, we will get extremely organised and precise against you.”

When Pitman politely replied to the last, the response was more aggressive:

“F**k off mate, stop the personal attacks. Just do your science or you will end up collateral damage in the war, GET IT.”

All threats have to be taken seriously, and at times warrant calling in the police. The police are able to trace anonymous emails to their sources and take action against those who send them. The police are now advising those who received abusive and threatening emails to resist the immediate urge to delete them and keep them in a separate folder for future reference.

Climate campaigners have also noticed a surge in the frequency and virulence of this new form of cyber-bullying. The following was received by a young woman (who asked that her name not be used):

“Did you want to offer your children to be brutally gang-raped and then horribly tortured before being reminded of their parents socialist beliefs and actions?

“Burn in hell. Or in the main street, when the Australian public finally lynchs you.”

Another campaigner opened her inbox to read this:

“F**k off!!! Or you will be chased down the street with burning stakes and hung from your f**king neck, until you are dead, dead, dead!

“F**k you little pieces of sh*t, show youselves in public!!!”

Greens Senator Christine Milne told me that senators’ inboxes are bombarded every day by climate deniers and extremists, so that now they are running at least 10 to one against those who call for action on climate change.

She describes it as a “well-organised campaign of strident, offensive and insulting emails that go well beyond the bounds of the normal cut and thrust of politics”.

It was widely reported that in the days before the Liberal Party leadership challenge last November, MPs were blitzed with emails from climate deniers. 

Some MPs were spooked into voting for Tony Abbott, the only one of the three contenders who had repudiated climate science. Australia’s alternative government is now led by climate deniers.

Journalists hit

Journalists too have become the victims of cyber-bullying. I have spoken to several, off the record, who have told of torrents of abusive emails when they report on climate change, including some sufficiently threatening for them to consult their supervisors and consider police action.

One was particularly disturbed at references to his wife. Another received the following from someone who gave his name and identified himself as medical representative at major pharmaceutical’s company:

“You sad sack of s**t. It’s ok to trash climate change sceptics yet, when the shoe is on the other foot, you become a vindictive, nasty piece of s**t not able to face the fact that you’re wrong about climate change and you’re reputation is now trash.”

Anonymous emails are usually more graphic.

“Your mother was a goat f**ker!!!!!! Your father was a turd!!!!!!! You will be one of the first taken out in the revolution!!!!!!!! Your head will be on a stake!! C**t!”

Few of those on the receiving end of this hatred doubt that the emails are being orchestrated. Scores of abusive emails over a few hours are unlikely to be the product of a large number of individuals spontaneously making the effort to track down an email address and pour forth their rage.

While some individuals act alone, increasingly the attacks are arranged by one or more denialist organisations. It’s fair to assume operatives in these organisations constantly monitor the media and, when a story or interview they don’t like appears, send messages out to lists of supporters, linking to the comments, providing the scientist’s email address and urging them to let him or her know what they think.

One or two of the cyber-bullies have hinted at the level of organisation, with one following an abusive rant with the comment: “Copies of my e-mails to you are also being passed out to a huge network for future reference.”

domenica 7 marzo 2010

Clima: correlazione e causazione

 

Un colloide è una miscela dove una sostanza è finemente dispersa in un altra. In molti casi, si tratta di sostanze organiche disperse in acqua. Anche noi esseri umani siamo, sostanzialmente, dei colloidi. Questo ha fatto venire l'idea a qualcuno che studiando i colloidi si possa trovare qualche correlazione fra cose come l'attività solare e il comportamento umano. Tuttavia, questa idea per ora non ha portato a niente di utile. In questo post, ne discuto le ragioni partendo dalla storia del Prof. Giorgio Piccardi che su questa idea ci ha studiato sopra una vita.


Quando mi iscrissi a Chimica, nel 1971, Giorgio Piccardi, ex direttore dell'Istituto di Chimica Fisica, era già molto anziano e morì l'anno dopo. Non l'ho mai incontrato di persona, ma la sua presenza si sentiva ancora in facoltà e c'era chi continuava i suoi esperimenti.

Piccardi lo avevano chiamato "il chimico del sole". Aveva ragionato che noi tutti, esseri umani, siamo materia allo stato colloidale. Allora, perchè non studiare dei modelli di materia colloidale e vedere se ci sono effetti del sole, dei raggi cosmici, o di qualche altra cosa? Questi lui li chiamava "fenomeni fluttuanti"

Così, il lavoro di Piccardi per tanti anni fu di preparare tutti i giorni dei colloidi. Ogni colloide era una specie di nuvoletta di materia che fluttuava in una provetta. Lui osservava diligentemente come questa nuvoletta si comportava. Poi, confrontava quello che aveva visto con le macchie solari, la posizione della terra nella sua orbita e addirittura relativa alla galassia. Da questo, pensava di poter trovare delle correlazioni con certi eventi: guerre, civiltà e imperi, e cose del genere.

E' stato un lavoro lungo e tedioso che è durato decenni e che è proseguito per un po' anche dopo la morte di Piccardi. Mi ricordo di aver conosciuto il tecnico che lavorava con lui. Su questo soggetto ci era invecchiato sopra e continuava ancora ogni tanto a far precipitare un colloide e ad annotarne le proprietà. Quando lui andò in pensione, qualche anno dopo, di fenomeni fluttuanti non si parlò più in facoltà.

Gli anni sono passati, i dati raccolti da Piccardi devono essere ancora da qualche parte, in qualche raccoglitore polveroso. Ci sono ancora i suoi articoli pubblicati su varie riviste, probabilmente ancora disponibili negli scaffali delle biblioteche. Ma nessuno ha continuato il lavoro di Piccardi e nessuno è riuscito ad andare oltre qualche ipotesi di correlazione che però non è riuscito a confermare.

Quando ero studente, e anche dopo, il lavoro di Piccardi mi era parso affascinante e mi era parso anche che, magari, qualcuno avrebbe dovuto continuarlo. Ma, con gli anni e con più esperienza, mi sono accorto che quello di Piccardi non era l'approccio giusto. Non per dir male di uno scienziato di valore che aveva fatto del suo meglio; ma oggi ne sappiamo tanto di più su quelli che lui chiamava "fenomeni fluttuanti" e che oggi tendiamo a chiamare, più normalmente "fenomeni complessi". Ai tempi di Piccardi, di queste cose si sapeva ancora poco e non c'è da meravigliarsi se il suo approccio oggi lo vediamo come completamente obsoleto.

Piccardi aveva localizzato un'area di grande interesse, ma non era mai riuscito ad andare oltre la pura ricerca di correlazioni. Ma in questo modo non si riesce veramente ad andare a capire un sistema complesso. Non ci possiamo aspettare di trovare un'equazione o una correlazione semplice che descriva il sistema; per riuscirci dobbiamo arrivare al nocciolo, descriverne la fisica. Nei sistemi complessi troveremo sempre un comportamento complesso e i nostri sistemi di equazioni si troveranno spesso in difficoltà a descrivere l'andamento di qualcosa che evolve con grande rapidità; ha delle vere e proprie transizioni di fase. Ma, perlomeno, non perderemo mai di vista la fisica - per quanto possa essere complesso un sistema, deve pur sempre obbedire ai principi di base: la conservazione dell'energia, per esempio.

Per spiegarmi meglio, sarà bene che vi faccia un esempio pratico. Pensate al sistema climatico terrestre. Per descriverlo, ci vogliono modelli complessi e non lineari che tengono conto delle interazioni fisiche fra i vari elementi del sistema. Tuttavia, c'è chi non ama i modelli complessi. In un certo senso, li si possono anche capire: non sarebbe bello se esistesse una "equazione del clima" che sta in una sola riga e che ti spiega tutto senza bisogno di modelli complicati? O magari, una correlazione semplice: una periodicità che dipende dalle macchie solari, dal moto della terra nella galassia, dalla posizione della costellazione del Capricorno, o da qualche altra cosa. Purtroppo, non funziona così.

La tentazione di semplificare per forza sistemi che non possono essere semplificati la ritrovate nel tentativo che molti hanno fatto di correlare il riscaldamento globale che osserviamo con l'attività solare. L'idea è che si prende qualche parametro solare che varia: irradiazione, macchie solari, vento solare o altro. Si va a vedere come varia e si confronta con la variazione della temperatura terrestre. Se le due curve si somigliano, uno potrebbe essere tentato di dire che la variazione della temperatura terrestre è causata dalla variazione dell'attività solare.

Vi faccio un esempio di questa correlazione. Per qualche tempo è andato molto di moda su internet far vedere questo grafico che correla l'andamento delle macchie solari con la variazione di temperatura ("anomalia") sulla terra.




Sembra perfetto, vero? E c'è ancora chi continua a farlo girare su internet e a ragionarci sopra. Ma notate dove si ferma il grafico: al 1990, circa. Che cosa è successo in vent'anni da allora? Beh, ecco qui i dati fino al 2007 (da questo link, fra le altre cose un articoletto interessante):



Allora, vedete il problema? Fino al 1990, la correlazione c'era - più o meno -  poi è andata, come si suol dire, a trovare qualche signora dai facili costumi. Non è il solo esempio, ce ne sono molti altri. Chi è esperto di statistica cade spesso nella trappola di massaggiare i dati fino a trovare un buon coefficiente di correlazione fra la temperatura terrestre e qualche altro parametro (macchie solari, raggi cosmici, misura delle scarpe dei carpentieri afgani o che altro). E' facile; ed è anche una trappola mortale. 

Io credo che l'esempio delle macchie solari sia fondamentale per capire come la correlazione non indichi necessariamente causazione. Anche se la correlazione fra macchie e temperatura fosse continuata fino ad oggi, per sostenere che il riscaldamento terrestre è causato dalle macchie solari bisogna che in qualche modo si spieghi il meccanismo fisico che sta dietro alla faccenda. E qui non ci siamo proprio. Mi sono letto svariati articoli di autori che sostengono questa correlazione, ma quando siamo a parlare delle cause fisiche, le spiegazioni sono molto vaghe e carenti se non evidentemente sbagliate. Le macchie solari sono cose molto interessanti, ma qui si tratta di spiegare come fanno a riscaldare un intero pianeta e, per quanto uno possa arzigogolare, la cosa non è ovvia.

Se ci pensate sopra un attimo, in effetti, ci sono molti che cercano di prendere questo approccio per interpretare il riscaldamento globale, ovvero cercare una correlazione e da li inferire una causazione. Basti pensare a tutti quelli che parlano dei "pianeti che si scaldano." Se Giove - per esempio - si scalda e se anche la terra si scalda, questa la posso considerare una correlazione. Da qui si può essere tentati di inferire una causazione: ovvero che la causa in entrambe i casi è il sole. A parte che non è neanche vero che esiste questa correlazione, l'interpretazione rimane scorretta in mancanza di qualche prova che ci dica che in che modo il sole sta scaldando sia Giove come la Terra. Questa di cercare solo correlazioni statistiche è un approccio che non ha portato a niente al tempo di Piccardi e che - molto probabilmente - non ci porterà in nessun posto nemmeno oggi.



Un articolo che da maggiori dettagli sull'attività di Giorgio Piccardi si trova a questo link.

sabato 6 marzo 2010

Contraddizioni

Un post molto carino su "Climate WTF," che vi traduco.  Se seguite un po' la polemica sul riscaldamento globale, su questo ci farete delle belle risate. Se le leggi della fisica valessero per le cretinate che la gente dice; le contraddizioni dei negazionisti si annichilerebbero vicendevolmente come se fossero particelle elementari - bang! Una serie di piccole esplosioni di raggi gamma, e via. Sarebbe divertente, appunto, se non fosse una cosa tragica......

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  • Quei maledetti climatologi hanno deliberatamente alterato i dati della temperatura della superficie per favorire l'idea del riscaldamento globale antropogenico
  • Il riscaldamento globale dei primi anni del ventesimo secolo che si vede nei dati di superficie è prova contro il riscaldamento globale antropogenico

  • I computer possono essere programmati per fargli dire qualsiasi cosa. Questi maledetti scienziati del clima hanno fatto i loro modelli climatici in modo tale che i risultati favoriscano il riscaldamento globale antropogenico
  • I modelli climatici provano che il riscaldamento globale non esiste dato che i risultati mostrano un punto caldo che non c'è

  • I dati di superficie dei primi anni del ventesimo secolo provano che il riscaldamento globale antropogenico non esiste
  • Non è possibile credere ai dati di superficie: sono troppo poco accurati

  • I dati dei carotaggi dai ghiacci mostrano che la concentrazione del CO2 aumenta dopo la temperature, non viceversa. 
  • I dati dei carotaggi dai ghiacci non sono accurati dato che il CO2 diffonde attraverso il ghiaccio, quindi non sono credibili.

  • Bassa sensibilità del clima!
  • Il clima è sempre cambiato!

  • L'intelligenza e l'abilità umana ci permetteranno di adattarci facilmente a ogni cambiamento di temperatura o di livello del mare.
  • Una tassa sul carbonio avrebbe effetti catastrofici sulla nostra economia e la nostra civilizzazione

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Post originale

-Those darned climate scientists have deliberately fudged the surface temperature records so that they support manmade global warming!
-The early 20th century warming in the surface records disproves manmade global warming!

-Computers can be made to say anything! Those darned climate scientists have written the climate models so that the output supports manmade global warming!
-The climate models disprove manmade global warming because the output shows a hotspot that doesn't exist!

-The early 20th century warming in the surface records disproves manmade global warming!
-We can't believe the surface records. They are far too inaccurate!

-The ice core co2 records show co2 lags temperature, not the otherway round!
-The ice core co2 records are inaccurate due to co2 diffusing through the ice so we can't believe them!

-Low Climate Sensitivity!
-The Climate has changed a lot in the past!

-Mankind's resourcefulness and ingenuity will allow us to easily adapt to any change in climate or sea level
-A carbon tax will have a catastrophic effect on our economy and civilization

venerdì 5 marzo 2010

L'incubo peggiore: il rilascio del metano artico.

 


Esce oggi su Science l'articolo di un gruppo di scienziati russi che hanno trovato che il metano intrappolato sotto il permafrost del mare Artico si sta liberando e viene rapidamente rilasciato nell'atmosfera. Fino ad ora si riteneva che il permafrost facesse in qualche modo da "tappo" a questo metano, ma i risultati indicano che, purtroppo, non è così. 

Il riscaldamento globale in atto sta causando il parziale discioglimento del permafrost che - di conseguenza - rilascia il metano nell'atmosfera. Le quantità coinvolte sono immense e il metano è un gas serra molto più potente della CO2. Più metano viene rilasciato, più l'atmosfera si scalda. Più l'atmosfera si scalda, più metano viene rilasciato, e così via. I risultati? Un incubo che non riesco immaginare e preferisco non provarci nemmeno.

Questa è solo una nota preliminare messa giù rapidamente dopo una prima lettura dell'articolo su Science. Con calma, vedrò di fare un rapporto più dettagliato. Nel frattempo, qualcuno dirà che sono un catastrofista. Me l'hanno chiesto una volta anche in un intervista TV. Ho risposto che non so se sono un catastrofista. So solo che certe cose mi fanno paura.



giovedì 4 marzo 2010

Michael Mann: siamo alla guerra!

 

Michael Mann, climatologo americano, è noto per i suoi studi sulle temperature del passato basati sull'esame degli anelli di crescita degli alberi. Questi studi hanno portato al grafico noto come "la mazza da hockey": un contributo importante per la scienza del clima, pienamente confermato in studi successivi. Tuttavia, il lavoro di Mann è stato oggetto di una campagna mediatica di demolizione che ha preso come bersaglio anche lo stesso Mann, vituperato, insultato, minacciato e denigrato in tutti i modi possibili. 


Immaginatevi come deve essere la vita di uno come Michael Mann che è continuamente bersaglio di minacce, insulti e offese varie che gli arrivano sia da gente che è pagata apposta per denigrarlo, sia da chi ci si diverte soltanto. Mann è stato messo nella lista dei climatologi che il senatore Inhofe vorrebbe incriminare e mandare in galera. La CNN ha diffuso un video  dove Mann viene mostrato come una grottesca caricatura di se stesso che canta una canzoncina: un operazione propagandistica che ricorda la pubblica demolizione dei dissidenti al tempo dell'Unione Sovietica. Ovunque su internet lo insultano: basta un esempio trovato a caso qui, dove lo definiscono "tricky bastard" (che non credo richieda traduzione). Mann stesso racconta che riceve centinaia di messaggi di insulti e di minacce di morte tutti i giorni non solo per lui ma anche per la sua famiglia.

Deve essere terribilmente duro vivere così per uno che vorrebbe soltanto fare il suo mestiere, quello dello scienziato, e che non ha dietro un partito politico o una lobby potente. E' solo lui, con qualche collega che gli da una mano.

In un intervista di Randy Olson  viene fuori qualcosa della personalità e delle idee di Mann. Qui, Mann dice una cosa fondamentale: c'è una guerra combattuta contro la scienza del clima e gli scienziati. Bisogna che altri diano una mano, altrimenti la guerra si può perdere. Aggiungo io che è una guerra contro la scienza in generale, non solo contro la scienza del clima. Bisogna che ci impegnamo per difendere la scienza, altrimenti rischiamo di perdere tutto quello di buono che abbiamo fatto da Galileo fino ad oggi.

Dell'intervista di Mann, vi traduco un pezzettino. Il resto si trova qui

Robert Olson: Lei pensa che dopo il climategate ci sia una nuova comprensione della serietà della questione dell'attacco agli scienziati, e vede nuovi cambiamenti che si stanno verificando in proposito?
Michael Mann: Sarà sorpreso che posso dargli risposte di una sola parola a entrambe - si e si. Io credo che ci sia, piuttosto in ritardo nella partita, ma meglio tardi che mai , c'è oggi una comprensione che c'è una guerra che si sta combattendo contro la scienza del clima e contro gli scienziati, e se altri non entrano a dar loro una mano, la loro causa potrebbe essere sconfitta.

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RO - Do you think, post-Climategate, there’s a new realization of the seriousness of this issue of attacking scientists, and do you see any new changes happening to address that.
MM - You’re going to be surprised that I can actually give you one word answers on both — yes and yes. I think there is — perhaps a little late in the game — but better late than never — now there is an awareness that there is a war being fought against the climate science and scientists, and if others don’t step in and assist in that war, their cause could be lost.

mercoledì 3 marzo 2010

La ragione dei fatti



Un bel video fatto da "Greenman" che trovate su youtube qui. Se non masticate tanto bene l'inglese, non apprezzerete la scena iniziale del cane che fuma il sigaro, ma state tranquilli: non è tutto così! E' un inglese molto semplice che include anche molte immagini e filmati.

Sul clima, nessuno ha la verità in tasca e ci sono tante incertezze. Ma ci sono anche tanti fatti che non si possono ignorare. Il film di Greenman è semplice, diretto, e basato sui fatti e sulla scienza. Vi fa vedere la storia della ricerca sul riscaldamento globale e l'evidenza che abbiamo sul fatto che è causato in gran parte dall'uomo. Greenman ha fatto veramente un bel lavoro, mettendo insieme dati pubblicamente disponibili ma che richiederebbero una notevole fatica per essere rintracciati da chi non ha il tempo di approfondire.

Ovviamente questo film non piacerà a quelli che rifiutano in blocco la scienza per ragioni ideologiche e neppure a quelli che sono pagati dalle lobby del carbone e del petrolio per raccontarci balle. Comunque, lo apprezzeranno quelli di voi che riescono ancora a mantenere un po' di sanità mentale nonostante il diluvio di propaganda anti-scienza che ci sta arrivando addosso. E se vi è piaciuto, date anche un'occhiata agli altri film di Greenman.

martedì 2 marzo 2010

ASPO-Italia sul riscaldamento globale

ASPO-Italia è la sezione italiana dell' associazione internazionale ASPO (Association for the Study of Peak Oil) un gruppo di ricercatori che studiano i combustibili fossili e la loro sostituzione con energie rinnovabili.







L'evidenza del riscaldamento globale è ampia e incontrovertibile e i dati disponibili indicano chiaramente che è in gran parte dovuto all'attività umana.


A cura del comitato scientifico di ASPO-Italia -2 Marzo 2010


Abbiamo visto negli ultimi tempi svilupparsi un attacco mediatico contro la ricerca sul cambiamento climatico e contro le persone che se ne occupano. E' un attacco non basato su interpretazioni alternative dei dati, che in se sarebbero legittime, ma su attacchi personali ai ricercatori e alle organizzazioni impegnate nella scienza del clima che sono accusati di aver ordito una cospirazione per lucrare sul concetto di riscaldamento globale causato dall'uomo. Questa accusa non è basata su nessuna evidenza che stia in piedi a un esame condotto con obbiettività.

I membri di ASPO-Italia vedono con grande preoccupazione questi sviluppi. Riteniamo che l'evidenza sperimentale per il riscaldamento globale in atto sia ampia e incontrovertibile. Inoltre, riteniamo che dati e modelli accumulati in decenni di studio indichino chiaramente che il riscaldamento è causato in gran parte dall'attività umana e, in particolare, dall'uso dei combustibili fossili.

I nostri dati e i nostri modelli indicano anche che il progressivo esaurimento dei combustibili fossili sta portando a un uso sempre maggiore di combustibili che emettono quantità maggiori di gas climalteranti a parità di energia prodotta. Ricorrere in modo esteso a questi combustibili, come il carbone e i liquidi estratti dalle sabbie bituminose, potrebbe peggiorare enormemente il problema climatico. 

Invitiamo gli organi scientifici impegnati nella ricerca sul clima a continuare il buon lavoro svolto finora. Invitiamo anche il pubblico e i decisori politici a non farsi disorientare dalla campagna mediatica in corso contro la scienza del clima.

lunedì 1 marzo 2010

I samurai del clima


Toshiro Mifune, indimenticabile protagonista de "I sette samurai," poteva combattere e sconfiggere molteplici avversari, tutto da solo. Qualcosa di simile succede nel dibattito sul riscaldamento globale dove, alle volte ci si trova intrappolati a combattere in condizioni di netta inferiorità numerica. Anche senza essere un samurai, tuttavia, combattere dalla parte della verità da sempre un bel vantaggio e qui vi racconto dell'impresa di Allumiere di Carlo Cacciamani.


Il convegno sul clima di Allumiere è stato un bell'esempio di una trappola mediatica: uno contro tre. Carlo Cacciamani, ricercatore dell'ARPA si è trovato da solo a sostenere l'origine principalmente umana del riscaldamento globale contro Adriano Mazzarella (quello dei "Fornelli sottomarini artici"), Nicola Scafetta (bravo statistico ma non altrettanto bravo climatologo) e Guido Guidi, metereologo. Tutti e tre convinti negatori del concetto che il riscaldamento globale è causato dall'uomo.

Non è la prima volta che vedo un convegno organizzato in modo così platealmente squilibrato. Al "Festival dell'Energia" di Lecce del 2009, un climatologo serio come Sergio Castellari si è trovato impegnato in uno scontro contro due pataccari ignoranti di cui taccio persino il nome e con in più il moderatore che li favoriva. In quell'occasione, Castellari è stato molto bravo a ribattere colpo su colpo e alla fine ne è uscito almeno pari - un buon risultato considerando l'inferiorità numerica.

Ad Allumiere la cosa è stata un po' meno scorretta; qui gli avversari di Carlo Cacciamani avevano, perlomeno sulla carta, delle qualifiche scientifiche corrette. Ma la disparità numerica rimaneva e si poteva temere un gioco al massacro. Tuttavia, da quello che ho saputo di come è andato il convegno, Cacciamani si è difeso molto bene e - anzi - ha messo a segno diversi colpi che hanno spiazzato gli avversari. Forse non è stato proprio come Toshiro Mifune che tira fuori la katana e fa fuori cinque o sei avversari in 30 secondi, ma credo che comunque sia stato un bel risultato.

Da notare che, sia a Lecce come ad Allumiere, la disparità delle forze sul palco non si rifletteva affatto in platea. La maggior parte delle persone che vanno a sentire questi convegni sul clima sono convinte della bontà del lavoro degli scienziati e dell'interpretazione che vuole il riscaldamento globale come causato principalmente dall'attività umana. Sembra che il bombardamento mediatico contro la scienza pagato dalle lobby del carbone e del petrolio non abbia ancora rincretinito tutti. Questo è bene e speriamo che la gente continui a ragionare con il proprio cervello senza farsi imbrogliare dalla propaganda.

Comunque sia andata, il comune di Allumiere non ha fatto certamente una bella figura a organizzare un convegno così squilibrato e parziale. Mi dice Cacciamani che gli amministratori, incluso il sindaco, gli sono parsi in buona fede.  Non ho difficoltà a crederci, ciononostante dovrebbero fare più attenzione ai convegni che sponsorizzano.

domenica 28 febbraio 2010

Astrologia del cambiamento climatico

 
Percepisco che qualcuno sta per fregarti
Wow, grazie per l'avvertimento! Quanto le devo?


La settimana scorsa, la camera dei rappresentanti del Sud Dakota ha approvato il decreto HCR 1009 che prevede l' "insegnamento bilanciato del riscaldamento globale" nelle scuole pubbliche del Sud Dakota.

I rappresentanti del Sud Dakota propongono come cause per i cambiamenti osservati: " Una varietà di effetti climatologici, meteorologici, astrologici, termologici e di dinamica ecologica". A parte l'astrologia (ma anche la "termologia" non è niente male), il documento è una bella collezione di leggende climatiche che illustra bene cosa succede quando i legislatori si improvvisano scienziati. Visto che c'erano, potevano anche abrogare la legge di gravità, così miglioravano la sicurezza degli aerei!

Certe volte mi viene quasi da tirare un sospiro di sollievo: ma allora i nostri legislatori non sono proprio i peggiori del mondo......

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Ecco il decreto completo, se vi incuriosisce.  

State of South Dakota  
EIGHTY-FIFTH SESSION
LEGISLATIVE ASSEMBLY, 2010  


363R0643   HOUSE CONCURRENT RESOLUTION   NO.  1009  


Introduced by:    Representatives Kopp, Bolin, Brunner, Cronin, Curd, Feickert, Gosch, Greenfield, Hamiel, Hoffman, Hunt, Iron Cloud III, Jensen, Juhnke, Kirkeby, Lange, Lederman, Moser, Novstrup (David), Olson (Betty), Olson (Ryan), Pitts, Putnam, Rausch, Russell, Schlekeway, Sly, Steele, Tidemann, Turbiville, Van Gerpen, Verchio, and Wink and Senators Brown, Abdallah, Bradford, Haverly, Maher, and Schmidt
 


        A CONCURRENT RESOLUTION, Calling for balanced teaching of global warming in the public schools of South Dakota.
    WHEREAS, the earth has been cooling for the last eight years despite small increases in anthropogenic carbon dioxide; and
    WHEREAS, there is no evidence of atmospheric warming in the troposphere where the majority of warming would be taking place; and
    WHEREAS, historical climatological data shows without question the earth has gone through trends where the climate was much warmer than in our present age. The Climatic Optimum and Little Climatic Optimum are two examples. During the Little Climatic Optimum, Erik the Red settled Greenland where they farmed and raised dairy cattle. Today, ninety percent of Greenland is covered by massive ice sheets, in many places more than two miles thick; and
    WHEREAS, the polar ice cap is subject to shifting warm water currents and the break-up of ice by high wind events. Many oceanographers believe this to be the major cause of melting polar ice, not atmospheric warming; and
    WHEREAS, carbon dioxide is not a pollutant but rather a highly beneficial ingredient for all plant life on earth. Many scientists refer to carbon dioxide as "the gas of life"; and
    WHEREAS, more than 31,000 American scientists collectively signed a petition to President Obama stating: "There is no convincing scientific evidence that human release of carbon dioxide, or methane, or other greenhouse gasses is causing or will, in the foreseeable future, cause catastrophic heating of the earth's atmosphere and disruption of the earth's climate. Moreover, there is substantial scientific evidence that increases in atmospheric carbon dioxide will produce many beneficial effects on the natural plant and animal environments of the earth":
    NOW, THEREFORE, BE IT RESOLVED, by the House of Representatives of the Eighty-fifth Legislature of the State of South Dakota, the Senate concurring therein, that the South Dakota Legislature urges that instruction in the public schools relating to global warming include the following:
            (1)    That global warming is a scientific theory rather than a proven fact;
            (2)    That there are a variety of climatological, meteorological, astrological, thermological, cosmological, and ecological dynamics that can effect world weather phenomena and that the significance and interrelativity of these factors is largely speculative; and
            (3)    That the debate on global warming has subsumed political and philosophical viewpoints which have complicated and prejudiced the scientific investigation of global warming phenomena; and
    BE IT FURTHER RESOLVED, that the Legislature urges that all instruction on the theory of global warming be appropriate to the age and academic development of the student and to the prevailing classroom circumstances.

sabato 27 febbraio 2010

Stiamo perdendo la saggezza.

"La scienza del clima è un imbroglio!"
"Stai ignorando la gravità della nostra situazione!"
"La gravità è un imbroglio!"


Un ondata di follia sembra stia travolgendo ogni tentativo di comunicare in termini non basati su slogan e insulti. Abbiamo perso la saggezza, sembrerebbe. Cosa sta succedendo?


Vi passo qui di seguito un post di Jim Lippard che segue una linea abbastanza simile a quella del mio post recente "L'Internet è una foresta incantata" dove ragionavo sulla difficoltà di distinguere fra informazione "buona" e "cattiva" su Internet.

C'è molta discussione sul web su questo argomento. Secondo alcuni, l'abbassamento del costo dell'informazione sul web ci sta portando più danni che vantaggi. Nel post di Lippard trovate una discussione molto interessante quando cita Yaron Ezrahi. Questo pezzetto che vi traduco è forse un po' pesantino, ma se avete cinque minuti potete provare a leggerlo (grassetto mio):

La sintesi post-illuministica della conoscenza scientifica e politica nelle società democratiche è in declino sulla base di una transizione del discorso pubblico in bocconcini facilmente consumabili di informazione presentata in modo vivido che Ezrahi chiama "fuoriformazione" ("outformation"). Mentre, prima dell'illuminismo, l'autorità aveva più che altro una base religiosa e l'ideale per la conoscenza era la "saggezza" -- che Ezrhai vede come una miscela di conoscenza "cognitiva, morale, sociale, filosofica e pratica" che è privilegiata, intoccabile e una questione di fede, l'Illuminismo portò in avanti la conoscenza scientifica sistematizzata. Questa conoscenza era formale, obbiettiva, universale, impersonale e insegnabile - con un certo sforzo. Quando questo sapere scientifico diventa utilizzabile per un pubblico più vasto, viene spogliato dei suoi strati teoretici, formali, logici e matematici e diventa una "conoscenza pensata", ovvero una conoscenza che dipende dal contesto e dal luogo. Infine, quando l'informazione viene ulteriormente allontanata dal suo contesto e progetto di uso per uno scopo particolare, eppure viene incrememntata con rappresentazioni "ricche e frequentemente intense" che includono "esperienze cognitive, estetiche, emozionali e di altre dimensioni. A questo punto diventa "fuoriformazione".


Questa "fuoriformazione" secondo Ezrahi, ti porta a dare peso a realtà soggettive che vengono però trattate come legittime e autorevoli. Il risultato finale sono "azioni politiche a basso costo" basate su queste realtà soggettive.

Se siete arrivati fino a qui, credo che avete colto come il ragionamento di Ezrahi descrive esattamente cosa sta succedendo nel dibattito sul riscaldamento globale. Lo spezzettamento dell'informazione ci sta facendo perdere di vista la realtà vera, sommersa dalle "realtà soggettive" che ne stanno prendendo il posto della realtà vera.

Per esempio, guardate quanta gente si è convinta che il fatto che sia nevicato o abbia fatto freddo questo inverno vuol dire che il concetto di riscaldamento globale è una bufala. Per loro, questa realtà locale e limitata nel tempo è diventata la realtà universale. Tutto questo sta abbassando il livello del dibattito che ormai non contempla più che azioni a basso costo a livello politico, invece di quelle ben più importanti che sarebbero necessarie.

Ma, forse, l'Internet non c'entra niente. Alla fine dei conti, il problema potrebbe essere soltanto uno: stiamo perdendo la saggezza.



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Is knowledge drowning in a flood of information?


There have long been worries that the mass media are producing a “dumbing down” of American political culture, reducing political understanding to sound bites and spin. The Internet has been blamed for information overload, and, like MTV in prior decades, for a reduction in attention span as the text-based web became the multimedia web, and cell phones have become a more common tool for its use. Similar worries have been expressed about public understanding of science. Nicholas Carr has asked the question, “Is Google Making Us Stupid?”


Yaron Ezrahi’s “Science and the political imagination in contemporary democracies” (a chapter in Sheila Jasanoff's States of Knowledge: The Co-Production of Science and Social Order) argues that the post-Enlightenment synthesis of scientific knowledge and politics in democratic societies is in decline, on the basis of a transition of public discourse into easily consumed, bite-sized chunks of vividly depicted information that he calls “outformation.” Where, prior to the Enlightenment, authority had more of a religious basis and the ideal for knowledge was “wisdom”--which Ezrahi sees as a mix of the “cognitive, moral, social, philosophical, and practical” which is privileged, unteachable, and a matter of faith, the Enlightenment brought systematized, scientific knowledge to the fore. Such knowledge was formalized, objective, universal, impersonal, and teachable--with effort. When that scientific knowledge is made more widely usable, “stripped of its theoretical, formal, logical and mathematical layers” into a “think knowledge” that is context-dependent and localized, it becomes “information.” And finally, when information is further stripped of its context and design for use for a particular purpose, yet augmented with “rich and frequently intense” representations that include “cognitive, emotional, aesthetic, and other dimensions of experience,” it becomes “outformation.”


According to Ezrahi, such “outformations” mix references to objective and subjective reality, and they become “shared references in the context of public discourse and action.” They are taken to be legitimated and authoritative despite lacking any necessary grounding in “observations, experiments, and logic.” He describes this shift as a shift from a high-cost political reality to a low-cost political reality, where “cost” is a measure of the recipient’s ability to consume it rather than the consequences to the polity of its consumption and use as the basis for political participation. This shift, he says, “reflects the diminished propensity of contemporary publics to invest personal or group resources in understanding and shaping politics and the management of public affairs.”


But, I wonder, is this another case of reflecting on “good old days” that never existed? While new media have made new forms of communication possible, was there really a time when the general public was fully invested in “understanding and shaping politics” and not responding to simplifications and slogans? And is it really the case, as Ezrahi argues, that while information can be processed and reconstructed into knowledge, the same is not possible for outformations? Some of us do still read books, and for us, Google may not be “making us stupid,” but rather providing a supplement that allows us to quickly search a vast web of interconnected bits of information that can be assembled into knowledge, inspired by a piece of “outformation.”

giovedì 25 febbraio 2010

L'attacco alla scienza: siamo alle liste di proscrizione



Si chiama "feeding frenzy" (frenesia famelica) quello che succede quando gli squali sentono l'odore del sangue. Questo è quello che sta succedendo con la scienza del clima: i politici hanno sentito l'odore del sangue e si stanno scatenando in una campagna di demolizione contro gli scienziati colpevoli di aver smosso le acque. E' la vendetta delle lobby del carbone e del petrolio.

Ora, il senatore degli Stati Uniti James Inhofe ha pubblicato un rapporto dove elenca esplicitamente i nomi delle persone da prendere a bersaglio per azioni contro comportamenti "non etici e potenzialmente illegali", come trovate scritto qui.

E' una vera lista di proscrizione di nomi che comprendono una buona frazione degli scienziati di punta della scienza del clima mondiale. Eccoli qui. Per ora, penso che non ci sia nella lista nessun lettore di questo blog. Ma solo per ora.....


Raymond Bradley
Keith Briffa
Timothy Carter
Edward Cook
Malcolm Hughes
Phil Jones
Thomas Karl
Michael Mann
Michael Oppenheimer
Jonathan Overpeck
Benjamin Santer
Gavin Schmidt
Stephen Schneider
Susan Solomon
Peter Stott
Kevin Trenberth
Thomas Wigley

mercoledì 24 febbraio 2010

Se tiri fuori la pistola, è per uccidere!


Non mi ricordo più in quale film di John Wayne si sentono le parole "Se tiri fuori la pistola, è per uccidere." Forse non era nemmeno un film di John Wayne, ma non importa. E' una frase che rende bene l'idea che se tiri fuori un'arma qualsiasi corri il rischio che il tuo nemico ne usi una equivalente contro di te. E' quello che in termini strategici si chiama "Escalation".

La stessa regola di John Wayne vale per l'escalation mediatica, ma in questo caso non si parla di eliminazione fisica dell'avversario. Si parla piuttosto della sua eliminazione mediatica: il termine tecnico è "character assassination" (assassinio del personaggio). E' una tecnica potentissima che, però, va usata con molta cautela perché, come per tutte le armi potenti, chi la usa per primo si espone a una ritorsione con gli stessi metodi.

Negli ultimi tempi, abbiamo visto la lobby dei negazionisti climatici fare un salto di letalità nello scontro mediatico. Se prima la loro tattica era di negare o distorcere la realtà dei fatti o la loro interpretazione, adesso si sono mossi attaccando direttamente le figure degli scienziati di spicco: Michael Mann, Rajendra Pachauri, Keith Briffa, Phil Jones e altri sono stati accusati senza mezzi termini di aver falsificato i dati per interesse personale.

Difficilmente si può pensare a un insulto più pesante: per un ricercatore, falsificare i dati è un abominio, è il massimo dell'abiezione, è la cosa che sta al primo posto in assoluto nella lista delle cose da non fare. Uno scienziato che falsifica i dati è come un prete pedofilo, un pompiere incendiario, un impresario di pompe funebri necrofilo; cose del genere, insomma.

Nella cronaca ci sono casi di persone che tradiscono la loro professionalità, ma non si può fare di ogni erba un fascio e dire, per esempio, che i preti sono tutti pedofili a partire da un caso di cronaca. Qui, invece, vediamo un attacco mediatico che mira all'assassinio della reputazione di un gruppo di scienziati - fra le altre cose senza nemmeno una base reale. Ma è un attacco che si è espanso a minare la reputazione di tutta la scienza del clima e - di riflesso - di tutta la scienza.

Come dicevo prima, sono armi estremamente letali che si prestano a una ritorsione altrettanto letale. In effetti, stiamo vedendo l'inizio di questa ritorsione e i negazionisti hanno molto da temere se le tecniche di assassinio del personaggio verranno usate contro di loro.

Per esempio, un personaggio molto equivoco fra i negazionisti è Steve McIntyre del sito "ClimateAudit". McIntyre è molto noto su internet per la sua ossessiva campagna, una specie di stalking, contro Michael Mann e il suo "hockey stick" (la "mazza da hockey"). Sebbene il lavoro di Mann sia stato confermato e validato da tutti gli studi successivi in proposito, McIntyre è riuscito a convincere molta gente che era "sbagliato".

Ma chi è McIntyre per lanciarsi in questa impresa di demolizione del lavoro non solo di Mann ma di tutti quelli che hanno lavorato su ricostruzioni paleoclimatiche?

Beh, McIntyre è uno che come affidabilità non è che sia gran ché, anzi è pessimo. Tanto per fare un'esempio, in un suo documento si lancia a dichiarare che i ghiacciai alpini al tempo dei Romani erano molto più ridotti degli attuali, e ci fa vedere anche una figura che mostra i ghiacciai quasi scomparsi come dovevano essere "al tempo dei Romani". Peccato che se si va a vedere la sorgente di questa affermazione troviamo che non è vero niente. E l'immagine l'ha presa da una rivista popolare!

E questo sarebbe uno di quelli che criticano l'IPCC perché ha parlato dei ghiacci himalayani senza citare un articolo "peer reviewed"? E uno che si inventa di sana pianta queste cose dovrebbe essere quello che va a correggere il lavoro degli scienziati? 


In effetti, a un'analisi dettagliata del personaggio che è Steve McIntyre vengono fuori cose interessanti. C'è di mezzo APCO, una lobby finanziata da aziende petrolifere. McIntyre è connesso con il senatore James Inhofe, noto negazionista, e con i "friends of science" un classico caso di quello che si chiama "astroturfing", ovvero di infiltrati che portano avanti gli interessi delle lobby del carbone e del petrolio sotto una falsa bandiera ambientalista. E altre cosette che potete leggervi da voi su questo link....

E' non è questione del solo McIntyre. Se vi leggete il libro di Jim Hoggan "Climate Cover-up" troverete un interessante lista di loschi figuri che si atteggiano a scienziati disinteressati che sono sul libro paga dei vari think thank americani a loro volta pagati dalle compagnie petrolifere o del carbone. Insomma, c'è una banda di gente, là fuori, pagata per imbrogliarci.

Adesso che siamo arrivati all'assassinio del personaggio, le pallottole volano e si tratta di vedere chi rimarrà in piedi. In questo gioco, i negazionisti climatici hanno tutto da perdere.

domenica 21 febbraio 2010

L'internet è una foresta incantata


Avete mai visto un amanita falloide? E' un fungo bellissimo, così come lo è l'amanita muscaria; il fungo delle fiabe, quello con il cappello rosso a puntini bianchi.

Belli ma mortali e tutti gli anni qualcuno ci casca. Spesso è una svista, ma mi ha raccontato un esperto di funghi che gli è capitato di parlare con uno che era sopravvissuto - a mala pena - dopo essersi cucinato un'amanita falloide in un pentolino. Alla domanda, "ma come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?" ha risposto, "mi sembrava impossibile che un fungo così bello potesse essere velenoso." L'apparenza inganna, come si suol dire.

Certe volte mi sembra che l'internet sia una specie di foresta incantata: ci sono tanti bei funghi virtuali; cibo per la mente. Alcuni sono buoni ma alcuni sono velenosi. Se uno va in giro e raccoglie funghi senza sapere cosa fa, finisce per avvelenarsi. L'avvelenamento che ti può capitare su internet non è mortale per il fisico ma ti può allontanare dalla realtà senza speranza di ritorno.

Questo lo vedete bene se cercate di informarvi su internet su argomenti scientifici. Provate a fare una ricerca su cose appena un po' controverse, tipo l'evoluzione darwiniana, e troverete siti avvelenati in quantità; ovvero siti che sostengono di essere "scientifici" ma che in realtà non lo sono affatto - sono siti di impostazione politica o religiosa mascherati.

Se poi andate su un argomento molto controverso, come il riscaldamento globale; allora ci sono ottime possibilità di trovarsi di fronte all'equivalente virtuale di un amanita fallica. Se non state attenti finirete mentalmente avvelenati da ragionamenti solo apparentemente scientifici ma che sono pura propaganda che origina dalle lobby del carbone e del petrolio. Se le vostre informazioni sul clima arrivano da questi siti rischiate veramente di convincervi che il riscaldamento globale è un invenzione di un gruppo di scienziati malvagi che hanno complottato nell'ombra per imbrogliare il pubblico e continuare a ricevere i loro lucrosi contratti di ricerca.


In campo scientifico abbiamo visto un incredibile sviluppo dell'informazione su internet. Ci sono dei blog e dei siti scientifici eccellenti - specialmente in inglese. Veramente, oggi informarsi e approfondire è un piacere che avrei voluto poter provare quando ero studente - quando ci toccava laboriosamente sfogliare le riviste scientifiche in laboratorio, che arrivavano sempre in ritardo di mesi. Adesso, si può essere aggiornati in tempo quasi reale sugli sviluppi della scienza.

Purtroppo, però, questo grande sviluppo dell'informazione di qualità non serve a niente se chi lo riceve non è in grado di discernere e selezionare. Come ho detto più di una volta, la comunicazione è sempre a doppio senso: è sempre un dare e ricevere. E qui siamo nei guai.

Riesce il pubblico a discernere fra informazione di qualità e propaganda? Evidentemente, non ci riesce. Ultimamente, sembra che nessuno riesca più a ragionare se non per leggende; per cose sentite dire non si sa dove, non si sa quando e non si sa da chi. Sembra che tutti si siano intossicati con delle amanite virtuali. Il dibattito sul riscaldamento globale ne è un buon esempio: la scienza sta finendo sommersa dalla propaganda che ci propina leggende senza fine.

E allora? Beh, allora siamo in grossi guai. Ci sono da prendere dei provvedimenti per risolvere i problemi globali che fronteggiamo e non lo possiamo fare sulla base di leggende.

Possiamo fare in modo che l'informazione di qualità prevalga? Forse, ma dobbiamo ragionarci sopra. Per il momento, vi passo questo interessante articolo di Galatea sull'argomento.


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Di Galatea



“Se un oggetto è gratuito, non vale niente, diceva mio padre.” E ancora “In rete – gratis – ci si informa. Sul giornale – a pagamento – si conosce e si approfondisce.”

Queste due affermazioni, fatte ieri da Carlo de Benedetti, editore del gruppo Repubblica, meritano sicuramente una attenta esegesi. Non perché siano clamorosamente nuove (in buona sostanza, sono la stessa roba già dichiarata, qualche tempo addietro, da Gianni Riotta), ma perché la loro analisi potrebbe aiutare a capire alcuni cortocircuiti di pensiero che forse impediscono un più corretto sviluppo di rapporti e collaborazioni fra rete e stampa tradizionale.

La stampa on line non esiste ancora: Per ora la stampa tradizionale, così come anche la tv tradizionale, non pare aver saputo trovare il modo di integrare e nemmeno di “sfruttare” le potenzialità del web. I siti dei giornali italiani (e anche stranieri, in linea di massima) non sono “informazione on line”: sono semplicemente le versioni on line del cartaceo. Del web sfruttano la velocità di aggiornamento (il giornale è leggibE' allora? Eh, beh, siamo nei guai - ile tramite i-Phone, Blackberry, tiene costantemente informati i lettori con twitter o gli sms, immette filmati con dichiarazioni e video pescati da Youtube), ma manca una specificità legata al mezzo. I giornali hanno trasportato sul web la loro struttura tradizionale, ed abbastanza elefantiaca, dove lo “stacco” però tra chi fa il giornale e chi lo legge è drammatico. Per rendersene conto basta vedere la patetica sezione dei “commenti” a fondo dell’articolo: non c’è mai un singolo autore, neppure fosse l’ultimo redattore precario, che si premuri di rispondere alle sollecitazioni degli utenti. L’articolo del quotidiano messo sul web è là, ed ha la mobilità di una tavola della legge: non si discute. Eppure ci vorrebbe niente, da parte dell’autore, per cambiare questo tipo di rapporto: una volta messo il pezzo on line, dopo un’oretta, passo, leggo i commenti, rispondo. Qualsiasi blogger lo fa d’abitudine, ponendosi in un rapporto diretto con il suo lettore. Il giornalista della carta stampata no, manco gli viene in mente. Persino quando poi, magari, è anche blogger.

Il principio di questa scarsa interazione fra il giornale ed i suoi lettori è qualcosa di più che una semplice incapacità di rapportarsi ad essi da parte dei giornalisti che hanno scritto il pezzo, i quali, come abbiamo visto, nei loro blog personali o su Friendfeed talvolta invece rispondono direttamente, dando luogo anche a pittoreschi flame con i commentatori. È invece un portato diretto del suo sentirsi “professionista” solo nel momento in cui scrive sul giornale. Sul giornale lo pagano, e, in virtù di questo, il suo articolo è ammantato di ieraticità, indiscutibile dal basso: al massimo risponderà, con un altro articolo, il giorno seguente, alle critiche di altri giornalisti o di altre testate.

   1. L’idea che il giornalista è tale solo in quanto assunto da una testata, genera quindi un modo di comportarsi anche sul web da parte del “giornalista” che è alieno dalla caratteristica principale del web stesso, che non è solo velocità di comunicazione, ma anche interattività nella produzione della comunicazione stessa.In teoria tale comportamento dovrebbe essere alieno anche dal meccanismo che regola la “buona” carta stampata vecchio stile. De Benedetti , infatti, descrive così la stampa prodotta dal suo gruppo: “Un giornale, ma direi più in generale un grande gruppo editoriale non è un partito, ma una comunità vivente, in cui ognuno influenza l’altro, nel quadro di un’identità. E un sistema di idee che organizzano, gerarchizzano, ordinano le notizie della giornata. E’ così che concepisco l’informazione”.
      È curioso notare come la prima parte della definizione, in realtà, è assolutamente omologa a quella che si potrebbe dare di una web-comunity: il problema semmai sorge quando si analizza la seconda parte, cioè il passo in cui si parla di idee che organizzano, gerarchizzano, ordinano le notizie della giornata. Già, ma su che base? Nel web, che è un mare magno in cui si trova di tutto, la gerarchia viene data dalla credibilità acquisita sul campo dal singolo blogger nella cerchia più o meno vasta dei suoi lettori, e nella sua capacità singola di farsi notare postando notizie o approfondimenti originali. Nasce, insomma, da confronto quotidiano, anzi minuto per minuto. Non è ben chiaro fino in fondo, invece, da cosa sia garantita sulla carta stampata: la comunità ipotizzata da De Benedetti risulta una comunità molto più chiusa, come abbiamo visto, agli influssi esterni. Non solo perché le notizie vengono gerarchizzate sulla base di un quadro di identità del giornale (fenomeno che certo è presente anche nel mondo dei blog: il blogger gerarchizza e sceglie le notizie sulla base di quanto gli interessa e gli piace: ma lui, appunto, è solo una barchetta nel mare del web, un giornale è una corazzata..) ma perché i membri della comunità che possono esprimere pareri sono però limitati a quanti sono giornalisti “pagati per produrre”.
 

   2. “Se un oggetto è gratuito, non vale niente.” L’affermazione, nella sua apoditticità, è un bell’assunto di capitalismo borghese di stampo ottocentesco: ogni cosa ha un costo e il valore della cosa è determinata dal costo della stessa, che a sua volta è determinato dal mercato. Peccato che per le forme d’arte ed in parte per le forme di comunicazione l’identità fra corrispettivo economico e valore della cosa in sé non sia così automatico. In realtà, nel campo della produzione culturale, il fatto che lo scrittore/intellettuale (bene o male questo è il giornalista) venga retribuito per il suo lavoro è in realtà un concetto molto recente. Grandi opere della letteratura mondiale non hanno fruttato un soldo ai loro autori, che le hanno composte e in qualche modo “regalate” gratuitamente al pubblico. Un Tucidide, padre virtuale di tutti i giornalisti del mondo, non risulta che abbia ricavato una dracma dai suoi scritti, nonostante li avesse pensati con il preciso intento, dichiarato fin dalla prefazione, che essi fossero ktema es aei, una sorta di acquisto destinato a rimanere nel tempo. Dunque, stando nel campo della produzione intellettuale, il ragionamento del De Benedetti padre, e del De Benedetti figlio che lo cita, in realtà non costituisce un metro di valutazione, oppure bisognerebbe inferire che la Commedia di Dante (il quale mai intascò un fiorino bucato dai suoi scritti) vale meno di un fondo di Eugenio Scalfari, che s’è sempre fatto generosamente retribuire per ogni virgola. Possono esistere dunque, e bisogna ammetterlo, dei prodotti editoriali di valore benché gratuiti, in quanto questi sono prodotti messi in rete da autori che non pretendono di ricavare da essi guadagni materiali, ma solo di divulgare la propria opinione su un argomento specifico o un avvenimento: non saranno Dante, ma possono essere meglio di un fondo Riotta.
 

   3. Perché anche l’assunto della seconda affermazione di De Benedetti, in realtà, appare un po’ spericolato. “In rete – gratis – ci si informa. Sul giornale – a pagamento – si conosce e si approfondisce.” dice. Questa è una posizione, semmai, che può essere valida nella diatriba fra televisione e carta stampata, non fra carta stampata e web. La carta stampata è riuscita a resistere, seppur modificandosi, al successo della tv perché, essendo scritta, è per sua natura portata ad essere uno spazio di approfondimento. Nel tiggì serale le notizie vengono date, ma i tempi sono troppo stretti per poter consentire una analisi, che richiede non solo un analista, ma anche un pubblico in grado di assimilare e meditare prima di poter ribattere alle eventuali affermazioni fatte e letture dei dati proposte. Per quanto riguarda l’approfondimento della notizia, semmai, il web permette l’accesso ad una serie di risorse che non sono possibili per l’articolo del giornale stampato: si pensi alla possibilità di linkare direttamente fonti, tabelle, dati, altri siti; di rimandare il lettore con un solo clic ad un altro autore di cui si stanno sposando o contestando le tesi. Sulla Tv , sugli aggregatori o sui social tipo Twitter l’utente viene a conoscenza delle notizie nude e crude, e l’approfondimento avviene ormai, nei paesi più evoluti, proprio attraverso il web: ma è un approfondimento che si svolge non tanto sui siti dei giornali, ma su una galassia di blog e siti “gratuiti”.
 

   4. Il sito o il blog “gratuito” è necessariamente inferiore, come qualità di approfondimento, a quello del giornale? Be’, non è detto. Mentre sulla carta stampata il giornalista cui viene affidata la scrittura del pezzo può anche non essere un esperto specifico della materia di cui tratta, nei blog, anzi, la specializzazione diventa, per il blogger che voglia coltivare e tenere stretto il suo pubblico, una necessità. I blog tendono a selezionare gli argomenti e offrire ai loro lettori pareri su cose che conoscono, di cui sono esperti, siano esse la politica mediorientale o il punto croce. Il fatto stesso che il blogger possa scegliere la materia da trattare, perché in buona sostanza è l’editore di se stesso, mentre il giornalista non possa sempre farlo, spinge il blogger che voglia costruirsi una credibilità sul web a evitare gli argomenti su cui non è ferrato. Anche perché sa che, essendo i commenti aperti e la sua credibilità in rete legata alla sua capacità di non farsi cogliere in fallo da commentatori più esperti di lui, cerca di evitare brutte figure. Il che non evita, naturalmente, che in rete si trovi molto ciarpame: ma non più e non di diverso tipo da articoli pressapochisti e illeggibili che trovano spazio nei siti dei giornali old style.
 

   5. Gli assunti proposti da De Benedetti per la sua analisi del rapporto fra web e carta stampata, insomma, appaiono traballanti nella sostanza. Diversa è semmai la loro valutazione dal punto di vista imprenditoriale (De Benedetti parla dal punto di vista di imprenditore). Qui è ovvio che la quantità di risorse economiche necessaria per tenere in piedi il sito di un giornale strutturato come appendice di un giornale tradizionale è notevole, ed oggi può essere sostenuta solo con alle spalle un editore vecchia maniera. È anche vero che, allo stato attuale, i blogger “gratuiti” non potrebbero garantire una capacità di diffusione della notizia pari a quella dei giornali: il fallimento dei giornali modello “tradizionale” in questo momento sarebbe sicuramente un pericolo per la democrazia. Resta però il fatto che arrocarsi da parte degli editori tradizionali sul modo “tradizionale”, appunto, di fare informazione, e continuare a considerare il web come una appendice non è sintomo di lungimiranza. Il futuro richiederà un ripensamento generalizzato delle modalità di fare informazione, nonché sulla selezione di chi la fa. Pretendere che il web si appiattisca e segua le regole della carta stampata perché queste sarebbero le uniche a garantire al lettore una “qualità” è in qualche modo pretendere che una macchina si comporti come una bicicletta, e conitnuare pervicacemente a sostenere che gli unici in grado di sapere come si corre veramente per strada sono i ciclisti.