Riproduco qui un nuovo post di Miguel Martinez, dove lui nota correttamente come il microcosmo rispecchia il macrocosmo. Il Quartiere di San Frediano, in questo momento, riflette le difficoltà del mondo intero. Ci siamo ridotti a non essere capaci di gestire una strada di Firenze, immaginatevi gestire una guerra, le risorse energetiche, il cambiamento climatico, e l'intero ecosistema planetario.
Incidentalmente: a proposito della "ditta privata di proprietà al 100% del governo francese" descritta da Martinez che gestisce i trasporti pubblici di Firenze, è perfettamente vero che il comune si è impegnato a garantire per 10 anni i ricavi della RATP (Régie Autonome des Transports Parisiens) della tranvia di Firenze per dieci anni, come potete leggere nel contratto originale. La data di scadenza della garanzia è "dopo 10 anni di effettiva gestione commerciale a pieno regime." Non è chiaro cosa voglia dire, ma sembrerebbe che questa clausola sia ancora il in vigore e che lo resterà per alcuni anni. Vale anche per gli autobus che passano da Borgo San Frediano? Sembrerebbe di si. Il che vuol dire che se per una qualunque ragione i ricavi della RATP scendono sotto un certo livello, allora deve essere il comune a subentrare per pagare la differenza con i soldi delle tasse dei cittadini.
Quello che è certo è che i cittadini di firenze di questi contratti sanno poco o nulla. Queste cose non appaiono nei discorsi dei politici, o nei commenti sui giornali. Communque generano tutta una serie di problematiche che Martinez descrive qui e delle quali i cittadini che si trovano impigliati nel disastro sicuramente non avevano idea.
Una divagazione antropologica su quello che succede in Borgo San Frediano, stradina attualmente bloccata con le transenne per paura che tutto collassi.
Pensatela come una goccia d’acqua in cui si vede il mondo.
L’Assessore alla Mobilità ha detto, in varie dichiarazioni pubbliche, che il Comune farà le analisi strutturali sulla parte pubblica – la strada – e che i proprietari di casa devono farle sulle proprie case.
E che quando si capisce che tutto è apposto da una parte e dall’altra, si toglieranno le transenne e si applicheranno eventuali rimedi, se del caso.
E che chi è responsabile, il Comune oppure il Privato, pagherà i costi… l’importante è che adesso tutti siano in sicurezza.
Ora, io sono un ingenuo anglomessicano, e mi sembra un discorso di buon senso, anche espresso in modo chiaro e comprensibile. Mi verrebbe voglia di metterlo subito in pratica e risolvere il problema.
Suona bene anche sui giornali, e immagino che suoni bene anche a voi.
Ma gli indigeni mi fanno notare che nulla è come appare.
Tutto parte da un’omissione, da qualcosa che l’assessore e i giornali non citano e che voi non potevate sapere.
C’è una Ditta Privata (in realtà proprietà al 100% del governo francese) che gestisce tutti i trasporti pubblici su ruota della Toscana; e ci sono i proprietari degli autobus turistici a due piani, di un certo signor Fabio Maddii assai benvoluto dall’amministrazione.
Entrambi, per colpa del blocco stradale, hanno perso tanti soldi, e tra poco ipotizziamo con certezza che manderanno i loro sanguinari avvocati a chiederli indietro al Comune.
"Ipotizzare con certezza" è quella cosa che porta i fiorentini, quando vedono un'enorme nuvola nera in cielo, a uscire di casa con l'ombrello. Non sempre ci azzeccano, ma spesso si risparmiano una doccia.
Il danno c’è perché il Comune ha ordinato di chiudere la strada.
Se lo ha fatto, può essere per uno dei seguenti motivi:
- c’era un vero pericolo dovuto a un problema da parte del Pubblico (cattiva manutenzione della strada)
- C’era un vero pericolo dovuto a un problema da parte di qualche privato, che chiameremo il Proprietario (cattiva manutenzione di un palazzo che rischia di cadere in testa ai passanti).
- Non c’era nessun pericolo, e l’0rdinanza comunale era quindi un abuso.
Se guardate bene, sia nel caso 1) che 3), la colpa è del Comune.
Il Comune rischia quindi di versare fiumi di soldi a ditte private.
Sono soldi pubblici e quindi chissenefregherebbe, però esiste la Corte dei Conti, che dà la caccia ai funzionari e ai politici che hanno avuto la dabbenaggine di firmare qualcosa di troppo, e li spolpa.
Quindi noi ipotizziamo con certezza che il Comune cercherà di dimostrare che il colpevole è il Proprietario (caso 2).
Il tecnico che il Comune manda per ispezionare la parte pubblica può in teoria scoprire che è vera qualunque delle tre ipotesi.
Ma se pensiamo a una ditta che fattura quasi esclusivamente lavorando con il Comune, ipotizziamo sempre con certezza che scriverà una perizia che assolve il Comune. In fondo anch’io, da traduttore, faccio così, se il committente mi chiede di tradurre fischi, non traduco bottles. Traduco whistles. Se no, la prossima volta, non mi chiama più.
In questi giorni, ci siamo trovati a difendere, uno dopo l'altro, piccoli compagni di strada dai giornalisti e tutto sommato, da noi stessi che i giornalisti li avevamo chiamati.
Tipo il nostro compagno di strada che, interpellato, ha detto, "non mi coinvolgete, io lavoro facendo consulenze per il Comune". E concordiamo, mica gli vogliamo far perdere il lavoro che gli permette di pagare il mutuo.
Ma ipotizziamo con certezza anche che nella perizia, i tecnici pagati dal Comune non scriveranno nulla di falso: nessuno sano di mente mette la firma a un documento dove dice che il tubo gira a destra, mentre in realtà gira a sinistra, se no gli faranno pagare anche la distruzione di Pompei.
No, semplicemente non dirà che il tubo gira, e tutti penseranno che continui dritto, ma lui mica l’ha scritto.
Per non finire nel tritacarne, due semplici regole.
Imparare a scrivere, cioè a definire con chiarezza la propria innocenza, e far sfumare le proprie colpe.
E a contare sempre fino a dieci, prima di mettere la firma. E se possibile, non mettercela proprio. Ogni firma può essere una confessione di colpevolezza.
Da trentatrè anni, gli amici del Centro Popolare Autogestito (CPA) occupano in assoluta illegalità un'intera ex-scuola pubblica, facendo ottime cose. Il loro segreto? Non hanno mai firmato nulla. Pensate che ganzo.
Con questo rigoroso ragionamento, arriviamo alla ipotetica certezza che il Comune farà di tutto per far ricadere la colpa sul Proprietario, inteso come il cittadino che possiede un appartamento o un negozio.
E qui la politica diventa arte.
Bisogna dimostrare che il Proprietario è colpevole di negligenza, e quindi è colpevole non solo dei danni a casa sua, ma anche del procurato allarme, di aver fatto bloccare la strada e di aver fatto perdere decine, centinaia di migliaia di euro alle ditte che stanno per fare causa al Comune.
Ma come costringere il Proprietario ad ammettere di essere lui il colpevole?
Bisogna spingerlo a fare – ovviamente a proprie spese – una perizia, che lo incolpi.
Il Proprietario dovrà innanzitutto procurarsi un ingegnere strutturista, ma poi pure un geologo che esplori il sottosuolo. E costano molto.
Gli indigeni mi spiegano che il Proprietario è responsabile per legge del Mondo Infero fino al nono cerchio dell’Inferno. Tipo, se c’è il petrolio sotto la mia casa e prende fuoco, io sono colpevole e vado in galera; ma vado anche in galera, se prendo il petrolio per farmi l’acqua calda.
Il Comune ovviamente non può ordinare a un Proprietario di spendere i propri soldi per autoincolparsi. Se l’Assessore mettesse la firma a un ordine simile si impicherebbe da solo…
Ma se instillasse nella testa del Proprietario la paura di dover pagare tutto, e contemporaneamente la speranza che pagandosi una perizia, potesse almeno pagare meno?
Certo, se il Proprietario è furbo, può pagare un perito per scrivere mentendo che tutto va bene. E gli conviene pure, se vuole rivendere la proprietà a un prezzo ragionevole.
Così se il palazzo alla fine crolla, non sarà colpa di nessuno. E anche il Comune certamente non ne avrà colpa.
D’accordo, ma se non è colpa di nessuno, sorge il Problema Tre:
“Non c’era nessun pericolo, e l’0rdinanza era quindi un abuso.“
Soluzione: il Proprietario possiede una casa perfetta, eppure ha rotto le scatole chiamando i Vigili del Fuoco, e venne la Polizia Municipale, che per due soldi chiamò la Ditta Semiprivata che mise la transenna che scacciò l’autista… Tutto ciò che succede da lì in poi è colpa del Proprietario.
Se il Proprietario invece è una persona perbene, che non fa truffe…
farà fare una perizia, che dimostrerà che un problema c’è davvero. E c’è davvero, perché un’intera strada sta collassando.
Ma riconoscendo che c’è un problema dalla parte sua, il Proprietario, tutto insieme: perderà la casa perché è pericolante, si brucerà l’eventuale mutuo, ma soprattutto si prenderà per iscritto e per firmato la colpa di tutto.
Le migliaia di euro spese per le transenne e le tre uscite quotidiane dell’Operaio che non s’è mai visto saranno la minima parte di ciò che dovrà pagare…
Perché sarà tutta responsabilità sua il Mancato Guadagno della Ditta Semiprivata che stava per spolpare il Comune, e della Ditta Privatissima che portava i turisti sugli autobussoni a due piani a farsi i selfie con sfondo Uffizi.
Ora, la buona notizia è che in fondo alla catena, a pagare tutto, ci sarà una signora, che nella sua vita ha pensato più alla letteratura che al diritto, che ha la colpa di possedere una cantina dove al posto del cemento che c’era, compaion buchi di sabbia. E quando l’avrete mandata a dormire sulle panchine di Piazza Tasso, non avrete manco pagato le vacanze ai Caraibi degli avvocati.
Ma su, un po’ di ottimismo…
Prima di pensare che a Firenze tutti vivano sotto la scure di cause e processi, è bene ricordare che ci sono due tipi di persone.
Quelle che hanno paura delle cause, e quelle che non ne hanno paura.
Tra i fifoni, ci sono tipicamente le signore appassionate di letteratura che possiedono una cantina o che hanno la sciagurata fantasia di chiamare i vigili del fuoco.
La prospettiva di passare anni e anni senza dormire, pagando avvocati che tirano fuori ipotesi sempre più assurde, è per loro peggio dell’idea di arrendersi, pagare e tacere.
Nella seconda categoria, ci sono signori come Leonetto Mugelli, che affrontano con molta più allegria simili ipotesi: ricordiamo che il signor Mugelli approfittò delle vacanze estive per costruire due palazzi interi nel cortile della chiesa del Carmine, nel centro Unesco dove è vietato anche stendere i panni alle finestre.
Oppure un altro signore di cui mi concederete di non fare il nome, con numerosi precedenti per rapina a mano armata, che ha aperto una serie di società che hanno fatto fallimenti creativi in serie.
Tante ne ha fatte, che un po' di domiciliari se le è dovute sorbire, assieme a molti signori nati tutti a Vibo Valentia. Ma il suo ristorante stasera era felicemente aperto, con tre giovinetti che versavano da bere; e le bevande e il cibo costituiscono ancora oggi la parte meno redditizia di ciò che offre ai clienti.
Il fiorentino suona maledettamente simile all’italiano. Eppure è un’altra lingua.
Ragioniamo su tutte queste cose sotto la pioggia, e la zingara romena ci chiede i soldi, e passano i turisti.
E io imparo, guardando la torre dell’Arnolfo con il suo orologio con una sola lancetta.
"La tua città, che di colui è pianta
che pria volse le spalle al suo fattore
e di cui è la ’nvidia tanto pianta,
produce e spande il maladetto fiore
c’ha disvïate le pecore e li agni,
però che fatto ha lupo del pastore."