martedì 20 gennaio 2015

Il mostro del metano ruggisce

DaTruthout”. Traduzione di MR

Nota: questo articolo va preso con cautela, a partire dal titolo "il mostro del metano ruggisce", suggestivo, ma esagerato. L'autore ha intervistato alcuni ricercatori le cui opinioni sono piuttosto estreme rispetto alla media degli scienziati del clima, la maggioranza dei quali ritiene che il problema del metano non sia così imminente come descritto qui. D'altra parte, è anche vero che lo scenario della "bomba degli idrati" è fisicamente possibile, anche se la sua scala temporale è difficilmente stimabile. Per cui, ci è parso il caso di tradurre e pubblicare questo articolo, se non altro per dare voce a un'opinione minoritaria, ma non da trascurare. Poi, se qualche lettore si vuol mettere a urlare "dalli al catastrofista!" si diverta pure quanto vuole. (UB)

Di Dahr Jamail 






(Immagine: Acque gelate , vapore che fuoriesce, getti di gas via Shutterstock; Editing: JR/TO)


Durante una recente escursione al Parco Nazionale Olimpico dello Stato di Washington, mi sono meravigliato della delicata geometria delle felci ricoperte di ghiaccio. Strutture cristalline bianche sembrava che crescessero dalle foglie verdi, racchiudendole in una cornice ghiacciata di temporanea bellezza. Inoltrandomi ulteriormente fra le montagne, mi sono fermato a pranzare e a sorseggiare del caffè caldo da un thermos mentre fissavo un versante della montagna ricoperto di neve oltre la valle del fiume, scrutando una cascata ghiacciata per una possibile scalata sul ghiaccio in futuro. E mi sono ritrovato a chiedermi quanto altro ghiaccio invernale si sarebbe continuato a formare lì. La dissonanza fra la bellezza di fronte a me è i miei pensieri tormentati sul pianeta non ha trovato una riconciliazione. Ho raccolto dati e fatto interviste per articoli sui rilasci di metano nell'Artico per settimane e valutare le informazioni durante le vacanze mi ha solo portato alla depressione. Uscire fra le montagne mi ha aiutato, ma mi ha anche provocato gravi preoccupazioni per il nostro futuro collettivo.

Considerare la possibilità che gli esseri umani abbiano alterato l'atmosfera della Terra in modo così drastico da mettere le nostre stesse vite in pericolo sembra, perlomeno emotivamente, imperscrutabile. Data la scala del pianeta, si penserebbe, logicamente, che non potrebbe nemmeno essere possibile. Eppure i picchi maestosi ricoperti di neve vicini a dove vivo potrebbero non avere più ghiacciai (o persino neve) entro l'arco della mia vita, secondo alcuni degli scienziati che ho intervistato. Paul Beckwith, un professore di climatologia e meteorologia all'Università di Ottawa, in Canada, è un ingegnere e fisico che fa ricerca sul cambiamento climatico improvviso sia nel presente sia nelle registrazioni paleoclimatiche del passato remoto. “E' mia opinione che il sistema climatico si trovi nelle fasi iniziali di un cambiamento climatico improvviso che, se non tenuto sotto controllo, porterà ad un aumento di temperatura di 5 o 6°C entro un decennio o due”, mi ha detto Beckwith. “Ovviamente, un cambiamento così grande del sistema climatico avrà effetti senza precedenti sulla salute e il benessere di ogni pianta ed animale sul nostro pianeta”.


lunedì 19 gennaio 2015

Cambiamento Climatico? Ma se le temperature non salgono più dal 1998?

..... o forse, beh.... mah.... uhm.....in effetti......



La marcia degli scoiattoli

DaThe Archdruid Report”. Traduzione di MR (h/t Antonio Turiel)

La previsione è una cosa difficile il più delle volte, ma le difficoltà sembrano cambiare da un'era all'altra. Proprio adesso, almeno per me, la sfida più grande la vedo sui titoli dei giornali. Finora, il collasso del 2015 sta andando precisamente come previsto. Le società più piccole del settore energetico vengono martellate dal tonfo del prezzo del petrolio, mentre l'industria bancaria insiste di non essere nei guai — Coloro fra i miei lettori che ricordano espressioni identiche di mal riposta fiducia da parte dei banchieri nelle notizie di poco precedenti al collasso immobiliare del 2008 sapranno quanto prendere seriamente tali dichiarazioni.

Le nuove scintillanti distrazioni mascherate da scoperte energetiche che ho menzionato qui due settimane fa hanno cominciato a mostrarsi a loro volta. Un articolo scintillante ed osannante che pubblicizzava la conversione dell'energia termica oceanica (CETO), una tecnologia da “elefante bianco” che è stata testata negli anni 70 e che si è mostrata essere irrimediabilmente antieconomica, ha condiviso lo spazio, nella parte cornucopiana della blogosfera, durante l'ultima settimana, con un articolo osannante ugualmente falso che pubblicizzava un'altra riedizione della fissione nucleare come la risposta ai nostri guai energetici. (Come ogni tecnologia fissile, naturalmente, questa sarà sicura, pulita ed accessibile finché qualcuno non cercherà realmente di costruirla).



Fino a che punto il collasso della civiltà è imminente? Le (non) previsioni del Massachusetts Institute of Technology

Da “Usted non se lo cree”. Traduzione di MR

Di Ferran P. Vila

“Non mi importa se ha ragione oppure no. I risultati sono inaccettabili!” [1]

Monumento in ricordo dell'olandese Sicco Mansholt,
 presidente della Commissione Europea negli anni 70
 che accettò i risultati di LTG, ma solo per qualche mese
Jay Forrester, il padre del modello World3 dei Limiti dello Sviluppo (LTG), racconta che è così che gli rispondevano quando mostrava alcune conclusioni poco vendibili dell'analisi dinamica di un'economia urbana che aveva fatto mediante la dinamica dei sistemi (380). Questa espressione riflette una parte delle critiche ricevute dal metodo da parte di coloro ai quali i risultati non piacciono.

D'altra parte, le reazioni favorevoli a LTG dopo la sua pubblicazione non sono state molte, ma di alto livello. Per esempio Sicco Mansholt, che è stato nei primi anni 70 l'architetto della politica agraria comune dei sei paesi dell'allora Comunità Economica Europea (CEE), ha scritto a Franco Maria Malfatti, presidente della Commissione, una lettera nei seguenti termini: “Cosa possiamo fare come 'Europa' e cosa dobbiamo fare per evitare che la macchina “prenda l'influenza”? I problemi sono tanto fondamentali, tanto complessi e tanto strettamente legati che possiamo chiederci: c'è davvero qualcosa da fare? L'Europa può intervenire? Non si tratta di una faccenda che riguarda il mondo intero?” (381). Non lo hanno seguito. Il vicepresidente economista era Raymod Barre, traduttore in francese di Frederik Hayek. Il presidente francese Giscard d’Estaign non ha tardato ad affermare che non voleva diventare un “obbiettore della crescita” (382). Si da il caso che l'anno successivo Mansholt ha avuto accesso alla presidenza della commissione (erano altri tempi). Ma ha puntato sulla crescita. Ci sono forme più dolci per esprimere la stessa frase che apre il testo, persino più piene di contenuto:

“Non fa alcuna differenza che lei abbia ragione o no... né i politici né le persone accetteranno mai queste idee!” (383)  Il fatto è che idee inaccettabili accompagnate, in caso, da una montatura negazionista organizzata, si trasformano in idee più contestate, più messe in dubbio, che non è altro che l'obbiettivo di paralisi di queste campagne (384). E LTG è stato, e continua ad essere, oggetto di un attacco organizzato simile a quello che abbiamo in seguito contemplato, e continuiamo a subire, ancora oggi, sul terreno del clima.


Critiche e negazionismi a LTG

Le critiche a LTG sbagliavano clamorosamente come minimo per mancanza di conoscenza del metodo e conseguente errore di prospettiva (385). E' stato così persino nel tentativo di valutazione apparentemente più onesto, realizzato dal Sussex Group e pubblicato l'anno successivo col titolo di Models of Doom [2] (386). Accusavano LTG di essere partiti da conclusioni “ricardiste” per le quali non è necessario usare un computer. Tuttavia, non si esprimevano sulla validità delle tesi di David Ricardo né sull'influenza della legge dei ritorni decrescenti (387).

domenica 18 gennaio 2015

L'Oceano Minacciato

Da “stateoftheocean.org”. Traduzione di MR (h/t Alexander Ač)

I principali fattori che distruggono la salute dell'oceano

La minaccia più grande alla salute dell'Oceano è il cambiamento climatico, coi i suoi super pericoli gemelli dell'aumento delle temperature del mare e dell'acidificazione. Se avessimo il potere e le risorse per affrontarle da soli, lo faremmo. Ma visto che non possiamo, il compito di IPSO (International Programme on the State of the Ocean) è quello di ridurre gli altri principali stress sull'Oceano – riassunti sotto – per dargli le migliori possibilità di affrontare il cambiamento climatico.

Cambiamento climatico


Sia l'aumento delle temperature del mare sia la sua acidificazione sono destinate a diventare sempre più estreme durante questo secolo, insieme ad altri impatti climatici come l'aumento dei livelli del mare e più frequenti – e più forti – tempeste. L'aumento delle temperature del mare sta già avendo una grande influenza sulla distribuzione delle specie marine e, come per l'aumento delle temperature sulla terraferma, sulla tempistica dei cicli della vita nell'Oceano. Sono anche parzialmente responsabili del fenomeno dello sbiancamento dei coralli, devastando grandi aree delle barriere coralline mondiali. L'acidificazione dell'oceano è un risultato diretto dell'assorbimento di biossido di carbonio da parte dell'oceano. Questo minaccia tutti gli animali e le piante marine che secernono carbonato di calcio come parte della loro struttura. Crediamo che ciò abbia già causato una riduzione della dimensione e dei tassi di crescita di alcuni animali marini.


Soluzione: Ridurre le emissioni di CO2

Sfruttamento eccessivo della pesca

A parte il cambiamento climatico, lo sfruttamento eccessivo della pesca rappresenta la minaccia più grande alla salute dell'Oceano. Stiamo prendendo circa 9.000-10.000 tonnellate di pesce dall'Oceano ogni ora (sulla base di una pesca di 80-90 milioni di tonnellate all'anno). I metodi di pesca usati – così come la vastità del saccheggio – stanno avendo effetti devastanti sia sul pesce cercato sia virtualmente su tutte le creature marine, dagli uccelli marini al corallo. In conseguenza di pratiche di pesca insostenibili, pesci che prima erano abbondanti – come il merluzzo dell'Atlantico nord occidentale – ora sono in grado di produrre solo una frazione del cibo reso in passato. Tuttavia, una recente ricerca ha mostrato che applicando pratiche di gestione preventiva, la pesca può essere sostenibile e fornire cibo alle future generazioni in modo redditizio. I nuovi metodi di gestione della cattura dei pesci marini riconosce che il ruolo della pesca deve essere visto come parte dell'ecosistema. Questo è cruciale, data la richiesta futura che verrà posta sulla catena alimentare da una popolazione mondiale in aumento. Le nuove pratiche sostenibili comprendono lo sviluppo di reti di aree marine protette e sistemi di proprietà della pesca da parte degli stessi pescatori.

Soluzione: Migliore gestione della pesca

Distruzione dell'habitat

Stiamo distruggendo gli habitat marini nell'Oceano e due modi significativi. In primo luogo, quando eliminiamo direttamente l'habitat in questione: distruggendo le comunità del fondo marino come le barriere coralline attraverso pratiche di pesca a strascico, per esempio. E in secondo luogo, quando cambiamo l'ambiente marino attraverso attività che alterano la qualità dell'acqua, rendendola inadatta per molti degli animali marini che hanno precisi requisiti ambientali. Il risultato in entrambi i casi è la perdita di habitat marini che sostengono le specie, le comunità e – alla fine – gli ecosistemi.

Soluzione: Riserve marine

Estrazione

Quando petrolio e gas vengono estratti dal fondo del mare, rilasciano idrocarburi ed altri inquinanti nell'oceano. In aggiunta agli effetti devastanti dell'inquinamento causato dalle perdite di petrolio, il processo stesso di estrazione del petrolio produce sedimenti sottili che vengono rilasciati sul fondo del mare e che possono essere contaminati da fanghi di trivellazione tossici. I sondaggi del fondo del mare che usano metodi acustici per la prospezione del petrolio potrebbero anche danneggiare gli ecosistemi marini tramite gli impatti del suono sui mammiferi marini e sui pesci. Al momento, le società minerarie stanno anche formulando piani per esplorare persino l'oceano profondo per le sue ricchezze minerarie. Ciò include gli habitat come le bocche idrotermali, che sono l'habitat di specie rare ed uniche.

Soluzione: Riserve marine

Inquinamento

Gran parte dell'inquinamento dell'oceano ha origine dall'industria, dall'agricoltura o dalle fonti domestiche sulla terraferma – o scaricate direttamente o che lo raggiungono tramite fiumi e correnti aeree. Il rilascio di liquami e rifiuti negli ecosistemi costieri aumenta direttamente l'attività microbica attraverso il rifornimento di materia organica. Questa a sua volta esaurisce l'ossigeno nella colonna d'acqua e può portare allo sviluppo di “zone morte” nelle acque costiere. In altri luoghi, questo arricchimento artificiale delle acqua costiere causa la diffusione di pericolose fioriture algali che avvelenano l'altra vita marina. In aggiunta, metalli pesanti, Inquinanti Organici Persistenti (IOP), plastica, petrolio e pesticidi hanno tutti effetti devastanti sulla vita marina e vengono trasferiti verso l'alto nella catena alimentare fino ad avere un impatto diretto sulla salute umana.

Soluzione: Riserve marine

Introduzione di specie aliene

Gli ecosistemi marini sono costituiti da specie che interagiscono fra loro, e coi loro ambienti, in modi che si sono evoluti in milioni di anni. Ora, noi trasportiamo le specie marine e le loro larve per enormi distanze e le introduciamo in ecosistemi alieni. Ciò può avvenire deliberatamente o accidentalmente (per esempio quando l'acqua di zavorra viene presa a bordo in una regione viene dispersa in un'altra). In entrambi i modi, questo può mettere sotto grave stress gli ecosistemi se le specie aliene crescono eccessivamente rispetto alle specie native o introducono malattie esotiche. Nei casi peggiori – specialmente se in combinazione con fattori di stress umani, come la pesca eccessiva – gli ecosistemi colpiti possono collassare completamente, come è accaduto nel Mar Nero negli anni 90.

Soluzione: Riserve marine


Temperature globali in aumento? Fosse solo quello il problema......

Da “The Guardian”. Traduzione di MR (h/t Luca Pardi)

Oceani sempre più acidi minacciano le popolazioni di mitili del mondo

Le conchiglie dei molluschi potrebbero diventare più fragili mentre il cambiamento climatico causa l'aumento dell'acidità degli oceani del mondo, hanno avvertito gli scienziati


Il biossido di carbonio in atmosfera provoca l'acidificazione degli oceani e riduce la concentrazione dei minerali di cui hanno bisogno i molluschi per costruire le loro conchiglie. Foto: Yoppy Pieter/Getty Images


La popolazione mondiale di mitili potrebbe essere minacciata se il cambiamento climatico rende gli oceani più acidi, hanno avvertito gli scienziati. Le conchiglie dei mitili diventano più fragili quando si formano in acqua più acide, ha riportato l'Università di Glasgow nella rivista della Royal Society Interface. Il biossido di carbonio nell'atmosfera è la causa per cui gli oceani diventano più acidi e riducono la concentrazione dei minerali che i mitili necessitano per generare le loro conchiglie, secondo gli scienziati. Tuttavia, hanno anche scoperto che potrebbero avere un meccanismo biologico di difesa intrinseco che aumenta lo spessore della conchiglia quando le temperature dell'acqua aumentano di 2°C.

Il dottor Fitzer ha detto: “Ciò che abbiamo scoperto in laboratorio è che gli aumentati livelli di acidificazione nei loro habitat hanno un impatto negativo sulla capacità dei mitili di creare le loro conchiglie. Abbiamo lavorato coi colleghi della nostra Scuola di Ingegneria per esaminare la durezza delle conchiglie dei mitili delle acque più acide rispetto a quelli in condizioni controllate. Ciò che abbiamo scoperto è stato che le conchiglie esterne di calcite dei mitili, superata una certa soglia di acidità erano più rigide e più dure, rendendole più fragili e soggette a rompersi sotto pressione e l'aragonite dell'interno delle conchiglie è diventata più morbida”.

L'industria dei crostacei vale più di 250 milioni di sterline all'anno nell'economia del Regno Unito e una larga parte è costituita dai mitili e dalle ostriche, ha riportato il Dipartimento per gli Affari Ambientali, Alimentari e Rurali del Regno Unito nel 2012. I mitili contribuiscono per circa 7 milioni di sterline alla sola economia scozzese, con alti crostacei che contribuiscono per 1,4 milioni di sterline, secondo l'atlante marino del governo scozzese pubblicato nel 2011.


sabato 17 gennaio 2015

L'imbroglio del cambiamento climatico: le temperature non salgono più dal 1998.....

.... oops! Sembra proprio che non sia così. Il 2014 è stato l'anno più caldo mai registrato!



Link - : il 2014 è stato l'anno più caldo mai registrato.