Da “Usted non se lo cree”. Traduzione di MR
Di Ferran P. Vila
“Non mi importa se ha ragione oppure no. I risultati sono inaccettabili!” [1]
Jay Forrester, il padre del modello World3 dei Limiti dello Sviluppo (LTG), racconta che è così che gli rispondevano quando mostrava alcune conclusioni poco vendibili dell'analisi dinamica di un'economia urbana che aveva fatto mediante la dinamica dei sistemi (380). Questa espressione riflette una parte delle critiche ricevute dal metodo da parte di coloro ai quali i risultati non piacciono.
D'altra parte, le reazioni favorevoli a LTG dopo la sua pubblicazione non sono state molte, ma di alto livello. Per esempio Sicco Mansholt, che è stato nei primi anni 70 l'architetto della politica agraria comune dei sei paesi dell'allora Comunità Economica Europea (CEE), ha scritto a Franco Maria Malfatti, presidente della Commissione, una lettera nei seguenti termini: “Cosa possiamo fare come 'Europa' e cosa dobbiamo fare per evitare che la macchina “prenda l'influenza”? I problemi sono tanto fondamentali, tanto complessi e tanto strettamente legati che possiamo chiederci: c'è davvero qualcosa da fare? L'Europa può intervenire? Non si tratta di una faccenda che riguarda il mondo intero?” (381). Non lo hanno seguito. Il vicepresidente economista era Raymod Barre, traduttore in francese di Frederik Hayek. Il presidente francese Giscard d’Estaign non ha tardato ad affermare che non voleva diventare un “obbiettore della crescita” (382). Si da il caso che l'anno successivo Mansholt ha avuto accesso alla presidenza della commissione (erano altri tempi). Ma ha puntato sulla crescita. Ci sono forme più dolci per esprimere la stessa frase che apre il testo, persino più piene di contenuto:
“Non fa alcuna differenza che lei abbia ragione o no... né i politici né le persone accetteranno mai queste idee!” (383) Il fatto è che idee inaccettabili accompagnate, in caso, da una montatura negazionista organizzata, si trasformano in idee più contestate, più messe in dubbio, che non è altro che l'obbiettivo di paralisi di queste campagne (384). E LTG è stato, e continua ad essere, oggetto di un attacco organizzato simile a quello che abbiamo in seguito contemplato, e continuiamo a subire, ancora oggi, sul terreno del clima.
Critiche e negazionismi a LTG
Le critiche a LTG sbagliavano clamorosamente come minimo per mancanza di conoscenza del metodo e conseguente errore di prospettiva (385). E' stato così persino nel tentativo di valutazione apparentemente più onesto, realizzato dal Sussex Group e pubblicato l'anno successivo col titolo di Models of Doom [2] (386). Accusavano LTG di essere partiti da conclusioni “ricardiste” per le quali non è necessario usare un computer. Tuttavia, non si esprimevano sulla validità delle tesi di David Ricardo né sull'influenza della legge dei ritorni decrescenti (387).
Nordhaus su Marte, Krugman sulla Luna
Da parte sua, all'irriducibile economista 'climatico' William D. Nordhaus, i risultati non si adattavano alla sua visione crescista dell'economia. Non gli sono piaciuti per niente, per niente. Nordhaus ha lasciato trapelare eloquentemente la sua ignoranza della dinamica dei sistemi pretendendo di isolare i sottosistemi senza considerare l'insieme (ha cambiato, barando o inconsciamente, le condizioni di contorno) ed impiegando il modello di causalità lineare, inapplicabile in questo paradigma (388-391). Non solo questo, ma ha creduto che il modello non fosse stato calibrato con la realtà storica – segno questo che non si era scomodato ad esaminare il modello – ed ha intitolato la sua critica 'measurement without data' (misurazione senza dati) [3] (392),cosa che si è guardato dal ripetere nelle critiche successive. Conviene anche sapere che la risposta di Forrester alle critiche di Nordhaus non hanno avuto spazio nella rivista dove si era verificato il primo scambio ed il successivo dibattito (The Economic Journal), finendo per essere pubblicata in una rivista di second'ordine (393,394). Alcuni ora dicono che questo è stato perché stava male, ma potete ben immaginare che non fosse quello il motivo reale, ma il fatto che si potesse dire (tanti anni dopo!) che era perché stava male! Insisto: non perché stesse male, come non tarderemo a vedere. Oltre ad analizzare in dettaglio le critiche di Nordhaus, Ugo Bardi, cattedratico di chimica dell'Università di Firenze e membro attuale del Club di Roma, ha segnalato che:
“Sembra chiaro,a partire da questa discussione, che Nordhaus, nella sua critica al libro di Forrester, aveva omesso alcuni punti fondamentali dei modelli e dei propositi della modellazione del mondo secondo al dinamica dei sistemi. Sfortunatamente, tuttavia, l'articolo di Nordhaus del 1973 gettò una grande impronta sul successivo dibattito, in parte a causa della reputazione di Nordhaus e in parte al fatto che la risposta di Forrester.. non è stata conosciuta ampiamente” (395).
A Nordhaus questa cosa dei limiti non gli è mai andata a genio. Figlio accademico di Paul Samuelson, ha pubblicato nel 1973, un anno dopo LTG, un lungo saggio dal titolo “The Allocation of Energy Resources” (La ripartizione delle risorse energetiche) [4]. Questo profeta assicurava allora che la tecnologia poteva tutto. Per lui, la 'soluzione definitiva' (backstop technology) risiedeva nell'energia nucleare, che nel 2000 avrebbe già fornito tutta l'elettricità del mondo a partire dai reattori autofertilizzanti (breeders). Inotrno al 2050 l'energia nucleare avrebbe coperto anche tutto il consumo per il riscaldamento e nel 2100 tutta l'energia in assoluto prodotta sarebbe stata di origine nucleare. Pertanto, per Nordhaus la preoccupazione per la scarsità energetica non ha senso (396). E in molti hanno abbracciato questa, felici di essere economisti e non geologi o ingegneri.
E' interessante osservare che lo stesso Nordhaus ha manifestato, vent'anni dopo, di non aver capito del tutto di cosa trattasse World 3, nonostante lo avesse criticato (397). A quel punto aveva già dimenticato i riferimenti personali agli autori, che aveva accusato di 'mancanza di umiltà' (398) nel voler guardare così in avanti nel tempo, mentre lui faceva lo stesso con l'energia. Paul Krugman ha ripreso nel 2008 l'aspetto personale riferendosi alla 'arroganza' del gruppo del MIT (399). Krugman, per benché sia icona del neokeynesianesimo social-liberale e premio Nobel, sbaglia clamorosamente nel discreditare LTG riprendendo, qualche settimana fa, quelle antiche obiezioni di Nordhaus a LTG come se fossero valide (400), quando la cosa certa è che proprio Nordhaus non è tornato ad impiegare l'argomento della mancanza di dati quando ha saputo che World 3 era stato calibrato su dati reali. Quello di Krugman è [un errore] magnifico, visto che dopo essersi lamentato del fatto che alcuni fisici considerano gli economisti ignoranti, fa un esempio di disaccoppiamento di attività rispetto all'energia (401) credendo 1) che questa sia l'unico limite esistente (402) e 2) che le navi si costruiscano senza energia, problema evidente del non esaminare le cose dal punto di vista della dinamica dei sistemi o di aver preso un abbaglio (403).
Esibisce di passaggio un'arroganza epistemologica che grida al cielo per il suo inversionismo e visione incompleta della realtà. Così si rende conto che le accuse di arroganza sono reciproche (404). Per Krugman, il modello World 3 è un modello 'garbage in, garbage out' (rifiuti in entrata, rifiuti in uscita) [5]. Siamo quindi di fronte ad una nuova dimostrazione di ignoranza della metodologia, indotta dal negazionismo che arriva ovunque. E, sicuramente, alcune discipline sembrano esibire un'arroganza molto al di sopra della qualità dei loro risultati.
I professionisti del no
Più professionalmente, in quanto a pubbliche relazioni (PR) i propagandisti anarco-capitalisti allenati a questa bisogna – ed a loro volta negazionisti climatici inveterati di professione – come Ronald Bailey [6] (405) o il finto 'economista scettico' Bjørn Lomborg [7] intorno al 2000 applicavano la tattica propagandistica efficace di far (pre)vedere a LTG cose che l'originale non (pre)vedeva (406-408), con l'unico scopo di poter affermare che quelle cose non erano accadute, generare confusione sull'insieme e neutralizzare così la percezione dei sui risultati (409,410). Nel 1987 aveva già iniziato con la cantilena un certo Adam Smith, pseudonimo di George J. W. Goodman, sul New York Times (411). Equesti messaggi hanno origine in organizzazioni finanziate dalle stesse aziende che si fanno pubblicità sui media, dando loro una diffusione maggiore rispetto alle risposte o alle obiezioni provenienti da altre fonti. Lo ha fatto direttamente anche la ExxonMobil:
“Nel 1972, il Club di Roma ha pubblicato I Limiti dello Sviluppo, che ha messo in discussione la sostenibilità della crescita dell'economia e della popolazione. I Limiti dello Sviluppo calcolava che in questo stesso momento avremmo assistito ad un declino della produzione di alimenti, della popolazione, della disponibilità di energia e dell'aspettativa di vita. Nessuno di questi fenomeni ha neanche iniziato a manifestarsi, né esiste alcuna prospettiva immediata che lo faranno. Quindi il Club di Roma si è sbagliato”. (412) Questo “The Club de Rome was wrong (Il Club di Roma si è sbagliato) [8]” da allora si è trasformato in un tormentone tanto efficace quanto falso. Più vicino a casa, l'attuale presidente del patronato spagnolo CEOE, nel 2007 affermava nel suo libro “E dopo il petrolio, cosa?” quanto segue:
“Il prestigioso Club di Roma, formato da scienziati, politici e ricercatori, all'inizio degli anni 70 ha avuto l'ardire di pronosticare la fine del petrolio verso il 1992”. (p. 80) (413) Cosa manifestamente falsa, comprensibile soltanto dal punto di vita di un'informazione distorta di seconda mano. Inoltre, il Club di Roma è principalmente un gruppo di imprenditori. Ovvero: non lo ha letto, perché LTG non parla mai di petrolio ma di un congiunto di 'risorse' che, di sicuro, non finirebbero fino alla fine del 21° secolo. E' interessante osservare come è giunto a germinare questo argomento, questa falsità, che si trova anche oggi generosamente diffusa nel ciberspazio con grande profusione, mentre allora non c'era Internet né nulla che gli somigliasse.
Julian Simon e le sue scommesse
Ah, bene. Se la sensibilità climatica è quella che si crede oggi, tranquilli, non c'è coincidenza sfortunata, non succede niente, altro non problema. Ma guarda dove arrivano questi iperinformati ecologisti alternativi. Le sua fonti di informazione sono senza dubbio gravemente parziali. Ho appena appreso di chi ha condotto il contrattacco a LTG, gia nel 1972, è stato S. Fred Singer, uno dei negazionisti professionisti di tutto, soprattutto climatici, che abbiamo ben identificato e portato allo scoperto in questo blog [12]. Per Singer, era tutta una panzana, perché le forniture di energia sono illimitate, non costano nulla ed è possibile desalinizzare tutta l'acqua del mare se non piove a sufficienza (441).
Bruno lo scettico
L'esempio iberico più offensivo è quello che ci mostra Bruno Estrada, direttore degli studi della Fondazione 1° Maggio, che afferma a ElDiario.es, poco prima del solito fallace argomento della quantità di energia che il pianeta riceva dal Sole (vedete più avanti) e di accusare il maltusianismo di non aver capito niente (abbiamo visto tramite Turchin che ha capito per lo meno la metà) che:
“La seconda legge della termodinamica non può essere considerata un busto rigido sulla crescita economica, visto che la condizione perché avvenga la legge suddetta non deve avere fonti esterne di energia” (442)
E' curioso, e leggermente irritante, che lascino che qualcuno pubblichi queste barbarità da una tribuna che pretende una certa autorità sulla materia. Pedro Prieto (443) e Margarita Mediavilla (444), hanno risposto con più ironia che irritazione, ma a me mi smuove un po' di più. Dire questo è come dire che la legge di gravità vale solo sulla terra. Questa affermazione della seconda legge della termodinamica non è in nessun modo certa. Quando io scrivo qualcosa di cui non sono sicuro, o lo verifico in seguito o finisce per essere escluso dal testo definitivo. Altri sembrano andare più a braccio, senza limiti. Ci sono poche leggi universali come quelle della termodinamica. Valgono in qualsiasi condizione, qui e nella galassia più remota e varranno (presumibilmente) per l'eternità anche se non rimanesse un solo essere umano sulla Terra e la vita si estinguesse. Una delle magie dell'umanità consiste proprio nell'aver scoperto questo tipo di leggi universali e di averle postulate correttamente. Bruno cerca di rafforzare la sua argomentazione così:
“Questi sono i limiti della crescita: considerare la biosfera come un sistema quasi chiuso, quando invece riceve ogni anno apporti di energia provenienti da Sole superiori a 5.000 volta il consumo energetico dell'umanità. L'ideologia, ancora una volta, si impone su un'analisi certa della realtà” (445)
Non so cosa sia un sistema quasi chiuso, ma so che cos'è un sistema termodinamicamente chiuso, che è ciò a cui si riferisce Bruno [13]. Precisamente è un sistema che non scambia materia con l'esterno, ma scambia energia. Un sistema aperto scambia anche materia. Il pianeta è un sistema chiuso (be', quasi, se non per la polvere interstellare che ci arriva). E' anche possibile che sia un economista e per chiuso intenda che non è prevedibile, che i prezzi del futuro non sono determinati, che è una delle confusioni terminologiche interdisciplinari che ho scoperto di recente. Vediamo quindi ancora una volta la irrealtà su cui si è posizionata la sinistra tradizionale. Qui nessuno è scevro da errori di percezione, ma si imporrebbe un minimo di rigore analitico. Bruno conclude:
“L'ideologia, ancora una volta, si impone su un'analisi certa della realtà” (445)
Va bene.
Dissonanze romane
No amico, non credere che il Club di Roma abbia (rin)negato il lavoro che ha a suoi tempi finanziato. Né molto di meno. Il Club di Roma non si è mai contraddetto in più di 40 anni di lotte e deve avere i suoi motivi. Inoltre, quando nel 1975 ha incaricato Jan Tinbergen di fare una continuazione di LTG, che gli usci fuori come crescista, gli ritirarono la fiducia poco (446,447). Ma nemmeno il club è stato particolarmente attivo in sua difesa. Perché? Secondo me il motivo è chiaro: il Club di Roma si trova intrappolato in sé stesso, vive in dissonanza cognitiva. E continua così, tentando negli anni 90 'fattori 4' nel piano 'environmental economics' (economia ambientale) e capitalismo naturale (448), mentre continua a partecipare a seminari in cui ratifica nei messaggi centrali di LTG (potete trovare qui una eccellente ed esaustiva cronaca della giornata del 18 novembre del 2014 a Barcellona). In ogni caso una conclusione abbastanza ovvia di LTG è che non si può (già) più crescere. E che se si fa, ad un certo punto si decrescerà, ma in modo brutale. E che più dura sarà la caduta quanto maggiore sia l'impegno che si profuso per mantenere la crescita una volta superata la soglia limite. Il Club di Roma è formato da imprenditori. Non sono gli imprenditori ultraliberali e fondamentalisti del mercato solito. Ma come tali sono obbligati a crescere, per lo meno per quanto riguarda il guadagno. Perché nel mondo attuale, nel regime capitalista, se non si cresce, si muore. Non c'è maturità, solo infanzia e un po' di adolescenza, che è ove si trovano questi imprenditori pionieri, per lo meno mentalmente. Ma non possono trascurare il loro ambiente, indubbiamente non di quello biofisico a medio termine e molto meno di quello economico e finanziario e breve termine, a pochi mesi, che è il momento in cui bisogna presentare i risultati alla Commissione Nazionale del Mercato dei Valori. Artur Melvin Okun ha già dimostrato che, nel capitalismo, era possibile conservare l'impiego solo tramite tassi di crescita del 2,5-3% (che ora potrebbe essere minore riducendo le ore lavorative). Si chiama legge di Okun, di base puramente empirica. Ed io affermo che se non aumenterà il PIL a medio termine, o non si intravvederanno prospettive di questo perlomeno a lungo termine, il sistema finanziario non può funzionare come sta facendo e che pertanto collasserebbe. Se non si possono pagare gli interessi, né i capitalisti né le istituzioni presteranno soldi. Stiamo per vedere se questo scenario è verosimile o no, o fino a che punto e quando. Credo di essermi espresso abbastanza e tornerò su questo alla fine. Coloro che negavano LTG sapevano quello che facevano. Non stavano criticando un modello matematico. Negavano la dimostrazione attendibile dell'impossibilità fisica dell'esistenza (futura) del proprio modello economico preferito. LTG diceva loro, matematicamente, che è impraticabile. Ed è qui che potevamo arrivare.
Riferimenti
Indice della serie e collegamenti
Note a piè di pagina
[1] Jay W. Forrester (1989) – The Beginning of System Dynamics (383)
[2] Modelli di rovina, di maledizione
[3] Misurazioni senza dati
[4] La ripartizione delle risorse energetiche
[5] Rifiuti in entrata, rifiuti in uscita
[6] Fondamento della Ragione, think-tank del mercato, autore del libretto “Eco truffa: i falsi profeti dell'apocalisse ecologica” (449)
[7] Copenhagen Consensus Center (Washington). E' accreditato che Bjorn Lomborg ha avuto, solo per la sua fondazione senza scopo di lucro e solo nel 2012, nientemeno che 775.000 dollari (450)
[8] Il Club di Roma si era sbagliato
[9] Cornucopiano: persona che crede che la tecnologia risolve tutto
[10] Lascia perdere, lascia perdere
[11] A seconda di come definiamo l'ecologismo, visto che qualche revisore di questo testo ha obbiettato questa affermazione [12] Anche se non è il caso di questo personaggio nel concreto
[13] Il concetto di aperto-chiuso in economia è distinto da quello della fisica. In un sistema chiuso (economicamente), si sanno tutti i prezzi futuri di tutti i prodotti (451)
Di Ferran P. Vila
“Non mi importa se ha ragione oppure no. I risultati sono inaccettabili!” [1]
Monumento in ricordo dell'olandese Sicco Mansholt, presidente della Commissione Europea negli anni 70 che accettò i risultati di LTG, ma solo per qualche mese |
D'altra parte, le reazioni favorevoli a LTG dopo la sua pubblicazione non sono state molte, ma di alto livello. Per esempio Sicco Mansholt, che è stato nei primi anni 70 l'architetto della politica agraria comune dei sei paesi dell'allora Comunità Economica Europea (CEE), ha scritto a Franco Maria Malfatti, presidente della Commissione, una lettera nei seguenti termini: “Cosa possiamo fare come 'Europa' e cosa dobbiamo fare per evitare che la macchina “prenda l'influenza”? I problemi sono tanto fondamentali, tanto complessi e tanto strettamente legati che possiamo chiederci: c'è davvero qualcosa da fare? L'Europa può intervenire? Non si tratta di una faccenda che riguarda il mondo intero?” (381). Non lo hanno seguito. Il vicepresidente economista era Raymod Barre, traduttore in francese di Frederik Hayek. Il presidente francese Giscard d’Estaign non ha tardato ad affermare che non voleva diventare un “obbiettore della crescita” (382). Si da il caso che l'anno successivo Mansholt ha avuto accesso alla presidenza della commissione (erano altri tempi). Ma ha puntato sulla crescita. Ci sono forme più dolci per esprimere la stessa frase che apre il testo, persino più piene di contenuto:
“Non fa alcuna differenza che lei abbia ragione o no... né i politici né le persone accetteranno mai queste idee!” (383) Il fatto è che idee inaccettabili accompagnate, in caso, da una montatura negazionista organizzata, si trasformano in idee più contestate, più messe in dubbio, che non è altro che l'obbiettivo di paralisi di queste campagne (384). E LTG è stato, e continua ad essere, oggetto di un attacco organizzato simile a quello che abbiamo in seguito contemplato, e continuiamo a subire, ancora oggi, sul terreno del clima.
Critiche e negazionismi a LTG
Le critiche a LTG sbagliavano clamorosamente come minimo per mancanza di conoscenza del metodo e conseguente errore di prospettiva (385). E' stato così persino nel tentativo di valutazione apparentemente più onesto, realizzato dal Sussex Group e pubblicato l'anno successivo col titolo di Models of Doom [2] (386). Accusavano LTG di essere partiti da conclusioni “ricardiste” per le quali non è necessario usare un computer. Tuttavia, non si esprimevano sulla validità delle tesi di David Ricardo né sull'influenza della legge dei ritorni decrescenti (387).
Nordhaus su Marte, Krugman sulla Luna
Da parte sua, all'irriducibile economista 'climatico' William D. Nordhaus, i risultati non si adattavano alla sua visione crescista dell'economia. Non gli sono piaciuti per niente, per niente. Nordhaus ha lasciato trapelare eloquentemente la sua ignoranza della dinamica dei sistemi pretendendo di isolare i sottosistemi senza considerare l'insieme (ha cambiato, barando o inconsciamente, le condizioni di contorno) ed impiegando il modello di causalità lineare, inapplicabile in questo paradigma (388-391). Non solo questo, ma ha creduto che il modello non fosse stato calibrato con la realtà storica – segno questo che non si era scomodato ad esaminare il modello – ed ha intitolato la sua critica 'measurement without data' (misurazione senza dati) [3] (392),cosa che si è guardato dal ripetere nelle critiche successive. Conviene anche sapere che la risposta di Forrester alle critiche di Nordhaus non hanno avuto spazio nella rivista dove si era verificato il primo scambio ed il successivo dibattito (The Economic Journal), finendo per essere pubblicata in una rivista di second'ordine (393,394). Alcuni ora dicono che questo è stato perché stava male, ma potete ben immaginare che non fosse quello il motivo reale, ma il fatto che si potesse dire (tanti anni dopo!) che era perché stava male! Insisto: non perché stesse male, come non tarderemo a vedere. Oltre ad analizzare in dettaglio le critiche di Nordhaus, Ugo Bardi, cattedratico di chimica dell'Università di Firenze e membro attuale del Club di Roma, ha segnalato che:
Ugo Bardi, dell'Università di Firenze, revisore di LTG nel 2011 |
A Nordhaus questa cosa dei limiti non gli è mai andata a genio. Figlio accademico di Paul Samuelson, ha pubblicato nel 1973, un anno dopo LTG, un lungo saggio dal titolo “The Allocation of Energy Resources” (La ripartizione delle risorse energetiche) [4]. Questo profeta assicurava allora che la tecnologia poteva tutto. Per lui, la 'soluzione definitiva' (backstop technology) risiedeva nell'energia nucleare, che nel 2000 avrebbe già fornito tutta l'elettricità del mondo a partire dai reattori autofertilizzanti (breeders). Inotrno al 2050 l'energia nucleare avrebbe coperto anche tutto il consumo per il riscaldamento e nel 2100 tutta l'energia in assoluto prodotta sarebbe stata di origine nucleare. Pertanto, per Nordhaus la preoccupazione per la scarsità energetica non ha senso (396). E in molti hanno abbracciato questa, felici di essere economisti e non geologi o ingegneri.
E' interessante osservare che lo stesso Nordhaus ha manifestato, vent'anni dopo, di non aver capito del tutto di cosa trattasse World 3, nonostante lo avesse criticato (397). A quel punto aveva già dimenticato i riferimenti personali agli autori, che aveva accusato di 'mancanza di umiltà' (398) nel voler guardare così in avanti nel tempo, mentre lui faceva lo stesso con l'energia. Paul Krugman ha ripreso nel 2008 l'aspetto personale riferendosi alla 'arroganza' del gruppo del MIT (399). Krugman, per benché sia icona del neokeynesianesimo social-liberale e premio Nobel, sbaglia clamorosamente nel discreditare LTG riprendendo, qualche settimana fa, quelle antiche obiezioni di Nordhaus a LTG come se fossero valide (400), quando la cosa certa è che proprio Nordhaus non è tornato ad impiegare l'argomento della mancanza di dati quando ha saputo che World 3 era stato calibrato su dati reali. Quello di Krugman è [un errore] magnifico, visto che dopo essersi lamentato del fatto che alcuni fisici considerano gli economisti ignoranti, fa un esempio di disaccoppiamento di attività rispetto all'energia (401) credendo 1) che questa sia l'unico limite esistente (402) e 2) che le navi si costruiscano senza energia, problema evidente del non esaminare le cose dal punto di vista della dinamica dei sistemi o di aver preso un abbaglio (403).
Esibisce di passaggio un'arroganza epistemologica che grida al cielo per il suo inversionismo e visione incompleta della realtà. Così si rende conto che le accuse di arroganza sono reciproche (404). Per Krugman, il modello World 3 è un modello 'garbage in, garbage out' (rifiuti in entrata, rifiuti in uscita) [5]. Siamo quindi di fronte ad una nuova dimostrazione di ignoranza della metodologia, indotta dal negazionismo che arriva ovunque. E, sicuramente, alcune discipline sembrano esibire un'arroganza molto al di sopra della qualità dei loro risultati.
I professionisti del no
Più professionalmente, in quanto a pubbliche relazioni (PR) i propagandisti anarco-capitalisti allenati a questa bisogna – ed a loro volta negazionisti climatici inveterati di professione – come Ronald Bailey [6] (405) o il finto 'economista scettico' Bjørn Lomborg [7] intorno al 2000 applicavano la tattica propagandistica efficace di far (pre)vedere a LTG cose che l'originale non (pre)vedeva (406-408), con l'unico scopo di poter affermare che quelle cose non erano accadute, generare confusione sull'insieme e neutralizzare così la percezione dei sui risultati (409,410). Nel 1987 aveva già iniziato con la cantilena un certo Adam Smith, pseudonimo di George J. W. Goodman, sul New York Times (411). Equesti messaggi hanno origine in organizzazioni finanziate dalle stesse aziende che si fanno pubblicità sui media, dando loro una diffusione maggiore rispetto alle risposte o alle obiezioni provenienti da altre fonti. Lo ha fatto direttamente anche la ExxonMobil:
“Nel 1972, il Club di Roma ha pubblicato I Limiti dello Sviluppo, che ha messo in discussione la sostenibilità della crescita dell'economia e della popolazione. I Limiti dello Sviluppo calcolava che in questo stesso momento avremmo assistito ad un declino della produzione di alimenti, della popolazione, della disponibilità di energia e dell'aspettativa di vita. Nessuno di questi fenomeni ha neanche iniziato a manifestarsi, né esiste alcuna prospettiva immediata che lo faranno. Quindi il Club di Roma si è sbagliato”. (412) Questo “The Club de Rome was wrong (Il Club di Roma si è sbagliato) [8]” da allora si è trasformato in un tormentone tanto efficace quanto falso. Più vicino a casa, l'attuale presidente del patronato spagnolo CEOE, nel 2007 affermava nel suo libro “E dopo il petrolio, cosa?” quanto segue:
Joan Rosell, presidente del patronato spagnolo CEOE, parla in maniera infondata |
Julian Simon e le sue scommesse
Il cornucopiano [9] Julian Simon, allora nel think-tank Heritage Foundation (414), sede del fondamentalismo cristiano più potente del mondo (415) e in seguito nel liberissimo Cato Institute, dove si è formato l'economista ultraliberista Xavier Sala i Martín, affermava che non c'era alcun limite (484) e che la popolazione mondiale potrebbe crescere del 1% all'anno per settemila milioni di anni (!) (415). Lo ha detto (lo ha scritto) a braccio, senza calcolarlo, perché se lo avesse fatto si sarebbe reso conto che non basterebbe colonizzare tutto lo spazio siderale, visto che quella dimensione di crescita porterebbe il numero di abitanti planetari ad essere 35.000 volte più grande del numero di atomi dell'Universo (415). Per non parlare della produzione industriale. Converrete con me che risulta intrigante che, nonostante dica sciocchezze di questa portata, Simon è stato eletto nel 1995 membro del comitato di governo dell'American Association for the Advancement of Science (AAAS). Come recita il sottotitolo della sua opera più famosa “The Resourceful Earth: A Response to Global 2000” (Una Terra piena di risorse: una risposta al 200 globale), si trattava di una risposta diretta al rapporto “Global 2000 Report to the President of the United States” (Rapporto Globale 2000 al presidente degli Stati Uniti), in quel momento Jimmy Carter, commissionato da lui stesso. Ma indiretta a LTG. Il fatto è che il Global 2000 Report era giunto a conclusioni analoghe a quelle di LTG, impiegando anche un modello proprio basato sulla dinamica dei sistemi, concludendo nel 1980 che:
“Il Rapporto Global 2000 non è una previsione del disastro. E', tuttavia, una proiezione delle condizioni che possono svilupparsi nel mondo alla fine del secolo se questi problemi tanto reali vengono ignorati”. (416)
Questo infinito Simon è stato colui che ha fatto una scommessa con l'ecologo Paul Ehrlich sull'evoluzione del prezzo delle risorse e ha vinto. Ehrlich non aveva previsto la scala di pagamento a cui sarebbero arrivati ad esercitare i combustibili fossili, dando luogo alla (mal) denominata 'rivoluzione verde' (417). Oggi non avrebbe perso (418) e non avrebbe perso nemmeno allora se avesse preso un intervallo di tempo un po' più lungo di quello della scommessa. Ma ha sbagliato in modo un po' infantile, i soliti non smettono di ripeterlo, tutti continuiamo a sentirlo e molti continuano a credere nella 'scienza' di Simon. Questo risultato è stato celebrato, dalla parte produttivista, come una bomba nucleare lanciata sul nemico ed interpretato come una conferma della supremazia dell'idea della crescita senza fine possibile. Il lato conservatore ha approfittato di questa circostanza nel terreno dell'informazione e l'avversario è rimasto perplesso, senza capacità di reazione. Fino al punto che ancora vive col complesso senza osare riaffermare con forza ciò di cui è sicuro, ciò che non è stato possibile smontare con argomentazioni, ma che ha avuto successo solo sul terreno delle apparenze.
Filofascisti
Altri erano più buffoni, come il filofascista dichiarato Lyndon LaRouche, che affermava su American Mercury che:
“Questo curioso Club di Roma [è] solo una banda di pedanti annoiati o sono una sinistra cricca desiderosa di controllare il mondo?” (419)
LaRouche ha sostenuto che non c'è alcun limite alla crescita e che il Club di Roma voleva lo sterminio delle 'razze più oscure'. Da parte sua, Milton Friedman, quello che diceva che una teoria economica non ha necessità di fondamento ma sosteneva che ha la stessa validità o superiore di qualsiasi delle scienze fisiche – basta che funzioni (420) – ha qualificato i risultati di LTG nel 1995 come “stupide proiezioni” (112,421). La cassa di risonanza, formata dai soliti sospettosi, si incaricava del resto, per esempio attraverso The Economist, ingannando miserabilmente i propri lettori col suo ‘Club of Rome was wrong’ (422) quando in nessun modo è possibile affermare una cosa del genere... perlomeno non ancora. E, siccome manca ormai poco per vedere, ci sono molti più indizi del fatto che fosse nel giusto che del contrario.
Attacchi dall'altro fianco
Il negazionismo verso LTG non è provenuto solo da coloro che vedevano messi in pericolo i propri affari in espansione, da coloro che credevano di vedere una cospirazione dell'ONU, da coloro che negavano di accettare che la matematica contraddicesse la loro ideologia, da coloro che vedevano la loro professione minacciata da estranei o semplicemente vedevano messa in discussione la propria cosmovisione. O a coloro che hanno trovato calore nella propria compagine per dire ciò che dicevano, che ci credessero o no. Il Sud ha reagito. Il mondo intellettuale dell'America Latina era potente e competente e aveva un supporto istituzionale. Amílcar Herrera, uno scienziato umanista argentino della Fundación Bariloche, nel 1977 ha rifatto World 3, le cui conclusioni considerava troppo vicine alle premesse del Nord, e ha battezzato il suo modello 'Modello Mondiale Latino Americano' (568). La sua intenzione era di escludere la possibilità di collasso. Non c'è riuscito, nonostante fosse partito da alcune premesse ottimistiche che sfioravano la fantasia (423).
Anche buona parte della sinistra lo ha rifiutato, sostenendo che si pretendeva di dare la colpa ai poveri per la loro maggiore fecondità e che tutto ciò non fosse altro che una cospirazione delle classi dirigenti per controllare il mondo (424). E' stato suggerito (lo credo, anche se non ho dati su questo caso specifico) che queste accuse provenissero, in realtà, dagli apparati di propaganda delle grandi multinazionali (425). Applicando la massima di uccidere il messaggero, le pubbliche relazioni hanno attaccato anche il Club di Roma. I suoi membri sono stati accusati di partecipare ad una cospirazione massonica, di essere Illuminati, di essere il Comitato dei 300, di essere pagati dalla Trilaterale, eccetera. E di genocidio, per aver creato il virus AIDS (426). Niente di tutto questo sopravviverebbe al benché minimo esame. Sul terreno climatico, viene permesso allo sciocco James Delingpole (The Telegraph, di Rupert Murdoch) di pubblicare che 'non ci sono pallottole a sufficienza per uccidere a tutti gli occupati dal cambiamento climatico' (427). Marc Morano, che è stato assistente di chi finisce per essere nominato presidente del Comitato delle Questioni Ambientali del congresso statunitense, voleva 'flagellare pubblicamente' gli scienziati del clima. Glenn Beck, tramite la Fox News (Rupert Murdoch) nel 2010 suggeriva loro di suicidarsi (428). Perché bisogna uccidere gli autori di LTG, farli a pezzi e spedirli alla banca degli organi (429). Si dice questo su Internet. Quindi è l'ala più dura del negazionismo organizzato che si premura di coprire tutti i fianchi. E' così che siamo messi.
In ogni caso i sovietici al completo ed alcuni marxisti occidentali sostenevano che non potevano esserci limiti fisici, poiché ogni ostacolo al progresso era di origine puramente sociale (430). Dare questa affermazione per certa ci poterebbe alla possibilità negoziare, oltre alla distribuzione della ricchezza, anche le leggi fisiche, cosa che legittima qualsiasi desiderio. Per esempio, sarebbe interessante sapere in quale modello di società potrei teletrasportarmi quanticamente. Da parte sua, l'invito in LTG a limitare la popolazione mondiale ha fatto si che nemmeno la Chiesa vedesse di buon occhio il documento (431). Dio provvederà, avranno pensato i vescovi. E così, con tutto i poteri contro, LTG non ha prevalso. Si dà il caso che LTG apparisse nel 1972, momento culturale in cui la fiducia nella tecnologia era massima ed esisteva la credenza generalizzata che non ci fosse sfida che l'umanità non fosse in condizioni di superare. Da poco era avvenuta la prima passeggiata lunare e l'elettronica di stato solido cominciava ad offrire i suoi frutti spettacolari. La TV cominciava a mostrarci un mondo a colori. A quell'epoca l'energia era convenientissima, era a malapena un costo e ce n'era in abbondanza. In mezzo a tutte queste circostanze il messaggio di limite era antiutopico e risultava eretico per molti. Naturalmente per il potere economico, che aveva appena deciso che l'ideologia del maggio del 1968 in generale, e il movimento progressista ed ecologista in particolare che imponeva dei limiti, erano i nemici da battere (432).
Festival di Woodstock, 1969
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Il ‘Manifesto Powell’ del 1971, prodotto dalla Camera di Commercio degli Stati uniti, seguito nel 1978 da “Il momento della verità” di William Simon – l'artefice dichiarato della contro-intelligentia (433) – hanno convinto coloro che erano in condizioni di attivare i meccanismi necessari. Ed hanno costituito il segnale di partenza del contromovimento dei ricchi, in quello che è stato definito un 'colpo di stato incruento' in cui le grandi multinazionali e fortune hanno finito per prendere in poco tempo il controllo della direzione (434). E siccome in queste cose la componente emotiva conta, mi tengo per me che il festival di Woodstock dell'estate 1969, apice di quello che è stato il movimento hippie nel bel mezzo di New York, ha terrorizzato in maniera tale la destra benpensante che l'ha predisposta al combattimento. Hanno cominciato dalla base: la scuola e l'università. Gli ci sono voluti sette anni, sette (435), anche se il suo obbiettivo finale era diretto ad una generazione vista (436,437), che è già. Il suo successo: l'orientamento civico delle persone più giovani è molto minore adesso di 30 anni fa (438). E mentre scrivo questo, i bambini, i giovani di domani, staranno ascoltando mille volte al giorno, attraverso una canzoncina di un film per bambini di successo, il mantra: ‘let it go, let it go’ (lascia perdere) [10], non ti compromettere.
E' cominciata allora l'espansione dei think-tank che sono riusciti a portare prima Margaret Thatcher e poi l'attore Ronald Reagan al potere negli anni 80. Poco dopo, queste organizzazioni di sono dedicate, fra i tanti misfatti, al negazionismo nicotinico prima e a quello climatico poi, passando attraverso tutti gli altri. In questo modo hanno applicato a LTG la stessa medicina che hanno applicato a Rachel Carson nel 1962 quando ha pubblicato “La primavera silenziosa”, primo richiamo mondiale a considerare i limiti ecologici (439). E in quel modo si stavano allenando per i negazionismi futuri, che avrebbero richiesto maggiore elaborazione. Alla fine di tutto, ciò che ha trionfato di più è stato il negazionismo economico. Ha trionfato a tal punto che, essendo egemonico, si continua a considerarlo “quello ortodosso”. Possono davvero cantare vittoria. Possono cantare vittoria le 700 persone che controllano l80% delle imprese transnazionali e le 85 persone la cui ricchezza equivale a quella della metà più povera dell'umanità, 3,500 milioni di persone. E sono tanto abili che sono riusciti a tacciare di demagogia queste affermazioni e far sì che molte delle persone direttamente colpite la prendano come tale. Alcune di queste negazioni di LTG, e molte altre cose, le racconta in dettaglio Ugo Bardi nel suo libro “I limiti dello sviluppo rivisitati”, introdotto da Federico Mayor Zaragoza e con una postfazione di Jorge Riechmann, che ha visto da poco la luce in spagnolo e che raccomando vivamente (385).
I nostri negazionisti patrii
Juan de Ortega e Politikon
In Spagna molti continuano a non credere. La squadra del Web 'Politikon' che, come si dice, risponde al nome di Juan de Ortega, annovera fra le sua fila Kiko Llaneras, dottore in scienza dell'automazione e che si dedica
alla biologia computazionale. E' davvero sorprendente che un dottore in scienza dell'automazione sottoscriva (o sembri sottoscrivere) la seguente affermazione, pubblicata lo scorso mese di luglio in occasione di un dibattito nato dal manifesto “Ultima Chiamata”. Parla de Ortega, uno pseudonimo:
“Voglio chiarire che le opinioni della professione sui Limiti dello Sviluppo oscillano fra una spaventosa incompetenza e la frode, questo perché si tratta di un'insalata di curve esponenziali e condizioni lineari di dipendenza, realizzate senza il minimo sforzo di descrizione realistica dei meccanismi di adattamento fra loro... Le previsioni del modello sono state un disastro e in generale di tutto ciò oggi non rimane nulla e non c'era nulla nemmeno all'inizio. Nordhaus gli ah dedicato un saggio abbastanza definitivo nel 1992, anche se la mera descrizione del modello dimostra che è stato pubblicato come libro perché non ha potuto superare alcuna peer-review”. (440)
In quanto a ciò che resta lo vedremo presto in questa serie di testi e ci renderemo conto che non è poco. Nel frattempo sembra chiaro che Ortega si riferisca alla professione degli economisti ortodossi e che questo paragrafo sarebbe risultato più moderato se avesse consultato Kiko e se questo avesse voluto far valere la sua formazione di base. Per esempio, la cosa delle condizioni lineari di dipendenza mostra che non parla con sufficiente fondamento e che in più lo fa per bocca di terzi. Sospetto che faccia lo stesso alle 'relazioni di dipendenza', anche se su questo punto sarebbe legittimo chiedere quale equazione del modello, cosa che non si fa mai né ho visto fare in nessun forum dove si esprimono gli 'ortodossi'. E questo per gli oltre 40 anni trascorsi. La storia di Nordhaus l'ho già raccontata e quella del muro del peer-review l'ho a sua volta indicata. Inoltre, che Juan de Ortega e compagnia – gruppo ultraliberale di cui è notevole il modo di dibattere con espressioni serene e pacifiche, perlomeno per iscritto, poco abituali in questi ambienti – consideri che LTG oscilli fra 'una spaventosa incompetenza e la frode' non fa altro che confermare il bunker mentale di questa professione, di osmosi prossima allo zero. Dopo essersi preso la licenza di affermare che LTG è una pagliacciata, Ortega sostiene:
“Un altro ecologismo è possibile”. (440)
Prendi qua. Credere che LTG sia ecologismo è un errore concettuale grave [11], che mostra palesemente l'efficacia del negazionismo in generale e delle bufale interessate in particolare – che esistono per questo. L'unico cosa che permette di collegare LTG all'ecologismo è che è apparso in un momento in cui è iniziato in tutto il suo splendore il contrattacco imprenditoriale all'ecologismo dell'epoca, successore del maccartismo. O che un certo ecologismo politico assuma la visione sistemica come base delle proprie argomentazioni. Ma LTG è un mero modello matematico basato su parametri fisici, che non è stato finanziato da ecologisti, ne da verdi fuori e rossi dentro. Avrebbe potuto dire anche che un altro comunismo è possibile, perché sebbene i marxisti del politburo hanno avvertito minacce ideologiche, altri comunisti meno istituzionali, come gli spagnoli Manuel Sacristán o il trasformista Ramón Tamames, lo hanno accettato ed hanno rispecchiato la loro preoccupazione ai loro tempi (25). Tuttavia, è sorprendente che Juan de Ortega, in queste condizioni cognitive, manifesti una preoccupazione zero per il problema energetico ma qualcuna sul cambiamento climatico sì:
“Ciò che difendiamo è la plasticità dell'economia mondiale, la sua capacità di risposta ai segnali dei prezzi ed una seria di coincidenze economiche fortunate e geologiche fanno si che il problema delle risorse naturali sia praticamente un non problema, o almeno lo sia nella misura in cui si verifichi la sfortunata coincidenza che la sensibilità climatica alle emissioni di CO2 sia più alta di quanto si crede oggi”.(440)
Bruno lo scettico
L'esempio iberico più offensivo è quello che ci mostra Bruno Estrada, direttore degli studi della Fondazione 1° Maggio, che afferma a ElDiario.es, poco prima del solito fallace argomento della quantità di energia che il pianeta riceva dal Sole (vedete più avanti) e di accusare il maltusianismo di non aver capito niente (abbiamo visto tramite Turchin che ha capito per lo meno la metà) che:
“La seconda legge della termodinamica non può essere considerata un busto rigido sulla crescita economica, visto che la condizione perché avvenga la legge suddetta non deve avere fonti esterne di energia” (442)
E' curioso, e leggermente irritante, che lascino che qualcuno pubblichi queste barbarità da una tribuna che pretende una certa autorità sulla materia. Pedro Prieto (443) e Margarita Mediavilla (444), hanno risposto con più ironia che irritazione, ma a me mi smuove un po' di più. Dire questo è come dire che la legge di gravità vale solo sulla terra. Questa affermazione della seconda legge della termodinamica non è in nessun modo certa. Quando io scrivo qualcosa di cui non sono sicuro, o lo verifico in seguito o finisce per essere escluso dal testo definitivo. Altri sembrano andare più a braccio, senza limiti. Ci sono poche leggi universali come quelle della termodinamica. Valgono in qualsiasi condizione, qui e nella galassia più remota e varranno (presumibilmente) per l'eternità anche se non rimanesse un solo essere umano sulla Terra e la vita si estinguesse. Una delle magie dell'umanità consiste proprio nell'aver scoperto questo tipo di leggi universali e di averle postulate correttamente. Bruno cerca di rafforzare la sua argomentazione così:
“Questi sono i limiti della crescita: considerare la biosfera come un sistema quasi chiuso, quando invece riceve ogni anno apporti di energia provenienti da Sole superiori a 5.000 volta il consumo energetico dell'umanità. L'ideologia, ancora una volta, si impone su un'analisi certa della realtà” (445)
Non so cosa sia un sistema quasi chiuso, ma so che cos'è un sistema termodinamicamente chiuso, che è ciò a cui si riferisce Bruno [13]. Precisamente è un sistema che non scambia materia con l'esterno, ma scambia energia. Un sistema aperto scambia anche materia. Il pianeta è un sistema chiuso (be', quasi, se non per la polvere interstellare che ci arriva). E' anche possibile che sia un economista e per chiuso intenda che non è prevedibile, che i prezzi del futuro non sono determinati, che è una delle confusioni terminologiche interdisciplinari che ho scoperto di recente. Vediamo quindi ancora una volta la irrealtà su cui si è posizionata la sinistra tradizionale. Qui nessuno è scevro da errori di percezione, ma si imporrebbe un minimo di rigore analitico. Bruno conclude:
“L'ideologia, ancora una volta, si impone su un'analisi certa della realtà” (445)
Va bene.
Dissonanze romane
No amico, non credere che il Club di Roma abbia (rin)negato il lavoro che ha a suoi tempi finanziato. Né molto di meno. Il Club di Roma non si è mai contraddetto in più di 40 anni di lotte e deve avere i suoi motivi. Inoltre, quando nel 1975 ha incaricato Jan Tinbergen di fare una continuazione di LTG, che gli usci fuori come crescista, gli ritirarono la fiducia poco (446,447). Ma nemmeno il club è stato particolarmente attivo in sua difesa. Perché? Secondo me il motivo è chiaro: il Club di Roma si trova intrappolato in sé stesso, vive in dissonanza cognitiva. E continua così, tentando negli anni 90 'fattori 4' nel piano 'environmental economics' (economia ambientale) e capitalismo naturale (448), mentre continua a partecipare a seminari in cui ratifica nei messaggi centrali di LTG (potete trovare qui una eccellente ed esaustiva cronaca della giornata del 18 novembre del 2014 a Barcellona). In ogni caso una conclusione abbastanza ovvia di LTG è che non si può (già) più crescere. E che se si fa, ad un certo punto si decrescerà, ma in modo brutale. E che più dura sarà la caduta quanto maggiore sia l'impegno che si profuso per mantenere la crescita una volta superata la soglia limite. Il Club di Roma è formato da imprenditori. Non sono gli imprenditori ultraliberali e fondamentalisti del mercato solito. Ma come tali sono obbligati a crescere, per lo meno per quanto riguarda il guadagno. Perché nel mondo attuale, nel regime capitalista, se non si cresce, si muore. Non c'è maturità, solo infanzia e un po' di adolescenza, che è ove si trovano questi imprenditori pionieri, per lo meno mentalmente. Ma non possono trascurare il loro ambiente, indubbiamente non di quello biofisico a medio termine e molto meno di quello economico e finanziario e breve termine, a pochi mesi, che è il momento in cui bisogna presentare i risultati alla Commissione Nazionale del Mercato dei Valori. Artur Melvin Okun ha già dimostrato che, nel capitalismo, era possibile conservare l'impiego solo tramite tassi di crescita del 2,5-3% (che ora potrebbe essere minore riducendo le ore lavorative). Si chiama legge di Okun, di base puramente empirica. Ed io affermo che se non aumenterà il PIL a medio termine, o non si intravvederanno prospettive di questo perlomeno a lungo termine, il sistema finanziario non può funzionare come sta facendo e che pertanto collasserebbe. Se non si possono pagare gli interessi, né i capitalisti né le istituzioni presteranno soldi. Stiamo per vedere se questo scenario è verosimile o no, o fino a che punto e quando. Credo di essermi espresso abbastanza e tornerò su questo alla fine. Coloro che negavano LTG sapevano quello che facevano. Non stavano criticando un modello matematico. Negavano la dimostrazione attendibile dell'impossibilità fisica dell'esistenza (futura) del proprio modello economico preferito. LTG diceva loro, matematicamente, che è impraticabile. Ed è qui che potevamo arrivare.
Riferimenti
Indice della serie e collegamenti
Note a piè di pagina
[1] Jay W. Forrester (1989) – The Beginning of System Dynamics (383)
[2] Modelli di rovina, di maledizione
[3] Misurazioni senza dati
[4] La ripartizione delle risorse energetiche
[5] Rifiuti in entrata, rifiuti in uscita
[6] Fondamento della Ragione, think-tank del mercato, autore del libretto “Eco truffa: i falsi profeti dell'apocalisse ecologica” (449)
[7] Copenhagen Consensus Center (Washington). E' accreditato che Bjorn Lomborg ha avuto, solo per la sua fondazione senza scopo di lucro e solo nel 2012, nientemeno che 775.000 dollari (450)
[8] Il Club di Roma si era sbagliato
[9] Cornucopiano: persona che crede che la tecnologia risolve tutto
[10] Lascia perdere, lascia perdere
[11] A seconda di come definiamo l'ecologismo, visto che qualche revisore di questo testo ha obbiettato questa affermazione [12] Anche se non è il caso di questo personaggio nel concreto
[13] Il concetto di aperto-chiuso in economia è distinto da quello della fisica. In un sistema chiuso (economicamente), si sanno tutti i prezzi futuri di tutti i prodotti (451)